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Melisendra
07-07-2011, 03.40.32
"Forse ha avuto semplicemente un crollo di nervi... in fondo anche i cani a volte mordono il padrone, nell'eccitazione del gioco."
Li seguii.
"Ma poi ci si ricorda verso chi va la nostra fedeltà..." sussurrai, quasi temessi che quelle parole potessero strozzarmi.
I cunicoli erano complessi, a volte stretti e tortuosi. Mi sembrava di addentrarmi fino alle profondità della terra... non mi avrebbe sorpresa scoprire che da qualche parte là sotto si aprivano i cancelli dell'Inferno.

Guisgard
07-07-2011, 04.04.09
Pian piano aprì gli occhi.
Aveva la testa contro l’umida e dura parete.
Poi cominciò ad avvertire anche il dolore.
Dolore ovunque, in ogni parte del corpo.
E con una mano si accorse del sangue che perdeva dal naso, da uno zigomo e dalle labbra.
Allora ricordò ogni cosa.
Era incatenato a quella parete.
“Ti hanno conciato per le feste, vero? Per un momento ho temuto fossi morto!” Disse una voce che sembrava provenire da quelle pareti di pietra.
Poi i gli occhi di Guisgard, ormai abituatisi al buio della cella, cominciarono a scorgere una sagoma poco distante.
“Chi sei tu?” Chiese il cavaliere ancora con le sembianze del mendicante.
“Solo un vecchio cieco.”
“Da quanto sono qui?”
“Qualche ora.”
“Cosa ci accadrà?” Domandò al vecchio.
“Oh, io resterò qui a marcire, mentre tu, beh…”
“Mentre io?”
“Dal modo in cui ti hanno pestato, non credo tu abbia molte possibilità di cavartela.” Rispose il vecchio. “Forse staranno già venendo qui per ucciderti.”
“Canaglie…”
“Come ti chiami?”
“Che importanza può avere ormai?”
“Il tuo nome nessuno potrà portartelo via.”
In quel momento si udirono dei passi.
Un attimo dopo Melisendra ed il guardiano raggiunsero le sbarre della cella.
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Guisgard
07-07-2011, 04.42.08
Le parole di Talia.
La ragazza parlava di Icarius, dei suoi occhi chiari, del suo volto, delle sue parole, dei suoi atteggiamenti.
“Basta!” Disse improvvisamente Layla, quasi a volerla zittire.
Poi sospirò.
“Scusami, Yelia…” sussurrò, mentre con le mani si massaggiava il capo “… scusami, ti prego… non volevo… ma mi sei tanto cara, più della mia stessa vita e non voglio vederti soffrire… io conosco il suo sangue e so di quanto male sono capaci gli uomini che lo hanno nelle vene… Yelia, sei solo una delle tante per lui, non capisci? Io…”
Ma, quelle grida che provenivano dal cortile interruppero le sue parole.
Layla, seguita da Talia, allora corse sulla grande terrazza, che dominava l’intero cortile.
Nel cortile era giunto un cavaliere a cavallo, di robusta corporatura, bardato di tutto punto ed armato fino ai denti.
Avanzava sicuro di sé, ma tradiva modi tutt’altro che nobili e raffinati.
Era seguito da un nugolo di seguaci, divisi tra paggi e scudieri, che ridevano e motteggiavano liberamente.
Il cavaliere e i suoi giunsero fin davanti al palazzo e di nuovo lui lanciò la sua sfida:
“Sono qui per vincere la Dolorosa Costumanza!”
“Perché bramate cimentarvi in tale prova, cavaliere?” Chiese Layla dalla terrazza.
“Perché, come tutti sanno, è l’unico modo per avere la vostra mano, milady!”
“Dite il giusto.” Annuì Layla. “Solo chi sarà mio campione in quella prova e ne uscirà poi vincitore, potrà chiedere la mia mano.”
“Milady, sono abbastanza esperto sia in fatto d’armi, sia in fatto di donne!” Esclamò il cavaliere, mentre la masnada che lo seguiva cominciò a ridere forte a quelle parole. “Dunque ritenetevi felice che tale campione sia giunto qui oggi!”
“Lucrezio, credi che il nostro padrone abbai abbastanza forte per intimorire possibili rivali” disse uno dei suoi ad un altro del gruppo “e nello stesso tempo sciogliere il gelido sguardo di quella dama?”
“E chi può dirlo, Ippolito!” Rispose l’altro. “Rinunciai a comprendere le donne ben prima di realizzare che il lavoro ed io non eravamo fatti per stare insieme!”
E tutti risero.
“Orsù, milady!” Impaziente il cavaliere. “Quando inizierà questa prova?”
“Padrone, voi vincerete la bella padrona di casa, ma noi?” Domandò uno dei suoi.
“Voi vi gioverete degli agi di questo luogo, amici miei.” Rispose il cavaliere.
“Visto, Ortensio?” Intervenne Ippolito! Almeno sappiamo che non ci butterà fuori di casa!”
“No, almeno fino a quando non sarà la sua futura moglie a farlo, insieme a lui, quando scoprirà che non riesce a tenere a freno la sua spada!” Esclamò Lucrezio.
“Spada? Intendi in fatto d’armi, o in quelli d’amore, mio licenzioso amico?”
“Ma l’ha detto lui, poco fa! Entrambi, amico mio!” Rispose Ippolito.
E tutti loro scoppiarono in grasse risate.
“Tra un motteggio ed una risata, messere, troverete il modo di farci conoscere il vostro nome, come vogliono le più elementari regole della cortesia?” Domandò visibilmente infastidita Layla.
“Eh, padrone, stavolta ne avete trovata una dura almeno quanto la vostra corazza!” Esclamò divertito Ippolito.
“Tu ben sai, loquace sempliciotto, che più scalciano e più mi piacciono!” Rispose lesto il cavaliere. “Sono sir Echemback, il cavaliere senza paura, milady. Per servirvi!” Rivolgendosi poi a Layla.

cavaliere25
07-07-2011, 11.37.05
Mi sedetti con le gambe incrociate e dissi si pronto vediamo chi vince e risi simpaticamente tanto dormire non si riesce meglio farsi una partita almeno passiamo il tempo

Talia
07-07-2011, 12.30.52
La stizza con cui Layla mi zittì mi sorprese, la mia voce si spense e io la osservai in silenzio per un istante.
Vi era qualcosa di terribile e doloroso che si agitava in lei, era tormentata, inquieta... lo percepivo, ma non ne conoscevo il motivo.
Poi quelle grida.
La seguii sulla terrazza principale e con lei guardai in basso, nel cortile, dove un rude cavaliere, presuntuoso e volgare, era giunto con un rumoroso seguito di giovani scudieri.
Per tutto il tempo rimasi immobile, mezzo passo dietro Layla, osservando la scena che si svolgeva sotto di noi...
L’atteggiamento pretenzioso di quell’uomo mi infastidiva... la sua voce, le sue parole, i suoi modi... tutto di lui era sgradevole.
Non capivo perché Layla non gli chiedesse semplicemente di andare via.
Ma lei non gli chiese di lasciare il palazzo... al contrario, disse qualcosa che mi scosse.
Mi voltai verso di lei, dunque, e la fissai... ero sorpresa, seccata, dispiaciuta, infastidita: un tumulto di sentimenti si agitava in me.
Infine non riuscii più a trattenermi.
“Layla!” mormorai, andandole più vicina e parlando piano, in modo che lei sola potesse udirmi “Non capisco, sorella... che cosa significa? Come puoi mettere in palio la tua mano in una sciocca giostra? E concedere, così, una possibilità anche a quest’uomo, così villano, scortese, volgare e presuntuoso?”

Melisendra
07-07-2011, 19.27.09
"Guardalo... è solo un innocuo mucchietto di stracci..." commentai, avvicinandomi alla grata.
"Sono sicura che gli sia passata la voglia di contraddire il padrone. Le punizioni che infligge fanno passare la voglia di contrarialo..." rabbrividii.
Gli lanciai un'occhiata carica di apprensione.
Mi voltai verso il guardiano e domandai: "Come fate a orientarvi in questo labirinto? I cunicoli mi sembrano tutti uguali..."

Lady Dafne
07-07-2011, 21.07.33
"Pasuan... ho paura...." mi veniva quasi da piangere, e quel racconto dell'esecuzione della strega mi fece rabbrividire. Strinsi con forza il pugnale, l'avrei usato eccome se ce ne fosse stato bisogno.
"Pasuan, vedo una luce... c'è una stanzetta laterale laggiù. Che fare? Che sia il caso di entrare? Io non lo so, se fosse una stanza cieca potremmo trovarci in trappola e allora potremmo dire addio a questa bella vita!"
Ero molto preoccupata e cercavo e ricercavo nella mia testa una soluzione per uscire da quegli inferi!
"Se almeno Pasuan avesse la vista" pensai...

Guisgard
08-07-2011, 00.49.10
“Il tutto sta a non confondersi, tutto qui.” Disse il guardiano a Melisendra. “Un labirinto possiede molti passaggi, ma solo pochi conducono davvero da qualche parte. Ma nessuno si smarrisce veramente, poiché il padrone controlla ogni angolo di questo luogo.” Gettò poi uno sguardo all’interno della cella. “La lezione non la dimenticherà, potete contarci.” Fissando il mendicante. “Anzi, la racconterà a Belzebù appena giungerà al suo cospetto. Perché è lì che si ritroverà, tra breve…”
“Ho udito la voce di una donna…” disse il vecchio cieco a Guisgard.
“Si, non t’inganni, vecchio.”
“Sono anni che non sento la voce di una donna…” fece il vecchio “… cosa ci farà mai in questo luogo?”
“Credimi, è molto più a suo agio di quanto immagini, vecchio…” mormorò Guisgard, quasi parlando a se stesso.
“E dimmi… è bella?”
“Si…” annuì Guisgard “… forse anche troppo bella…”
“Fate silenzio, cani!” Urlò all’improvviso il guardiano. “O parola mia vi farò frustare a sangue!”

Melisendra
08-07-2011, 01.21.42
"Lasciali stare... qui non li sente nessuno." Interruppi le minacce del guardiano.
"Piuttosto... a quest'ora girano i soldati a controllare le strade, dunque è meglio che torniate a presidiare l'ingresso. Non temete, io tornerò ad attendere il padrone nello studiolo."
Lo guardai cercando di apparire il più determinata possibile.
"Come avete detto voi... non mi perderò. Ho imparato la strada."

Guisgard
08-07-2011, 01.48.27
Il guardiano annuì a quelle parole di Melisendra e tornò alla sua ronda.
“Conducila tu nella stanza del padrone.” Disse poi al nano, prima di andare via.
“Puoi descrivermela?” Chiese il vecchio cieco a Guisgard.
“Ci tieni davvero così tanto?”
“Oh, si, ti prego…” accennando un sorriso il vecchio “… ormai le cose più belle che mi sono rimaste sono solo i miei ricordi… ed è innaturale vivere solo di ricordi per un uomo… forse quella donna è l’ultima che sentirò parlare prima di morire… ti prego, descrivimela…”
Guisgard fissò per un attimo Melisendra che stava dall’altra parte delle sbarre, per poi chinare il capo.
“Non saprei dire” cominciò il cavaliere “a quale tipo di bellezza appartenga… i tratti e i colori possono benissimo far pensare ad una bellezza di tipo greco… intensi e mutevoli giochi di ombre e luci si disegnano sul suo viso… come un impetrabile velo che sembra voler celare ciò che vi è dietro… allora non resta che cercare nei suoi occhi…”
“Come sono i suoi occhi?” Domandò il vecchio.
“Chiari… di un intenso e profondo verde, che sembra scintillare come la giada più preziosa… soprattutto ora che il buio avvolge ogni cosa in questo luogo…”
“E cosa vedi nei suoi occhi?”
“Il mare…” sussurrò Guisgard “… un mare inquieto, burrascoso, agitato, sconosciuto, minaccioso a chi accenna a volerlo sfidare… ma che in lontananza disegna un orizzonte sterminato… dove forse si trova qualche isola il cui nome e la cui esistenza sono ignoti a tutti…”
“E come sono i capelli?”
“Come pendagli intrecciati, di un rosso scuro, quasi corvino, che scendono ad avvolgere quel volto e quegli occhi… a volerli racchiudere, come uno scrigno…” aggiunse senza mai alzare il capo, come se quel volto fosse ben chiaro nella sua mente.
“Sei un poeta, amico mio…” sorridendo il vecchio.
“Che sciocchezza…” mormorò Guisgard “… non può esistere poesia in un luogo di morte come questo…”
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Melisendra
08-07-2011, 02.35.07
Voltai le spalle al nano, che presto mi avrebbe accompagnata fuori di lì e mi avvicinai ancora di più alla grata della prigione di Guisgard.
"Avete ragione... questo non è luogo per la poesia. E nemmeno per la misericordia." Era un'amara verità.
"Presto uscirete di qui..." sussurrai.
Lo guardai, mentre mi domandavo cosa avrei detto al mio signore.
Mi avviai verso l'uscita di quella prigione e infilai il corridoio, seguendo il nano. I miei passi rimbombavano nei corridoi, da cui provenivano echi sinistri. Quel luogo era oscuro, degna dimora del male che lo infestava.

Guisgard
08-07-2011, 02.54.12
Il nano condusse Melisendra nella stanza del suo padrone.
“Non so quando giungerà…” disse il nano con un ghigno “… ma val sempre la pena attenderlo, milady… e poi” ridendo “deve interrogare quel traditore del mendicante… e noi tutti qui non vediamo l’ora di assistere al suo supplizio! Accadono ben poche cose eccitanti quaggiù e la fine di quel verme proprio non vogliamo perdercela!” Ed andò via ridendo ed imprecando contro il mendicante.
La ragazza restò così da sola, davanti al grande specchio ovale, dove si rifletteva la sua immagine, posto proprio di fronte alla porta.
Guisgard, intanto, era rimasto a fissare le sbarre, dopo che Melisendra era andata via.
E ripensò alle sue ultime parole.
“Ti sei rattristato, amico mio?” Chiese il vecchio.
“Non è che questo luogo metta poi tanta allegria!”
“Si, ti capisco…” sorridendo il vecchio “… una bella donna è sempre simbolo di libertà ed averla vista ti ha messo tristezza, pensando a questa brutta situazione in cui ti trovi…”
“Come ti chiami, vecchio?”
“Eumeus” rispose il vecchio cieco “e fui fedele chierico al servizio del grande lord Rauger, signore di Capomazda.”

Melisendra
08-07-2011, 03.23.20
Passeggiai nervosamente davanti a quello specchio.
Mi domandai se non fosse così che doveva finire fin dal principio: forse non era un caso se, nonostante tutto ciò che avevo fatto per evitarlo, alla fine ero tornata al punto di partenza. Appartenevo a quel mondo fatto di ombre?
Mi avvicinai allo specchio e guardai il mio volto. Ero pallida. Forse avevo abusato delle mie forze. Distolsi lo sguardo dal mio riflesso. Era inutile perdersi in quelle considerazioni, quando c'erano ancora tante cose di cui occuparsi.
Avevo messo Guisgard in un brutto guaio. Lo avevo infilato in quella situazione ben sapendo che uno spirito avventato come lui avrebbe rischiato di lasciarci la pelle. Quella non era gente con cui scherzare e ora ci trovavamo nella tana del lupo.
Sentii gli spiriti agitarsi e sospingermi delicatamente lontana dallo specchio. Erano preoccupati. Non potevo dargli torto.
Mi sedetti su un divanetto ad attendere.

Guisgard
08-07-2011, 03.33.37
“Sei crucciata, amica mia? Non dovresti, hai tutto invece per essere felice!” Disse una voce a Melisendra. “Cosa ti preoccupa, dimmi? Deve essere davvero molto importante se sei tornata fin quaggiù!”
A parlare era la sua stessa immagine riflessa nello specchio.
“Sei in pena per tuo figlio?” Chiese l’immagine. “O forse per il Cavaliere del Gufo? Avanti, confidati pure con me… se non ti fidi del tuo stesso volto, di chi mai potresti?” E si abbandonò ad una risata compiaciuta. “Forse vuoi un pò dell’oro di Capomazda, quando la città sarà caduta? Per garantire un degno futuro a te e a tuo figlio? Su, confidati con me…”
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Melisendra
08-07-2011, 04.00.50
Mi avvicinai nuovamente allo specchio.
"Ma che grazioso giocattolo..." sfiorai la cornice dello specchio.
"Sono tornata a casa... sono tornata perchè è questo il luogo a cui appartengo... e anche tu!" scrutai il mio riflesso con curiosità. "E tu? Sei preoccupata per qualcosa? Come hai detto... abbiamo tutto. Quanto al Gufo... sai bene che la sua sorte mi è del tutto indifferente."
Picchiettai le unghie sulla superficie liscia dello specchio.
"Sei così bello... e così fragile..."

Guisgard
08-07-2011, 04.14.42
“Prova a rompermi!” Disse l’immagine di Melisendra. “Qui a Capomazda i suoi bigotti abitanti non oserebbero farlo per paura di essere perseguitati dalla cattiva sorte, ma tu… tu non credi in niente e nessuno, vero, amica mia?” E rise. “Il Gufo ti è davvero indifferente? Allora vedi che ti conosco come nessun altro? Ho sempre saputo che il tuo cuore era incapace di amare! Io preoccupata? E per cosa? Non ho nulla, se non un figlio lontano… ma se non ne sei preoccupata tu, allora neanche io lo sarò.” E rise di nuovo.
“Eh, parlare con la propria coscienza, che fortuna, vero?” Disse all’improvviso qualcuno alle spalle di Melisendra. “Sono lieto, come sempre, di rivederti, mia cara.” Ridendo l’oscuro signore.

Melisendra
08-07-2011, 04.31.51
"Sai bene in cosa credo..." dissi, alzando il mento con alterigia. "Ma menziona ancora mio figlio e non riuscirai più a riflettere nulla..." sussurrai accarezzandolo. "Cosa sei?"
La voce alle mie spalle mi interruppe e mi fece voltare.
Mi inchinai.
Risi.
"Ora capisco perché è così impertinente..."
L'oscurità che celava il suo volto era qualcosa di sinistramente familiare.
"Su una cosa ha ragione: non so amare... e di questo probabilmente dovrei esservi grata... mi avete evitato un sacco di seccature. Sono tornata perché non c'è nulla per me là fuori. Non pensavo che sarebbe arrivato questo momento, ma è giunto il tempo di riconoscere i miei errori."
Mi voltai verso lo specchio.
"I nostri errori... come il Cavaliere del Gufo, ad esempio... giusto, cara?"

Guisgard
08-07-2011, 04.46.56
“O come quello di aver tentato di ingannarci, insieme a quel cavaliere” disse l’immagine allo specchio “col trucco della sua spada spacciata per Parusia!” E Rise.
“Oh, ma il Gufo non è stato un tuo errore…” mormorò l’oscuro signore avvicinandosi a Melisendra “… ma suo. Un cavaliere che fa della malvagità e dell’odio il suo punto di forza, non può cedere all’illusione dell’amore…” la fissò attraverso il buio del suo cappuccio “… tuttavia egli ci serve… conquisterà questa città per me… ed io, come sempre ho fatto, saprò ricompensare la fedeltà nei miei confronti… gli farò impugnare Parusia, con la quale, beffa del destino, trafiggerà l’ultimo dei Taddei…” si sedette su un piccolo seggio “… ormai per Capomazda è cominciato il conto alla rovescia… inesorabile, verso la fine…”

Melisendra
08-07-2011, 05.10.31
"Vedo che il vostro senso dell'umorismo è rimasto intatto..."
Rivolsi una malevola occhiata allo specchio, ignorando le sue parole.
"Quindi ormai è la fine... è spiacevole, in qualche modo. Questa bella città diventerà uno scenario di morte e distruzione... che tristezza." Ero sinceramente dispiaciuta, ma pronunciai quelle parole con tono neutro e asciutto.
"Parusia in mano al Gufo? Questo renderà più complicato per voi eliminarlo, come se non bastasse quella sua maledetta armatura..." sbuffai.

Guisgard
08-07-2011, 05.30.44
“Il Gufo è un problema secondario, almeno per ora…” disse l’oscura figura “… nella vita gli avversari o si comprano, o si combattono. Il Gufo, per adesso, fa parte della prima tipologia. I Taddei no. Sinceramente dubito che lo sciocco rampollo dei Taddei tornerà vivo dalla sua amorosa impresa… ma la vita mi ha insegnato ad essere prudente e previdente. La mente è sempre in grado di soggiogare il braccio… non sarà difficile dominare quello sciocco del Gufo…”
“Ma il Gufo non ti aveva imposto un ultimatum?” Chiese l’immagine allo specchio a Melisendra. “Se non erro cercava qualcuno ed era arrivato a minacciare nostro figlio, vero? Cosa aveva chiesto in quell’ultimatum? Forse quel cavaliere che tu, come dici, hai poi eliminato? Non hai finito per mettere in pericolo nostro figlio, con questa tua azione? Avresti potuto consegnare al Gufo quel cavaliere, così da sapere tuo figlio tranquillo…” e rise sarcastica.

Melisendra
08-07-2011, 05.50.09
"Non mi sorprende che io non ti dia mai retta, cara la mia coscienza..." la guardai con sufficienza. "Non sei molto sveglia."
Mi voltai verso il mio signore.
"Quel cavaliere mi è sfuggito una volta, poi mi ha sottratto Parusia quando ci trovavamo nella cappella e io era priva dei miei poteri, infine ha avuto ciò che meritava... ha tirato troppo la corda e quella si è spezzata."
Tornai a rivolgermi allo specchio.
"Di una cosa sono certa... Gouf non farà niente di male a mio figlio. Nonostante tutto... ancora mi domando per quale motivo non riesca a uccidere me... eppure ne ha avute molte di occasioni." Rimasi pensierosa. "Bè, meglio così... no, cara? Forse potrei portargli la spada, se il mio signore lo riterrà opportuno..." sorrisi.

Guisgard
08-07-2011, 06.16.40
“Parusia gli sarà consegnata quando entrerà a Capomazda, così che potrò controllare sia lui che la spada.” Disse l’oscuro signore. “Ormai manca poco e le sue armate forzeranno ogni blocco… questa città e tutti suoi valori sono ormai condannati.”
“Beh, questo accadeva fino a poco tempo fa, mia cara.” Intervenne l’immagine allo specchio. “Fino a quando, cioè, Aytli era ancora in vita… poi dopo la sua morte l’odio è divenuto il solo nutrimento per il Gufo… quindi attenta… e bada che lo dico nell’interesse di entrambe! Quel bambino è anche figlio mio! Perché… non mi stupirei più di nulla, ormai, da parte di quell’uomo…”
“Ora basta.” Alzandosi in piedi l’oscuro signore. “Voglio capire cosa ha spinto quello sciocco mendicante a tradirmi. Gli farò alcune domande, poi lo farò trucidare.”

Guisgard
08-07-2011, 06.20.27
Finiwell e Cavaliere25 giocarono ai dadi per tutta la notte.
Riuscirono così ad allontanare un pò di quell’angoscia che ora dominava ovunque a Capomazda a causa dell’assedio.
“Scommetto la paga di questo mese che faccio un doppio uno al primo colpo!” Disse Finiwell. “Avanti, che fai? Accetti? E come rilanci? Bada che la tua paga è inferiore alla mia, essendo tu un cadetto! Quindi deve mettere qualche altra cosa come posta in palio!”

Guisgard
08-07-2011, 06.28.03
“Abbiamo ormai ben poca scelta, Dafne…” disse Pasuan “… avanti, procediamo verso la luce di quella stanza che vedi in lontananza… e tieniti pronta a tutto…”
I due cominciarono ad avanzare piano.
E più avanzavano, più la loro tensione saliva.
Giusero così davanti alla porta della stanza.
Era socchiusa.
“Entriamo, Dafne…” mormorò Pasuan, che, da come la ragazza aveva arrestato i propri passi, aveva capito di aver raggiunto quella stanza.
Allungò allora la spada fino a toccare il legno della porta.
“Preparati, piccola…” sussurrò a Dafne.
Spinse così la punta della spada contro la porta e questa si aprì.
La stanza era in realtà un piccolo vestibolo scavato nella nuda pietra.
Al suo interno vi era solo un grosso tavolo al centro, tutto unto e maleodorante.
A terra e sulle pareti vi erano ovunque schizzi e macchie di sangue.
Alcune ancora fresche.
E contro la parete più lontana vi era una strana e silenziosa figura vestita con un lungo e nero mantello.
Era girata di spalle ed aveva in braccio qualcosa.
Si muoveva ed emetteva dei vagiti.
Era dunque un bambino.

Guisgard
08-07-2011, 06.31.34
“E sia, cavaliere…” disse Layla rivolgendosi ad Echemback “… avrete la possibilità di cimentarvi nella Dolorosa Costumanza.”
“E quando, mia signora?” Chiese il cavaliere.
“Subito.” Rispose layla. “Preparatevi, io darò ordine che tutto cominci il prima possibile.”
“Voi assisterete, mia adorata?”
“No, messere. Odio quella prova… e mai ho assistito al suo svolgimento. Attenderò, come sempre ho fatto, pregando nella mia stanza… che Dio vi custodisca, cavaliere.”
Si voltò poi verso Talia e le parlò sottovoce.
“Non temere, Yelia. Nessuno può vincere la Dolorosa Costumanza.” Sorrise come a volerla tranquillizzare. “Tu aspetta che tutto sia finito, prima di uscire dal palazzo.”
E si ritirò nella sua stanza.
Nel frattempo, Echemback si preparò per la misteriosa sfida.
Appena fu pronto, alcuni valletti di Layla lo condussero nel verziere.
“Seguite il viale segnato dalle lance con gli elmi” fece uno dei valletti al cavaliere “e giungerete nel luogo dove si terrà la sfida.”
Echemback allora si voltò verso i suoi compagni e fece un vistoso inchino, al quale tutti loro risposero con altrettanti inchini carichi di goliardica ed improbabile guasconeria.
Il cavaliere allora s’incamminò nel verziere, seguendo le indicazioni del valletto.
“Giuro che non ho mai visto una masnada più becera e volgare di quella!” Esclamò Icarius fissando il cavaliere e i suoi compagni.
“Già e non credo si siano resi conto di ciò che stanno per fare…” mormorò Lho, che nel frattempo lo aveva raggiunto.
Passò poco tempo che una sagoma apparve nel verziere.
Era il cavallo di Echemback che tornava indietro, senza più il suo padrone in groppa.
Il cavaliere infatti era stato disarcionato e rimasto con un piede bloccato in una delle staffe della sella, proseguendo tirato dal suo cavallo nel terreno e nella polvere.
Non aveva più le armi ed il suo elmo presentava una vistosa spaccatura all’altezza della tempia destra, dove una scheggia della lancia si era conficcata, uccidendolo.
Tutti i suoi compagni gli si avvicinarono, constatando il fallimento dell’impresa.
Suonò allora una campana che annunciava la fine della prova.
Layla ritornò ad affacciarsi dalla terrazza.
“Portatelo via e non tornate più.” Disse ai compagni del cavaliere morto, mentre i suoi valletti conficcavano una nuova lancia nel verziere, accanto alle altre e ponendovi sopra, come ennesimo trofeo, l’elmo dell’ultimo sfidante della Dolorosa Costumanza.
Poi si voltò e riconobbe Icarius nel cortile.
“Triste fine per quel cavaliere, vero, milord?” Fissandolo con un sorriso compiaciuto, quasi a voler scoraggiare ogni proposito del signore di Capomazda.
“Già, triste e misera fine, milady…” rispose il taddeide “… ma io non sono come quel cavaliere… rammentatelo, mia signora… rammentatelo…”
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Talia
08-07-2011, 11.16.31
Le parole di Layla suonarono alle mie orecchie in uno strano modo...
“Non temere, Yelia. Nessuno può vincere la Dolorosa Costumanza. Tu aspetta che tutto sia finito, prima di uscire dal palazzo.” aveva detto...
La osservai stupita... che cosa significava?
Nessuno poteva vincere quella prova?
Dunque stava deliberatamente mandando quell’uomo al macello!
Layla si ritirò, ma io non potei: rimasi nel salone e, da una delle alte finestre, continuai a sbirciare di nascosto il cortile con un vago senso di nausea alla bocca dello stomaco... vidi il cavaliere di nome Echemback fare un buffo inchino ai suoi e avviarsi per il sentiero segnato dalla lance... passò poco tempo, troppo poco per credere che ci fosse stato un vero scontro, e il cavallo fece ritorno nel cortile, trascinando il corpo morto di quell’uomo presuntuoso.
Qualcosa dentro di me si strinse, l’aria mi mancò per un istante e un forte senso di disagio mi colse... quell’uomo era presuntuoso e volgare, era vero, ma nessuno meritava di morire a quel modo, pensai mentre i miei occhi indugiavano -mio malgrado- sull’elmo spaccato e rosso di sangue. Nessuno meritava una fine simile. E nessuno aveva il diritto di dispensare la morte con tanta noncuranza. Eppure Layla lo aveva fatto: aveva lasciato che quel cavaliere andasse a morire senza batter ciglio, aveva gestito la cosa come se si fosse trattato di un affare di nessun conto...
Il mio senso di disagio si intensificò, un disagio profondo che giungeva da ben sotto quello strato di nebbia che oscurava la mia mente, un disagio che giungeva da qualcosa che avrei forse potuto definire ‘coscienza’...
Poi Layla tornò sul terrazzo.
Io abbandonai la nicchia della finestra nella quale mi ero rifugiata e la raggiunsi, proprio mentre lei dava disposizione agli uomini del cavaliere morto di andarsene e non tornare più.
Tardi... pensai ...è troppo tardi! Avrebbero dovuto seguir prima quel consiglio!
Ma Layla già non si curava più di loro: la sua attenzione si era spostata altrove, adesso.

Poi si voltò e riconobbe Icarius nel cortile.
“Triste fine per quel cavaliere, vero, milord?” Fissandolo con un sorriso compiaciuto, quasi a voler scoraggiare ogni proposito del signore di Capomazda.
“Già, triste e misera fine, milady…” rispose il taddeide “… ma io non sono come quel cavaliere… rammentatelo, mia signora… rammentatelo…”

Udendo quelle parole e quella voce, mi voltai di scatto.
E lo vidi.
Se ne stava distrattamente appoggiato ad una scala che qualcuno dei paggi di Layla aveva dimenticato in un angolo del cortile.
Lo guardai per un momento e, subito, tutto il resto scivolò via dalla mia mente: il cavaliere morto, lo sgomento e la paura che avevo visto negli occhi dei suoi uomini, il disagio per l’atteggiamento di Layla... tutto quanto.
I miei occhi incrociarono i suoi e sorrisi, accennando un piccolo saluto.

cavaliere25
08-07-2011, 16.06.41
mmmmmmmmmmm dissi guardando Finiwell metto il mio porta fortuna un ciondolo regalatomi da un vecchio saggio vediamo se riesci a vincere al primo colpo e sorrisi simpaticamente

Guisgard
08-07-2011, 19.43.27
“Allora preparati a separarti dal tuo portafortuna, ragazzo mio!” Disse Finiwell a Cavaliere25, mentre si accingeva a tirare i dadi. “Ora farò quel doppio uno e ti porterò via il tuo ciondolo in maniera così rapida che non ti sembrerà neanche di averlo mai indossato!”
Lanciò allora i dadi, ma il risultato fu per lui sfortunato: realizzò infatti un due ed un sei.
“Che sia maledetto il gioco d’azzardo e chi l’ha inventato!”Esclamò Finiwell. “Dimentico sempre che madonna Fortuna è l’unica donna su cui il mio fascino non funziona!” Sbuffò. “E sia, hai vinto un mese del mio stipendio, amico mio. Ora però, in nome della cavalleria e dell’amicizia, dovrai offrirmi almeno la cena!”

Melisendra
08-07-2011, 19.52.40
"A questo proposito... temo che sia stata mia la colpa..." mi guardai l'orlo del vestito, celando un po' di imbarazzo. "Potrei aver pasticciato con la sua mente... per convincerlo a farmi portare qui."
Guardai nello specchio.
"Hai qualcosa da dire tu? Ricordati che potremo sbarazzarci di Gouf quando più ci aggrada... se hai qualche scrupolo sappi che non ti ascolterò."

Guisgard
08-07-2011, 20.23.47
“Io scrupoli? Ma se fosse dipeso da me sarebbe già morto quel cavaliere! Ed ora Uriel sarebbe senza dubbio al sicuro…” disse l’immagine allo specchio fissando Melisendra con un ghigno.
L’oscuro signore aprì la porta.
“Vado ad interrogare quel verme…” fissò Melisendra “… hai ragione… la sua mente è debole… ed i deboli non hanno diritto di vivere. Vuoi assistere con me al suo supplizio?”
Nella cella, intanto, Guisgard era in compagnia del vecchio cieco.
“Eri dunque un servo di lord Rauger?” Chiese il cavaliere.
“Si… e fui precettore di suo nipote, lord Ardoss.”
A quel nome Guisgard ebbe un sussulto.
“Lo… lo hai conosciuto allora…” mormorò.
“Si… aveva quindici anni quando mi fu affidata la sua preparazione… l’ho visto diventare uomo… e l’ho visto morto…”
“Che… che uomo era?”
“Il migliore che sia mai nato.” Rispose il vecchio. “Di una nobiltà d’animo vera e sincera… chi non lo conosceva poteva facilmente confondere i suoi modi e crederlo un irriverente, un egocentrico o un donnaiolo… niente di più falso. Egli era giusto con i nemici, pietoso cogli amici e misericordioso verso i poveri… e quanto alle donne, egli ne ha amata una per tutta la vita.”
“Sua moglie immagino…”
Il vecchio esitò.
“Nella morte la sincerità è spesso l’unica cosa che resta a noi miserabili condannati…” sussurrò “… non ti negherò dunque questa cosa… la donna che lord Ardross amava sinceramente non era sua moglie… ma un’altra…”
Guisgard si voltò di scatto.
“Chi era quella donna?”
Ma in quel momento si udirono dei passi.
Erano alcuni seguaci dell’oscuro signore.
Presero Guisgard e lo incatenarono alle sbarre della cella.
“Ora comincia il bello, verme…” mormorò il boia.
In quel momento giunse l’oscuro signore.

llamrei
08-07-2011, 20.44.45
Monteguard restò sorpreso.
“Sorella…” disse pensieroso a Llamrei “… cosa contiene questo plico? E perché lo consegnate proprio a me?”
Fissò ancora quel plico, cercando di comprendere cosa nascondesse al suo interno.
“E perché dite di dover venire assolutamente con me? Parola mia che non ho la minima idea di ciò che mi state dicendo…”
"Nemmeno io, ma qualcosa mi dice che devo fidarmi di voi..."

Melisendra
08-07-2011, 22.50.51
"Mio signore, non sarà necessario... è stata mia la colpa, non avrei dovuto privarvi della fedeltà di quest'uomo, forse potrei rimediare... sarà sufficiente che liberi la sua mente da quell'influenza che ho avuto su di lui... vi garantisco che tornerà come prima, anzi... sarà ancor più malleabile ai vostri scopi!"
Avevo seguito il folto corteo di persone che si erano radunate pur di assistere al supplizio.
"Inoltre ben sapete che i miei metodi non sono del tutto indolore... se ne ricorderà, ve lo garantisco!"
Guardai Guisgard, ancora sotto le sembianze del mendicante, che taceva, incatenato a quei ferri.
Mi rivolsi all'oscuro signore.
"Lascerete che rimedi a questo sciocco pasticcio?"

Guisgard
09-07-2011, 00.56.19
“Ma si, perché no.” Disse l’oscuro signore fissando Melisendra. “Ma prima deve avere una lezione. Mi è costato un paio di servitori con le mascelle rotte ed un altro con la testa spaccata. Ed io ripago sempre con la stessa moneta.”
Fece allora cenno al boia e questo cominciò a far schioccare la frusta.
“Maledette canaglie…” mormorò Guisgard.
Il boia strappò la tunica del mendicante, quella resa incantata da Melisendra, sul petto di Guisgard e cominciò a frustarlo.
Ai primi colpi il cavaliere riuscì a stringere i denti, ma superata la quindicina cominciò ad ansimare ed a gemere.
“Lasciatelo stare!” Gridò il vecchio cieco. “E’ un buon diavolo! Possibile che non temiate Dio e la Sua giustizia?”
“Zitto, feccia!” Gridò il boia colpendolo con una frustata sul viso.
“Se fosse ancora vivo lord Rauger vi avrebbe già strappato da questo mondo…” lamentandosi il vecchio.
Ed ancora il boia lo colpì, fino a zittirlo.
“Avrei dovuto ucciderti, maledetto e non solo strapparti gli occhi…” mormorò l’oscuro signore “… e forse Belzebù sarebbe riuscito ad essiccare questa tua maldestra fedeltà verso quei cani dei Taddei…”
“Signore, devo continuare con questo?” Chiese il boia indicando Guisgard ormai quasi senza forze.
“No, per ora basta così.” Rispose l’oscura figura. “Deve essere lucido quando riprenderemo.”
E si allontanò dalla cella, affidando al boia la guardia dei prigionieri.

Melisendra
09-07-2011, 01.33.58
Pensavo di essere abituata a quei macabri spettacoli, invece avevo sussultato ad ogni colpo di frusta. Appena furono usciti tutti mi rivolsi al boia.
"Lasciami sola col prigioniero..." gli sfiorai l'avambraccio, influenzandone la mente. Quello uscì senza controbattere. Non avevo molto tempo.
Mi avvicinai a Guisgard. Fortunatamente la tunica era rimasta a contatto con la pelle, se fosse scivolata al suolo non ci sarebbe stato niente da fare.
Cercai di forzare i lucchetti, ma fu inutile.
Gli diedi un po' d'acqua e gli asciugai la fronte.
"Mi dispiace... mi dispiace tanto... Gavron è al sicuro, l'ho portato da Lady Rachel... presto vi farò uscire di qui!"
Lo guardai bene in volto e colsi nello sguardo quello che era il suo vero aspetto. Presto sarebbero tornati. Guardai verso la porta con apprensione.

Guisgard
09-07-2011, 01.41.58
Guisgard sorseggiò ad agio quell’acqua datagli da Melisendra.
“Perché…” disse ansimando “… perché siete… tornata?” Alzò lo sguardo e la fissò negli occhi. “Avete fatto… una… cosa molto sciocca…” continuò a fatica.
Si voltò poi verso il vecchio cieco.
“Presto…” mormorò il cavaliere “… prima che ritornino… occupatevi di lui… guardate… guardate se l’hanno ferito gravemente…”
Il vecchio stava col capo chinato su una spalla, mentre del sangue gli usciva dalla fronte e dagli occhi.
Respirava a fatica, ma era ancora vivo.
“Fate presto…” la esortò Guisgard “… presto ritorneranno… quei cani…”

Melisendra
09-07-2011, 02.37.41
Mi avvicinai al vecchio e mi parve respirare, forse era solo svenuto.
"Non potevo certo lasciarvi qui! Credo sia svenuto... non posso fare niente per lui..."
Velocemente mi avvicinai a Guisgard e gli presi il volto stanco tra le mani. Velocemente sfiorai la sua bocca con la mia e feci appello alle forze rimaste.
Invece di prendermi il suo respiro, soffiai in lui nuove energie. Non troppe, non potevo permettere che le ferite si rimarginassero, se ne sarebbero accorti subito. Inoltre non avevo abbastanza forze per riuscirci.
Mi staccai e arretrai verso l'uscio.
"Ecco... resistete..."

Guisgard
09-07-2011, 02.58.52
Guisgard fissò Melisendra con uno sguardo indecifrabile.
“Ancora uno dei vostri incanti…” disse il cavaliere “… e questo addirittura camuffato da bacio… cosa ci avete soffiato dentro? L’astio, l’odio o il disprezzo che avete per me? D’ora in poi teneteli per voi questi trucchi… baderò io a me stesso.”
Si voltò verso il vecchio.
“Su, coraggio, resistete!”
Il cieco rispose con un lamento.
In quel momento i carnefici ritornarono.
“Vedo che ti sei già ripreso…” mormorò l’oscuro traditore “… sei più forte di quanto immaginassi, bene…”
Il boia, ad un cenno del suo padrone, colpì il cavaliere con un pugno nello stomaco.
“Bast… bastard… i…” tossendo Guisgard.
“Perché hai disubbidito ai miei ordini, arrivando anche ad aggredire i miei servitori?” Chiese l’oscuro rinnegato. “Perché mi hai tradito?”
“E’… è la stessa, sciocca, domanda… che tuo padre fece a tua… madre… vero, figlio di…”
Ma il boia lo colpì di nuovo, impedendogli di continuare a parlare.
“Sono sincero…” fece l’oscuro ripudiato “… non immaginavo in te tanta rabbia. Ti ho sempre ritenuto una nullità, invece mi accorgo che hai quasi l’orgoglio e la superbia di un cavaliere.” Fece un cenno al boia e questi colpì nuovamente Guisgard.
“Ammetto che sarebbe quasi uno spreco uccidere un elemento come te…” con un ghigno l’oscura figura “… ucciderti ora, intendo… chissà che tu non possa servirmi per un ultima volta…”
Fissò il boia.
“Pestalo a sangue, poi ci penserà lei a rimetterlo in piedi…” ordinò il malvagio traditore, indicando poi Melisendra.
Si allontanò e lasciò il boia ad eseguire i suoi ordini.
E questi subito cominciò a picchiare violentemente Guisgard.

Guisgard
09-07-2011, 03.44.14
“Che miserabile fine…” disse Lho guardando il cavaliere che i suoi compagni portavano via “… ma cosa mai ci sarà in quel verziere?”
“La morte, amico mio…” mormorò Icarius “… la morte…”
In quel momento però Icarius si accorse di Talia.
Sorrise al saluto di lei.
Un sorriso che ben mascherava le angosce e le inquietudini che attanagliavano il cuore dell’eroe capomazdese.
“Siete sempre deciso a cimentarvi in quell’oscura impresa, mio signore?” Chiese Lho.
“Oh, più che mai, amico mio.” Rispose senza togliere mai i suoi occhi da quelli di Talia. “Se lei è il premio, nessuna prova potrà mai scoraggiarmi o avvilirmi…”
Ad un tratto Talia sentì tirare il suo abito.
Si voltò e vide un bambino.
“Hai visto? Un altro cavaliere è morto.” Disse Morgan. “Questo mese…” contò goffamente sulle sue dita “… sono tre.” Sorrise. “Li conto sempre. A questo di oggi gli si è spaccato l’elmo, l’altra volta, invece, un cavaliere ritornò senza più la testa e tutto il cortile si sporcò col suo sangue.” E annui.
Guardò poi nel cortile e vide Icarius accanto a Lho.
“Io lo conosco quel cavaliere.” Fece Morgan indicando Icarius. “Secondo me lady Layla l’ha fatto venire perché somiglia all’uomo del suo quadro.”
“La cena sarà servita tra poco nella Sala dell’Aurora.” Disse Shezan a Talia. “Prego, milady, seguitemi.”
Talia fu così condotta nella Sala dell’Aurora, così chiamata perché volgeva a Levante.
Qui tutti avevano già preso posto a tavola, compresi Icarius, Morgana, Lho, Nishuru e Luna.
Nel vedere Talia, l’eroe ardeide si alzò, come a volerla far sedere accanto a sé, ma Layla lo anticipò e fece segno a Talia di sedersi vicino a lei.

Guisgard
09-07-2011, 03.48.58
Monteguard fissava sempre più incuriosito Llamrei.
Controllò allora di nuovo quel plico, cercando di capire cosa contenesse.
“Molto strano, vero, capitano?” Domandò August.
Monteguard scosse il capo perplesso.
“E sia, vi ascolto…” disse poi il capitano alla monaca “... raccontatemi tutto...”

Lady Dafne
09-07-2011, 13.34.22
Sentii quel pianto. Vidi quella losca figura avvolta nel suo mantello nero. Svenni quasi, dovetti afferrare con due mani il braccio di Pasuan e, per questo, lasciai cadere il pugnale. Mi sembrava la vocina indifesa di Hubert!
"Hubert, è lui... Pasuan... Hubert"
Non riuscivo a parlare, quelle poche parole mi uscirono dalla bocca come se fossero un sossurro. Per un attimo non seppi cosa fare, sentivo le gambe molli, la testa pesante, il respiro inesistente e avevo il cuore fermo. Com'era possibile che il mio piccolo fosse lì? L'avevo lasciato al paese, credevo che fosse un luogo sicuro, a quanto ne sapevo non era mai accaduto nulla di significativo in quel borgo. Ma quel pianto mi sembrava proprio quello di Hubert, non ne ero certa però perchè chi lo teneva in braccio era di spalle. Rabbrividii pensando che quella losca figura potesse essere la strega della quale parlava Ludovici. Il terrore che i suoi poteri potessero far del male al mio piccolo bambino mi impedì di saltarle immediatamente addosso per strapparle il bambino dalle braccia e fuggire via con lui. Sapevo che un'azione del genere sarebbe stata impossibile e sarebbe finita nel sangue, cercai allora una soluzione razionale. La trovai: decisi di descrivere a Pasuan quel che vedevo sperando che lui, con la sua grande esperienza potesse far qualcosa. Iniziai quindi a parlare sottovoce

"Pasuan, c'è qualcuno a circa 20 passi da noi che tiene in braccio un neonato. Senti il suo pianto? Questa figura mi sembra molto più bassa di te, all'incirca alta quanto me. Ha il corpo completamente ricoperto da un mantello nero di lana e il cappuccio calato sulla testa, non ti so dire se sia un uomo o una donna... e neppure se si tratti... della strega" feci una pausa nominadola, poi ripresi "Non vedo armi qui intorno. E non c'è nemmeno la mobilia, solo un tavolo lurido posto proprio tra noi e quella figura. L'ambiente non è per nulla rassicurante: ci sono schizzi di sangue ovunque" deglutii tentando di respingere la nausea "Che cosa faccaimo Pasuan? Dobbiamo prendere il bambino e portarlo via... e non voglio che gli succeda qualcosa!"

Non avrei esistato nemmeno un secondo: per salvare Hubert avrei sascrificato la mia vita!

Lady Morgana
09-07-2011, 19.25.31
"Osate paragonarmi ad una dama di corte?" urlai in preda all'ira a Lady Layla; "Voi non avete la minima idea di chi sia io! Sarò pure giovanissima, ma io sono una Prescelta...".
Non sapevo quanto suonassero minacciose le mie parole a Layla. Non sapevo nemmeno se lei conoscesse la storia dei Prescelti, coloro a cui un Dio dona parte dei suoi poteri. Nishuru, visibilmente preoccupato ed irritato, mi portò via da lì.

Io quella l'ammazzo! Appena riusciremo a liberare Lady Talia dall'incantesimo, io la sgozzerò, quell'insopportabile strega!!!

Seguii Nishuru e ascoltando le sue parole m'irritai non poco e persi completamente la ragione, lasciando che, per pochi secondi, Theenar prendesse il sopravvento.
Urlai, torsi il polso di Nishuru, lo feci cadere e lo bloccai a terra premendogli il mio ginocchio sul suo petto. Il suo respiro si fece pesante.
Estrassi poi il mio pugnale e glielo puntai alla gola.
"Sta zitto, Nishuru, figlio di Erther! Ricorda chi hai davanti, ricorda con chi parli! Io sono Verdammt la Maledetta, la figlia del tuo Signore! Porta rispetto!!!" gli dissi urlando e dicendo ciò premetti ancor di più la lama sulla sua gola. Un rivolo di sangue gli scese lungo il collo.

No! Fermati! Lui è un tuo fedele servo! Mio Signore, risparmiatelo!

Theenar si placò e io riacquistai lucidità.
Mi sedetti sull'erba e Nishuru scivolò lontano da me, impaurito.
"Scusami..." mormorai dispiaciuta.
Lo guardai e sorrisi. Mi avvicinai e mi accoccolai tra le sue braccia.
"Tu e Luna state insieme." non era una domanda, era un'affermazione.
Lui mi guardò, con sguardo interrogativo. Capii cosa cercava di spiegarsi.
"No, non me l'ha detto Luna, l'ho capito io, da sola. Ho notato come vi guardate e alla cattedrale, come suo accompagnatore, c'eri tu. Di solito l'accompagna sempre Pardyon..." mi scappò una risatina nervosa.
Ma la nostra chiacchierata fu interrotta da delle grida. Un uomo, annunciò di voler vincere la Dolorosa Costumanza.
Nishuru si stava alzando per andare a vedere, ma io lo trattenni.
"No, ti prego. Restiamo qui. Sono sicura che ci saranno solo inutili spargimenti di sangue. Sarebbe come offrire carne fresca a Theenar. Io ne sarei felice, ma... non ora..." dicendo ciò abbassai lo sguardo e mi sdraiai sull'erba.
Nishuru si mise di fianco a me e rimanemmo così ad osservare il cielo, in silenzio.
"Spero che Luna non sia gelosa!" sussurrai e risi piano.
Dopo un po' Luna ci venne a chiamare dicendoci che era pronta la cena.
Raggiungemmo a passo svelto la sala in cui si teneva il sontuoso banchetto e nel frattempo Luna ci raccontò cos'era successo al cavaliere che si era presentato a palazzo.
Non dissi una parola.
Ci sedemmo a tavola ed io, per tutta la durata del banchetto, guardai minacciosa Lady Layla che ricambiò più volte il mio sguardo, sorridendo malefica.

Siete già morta, Mia Signora.

Risi piano, gustando appieno quel pensiero. Ritornai poi a fissare Lady Layla.

Melisendra
10-07-2011, 22.08.25
"Fermatevi!" riuscii a malapena a replicare, mentre assistevo a quello scempio. "Non potrò fare granchè se continuerete così!"
Quando Guisgard ricadde quasi privo di sensi, il boia si interruppe.
"Vi prego... ora lasciate che me ne occupi io... sapete che non amo la vista del sangue. Lasciatemi col prigioniero e ve lo restituirò come chiedete."
Mi avvicinai a quel corpo martoriato e feci segno di slegarlo da quella scomoda posizione.
"Lo avete ridotto male... ci vorrà più tempo di quanto credessi."

Guisgard
11-07-2011, 00.40.55
Il boia smise il suo supplizio e slegò Guisgard, che cadde a terra pesantemente.
Il boia lo riportò nella cella e lo incatenò di nuovo alle catene.
“E’ tutto vostro, questo cane.” Disse poi a Melisendra.
Il petto del cavaliere era lacerato dalle frustate ed a contatto con la nuda pietra delle pareti quelle ferite gli producevano un dolore fortissimo, a tratti insopportabile.
“Come stai, amico mio?” Chiese il vecchio cieco.
Guisgard rispose con un gemito di dolore.
“Avanti, fatti forza…”
“Si…” annuì a fatica il cavaliere alle parole del vecchio.

Guisgard
11-07-2011, 01.22.37
Il banchetto era cominciato e tutti avevano preso posto, o quasi.
Più volte Layla fissò tutti gli invitati alla sua tavola.
Li scrutava quasi a voler leggere dentro ognuno di loro.
E si accorse dello sguardo di Sayla su di lei.
“Smetti di fissarla…” disse sottovoce Nishuru alla giovane ragazza “… sembra che tu voglia darle fuoco solo guardandola…”
Ad un tratto Layla sollevò una coppa e prese la parola:
“Brindo a questa cortese ed amabile compagnia. A noi tutti, a questo luogo ed alle più nobili intenzioni che animano i nostri cuori… ed al giorno in cui saremo chiamati a rispondere di queste nostre intenzioni…”

Guisgard
11-07-2011, 01.38.58
“Ora calmati, Dafne…” disse Pasuan, dopo aver udito le parole della sua amata “… ascoltami… ma ascoltami bene… quello non è il nostro Hubert… non può essere lui… non in questo luogo…”
Ad un tratto si udì una risata, sgraziata e stridula.
“Un bambino è sempre un bambino…” mormorò la figura avvolta nel mantello “… pensate forse che il mio bambino non abbia gli stessi diritti del vostro?”
Pasuan strinse a sé Dafne, come se avesse avvertito un imminente pericolo.
“Io amo tanto il mio bambino…” continuò la misteriosa figura “… è così bello…”
Si abbandonò di nuovo a quella sua delirante e terrificante risata.
“Chi sei, maledetta?” Domandò con rabbia Pasuan, stringendo a sé Dafne e puntando la spada contro quell’inquietante figura.
“Sono una donna, una madre…” rispose questa “… proprio come lo è la ragazza che tenti così disperatamente di proteggere, cavaliere… ma chi proteggerà te?”
E finalmente si voltò, mostrando il suo terrificante aspetto e quello del suo mostruoso bambino.
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Guisgard
11-07-2011, 03.36.30
Il Sole batteva forte ed inesorabile sul campo, quasi a voler sciogliere gli scudi e le corazze che già erano pronte per essere indossate.
Lucenti ed inquietanti bagliori si diffondevano tra le tende e i posti di guardia, mentre i vari cavalieri erano alle prese con diversi compiti e mansioni.
“Scommettiamo che riuscirò a guadagnarmi la dama più bella di Capomazda? Su, mi gioco la paga!” Disse un cavaliere ad altri suoi compagni che lo ascoltavano.
“Io invece voglio qualche giovane fanciullo…” mormorò un altro “… e dopo essermi divertito con lui, gli ficcherò in gola il mio coltello… tagliare la gola di un marmocchio è come entrare con una lama nel burro caldo... un piacere senza paragoni…”
“Io invece non vedo l’ora di appiccare il fuoco ad ogni chiesa di quella maledetta città!” Esclamò un altro ancora. “Odio i chierici ed il veleno che vanno spandendo e non vi è altro luogo a questo mondo che pullula di chiese come Capomazda!”
E tra questi propositi un’ombra silenziosa attraversava il campo.
Giunse ad una delle tende e vi entrò.
“Finalmente, sir Gouf.” Vedendolo entrare Ivan de Saint-Roche. “Finito il vostro giro d’ispezione?”
“Davvero in gamba i vostri cavalieri…” mormorò Gouf “… stanno già dividendosi la posta in palio… chiese, donne e bambini…”
“Sono dei valorosi e meritano il bottino che prederanno.”
Gouf gli lanciò un’occhiata senza dire nulla.
“Piuttosto, milord, avete già ideato la prossima mossa?” Chiese Ivan. “O resteremo ad attendere qui la resa di Capomazda?”
Gouf non rispose ed aprì una mappa sul tavolo.
“Sicuramente conoscerete la storia delle inviolabili cittadelle della Grecia antica…” cominciò a dire il Gufo “… e di come le loro mura erano tanto imponenti da essere definite ciclopiche…”
“Già, perché solo dei ciclopi avrebbero potuto sollevare i massi che le componevano.”
“Molto bene…” mormorò Gouf “… eppure neanche quelle mura riuscirono a salvare il mondo miceneo dall’invasione che gli antichi chiamavano degli Eraclidi…”
“Già, i mitici figli di Eracle.” Annuì Ivan. “Ma dove volete arrivare?”
“Le cittadelle micenee furono prese per fame…” fissandolo Gouf “… avvelenando i canali con cui si rifornivano d’acqua…”
Ivan ebbe un sussulto e sorrise.
“Prenderete un drappello di cavalieri e cercherete il canale sotterraneo che rifornisce d’acqua Capomazda…”
Ivan, a quelle parole di Gouf, saltò su entusiasta.
“Si e dopo sarà un gioco da ragazzi prendere quella dannata città!”
E dopo aver radunato il drappello, partì per quella sua decisiva missione.

Lady Morgana
11-07-2011, 11.33.20
Parlai a Nishuru senza smettere di fissare Lady Layla.
"Magari Theenar mi avesse donato anche questo potere! La incenerirei immediatamente..." bisbigliai.
Poi gli sorrisi.
"Scusa... cercherò di controllarmi."
Squadrai tutti i presenti, compresa Lady Talia. Dovevo ragionare sulla situazione, cosa potevamo fare per spezzare l'incantesimo?
"Icarius pensa che per riavere la moglie, debba vincere la Dolorosa Costumanza... A parte il fatto che sembrerebbe impossibile, lui non ha mai chiesto a Lady Layla se così potrà riavere la sua sposa..." bisbigliai all'orecchio di Nishuru.
"Perciò secondo te, se vincere la Dolorosa Costumanza non servisse a nulla, cosa potremmo fare per liberarla?" era una domanda a cui non riuscivo a trovare risposta.

E se l'unico modo per liberare Lady Talia fosse uccidere chi ha compiuto il maleficio? Potrebbe essere...

Lo dissi a Nishuru, per sapere cosa ne pensava.
Verso la fine del banchetto, Lady Layla si alzò e fece un brindisi, rivolto a tutti coloro che stavano seduti attorno a quella tavola e ai suoi graditi ospiti.

Graditi...

Non potevo passare un secondo in più in quella stanza, era davvero una cosa insopportabile. Mi alzai.
"Mia Signora" dissi rivolta verso Lady Layla " Anche se il banchetto non è ancora giunto al termine, vorrei, con il vostro permesso, ritirarmi nelle mie stanze per riposare, essendo io molto stanca. Quindi, se mi permettete di andare, gradirei che qualcuno mi facesse vedere ove dormirò questa notte..." guardai Schezan, sperando che non fosse lui ad accompagnarmi. Non sapevo quando avrei potuto perdere nuovamente il controllo ed ero sicura che quell'uomo mi avrebbe istigata una volta lontano dalla sua padrona.

Devo ragionare... non ho molto tempo. E devo anche informare Icarius che al nostro terzo giorno di permanenza a palazzo, me ne sarei andata. Con o senza di loro...

Talia
11-07-2011, 12.47.03
Quel bambino che aveva tirato il mio abito...
‘Questo mese sono già tre’ aveva detto, riferendosi ai cavalieri morti in quell’impresa... tre! In un solo mese! Ero rabbrividita.
Poi aveva guardato lord Icarius e aveva accennato ad un quadro... un quadro che Layla possedeva e su cui era rappresentato un cavaliere che somigliava a lord Icarius... avevo osservato il bambino con stupore per qualche minuto e subito il folle desiderio di vedere quel quadro si era impossessato di me...
La tristezza che ogni tanto affiorava negli occhi di Layla, quella sua freddezza, le sue parole crudeli e rancorose sui cavalieri che avevano nelle vene il sangue di Icarius...
A questo e a molto altro pensavo mentre, salutato il bambino con un sorriso e una carezza sui suoi capelli scuri, seguivo Shezan per il corridoio.
Mi sentivo come se stessi percorrendo un cammino dalla meta oscura... ero sulle tracce di un enigma... un rebus, cui dovevo dare un senso per poter comprendere Layla e forse -o almeno così speravo- recuperare i miei ricordi...
Chissà se c’era Icarius in quei ricordi, mi sorpresi a pensare.
D’un tratte Shezan aprì una porta e mi introdusse in un’ampia e luminosa sala, in cui spiccava, proprio al centro, un grande tavolo... tutti erano già seduti lì intorno.
Mi inchinai appena e mi scusai per il breve ritardo...
Vidi Icarius alzarsi, come a porgermi il posto accanto a lui, e io feci mezzo passo in quella direzione... ma Layla mi blocco e il suo gesto, che mi indicava la sedia accanto alla sua, mi parve quasi un’ingiunzione.
Esitai solo un istante... poi ubbidii a Layla e mi sedetti al suo fianco, proprio davanti a lord Icarius.

Ad un tratto Layla sollevò una coppa e prese la parola:
“Brindo a questa cortese ed amabile compagnia. A noi tutti, a questo luogo ed alle più nobili intenzioni che animano i nostri cuori… ed al giorno in cui saremo chiamati a rispondere di queste nostre intenzioni…”

Mi parvero curiose quelle parole e mi chiesi a cosa Layla si riferisse...
“E alla verità!” soggiunsi piano, alzando a mia volta il calice che avevo di fronte “Che essa possa guidarci ed illuminarci sempre, che possa far luce nelle nostre menti e dare forza ai nostri cuori!”
Sollevai gli occhi e inevitabilmente incontrai quelli di lord Icarius, seduto di fronte a me... occhi tanto chiari da sembrare quasi trasparenti, eppure quell’azzurro non aveva niente a che vedere con quello freddo di Layla: erano caldi gli occhi di lord Icarius, profondi, luminosi, erano il principio e la meta di ogni gioia...

"Mia Signora" dissi rivolta verso Lady Layla " Anche se il banchetto non è ancora giunto al termine, vorrei, con il vostro permesso, ritirarmi nelle mie stanze per riposare, essendo io molto stanca. Quindi, se mi permettete di andare, gradirei che qualcuno mi facesse vedere ove dormirò questa notte..."

Quella voce, all’improvviso, mi riscosse.
Battei le palpebre, come a tentare di recuperare la realtà, e mi voltai verso Sayla... si era alzata e se ne stava in piedi, fronteggiando Layla a testa alta...
Aveva carattere quella ragazza, pensai... senza dubbio era una ragazzina particolare, la più curiosa che avessi mai incontrato!
Quest’ultimo pensiero mi colpì... l’ennesimo senso di déjà-vu... strinsi gli occhi e fissai Sayla più intensamente.

Melisendra
11-07-2011, 16.46.00
Mi accinsi a prendere dell'acqua per farlo bere. Con la punta delle dita scostai cautamente i lembi della tunica lacerata e osservai le ferite.
Non c'era molto che potessi fare.
"State calmo, presto passerà tutto..." gli rinfrescai il viso con le mani fresche d'acqua e riflettei su quante possibilità avessi di guarirlo.
Glielo dovevo. Ma mi sentivo debole.
Mi avvicinai a lui. Liberai la mente e sfiorai appena le sue labbra, concentrandomi sul mio e sul suo respiro.
Lentamente sentii le forze scivolare via, in una pallida imitazione di ciò che probabilmente provavano le mie vittime. Sentii la sua energia scorrere con tenacia sotto la pelle.
Quando mi staccai da lui ero debole e provata. Tossii, mentre il respiro tornava regolare. Non riuscii ad alzarmi, tanto mi girava la testa, quindi mi sedetti lì, vicino a lui. Scostai un lembo della sua tunica e con una spugna lavai via il sangue: sotto, la pelle era compatta e priva di ferite.
Appoggiai la testa contro la fredda roccia e aspettai che quella sensazione di debolezza passasse.
"Quando verranno a prenderci dovrete essere estremamente collaborativo e docile, altrimenti non usciremo mai di qua... e la spada cadrà nelle mani del Cavaliere del Gufo."
La voce mi tremava, così come le mani, mentre armeggiavo con la sua tunica per annodargliela saldamente addosso. Non potevo permettere che l'incanto mostrasse la sua vera identità.
Poi lasciai ricadere le braccia e rimasi appoggiata al muro, a occhi socchiusi, respirando lentamente e facendomi forza. Non era tempo per sentirsi debole.

Guisgard
11-07-2011, 19.09.06
Nishuru fissò Sayla prima che la ragazzina abbandonasse la sala.
“Bisognerebbe capire cosa centra la Dolorosa Costumanza con i tragici eventi che hanno colpito ormai da secoli i nobili Taddei.” Disse alla giovane. “Questo dovresti scoprire, Sayla, questo è il vero scopo per cui noi tutti siamo qui.” Fissò Layla. “Quella donna… ha qualcosa nello sguardo… un male antico, un odio vecchio come il mondo… e di quell’odio tutto questo luogo ne è intriso.”
Luna ascoltò ed annuì.
Layla, udite le parole di Sayla, fece cenno alla ragazzina di poter lasciare la sala.
Un valletto la condusse al piano superiore dove una stanza era stata preparata per lei.
Nella stanza vi erano diversi piccoli ritratti, con soggetti mitologici, pastorali e a tema Sacro.
Su tutti si notavano due bellissime icone di gusto bizantino, raffigurante la Vergine col Bambino una e i tre Arcangeli, Michele, Raffaele e Gabriele l’altra.
Nella sala, intanto, il banchetto continuava.
Icarius fissò per tutto il tempo Talia, senza però aver molte occasioni per poterle parlare.
Poi, come vinto dal desiderio di farlo, si alzò in piedi.
“Milady…” rivolgendosi a Layla “… poco importa il nome con cui chiamate vostra sorella… io vi chiedo di poterla corteggiare per poi chiederla in moglie.”
Un vocio soffuso si alzò dalla tavola, per poi svanire quando Layla rispose.
“Se non erro voi avete già una moglie, milord…”
“Si, ma come voi stessa mi accennavate ella è andata via, forse per ritornare a Sygma.”
“E volete quindi rifarvi una vita con Yelia?”
“Si, mia signora.”
“Siete volubile, proprio come i vostri antenati, mio signore.”
“Milady, vostra sorella mi rammenta in tutto e per tutto mia moglie Talia, l’unica donna che io ricordo di aver amato. Se ella ora è andata via, io sono disposto ad inseguire un sogno, un’immagine, se anche pallida, per poter stare con lei.” La fissò. “Ricordate questo fiore?” Mostrando Mia amata. “Per questo, vi ricordo, mi prometteste ogni cosa. Ed io ora chiedo di poter corteggiare vostra sorella.”
Layla fissò quel fiore.
“Si, per quel fiore nulla vi negherei…” mormorò la donna “… nulla… ma quanto chiedete non dipende da me… vi è una legge, voluta da mio padre, che impone l’ordine secondo il quale le sue due figlie devono prendere marito… essa impone che spetti prima alla maggiore e poi alla minore.”
“Dunque se non vi sposerete non potrà farlo nemmeno vostra sorella?” Domandò Icarius.
“Si, milord.”
“Quale legge impone questo giogo?” Chiese Icarius.
“La Dolorosa Costumanza, milord.” Rispose Layla.

Lady Dafne
11-07-2011, 19.50.27
Non avevo avuto il coraggio di guardare quella figura, quando Pasuan mi trasse a sè abbandonai il viso nel suo abbraccio nascondendomi. Quando lo sentii sussultare non resistetti e, temendo che il bambino fosse in realtà il nostro, mi voltai.
La prima cosa che notai era che in effetti quello non era Hubert e mi rasserenai. Guardai poi la donna, era terrificante, brutta e malvagia allo stesso tempo. Anche il piccolo che aveva tra le braccia era brutto ma non riuscii a provare antipatia per lui. Era comunque un bambino e a me i bambini facevano tanta tenerezza e poi aveva ragione Pasuan, quello non era il posto per un neonato. Mi stupii delle parole che mi uscirono dalla bocca, ma mi vennero direttamente dal cuore!
"Il nostro e il tuo bambino sono uguali per me, entrambi sono piccoli e indifesi ed entrambi hanno una madre che li ama. Ma, questo cavaliere ha ragione, questo non è il posto adatto per un bambino. Qui è buio, non entra il sole e manca pure l'aria. Se tu lo portassi all'aperto prenderebbe colorito" sorrisi quasi.
"Nessuno deve essere protetto da nessuno, come hai detto tu: sei una donna e una madre. Abbi un po' di cuore, non siamo qui per combattere e, se ci permetterai di uscire chiederò a questo cavaliere di abbassare la sua spada".

Cercai di mostrarmi tranquilla e dolce, sperai che queste fossero le armi giuste.

Guisgard
11-07-2011, 20.03.34
Ben presto le forze cominciarono a scorrere di nuovo nelle membra di Guisgard.
E tornato lucido, il cavaliere si accorse subito di Melisendra che era senza forze accanto a lui.
Era pallida e visibilmente fiaccata.
Guisgard scosse il capo, come a volersi riprendere e si guardò attorno.
Realizzò allora ogni cosa: presto sarebbero ritornati.
“Melisendra…” disse “… come state?”
“Credo abbia curato le tue ferite, amico mio…” mormorò il vecchio.
“Non fatevi trovare in questo stato, Melisendra…” tentò di darle forza Guisgard “… altrimenti ci scopriranno…”
Ad un tratto si udirono dei passi.
Giunsero così il boia ed il guardiano.
“Ah, vedo che l’avete rimesso in sesto, questo maledetto!” Esclamò il guardiano rivolgendosi a Melisendra.
Guisgard lo fissò senza dire nulla.
“Avanti, liberalo, il padrone lo aspetta.” Ordinò il guardiano al boia. “E attende anche voi, milady.”
Guisgard si voltò verso il cieco.
“Farò di tutto per tornare a prenderti…” sussurrò “… resisti, vecchio mio…”

Melisendra
11-07-2011, 20.59.20
Mi alzai in piedi e, conservando un'espressione austera, mi spazzolai lievemente la gonna con una mano svolazzante.
"Sto bene..." riuscii a sussurrare a Guisgard, poco prima di seguire il guardiano per i corridoi.
Appena ci introdusse alla presenza dell'oscuro signore di quel luogo, mi inchinai e presi la parola.
"E' tutto risolto... ora è a vostra completa disposizione, qualunque pasticcio avessi creato nella sua mente, ormai essa è bianca come un foglio intonso."
Non riuscii a trattenere un colpo di tosse.
"Chiedo scusa..." sussurrai.

Guisgard
12-07-2011, 00.33.11
L’oscuro signore fissò con attenzione prima Melisendra, poi il mendicante.
I suoi occhi sembravano sussultare dall’una all’altro, quasi a voler penetrare dentro di loro e carpire ogni intenzione e stato d’animo.
“Dovresti riguardarti, mia cara.” Disse a Melisendra. “Se ti accadesse qualcosa a farne poi le spese sarebbe tuo figlio…” e un inquietante sorriso, per un attimo, prese forma sul suo volto.
Si alzò e si avvicinò poi al mendicante.
“Vi è un corso d’acqua sotterraneo, che scorre in alcune gallerie scavate nelle mura.” Mormorò. “Tu raggiungerai quel luogo e troverai un emissario del Gufo. Ascolta attentamente cosa ti dirà, per poi venirlo a riferire a me. L’incontro è per la mezzanotte di domani.” Si voltò verso Melisendra. “Ricorda che tu hai garantito sulla fedeltà di quest’uomo. E tu sarai responsabile di ciò che farà. E’ tutto, potete andare.”
http://www.jimbo.info/weblog/archives/Palpatine.jpg

Melisendra
12-07-2011, 01.01.32
"Sarà fatto, mio signore..." respirai a fatica, ma mantenni l'autocontrollo.
Avevo così tanta fame... mi sarei dovuta nutrire e anche in fretta. Avevo abusato delle mie forze e non c'era altro rimedio che trovare qualcosa con cui scacciare la tremenda sensazione dei morsi della fame, quelli che precedevano la perdita di me stessa, di ogni mia facoltà e infine... l'oblio.
Mi inchinai, un po' rigidamente.
Feci segno a Guisgard di seguirmi e uscii dalla sala.
Una volta in superficie mi aggrappai a un muro e cercai di reggermi in piedi.
Sentivo l'istinto che reprimevo ogni volta che venivo presa dai morsi della fame emergere sempre più violentemente. Avevo imparato a nutrirmi solo per necessità e il più raramente possibile, ma in quello stato ero come un lupo in mezzo a un pollaio. Avrei potuto nutrirmi di chiunque. Ricacciai indietro quella sensazione e asciugai il sudore freddo che mi scendeva dalla fronte.

Guisgard
12-07-2011, 01.28.35
Usciti da quel luogo, Guisgard e Melisendra si ritrovarono in superficie, nelle deserte e buie strade di Capomazda.
Ma Melisendra stava palesemente male.
“State davvero male…” disse il cavaliere avvicinandosi a lei.
Con gesto improvviso, ma deciso, la prese in braccio e la condusse via.
Ad un tratto qualcuno bussò con forza alla porta della piccola casa.
“Apri, vecchio!” Disse qualcuno da fuori.
“Chi è la?”
“Non riconosci nemmeno più la mia voce?”
“Padrone, siete voi!” Ed aprì subito la porta.
“Perché ci hai messo tanto tempo!” Disse Guisgard entrando con Melisendra in braccio. “Presto, questa donna sta male.”
“Chi è, mio signore?”
“Non sono il signore di nessuno!” Con fastidio Guisgard.
“Cosa è accaduto?”
“Non so, sta male…” rispose Guisgard “… dammi una mano…”
Il vecchio Diacono, che i nostri lettori hanno già incontrato tempo fa, indicò a Guisgard dove far coricare Melisendra e subito cominciò a far bollire alcune erbe.
Le toccò la fronte e controllò il suo pallore.
“Come sta?” Chiese il cavaliere.
“Questa donna è una succube o qualcosa di simile, mio signore…” mormorò Diacono “… consegnatela ai chierici e liberatevene… ella è cattiva fortuna per voi…”
“Ascolta, vecchio idiota!” Prendendolo per la camicia Guisgard. “Ora farai del tuo meglio per aiutarla o giuro che t’infilzo come uno spiedo!”
“Si, mio signore…”
Prese allora quelle erbe che aveva messo a bollire e preparò un estratto.
“Questo le darà un pò di sollievo, ma dovrà nutrirsi prima o poi, mio signore…”
Guisgard allora, sedendosi accanto al letto, fece sorseggiare a Melisendra un pò di quell’essenza e attese il suo risveglio.

Guisgard
12-07-2011, 02.01.40
La donna fissò Dafne e si abbandonò ad una delirante risata.
E ad udirla Pasuan strinse con ancora più forza Dafne a sé.
“Chi sei, maledetta? Lasciaci andare!” Urlò il cavaliere.
La donna li fissò e spalancò la bocca, alitando un fumo denso sui due giovani amanti.

“Hubert sorride! Guarda, Pasuan, sorride!”
“Sono lieta che siate ritornati a casa...” disse la madre di Pasuan “... ora finalmente saremo una vera famiglia.”
“Ehi, il piccolo ha detto mamma! L’ha detto, ho sentito!”
“Questo luogo è magico, amore mio...” sussurrò Pasuan a Dafne “... ed è per questo che ti ho portata qui...” e le mostrò l’anello.

Un gran mal di testa ed un forte senso di nausea.
Così riprese i sensi Dafne.
Pian piano cominciò a recuperare lucidità e si guardò intorno.
Era in una piccola cella, chiusa da alcune robuste sbarre.
Alzò la testa e vide Pasuan.
Era come stordito, legato con le mani dietro la schiena ad un grosso palo.
Davanti a lui c’era un forno acceso, dentro il quale bruciava qualcosa.
E qualsiasi cosa fosse emanava un fetido da togliere il respiro.
Ad un tratto qualcosa si mosse fra le fiamme.
Qualcosa che era ancora vivo, mentre il fuoco lo consumava.
E nel fissarlo, finalmente, Dafne comprese la verità: nel forno c’era un essere umano.

Lady Morgana
12-07-2011, 12.07.51
Seguì in silenzio il valletto, che mi accompagnò nelle mie stanze.
"Grazie, ora potete andare." lo congedai.
Osservai la grande stanza. Nel mezzo c'era un bellissimo letto a baldacchino, con le coperte color porpora, sulle pareti erano appesi diversi quadri.
L'aria però era stantia. Scostai le tende, anch'esse color porpora ed aprii una finestra.
Osservai il cielo, punteggiato di stelle luminose; abbassai poi lo sguardo sul giardino: era quasi interamente occupato dagli elmi dei cavaliere che hanno tentato di vincere la Dolorosa Costumanza.

Quante vite sprecate...

Tutto era silenzioso. Poi un rumore, improvviso. E una figura.
Una piccola figura stava in piedi sotto la mia finestra e mi fissava,. quando si accorse che anche io la guardavo mi salutò e per un momento, grazie alla luce argentata della luna, la vidi chiaramente.

E' un bambino... Ma cosa ci fa lì fuori, di notte?

"Ciao. Io non ho sonno... Ti va di parlare un po'?"
Tornò il buio più totale e il bambino sparì.
Dopo poco sentii bussare alla porta ed andai ad aprire.
"Entra pure." dissi al piccolo.
Lo osservai. Sembrava molto stanco, vissuto. Mi rattristai.
"Allora... Io sono Sayla, tu come ti chiami?"

Guisgard
12-07-2011, 19.06.34
Naturalmente Guisgard dovette faticare non poco per far comprendere al vecchio Diacono di essere davvero lui.
Il suo aspetto, infatti, era quello del fedele e grottesco mendicante dell’oscuro signore, che di Guisgard non aveva nulla.
Alla fine, il cavaliere, riuscì a persuadere il vecchio della bontà delle sue parole e questo convinse del tutto il buon Diacono degli straordinari ed oscuri poteri di Melisendra.
“Dunque, senza questi panni” disse il vecchio “recuperereste all’istante il vostro aspetto, mio signore… incredibile… ecco perché dovete consegnare questa donna ai chierici.”
“Sta zitto, vecchio ed aiutami piuttosto a farle riprendere le forze.”
Diacono prese altri suoi intrugli e preparò una tisana con erbe rarissime.
E nel preparare questo nuovo rimedio si segnò tre volte alla maniera degli Ortodossi di Grecia.
“Ecco…” fece Guisgard “… le ho dato un pò di quest’essenza… spero riprenda presto conoscenza…”
Il cavaliere allora, per scaricare la tensione accumulata, cominciò a camminare nervosamente nella piccola stanza, fino a quando la sua attenzione cadde su un vecchio ritratto.
“Chi sono le persone ritratte qui?” Domandò al vecchio.
“La famiglia ducale di Capomazda.” Rispose Diacono. “Il ritratto risale alla vigilia dell’invasione di Sygma.”
”E’ molto vecchio, dunque…” mormorò Guisgard “… questo è lord Ardeliano, vero?”
“Si, mio signore.”
“Non chiamarmi così, vecchio…” voltandosi di scatto Guisgard “… questa donna accanto a lui immagino sia lady Gyaia…”
“No, solo una volta conquista Sygma lui incontrerà e sposerà la principessa di quelle terre.”
“Allora chi è questa bellissima ragazza bionda che sta accanto al futuro Arciduca?”
“Non conosco il suo nome…” rispose Diacono “…era una ragazza amata in gioventù da lord Ardeliano… poi la Ragion di Stato ebbe il sopravvento e lui sposò lady Gyaia per assicurare la pace tra Capomazda e Sygma.”
“E lei che fine fece?”
“Qualcuno dice che si chiuse in un convento, altri che suo padre la murò viva dopo essersi rifiutata di sposare un nobile cavaliere… altri ancora narrano che impazzì nell’attesa di veder ritornare il suo amato Ardeliano…”
Guisgard restò per alcuni istanti a fissare la bella ragazza del ritratto.

Talia
12-07-2011, 19.08.43
Seguii Sayla con gli occhi mentre usciva dalla sala a testa alta... era fiera quella ragazzina, e causava in me un curioso senso di déjà-vu.
Il banchetto riprese quando lei fu uscita... avevo la sensazione che Layla fosse contrariata, e tuttavia non lo dette a vedere, continuando a mangiare come se niente fosse accaduto.
Ma io non ero come lei, non avevo il suo autocontrollo e non riuscivo a dare un nome all’atmosfera inquieta che, sentivo, aleggiava su tutti noi... c’era silenzio in quella sala, un silenzio che premeva forte contro le mie orecchie, un silenzio che mi sembrava quasi assordante. Era un silenzio teso, un silenzio agitato...
E continuavo ad avvertire lo sguardo di lord Icarius su di me... contemplai quella sensazione per un istante, poi alzai lo sguardo e gli lanciai un’occhiata, proprio nel momento in cui lui si stava alzando in piedi...
Poi parlò.

“Milady…” rivolgendosi a Layla “… poco importa il nome con cui chiamate vostra sorella… io vi chiedo di poterla corteggiare per poi chiederla in moglie.”

Sollevai gli occhi sul suo volto a quell’esclamazione e lo fissai intensamente...
Avrei giurato che il mio cuore avesse saltato qualche battito prima di iniziare a correre freneticamente e probabilmente le mie guance erano diventate inevitabilmente rosse...
Continuai a guardarlo, mentre parlava con Layla... lui, pur gentile, parlava tradendo impazienza e, forse, mal sopportazione, lei non aveva mosso un muscolo alle parole del cavaliere, limitandosi a rivolgergli uno sguardo gelido e a rispondere senza scomporsi...
Io seguivo la conversazione con impazienza... cercavo gli occhi di Icarius ma non riuscivo a trovarli, preso com’era dalle parole di mia sorella...
E presto iniziò ad irritarmi questo loro discorrere su di me come se non fossi presente, o come se non potessi capire: mi mossi a disagio sulla sedia...
Le ultime parole di Layla, tuttavia, mi gelarono il sangue...
'La Dolorosa Costumanza' disse...
Mi sentii male.

Lady Dafne
12-07-2011, 20.13.17
Quando vidi quella persona bruciare tra le fiamme credetti di essere veramente scesa all'inferno! Non vomitai, non piansi, non svenni, non feci niente di quel che una damigella avrebbe fatto in un'occasione simile. Carcai piuttosto di ragionare. Avrei dovuto trovare una soluzione immediata e avrei dovuto farlo da sola, Pasuan oltre che essere intontito aveva l'aria di essere stato malmenato. Sarei riuscita a portarlo fuori di lì. Mi guardai attorno, la strega non c'era. Rimasi in silenzio e smisi di respirare per ascoltare ogni piccolo rumore attorno a me. Non sentivo nulla il che significava che la strega doveva essere lontana. C'era tempo per agire, ma bisognava farlo subito.
Mi tastai la gamba destra con la mano, sorrisi quando scopersi che avevo ancora il pugnale nascosto sotto la gonna, l'avevo recuperato da terra appena mi era caduto.
"Bene, se questo coltello è fatto della stessa fattura della spada di Pasuan, dovrei riuscire senza problemi a rompere il lucchetto che tiene chiusa questa cella" pensai pregando di avere ragione. Inspirai tutta la fetida aria che c'era, alzai la mano e mollai un rapido e deciso fendente sopra il lucchetto che, come previsto si ruppe immediatamente. Mi levai il vestito prima di uscire e cercai di ricomporlo sul pavimento della cella tentando di dare l'impressione che fossi accucciata, quasi svenuta. Rimasi in sottoveste. Uscii dalla cella e mi diressi verso Pasuan, ruppi le corde che lo legavano. Gli diedi un piccolo schiaffetto sul viso e aperse gli occhi
"Vieni Pasuan, ce la fai a camminare? Dobbiamo fuggire, dobbiamo farlo subito!". Non rispose ma mi parve che annuisse. Non sarebbe stato molto sensato obiettare. "Fidati di me Pasuan, tentimo la fuga o moriremo!"
Guardai il suo braccio destro, mi sembrava rotto, non avrebbe potuto usare la spada. La spada. Mi sarebbe stata molto utile, almeno avrei provato a difendermi. Guardai intorno, non la vidi, guardai meglio "Eccola!"
Era stata legata al soffitto proprio sopra il punto nel quale Pasuan teneva la testa poco prima mentre era legato al palo. Notai che era attaccata ad un meccanismo strano, intuii a che servisse, abbassando una leva lì vicino sarebbe caduta sopra la sua testa senza lasciargli scampo! Una sorta di Spada di Damocle della morte.
Spostai Pasuan e abbassai la leva, la spada scese veloce senza ferire nessuno. La slegai e la impugnai.
"Pasuan, seguimi, dammi la mano e corri via con me. Bisogna far presto!" riposi il pugnale sotto la gonna che strappai fino alla coscia per facilitare il recupero dell'arma in caso di bisogno.
Apersi la porta di quella stanza in modo deciso e senza guardare da nessuna parte iniziai a correre su per il corridoio che avevamo percorso all'inizio. Pasuan era dietro di me. Corremmo non so quel quanti metri, risalimmo la chiocciola. Vidi la luce aumentare. Vidi l'uscita.
Riuscimmo ad oltrepassare la prorta...

Melisendra
13-07-2011, 00.46.17
Aprii a malapena gli occhi e vidi due volti sopra di me.
Li richiusi, cercando di ignorare quella fitta che sentivo dentro. Mi sentivo debole, come se avessi avuto mille lividi in ogni parte del corpo, e confusa, come se stessi precipitando senza mai arrivare al fondo.
Poi sentii un frammento di discorso, mentre le voci nella mia mente urlavano.
"...dovete consegnare questa donna ai chierici.”
Spalancai gli occhi e rotolai rapidamente giù dal giaciglio in cui mi trovavo. L'equilibrio non era dei migliori, barcollai e mi aggrappai al muro.
Li guardai in cagnesco, cercando di richiamare gli spiriti a proteggermi, ma non li sentii. Non potevo.

Guisgard
13-07-2011, 00.46.42
Incredibilmente Pasuan e Dafne erano riusciti a liberarsi ed a raggiungere quasi l’uscita.
La porta d’uscita da quell’Inferno era lì, davanti a loro.
A pochi passi vi era la libertà.
Ma ad un tratto Pasuan arrestò la sua corsa.
“Dafne…” disse “… non possiamo andare via così… tu sei stata fantastica, una degna eroina, ma il mio onore mi impone di tornare indietro e tentare di salvare quei disperati…” sospirò, come a voler trarre forza proprio da quei valori cavallereschi a cui disperatamente tentava di aggrapparsi “… ma non posso obbligarti a seguirmi... già ho messo più volte in pericolo la tua vita… Dafne…” stringendole le braccia “… sei la cosa più bella che ho e un giorno…” esitò “… un giorno, a Dio piacendo, voglio che tu…” sospirò “… ma devo essere degno di questo… sarò cieco, si, ma questo non toglie nulla al mio valore di cavaliere e tu ed il piccolo Hubert meritate un vero uomo al vostro fianco… Dafne, è per voi che lo faccio… voglio vivere senza rimorsi, senza fantasmi… voglio essere un uomo libero… libero di amarti… perdonami, ma devo tornare indietro per aiutare quegli uomini imprigionati dalla strega…”
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Guisgard
13-07-2011, 00.54.02
Melisendra saltò su tanto rapidamente, quanto inaspettatamente.
“Melisendra!” Disse Guisgard voltandosi di scatto. “Dio sia lodato!” Esclamò sorridendo.
Si avvicinò al letto e tentò di farla stendere di nuovo.
“Non sforzatevi…” disse “… siete ancora debole… avanti, prendete un altro sorso di questo…” porgendole l’essenza alle erbe preparata da Diacono “… vi farà bene… e cercate di riposare dopo…” sorrise, tradendo sollievo per il risveglio della ragazza “… mi avete fatto prendere una bella paura, sapete? Su, sorseggiate adagio un altro pò di questo estratto…”
Tutto questo sotto gli occhi sospettosi del vecchio Diacono.

Melisendra
13-07-2011, 01.22.28
Presi la tazza col suo contenuto, tenendo d'occhio il vecchio che mi guardava con altrettanta diffidenza. Lo annusai e mi salì la nausea. Conoscevo quella pozione. Poteva prolungare la mia resistenza alla fame, ma senza placarne i morsi e nemmeno evitare una ben misera fine, se non fossi riuscita a placarla. Il risultato sarebbe stato uno solo: lucidità durante tutto quel calvario. Ed era così che il mio signore la utilizzava, così come se ne servivano certi Inquisitori.
Sospinsi la tazza su un tavolino e mi raddrizzai bene, cercando di ignorare il mio corpo dolorante.
"Lasciatemi andare..." dissi in un soffio. "Lasciate..." Conferii a quella parola un'intonazione di comando, ma i miei poteri si erano affievoliti e non riuscii a mantenere a lungo quel tono e la voce mi morì in gola, diffondendo nell'aere solo un comando a metà.
Mi schiarii la voce e nel frattempo osservai la porta.
"Sapete bene che non potete farci niente... quell'intruglio può solo prolungare questa pena..."
Il mio sguardo andava da Guisgard al vecchio austero che gli stava accanto.
"Andate a prendere Gavron...", cercai di rimettere ordine nei miei pensieri.

Guisgard
13-07-2011, 01.35.28
“Non siete in condizione di preoccuparvi per gli altri.” Disse Guisgard a Melisendra. “Siete troppo debole…” cercò di assicurarsi se avesse o meno la febbre “… chi vi dice che io non possa fare niente per voi? Conoscete qualche rimedio, non so, qualche erba rara o sconosciuta, il nettare di qualche albero, o la pelle di qualche animale? Deve pur esserci un modo per farvi riprendere le forze.”
“Si, mio signore…” intervenne il vecchio, mentre distrattamente rimetteva a posto pentolame ed erbe “… porgetele il collo e vedrete che subito si rimetterà in forze…”
“Sta zitto, vecchio.” Gridò Guisgard. “Avanti, ditemi cosa posso fare per voi…” tornando a rivolgersi a Melisendra “… io mi sono fidato di voi, mettendo nelle vostre mani la mia vita… per una volta, una soltanto, vi chiedo di fidarvi di me…”
"E' inutile, mio signore, inutile." Mormorò Diacono. "Quelle come lei si fidano solo di loro stesse e del demonio a cui sono devote. Magari aspetterà che il sonno ci prenda, per aggredirci e nutrirsi col nostro sangue e con le nostre anime. Dobbiamo liberarcene." E si segnò tre volte.
"Apri di nuovo quella tua vecchia bocca e ti ritroverai a segnarti davanti a San Pietro, vecchio!" Minacciò il cavaliere.

Melisendra
13-07-2011, 01.53.54
"Non è il sangue... che cosa dovrei farmene del tuo sangue?" risposi al vecchio con un'espressione disgustata. Odiavo il sangue.
Cercai di allontanarmi da Guisgard e riuscii a prendere il mantello, gettato su una sedia in un angolo.
"Non si guarisce... non è un morbo, un demone o qualunque altra cosa quella mente perversa vi suggerisce... è un istinto, come per voi quello di respirare. Provate a chiedergli come conosce l'uso di quelle erbe..." indicai la tazza.
Con una mano slegai il borsello dalla vita e controllai di avere ancora qualche pezzo d'oro. Ne trovai uno e con un po' di sollievo lo riposi al suo posto.
Ero quasi sicura che sarebbe stato inevitabile uccidere qualcuno e un po' quel pensiero mi angosciava. Avevo una rigida disciplina: mai prendere più di quanto mi servisse. Il problema era che ero quasi completamente svuotata.
"Non temete, non diventerò folle e non vi assalirò..." mormorai stancamente. "Scelgo sempre con molta cura...", l'ironia riaccese i miei occhi e mi sfuggì un sorriso. "Nelle prigioni, per esempio."

Guisgard
13-07-2011, 02.13.03
Guisgard si avvicinò a Melisendra e le afferrò le braccia da dietro.
“Istinto? Davvero dite? Anche amare è un istinto, eppure voi stessa mi diceste di volerne fare tranquillamente a meno.” Disse fissandola negli occhi. “Vostro figlio vi ha mai visto mentre vi… nutrite? Immagino di no… e quando vivrete insieme? Come farete? Vi nutrirete di notte quando dorme? Visiterete prigioni alla ricerca di qualche miserabile quando nessuno potrà vedervi?” Scosse il capo, come a voler reprimere un forte senso di rabbia che aveva dentro. “Che sciocco, vero? Si, lo sono… ho creduto che potevate essere diversa, vincere questa vostra natura ed essere una donna normale, capace di amare qualcuno che non sia un sanguinario assassino ed essere felice… e invece anche stavolta ho sbagliato… e sia… vi porterò dove potrete nutrirvi…”
Le coprì le spalle col mantello ed aprì la porta.
“Avanti, andiamo…” disse alla ragazza.
“Fate attenzione, padrone!” Preoccupato il vecchio. “Quella donna è il diavolo!”

Melisendra
13-07-2011, 02.37.05
"Diversa? Vincere questa mia natura? Una donna normale!" per un attimo tutte le mie sensazioni passarono in secondo piano.
Sospinsi via le sue mani, oltremodo offesa.
"Una donna normale vi avrebbe lasciato dove eravate! Questo è ciò che sono e queste sono le mie armi. La vostra è la spada e nessuno con un po' di sale in zucca vi chiederà mai di rinunciarvi."
Lo guardai imbronciata, stretta nel mio mantello.
"Amore? Se vi piace tanto, pensate al vostro di cuore."
Lanciai un'occhiata di fuoco al vecchio che aveva nuovamente biascicato un insulso quanto superstizioso avvertimento e, facendo appello a tutte le mie riserve, spinsi la porta e uscii.

Guisgard
13-07-2011, 02.52.02
Guisgard sentì l’impulso di abbandonarsi all’ira.
Quella donna riusciva ogni volta ad irritarlo, a farlo arrabbiare come nessun’altra.
Ma perché?
Perché ci riusciva?
Si chiedeva il cavaliere.
Tentò allora di scacciare quell’impeto di rabbia e frustrazione.
“Si, avete ragione…” disse “… il vostro cuore non è affar mio… e state tranquilla che non me ne occuperò più…” scosse il capo “… però su una cosa vi sbagliate… una donna normale non mi avrebbe lasciato in quel luogo… magari sarebbe tornata per motivi diversi dai vostri, ma l’avrebbe fatto…” la fissò per un istante senza dire nulla “… ma vi sono comunque debitore…” riprese a dire “… ma saprò sdebitarmi, non temete… non voglio debiti con voi…”
Fece un cenno al vecchio ed uscì in strada insieme a Melisendra.
Per tutto il tragitto non disse nulla, limitandosi a gettare qualche occhiata alla ragazza che camminava a fatica.
Avrebbe voluto avvicinarsi, sorreggerla, aiutarla, ma avvertiva l’ostilità nei suoi confronti da parte di lei.
Alla fine giunsero in strada isolata e malfamata.
E in una bottega maleodorante e sporca trovarono alcuni mendicanti.
Erano storpi, malati e deformi.
“Ecco, la vostra corte dei miracoli…” mormorò il cavaliere mostrando quei miserabili a Melisendra “… scegliete chi vi piace di più e cibatevi pure… il prescelto sarà comunque un fortunato, visto che gli farete un gran favore mettendo fine alle sue miserie… io vi attendo sul ciglio della strada…” disse allontanandosi con indifferenza.

Melisendra
13-07-2011, 03.33.11
Mi guardai intorno e la mia nausea crebbe.
Non avevo intenzione di consumare lì il mio pasto.
Passai oltre e mi incamminai lungo altre vie. Le stradine erano piccole, mi sedetti su una piccola scalinata e attesi che dalla stradina di fianco qualcuno svoltasse. La taverna era proprio lì dietro, da qualche parte.
Non sapevo quanto ci sarebbe voluto, ma mi fermai lo stesso.
Attesi pazientemente, riflettendo su come riuscire a fermarmi prima di causare la morte del mio piccolo pasto. Forse la voracità mi avrebbe sopraffatta.
Sentii rumore di passi sulla ghiaia. Passi incerti.
Sbirciai, scostando il mantello e vidi la sagoma di un uomo.
Mi alzai e lentamente gli andai incontro.
Non era necessario dire niente, non ci sarei riuscita. Mi sentivo debole e pallida.
Gli occhi, mi concentrai disperatamente su quelli e quell'uomo rimase in silenzio, mentre mi dissetavo.
Ad ogni respiro che prendevo per me, ogni sensazione di una serata, forse passata a giocare a dadi e forse a correre dietro a una servetta, mi sentii più forte. Era una sensazione di potere straordinaria. C'era tutta la sua vita in quella interminabile cascata di emozioni.
Mi staccai appena in tempo.
Barcollai indietro, come ubriaca.
Agli occhi del mondo non era stato più di un bacio appassionato.
Trascinai l'uomo, a terra svenuto, in un angolo e gli imposi di dimenticare.
Per un attimo tutto acquistò colore.
Mi incamminai zigzagando verso le strade appena percorse, fino a quando non mi fermai a osservare il cielo stellato. Ero di nuovo in me.
Sospirai per il sollievo.

Guisgard
13-07-2011, 03.46.40
Guisgard, visto il tempo impiegato da Melisendra a ritornare, si affacciò nella bottega ma non vide la ragazza.
Si guardò intorno e cominciò a cercarla per quella strada.
Fino a quando vide una figura che scrutava il cielo.
La riconobbe subito.
“L’ha fatto…” disse fra sé il cavaliere “… l’ha fatto… si vede da come sta in piedi…”
Restò qualche istante a guardarla sotto quel cielo e sotto la luce della Luna pallida di Capomazda.
In quel momento gli tornò alla mente una vecchia poesia che gli recitava sempre sua madre da piccolo.
Rammentò così, per quel breve istante, quei versi nei quali si cantava della magia della Luna e di come sotto la sua luce ogni cosa acquistasse la propria vera bellezza.
E Melisendra lo era davvero.
Era bellissima.
Di una bellezza non comune.
Ma come poteva una creatura tanto bella nascondere una natura così oscura?
Questo si chiedeva, tormentandosi, Guisgard.
Perché?
Domandava interpellando tutti i Santi del Cielo.
Perché?
Poi, come a voler destarsi da quei pensieri, cominciò ad avvicinarsi a lei.
“Immagino ora vi sentiate meglio…” mormorò una volta che le fu accanto “… non eravate nella bottega… dove avete… si, insomma, dove avete…” esitò “… ma in fondo che importanza può avere…” sorrise malinconico e beffardo “… meglio pensare a Gavron… dove si trova?”

Guisgard
13-07-2011, 04.21.56
Il piccolo Morgan bussò alla porta di Sayla e la ragazza lo fece entrare.
Il bambino non tradiva nessun imbarazzo o timidezza.
Anzi, con molta naturalezza sorrise a Sayla e si sedette su uno dei grandi cuscini vermigli che facevano da divani.
“Io sono Morgan…” disse sorridendo “… sei molto bella, sai? Ti ho vista quando arrivasti qui con quel cavaliere. Domattina ti piacerebbe giocare con me nel cortile? Ci sono anche altri bambini.” Tossì. “Sai che ho anche un pony? E’ stata lady Layla a regalarmelo. Si chiama Behm. Vuoi vederlo?”
Ma la tosse, prima solo accennata, cominciò ad aumentare vistosamente.
“Quando…” ansimando il piccolo Morgan “… quando fa caldo, la tosse diventa più forte…” tossì per qualche altro istante, per poi riprendersi pian piano.
“Hai visto quel cavaliere che ha sfidato la prova?” Chiese poi a Sayla. “Anche altri che si sono presentati questo mese sono stati uccisi in quel modo. E’ sempre la testa dei cavalieri che viene colpita.” Fissò fuori nell’oscurità, in direzione del verziere. “Se vedi gli elmi sulle lance sono tutti ammaccati o perforati.”

Guisgard
13-07-2011, 04.50.25
La Dolorosa Costumanza.
Quelle parole echeggiarono su tutti i presenti, lasciando un velo d’inquietudine ed angoscia nell’aria.
“Spiegatevi meglio, milady…” disse Icarius a Layla.
“Non sono stata sufficientemente chiara, milord?”
“Nulla in tutta questa stramaledetta storia è mai stato chiaro!” Intervenne Lho. “Ci avete fatto giungere qui per riprendere con noi lady Talia e poi invece ci fate trovare il giochetto della perdita della memoria! Ed ora salta fuori anche questa misteriosa prova che sembra far più vittime di un mordo mortale! Chi siete veramente?” Chiese con rabbia il guardiano dei Taddei. “Da dove vi deriva tanto odio verso il sangue del mio signore? Da una vita precedente forse?”
“Ora basta, Lho!” Lo zittì Icarius.
“Una vita precedente…” sorridendo in maniera beffarda Layla “… chissà… forse davvero una sola vita non basta per contenere sentimenti così forti…”
Il guerriero scosse il capo nervosamente.
“Lho, potete uscire a calmarvi.” Fece Icarius. “Nel frattempo saprò fare a meno della vostra compagnia.”
“Grazie, milord!” Quasi come una liberazione Lho.
Uscito Lho, Icarius tornò a fissare Layla.
“Cosa c’entra la Dolorosa Costumanza col chiedere la vostra mano?”
“Essa mi impedisce di prendere marito, milord.” Rispose lei. “E solo vincendola io sarò sciolta dal voto che feci anni fa.”
“Che voto, milady?”
“Quello che feci quando giurai di non prendere mai marito.” Fissandolo Talia. “Volete forse divenire mio campione e tentare di spezzare quel giogo, milord?” Chiese con un sorriso di sfida.
Ma in quel momento alcuni valletti le si avvicinarono, sussurrandole qualcosa ad un orecchio.
Layla si scusò con i presenti e si allontanò.
Icarius restò per un attimo pensieroso, dopo aver udito le parole di Layla.
Ma poi subito cercò di destarsi da ogni altro pensiero che non fosse la sua Talia.
Layla si era allontanata e finalmente Talia era rimasta da sola.
L’eroe taddeide doveva approfittarne.
“Posso invitarvi a passeggiare nel verziere al chiaro di Luna, milady?” Domandò a sua moglie. “E’ una bellissima serata ed è un peccato sprecarla restando in casa..."

Talia
13-07-2011, 12.21.37
Layla era uscita in fretta, mormorando appena qualche parola di scusa.
Stavo proprio per alzarmi a mia volta, quando quella voce mi bloccò...

“Posso invitarvi a passeggiare nel verziere al chiaro di Luna, milady?” Domandò a sua moglie. “E’ una bellissima serata ed è un peccato sprecarla restando in casa..."

Sollevai gli occhi su di lui, quindi, e lo osservai per un istante...
Infine sorrisi, annuii con un leggero movimento della testa e mi alzai, precedendolo verso la porta vetrata che dava sull’ampio terrazzo.
L’aria era fresca e profumata quella sera e la luna piena diffondeva una candida luce tutto intorno, vi era silenzio e quiete lì e io mi sentii meglio. Sempre restando in silenzio, attraversammo a passo lento il terrazzo e raggiungemmo l’ampio scalone di marmo che da qui, con un’ampia ed elegante curva, scendeva in giardino.
Fu solo quando giungemmo ai piedi della scala e ci inoltrammo per qualche passo tra gli alberi del verziere che mi decisi a parlare... molte sarebbero state le cose da dire, molte le cose da chiedere...
Invece sospirai, annodai le braccia dietro la schiena e sollevai il viso, portando gli occhi al cielo...
“Avete mai visto così tante stelle?” mormorai “Io... io purtroppo non ne ho memoria! Non ricordo niente... il mio ricordo più lontano risale a qualche giorno fa! Se voi sapeste cosa si prova... vedete, tutto è nuovo per me, ogni pur minima cosa mi sorprende perché è la prima volta che la vedo... è come tornare ad essere bambini, dove tutto assume un colore e un valore speciale!”
Feci una breve pausa, scrutando il cielo ancora per un attimo, poi spostai lo sguardo su di lui...
“Ma voi... voi siete diverso! Ogni volta che vi guardo mi sento confusa... vi è mai capitato di sentire di aver dimenticato qualcosa? Qualcosa di importante? E più che il tempo passa e più che quella sensazione si intensifica, ma quando vi ponete tutta la vostra attenzione sentire che quel qualcosa vi sta sfuggendo sempre più...”
Scossi la testa, quasi con rassegnazione, e mi allontanai di qualche passo...
“Layla dice che non devo fidarmi di voi!” confessai dopo un attimo, quasi con noncuranza, dandogli le spalle “Dice che mentite e che cercate solo di ingannarmi! Ciò è vero, milord?”

Guisgard
13-07-2011, 14.28.42
Icarius sollevò lo sguardo su quel meraviglioso firmamento, quasi guidato dalla voce di Talia.
“Raramente in questa stagione è possibile vedere così tante stelle…” disse “… almeno in queste terre che sono pianeggianti ed avvolte dall’umidità di questi lussureggianti boschi… ma vi è un luogo dove invece le stelle sono numerose anche nelle calde sere d’Estate…” si voltò a fissarla, mentre la ragazza guardava il Cielo “… questo luogo si chiama Sygma… io non lo conosco, o almeno non ricordo di averlo mai conosciuto… perchè, vedete, milady… anche io come voi ho perso il bene della memoria… come voi non ho passato, né più sogni… se non uno soltanto… ed è per inseguire quel sogno sono giunto fino a qui…”
Le si avvicinò, quasi ad imporle il suo sguardo nel suo.
“Quel sogno siete voi, milady...” sospirò “… vostra sorella dice tante cose su di voi e su di me… vi chiama con un nome diverso da quello che io sospiro ogni notte nella mia solitudine… che siate Talia, Yelia o Isotta a me poco importa… voi siete la mia Amica, la mia compagna, la mia musa, il mio bene più grande e prezioso… siete l’unico sogno che mi è rimasto… quello che neanche l’oblio del mio passato è riuscito a strapparmi… quello che neanche gli oscuri incanti di questo luogo possono togliermi…"
Allungò allora la sua mano sulla leggera e raffinata scollatura del suo vestito, sfiorandole ed accarezzandole la pelle bianca e profumata, per poi scendere a toccare il ciondolo che Talia aveva al collo.
“Non vi chiedo di credere alle mie parole, milady...” continuò “… ma di credere a ciò che avete sul cuore… aprite questo ciondolo ed apparirà un volto… e quel volto sarà la verità e la risposta a tutto questo…”
“Milady, vostra sorella chiede di voi.” Disse all’improvviso Shezan interrompendo i due. “Prego, vi condurrò io da lei…”
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Melisendra
13-07-2011, 14.35.43
"Non so che idea vi siate fatto di come sopravvivo... e in tutta sincerità siete libero di pensare ciò che preferite."
Mi spolverai l'abito e calai il cappuccio sul volto.
"Andate a prendere il piccolo Gavron... lo troverete presso Lady Rachel... ormai è il tramonto e il tempo che mi ha dato sta per scadere."
Gli passai accanto, in un turbinio di gonne.
"Ora potete andare via da Capomazda, come desideravate, no? Seguite i consigli del vostro... prete..."
Mi voltai appena.
"Buon viaggio, cavaliere."
Mi ricordai che a mezzanotte avrei dovuto raggiungere i sotterranei. Avevo svolto gli ordini del mio signore per molto tempo, farlo ancora per un po' non avrebbe comportato una grossa differenza. Tanto più che in quel modo avevo l'occasione di liberarmi per sempre sia di lui che di Gouf.

Guisgard
13-07-2011, 14.58.12
A quelle parole di Melisendra, Guisgard si voltò e scalciò un sasso per la rabbia.
Si voltò poi a fissarla mentre si allontanava.
“Si, andrò via da questo posto!” Disse avvicinandosi ed afferrandola per le braccia. “E via da tutti voi, Arciduchi, chierici e streghe! Si, perché sono stanco di tutto questo! E voi siete una sciocca! Volete fare un favore ad entrambi, milady?” Chiese con un impeto d’ira. “Prendetevi la mia vita! Ora subito! Tanto che importanza fa per voi se ora il mio volto non è più il mio ma quello di questo grottesco mendicante! Avanti, nutritevi, tanto detestate entrambi, no?”
E la baciò con passione, stringendola a sé, senza darle la possibilità di respingerlo.
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Lady Morgana
13-07-2011, 15.27.12
Morgan era davvero un bambino strano.
"Grazie per il complimento, sono onorata." dissi accennando un inchino e ridendo piano.
"Il Cavaliere dite? Vi riferite forse, a Lord Icarius? Egli è un uomo molto importante, sai? E' qui per riavere sua moglie. Comunque... Sì, mi piacerebbe molto giocare con te!"

Forse questo bambino, innocente ed ingenuo, potrebbe darmi delle informazioni importanti, senza nemmeno rendersene conto...

Poi Morgan cominciò a tossire, prima piano, poi sempre più forte. Poco dopo la tosse si placò e il bambino riuscì a parlare nuovamente.
"No, non ho visto il cavaliere che ha tentato di vincere la Dolorosa Costumanza, ma mi è stato detto cosa gli è successo." mi rattristai ripensando a tutti coloro che erano morti, solo per avere la mano di quella strega!
"Ma in cosa consiste la Dolorosa Costumanza? Tu ne sai qualcosa? Ma che sciocca che sono, fare certe domande ad un bambino..." gli dissi.
Istintivamente guardai gli elmi, illuminati dalla luce tenue della luna.
"E' tardi, ora, Morgan. Dovresti andare a dormire. Domattina giocheremo insieme e mi farai conoscere il tuo pony! Buona notte!" gli dissi, accarezzandolo sui capelli.
Quando se ne andò mi sdraiai sul letto, sperando di non avere incubi e di riuscire ad estorcere qualche informazione dal piccolo Morgan.

Melisendra
13-07-2011, 15.36.41
Fui colta alla sprovvista. Non mi aspettavo che reagisse in quel modo.
Riuscivo a malapena a respirare tanto stringeva. Per un attimo dimenticai ogni cosa, percependo un caleidoscopio di emozioni che mi sopraffecero. Si liberavano da lui e mi inebriavano. Non la assorbii, ma rimasi ferma, quasi inerme a lasciarmene travolgere, come se si fosse trattato di una brezza marina. Poi tornai in me e protestai.
"Cosa pensate di fare?!"
Riuscii a spingerlo via e mi basto un lieve strattone per prendere con me la tunica del mendicante, ormai a brandelli. La nascosi sotto il mantello. Dovevo provare la sua morte al mio signore.
"Siete impazzito?"
Il cappuccio mi era ricaduto sulle spalle e avevo le gote accese dall'indignazione e dall'imbarazzo.

Lady Dafne
13-07-2011, 21.11.57
"No Pasuan, non andare! Ascoltami, torniamo al villaggio, prendiamo due cavalli freschi e andiamo fino a Capomazda. Lì chiederemo aiuto a qualcuno dei cavalieri tuoi amici. Rispettare gli obblighi e gli ideali cavallereschi è corretto ma, rischiare di essere ammazzati non lo è". Lo guardai fisso negli occhi e gli presi le mani, lui emise un gemito
"Hai pure un braccio rotto, non puoi combattere così. Non contro una strega. Fai come ti dico, Pasuan. Torniamo al villaggio e chiediamo rinforzi...."

Guisgard
14-07-2011, 00.59.44
Guisgard la fissò con un lieve sorriso sulle labbra.
Il suo sguardo era su di lei, quasi ad assaporare ancora quelle emozioni provate fino ad un attimo fa.
“Potevate uccidermi, nutrirvi della mia essenza…” disse “… perché non lo avete fatto? E ditemi, sono riuscito a farvi dimenticare, almeno per un istante, il Gufo?” Sorrise beffardo. “Pensavo mi avreste schiaffeggiato… beh, almeno sarebbe stata una reazione da donna, finalmente…”
Restò a fissarla per alcuni istanti, senza dire nulla.
“Abbiamo un appuntamento con qualcuno sotto le mura di Capomazda, ricordate?” Riprese a dire. “Meglio essere puntuali… dopo andrò a riprendere Gavron… o forse avete un piano migliore?”

Melisendra
14-07-2011, 01.16.24
Irrigidii la mascella a quelle parole. Piegai con cura la tunica strappata e la strinsi a me sotto il mantello.
"Siete più stupido di quanto pensassi se credete che voglia prendermi la vostra vita, quando sono in forze a sufficienza da poterlo evitare... ho più rispetto per la vita di quanta ne abbiate voi, sembra... inoltre, credo mi sareste indigesto."
Socchiusi gli occhi e lo guardai nel modo più torvo possibile.
"Avete due possibilità... o andate da solo a prendere Gavron o dovrò ordinarvelo... e vi assicuro che lo farete e vi accorgerete di avermi ubbidito solo una volta fuori dalle mura di questa città!"
Incrociai le braccia e lo guardai freddamente.
"Sono certa che, là dove ho lasciato il bambino, troverete compagnia meno recalcitante e più consona a voi della mia... ecco, la strada è quella mi pare."
Indicai alcune stradine che conducevano nella direzione giusta e lanciai un'occhiata alle finestre delle case che ci circondavano. Sperai che quella discussione non avesse attirato troppa attenzione.

Guisgard
14-07-2011, 01.27.24
Guisgard scosse il capo, con un sorriso di beffa.
“Già… dimenticavo…” disse “… voi potete controllare la mente di tutti coloro che vi circondano… brava… dovreste esserne fiera…” masticò amaro, sempre celando le sue emozioni sotto quel sorriso “… peccato che non siete riuscita a farvi amare dal Gufo…”
Si voltò verso la direzione che conduceva alla casa di piacere.
“E state tranquilla…” continuò “… non ho mai pensato di godere della vostra compagnia… se avessi voluto davvero compagnia, avrei cercato in qualche angolo di strada… almeno di quel genere di donne potrei di sicuro fidarmi…” la fissò senza più quasi tradire emozioni “… vado a riprendere Gavron… e quanto alle ragazze della casa di piacere, fossi in voi non farei poi tanti paragoni… ognuna di loro è più donna di quanto possiate esserlo voi… loro infatti non uccidono…” e s’incamminò nella stradina.

Melisendra
14-07-2011, 01.57.22
Era impossibile parlare con quel tipo.
Invece di mantenere la consueta freddezza, qualcosa scattò.
Lo spintonai, mentre accennava ad allontanarsi.
"Come osate presumere di conoscermi? Chi diavolo pensate di essere per sputare sentenze su di me?"
Continuai a spintonarlo a dispetto della differenza di forza fisica e del mio corpo ancora dolorante per il rischio corso. La sensazione che avevo dappertutto era quello di essere caduta giù da un burrone ed essere riuscita a strisciarne fuori.
Sembravo una formica che spinge un sasso. Un'angolo della mia mente si domandò dove avessi dimenticato la cautela.
Mantenevo la calma pensando alle acque di un lago silenzioso, ma in quel momento la superficie era increspata, anzi... decisamente furiosa.

Guisgard
14-07-2011, 02.10.23
Guisgard restò immobile ed in silenzio mentre Melisendra lo spintonava e gli scagliava contro la sua rabbia.
Restò a fissarla e ad ascoltarla mentre gridava.
“Finalmente una reazione da donna…” disse all’improvviso “… avanti, continuate pure a sfogare la vostra ira… cosa vi ha fatto arrabbiare tanto? Perché vi ho baciata? Perché ho osato attentare a quella sorta di campana in cui vi siete chiusa? O forse perché ho accennato al Gufo? Eh, è per questo? Perché ci soffrite ancora? Perché vi ha respinta?”
Ad un tratto, dopo l’ennesimo spintone, Gisgard l’afferrò con forza.
“E per questo,vero? Per quel maledetto cavaliere!” Portando la sua mano a stringere il suo volto. “Siete una sciocca… una sciocca… vi schiaccerei la testa come si fa con una noce, se bastasse a far uscire l’immagine di quel maledetto… si, lo farei in questo stesso istante…” per un attimo la sua bocca fu sul punto di sfiorare nuovamente le labbra di lei “… ma so che non servirebbe a nulla…” allontanandosi “… no, quel cavaliere maledetto, come un pensiero, un’ossessione, un morbo è dentro di voi…”
La lasciò e riprese la strada verso la casa di piacere.

Melisendra
14-07-2011, 02.48.31
Allontanai le sue mani dal mio viso e rimasi in silenzio a guardarlo andar via.
Respirai profondamente più di una volta.
Perchè me la prendevo tanto? Che me ne facevo della sua disapprovazione? Assolutamente niente. Non cambiava niente.
Sistemai nervosamente il mantello e mi incamminai verso il luogo dell'appuntamento.
I sotterranei.
Ci misi un po' ad orientarmi e a trovare il punto esatto. La maggior parte di quei cunicoli era buio e tetro, ma gli spiriti erano tornati da me e mi guidarono su strade sicure.
Giunta al punto prestabilito mi sedetti, osservando l'acqua scura che scorreva sotto di me e attesi.

Guisgard
14-07-2011, 03.01.03
L’acqua scorreva lenta, echeggiando tra i cunicoli e donando a quel luogo una strana sensazione di calma piatta.
Ad un tratto Melisendra sentì dei passi.
Una figura, lenta ed austera, si avvicinava a lei.
Era coperta da un lungo mantello ed aveva un cappuccio sul capo.
Giunta a pochi passi dall’incantatrice, fece un cenno col capo e si tolse il cappuccio.
Era un uomo dal volto scarno ed i capelli argentati.
Gli occhi erano racchiusi in due strette ed inespressive fessure ed un ghigno comparve sul suo volto nel vedere Melisendra.
“Tra tre giorni l’acqua di Capomazda sarà come quella del fiume Stige…” disse “… ed allora questi cani ci apriranno loro stessi le porte della loro città…” fissò Melisendra “… sir Gouf sta preparando una sorpresa con i fiocchi… probabilmente nel giorno del nostro trionfo non si sacrificheranno solo cervi e capretti…”
Portò una mano nella sua cintura ed estrasse una lettera.
Era sigillata col simbolo del Gufo.
“Datela al nostro uomo…” fece il cavaliere, riferendosi all’oscuro signore.
Un attimo dopo scomparve nello stesso modo in cui era apparso.

Melisendra
14-07-2011, 03.45.55
Le parole del messaggero mi fecero rabbrividire. Gouf era davvero impazzito se credeva di poter mettere in atto una simile mattanza. Era pazzo d'odio.
Annuii. Non c'erano parole adatte da pronunciare dopo un simile messaggio.
Presi la lettera e la infilai nel borsello.
Uscii da quei sotterranei più disperata che mai: la città sarebbe caduta. Non c'era modo di impedire che avvelenassero le acque.
Mentre camminavo per le strade, riflettendo su quelle parole, sentii per la prima volta una nuova determinazione a sbarazzarmi di tutto ciò che faceva parte del mio passato. Ormai non c'era niente da fare: Gouf andava fermato e a qualunque costo. Ma prima dovevo pensare a quel male più antico e profondo che chiamavo "mio signore".
La lettera andava consegnata. Mi affrettai verso la dimora del mio signore.

Guisgard
14-07-2011, 03.55.23
Melisendra raggiunse il luogo d’accesso al covo sotterraneo dell’oscuro signore.
Giunta alla cappellina col Cristo Redentore trovò ad attenderla il nano incontrato in precedenza.
“Avete fatto presto, milady.” Disse con un ghigno quella grottesca figura. “Dov’è il povero mendicante? Non era con voi?” La fissò con più attenzione. “Immagino abbiate qualcosa per il mio padrone…”
Azionò allora il passaggio che permetteva di scendere nel covo sotterraneo.
Poco dopo Melisendra fu portata in presenza dell’oscuro nemico di Capomazda.
“Ben tornata mia cara…” mormorò “… hai svolto la tua missione? Hai incontrato l’emissario di sir Gouf” Rise. “Ma certo che si… non hai mai deluso le mie aspettative… sei sempre stata la più fedele tra i miei devoti…”

Melisendra
14-07-2011, 04.12.38
Gli porsi la lettera sigillata e gli parlai con fermezza.
"Fino a quando non accadrà niente di male a mio figlio, siate sicuro che sarò la vostra più fedele e devota serva... ad ogni modo entro tre giorni le acque saranno pestilenziali, questo è ciò che ha detto il messaggero..."
Tirai fuori da sotto il manto la tunica strappata e gliela mostrai, lasciandola infine cadere in un angolo.
"Dunque credo di non aver inquinato più di tanto le acque dei canali sotterranei gettandoci dentro il corpo del mendicante... purtroppo la sua mente ha vacillato una volta di troppo e mi sono vista costretta a sbarazzarmene."
Tacqui.

Guisgard
14-07-2011, 04.21.18
Vedendo quella tunica l’oscuro signore sorrise.
“Era ormai condannato…” disse “… il suo viscido sangue comincerà ciò che gli uomini di Gouf intraprenderanno tra tre giorni…” accennò una risata “… il caldo…” mormorò “… Capomazda è calda… troppo calda… solo l’antico Palazzo d’Estate degli Arciduchi potrebbe garantire un soggiorno sopportabile… e presto sarà mio… mio…” fissò poi con più attenzione Melisendra “… sono sicuro che anche tuo figlio troverebbe piacere in quel palazzo…” un ghigno apparve sul suo volto “… e poi non vedo chi possa desiderare il male del tuo bambino, mia cara…”
Aprì allora la lettera e la lesse con attenzione.
Non mostrò alcuna emozione, limitandosi a gettare uno sguardo su Melisendra.
“Un cavaliere di nome Guisgard…” mormorò “… questo nome non mi è nuovo… chi è?” Domandò alla ragazza.

Melisendra
14-07-2011, 04.29.16
Mi ero dimenticata di quel dettaglio.
Colta alla sprovvista cercai di rimediare.
"Io... dunque... sì, si tratta dell'uomo che ha ucciso Aytli. Immagino che Gouf voglia ancora la sua testa... e devo ammettere che mi era sfuggito, quando avevo cercato di catturarlo e portarlo al suo campo."
Rimasi un momento senza parole.
"Non vedo cosa c'entri con la conquista della città... ad ogni modo l'ultima volta che l'ho visto è stato in una maledetta palude..."
Pensare a Guisgard e all'ultimo scontro che avevamo avuto mi fece ribollire il sangue nelle vene. Ero ancora indignata. E oltremodo irritata... con me stessa.

Guisgard
14-07-2011, 04.42.55
L’oscura figura restò in silenzio ad ascoltare Melisendra.
Poi cominciò a tamburellare con le dita sul tavolo, come impegnato in una profonda riflessione.
“Eppure avevo per un attimo creduto che il cavaliere con il quale avevi tentato di sottrarmi la spada dei Taddei fosse proprio lui…” disse fissandola in maniera enigmatica “… ma mi sbagliavo a quanto pare… lui è morto, vero? Così mi sembra di ricordare dalle tue stesse parole…”
Si alzò e cominciò a camminare nella stanza.
“Comunque quel certo Guisgard c’entra eccome con la conquista della città…” mormorò “… e pare che per Gouf valga molto…” si voltò verso di lei “… almeno quanto Capomazda, visto che imporrà uno scambio prima di prendere la città…” restò un attimo in silenzio “… spero solo che l’impulsività di quello sciocco non metta a repentaglio i miei piani…” riprese a dire “… comincio ad averne abbastanza di quel Gouf… dopo la presa di Capomazda sacrificheremo non solo pecore e agnelli, ma anche gufi…”
Si avvicinò di nuovo al tavolo e conservò la lettera nel grosso libro che stava copiando prima dell’arrivo di Melisendra.

Melisendra
14-07-2011, 04.59.02
"Cavalieri... sapete bene che per me sono tutti uguali... quel Guisgard potrebbe essere perito nella palude o sta cavalcando sotto altri cieli. Quanto a quell'altro ha avuto ciò che si meritava per essersi immischiato troppo." Replicai con leggerezza. "Però... sono un po' stanca di uccidere... vi chiedo di preservare i miei servigi fino a quando non mi darete l'ordine di sacrificare gufi sull'altare della vostra vittoria..."
Abbassai gli occhi, apparendo quieta e sottomessa.

Guisgard
14-07-2011, 05.08.42
“Ma certo, mia cara…” disse l’oscura figura “… sei stanca, è comprensibile… hai svolto un ottimo lavoro e ti sei guadagnata un buon riposo… sei libera… saprò poi io come e quando cercarti… puoi andare…”
Fece un cenno al nano e questi lo accompagnò fuori dalla stanza.
Tutti i suoi lo salutarono, quasi prostrandosi davanti a lui, fino a quando non svanì nell’oscurità di quei dimenticati meandri sotterranei.
Melisendra restò così alcuni istanti da sola nella stanza, fino a quando il nano ritornò.
“Venite, milady…” mormorò “… vi riaccompagnerò all’uscita…”
Sul tavolo vi era ancora il libro, dove l’oscuro signore aveva conservato la lettera inviatagli da Gouf.

Guisgard
14-07-2011, 05.16.37
“Dafne…” disse Pasuan “… io ti amo più della mia stessa vita… per te farei qualsiasi cosa e la tua felicità è il mio sogno più grande… ma non posso ascoltare quanto tu mi dici… se tornassimo ora a Capomazda potrebbe poi essere troppo tardi per quei miserabili abbandonati laggiù…” le accarezzò il volto “… quando fui armato cavaliere il mio maestro mi disse:

<< ascolta, ragazzo mio… la vita di un cavaliere è costellata da tante cose, avventure, fama, onore, amore… ma dovrai guadagnartele tutte queste cose… ricordalo sempre... essere cavaliere non è un privilegio, mas una missione… non vanterai solo diritti, ma soprattutto doveri... rammentalo, sei cavaliere perché altri non possono... sii sempre degno di questa tua fortuna... ascolta sempre il tuo cuore e saprai di non sbagliare, ragazzo mio…>>”

Pasuan sospirò, come se avesse rivissuto davvero in quel momento quel lontano ricordo.
“Il mio cuore, Dafne…” continuò “… devo seguire il mio cuore… lo stesso che mi sussurra del mio amore per te… perdonami, piccola, ma devo andare... se al tramonto non sarò ritornato, torna al villaggio...”
La baciò con dolcezza e le sfiorò i capelli con una mano.
Un attimo dopo s’incamminò di nuovo verso il ventre di quella tomba maledetta.

Guisgard
14-07-2011, 05.18.48
“No, non conosco la Dolorosa Costumanza...” disse il piccolo Morgan a Sayla “… nessuno la conosce. Solo lady Layla sa di cosa si tratta, ma ci ha sempre proibito di fare domande.”
Sorrise e le diede un bacetto sulla guancia.
“Allora domattina giocheremo insieme, se Dio vorrà!” Esclamò entusiasta.
Un attimo dopo uscì dalla stanza.

La lunga processione attraversava il verziere, seguendo il corso delle lance con gli elmi posti sulle loro punte, recitando una solenne e lenta litania.
Ad ogni invocazione di un Santo, si udiva un sordo eco lontano, simile ad uno straziante lamento che sembrava diffondere un’angoscia senza fine.
“Litania dei Santi, timore e speranza.
Litania della Vergine, Fede e costanza.
Amore e dolore canta alla Luna il cavaliere,
pianto e morte dimorano inesorabili nel verziere.”
Recitò Nishuru accanto a Sayla.
Ad un tratto la ragazza vide, tra i tanti che seguivano la processione, il volto di una donna.
Era triste ed affranto.
All’improvviso quella donna si voltò e fissò Sayla.
http://www.cosmopolitan.it/var/cosmopolitan/storage/images/media/immagini/archivio/026001027758/22783-1-ita-IT/026001027758_image_gallery.jpg

Il Sole irradiava in quella calda mattina di Luglio il palazzo, col cortile ed il verziere.
I suoi raggi, attraverso la finestra della stanza, penetravano fino a posarsi sul giovane volto di Sayla, destandola da quel suo sogno.
Un attimo dopo la ragazza sentì qualcuno che la chiamava.
Era il piccolo Morgan nel cortile.

Guisgard
14-07-2011, 05.22.57
Guisgard giunse davanti alla casa di piacere e subito mostrò il suo solito segnale per farsi riconoscere.
Due ragazze lo accompagnarono in una grande sala, dove altre stavano in cerchio attorno ad un bambino.
“E quando sarò diventato cavaliere” disse Gavron “partirò in cerca del Santo Graal.”
“Che cos’è il Santo Graal?” Chiese una di loro al piccolo aspirante cavaliere.
“E’ il Calice che Gesù utilizzò nell’ultima cena con i suoi Apostoli.”
“Oh, non è un amore di bambino?” Sospirò una ragazza.
“Ma tu come fai a conoscere queste cose?”
“E’ stato sir Guisgard a raccontarmi del Santo Graal.” Rispose il piccolo. “Lui è il Primo Cavaliere è perciò partirà per cercarlo. Ma bisogna essere puri e perfetti per trovare il Santo Calice. Anzi, quando lo nominiamo dobbiamo farci il segno della Croce… così…” e si segnò.
“Oh, non sapevo che Guisgard fosse un cavaliere tanto puro!” Esclamò maliziosa una ragazza.
“Ma certo che lo è!” Gli fece verso un’altra “E’ la purezza in persona!”
E tutte risero di gusto.
“Sir Guisgard!” Esclamò all’improvviso Gavron, per poi correre in braccio al cavaliere appena giunto.
“Stai bene, piccolo?” Chiese questi.
“Si!” Annuì il piccolo. “Sapete, ho avuto la febbre, ma lady Rachel mi ha fatto visitare dal suo medico ed ora sto bene.”
“Sicuro? Non è che scotti ancora?” Controllandogli la fronte Guisgard.
“Sta bene, tranquillo.” Disse all’improvviso una voce alle loro spalle.
“Rachel…” sussurrò Guisgard “… grazie…”
“L’ho fatto per lui, non per te, cavaliere.”
Guisgard annuì e sorrise.
“Dov’è lady Melisendra?” Domandò Gavron. “Perché non è venuta con voi? E’ a casa ad aspettarci?”
“No, Gavron…” scuotendo il capo Guisgard “… lady Melisendra è dovuta partire… non verrà più con noi…”
“Dov’è andata?”
“Da suo figlio…” rispose Guisgard “… vieni, ti riporto a casa, Gavron…”
“E così ti ha lasciato?” Con un sorriso sarcastico Rachel.
Guisgard la fissò.
“Cosa c’è, si è avverato quel che ti predissi tempo fa, cavaliere?”
“Non so di cosa tu stia parlando.” Mormorò Guisgard.
Rachel si abbandonò ad una risata.
“Meglio che vada…” disse Guisgard “… grazie ancora per ciò che hai fatto per Gavron…”
“Su, non te la prendere, cavaliere…” fece Rachel “… non ne vale la pena… credimi…”
Guisgard la fissò per alcuni istanti senza dire nulla, per poi salutarla di nuovo ed andare via.
E quello sguardo del cavaliere provocò in Rachel un senso d’inquieta malinconia.
Poco dopo Guisgard e Gavron raggiunsero la casa.

Talia
14-07-2011, 14.26.50
La sua voce era calda e suadente, ascoltandola mi lasciai trasportare...
Poi disse qualcosa... qualcosa che mi trascinò lontano da lì...

“…ma vi è un luogo dove invece le stelle sono numerose anche nelle calde sere d’Estate…” si voltò a fissarla, mentre la ragazza guardava il Cielo “… questo luogo si chiama Sygma…”

Sygma...
Chiusi gli occhi un istante e una serie di immagini si susseguirono nella mia mente, immagini tanto rapide da non poter essere trattenute dalla memoria... volti, cieli, colline, sensazioni... tutto svanì in fretta come era giunto ma qualcosa rimase in me: un profumo... un profumo delicato di fiori e di vento che spazza l’erba della collina... un profumo che, per qualche oscuro motivo, avrei definito ‘profumo di casa’.
Riaprii gli occhi e li puntai sul cavaliere...
Ogni sua parola, ogni suo sguardo mi causava sensazioni ed emozioni senza fine...
Lo osservai con attenzione, fissando i miei occhi nei suoi quando si avvicinò... sentivo che avrei potuto restare in quegli occhi per l’eternità, avrei potuto continuare ad ascoltarlo per sempre...

Allungò allora la sua mano sulla leggera e raffinata scollatura del suo vestito, sfiorandole ed accarezzandole la pelle bianca e profumata, per poi scendere a toccare il ciondolo che Talia aveva al collo.
“Non vi chiedo di credere alle mie parole, milady...” continuò “… ma di credere a ciò che avete sul cuore… aprite questo ciondolo ed apparirà un volto… e quel volto sarà la verità e la risposta a tutto questo…”
“Milady, vostra sorella chiede di voi.” Disse all’improvviso Shezan interrompendo i due. “Prego, vi condurrò io da lei…”

I miei occhi si abbassarono sulla sua mano che stringeva il ciondolo che portavo al collo... quel ciondolo... lo avevo sempre avuto, almeno per quel che ricordavo, ma non vi avevo mai posto attenzione.
La voce di Shezan mi fece sussultare: non lo avevo sentito arrivare.
“Si...” mormorai, senza neanche guardarlo “Si... un momento, per favore!”
Molto lentamente sollevai le mani e presi quel ciondolo, finemente cesellato... lasciai che le mie dita scivolassero lungo il bordo finché non sfiorarono una piccola escrescenza, la premetti e subito il prezioso meccanismo scattò, mostrando una raffinata miniatura: un giovane uomo mi guardava da quella minuscola cornice dorata, aveva occhi tanto chiari da sembrare quasi trasparenti e uno sguardo spavaldo...
Lo osservai per un istante con gli occhi spalancati... il cuore prese a battermi forte e quella curiosa sensazione, quella sensazione che provavo ogni volta che guardavo lord Icarius, si intensificò vertiginosamente, tanto che avvertii un lieve capogiro...
Lentamente, quindi, sollevai il viso e fissai il cavaliere di fronte a me... per un momento, stupita, poi gli sorrisi.
“Va bene, Shezan...” dissi allora, senza guardarlo ma mantenendo i miei occhi intensamente in quelli chiari del cavaliere “Conducimi pure da Layla! Lord Icarius verrà con noi! ...se lo desidera!” soggiunsi, senza riuscire a smettere di sorridergli e sollevando una mano per porgerla al cavaliere perché la prendesse.

Melisendra
14-07-2011, 15.23.05
Esitai.
"Lasciatemi qualche minuto..." mi sedetti, stringendo la testa tra le mani e massaggiando le tempie.
"Ho bisogno di un attimo di silenzio per far cessare questo fragore..." gli feci cenno di lasciarmi sola.
Non appena quello se ne fu andato, mi precipitati verso il libro e lessi la lettera.
Poco dopo ero fuori di lì, pronta a risalire in superficie.

Lady Morgana
14-07-2011, 18.28.39
Sayla... Sayla... Sayla! Vieni?
Sentii una voce chiamarmi e mi svegliai di soprassalto, fuggendo da quello strano sogno.
"Chi... chi mi chiama?" sussurrai sbadigliando.
Ci volle qualche minuto prima che realizzassi che era Morgan a chiamarmi dal giardino.
Mi alzai dal letto e, ancora in camicia da notte, mi diressi alla finestra e la spalancai. Una leggera brezza mattutina mi scompigliò i lunghi capelli rossi.
"Arrivo, Morgan! Aspettami..."
In un angolo del giardino, scorsi Lady Layla, che mi fissò con sorpresa.

Ora sei sorpresa, strega? Sei in pericolo ora... Se Morgan sa qualcosa, lo saprò presto anch'io!

Richiusi la finestra, mi lavai e mi vestii con un lungo vestito verde brillante, che trovai nell'enorme baule ai piedi del letto a baldacchino.
Dopo essermi anche legata i capelli con un nastro dello stesso colore dell'abito, scesi le scale a passo svelto e mi diressi in giardino.
Era davvero un posto magnifico.
Molti bambini correvano da tutte le parti; vidi uno di loro accarezzare un pony.

Morgan...

"Hey! Ciao, Morgan, lui dev'essere Behm..." dissi raggiungendolo e accarezzando piano la criniere del pony.
"Ti va di presentarmi anche i tuoi amichetti o preferisci che giochiamo solo io e te?"
Iniziai a guardarmi intorno, c'erano davvero tutti.
Lho se ne stava in un angolo a fissare Lady Layla che sorvegliava i bambini, mentre Luna e Nishuru stavano dalla parte opposta a "chiacchierare"...

Mancano solo Icarius e Talia. Chissà se il duca ha deciso di affrontare la Dolorosa Costumanza... Ma, anche se vincesse, Layla farebbe tornare la memoria a Lady Talia?

Poco dopo vidi Lady Talia ed Icarius, accompagnati da Schezan, avvicinarsi a Layla.
"Scusa, Morgan. Torno subito..." dissi al piccolo.
Mi avvicinai all'Arciduca e alla moglie e m'inchinai.
"Buon giorno, Nobile Taddei." dissi rivolgendomi ad icarius.
"Buon giorno anche a lei, milady! E' una giornata fantastica, non vi pare?" rivolgendomi poi a Talia.
"Milord, appena avrete un poco di tempo vorrei parlarvi, in privato. E' una cosa importante..." sussurrai piano ad Icarius.

Spero accetti. Ma che cosa gli dirò? Che domattina parto, perchè sono scaduti i tre giorni e che lo abbandono qui? Ma d'altronde io non gli servo a niente...

Dopo quella triste scoperta mi allontanai e tornai da Morgan, per mantenere la mia promessa: dovevo ancora giocare con lui e Behm.

Guisgard
15-07-2011, 01.04.37
“Verrei con voi ovunque, milady…” disse Icarius prendendo la mano di Talia.
I due, preceduti da Shezan, giunsero davanti al palazzo, dove lady Layla li stava attendendo.
Nel vedere l’Arciduca ebbe un sussulto.
“Ti avevo detto di condurre da me solo lady Yelia!” Richiamando l’eunuco.
“Mia signora, è stata vostra sorella a chiedere a lord Icarius di seguirci.”
“Milady, avevamo un discorso in sospeso noi due…” disse Icarius a Layla “… riguardava quella misteriosa prova…”
“Vi ho spiegato come stanno le cose.” Con astio la donna. “Cos’altro pretendete di sapere?”
“La prova…” mormorò “… in cosa consiste veramente?”
“E’ una sfida, milord.” Rispose la donna. “La vita di un uomo è sempre contrassegnata da sfide.”
“Già, vero…”
Layla accennò un sorriso.
“Se riuscissi a superare quella prova, potrei poi avere la mano di vostra sorella?”
“Si, se la supererete come mio campione.”
“Accetto.”
Layla lanciò uno sguardo compiaciuto a Shezan, che subito rispose con un lieve cenno del capo.
“Bene, milord…” sorridendo Layla “… allora affronterete la Dolorosa Costumanza come mio campione… e se riuscirete nell’impresa io sarò sciolta dal mio antico voto e Yelia potrà divenire vostra moglie.”
Icarius fissò Talia sorridendole.
“Affronterete la Dolorosa Costumanza molto presto…” fece Layla.
“Quando?”
“Per voi la prova avverrà fra tre giorni.”
“Perché non subito?”
“Perché così è deciso.” Rispose la donna. “Ora lasciatemi sola con mia sorella, per favore.”
Icarius allora baciò la mano di Talia e la fissò con un sorriso volto a tranquillizzare la ragazza.
“Spero di rivedervi stasera…” le sussurrò, per poi andar via.
“Sciocco innamorato!” Esclamò infastidita Layla appena il taddeide le lasciò sole. “Innamorarsi è un dramma, ma morire per amore è una beffa!”
Shezan sorrise annuendo a quelle parole della sua padrona.

Guisgard
15-07-2011, 01.25.16
Morgan mostrò a Sayla il suo pony e poi presentò alla ragazzina gli altri bambini.
“Lei era con quel cavaliere.” Disse uno di loro. “E quel cavaliere è cattivo.”
“No, non è vero.” Rispose Morgan. “Io ho parlato col cavaliere e non è cattivo.”
“Tu cosa ne sai? Lady Layla dice che quelli come lui sono tutti cattivi.”
“Non è vero.” Replicò di nuovo Morgan.
Si voltò poi a fissare Sayla e sorrise.
“Lei è Sayla.” Presentandola agli altri.
“Io sono una principessa.” Disse una bambina avvicinandosi a Sayla. “Sai che da grande sposerò un principe?”
In quel momento alcuni valletti si avvicinarono con dei molossi e questi subito cominciarono a ringhiare verso Sayla.
“No, buoni.” Accarezzandoli Morgan. “Fate i bravi, su. Tranquilla non ti morderanno.” Rivolgendosi a Sayla. “Ti piace Behm? Sai, lui è un buon amico… mi spiace solo che resterà solo quando finirà l’Estate…”
“Si, perché Morgan morirà!” Esclamò uno dei bambini.
Morgan annuì.
“Dovrò farlo andare via da questo posto…” mormorò fissando Sayla “… lady Layla ha detto che quando io non ci sarò più non vorrà più vedere Behm perché le ricorderà la mia morte.”
Il bambino sospirò.
“Vuoi prenderlo con te Behm?” Chiese a Sayla. “Così sarà al sicuro.”
In quel momento arrivò Icarius.
“Volevi parlarmi, Sayla?” Domandò alla ragazzina.
“Il cavaliere…” sussurrò la bambina sottovoce agli altri.
“I valletti di lady Layla hanno detto che affronterete la prova, vero?” Chiese uno dei bambini a Icarius.
L’Arciduca non rispose, per poi volgere lo sguardo verso il verziere e quell'inquietante fila di lance conficcate nel terreno, simbolo di ciò che restava della misteriosa Dolorosa Costumanza.

Guisgard
15-07-2011, 02.09.27
“Signore, ancora una volta i nostri destini si incrociano su una strada che sembra essere ormai obbligata per entrambi.
Lord Cimarow ed i suoi propositi di ribellione sono affogati nel medesimo sangue ed anche Capomazda vive ormai i suoi ultimi giorni.
Io sento questa guerra come non più mia e l’unico mio proposito è quello della vendetta.
Per i miei uomini continuerò l’assedio e ripagherò la loro fedeltà con l’oro dei Taddei e le donne della loro città.
Per me invece solo un nome.
Il nome di un cavaliere.
Un cavaliere tanto abile da uccidere il mio più valente guerriero, quanto vile nell’infilzare una donna.
Quel cavaliere reca nome Guisgard e lo reclamerò sotto le mura di Capomazda, proprio come Achille reclamò la vita di Ettore.
E saranno le genti di Capomazda che lo consegneranno, quando proporrò uno scambio che quel cattolicissimo popolo non saprà e potrà rifiutarmi.
Lo scambio di un bambino per un cavaliere.
Confido nel vostro buon senso, signore.
Fate in modo che quel Guisgard mi venga consegnato senza indugio, così da risparmiare la vita di un innocente e quella dell’intera città.
Se Guisgard invece non mi sarà consegnato, non mi accontenterò più solo dell’oro e di qualche donna per i miei uomini, ma raderò al suolo l’intera città, cancellandone ogni segno di fama e religiosa virtù.
E voi, mio signore, vi ritrovereste poi a regnare sul nulla.”

Sir Gouf, Cavaliere del Gufo.

Letta la lettera, Melisendra lasciò quel luogo e tornò in superficie.
Era un nuovo giorno.
Un nuovo giorno nel quale erano sempre più vive le inquietudini e le paure per la minaccia che attanagliava Capomazda ed il suo mondo.

Lady Morgana
15-07-2011, 10.10.42
Ascoltai i bambini discutere su lord Icarius, mentre accarezzavo la folta criniera di Behm; poi decisi di intervenire.
"Il Cavaliere di cui state parlando non è un uomo cattivo. C'è miglior uomo di uno che supera mille ostacoli e giunge fin qui, solo per amore? Prima di giudicare, bambini, dovreste conoscere le persone, non potete basarvi solo su ciò che vi dice Lady Layla..." dissi guardando Morgan.
I bambini stettero per poco in silenzio, stupiti forse dal mio intervento, ma tornarono subito a chiacchierare.
Una bimba mi disse che era una principessa e che da grande avrebbe sposato un principe.
"Sono al vostro servizio, milady!" dissi rivolta alla bambina, accennando un inchino.
Poco dopo arrivarono alcuni valletti che portavano al guinzaglio quelli che avrei scoperto essere dei molossi. Quando li vidi mi allontanai in fretta, non avevo mai visto quelle belve! Ma anche se i valletti mi assicurarono che non mi avrebbero morso rimasi a distanza di sicurezza.
Poi la macabra scoperta.
"Cosa? Come Morgan morirà?" guardai il piccolo, preoccupata e triste; ma lui sorrideva come sempre.

Lo sapeva già. Ma come si fa a sapere quando si morirà?

"Lady Layla ti ha detto questo? E' stata lei a dirti che morirai quando finirà l'estate?" gridai con rabbia, ma cercai di trattenermi il più possibile, quei molossi mi facevano davvero paura.
"Comunque, no. Mi dispiace Morgan, ma non posso prendere Behm con me. Non avrei abbastanza soldi per nutrirlo e nemmeno un posto dove tenerlo...".

Ma come si fa a dire un bambino quando morirà? E' solo un bambino!

In quel momento arrivò Icarius e i bambini tornarono a parlare di lui e dissero qualcosa a proposito della Dolorosa Costumanza.
"Si, vorrei parlarvi in privato..." dissi dirigendomi nelle mie stanze.
Quando entrammo chiusi la porta a chiave e fissai il duca negli occhi.
"Quindi, se ho ben capito, affronterete la Dolorosa Costumanza... Purtroppo credo che non riuscirò a vedervi, sapete io..." esitai. Avrei potuto trattenermi ancora qualche giorno, no? No.
"Avrei voluto dirvelo prima, ma non ne ho mai avuta occasione. Domattina io, Luna e Nishuru partiremo. Dobbiamo tornare a Capomazda. Ricorderete che ho una missione... A meno che a Voi non serva prima un mio favore. Credo di essere ancora in debito con Voi..."
Ero triste.

Non voglio andarmene... Oh, vi prego Icarius, chiedetemi qualcosa, qualunque cosa! Il Cavaliere del Gufo potrà aspettare ancora...

Talia
15-07-2011, 11.19.05
“Se riuscissi a superare quella prova, potrei poi avere la mano di vostra sorella?”
“Si, se la supererete come mio campione.”
“Accetto.”

“Oh... no!” esalai d’impulso.
Icarius mi sorrise... era tranquillo, o almeno così appariva...
Io invece non lo ero: avevo visto un cavaliere morire in un solo istante in quella prova, avevo visto sterminate file di lance simboleggiare tutti i cavalieri periti in quell’impresa e il pensiero che ad Icarius potesse toccare la stessa sorte, e per causa mia, mi terrorizzava...
Lo fissavo, incapace di parlare, incapace di dar voce ad un sentimento...

Icarius allora baciò la mano di Talia e la fissò con un sorriso volto a tranquillizzare la ragazza.
“Spero di rivedervi stasera…” le sussurrò, per poi andar via.
“Sciocco innamorato!” Esclamò infastidita Layla appena il taddeide le lasciò sole. “Innamorarsi è un dramma, ma morire per amore è una beffa!”
Shezan sorrise annuendo a quelle parole della sua padrona.

Mi sforzai rispondere al sorriso disteso di Icarius, ma ci riuscii con fatica... alle sue parole annuii: anche io desideravo rivederlo, desideravo parlargli.
I miei occhi lo seguirono mentre si allontanava.
Poi le parole gelide di Layla e il sorriso sarcastico di Shezan, che colsi con la coda dell’occhio...
Mi voltai, quindi, verso la donna e la fronteggiai a testa alta... tremavo di indignazione.
“Perché desideri tanto che muoia?” chiesi, la mia voce era bassa e tagliente. Portai, quindi, di nuovo le mie mani sul ciondolo che avevo al collo e di nuovo feci scattare il meccanismo, mostrando quella preziosa miniatura a Layla...
“Guarda!” ingiunsi in un tono secco, mentre ogni incertezza e ogni titubanza spariva e la mia voce si faceva sempre più grave “Guarda cosa nasconde il mio ciondolo! Tu lo sapevi, non è vero? Mi hai mentito, Layla! Mi hai mentito fin dal primo giorno! Perché?”
La fissai ancora per un istante, i miei occhi non erano mai stati tanto scuri, inesorabili, inclementi...
“Layla... sto per farti una domanda alla quale gradirei tu rispondessi, e ti avverto che non te lo chiederò di nuovo... ora dimmi, sorella... io sono sua moglie?”

Melisendra
15-07-2011, 13.51.26
Non ero sorpresa. Era esattamente ciò che mi aspettavo.
Non c'era tempo per la disperazione. Dovevo farmi venire un'idea per trovare la spada. Avrei lasciato le emozioni in un angolo piccolo e oscuro del mio animo, altrimenti mi sarei afflitta e disperata senza arrivare a niente. Avevo abbandonato le mie paure e le mie remore ormai, perché la paura non conduce da nessuna parte.
Mi sentivo ancora stanca e fiaccata dalla nottataccia. Col tempo sarebbe passato tutto.
Girovagavo per le strade, da sola, senza sapere più dove andare.
Mi lasciai cadere, esausta, vicino a una fontana e mi gettai dell'acqua fredda sul volto.
L'acqua gelida era piacevole e sperai mi schiarisse le idee.

Guisgard
15-07-2011, 14.19.01
Icarius fissò Sayla, mentre un velo di tristezza scese sul suo sguardo.
I suoi occhi divennero come opachi, freddi, quasi spenti.
“Perché, Sayla… anche tu vuoi andare via…” disse chinando il capo.

“Fendere l’acqua con la spada? Ma perché, maestro?” Chiese Icarius mentre la corrente del fiume faceva di tutto per fargli perdere l’equilibrio.
“Devi dominare gli eventi con la tua spada…” rispose il maestro“... essa, in battaglia, è la tua sola compagna… perché, ricordalo, un eroe quando lotta col nemico è sempre solo.”

Quel ricordo, sconosciuto, ignoto, inspiegabile, attraversò la sua mente in un istante che parve infinitesimale.
Si massaggiò la testa, ma un momento dopo non vi era più traccia di quell’immagine e di quelle voci lontane.
“Sayla…” tornando a fissare la ragazzina “… anche tu vuoi andare via…” ripeté l’eroe “… com’è triste ed assordante la solitudine… ho perso tutto… e forse tra qualche giorno perderò anche la vita… se anche tu mi abbandoni non mi resterà veramente più nulla… per la donna che amo non ho un volto, né un nome… e per me stesso neanche un passato… se tu partirai davvero, io sarò ancora più solo in tutto questo… solo ad affrontare gli oscuri incanti di questo luogo… e solo all’appuntamento con la morte che mi attende in quel verziere…”

Guisgard
15-07-2011, 14.39.57
Layla fissò prima il ciondolo e poi Talia.
“Quel volto non vuol dire nulla…” disse sorridendo, quasi beffarda “… un volto è tanto importante? Lo credi davvero?”
Rise.
“Potrei mostrarti anche io un volto.” Continuò. “Un volto che fisso ogni notte prima di chiudere gli occhi e che mi ritrovo a guardare prima ancora che il Sole giunga ad illuminare ogni nuovo santo giorno di questa straziante ed insopportabile eternità!”
Si voltò verso una delle finestre.
“Si, voglio che muoia!” Esclamò. “Che muoia soffrendo! E così sarà! Perché il male si ripaga col male! L’odio con l’odio e la morte con la morte!”
I suoi occhi erano stravolti ed il suo respiro agitato.

“Voglio una promessa prima che tu parta per Sygma…” disse Layla.
Lui la fissò.
“Voglio che tu mi insegni a tirare di spada...”
“Perché?”
“Perché dovrò difendere il mio amore...”
“Da cosa, Layla?”
“Da chi vorrà strapparmelo…” rispose lei “… giurami che lo farai…”

Quel ricordo attraversò lo sguardo di Layla per un istante, per poi perdersi nell’infinito e meraviglioso azzurro dei suoi bellissimi occhi.

Guisgard
15-07-2011, 15.06.01
La foresta per gli antichi era come una madre.
Essa fungeva da protezione contro ogni invasione o pericolo.
Per i più anziani quella muraglia verdeggiante poteva anche difendere dagli spiriti e dalle forze del male.
Riti che giungevano dalla notte dei tempi, prima ancora che i grandi di queste terre portassero la civiltà e la Fede, atte a rendere immuni questi luoghi da ogni maleficio.
Ma ben poco potevano quelle antiche credenze contro i demoni che si apprestavano a violare quel mondo.
Poggio del Sole si svegliò, come ogni giorno, col fresco tepore portato da quella brezza del nord, tanta cara ai contadini del posto, che conduceva con sé, anche nei mesi più caldi, grosse nuvole dall’entroterra, portatrici di acqua e vita per i raccolti.
Era Venerdì e la fiera aveva già preso ad animare ogni angolo del borgo, richiamando gente da ogni dove.
Botteghe, strade, vicoli, piazzette, tutto pullulava delle più svariate attività, mentre le campane salutavano il nuovo giorno con i loro rintocchi.
Il clamore della fiera aveva richiamato nel borgo anche cantastorie ed attori itineranti, che con i loro numeri ed i loro spettacoli facevano la felicità dei fanciulli.
Ma, all’improvvisò, qualcuno indicò le colline vicine, dove come un fantomatico e secolare esercito grossi alberi facevano da guardiani al principale passaggio che dava al borgo.
Per un attimo nulla si mostrò ai loro occhi, se non le cime di quegli alberi appena lambite dal vento.
Poi qualcosa apparve tra quegli alberi.
Erano delle sagome ed avanzavano a passo lento, ma inesorabile, verso il borgo.
“Sono dei cavalieri!” Disse qualcuno.
Ma avanzavano senza stendardi o simboli.
Poi, finalmente, si levò tra loro un’insegna.
E su di essa era raffigurato un gufo nero.
Il Sole era alto ed il cielo di un azzurro terso.
Gli uccellini cantavano e le fresche acque di un trasparente ruscello zampillavano su levigati e lucenti sassi.
La natura sembrò non accorgersi di nulla.
Eppure le grida, la disperazione ed il dolore di quella gente restò impresso nell’aria e nella terra che circondava quel luogo.
Tutte le case furono saccheggiate e poi distrutte, mentre alle chiese toccò una sorte ben peggiore.
In esse infatti furono radunate le donne ed i bambini per subire violenze di ogni tipo.
Tutti i maschi adulti invece furono massacrati subito.
Alla fine non restò nulla di vivo a Poggio del Sole.
Neanche le bestie.
Cenere ed un fetido di morte correvano nell’aria, mentre ciò che restava del borgo si consumava negli ultimi fuochi.
Solo una cosa quei cavalieri portarono con loro: un bambino.

Guisgard
15-07-2011, 15.22.21
L’acqua fresca portò refrigerio ai pensieri e alle ansie di Melisendra.
Il suo volto si specchiava in quella limpida fontana, mentre il cielo terso ed azzurrissimo di Capomazda sembrava sul punto di cadere e sommergere quel mondo con tutti i suoi drammi e tutti i suoi peccati.
Cosa fare?
Riportare a Monteguard ogni cosa, o cercare la spada?
Ma dov’era Parusia?
E, una volta recuperata, cosa fare?
Questi pensieri affliggevano Melisendra.
Ma furono all’improvviso interrotti dal suono delle trombe proveniente dalle mura.
Era il segnale che stava succedendo qualcosa.

Talia
15-07-2011, 16.04.36
Spalancai gli occhi a quelle parole di Layla... il disprezzo, la rabbia, l’alterigia con cui le aveva pronunciate mi scossero profondamente.
“Chi sei tu?” mormorai “Chi sei tu che con tanta superbia tratti la vita e... l’amore? Chi sei tu che predichi di ripagare il male con altro male? Che credi che le colpe dei padri ricadano sui figli e sui nipoti per l’eternità? Come puoi parlare così? Come puoi non provare orrore tu stessa per ciò che dici?”
Spostai gli occhi in basso, sul medaglione che avevo tra le mani, e sorrisi, fissando il volto in quella miniatura...
“Si...” mormorai, carezzando leggermente con un dito quell’immagine “E’ importante che sia qui. Lo è davvero! Perché adesso mi spiego molte cose, adesso riesco a dare un nome a molte sensazioni... e quella nebbia che mi oscura la mente sta iniziando a sciogliersi!”
Con uno scatto richiusi il medaglione e riportai gli occhi su di lei.
“Non morirà!” sentenziai, la voce di nuovo alta e fervente “Qualsiasi cosa tu voglia fare, io non te lo permetterò... tu non sai di cosa potrei essere capace!”
Le lanciai un’ultima occhiata, poi mi voltai e mi allontanai senza fretta, con passo sicuro.

Lady Morgana
15-07-2011, 19.09.13
Mi sentii in colpa per ciò che avevo detto, ma non sapevo cosa fare. Restare accanto a chi mi considerava una semplice ragazzina o andare ad uccidere il Cavaliere del Gufo per essere riconosciuta come la Prescelta di Theenar?

Io non sono Theenar, almeno, non ancora. Finchè non mi strapperà l'anima avrò dei sentimenti... Come posso scegliere? Non posso abbandonare Icarius, ma nemmeno non portare a termine la missione assegnatami.

"Ma Voi non siete solo, milord! Avete Lho, lui vi è stato sempre accanto, sempre! E non avete perso vostra moglie. Ella è qui, che aspetta solo che il suo duca la salvi..." cercai di consolarlo, ma mi sentivo troppo in colpa. Mi aveva permesso di seguirlo insieme a Luna e Nishuru senza nemmeno chiedermi chi fossero, dimostrandomi fiducia.
"Resterò. Resterò con voi finchè non riporteremo Lady Talia a Capomazda, ma poi me ne andrò." guardai Icarius e sorrisi. Era come se mi fossi appena tolta un peso.
Ma il sorriso svanì dalle mie labbra velocemente come era apparso. Repressi un conato di vomito e mi venne un capogiro. Mi sedetti sul letto.

No... Vi prego, vi darò il sangue che desiderate! Ma non ora... dovrete aspettare ancora un poco...

"Nobile Taddei" dissi tentando di reprimere la nausea "devo confidarvi un segreto..." esitai. Come potevo dirglielo?
"Come già vi ho detto, io sono, come direbbero i preti "posseduta" da un Dio. Questo Dio esige del sangue, se non voglio che prenda il sopravvento su di me, devo saziare la sua sete di sangue. Devo uccidere qualcuno!" lo dissi tutto d'un fiato, per paura di come avrebbe reagito.
Mi alzai, aprii la porta e corsi via, lontano da tutto e da tutti, sperando di fuggire così anche da Theenar...

Melisendra
16-07-2011, 00.45.23
Mi diressi alle mura, dove sapevo che avrei trovato anche il Capitano Monteguard.
Forse mi sarei impigliata in quella ragnatela di inganni e in effetti nemmeno io sapevo quanto avrei potuto mantenere quel doppio gioco. Dovevo ammettere che avevo ancora bisogno del mio signore, almeno finchè mio figlio sarebbe stato al sicuro. Ma dovevo anche recuperare la spada al più presto.
Salii i gradini di pietra fino al camminamento sulle mura.
Cos'era quel trambusto? E cosa l'aveva provocato?

Guisgard
16-07-2011, 01.05.44
L’esercito di Gouf aveva scavato un grosso fossato attorno alle mura di Capomazda, costruendo poi, con quella terra, un muro dietro il quale si era barricato.
E proprio da quel muro avanzava ora verso l’ingresso della città un messaggero a cavallo.
“Gente di Capomazda…” disse “… vengo a nome di sir Gouf, Cavaliere del Gufo e chiedo di poter parlare col capitano Monteguard.”
“Sono sir August, luogotenente del capitano… parlate pure a me.”
“Il mio signore chiede un cavaliere.” Gridò il messaggero. “Un cavaliere che il capitano conosce bene… il suo nome è Guisgard… nelle nostre mani abbiamo un bambino che potrebbe stare a cuore a qualcuno molto vicino al capitano stesso.”
“Che bambino?” Chiese August.
“Riferite questo nome al capitano… Uriel.” Ridendo il messaggero. “Se fra tre giorni non ci sarà consegnato quel cavaliere, il bambino sarà sgozzato qui, sotto le mura di Capomazda, davanti a tutti voi.”
Salutò con un inchino e tornò fra i suoi.
August diede ordine di chiamare subito il capitano.
Questi raggiunse i suoi sulle mura ed August gli raccontò tutto.
In quel momento, Monteguard, si accorse di Melisendra a pochi passi da lui.

Melisendra
16-07-2011, 01.27.57
Mi ero avvicinata ai due uomini senza fare rumore, come ero abituata a fare di solito, e avevo colto alcune parole della loro conversazione.
Una di quelle fu sufficiente a farmi sbiancare.
"Uriel?" Mi aggrappai al braccio del luogotenente e lo strinsi convulsamente.
"Ho sentito bene! Avete detto Uriel! No... non può farlo..."
Mi sentii il fiato mancare e riuscii a sussurrare solo: "Mio figlio... non può averlo preso..."
Gli occhi erano offuscati di lacrime di rabbia e dovetti trattenermi per non prorompere in un grido furioso.

Guisgard
16-07-2011, 01.39.01
August fissò sorpreso Melisendra e cercò poi di sorreggerla.
Guardò allora Monteguard.
“Milady, fatevi forza, su…” disse il capitano, dando ordine ai suoi di far sedere la ragazza e di portarle dell’acqua “… vostro figlio sta bene, per loro è troppo importante, non gli faranno del male per il momento. Avanti, fatevi coraggio.”
“Il Gufo vuole quel cavaliere… Guisgard.” Fece August.
Monteguard annuì.
“Milady, sapete dove si trova ora quel cavaliere?” Rivolgendosi alla ragazza. “Bisogna trovarlo e convincerlo a consegnarsi.”
“Se è un cavaliere non potrà rifiutarsi.” Disse August. “La vita di un bambino dipende da lui.”
“Si, è vero, ma consegnarsi al Cavaliere del Gufo è come consegnarsi alla morte stessa.” Intervenne uno dei soldati presenti. “E non so quanti cavaliere accetterebbero senza obbiezioni…”

Melisendra
16-07-2011, 01.56.04
"Non sarà al sicuro ancora per molto... e sarà solo e spaventato!" E poi un altro pensiero mi folgorò. "Oh dei! Poggio del Sole..." pensai al disastro. "Che cosa ho fatto..." Mi coprii il volto con le mani. "E' tutta colpa mia..."
Poi improvvisamente mi scossi e senza badare a ciò che sarebbe successo attorno a me, li evocai.
"Trovatelo, amici miei... trovate quel cavaliere, maledizione!" Le luci si agitarono nell'aria, come riflessi di specchi sulle lisce mura della città. Ad un gesto corsero via, rapidi e perfettamente consapevoli dell'importanza di quel mio ordine.
"Sono venuta a cercarvi per riferirvi due notizie: la prima è che le acque della città sono state inquinate e la seconda è che Parusia è stata trafugata e presto sarà nelle mani del Gufo. Ero venuta a dirvi che avrei cercato di impedirlo. E ora più che mai sono determinata a prendere quella spada e darla all'uomo che mi prometterà la testa del Gufo!"

Guisgard
16-07-2011, 02.09.20
Monteguard fissò come stravolto Melisendra, dopo aver udito ogni sua parola.
Guardò poi August ed ognuno dei suoi.
“Parusia…” disse “… trafugata? E da chi, milady?”
“E come sapete che le acque di Capomazda sono state inquinate?” Chiese August. “Chi vi ha detto questo?”
“Il demonio!” Esclamò all’improvviso una voce appena giunta. “Solo il demonio può averle rivelato fatti che riguardano i nostri nemici!” Continuò Ravus.
Il chierico aveva raggiunto le mura, attirato dallo squillo delle trombe, accompagnato dal filosofo Izar.
“Questa donna va arrestata subito e processata come strega!” Aggiunse Ravus. “Avete visto come ha invocato potenze infernali proprio sotto i nostri occhi?”
“Monsignor Ravus ha ragione.” Annuendo Izar. “Questa donna va arrestata subito e processata. Capitano, vi ordino, in nome di sua grazia che io ora rappresento, di arrestare questa donna!”
“Ma, con quali prove?” Turbato Monteguard.
“Capitano, non è compito vostro fare domande!” Rispose Izar. “Limitatevi ad obbedire ai miei ordini! Arrestate questa donna!”
Monteguard allora fece cenno ai suoi e subito Melisendra venne condotta nelle prigioni.

Melisendra
16-07-2011, 02.36.20
"Monsignore..." lo salutai con uno sguardo sprezzante mentre mi portavano via.
"Oh, il Diavolo esiste... e si trova esattamente sotto Capomazda."
MI rivolsi a Monteguard.
"Sapete bene che non vi ho mai mentito... se non recupererò quella spada, la città sarà perduta."
Poco dopo mi ritrovai nella mia cella.
Dovevo solo attendere: un'occasione o l'aiuto del mio signore. In ogni caso non sarei rimasta a lungo lì dentro.

Guisgard
16-07-2011, 02.45.41
La cella era semibuia ed offriva come giaciglio della vecchia e maleodorante paglia.
I carcerieri lasciarono a Melisendra dell’acqua ed un tozzo di pane prima di andar via.
Il pensiero di Uriel la tormentava in ogni istante e la difficoltà di quella situazione rendeva tutto più angosciante.
Ad un tratto si udirono dei passi.
Una delle guardie accompagnò un monaco appartenente all’ordine dei Domenicani.
“Figliola, vuoi confessarti? Il Signore è pronto ad accogliere il tuo pentimento…” disse il chierico una volta rimasto solo con la ragazza “… avanti, confessa a Cristo Salvatore ed Egli accoglierà la tua anima… sono qui per ascoltarti… anche se hai tradito come Giuda, l’Onnipotente è pronto a perdonarti… la Sua Misericordia è infinita… confessa, così da poterti salvare dalle pene e dai tormenti del più oscuro e terribile dei gironi infernali… quello dei traditori…”

Melisendra
16-07-2011, 03.06.34
Scrutai bene il frate che era entrato nella mia cella.
"Padre..." mi avvicinai e congiunsi le mie mani sopra le sue, come per pregare. In realtà il contatto mi aiutò a concentrarmi. "Richiamate la guardia... Quando vi aprirà la porta della cella, lo colpirete e mi lascerete scappare..."
Lo guardai negli occhi, pronunciando quelle parole con la giusta tonalità.
"Avete capito bene? Poi dimenticherete ogni cosa..."
Sorrisi.
Fortunatamente per lui non avevo appetito.

Guisgard
16-07-2011, 03.21.57
Il frate si abbandonò ad un’improvvisa e sonora risata.
Tolse le mani da quelle della ragazza e si alzò in piedi.
“Figliola…” disse, mentre la sua voce cambiava rapidamente tonalità “… per i traditori non vi è perdono… Giuda tradì Cristo e prima ancora Lucifero si rivoltò contro l’Onnipotente…” rise di nuovo “… e tu mi hai tradito di nuovo… ah, sciocca ragazza… hai fatto un errore non da te… credevi che i Taddei fossero più forti, vero? E invece sono destinati a perire… e tu con loro per averli preferiti a me…” aggiunse l’oscuro signore. “Si, sono io… e ti ho udito raccontare tutto a Monteguard sulle mura… dell’acqua e della spada… povera sciocca… brucerai sul rogo come la strega che sei! Ma tranquilla, tuo figlio ti raggiungerà molto presto.”
Si tolse il cappuccio e mostrò finalmente il suo volto.
“Avete udito ogni cosa, vero?” Chiese Izar voltandosi verso le sbarre.
“Si, signore…” risposero due chierici con abiti domenicani nascosti fino a quel momento fuori dalla cella “… la donna ha confessato tutto… dei suoi sabba demoniaci e dei suoi accoppiamenti col maligno… nulla ora fermerà la sua condanna a morte…”
Izar rise compiaciuto.
“E’ finita, Melisendra.” Disse il consigliere dei Taddei, rivelatosi ora per quel che era davvero. “Brucerai sul pubblico rogo… e presto anche il potere dei Taddei farà la tua stessa miserabile fine.”
L’oscuro signore rise di nuovo ed uscì dalla cella.
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Guisgard
16-07-2011, 03.30.34
Icarius abbracciò teneramente Sayla e pianse.
Anche il più grande degli eroi, quando il peso della solitudine attanaglia il suo cuore, deve saper piangere.
Così recitava un’antica ballata capomazdese.
La leggenda vuole che anche il grande eroe eponimo della stirpe taddeide, Ardea, piangesse sotto il tormento dei suoi peccati.
Senza più suo padre, che sentiva di aver tradito ed abbandonato, senza la donna che amava e della quale ignorava anche il nome, Ardea, poco prima di cominciare l’ultima e più terribile delle sue Questioni, trascorse la notte sotto una grande quercia a piangere e pregare.
Sayla non era una semplice ragazzina.
Icarius l’aveva compreso sin dal loro primo incontro nel bosco.
Da quel momento la giovane era rimasta sempre al fianco dell’Arciduca.
Vi era qualcosa in lei.
Qualcosa di non comune.
E per questo Icarius l’amava come si può amare solo una sorella.
Poi quelle parole della giovane:
"Resterò. Resterò con voi finchè non riporteremo Lady Talia a Capomazda, ma poi me ne andrò."
Icarius le sorrise.
“Grazie, Sayla…” disse sussurrando.
La ragazzina poi si sedette sul letto e rivelò quell’oscura verità all’Arciduca.
“Cosa significa questo?” Domandò turbato Icarius. “Chi ti impone questo terribile giogo? Dimmelo, Sayla! Dimmelo, ti prego! Devi fidarti di me! Io non permetterò a nessuno di farti del male!”
Ma, all’improvviso, la ragazzina scappò via.
Icarius allora la inseguì.
Il cortile era circondato dal verziere e Sayla un attimo dopo si ritrovò in quel lussureggiante scenario.
Salici verdissimi e dai rami piangenti racchiudevano quall’angolo di bucolica tranquillità.
Il Sole filtrava quasi a stento tra quei delicati rami che come una tenda scendevano attorno alla ragazzina.
Icarius la raggiunse in quell’angolo di verziere.
“Sayla…” sussurrò “… perché sei scappata via? Cosa succede? Cosa ti affligge? Ti prego, dammi la possibilità di aiutarti… io non permetterò a nessuno di farti del male, ma devi fidarti di me…”

Guisgard
16-07-2011, 03.33.22
Ma proprio quando Talia aveva quasi raggiunto la porta, Shezan le si mostrò innanzi, bloccando il suo cammino.
“Stupida sciocca!” Disse Layla. “Come osi rivolgerti a me con questo tono!”
Le si avvicinò e con gesto rapido e improvviso le strappò il medaglione.
“Lui morirà presto!” Gridò. “Anzi, è già come se lo fosse! Tutti i suoi grandi avi sono periti nell’affrontare quella prova! E lui non è migliore di tutti loro!”
Fissò Shezan e fece un cenno col capo.
L’eunuco prese Talia in braccio, tenendola stretta in una morsa impossibile da forzare per la ragazza e la condusse via.
Poco dopo Talia fu rinchiusa nella stanza più alta della torre del palazzo.
Vi era una sola finestra che dava sul cortile, ma l’altezza era tale che nessuno avrebbe potuto sentirla gridare.
“Stupida piccola insignificante ragazza!” Mormorò Layla ancora adirata per le parole di Talia. “Ma piangerai amaramente quando vedrai l’elmo del tuo amato Icarius fare bella mostra nel mio verziere!”
“Ho rinchiuso la ragazza, mia signora.” Disse Shezan alla sua padrona.
“Bene.”
“Cosa diremo a chi chiederà di lei?”
“Diremo che lady Yelia si è di nuovo ammalata ed il medico ha vietato qualsiasi contatto con estranei.”
La donna fissò poi il volto di Icarius ritratto sul medaglione strappato a Talia.
“Tu sei l’ultimo dei Taddei…” mormorò con disprezzo guardando quel volto “… e quando ti avrò ucciso, la mia vendetta sarà finalmente completa…”

Lady Morgana
16-07-2011, 09.45.35
Scappai fino a raggiungere il verziere, da dove si sentivano le grida felici dei bambini che giocavano liberamente nel giardino del palazzo.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime.. Tentai di reprimerle, di scacciarle, ma invano.
Poco dopo il duca mi raggiunse nel verziere e mi chiese chi fosse ad obbligarmi ad uccidere.
"Mio caro Arciduca, questo non è il maleficio di una strega e come tale, non può essere spezzato. Ciò che mi costringe ad uccidere è il sangue stesso che mi scorre nelle vene, è la mia natura e il mio destino: uccidere. Se non uccido per mia volontà, il mio corpo lo fa da solo e non gli importa chi si ritrova davanti." mi girai e lo guardai, gli occhi ancora rossi di pianto.
"Perciò io uccido per non uccidere chi mi sta a cuore. Se non uccidessi, probabilmente Luna, Nishuru o Voi, non sareste ancora qui... Ma io sono felice. Considero un onore condividere il mio corpo con Theenar, solo che lui reclama sangue ed io non posso resistergli..." era difficile confidarsi così, fino ad ora avevo detto tutte queste cose solo a Luna.
Poi mi sentii di nuovo male e mi accasciai sull'erba.

Theenar, Mio Signore e Signore del Sangue, questa notte ci sarà la Luna piena e Voi avrete il sangue che desiderate, ma per ora, vi prego di attendere...

"Dovete aiutarmi a risolvere questo problema, duca." gli dissi fissandolo seria.
Un altro capogiro.
"Non mi sento molto bene..."
E in un istante tutto fu buio.

Guisgard
16-07-2011, 13.35.15
Icarius ascoltò il drammatico sfogo di Sayla quasi incredulo.
Quanto dolore, quanto pianto, quanta solitudine in tutta questa storia.
La Gioia dei Taddei…
Quel terribile ed inumano incanto teneva attanagliati non solo i nobili Taddei, ma tutti i protagonisti di quell’immensa tragedia.
Vi era qualcosa di oscuro, angosciante, inquietante che muoveva tutti loro, come marionette.
Qualcosa capace di portare nei loro cuori solo sofferenza.
“Sayla…” disse Icarius fissando negli occhi la ragazzina “… gli uomini sono il frutto più bello di un unico gesto d’amore. Quello stesso amore che anima l’intera creazione che ci circonda. Questo mi hanno insegnato e la felicità, una vita serena fatta di gioia ed amore sono un diritto per tutti coloro che calcano questo mondo. E tutto questo al di là del Dio che si invoca e che si prega. Nessuno di noi può essere legato ad un destino di morte! Nessuno! Siamo nati per altro, Sayla! Nessun dio può reclamare tanto alla sua creatura! Solo i demoni vivono per tormentare gli uomini ed i demoni possono essere vinti!” Respirò forte, come a voler trarre la forza per vincere tutto quel male che li circondava. “Se morendo, sacrificandomi, potessi liberare tute le persone che amo da questi tormenti, io lo farei. Se davvero la mia vita servisse a riscattare tutti voi dal vostro dolore, allora la cederei ora, davanti a Dio. Ma purtroppo la mia vita non sembra valere tanto…” esitò un istante, mentre i suoi occhi non lasciavano quelli di Sayla “… ma fino a quando questa vita animerà il mio cuore, io mi batterò per chi amo. Lotterò per strapparvi a tutto questo. Sayla… la tua condanna non può essere stata pronunciata da un dio, ma da un qualcosa di oscuro ed io lo combatterò. Troverò il modo di liberarti. Riscatterò il tuo sangue da questo orrore. Lo giuro su quanto ho di più sacro, amica mia.”
Ma appena finito di pronunciare quelle sentite parole, Icarius vide Sayla perdere conoscenza fra le sue braccia.
“Sayla!” Gridò il figlio di Ardross. “Sayla, cos’hai?”
La prese allora in braccio e la condusse al palazzo.
Qui raggiunse la stanza di Sayla e mise la ragazzina a letto.
“Chiamo Shezan…” disse un valletto.
“No, non voglio che nessuno di loro la tocchi.” Rispose Icarius. “Uscite ed avvertite i miei compagni di raggiungermi subito.”
Un attimo dopo giunsero Lho, Nishuru e Luna.
“Sayla ha perso conoscenza…” rivolgendosi a Luna “… cosa possiamo fare?”
“Milord, Sayla non è come le altre ragazzine e…”
“Non resterò con le mani in mano mentre tutto questo la consuma!” La interruppe Icarius. “Ora voglio sapere la verità.”
“Non sarà piacevole.” Rispose Luna.
“Ho le spalle larghe, il sangue nobile e diverse generazioni di eroi nel mio albero genealogico che se la sono sempre cavata contro le forze del male.”
“Eh, è proprio vero quel che si dice sui Taddei!” Esclamò sorridendo Nishuru.
Luna fissò Nishuru, poi Icarius e sospirò.
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Lady Morgana
16-07-2011, 16.03.29
Anche se era tutto buio, sentivo le loro voci. Icarius, Luna e Nishuru.
Volevo bene a tutti loro, anche se non volevo ammetterlo per sembrare più forte.
Ma Icarius non capisce che non si possono sempre salvare tutti e che la priorità ora è di salvare sua moglie.
Credo che Icarius sia cristiano, perchè si ostina a non capire che ci sono molti Dei e che alcuni portano pace ed amore, ma altri odio, disperazione e sangue. Theenar fa parte della seconda categoria.
E' un Dio molto potente e non si può sconfiggere un Dio.
Ma un altra cosa che il duca non comprende è che a me tutto ciò piace. Forse quando la mia anima si è fusa con quella del Signore del Sangue, sono diventata una Demone, perchè il sangue delle mie vittime mi appaga.
Improvvisamente nell'oscurità più assoluta apparve una Luce. Un puntino luminoso, come una stella solitaria nella notte.

Aprii piano gli occhi, sbattendo più volte le palpebre. Come avevo dedotto, Icarius, Luna e Nishuru stavano discutendo sul da farsi.
Mi issai sui gomiti e mi misi a sedere.
"Nobile Taddei, Voi non dovete preoccuparvi per me. Bensì per la prova che presto affronterete!" dissi rivolgendomi ad Icarius.
Guardai il cielo fuori dalla finestra e vidi che era ancora limpido e luminoso. Dovevo esser rimasta svenuta solo per pochi minuti.
"Milord, io vorrei avere il vostro consenso per ogni singola cosa che faccio." dissi seria, fissando il duca.
"Perciò vi informo che questa notte ucciderò qualcuno, anche se non so chi. Potrei uccidere quello sciocco presuntuoso di Schezan" dissi ridendo nervosamente.

No, non posso credere di aver detto al duca che ucciderò qualcuno questa notte!

"Volete che muoia qualcuno in particolare, Nobile Taddei?" dissi sorridendo, pensando al sangue che avrei bevuto quella notte di Luna piena.
In un secondo momento provai un immenso ribrezzo per me stessa.

Si sono sicuramente una Demone...

Lady Dafne
16-07-2011, 16.43.11
Che potevo fare, Pasuan voleva tornare là dentro. Io avrei preferito chiamare rinforzi. Potevamo farci ammazzare, avevamo un bambino... insomma, avevo mille obiezioni da fare. Sospirai forte. Lo guardai negli occhi, anche se lui non avrebbe potuto vedermi, e poi gli dissi
"Lo sai che non sono d'accordo con te, lo sai che penso che sia una pazzia, ma ti amo troppo per lasciarti andare là dentro da solo.... andiamo! Io verrò con te! E speriamo di uscirne vivi!!"

Guisgard
16-07-2011, 17.03.02
Icarius ascoltò con attenzione Sayla.
“Non puoi…” disse con un filo di voce “… non puoi accettare tutto questo… nessuno può imporre un simile destino ad un essere umano… nessuno che non sia un demone…” chinò il capo e sfiorò il Crocifisso che aveva al collo “… ho letto che al mondo vi sono infiniti credi, rivelati agli uomini da altrettanti profeti… una volta un saggio mussulmano narrò di un padre che aveva molti figli. Siccome sua moglie era venuta a mancare, prima di partire per la guerra decise di affidare ogni figlio ad uno dei suoi vassalli, posti in terre diverse dei suoi possedimenti. Al ritorno dalla guerra, l’uomo riprese con sé ognuno dei suoi figli, cresciuto ciascuno in una terra differente. Così ognuno di essi chiamava suo padre con un diverso nome, eppure egli rispondeva a ciascuno secondo le loro richieste.” Tornò a fissare Sayla. “Qualsiasi sia il nostro Dio e qualsiasi sia il nome con cui lo invochiamo, Egli ci risponderà sempre. Sai perché, Sayla? Perché non vi è legame più forte ed indissolubile tra il Creatore e la sua creatura. Non è stato un Dio ad imporre quel tributo di sangue in te, amica mia, ma un demone. E chiunque esso sia, io riscatterò dalle sua mani la tua vita.”
“Milord, vi prego.” Avvicinandosi Lho. “Abbiamo già troppi nemici per attirarci contro anche le ire di qualche oscuro demonio.”
“Amico mio, tu conoscesti meglio di chiunque altro lord Rauger, vero?” Fece Icarius. “E dovresti rammentare una delle sue frasi che fece incidere nel bianco marmo dell’Ara dei Taddei…<< Per quanti nemici io possa avere, dopo ogni battaglia e vittoria sarò sempre pronto a morire per ciascuno dei miei amici>>… e se posseggo almeno la metà del suo valore, farò di tutto per liberare Sayla dal suo triste destino…”

Melisendra
16-07-2011, 19.29.53
Spalancai gli occhi per la sorpresa, mentre le mani mi scivolavano lungo i fianchi, come se mi fossi scottata al contatto con quell'uomo tanto empio.
"Voi? Siete sempre stato qui... attaccato al potere come una sanguisuga e pronto a vendere la città al Gufo!"
I miei occhi scintillarono d'odio.
"Voi... siete voi l'unico Demonio che ho incontrato nella mia vita! Quante persone mi avete fatto uccidere? Quante ne avete uccise voi stesso?"
Uscì prima che potessi avventarmi contro di lui.
"Brucerete all'inferno molto prima che arrivi il mio turno! Mi avete sentito?!"
Ero furente, ma non potevo fare altro che agitarmi come una belva in gabbia.
Non potevo uscire di lì. Era una prigione di pietra, lì nessuno dei miei poteri poteva essermi utile. E probabilmente i miei carcerieri erano stati messi in guardia dall'evitare il mio tocco e le mie parole.
Armeggiai intorno alla serratura e alle sbarre, ma inutilmente.
Dovevo uscire da lì. Dovevo salvare Uriel. Chissà dove si trovava in quel momento, chissà che pena...
Asciugai le lacrime di frustrazione che scendevano sulle mie guance.

Talia
17-07-2011, 16.09.42
Shezan si era parato davanti alla porta, impedendomi di uscire.
“Spostati!” avevo ordinato, con un tono tanto freddo che quasi stentai a riconoscere la mia voce... ma lui non mi aveva permesso di andarmene... al contrario, ad un cenno di Layla, mi aveva afferrata con entrambe le braccia e mi aveva stretta con una forza tale da farmi male.
Era stato allora che Layla, con gesto rapido e stizzito, mi aveva strappato dal collo la sottile e raffinata catenella d’oro e il medaglione che la adornava... mi fece male quel gesto, mi fece male persino più profondamente delle braccia di Shezan che mi stringevano senza riguardo, mi fece male all’anima.
Poi fui portata via.
Shezan, senza dire una parola, mi portò dall’altro lato del palazzo... io gridavo e protestavo, mi divincolavo e mi dibattevo con tutta la forza che avevo, ma tutto fu inutile: lui mi portava in braccio con assoluta noncuranza, come avrebbe portato un oggetto inanimato e di nessun peso.
Senza riguardo mi getto dentro quella stanzetta, facendomi finire sul freddo pavimento di pietra, e richiuse il pesante battente dietro di sé.
Mi alzai di scatto e tornai alla porta, tentando di aprirla, bussai e chiamai ma non ottenni risposta alcuna.
Corsi, quindi, presso l’unica finestra che si apriva sulle spesse e lisce mura di pietra e guardai in basso... era inutile: mi trovavo tanto in alto che nessuno mi avrebbe mai potuta udire da lassù. Vedevo il cortile sotto di me, vedevo il verziere... lo scorsi con lo sguardo per un momento, tentando di trovare un soluzione, una via d’uscita, e invece qualcos’altro attrasse il mio sguardo: una lunga fila di lance ed elmi ammaccati che scintillavano al sole... il respiro mi divenne affannoso, tentai di reprimere quell’angoscia e lo spavento ma presto ne fui sopraffatta...
Le ginocchia mi cedettero e io mi accasciai sul pavimento, in preda a cieco terrore...
“Icarius...” mormorai “Oh, Icarius... se solo potessi vederti... anche solo per un istante...”

Lady Morgana
17-07-2011, 22.47.28
"Voi vi ostentate a non capire! Questo per me non è un triste destino! E' la mia vita e non voglio che Voi o chiunque altro la cambi! Io amo la mia vita e il mio Signore e se lui ha deciso me come sua Prescelta, io ne sono onorata! Non importa se a causa sua sono diventata un demone. Quello che Voi non avete capito, caro duca, è che a me piace uccidere! Per me è come respirare!" gridai con furia. Avevo oltrepassato il limite, ma non era stato Theenar a farmi uscire di senno. Lui non centrava.

Perdonate quest'uomo, mio Signore, ancora non piò comprendere la Vostra reale grandezza.

Guardai Luna e lei mi si avvcinò e mi calmò, come spesso faceva.
"Ti ringrazio, amica mia." la ringraziai io.
Nella sala era piombato improvvisamente il silenzio e non fu difficile per me, grazie al mio fine udito, sentire delle urla provenire dal piano di sopra.
"Le avete sentite anche voi, vero? Quelle grida... Sembrava la voce di..." non riuscii a finire la frase per paura di far preoccupare inutilmente Icarius, ma ero quasi sicura che fosse stata Lei ad urlare.

Lady Talia... Cosa vi stanno facendo?

"Milord, volete veramente aiutare qualcuno? Ho sentito delle grida di donna provenire dal piano superiore." dissi rivolta ad Icarius.
"Voi fate come volete, ma io vado a controllare!" detto ciò, aprii la porta, salii le scale e mi diressi verso una porta. Ascoltai e sentii dei singhiozzi venire dall'interno della stanza.
Tentai di aprirla, ma inutilmente.

Ed ora? Oh, Lady Talia, resistete ancora per un poco!

Guisgard
18-07-2011, 00.58.58
La notizia della condanna fu comunicata alla cittadanza.
Non ci sarebbe stato processo pubblico, in quanto era stata estorta con l’inganno una confessione a Melisendra.
Le leggi di Capomazda, come tutte quelle del regno, erano formalmente legate alla Chiesa, che, per un antico giuramento, riteneva queste terre feudi della Santa Sede romana.
La condanna di Melisendra sarebbe stata eseguita dunque secondo l’antico modo: la ragazza sarebbe stata condotta in pubblica piazza, vestita solo di nudo sacco ed arsa viva come strega.
Monteguard aveva tentato di salvare la ragazza, intervenendo presso Izar e Ravus, ma fu tutto inutile.
L’indomani la sentenza avrebbe avuto corso.
E quella sera qualcuno fece visita a Melisendra.
Era il capitano Monteguard.
“Milady…” disse appena la sentinella lo lasciò solo con la ragazza “… non c’è molto da dire… la vostra sorte è segnata e nessuno può fare più nulla ormai… ci fosse stata lady Talia probabilmente avremmo avuto una possibilità… sono certo che il suo intervento avrebbe spinto sua signoria a ricorrere al vescovo… ma tutto è inutile ora… però vi do la mia parola che cercherò quel cavaliere e lo costringerò a consegnarsi al Gufo… farò di tutto per salvare vostro figlio… ve lo giuro sul mio onore, milady…”

Melisendra
18-07-2011, 01.25.44
Quando la porta della cella si era aperta ero pronta ad avventarmi sulla persona che mi si sarebbe mostrata innanzi e a servirmene per fuggire.
Quando vidi il Capitano Monteguard, però, i miei propositi si incenerirono di fronte alla realtà. Non potevo servirmi di lui. Era un bravuomo.
Ascoltai le sue parole, che sfiorarono la corda delle mie preoccupazioni per mio figlio.
"Capitano, vorrei tanto poter sperare nel buon esito delle vostre promesse e vi ringrazio per avermi fatto dono di questo barlume di speranza per la sorte di mio figlio... " sospirai "Temo, però, che vi siano nemici troppo potenti a cui far fronte."
Guardai con insofferenza la mia prigione e contemplai la mia sorte, per la prima volta cercando la rassegnazione, ma questo era un sentimento troppo contrario alla mia natura per trovarvi conforto.
"So bene cosa succederà..." mormorai tristemente.
Guardai il Capitano negli occhi e subito distolsi lo sguardo. Non volevo pensasse che cercavo di incantarlo. Puntai gli occhi sul pavimento di pietra e gli sussurrai: "Guardatevi da Izar. Non avete idea... non potete nemmeno immaginare quanto siano grandi i suoi poteri e la sua malvagità."
Mi voltai e mi avvicinai a una grata che dava sull'esterno della prigione. In lontananza vedevo uomini impegnati a spostare grandi fasci di saggina e legna.
"Quelle come te non vivono a lungo..." dissi tra me e me. Mi domandai tra quanto sarebbero venuti a prendermi. Aveva ancora senso lottare? Ero una sciocca farfalla che si era avvicinata troppo alla fiamma. Questa volta sarei bruciata.
"Vi ringrazio per la vostra visita e vi auguro fortuna per i vostri intenti... Addio, Capitano", lo salutai, cercando di preservare un barlume di dignità.
Rimasi a osservare il trambusto fuori dalla mia cella, cercando di mantenere la calma nel mio animo.

Guisgard
18-07-2011, 01.36.22
“Izar…” disse Monteguard “… cosa intendete dire? Cosa significano queste vostre parole? Izar è il consigliere dell’Arciduca, come lo era stato di lord Rauger in passato.” Si avvicinò alla ragazza. “Cosa volevate dire su Izar? E’ forse un modo disperato per salvarvi? O volete solo vendicarvi perché è stato lui ad emettere la vostra sentenza? Rispondetemi!” Gridò Monteguard a Melisendra.
"Capitano, mi rincresce, ma il tempo è scaduto..." avvicinandosi una sentinella alle sbarre della cella "... dovete uscire... la condannata non può ricevere altre visite, oltre al confessore..."
"Si, un momento ed uscirò..." senza voltarsi verso le sbarre Monteguard "... allora? Attendo una risposta, milady..." rivolgendosi di nuovo a Melisendra.

Melisendra
18-07-2011, 01.45.06
Mi voltai verso Monteguard.
"Vi ricordate che vi avevo parlato del mio padrone? L'uomo che non avevo mai visto in volto... Ho scoperto quanto possa essere rassicurante il volto del Male."
Lo guardai, dubbiosa. Non mi avrebbe creduto e io non avevo altre parole da gettare al vento, dunque andai dritta al punto.
"Izar non desidera altro che vedere i Taddei estinti... e io l'ho tradito. Ucciderà me, mio figlio, consegnerà la città al Cavaliere del Gufo... e quanto qui non ci sarà altro che cenere, si disferà anche di lui. A che pro mettervi contro a un nemico tanto potente da usarci tutti come marionette? Salvate quanta più gente potete e lasciate questa città..."
Non avevo altro da dire.
Lo guardai con compassione, attraverso le sbarre. Poi mi voltai e tornai a guardare là fuori.

Guisgard
18-07-2011, 02.02.10
Monteguard non rispose nulla.
Il suo sguardo, turbato, era su di lei.
La fissò per un momento che sembrò infinito.
“Che Iddio abbia pietà di voi, milady.” Disse chinando il capo.
Raggiunse poi le sbarre ed uscì.
In quel momento Melisendra udì delle voci provenienti dalla strada.
Erano dei ragazzini che la insultavano e la sbeffeggiavano.
“Strega, muori!” Gridavano. “E’ colpa tua se ci hanno assediato! Ma ora morirai e il Signore ci libererà! Muori, strega!” Lanciando sassi e frutta marcia contro le sbarre della finestra.
Passarono poi alcune ore, trascorse tra pensieri inquietanti e paure irrazionali che tormentavano l’animo di Melisendra.
Immagini, suoni, sensazioni attraversarono il suo cuore.
Vide scorrere davanti a sé i momenti trascorsi con Gouf, i pochi passati con Uriel e qualche lontano ricordo d’infanzia.
Ma vide anche tutti i suoi sogni che aveva osato fare su una nuova vita.
Raramente aveva ceduto a queste speranze di felicità, ma, com’è natura dell’uomo, esse sono fatte per albergare in noi e nulla può davvero renderci immuni dai loro effetti.
Ma, all’improvviso, tutto questo fu interrotto bruscamente da un rumore di passi.
Un’esile e scarna figura, coperta da un umile saio, era giunta davanti alle sbarre.
“Solo pochi minuti, padre.” Mormorò la sentinella al frate.
Questi annuì ed entrò nella cella.
“Che Dio ti risparmi, figliola…” esordì con tono austero “… sono venuto per ascoltare i tuoi peccati… in questo memento di sconforto e disperazione, abbandonati alla Sua Misericordia e come Lazzaro Egli ti libererà dalla morte…”

Melisendra
18-07-2011, 02.14.12
Quell'intrusione tra le mie meditazioni non era affatto gradevole.
Non potevano lasciare che mi preparassi all'inevitabile senza che uno di quei preti si infilasse nella mia cella con la convinzione che mi avrebbe fatto pentire dei miei peccati?
"Non ho nessun peccato da confessare, padre... andate a occupare il vostro tempo in un'altra cella." Risposi con un moto di orgoglio.
Fuori le risate e le ingiurie continuavano.
Mi appiattii contro il muro e mi sedetti sulla panca ad esso appoggiato.

Guisgard
18-07-2011, 02.24.11
“Sapete, figliola, possiamo ingannare tutti, ma non l’Onnipotente…” disse il monaco a Melisendra “… tutti possiamo ingannare… anche la morte…” mostrando alla ragazza una piccola ampolla.
Scostò allora il cappuccio e mostrò a Melisendra il suo volto.
“Presto,, milady, non c’è tempo…” mormorò il vecchio Diacono “… bevete il contenuto di questa ampolla… presto, altrimenti sarà troppo tardi…”
Si schiarì la voce e tornò a parlare a voce alta, per farsi udire dalle sentinelle appostate poco più avanti la cella:
“Possa Colui che perdonò il buon ladrone sulla Croce, accogliere il tuo pentimento, figlia mia, affinché tu possa godere della Luce della Sua Grazia e della Sua Gloria… io ti assolvo dai tuoi peccati… nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo… amen!”
Ed uscì dalla cella recitando i Misteri del Santo Rosario.

Melisendra
18-07-2011, 02.35.38
"Troppo tardi? Ma..."
Non feci in tempo a replicare, che mi ritrovai da sola, con l'ampollina in mano.
Osservai l'ampolla e la aprii.
Ne annusai con sospetto il contenuto e non riuscii a identificare i profumi che da essa fuoriuscivano. La richiusi e riflettei.
Perchè mai quel diacono era venuto a consegnarmi quella fiala?
Non avevo niente da perdere: sarei morta comunque.
Tutto sommato se evitavo la lunga agonia di un rogo sarebbe stata una benedizione. Oppure... La speranza si riaccese, ma non volli darle credito. Sperare in un aiuto, nella possibilità di riuscire a sopravvivere, a un passo dalla morte?
Non ci pensai oltre: stappai nuovamente l'ampolla e la vuotai.
Poi gettai la fiala fuori di lì. Quella rotolò fuori dalla mia cella, tra la paglia sporca che se ne stava addossata ad una parete.
Feci in tempo a sedermi nuovamente e tutto si fece d'ombra.

Guisgard
18-07-2011, 02.53.34
“Che io sia dannato!” Disse una delle sentinelle. “E’ morta, c’è poco da fare!”
“Ma com’è stato possibile? Chiese l’altra sentinella.
“Cosa vuoi che ne sappia! Era una strega ed avrà usato qualcuno dei suoi poteri per morire! Del resto, le fiamme del rogo fanno paura a chiunque!”
“Ora cosa facciamo?”
“Beh, quel che facciamo sempre in casi come questo! La chiudiamo in un sacco e la bruciamo in un luogo appartato e sconsacrato. La legge non vuole che un cadavere sia arso pubblicamente. Sarebbe peccato mortale.”
“Faccio chiamare qualcuno per portarsi via il cadavere, allora.”
Poco dopo giunsero due uomini che caricarono il sacco col cadavere su un carro.
“Dove la brucerete?” Chiese una delle sentinelle.
“Non possiamo uscire perché c’è l’assedio… le daremo fuoco e la butteremo allora dalle mura e chissà che il corpo di questa strega non maledica il Gufo ed i suoi tirapiedi!” Rispose uno degli uomini sul carro.
“Ben detto!” Ridendo la sentinella. “Io intanto avvertirò monsignor Ravus. Addio!”
Più tardi, in una zona isolata della cittadella, due figure stavano sotto una quercia ad attendere.

“Mamma, mamma!” Chiamava Uriel mentre correva verso la casa.
Melisendra uscì e raggiunse la staccionata.
Guardava il suo bambino mentre le correva incontro.
“Guarda!” Esclamò il piccolo mostrandole un coniglietto. “L’ho trovato nel bosco… credo abbia smarrito la mamma… posso tenerlo? Ti prego, mamma...”
Ad un tratto però la ragazza udì dei passi dietro di sé.
“Melisendra…” disse Gouf avvicinandosi.

“Melisendra…” chiamò Guisgard “… Melisendra, mi sentite?”
“Forse non si sveglierà, mio signore…” mormorò Diacono guardando la ragazza “… dopotutto è pur sempre un veleno quello che le abbiamo dato…”
“Sta zitto, vecchia cornacchia del malaugurio!” Lo riprese Guisgard. “Non vedi che si sta svegliando! Si, grazie al Cielo! Si sta svegliando… Melisendra, mi riconoscete?”

Melisendra
18-07-2011, 03.11.02
Il sogno si confuse con la realtà, quando improvvisamente le tenebre si aprirono davanti ai miei occhi. Sentii una voce chiamare il mio nome.
Ero ancora angosciata da quel sogno e dalla minacciosa presenza di Gouf.
Mi svegliai sentendo le lacrime scivolarmi lungo le guance.
Mi agitai, cercando di riemergere da quel sonno drogato.
"No, non fargli del male..." sussurrai, cercando di allontanare da me quell'immagine.
Aprii lentamente gli occhi.
C'erano due persone chine su di me, che mi guardavano con preoccupazione.
Presi fiato diverse volte. Il petto mi bruciava.
"Dove..." cercai di alzarmi, poi guardai meglio quei visi e capii.
"Guisgard?" domandai, con sorpresa. "Sono viva?" mormorai scioccamente.
Poi qualcosa si ruppe dentro di me, come una diga che crolla, e scoppiai a piangere.

Guisgard
18-07-2011, 03.21.23
“Certo che siete viva…” disse Guisgard “… volevate forse essere morta?” Scherzando. “Su, ora riprendete fiato… è tutto passato… come un brutto sogno… ecco, prendete…” porgendole un fazzoletto ricamato “… immagino non ne abbiate uno, vero? Beh, del resto è la prima volta che vi vedo piangere! Ah, comunque, dopo dovete rendermelo quel fazzoletto, mi raccomando! Mi è stato dato da una dama come pegno d’amore e, capirete, se lo smarrisco lei non mi aprirà più le porte del suo cuore!” Sorridendo. “Ditemi…” tornando serio “… riuscite ad alzarvi? Provate a fare qualche passo… il veleno probabilmente sta già cessando ogni suo effetto, ma potreste avere ancora le braccia e la gambe intorpidite… provate a sgranchirle…”

Melisendra
18-07-2011, 03.40.11
Feci ancora un paio di respiri profondi e mi asciugai le lacrime con il fazzoletto che il cavaliere mi porgeva.
Lasciai che quei respiri profondi lavassero via tutte le ansie.
Cercai di alzarmi e con un po' di fatica ci riuscii.
"Sto bene... ora sto bene... per un attimo ho pensato di essere veramente..." non completai la frase e mossi qualche passo.
Accennai a un sorriso.
"Come ci siete riuscito? E io che pensavo che ormai foste lontano da questa città..." poi pensai a tutto ciò che stava accadendo e che sarebbe successo. Mi sedetti nuovamente e guardai Guisgard con autentico terrore nei miei occhi.
"Non c'è tempo... mio figlio! Gouf l'ha preso! Devo andare da lui..." poi la mente mi si schiarì del tutto. "Vuole voi... vi stanno cercando tutti: le guardie e il mio padrone... è stato lui a decretare la mia condanna: Izar. Ci farà uccidere tutti..."
Frettolosamente rimisi in mano a Guisgard quel fazzoletto di pizzo e cercai nuovamente di alzarmi.

Guisgard
18-07-2011, 03.49.30
“Già, adoro essere al centro dell’attenzione.” Disse spavaldo Guisgard. “Che volete farci, sono fatto così! Mi sento lusingato nel sapere che la mia pelle sta a cuore a tante gente!” E rise di gusto.
Poi quel nome pronunciato da Melisendra.
“Izar? Avete detto Izar? Non capisco…” mormorò Guisgard “… cosa centra Izar? Siete ancora sotto l’effetto del veleno? Ora calmatevi e raccontatemi tutto dal principio.”
Fissò poi il fazzoletto.
“E comunque potete tenerlo quello, tranquilla. Saprò guadagnarmi ugualmente le grazie di quella dama. Avanti…” tornando serio “… raccontatemi cosa è accaduto, del perché vi hanno arrestata, di vostro figlio e cosa centra Izar in tutto questo.”

Guisgard
18-07-2011, 04.06.16
Icarius restò in silenzio davanti alle parole di Sayla.
“Non badateci, milord…” disse Lho avvicinandosi “… questa terra non è stata ancora tutta convertita al Vero Credo e molti, soprattutto nelle regioni interne, sono ancora legati agli antichi culti delle primitive popolazioni galliche… purtroppo non possiamo cambiare il mondo, mio signore… lasciamo dunque che questi pagani seguano le loro tradizioni…”
“Non capite?” Fissandolo Icarius. “Questa ragazzina è come posseduta! Nessuna fede religiosa può trasformarci in assassini! E’ ovvio che è il male ad istigare la sua voglia di sangue!”
Poi Sayla, all’improvviso corse via.
Icarius e Lho la inseguirono.
Giunsero tutti davanti ad una porta chiusa.
“Cosa cercate qui?” Chiese loro Shezan. “Questi sono gli appartamenti privati di lady Layla e sono costretto a chiedervi di tornare giù.”
“Andiamo, Sayla…” fece Icarius prendendo per mano la ragazzina e fissando Shezan.
Scesero tutti nel cortile e restarono all’ombra di un grosso albero.
Icarius si lavò il viso in una delle fontane, come a voler rinfrescare i pensieri, scossi dagli ultimi eventi.
“Perché sei corsa via così, Sayla?” Domandò alla ragazzina. “Cosa hai sentito che ti ha fatto reagire così?”
Da una delle finestre del palazzo, intanto, Layla fissava adirata il suo verziere.
Aprì la mano nella quale teneva il ciondolo strappato a Talia e guardò nuovamente quel volto.
“Ti odio!” Disse con rabbia. “Ti odio per tutto il male che tu e la tua gente mi avete fatto! E ti giuro sul mio stesso dolore che non riavrai mai più la tua bella moglie! Mai più! Perché presto condividerai la stessa sorte dei tuoi avi, maledetto!”
E lanciò il ciondolo nel verziere.

Guisgard
18-07-2011, 04.31.32
Pasuan sorrise e baciò con dolcezza Dafne.
Prese allora la sua mano e chiese alla ragazza di condurlo di nuovo in quel luogo infernale.
I due scesero nel ventre di quella tomba, mentre un irreale silenzio avvolgeva ogni cosa.
Le pietre sembrano sudare umidità, mentre le ombre generate dalle torce sulla nuda pietra parevano danzare in un macabro sabba, in attesa di qualche oscuro sacrificio.
Pasuan e Dafne avevano ripercorso la medesima strada, eppure quel luogo sembrava diverso.
Dafne non ricordava e non riconosceva quella strada, sebbene il loro cammino fosse pressoché obbligato.
Ad un tratto, finalmente, la ragazza vide in lontananza una luce.
Con prudenza i due cominciarono ad avvicinarsi a quella luce.
Proveniva da una piccola stanza semivuota ed illuminata da un grosso cero per gran parte consumato.
Ma fu il suo contenuto a turbare Dafne.
In un angolo, voltato di spalle, vi era un uomo seminudo, col corpo tutto ricoperto da tagli e ferite.
Tremava come in preda a chissà quale crisi di paura e farfugliava qualcosa di incomprensibile.
All’improvviso cominciarono ad udirsi degli strani rumori, provenienti da una stanza vicina.
Si sentiva un fuoco che bruciava e qualcuno che si lamentava.
E a quella voce l’uomo girato di spalle cominciò a tremare ancora di più, per poi scoppiare a piangere.
Un pianto straziante e disperato.
Ad un tratto si udì un gemito provenire dall’altra stanza e quel lamentò cessò di colpo.
L’uomo che dava le spalle a Pasuan e Dafne ebbe come un capogiro.
Improvvisamente si udì un grido e qualcuno corse nella stanza.
Era il grottesco bambino che Dafne aveva visto in braccio a quella misteriosa donna.
Il bambino non aveva abiti e mostrava il suo corpo completamente deforme.
Si lanciò ai piedi dell’uomo voltato di spalle e cominciò a strappargli la carne a morsi.
L’uomo gridava per quel terribile dolore, mentre il mostruoso bambino si cibava dei suoi piedi e dei suoi polpacci.
“Dafne!” Disse Pasuan, mentre le grida di dolore di quell’uomo riempivano la stanza. “Dafne, cosa sta succedendo?”
Ad un tratto il cero che illuminava la stanza si consumò ed un buio profondo avvolse ogni cosa.

Guisgard
18-07-2011, 05.22.52
“La Luna…” disse Talia quasi in un sospiro “... com’è bella stasera... mi ricorda quando uscivo a notte fonda dal mio balcone a fissarla… sai, dal palazzo reale di Sygma il Cielo sembra più vicino e certe notti speciali puoi quasi arrivare a toccarlo...”
“Ti manca Sygma?” Domandò Icarius avvicinandosi.
“Certe volte si, mi manca tanto…”
“Allora devo trovare una soluzione per questa tua malinconia, gioia mia…” disse lui abbracciandola da dietro e cingendole i fianchi con le sue braccia.
“E cosa potresti mai fare, milord?” Chiese lei sorridendo e voltandosi a guardarlo.
“Beh, potrei imitare l’antico re di Babilonia che pure si ritrovò ad affrontare un problema simile.”
“Davvero?”
“Certo.” Annuì Icarius. “Pare che anche sua moglie soffrisse di nostalgia. Lei proveniva da terre lussureggianti, mentre invece Babilonia era nel bel mezzo del deserto.”
“Già, davvero un bel problema.” Divertita lei.
“Ed io potrei allora agire proprio come fece il re di Babilonia...”
“E come, mio ingegnoso marito? Costruendo nel bel mezzo del nostro verziere i leggendari Giardini Pensili?”
“Giardini Pensili?” Ripeté lui stupito. “E cosa centrano i Giardini Pensili ora? Caso mai le Colline Pensili!”
“Sei matto!” Ridendo lei. “Ed io che ti prendo pure sul serio!”
“Sei bellissima quando sorridi, Talia…” sussurrò lui “... non dovresti mai essere triste o malinconia... è quasi un peccato non vederti sorridere...”
“Ora non sono più malinconica...” sorridendo lei.
“Dai, dimmi cosa posso regalarti stanotte! La Luna? Si, prima parlavi della Luna!” Fissò allora il pallido astro notturno. “Potrei prenderla al laccio per te. Ti piace l’idea, amore mio?”
Lei lo ascoltava divertita.
“Così potrei decidere anche a che distanza lasciarla… va bene com’è ora?” Continuò Icarius. “O la vuoi più vicina? Ehi, madonna Luna, mi sentire? Parlando alla Luna. “Potreste venire un po’ più vicino? Fareste felice mia moglie e lei, poi, farà felice me stanotte!”
“Ma che scemo che sei!” Fingendo di dargli un buffetto lei.
“Beh, cercavo solo l’aiuto della Luna per conquistare la mia bellissima moglie.”
“Mi hai già conquista…” sospirò lei.
Ed un dolce, infinito bacio unì i due nell’incanto di quella notte sotto la pallida Luna di Capomazda.

Talia si svegliò di colpo, quasi destata da quel bacio avuto in sogno.
Si voltò intorno e in un attimo rammentò ogni cosa.
Era prigioniera in quella stanza posta su una torre tanto alta da renderla più vicino al Cielo che alla terra.
E segregata lì dentro, la tristezza e lo sconforto le attanagliarono il cuore.
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Lady Morgana
18-07-2011, 10.51.11
Talia era prigioniera, da qualche parte nel castello, ne ero sicura. Ma Schezan ci mandò via, dicendo che quelle erano le stanze di Lady Layla.
Una volta giunti nel verziere, Icarius mi domandò perchè ero fuggita via.
"Ma come, Voi non avete sentito? Sono sicura di aver udito le grida di una donna e quando poi mi sono appoggiata alla porta ho sentito dei singhiozzi provenire da dietro di essa. Non vorrei farvi preoccupare inutilmente, ma credo che quella donna fosse la Granduchessa..." improvvisamente Lady Layla si sporse dalla finestra che dava sul verziere e gridò parole d'odio contro Icarius.
La Strega lanciò un ciondolo verso di noi. Quando questo toccò terra, lo presi e lo osservai.
Mi pareva familiare. Lo aprii.

Oh... Icarius? Ma certo! E' il ciondolo di Lady Talia! Allora avevo ragione, l'hanno rinchiusa in una stanza del castello.

Portai il ciondolo ad Icarius che o guardò preoccupato; Lady Layla nel frattempo era rimasta alla finestra e guardava l'Arciduca con aria minacciosa.

Talia
18-07-2011, 13.20.33
Aprii gli occhi di scatto e li ruotai intorno...
Quel sogno...
O forse era un ricordo...
Richiusi gli occhi e tentai di scavare nella memoria. Sentivo che la densa nebbia che l’avvolgeva si stava diradando, ma era comunque difficile distinguere tra sogni e ricordi... era difficile dare un nome solo a quel tumulto di sensazioni ed emozioni... quello che sapevo era che, qualsiasi fosse il nome con cui volevo chiamare quel sentimento, esso aveva un solo volto e una sola voce: quelli di Icarius. Tutto il resto non era importante.
Sospirai e riaprii gli occhi.
La stanza era piccola e circolare, totalmente vuota ad eccezione del rigido pagliericcio su cui ero seduta. La luce proveniva da una sola finestra, alta stretta e fortemente strombata, che gettava sulla parete di fronte una vivida e sottile lama luminosa...
Mi spostai presso la finestra e sbirciai il cielo... era terso e arioso, di un azzurro purissimo... un azzurro simile a quello degli occhi di Icarius.

Melisendra
18-07-2011, 14.34.49
"Come avete detto voi: non mi avete mai visto piangere. Spero di non prenderci l'abitudine. Prendete." Gli restituii il fazzoletto. Poi, continuando a sgranchirmi le gambe, gli lanciai un'occhiata preoccupata e iniziai a raccontare.
"E' Izar... il consigliere dei Taddei è il mio signore. Capite? E' sempre stato lì, sul suo piedistallo a decidere le sorti di questa città."
Mi doleva un po' la testa. Mi accarezzai le tempie, cercando di non pensare al veleno. Che cosa diavolo mi avevano dato?
"La lettera del messaggero che dovevo incontrare conteneva alcune informazioni di cui sono andata a rendere edotto il Capitano Monteguard, l'unica persona di cui mi sia potuta fidare, ma Izar mi ha scoperta... e vista la sua posizione non è stato difficile per lui provare un modo per liberarsi di me... definitivamente, se non fosse stato per voi. Ho scoperto la sua identità quando ero ormai nella mia cella. Quell'uomo è riuscito a ingannare tutti!"
Poi mi rattristai, ma in uno scatto d'ira strinsi così forte i pugni da far sbiancare le nocche.
"Nella lettera del Gufo c'era scritto che hanno avvelenato i canali che riforniscono d'acqua la città. Ma non è tutto: ha dato un ultimatum. Tre giorni di tempo per consegnargli voi... o ucciderà il bambino che ha in ostaggio."
Per un attimo mi mancò nuovamente l'aria. Mi voltai verso Guisgard e lo guardai negli occhi. Dai miei traspariva un'enorme angoscia.
"Ha preso Uriel... ha preso mio figlio! Non posso perdere altro tempo... devo andare via di qui! Devo andare da lui!"
Sentii gli spiriti darmi coraggio. Se ne stavano grevi a mezz'aria, in attesa di disposizioni.
"Portate Pandemonio da me." Sussurrai.
Poi, quasi imbarazzata, mi rivolsi a Guisgard: "So che non vi piacciono le mie stregonerie... ma non c'è tempo. Devo andare... e anche voi. Se vi trovano vi consegneranno senza pensarci due volte."

Guisgard
18-07-2011, 20.07.11
Icarius fissò quasi incredulo quel ciondolo.
Era quello di Talia.
Ma perché non era al collo di sua moglie?
E senza attendere un momento di più, corse verso il palazzo.
“Presto, seguiamolo!” Disse Lho a Sayla, Nishuru e Luna.
Ma quando Icarius tentò di entrare nel palazzo, si ritrovò Shezan davanti.
“Da qui non si passa.”
“Togliti di mezzo, o me la pagherai!” Ringhiò Icarius.
“Non aspetto altro, milord.”
“Ci sono io, Shezan.” Giungendo Layla.
“Voglio vedere subito mia moglie.” Disse Icarius. “Altrimenti la cercherò io, per poi dar fuoco a questo luogo! Neanche i vostri molossi si salveranno!”
Layla sorrise con astio.
“Lady Yelia sta bene.”
“Non chiamatela così!” Urlò l’Arciduca.
“Potrete vederla quando e se supererete la prova.”
“Sono stanco di aspettare!”
“Oh, ma tranquillo, milord… domani, se Dio vorrà, affronterete la Dolorosa Costumanza.” Mormorò Layla, mentre un lampo d’odio si accese nei suoi occhi.

Guisgard
18-07-2011, 20.27.05
Guisgard restò un momento a fissare Melisendra, dopo averla ascoltata con attenzione.
“Beh, per voi andrebbe proprio bene…” disse “… la mia cattura porterebbe alla liberazione di vostro figlio, no?” Continuò a fissarla con uno sguardo di ghiaccio.
“Milord, quell’uomo… Izar…” balbettò Diacono “… Parusia è in suo possesso… voi dovete riprendere quella spada… lo dovete al vostro sangue…”
“Io non devo nulla a nessuno, vecchio! Capito? Nulla a nessuno!”
“Milord…” fece il vecchio “… nessuno può scegliere il proprio destino… voi dovete riprendere la spada dei vostri padri…”
“Perchè?”
“Perché nessun altro può…” rispose Diacono “… se finisse nelle mani del Gufo sarebbe la fine per il nostro mondo… egli non è solo un uomo malvagio, ma è anche un eretico… tutti i vostri avi hanno combattuto contro i nemici della Fede e della Chiesa…”
“Maledetto!” Prendendolo per il bavero Guisgard. “Se tu non fossi un povero vecchio ti avrei già fracassato la testa!”
“Si, picchiatemi!” Con orgoglio Diacono. “Picchiatemi fino ad uccidermi! Ma niente cambierà ciò che siete, milord! Siete il figlio di sua signoria lord Ardross! Ed il vostro sangue vi chiede di combattere!”
Guisgard lanciò un urlo, tentando di interrompere il vecchio, ma fu inutile.
“Dovete riprendere Parusia, milord…”
Guisgard chinò il capo ansimando per la rabbia.
Si voltò poi verso Melisendra.
“Voi sapete entrare nel covo di quel maledetto…” mormorò “… dovete accompagnarmi almeno fino all’ingresso…”

Melisendra
18-07-2011, 21.04.09
"Come sarebbe a dire? Siete uno dei Taddei?" Lo guardai sempre più diffidente.
"E questo piccolo insignificante dettaglio vi siete dimenticato di dirmelo?"
Arretrai di qualche passo.
Ascoltai gli spiriti. Sembravano tranquilli e ben disposti. Ero dubbiosa.
"Ma come è possibile? No, non fa niente, credo di immaginarlo... Tenetevi pure i vostri segreti. E sia... vi accompagnerò a riprendere la spada, tuttavia non so dove l'abbia nascosta."
Un nitrito distolse la mia attenzione da quell'uomo. Vidi Pandemonio avanzare verso di me. Il suo manto grigio rifletteva la luce del giorno morente.
"Ma... c'è un ma... ora mi aspetterete qui. Dato che non ho nulla da nascondere, vi dirò che aspetterete che faccia uno spuntino e poi andremo alla Cappella del Cristo Redentore."
Era una necessità. Non mi sentivo in forze e avrei avuto bisogno di tutte le mie energie.
Senza aspettare una risposta saltai in groppa a Pandemonio e mi coprii col mantello. Per la prima volta dopo tanto tempo cacciai con un'ostinazione che non ricordavo. Mi spostai tra i vicoli della città, nutrendomi ora di uno ora di un altro. Non uccisi nessuno, ma mi godetti ogni singola goccia di energia. Non mi sarei fermata se non fosse stato per il sole che calava sempre di più e per il caro Pandemonio, che picchiettò col muso sulla mia spalla, come per dirmi che era abbastanza. Fermai la mia avidità e lasciai che Pandemonio mi riportasse dove avevo lasciato Guisgard.
Non ero stata via a lungo.
"Eccomi, sono pronta... possiamo andare. Intendo attraversare la palude all'alba, quindi dobbiamo sbrigarci." Pandemonio si agitò inquieto e io lo accarezzai.
Ignorai le occhiatacce del diacono e ripensai con determinazione ai miei propositi. Avrei ucciso chiunque avesse cercato di torcere un capello a Uriel. Avrei fatto qualunque cosa per salvarlo.

Lady Morgana
18-07-2011, 21.57.33
Quando Icarius si ritrovò tra le mani il ciondolo della moglie, lo riconobbe subito e tentò di entrare nel palazzo; ma sulla porta c'era Schezan che gli sbarrava il passo.

Oramai ho deciso: se questa notte dovrò uccidere qualcuno, ucciderò Schezan!

Fissai Schezan con sdegno.
Dietro di lui comparve poi Lady Layla che disse ad Icarius di non crucciarsi perchè Yelia stava bene e che il duca avrebbe potuto vederla solo dopo aver vinto la Dolorosa Costumanza.

E' infine arrivato il momento: domani Icarius affronterà questa misteriosa tradizione, la Dolorosa Costumanza...

Presi Icarius per un braccio e lo allontanai da Layla, così che lei non sentisse.
"Siete sicuro, nobile Taddei, che dobbiate fare ciò per riavere vostra moglie? Come fate ad essere certi che Lady Layla manterrà la sua promessa? Io non mi fiderei di quella donna, ma siete voi a dover decidere, non io..."
Stavo male solo a pensarci, ma dovevo dirglielo, dovevo.
"Questa notte non so se riuscirò a resistere alla sete. Mi addentrerò nel bosco al chiaro di luna e cercherò una preda. Credo che del sangue animale per ora mi possa bastare, almeno per ingannare per un poco Theenar..." quelle parole mi uscirono tremanti dalla bocca e subito mi scusai, silenziosamente, con il mio Signore, per l'offesa recatagli.
Mi riavvicinai a Lady Layla.
"Mia Signora, il sole è alto nel cielo e credo che noi tutti, compresi i bambini che stanno ancora giocando nel cortile, saremo felici di poter mangiare alla vostra tavola, se possibile."

Carne... Devo mangiare della carne, per riuscire a resistere fino a stasera.

Guisgard
19-07-2011, 00.39.19
“Beh…” disse Guisgard a Melisendra “… perché quello sguardo? Il fatto che io sia nobile cambia qualcosa per voi? Ognuno di noi ha i suoi scheletri nell’armadio…” la fissò col stessa diffidenza che la donna mostrava per lui “… e poi, se ricordo bene, voi stessa avete detto che ognuno di noi è quel che è…”
Giunse Pandemonio e Melisendra disse loro di attenderla là.
Al suo ritorno trovò Guisgard e Diacono ad aspettarla.
“Andiamo.” Fece il cavaliere. “A me interessa solo raggiungere l’ingresso di quel posto. Poi, per quanto mi riguarda, potete andare dove più vi aggrada. Anche al diavolo! Ah, non siete obbligata di certo a riferirci i vostri spostamenti riguardo ai vostri… banchetti.” Scosse il capo.
Lasciarono Diacono e raggiunsero la Cappella del Cristo Redentore.

Melisendra
19-07-2011, 01.10.49
"Ad essere sinceri... quello che sta andando al diavolo siete voi... proprio a casa sua..." gli risposi senza scompormi.
"E comunque bella facciatosta! Tutti quei rimproveri sull'onestà, quando non è che voi siate stato l'apoteosi della sincerità... ora tutto ha un senso. O almeno... ha più senso di prima."
Una volta alla cappella mi fermai.
"Come intendete entrare?"
Pandemonio scalpitò nuovamente. Era ansioso di correre via.
"Se vedete Izar ditegli che Melisendra gli deve un bacio... e che sarà indimenticabile." Feci per girare il cavallo, ma esitai.
Infine domandai: "Dove avete lasciato Gavron? Sta bene?"

Guisgard
19-07-2011, 01.25.43
“Sincerità? Già, sincerità…” disse Guisgard “… ne avete avuta forse voi per me? E poi cosa intendete dire con quelle parole? Perché dite che tutto ora ha un senso?”
Fissò la cappellina col Cristo Redentore e si segnò tre volte.
“Si, Gavron sta bene.” Mormorò. “Io e Diacono l’abbiamo lasciato nel convento dei frati Della Preghiera Perpetua… è solo al mondo… spero che quei monaci possano tenerlo con loro e dargli un’istruzione per il futuro… ammesso che questa città abbia ancora un futuro… ah, ha chiesto di voi… nonostante facciate di tutto per sembrare quella che siete, riuscite comunque a strappare affetto in quel bambino…” cominciò ad osservare la cappellina “… se tornerete dal Gufo, lui vi ucciderà!” Esclamò quasi con freddezza. “E forse lo farà davanti a vostro figlio, mostrando poi il vostro cadavere come monito ai capomazdesi… se un po’ conoscete davvero quell’uomo, allora desistete dai vostri sciocchi propositi… a meno che non intendiate farvi uccidere…” si voltò a fissarla “… come fate ad ignorare ancora la malvagità di quell’uomo? Quando andavate a letto con lui non vi siete mai fermata a guardarlo negli occhi?” Chiese con disprezzo e rabbia. “Beh, avreste dovuto farlo… così da evitare di commettere la sciocchezza che state per fare ora…”

Melisendra
19-07-2011, 02.01.09
"State cercando di spaventarmi? Pensate che non sappia chi è il Gufo? E' proprio perchè l'ho amato che non posso vedere cosa è diventato..." abbassai gli occhi. "Non mi pento di niente. Ma ora la cosa più importante è Uriel... non posso lasciarlo a lui. Lo ucciderà... o ancora peggio! Se non lo ucciderà, temo ancor di più che possa plasmarlo a sua immagine!" E quello era ciò che mi atterriva. C'erano troppe maledizioni che si trasmettevano come colpe ataviche, col sangue.
"Sono sempre stata sincera con voi e con Gavron. Non c'era ragione per non esserlo. Sapete bene quali sono i miei talenti... o maledizioni, come preferite..." alzai gli occhi al cielo ormai scuro. "Ora si spiega quella malinconia che avevo visto dentro di voi... sapete, ancor più dei miei banchetti, la lettura delle sfumature dell'animo umano è una maledizione maggiore... perchè grazie ad essa avevo trovato del buono perfino del Gufo."
Smontai da cavallo e sbirciai verso la cappellina.
"D'accordo... ora cercate di farvi venire in mente un piano per prendere quella maledetta spada. Se posso essere d'aiuto nel mandare all'aria i piani di Izar, non vedo perchè non dovrei farlo!"

Guisgard
19-07-2011, 02.17.43
“Beh, se avete visto del buono nel Gufo, allora dovreste rivedere un po’ la vostra capacità di leggere nell’animo umano.” Disse con sarcasmo Guisgard. “Ammesso che quel maledetto abbia davvero qualcosa di umano nel suo animo.”
Tornò a fissare la cappellina.
“Comunque, la malinconia che dite di vedere dentro di me” continuò “non dipende certo dai Taddei… il sangue non conta niente… è il cuore che anima i sentimenti di un uomo… ed io non sarò mai come loro… anche se il cuore, talvolta, fa brutti scherzi…” restò un attimo in silenzio dopo quelle sue ultime parole.
“Un piano? Beh, c’è poco da fare…” riprese “… credo che la spada sia custodita qui sotto, in questo suo dannato covo… ora che conosciamo la sua identità ne sono ancora più certo… infatti non avrebbe potuto nasconderla nel palazzo… lì ci sono troppi occhi indiscreti… quindi non ho molta scelta… devo scendere di nuovo in quest’Inferno a cercare come Orfeo…” sorrise come spesso faceva, con quella sua velata irriverenza “… sperando che anche Orfeo non vi stia antipatico come il buon Paride!”
Cominciò a toccare la cappellina, in cerca del meccanismo che avrebbe aperto il passaggio.
“Il vostro aiuto potrebbe essere prezioso, visto che conoscete meglio di me i meandri di questo luogo… ma vi avverto… laggiù dovrete essere davvero una novella Euridice e parlare il meno possibile!” Si voltò e le fece l’occhiolino.
“Ma come si aziona l’apertura di questo passaggio?” Esclamò poi spazientito.

Guisgard
19-07-2011, 02.59.48
“Si, Sayla, non ho altra scelta.” Disse Icarius. “Devo affrontare quella prova. E’ l’unico modo per riavere Talia…” fissò allora Layla “… stanotte…” tornando a guardare la ragazzina “… sangue animale…” ripeté chinando il capo.
In realtà Icarius era in pena per Sayla.
Aveva paura di questa natura oscura celata in lei.
Sayla allora si rivolse proprio alla padrona di casa e questa annuì alle parole della ragazzina e diede ordine di servire la cena.
Tutti loro si sedettero a tavola, ma Icarius non toccò nulla.
Fissava continuamente il posto vuoto di Talia.
“Milord…” disse all’improvviso Layla “… non è forse di vostro gradimento la cena? O forse è la compagnia che vi infastidisce?”
“Non ho molto appetito stasera, milady.” Rispose Icarius. “Quanto alla compagnia, fortunatamente, a questa tavola ci sono anche i miei compagni e questo mi rincuora da altre forzate presenze con le quali sono costretto a condividere questa cena.”
Layla sorrise.
“Rallegratevi, domani lascerete questo mondo ed i suoi mali.”
“Siete tanto certa che perirò affrontando la vostra prova?”
“Oh, ma io faccio il tifo per voi, milord.” Rispose Layla. “Rammentate? Siete il mio campione ed entrambi abbiamo da guadagnare dalla vostra vittoria.”
Il suo tono era beffardo e tradiva un profondo disprezzo.
“Chiedo scusa a tutti voi, ma voglio restare da solo…” disse Icarius alzandosi in piedi.
“Non è molto cortese, nobile Taddei, ma prego… nessuno vi imporrà la nostra compagnia.” Con un sorriso Layla.
Uscito fuori nel cortile, Icarius cominciò a camminare nervosamente davanti al palazzo.
Fissava il Cielo, con le sue stelle scintillanti e la sua enigmatica Luna.
“Dove sarai?” Si domandava. “Chissà se mi starai pensando… io non posso fare altro che pensarti…” tormentandosi il signore di Capomazda “… Talia… domani finalmente… domani tutto finirà… qualsiasi sia il verdetto di quella prova…”
“Avete paura, milord?” Chiese all’improvviso qualcuno emerso dal buio di quella notte.
“Nishuru, siete voi…”
“Si, milord.” Annuendo l’amico di Sayla. “Mi sono sempre chiesto, quando recitavo le ballate degli antichi eroi, se anche loro avessero mai avuto paura alla vigilia delle loro imprese.”
“Ah, loro non so, ma io credo di averne tanta di paura.” Sospirò Icarius.
“Siete diverso dagli altri nobili che ho conosciuto.” Sorridendo Nishuru. “Il vostro portamento, i vostri modi, non sono diversi, ma nei vostri occhi non vi è superbia, né orgoglio.”
“Immagino che gli eroi di cui cantavate fossero molto più degni di me.”
“Milord, io credo che l’eroe sia un uomo particolare…” rispose Nishuru “… è il coraggio che li distingue dagli altri loro simili… ed essere coraggiosi non vuol dire non aver paura… ma vincerla.”
“Grazie, amico mio.” Sorridendo Icarius.
“Forse dovreste andare a dormire, mio signore.” Fece Nishuru. “Domani vi attende un’impresa non da poco.”
“Grazie, ma resterò ancora un po’ qui…” fissando il Cielo Icarius “… non so perché, ma ho la sensazione che anche mia moglie stia guardando ora questo magnifico Cielo…”

Guisgard
19-07-2011, 03.22.02
Ad un tratto la porta si aprì e Shezan entrò nella stanza.
Talia era ancora seduta sul pagliericcio e fissava il Cielo dalla finestra.
“Vi ho portato la cena, milady.” Disse l’eunuco. “Mangiate e cercate di dormire.”
Posò allora accanto alla ragazza il vassoio con il cibo e l’acqua.
In quel momento, alle spalle di Shezan, Talia notò un’ombra sull’uscio della porta.
L'uomo si avvicinò alla finestra e controllò che tutto fosse in ordine.
"Se vi occorre qualcosa" fece Shezan "chiedete pure a me, milady. Se desiderate confessarvi o ricevire il Corpo di Cristo, vostra sorella condurrà qui il suo confessore." Accennò allora un lieve inchino.
Un attimo dopo l’eunuco uscì dalla stanza e chiuse a chiave la serratura.
Dopo qualche istante Talia udì dei passi che provenivano da fuori, verso il corridoio.
Qualcuno si avvicinò alla porta e restò immobile senza dire nulla.

Talia
19-07-2011, 12.20.00
Fissavo il cielo da non sapevo più quanto tempo ormai... avevo visto il sole alzarsi e compiere il suo giro per poi calare all’orizzonte, oltre il giardino e la selva che circondava il castello. Avevo osservato il tramonto, ogni minuscolo spostamento, ogni bagliore, ogni nuova sfumatura di colore, poi il buio, la luna e le stelle... migliaia di stelle... proprio come quella sera con Icarius...
Icarius...
Sospirai e mi mossi leggermente, in modo da poter vedere uno spicchio più ampio di firmamento, chiedendomi dove fosse lui e se anche lui lo stesse guardando...
E ben presto, immobile e con la mente lontana da lì, completamente legata ad un cavaliere dagli occhi quasi trasparenti, persi la cognizione del tempo.
Non sapevo per quanto tempo ero rimasta in quella posizione, ma doveva comunque essere molto tardi quando la porta si aprì di nuovo e Shezan entrò nella stanzetta.
Entrò con un vassoio tra le mani e lo poggiò di fronte a me, io non mossi un muscolo e non parlai, non ringraziai né mutai espressione del volto... mi limitai a fissarlo con lo sguardo più gelido e inclemente che avevo, puntai i miei occhi freddi su di lui e non lo lasciai neanche per un istante finché non uscì di nuovo, gettandogli silenziosamente addosso tutto il mio disprezzo e il mio altero contegno.
Shezan richiuse la porta a chiave dietro di sé ma io continuai a non muovermi, quasi non respiravo... tesi le orecchie e udii distintamente i suoi passi pesanti allontanarsi lungo il corridoio, poi scendere le scale... e fu allora che udii un altro rumore: avevo visto un’ombra muoversi vicino alla porta quando Shezan l’aveva aperta, ma non le avevo prestato attenzione, per non richiamare l’attenzione dell’eunuco in quella direzione... in quel momento però udii dei passi provenire da appena fuori la mia porta chiusa, erano passi più leggeri e rapidi di quelli di Shezan ed ero abbastanza certa appartenessero a quella stessa ombra che avevo veduto.
Esitai un istante poi mi alzai, aggirai il vassoio senza degnarlo di uno sguardo e mi accostai alla porta con passo leggero. Qui mi inginocchiai, avvicinai l’orecchio al legno malsano e rimasi in ascolto per un momento... ero certa che vi fosse qualcuno lì, ne percepivo la silenziosa presenza... così, dopo appena un istante, mi feci coraggio e portai la bocca vicinissima al battente...
“Chi c'è?” mormorai “Che cosa vi porta quassù?”

Guisgard
19-07-2011, 14.01.23
Nessuno, in un primo momento, rispose alle parole di Talia.
Poi di nuovo quel rumore di passi proveniente da dietro la porta.
“Stai… stai bene?” Chiese all’improvviso qualcuno dal corridoio.
Un altro indefinito istante di silenzio e poi di nuovo quella voce incerta:
“Sei sola… hai paura? Vuoi che resti qui a farti compagnia? Anche io ho paura, quando resto da solo nella mia stanza la notte…”
Talia riconobbe finalmente quella voce: era quella del piccolo Morgan.

Melisendra
19-07-2011, 14.25.01
Lo guardai e scrollai le spalle.
"Di qua... siamo fortunati che non ci siano guardie in superficie, ma probabilmente le troveremo all'ingresso sotterraneo."
Armeggiai con una statua e dietro a una cascata di foglie rampicanti trovammo l'ingresso.
Scrutai nel buio.
"Luce..." gli spiriti mi ubbidirono prontamente e si illuminarono come già avevano fatto nella palude, lanciando bagliori come bizzarri fuochi verdazzurri.
"Euridice, dite? Avete intenzione di lasciarmi qui... Orfeo?"
Gli lanciai un'occhiata scettica e iniziai a scendere l'ampia scalinata.

Talia
19-07-2011, 15.04.49
Morgan!
La sua voce mi giunse sommessa e alterata ma riconoscibilissima.
Chiusi gli occhi e richiamai l’immagine di Morgan alla mente... i suoi occhi luminosi e vivaci, i capelli scurissimi e quella infinita e ingenua gentilezza un po' sfacciata tipica dei bambini.
Eppure adesso la voce di Morgan suonava diversa da come la ricordavo, adesso la sua voce era triste e spaventata, era esitante e tremula... non potevo vederlo, ma avrei giurato che stesse tremando.
“Morgan...” mormorai, tentando di infondere nella mia voce quanta più dolcezza e calore potevo “Morgan... sì, certo che sto bene! Non preoccuparti, piccolo, non succederà nulla di male...”
Sorrisi.
Lui non poteva vedermi, ma ero certa che mi percepisse esattamente come io percepivo lui...
“Sei molto gentile a farmi compagnia, sai? Mi fa molto piacere che tu sia qui con me. Sono felice ora!”
Esitai un attimo poi, più piano, chiesi: “Morgan... non vuoi dirmi che cos’è che ti fa paura? Sai... se vuoi possiamo affrontarla insieme quella paura. E vedrai che insieme riusciremo a cacciarla via!”

Lady Morgana
19-07-2011, 15.33.27
Fortunatamente per cena c'era molta carne animale e mi tranquillizzai un poco; bevvi anche molto vino.
Icarius non toccò cibo e Lady Layla si indispettì, ma quando egli gli chiese di potersene andare, la strega acconsentì.
Poco dopo anche Nishuru abbandonò il banchetto.
Quando la cena finì andai nelle mie stanze per cambiarmi prima di andare a "caccia". Indossai la tunica nera dei sicari ed uscii da palazzo.
Mentre attraversavo il giardino vidi Icarius e Nishuru parlare fra di loro; probabilmente di Lady Talia e della prova che Icarius avrebbe dovuto affrontare l'indomani.
Varcai il cancello senza farmi notare dalle sonnecchianti guardie e mi inoltrai nel folto del bosco.
Mi arrampicai su di un albero, mi appollaiai su di un ramo e tesi le orecchie nel tentativo di sentire un qualsiasi rumore nelle vicinanze.
Passò ben mezz'ora prima che udissi un lieve rumore di zoccoli sui ciottoli vicino al fiume.
Scesi dall'albero e mi avvicinai al fiumiciattolo.
Sulla riva opposta a quella ove ero io, un bellissimo cervo si stava abbeverando.
Con un salto passai all'altra sponda del fiumiciattolo, senza che l'animale se ne accorgesse; in poco tempo fui dietro al maestoso cervo e lo assalii.
Mi buttai su di lui e, tenendolo inchiodato a terra con le gambe, lo afferrai dalle corna e gli torsi il collo finchè non sentii un forte schiocco.
Era morto.
Sfilai il pugnale dal suo fodero e, mentre sgozzavo il povero cervo, recitai la solita litania.
"Theenar, Signore del Sangue e Mio Signore. E' vostra figlia, Verdammt la maledetta che vi parla. Come vostra Prescelta vi dono il Corpo e il Sangue di questo Cervo." dicendo ciò presi il Calice Sacro, lo riempii del sangue del cervo e bevvi avidamente.
Il sangue dell'animale mi calmò, ma non come avrebbe fatto del sangue umano.

Per ora mi dovrò accontentare.

Dopo aver prosciugato il cervo di gran parte del suo sangue, tornai a palazzo. Non doveva essere passato molto tempo da quando ero uscita, perchè Icarius e Nishuru stavano ancora discutendo.
Salii le scale per andare nelle mie stanze e vidi, seduto davanti ad una piccola porta, Morgan.
"Ciao, Morgan! Cosa ci fai qui? E' tardi, so che gli altri bambini sono già andati a dormire..." Morgan mi fissò sorpreso ed impaurito.
Mi inginocchiai vicino a lui per tranquillizzarlo.
"Sta tranquillo, Morgan. Non voglio farti nulla."

Ma che cos'ha? Dovrebbe già essere a letto...

Poi sentii un rumore al di là della porta e una voce familiare chiamare piano il piccolo Morgan.

Non può essere...

Guisgard
20-07-2011, 00.34.11
“Beh, se parlerete troppo, finirà davvero che vi lascerò in questo posto, mia cara Euridice.” Disse Guisgard con sarcasmo a Melisendra, per poi affiancarla nello scendere in quei meandri abbandonati.
I due raggiunsero così il covo dei traditori, che appariva avvolto nel più assoluto dei silenzi.
Guisgard sbirciò da una delle pareti di pietra, assicurandosi che avessero via libera.
“Sembra che la strada sia libera…” mormorò “… rammentate come si arriva alla stanza in cui c’era quel maledetto Izar? Quella in cui mi ha fatto prendere a calci dai suoi tirapiedi? Bene, se si, allora indicate la strada… ma mi raccomando, con prudenza…”

Melisendra
20-07-2011, 00.53.47
Mi incamminai lungo i corridoi, ascoltando con attenzione i rumori che provenivano da dietro ogni angolo. Quel reticolo mi confondeva, ma riuscii ad orientarmi fino alla sala dove il mio signore sedeva chino sui suoi preziosi volumi.
Aprii con cautela la porta ed entrammo.
"Non penso la troveremo qui..." iniziai a cercare qualcosa di interessante tra le carte appoggiate sul tavolo e ad aprire qualche polveroso manoscritto.
Non avevo mai notati i disegni degli arazzi appesi alle pareti, ma illuminati dalla luce dei miei amati spiriti, mi avvicinai per esaminarli. Erano macabri e descrivevano scene a dir poco sataniche di sacrifici e altri orrori.
Le immagini di sacrifici di fanciulli ricorrevano quasi in ogni riquadro e mi fecero rabbrividire.

Guisgard
20-07-2011, 01.15.38
“Questo luogo è davvero molto allegro…” disse Guisgard, mentre anche lui, come Melisendra, cercava in quella stanza “… mi raccomando, prestate attenzione ad ogni rumore sospetto proveniente da fuori… non vorrei ritrovarmi addosso uno di quei dannati… mi hanno già fatto sentire le loro carezze una volta e non ci tengo che la cosa si ripeta…”
Continuò a cercare, ma della spada neanche l’ombra.
“Che sia dannato, quel maledetto!” Esclamò Guisgard. “Ma dove l’avrà nascosta?”
Ma, all’improvviso, nascoste in un grosso libro, il cavaliere trovò alcune lettere.
“Ma…” mormorò “… queste lettere… sono indirizzate… non ci posso credere…”
Lesse quelle lettere incredulo e con uno sguardo stravolto.
Si voltò allora verso Melisendra e le mostrò una di quelle lettere.

“Anima mia…
Ormai sono settimane che sei andata via, amata Rasiel…
Tuo marito è un uomo distrutto nell’orgoglio ed accecato dall’odio verso i Taddei.
Ma è un inetto, non è mai stato degno della tua bellezza e del tuo spirito.
Ha deciso di sfidare il nipote dell’Arciduca, ma non avrà alcuna possibilità di vincere il duello.
Dove sei ora tu?
Mi manchi come al Cielo manca il Sole e come alla notte i sogni.
Maledetti Taddei.
Tu vivevi in purezza e candore, lontana dalla bassezza di un puerile e vile sentimento volto a soddisfare le carne!
Eri mia e non di tuo marito che mai avevi amato.
Poi giunse lui…
Maledetto Ardross!
Si è portato via ogni cosa!
Maledetti Taddei!
Ma io so come punirli!
So come farli maledire questa vita!
Sono al servizio di lord Rauger ora... e se non potrò soddisfare il mio amore, troverò sollievo nella vendetta!
Una lunga vendetta che si consumerà solo quando l’ultimo dei Taddei sarà morto e Capomazda distrutta!
Porterò astio e caos in queste terre e metterò i baroni contro il potere degli Arciduchi!
Rasiel, amore mio e vita mia... se l’amore non potrà più sostenermi, lo farà l’odio.
L’odio per i Taddei!

Colui che ti ama sopra ad ogni cosa.

Izar”

Melisendra
20-07-2011, 01.31.53
Lessi con attenzione quella lettera e soffocai una risata. Era incredibile.
"Ma guarda... non lo facevo così romantico... non mentre mi addestrava o mi lasciava in una gabbia a morire di fame..."
Finii di leggere quella lettera e frugai tra le altre. Erano tutte simili.
"Ora che ci penso mi aveva parlato di una donna... A quanto pare anche il Male può amare qualcuno... e quando lo fa è devastante..."
Per un attimo pensai a Gouf, ma scacciai quel pensiero con fastidio.
Mi appoggiai a un arazzo e per poco non caddi.
"Ehi, c'è un'apertura qua dietro!"

Guisgard
20-07-2011, 01.55.33
Guisgard restò pensieroso e visibilmente turbato.
Fissò di nuovo quella lettera ed ebbe un impeto di rabbia.
“Ha ideato tutto questo…” mormorò “… solo per vendicarsi… una donna lo rifiuta e lui decide di condannare a morte un’intera città…” scosse il capo “… e poi… perché proprio lei? Perché lei…?”
Poi, ad un tratto, la voce di Melisendra lo riportò alla realtà.
La ragazza aveva scoperto un’apertura nella parete, un passaggio segreto.
Guisgard gettò un rapido sguardo al suo interno e poi prese dal tavolo due candele.
“Vediamo dove conduce…” disse porgendo una delle due candele a Melisendra “… seguitemi e state all’erta…”
I due penetrarono in uno stretto cunicolo che sembrava, a tratti, volerli soffocare.
“E’ talmente stretto che a stento riusciamo a passarci uno alla volta…” fece Guisgard “… fate attenzione, c’è melma a terra… forse vi sono infiltrazioni d’acqua…”
E finalmente raggiunsero la fine di quel cunicolo.
Davanti a loro, scavata nella nuda roccia, vi era una piccola nicchia.
Ed al suo interno vi era una spada.
“Parusia…” sussurrò Guisgard accarezzando la lama della spada.
Ad un tratto udirono dei rumori in lontananza.
“Cosa sarà stato?” Voltandosi Guisgard. “Forse topi…”

Melisendra
20-07-2011, 02.10.03
Mi appoggiai per non scivolare sulle pietre scivolose del pavimento, ma sfiorai con la mano delle fitte ragnatele e trasalii di colpo.
Non amavo luoghi come quello.
"Non sono i topi a preoccuparmi... potrebbe aver messo una trappola a protezione della spada." Avevo scoperto a mie spese quanto fossero pericolose le sue trappole.
"No, non prendetela... non prima di aver controllato la nicchia!"
Allontanai la sua mano da Parusia e mi misi a controllare la stretta nicchia.
Poi mi accorsi dei cristalli che circondavano il perimetro di quella stanzetta.
Mi affrettai a raccoglierli e a frantumarli contro le pareti.
"Maledetti i suoi cristalli..."
Poi mi avvicinai alla spada e feci per prenderla, ma ricordai che si sarebbe difesa da me, quindi mi voltai verso Guisgard e lo invitai a prenderla.
"Perchè proprio lei, domandate?" Rimasi un attimo pensierosa. "L'amore ha forse spiegazioni razionali? Non credo proprio... e proprio per questo è dannatamente pericoloso..."
Ad un tratto sentii nuovamente quel rumore in lontananza.
"Se sono topi... sono decisamente grossi..."

Guisgard
20-07-2011, 02.40.50
Il cunicolo era stretto ed umido e nonostante Guisgard si fosse scostato per permettere a Melisendra di controllare la nicchia, i due rimasero a stretto contatto.
Quell’antro era anche molto basso, tanto da costringere i due a stare chini.
E mentre Melisendra guardava i cristalli della nicchia, i suoi capelli sfioravano il petto ed il collo di Guisgard.
Il cavaliere era dietro di lei e teneva le braccia contro le strette pareti di pietra, quasi a racchiudere la ragazza in un abbraccio.
“Si, l’amore è totalmente irrazionale…” mormorò “… e forse per questo è dannatamente meraviglioso…” poi, per un momento, mutò espressione “… ma di meraviglioso quelle lettere non celavano nulla… quella donna… la donna che quel maledetto chiamava…” esitò “… quella donna… era mia madre…”
Prese allora la spada, come gli aveva indicato Melisendra.
Ma di nuovo si udirono quei rumori in lontananza.
Seguirono alcuni attimi di silenzio.
Poi, all’improvvisò alcune sagome apparvero nell’oscurità.
“Non topi…” mormorò Guisgard “… ma grossi e viscidi ratti!”
Un attimo dopo quelle sagome li aggredirono.
“Restate dietro di me!” Gridò A Melisendra.
Il cavaliere allora cominciò a menare fendenti potenti e precisi, colpendo i loro aggressori.
Riuscì ad ucciderne qualcuno ed a farne scappare altri.
“Forse…” ansimando Guisgard “… forse siamo riusciti a respingerli… però dobbiamo uscire da questa trappola, prima che ne giungano altri di questi maledetti…”
Ad agio allora cominciarono a tornare indietro, ma qualcosa li spaventò.
Un rumore sordo echeggiò nel cunicolo.
I due ripresero a camminare, ma giunti al passaggio segreto lo trovarono chiuso.
“Maledizione!” Ringhiò Guisgard dopo aver cercato di forzare il passaggio. “E’ bloccato dall’esterno! Siamo in trappola!”

Melisendra
20-07-2011, 03.03.25
"No! Non può essere!"
Battei i pugni contro la parete, irrimediabilmente richiusa.
Mi feci spazio nel cunicolo, ma in due era davvero difficile.
"No, deve essere un trucco! Non c'era porta nè meccanismo!"
Mi agitai per nulla, mi chinai a cercare altri di quei maledetti cristalli, ma c'era solo il pavimento di pietra. O forse erano nascosti lì, da qualche parte, ma non potevo vederli.
"Dobbiamo uscire!"
Sbattei nuovamente il pugno sulla parete, ma inutilmente.
"Detesto i luoghi angusti... mi ricordano..." immagini vivide della mia prigionia mi passarono davanti agli occhi. Gettai i capelli indietro e cercai di scacciare quei ricordi.
"Vostra madre... non ha nessuna colpa per le scelte di quel pazzo assassino. Forse la sua colpa fu di essere troppo bella e un po' sfortunata... tutto ciò che tocca quel demonio è destinato a perire..."
Smossi le pietre a terra con la punta di un piede.
"Ci deve essere un modo per uscire di qui!"

Guisgard
20-07-2011, 03.17.04
Guisgard tentò di nuovo di forzare il passaggio, ma ogni sforzo si rivelò inutile.
“Maledetti!” Gridò.
Ed a quella sua imprecazione si udirono diverse risate dall’altra parte del passaggio.
“Bastardi!” Colpendo con forza la porta bloccata.
Si voltò allora verso Melisendra e cominciò a controllare quel luogo con attenzione.
“E’ inutile…” sbuffando “… sembra che questo maledetto cunicolo sia stato scavato nella roccia senza nessun altro accesso…”
Controllò di nuovo la nicchia, cercando un qualche altro passaggio nascosto, ma fu tutto inutile.
“Siamo caduti in trappola come degli allocchi…” mormorò Guisgard, poggiando la testa contro la parete “… ora attenderanno la nostra morte e poi verranno a prendersi Parusia…” fissò poi i cadaveri degli uomini che aveva ucciso “… a terra c’è melma e questo cunicolo è intriso di umidità… presto questi cadaveri cominceranno ad attirare insetti e topi…”
Tirò una manata sulla pietra per sfogare la frustrazione e la rabbia.
“Voi come state?” Chiese poi a Melisendra, accorgendosi del suo stato di agitazione.

Melisendra
20-07-2011, 03.47.09
Strinsi i pugni e continuai ad armeggiare con quelle pietre.
"Devo uscire... non sopporto questo posto... e devo andare da Uriel..."
Feci un respiro profondo e iniziai a toccare ogni sporgenza sospetta di quelle mura di pietra.
"Non intendo morire in uno di questi tranelli... sono sicura che un modo per uscire c'è!"
Poi sentii il rumore dell'acqua che gocciolava dal soffitto.
"Acqua..." mormorai pensierosa. "Ci deve essere un canale qui vicino!"

Guisgard
20-07-2011, 04.15.06
Melisendra era visibilmente scossa.
Era pallida e parlava nervosamente.
“Cercate di non perdere la testa…” disse Guisgard controllando ogni palmo di quel luogo “… se c’è un modo per uscire lo troveremo…”
Intanto, le candele stavano per consumarsi.
“Si, avete ragione…” fece il cavaliere “… dal soffitto gocciola dell’acqua… ma sono solo poche gocce che penetrano da piccole fessure nella roccia… bisognerebbe capire dove la roccia è più debole e friabile…”
Si guardò attorno.
“Eppure questa melma deve pur formarsi da qualche parte…” mormorò.
Poi si accorse che alla base della nicchia, la roccia era abbondantemente bagnata.
Avvicinò allora la candela alla nicchia, per sfruttare gli ultimi istanti di luce.
“Melisendra, ascoltatemi…” disse all’improvviso “… forse dietro la nicchia vi è un canale o qualcosa del genere… è rischioso ma non abbiamo molta scelta… cercate un arma su qualcuno di quei cadaveri e cominciate a fare come faccio io…”
Guisgard cominciò a frantumare, per quanto poteva, la roccia bagnata con la punta di Parusia.
“Scegliete un punto e colpitelo senza sosta…” indicò alla ragazza “… anche se vi sembrerà di fare il solletico a quella roccia, voi continuate senza fermarvi… battete con la punta della vostra arma sempre sullo stesso punto… tra qualche istante si spegnerà anche l’ultima candela, quindi cercate di imparare a memoria dove si trova il punto che avete cominciato a frantumare… avanti, forza! Volevate uscire per rivedere vostro figlio, no? Datevi da fare allora!”

Melisendra
20-07-2011, 04.32.05
"Sto bene... voglio solo uscire di qui!"
Feci come aveva detto... presi una spada e con tutte le mie forze iniziai a sbriciolare la roccia.
Era un lavoro faticoso e tossivo per la polvere che presto riempì l'aria.
Poi sentii le pietre cedere.
"Potremmo perderci in questi sotterranei... o peggio!"
Ero indecisa. Quando la polvere si diradò osservai il punto in cui la parete era crollata. Iniziai a togliere altre macerie.
C'era un canale. Avremmo dovuto seguirlo e sperare di non perderci.
"Venite qui! Fate luce!" Ordinai agli spiriti.
"Dovete trovare una via d'uscita! Forza!"
Li osservai girare come impazziti e poi fare cenno di seguirli.
"Seguiamoli... loro non si sbaglieranno!"
Passammo attraverso il punto in cui la pietra era crollata e ci trovammo a camminare sul bordo di un canale sotterraneo.

Guisgard
20-07-2011, 04.52.30
La roccia, sotto i colpi di Guisgard e Melisendra, finalmente cedette.
I due spostarono i detriti a sufficienza per aprirsi un varco capace di far attraversare loro la parete di pietra.
Si ritrovarono così sul bordo di un canale sotterraneo.
Con prudenza seguirono i segnali emanati dagli spiriti che Melisendra aveva chiamato.
“Fate attenzione che questo bordo è scivoloso…” disse Guisgard a Melisendra “… forse questo canale è già stato inquinato dagli uomini del Gufo e caderci dentro potrebbe essere letale…”
Ad un tratto il percorso si bloccò.
Una parte del bordo era crollata e proseguire era praticamente impossibile, almeno su quel lato.
Guisgard fissò il bordo fino al punto in cui era crollato, per poi spostare la sua attenzione sul lato opposto.
“Dobbiamo saltare se vogliamo proseguire…” voltandosi verso Melisendra “… ci vuole un bel salto per non cadere in acqua… salto prima io, così da potervi prendere quanto toccherà a voi.”
Il Cavaliere allora scelse un punto in cui il bordo era sufficientemente largo e saltò sul lato opposto.
I piedi tendevano a scivolare appena toccato il bordo, ma Guisgard riuscì ad afferrare alcuni spuntoni di roccia abbastanza sporgenti e restò ben saldo alla parete.
“Avanti, tocca a voi ora…” disse a Melisendra “… saltate dal punto in cui l’ho fatto io… non guardate in acqua, ma guardate me… avanti, saltate che vi prendo…” aggiunse porgendo le braccia verso di lei.

Guisgard
20-07-2011, 05.12.55
Morgan era rannicchiato ai piedi della porta.
Aveva il viso pallido e gli occhi stravolti.
“Io…” mormorò alle parole di Talia, che gli aveva parlato dall’altra parte della porta “… io ho paura quando si fa notte… loro mi fanno paura… li sento camminare di notte nei corridoi…” sospirò in un tremito “… lady Layla dice che non devo aver paura, perché loro sono come noi… ma a me invece fanno paura… quando arrivano si sente un gran freddo… e poi spesso si arrabbiano… si arrabbiano per un non nulla… e diventano cattivi… lady Layla talvolta parla con loro… lo fa di notte, quando è nella sua stanza e nessuno può sentirla… ma io una notte li ho sentiti parlare con lei… e poi lei è rimasta da sola a piangere davanti al ritratto del cavaliere vicino al suo letto…” si voltò verso la porta “… questa stanza dove ti hanno chiusa… lady Layla dice che è la stanza per punire qualcuno che è stato cattivo… tu sei stata cattiva?” Domandò a Talia.
In quel momento arrivò Sayla.
Morgan prima resto titubante, poi vinto dalla gentilezza della voce di Sayla si buttò fra le sue braccia.
“Ho paura, Sayla…” tremando “… domani ci sarà di nuovo la prova e sarà affrontata dal cavaliere che è venuto con te… e quando c’è la prova loro arrivano in molti di più e si arrabbiano anche con me… e faccio sogni brutti!” Piangendo il bambino. “Per questo non voglio dormire stanotte.”
E, dall’altra parte della porta, Talia aveva udito ogni parola.

Lady Morgana
20-07-2011, 10.50.47
Accarezzai piano i capelli morbidi di Morgan, tentando di rassicurarlo.
"Ma questa volta nessuno vuole farti del male ed io non lo permetterei mai, Morgan. Sai, nemmeno io ho molta voglia di dormire..."
Ricordai poi la voce che avevo udito poco prima.
"Morgan, con chi stavi parlando poco fa? Chi c'è dietro questa porta?" gli chiesi.
Morgan sciolse l'abbracciò e mi fissò impaurito.
"Morgan, tu sai che io non ti farei mai dal male... Ma vorrei che mi aiutassi. Io sto cercando Lady Talia, la moglie del Cavaliere che domani affronterà la Dolorosa Costumanza. Devi dimmi la verità, piccolo, stavi parlando con lei?" ero triste.

Probabilmente non mi dirà la verità. Ha troppa paura. Povero, piccolo, Morgan! Cosa ti ha fatto quella strega?

Mi avvicinai alla piccola porta e ascoltai.
"C'è qualcuno? Vi prego ditemi... Siete voi, Lady Talia? Colei che Lady Layla chiama... Yelia? Se siete lei, sappiate che tutto ciò che vi dice Lady Layla sono menzogne!"

E' lei, dev'essere lei! Devo avvertire Icarius o fare finta di nulla? Oh... non so più cosa fare!

Talia
20-07-2011, 11.51.49
Tenevo il viso vicinissimo al legno della porta chiusa, ascoltando la voce tremante e impaurita di Margan...

“Io…” mormorò alle parole di Talia, che gli aveva parlato dall’altra parte della porta “… io ho paura quando si fa notte… loro mi fanno paura… li sento camminare di notte nei corridoi…” sospirò in un tremito “… lady Layla dice che non devo aver paura, perché loro sono come noi… ma a me invece fanno paura… quando arrivano si sente un gran freddo… e poi spesso si arrabbiano… si arrabbiano per un non nulla… e diventano cattivi… lady Layla talvolta parla con loro… lo fa di notte, quando è nella sua stanza e nessuno può sentirla… ma io una notte li ho sentiti parlare con lei… e poi lei è rimasta da sola a piangere davanti al ritratto del cavaliere vicino al suo letto…” si voltò verso la porta “… questa stanza dove ti hanno chiusa… lady Layla dice che è la stanza per punire qualcuno che è stato cattivo… tu sei stata cattiva?” Domandò a Talia.

Appoggiai la fronte al legno e chiusi gli occhi...
Quella domanda... così semplice eppure così profonda... ero stata cattiva?
Me lo chiesi...
Lo ero stata?
Che cosa avevo fatto di male per venir rinchiusa lì?
“Morgan...” mormorai poi, tentando di recuperare un po’ di razionalità “Morgan, chi è che cammina nei corridoi? Con chi è che parla Layla?”
Un brivido mi corse giù per la schiena a quel pensiero... e improvvisamente ebbi paura anche io, proprio come Morgan.
Poi udii dei passi e una voce provenire dal corridoio.
Sentii qualcuno avvicinarsi alla mia porta e parlare con il bambino... mi irrigidii... che fosse stato scoperto?
Aguzzai le orecchie per tentare di riconoscere la voce... ma era bassa e io non sentivo bene... coglievo solo qualche parola e le risposte spaventate di Morgan...
Poi quella persona si avvicinò al battente e parlò di nuovo...

"C'è qualcuno? Vi prego ditemi... Siete voi, Lady Talia? Colei che Lady Layla chiama... Yelia? Se siete lei, sappiate che tutto ciò che vi dice Lady Layla sono menzogne!"

E finalmente, con un sussulto, la riconobbi.
Sayla.
Sorrisi...
Sayla!
Mi accostai di nuovo alla porta sprangata...
“Si... Sayla... sono io! Sono...” esitai “Sono Talia!”
Una forte scarica provocò in me quel nome...
Talia... lo ripetei mentalmente... assaporando la leggera eco che quel nome lasciava nella mia mente... l’eco di voci, di immagini, di momenti felici, la luna pallida che rischiarava un giardino, la voce di Icarius...
Inspirai e mi aggrappai alla maniglia con tutta la forza che avevo per non perdermi in quelle immagini...
Poi tornai a parlare contro la porta...
“Non importa ciò che Layla dice...” mormorai “Ho smesso di crederle già da qualche tempo e ho smesso di rispettarla quando mi ha fatta rinchiudere qui!”
Ma era ben altro che mi premeva in quel momento...
“Sayla...” chiamai “Sayla, ti prego, riesci ad aprire questa porta? C’è qualcosa che dobbiamo fare... dobbiamo scoprire di chi è che sta parlando Morgan... chi è che cammina per i corridoi la notte?” rabbrividii “E dobbiamo impedire ad Icarius di gettarsi in quella prova domani... potrebbe morire!”
Chiusi gli occhi...
E io non permetterò che muoia! -conclusi mentalmente- Non sopravvivrei!

Lady Morgana
20-07-2011, 13.08.50
La sua voce era rimasta la stessa. Quanto tempo era passato da quando era stata rapita nelle pieve? Molto...
"Lady Talia! Grazie al cielo state bene! Purtroppo non credo di riuscire ad aprire questa porta, ma andrò immediatamente a chiamare lord Icarius e gli altri. Troveremo il modo di liberarvi." dissi rivolgendomi alla Granduchessa.

Chissà se le è tornata la memoria...

"Tu resta qui, Morgan. E se vedi arrivare qualcuno che non sia io o uno dei miei compagni, nasconditi, va bene? E non avere paura. Se vorrai, questa notte potrai passarla con me, a chiacchierare..."
Corsi il più velocemente possibile e arrivai nel giardino del palazzo.
Nishuru se ne stava andando, mentre Icarius osservava il cielo stellato.
"Nishuru, aspetta! Va a chiamare Luna e aspettatemi qui."
Non gli diedi tempo di rispondermi o controbattere, non c'era tempo.
"Nobile Taddei!" dissi rivolta ad Icarius che si girò di scatto, fissandomi.
"Sono io, Sayla..." aggiunsi, pensando che al buio non mi avrebbe riconosciuta.
"Ho scoperto dove si trova vostra moglie. La tengono rinchiusa in una stanza. Afferma di essere Lady Talia e non Yelia e quindi è probabile che abbia riacquistato la memoria... Dovete andare subito da lei!"

Talia
20-07-2011, 13.21.22
“Sayla! Sayla aspetta!” chiamai, pensando che sarebbe stata in pericolo se fosse corsa a chiamare gli altri... sarebbero stati in pericolo tutti se Layla avesse scoperto che sapevano dov’ero...
Ma lei non mi sentì... evidentemente era già corsa via.
Pregai che non le accadesse nulla.
Poi tornai a parlare...
“Morgan...” sussurrai “Morgan, sei ancora lì? Stai bene, piccolo? Non aver paura... andrà tutto bene!”
Esitai un momento, ma dovevo sapere...
“Morgan... ti va di parlarmi di quella cosa che ti spaventa? Chi è che gira per il castello di notte?”
Non volevo spaventarlo ancora, ma sentivo che era fondamentale capire che cosa stava accadendo!

Melisendra
20-07-2011, 13.35.36
Mi aggrappai a una sporgenza del muro e mi preparai a saltare.
Le gonne mi impacciavano e il terreno era scivoloso si umidità.
"Non ce la farò mai..."
Strappai faticosamente qualcuna delle mie sottogonne nel tentativo di alleggerirmi.
"D'accordo..." Mantenni lo sguardo su Guisgard e cercai di non pensare all'acqua che scorreva sotto di me.
Saltai.
Trovai un incerto e scivoloso punto di appoggio e dovetti aggrapparmi a Guisgard per non scivolare.

Guisgard
20-07-2011, 13.47.08
A quelle parole di Talia, Morgan restò in silenzio a tremare.
Qualcosa di terribile sembrava tormentarlo e spaventarlo a morte.
“Sono loro…” mormorò il piccolo all’improvviso “… le figure… che ogni notte passeggiano nei corridoi… una volta, in sogno, una di quelle figure mi disse che anche lady Layla era una di loro… io non volli crederle e quella figura mi picchiò… al mattino mi risvegliai sanguinante… le figure dicono a Layla di andare con loro, ma lei non vuole… dice che deve vendicarsi… lo dice ogni notte… e lo dice giurandolo davanti al ritratto del cavaliere… io ho paura… le figure dicono che quando morirò verranno a prendermi loro… ho paura… aiutatemi, signora…” disse piangendo a Talia.
Ma all’improvviso si udirono dei passi.
“Perché sei qui, Morgan?” Chiese con tono freddo Shezan. “Sei stato cattivo e lady Layla ne soffrirà per questo.”
Il bambino cominciò a piangere a dirotto.
“Va via da qui ora.”
Morgan obbedì e corse via.
Un attimo dopo Shezan entrò nella stanza in cui era rinchiusa Talia.

Guisgard
20-07-2011, 14.07.00
A quelle parole di Sayla, Icarius non perse un attimo di tempo e corse verso il palazzo.
“Andiamo Sayla.” Gridò. “Lho, presto, con me!” Ordinò poi al fedele guerriero che apparve in quel momento nel cortile.
I tre giunsero nel grande ingresso del palazzo e subito Layla si mostrò loro.
“Quanta fretta, milord.”
“Avete rinchiuso mia moglie nel vostro palazzo!” Urlò l’eroe taddeide. “Conducetemi da lei o questo luogo sarà dato alle fiamme e tutti voi sgozzati come bestie!”
“Che impeto.” Sorridendo Layla. “Non c’è che dire… degno di un novello Alessandro che distrugge Tebe… davvero, impressionante, mio nobile signore.” E rise. “Il grande Arciduca dei Taddei che minaccia un palazzo abitato da donne, valletti e bambini. Davvero cavalleresco.”
“Rivoglio mia moglie!”
“Cosa vi fa credere che sia stata imprigionata?” Domandò Layla.
“Sayla ha scoperto il vostro sporco inganno.”
“Date troppo credito a quella ragazzina.” Fissando Sayla con disprezzo. “Mentre voi eravate a sospirare alla Luna, la vostra fedele amica ha aggredito un cervo, per poi nutrirsi del suo sangue.” Rise di nuovo. “Voi, campione della Cristianità che vi accompagnate ad una volgare pagana!” Mormorò con astio. “Ormai anche il Cielo vi ha abbandonato!”
“I cristiani come voi infangano il nostro Credo!” Rispose con rabbia il figlio del vento. “Preferirei mille volte essere come Sayla, che somigliare ad una come voi!”
Layla lo fissò con odio.
“Indicami dove sarebbe nascosta lady Yelia.” Rivolgendosi poi a Sayla.
La ragazzina così condusse tutti loro alla stanza della torre.
Layla aprì la porta ed entrò insieme a tutti loro nella stanza.
“Ecco qui la vostra dama rinchiusa nella torre.” Con sarcasmo Layla.
La stanza era vuota e sembrava non essere abitata da tempo.
“Forse, mio signore, se davvero ci fosse stata vostra moglie vi avrebbe calato i suoi lunghi e meravigliosi capelli per farsi salvare.” E si abbandonò ad un’insopportabile risata. “Sarebbe stato molto più romantico, non trovate?” E continuò a ridere di tutti loro.

Guisgard
20-07-2011, 14.28.56
Melisendra, vinta la paura, finalmente saltò.
Sarebbe sicuramente scivolata sul bagnato e viscido bordo del canale, se Guisgard non l’avesse presa.
Per un istante il cavaliere restò a fissarla, tenendola fra le braccia.
Arrivò quasi a sfiorarle le labbra con le sue, mentre solo lo scorrere dell’acqua, lento ma costante, rompeva il silenzio intorno a loro.
“Non era poi tanto difficile saltare, no?” Disse sorridendo il Cavaliere.
L’aiutò a tenersi contro la parete rocciosa e ripresero il cammino.
“Risaliamo nella direzione opposta allo scorrere dell’acqua…” mormorò Guisgard “… dovremmo ritrovarci così in breve tempo fuori da questo posto.”
E dopo un po’ infatti intravidero una luce.
Raggiunta quella luce, trovarono una vecchia grata a sbarrare il passaggio.
Era consumata dal tempo e dalla ruggine e non fu difficile rimuoverla.
Guisgard si arrampicò fino ad uscire da quel piccolo pozzo e poi aiutò Melisendra a fare altrettanto.
“Dobbiamo trovare un posto in cui possiate cambiarvi d’abito…” fece con un sorriso guascone il cavaliere “… avete delle bellissime gambe, milady, ma credo potrebbero attirare un po’ troppo l’attenzione e noi non possiamo permettercelo ora.” Facendole l’occhiolino.
Le strade di Capomazda sembravano deserte ed un fetido di marcio era diffuso nell’aria.
I due si incamminarono tra strette stradine laterali, per non attirare l’attenzione, fino a quando videro un carro attraversare la strada.
Su di esso vi erano cadaveri ammassati gli uni sugli altri.
Era seguito da alcuni uomini vestiti di nero e da diverse donne che piangevano e si lamentavano.
Erano le vittime delle acque inquinate dagli assedianti.
La morte aveva già cominciato ad attraversare le strade di Capomazda.

Melisendra
20-07-2011, 15.18.01
Mi slacciai dall'abbraccio con un po' di impaccio e seguii il cavaliere fino in superficie.
Una volta fuori di lì assaporai con sollievo l'aria fresca e non prestai la minima attenzione alle mie sottane strappate, fino a quando non udii il commento di Guisgard.
Mi affrettai ad annodarle in modo accettabile.
"Devo trovare dei vestiti puliti e richiamare Pandemonio..." Stavo per continuare l'elenco di tutto ciò che avrei dovuto fare prima di partire per la palude, quando mi accorsi dei cadaveri e un corteo funebre ci passò vicino.
Era iniziata, dunque.
"Dobbiamo andarcene... con tutti questi cadaveri per le strade presto inizierà anche una pestilenza!"
Ormai era l'alba e qualche timido raggio di sole si apprestava a illuminare quel tetro scenario. Ci incamminammo per le vie.
"Aspettate un secondo... arrivo subito!"
Ricordavo una bottega di abiti in quella strada. Dovetti bussare più volte alla porta e svegliare il bottegaio. Sapevo che non avrei dovuto farlo, ma non avevo più nulla con me, quindi lo ingannai e gettai su di lui il mio incanto.
Uscii di lì con un vestito nuovo e un aspetto molto migliore di quando ero entrata.
Forse era solo la vanità a farmi pensare che non avrei certamente potuto andare da Gouf a implorare per mio figlio senza risistemare un po' il mio aspetto, ma non avevo altre armi che me stessa.
"Cosa farete adesso, Guisgard? Ora che avete la spada ve ne andrete?" Un rumore di zoccoli mi fece voltare e vidi apparire Pandemonio, guidato dalle misteriose luci che mi seguivano ovunque.
"Io devo andarmene da qui... Uriel ha bisogno di me."
Accarezzai il muso di Pandemonio e guardai verso la cinta delle mura. Anche uscire da lì non sarebbe stato semplice.

Lady Morgana
20-07-2011, 19.14.56
Una furia assassina si impossessò di me. Layla aveva appena bestemmiato! Avevo offeso il Mio Signore!

Non è servito a nulla uccidere quel povero cervo...

"Come osate definirmi una volgare pagana? Voi non sapete chi sono io, non sapete nulla!!!" le urlai con odio.
Layla disse di indicarle dove secondo me avevano rinchiuso Lady Talia.
Li accompagnai e vidi che il piccolo Morgan non era più seduto davanti alla porta.

E' accaduto qualcosa. Perchè Morgan non c'è? Forse qualcuno è venuto e ha portato via Lady Talia e Morgan è fuggito impaurito...

Lady Layla aprì la porta e ci condusse nella stanza, una stanza vuota.
La strega rise beffarda e ci ricondusse fuori dalla stanza che chiuse nuovamente a chiave.
Rimanemmo tutti in silenzio finchè Lady Layla non si fu allontanata ed io incrocia lo sguardo accusatore di Lho. Mi si riempirono gli occhi di lacrime.
Non osavo alzare lo sguardo per paura che anche Icarius mi guardasse in quel modo tanto orribile.
"Io giuro, giuro sulla mia anima che Lady Talia era stata rinchiusa qua dentro... Qui davanti alla porta c'era il piccolo Morgan, ma dev'essere fuggito quando qualcuno è venuto a prendere la Granduchessa." dissi con voce tremante.
"Voi mi credete, milord?" domandai e alzai lo sguardo su di Icarius.
Lo fissai negli occhi, due occhi stupendi.

Ora capisco perchè, anche se il loro fu un matrimonio combinato, Lady Talia si è innamorata di lui...

Talia
20-07-2011, 19.34.32
L’aria era limpida e un leggero vento spazzava la collina, facendo correre veloci le poche nubi candide sopra la mia testa.
Io camminavo lentamente risalendo la china, non avevo fretta.
Ad un tratto vidi una figura davanti a me... se ne stava in piedi, le mani annodate dietro la schiena e mi dava le spalle, il vento faceva volare i suoi capelli e il sole li faceva brillare di mille bagliori dorati.
Mi soffermai appena, vedendolo... poi sorrisi: ero certa che lo avrei trovato lì.
Rimasi immobile per qualche momento, come pensosa, poi mi riscossi e lo raggiunsi...
Giunsi così sulla sommità di quella collina e da lì il mio sguardo poté spaziare tutto intorno... la dolce ondulazione della campagna ordinata, le case sparse, i piccoli borghi qua e là, le sagome dei radi gruppi di alberi contro l’orizzonte...
Sorrisi e inspirai a pieni polmoni quell’aria fresca e profumata...
Poi la figura accanto a me parlò.
“Ti ho sempre insegnato ad amare tutto questo... ma forse ho sbagliato!”
Mi voltai e scrutai i suoi occhi scuri per un istante...
“Perché dici questo?” domandai.
“Domani mattina ti guarderò salire su una carrozza e andar via...” rispose dopo un attimo “Forse avrei dovuto insegnarti ad amare Capomazda, dopotutto!”
“Beh...” ribattei dopo averci riflettuto su per un istante “Se Capomazda è anche soltanto per una minima parte come la descrivono i poeti, sono certa che l’amerò! Ma questo luogo, Sygma, avrà sempre un posto nel mio cuore! Un posto privilegiato! Sono sempre stata molto felice qui!”
Lui tornò a guardarmi... rimase in silenzio per qualche momento, come valutandomi, poi sorrise con aria soddisfatta, come se avessi appena passato un esame...
“Hai ragione!” annuì “Ti auguro di amare Capomazda di un amore infinito e felice... ma Sygma è ciò che sei, e lo sarà sempre!”
Tornammo entrambi con lo sguardo al paesaggio, abbracciandolo tutto... io lo scorrevo avidamente, tentando di immagazzinare in memoria quanti più dettagli mi fosse possibile, suoni, colori, profumi...
Così facendo, distrattamente, portai una mano al collo e strinsi il ciondolo appeso alla mia collana, in un gesto che non sfuggì al mio interlocutore...
“Deve racchiudere qualcosa di molto prezioso quel medaglione a giudicare da come lo stringi...” notò, con aria forzatamente distratta.
Gli lanciai un’occhiata obliqua e sorrisi appena, ma non risposi.
Lui sospirò.
“Una stirpe ricca di fama non meno che di gloria, quella dei Taddei... se è vero la metà di quel che si dice di loro!”
“Tu non hai mai dato molto credito alle leggende...” gli feci notare.
Lui sorrise, poi annuì leggermente...
“No... ma ho conosciuto lord Rauger... un uomo interessante! Dominato da un profondo senso di giustizia!”
I miei occhi spaziavano lungo la linea dell’orizzonte, li portai il più lontano possibile da lui e poi, con la voce che mi si faceva piccola, chiesi: “E lord Icarius?”
Avvertii il suo sguardo su di me per alcuni istanti, ma quando parlò la sua voce non era mutata...
“Non ho avuto il piacere, purtroppo! Ma mi dicono che sia uomo dominato da passioni fortissime...” esitò un istante, poi soggiunse più piano “Bene o male che sia!”
Spostai gli occhi su di lui di scatto a quell’ultima affermazione, non capivo... ma lui non mi lasciò il tempo di dire altro: sorrise e mi poggiò le mani sulle spalle, baciandomi sulla fronte...
“Domani mattina partirai... non dimenticare mai chi sei, figlia mia!”

Aprii gli occhi all’improvviso...
Il volto di mio padre fluttuò ancora nella mia mente per qualche istante, e le sue parole: non dimenticare mai chi sei...
Sorrisi al pensiero di mio padre... gli avevo voluto bene. Moltissimo.
Non dimenticare mai chi sei... aveva detto.
Lo avevo dimenticato, invece.
Ora però tutto era cambiato.
Poi improvvisamente tornai ad avvertire il mio corpo...
Mi portai una mano alla testa e tentai di alzarmi... cos’era avvenuto?
Ero distesa a terra, sul pavimento di pietra fredda e dura, ed ero sola...
Tentai di rammentare... ricordavo la stanzetta nella torre, Sayla, Morgan e Shezan che era entrato nella mia stanza... poi il buio.
Con fatica mi misi seduta... ripensando alle parole di Morgan, a ciò che mi aveva detto poco prima dell’arrivo di Shezan: le figure che camminavano di notte nei corridoi... le figure avevano detto che Layla era una di loro, ma lei non voleva seguirli... le figure venivano più numerose quando c’era la Dolorosa Costumanza... le figure avrebbero preso Morgan se fosse morto...
Il respiro mi si fece affannoso.
Morgan aveva detto che Layla non voleva seguirle perché desidera vendicarsi... vendicarsi...
Lo giurava davanti ad un ritratto... improvvisamente rammentai il ritratto di cui mi aveva parlato il bambino, quello che somigliava ad Icarius...
E improvvisamente capii: Layla voleva vendicarsi di Icarius!
Il resto... tutta quella messinscena, persino io, non erano che una scusa... una scusa per vendicarsi di lui.
Mi mancò l’aria...
Icarius... Oh, Icarius, perché?
Tentando di non perdere il controllo, mi guardai intorno... ma dov’ero?

Guisgard
20-07-2011, 20.20.35
Icarius fissò Sayla negli occhi.
“Io ti credo, Sayla…” disse sorridendo “… neanche per un momento ho dubitato delle tue parole… ormai è chiaro che quella donna nasconde chissà quale segreto per giustificare il suo odio verso di noi… bisogna ritrovare il piccolo Morgan… lui conosce cose che noi ignoriamo… l’altro giorno ho visto che parlava con te in giardino, Sayla… i bambini hanno una spiccata sensibilità che li porta a riconoscere il buono nelle persone… per questo si fida di te… dobbiamo trovarlo e capire quale oscuro incanto domina in questo luogo.”
In quel momento giunse Shezan.
“Milord… è tutto pronto… la Dolorosa Costumanza vi attende.”
Un brivido corse sulla pelle di Icarius a quelle parole dell’eunuco.
L’eroe annuì, per poi rivolgersi al fedele Lho.
“Amico mio… qualsiasi cosa accada ti affido Talia e la giovane Sayla… proteggile come stessi proteggendo me…”
“Si, milord…” fece Lho “… lo giuro sul mio onore…”
Icarius fissò poi Sayla.
“Io ho piena fiducia in te, amica mia…” sorridendole “… so che scoprirai dove tengono custodita Talia… lascio nelle tue mani le sorti della persona più cara che ho al mondo…” le accarezzò i capelli rossi “… cerca il piccolo Morgan, Sayla… lui è l’unico che può dirci la verità…”
“E’ ora, mio signore.” Con freddezza Shezan.
Icarius baciò Sayla sulla fronte e strinse il braccio di Lho.
“Sono pronto.” Disse poi a Shezan.

Guisgard
20-07-2011, 20.30.25
Guisgard fissò Melisendra col suo nuovo vestito.
“Siete incantevole…” disse con freddezza “… si, immagino che quel vestito sia adatto all’occasione… andrete da vostro figlio e da… dal Gufo… e dovrete pur offrirgli qualcosa per riavere indietro il bambino…” annuì con sarcasmo “… chissà che non riusciate davvero a convincerlo…” sospirò guardando il Cielo che mutava con l’imbrunire “… la spada non è mia, ma dei Taddei… e serve a loro per proteggere questa città e la sua popolazione… si, andrò via… lontano da tutto e da tutti… il vecchio Diacono conosce un passaggio segreto per uscire dalla città senza dover attraversare la Porta dei Leoni… andiamo da lui e così ognuno di noi prenderà la sua strada…”

Melisendra
20-07-2011, 21.17.41
Non sapevo cosa dire. Per un attimo abbassai gli occhi e desiderai essere una ragazza come tutte le altre. Basta incanti.
Replicai stancamente. Non volevo addentrarmi nuovamente in discorsi al cui campo non saremmo mai giunti. Non avremmo mai trovato un accordo. Non potevo capire la sua prospettiva, come lui si rifiutava di vedere la mia.
"Farò tutto il necessario per salvare Uriel..." mormorai. "Mia madre morì per me... io non voglio lasciare mio figlio da solo. Posso solo usare le armi che ho per salvarci."
Presi Pandemonio per le briglie, dopo essermi drappeggiata il velo sul volto in modo da celarlo.
Mi incamminai con Guisgard.
"Gouf saprà di sicuro che andrò da lui a scongiurarlo di non fare del male a Uriel..." riflettei ad alta voce.
"Vorrei averlo ucciso molti anni fa... come credevo di aver fatto... che sia maledetta quella sua armatura!" pronunciai per la prima volta quelle parole ad alta voce e quasi mi ferirono le orecchie, come un assordante cristallo che si frantuma.
Giungemmo in un luogo isolato, sotto le mura della città. Lì ci aspettava il vecchio diacono.
"Presto non dovrete più preoccuparvi di me, Guisgard... non dovreste avere un'espressione più gioiosa sul vostro volto?" lo punzecchiai.

Lady Morgana
20-07-2011, 22.50.01
Si fida di me... Ma non può comunque affrontare la Dolorosa Costumanza! E' una follia!

"Milord, Voi non dovreste affrontare la Dolorosa Costumanza... Come potete solo pensare che, anche se vinceste, Lady Layla vi ridia vostra moglie?"
Sapevo che non mi avrebbe dato ascolto, non gli importava più nulla ormai, se non riavere Talia. E avrebbe fatto qualunque cosa per lei.
"Vi prometto che la cercherò e finchè non l'avrò trovata non mi darò pace. E poi torneremo a Capomazda e per Voi tutto sarà come prima, Nobile Taddei."
Guardai poi Luna e Nishuru che si tenevano in disparte.
"Andiamo, Luna, Nishuru. Non c'è tempo da perdere! Dobbiamo trovare Lady Talia e tentare di liberarla. E dobbiamo trovare anche il piccolo Morgan, non vorrei che gli sia accaduto qualcosa..."
Guardai poi Lho e sorrisi.
"Se anche il suddito più fedele dell'Arciduca vuole unirsi alla ricerca della Granduchessa... ne sarei più che felice." vidi Lho fare una smorfia ed annuire controvoglia.

Non sopporta stare ai miei ordini... Ed io adoro prenderlo un po' in giro. Si arrabbia molto perchè pensa che sono solo una ragazzina!

"Beh, allora andiamo! Ci dobbiamo dividere, ognuno di noi perlustrerà una parte del palazzo." dissi loro che zona dovevano controllare e poi ci separammo.

Lady Talia, Morgan... Vi troveremo e sarete finalmente liberi!

Guisgard
21-07-2011, 00.41.40
Per tutto il tragitto Guisgard ascoltò Melisendra senza dire nulla.
La sua espressione appariva enigmatica.
Qualcosa attraversava il suo sguardo, ma sembrava impossibile da decifrare.
“Il Cavaliere del Gufo vi ucciderà…” sentenziò quasi “… e ucciderà anche vostro figlio… ciò che è impenetrabile non è quella sua armatura, ma il suo stesso cuore…” fissò l’indefinito Cielo che si contorceva sopra Capomazda “… forse quella donna… quella che uccisi, è stata l’unica persona che abbia davvero conosciuto quell’uomo… a parte voi, ovviamente…” fissando quasi di sfuggita Melisendra “… visto che siete giunta ad amarlo…”
Giunsero dove si trovava il vecchio Diacono.
Guisgard gli mostrò la spada.
“Sapevo che l’avreste ripresa, mio signore.” Raggiante il vecchio.
“Indicaci come uscire da Capomazda…” disse al vecchio.
Diacono annuì e mostrò loro un passaggio sotterraneo.
“Da qui uscirete dietro le mura, dove l’esercito nemico non ha posto nessun controllo.” Spiegò il vecchio.
“Bene, siamo giunti alla fine…” mormorò Guisgard “… già, ora potrò smettere di preoccuparmi di voi…” fissando Melisendra e tradendo un certo nervosismo “… e voi non sarete più costretta a sopportare la mia fastidiosa compagnia… addio, Melisendra… vi auguro buona fortuna… per voi e vostro figlio…”

Melisendra
21-07-2011, 01.05.06
"Vi ringrazio... A dispetto di tutte le incomprensioni, siete stato un'interessante compagnia!" Gli sorrisi. "Buona fortuna, Guisgard..."
Lasciai le briglie e mi avvicinai al cavaliere un po' imbronciato e lo abbracciai. Poco prima di allontanarmi da lui gli posai un bacio leggero sulla guancia.
Mi sorpresi per prima di fronte a quel gesto che non sapevo spiegarmi. Il contatto fisico era un modo per penetrare le difese della mente, ma in quell'occasione era solo un gesto che avevo compiuto senza pensare e, soprattutto, dimenticando i miei poteri.
Rapidamente mi ritrassi e sentii Pandemonio soffiare al di sopra della mia spalla.
"Andiamo, Pandemonio... andiamo via..."
Guidai il mio cavallo attraverso il passaggio, decisa a dirigermi verso la palude.

Guisgard
21-07-2011, 01.20.41
Guisgard non disse, né fece nulla.
Restò a fissare Melisendra in sella al suo Pandemonio che svaniva nel passaggio segreto.
“Non ho più nulla che mi trattenga qui…” disse poi al vecchio Diacono.
“Dove andrete, milord?” Domandò questi. “Tornerete a casa vostra?”
“Si…” annuì il cavaliere “… tutto questo lo dovevo a me stesso… ed anche a mia madre… ora non ho altro da fare qui…”
“Siete il degno figlio di lady Rasiel.”
Guisgard sorrise.
“Prendi Parusia e riportala nella cappella.” Dando la spada al vecchio. “Appartiene ai Taddei.”
“Si, milord….”
“Perché mi guardi in quel modo?”
“Avete gli stessi occhi di vostro padre e di vostro fratello.”
“Io non ho né padre, né fratello, vecchio.” Scosse il capo. “Quella sciocca ragazza si farà uccidere…”
“Ha scelto lei il suo destino.”
“Lo credi davvero?” Fissandolo Guisgard. “No, nessuno di noi sceglie davvero il suo destino… può solo accettarlo…” sospirò “… addio, vecchio… io vado…”
Diacono allora entrò nella stalla e uscì pochi istanti dopo con un cavallo.
“Peogora, bella!” Esclamò Guisgard accarezzando la cavalla. “Ora lasceremo questo posto e torneremo finalmente a casa….”



Intanto, Melisendra aveva già preso la via verso la palude.
Qui si trovavano gli accampamenti dell’esercito di Gouf.
Il grosso dei soldati era sotto le mura di Capomazda, ma il Gufo qui aveva diversi suoi fedelissimi.
Con lui vi era anche Ivan de Saint-Roche.

Melisendra
21-07-2011, 01.34.33
Non era saggio cavalcare dopo il tramonto, specialmente nella palude, ma avevo molta fretta e Pandemonio era deciso a mettere alla prova se stesso.
Avevamo percorso il bosco a perdifiato e ci eravamo soffermati alle propaggini della palude.
Tenevo costantemente d'occhio il calar del sole.
Le ombre si allungavano sempre di più e i cupi rumori provenienti dalla palude avrebbero scoraggiato chiunque ad attraversarla.
Ritrovai subito il sentiero che la attraversava, l'unica pista sicura che mi avrebbe portata dritta in prossimità degli accampamenti.
Inoltre non ero sola. Potevo contare sugli spiriti, oltre che sull'intrepido Pandemonio.
Mi diressi verso un canneto e costeggiai l'acquitrino.
Al mio passaggio uno stormo di uccelli selvatici si levò nell'aria con molto chiasso.
Vedevo in lontananza il fumo di un accampamento. Quale che fosse non ne avevo idea, ma non avevo molta scelta se non quella di avvicinarmi con molta cautela.

Guisgard
21-07-2011, 01.53.40
Le luci ed il fumo.
Poi delle voci.
Voci di soldati impegnati in diverse attività.
Melisendra cominciò ad avvicinarsi con prudenza, mentre le ombre della sera avevano già cominciato ad allungarsi sul quel desolato scenario.
Finalmente, giunta a poca distanza dall’accampamento, vide sventolare lo stendardo del Gufo.
Era la prova che aveva trovato ciò che stava cercando.
“Finalmente ci attende una nottata fresca…” disse una sentinella al suo compagno “… non ne potevo più di notti troppo calde per dormire.”
“E’ il clima di queste terre…” replicò l’altro “… ormai sono giorni che non piove in questo dannato paese… fortuna che manca poco e questa guerra finirà.”
“Già, anche se fra un po’ a Capomazda farà ancora più caldo!”
E risero forte.
“Fate meno baccano, voi due!” Li riprese un terzo cavaliere appena giunto. “Col chiasso che fate è impossibile sentire se qualcuno si avvicina! Chiunque potrebbe strisciare qui come una serpe e tagliarvi la gola!”
“Perdonateci, signore…”
Il cavaliere allora raggiunse una delle tende e vi trovò due uomini a conversare.
“Cosa c’è?” Chiese il Gufo al cavaliere appena giunto.
“Signore, abbiamo saputo che a Capomazda la gente sta già morendo a causa dell’acqua che abbiamo inquinato.”
“Ottimo!” Esclamò Ivan. “Un altro giorno al massimo e quei miserabili ci apriranno loro stessi le porte della città!”

Melisendra
21-07-2011, 02.33.17
Senza badare troppo alle sentinelle lanciai Pandemonio al galoppo.
Mi fermai solo all'ingresso dell'accampamento.
Gli uomini di guardia mi fermarono e io non usai i miei poteri per impedirglielo.
Sarebbe stato uno spreco di energia.
"Sono Melisendra, credo che Sir Gouf mi stia aspettando."
Dissi solo quelle poche parole e lasciai che le guardie prendessero Pandemonio per il morso e che mi guidassero fino alla tenda del loro comandante.
Una volta giunta lì, nello spiazzo principale dell'accampamento, decisi di far fluire il potere. Lo sentivo scorrere nelle mie vene e attraversare ogni singola fibra del mio essere. Mi sentivo come attraversata da una sottile pioggia che portava via ogni oscurità e mi lasciava piena di luce. Splendente.
Era la sola difesa che potevo attuare.
Un paio di respiri e riuscii ad armonizzare quell'incanto. Sapevo che in quel momento mi stavano osservando tutti. Non si sarebbero accorti di quella malia.
Senza attendere istruzioni scostai un lembo della tenda ed entrai.

Guisgard
21-07-2011, 02.47.02
Entrata nella tenda, Melisendra si ritrovò in presenza di Gouf e di Ivan de Saint-Roche.
Questi fu profondamente sorpreso di rivedere la ragazza.
“Vi credevo morta nell’incendio del castello di lord Cimarow” disse turbato “o lontana chissà dove, milady!”
“L’erba cattiva non muore mai, sir de Saint-Roche.” Con indifferenza Gouf. “E la nostra bella Melisendra non riesce a stare lontana da ciò che è marcio o putrido.” La fissò senza tradire emozioni. “Perché sei tornata? Cosa speri di ottenere? La mia compassione per tuo figlio? O forse vuoi addirittura uccidermi? Perché no, poi!” Sorseggiando del vino. “Ci hai già provato una volta, no? Magari stavolta potrebbe andarti meglio.” I suoi occhi neri si inchiodarono in quelli di lei e quel pallore livido sembrava conferire al suo volto un’espressione irreale ed indefinita. “Cosa cerchi qui? Vuoi salvare il futuro di tuo figlio? E perché mai? Tu che razza di futuro potresti dargli? Guardati…” con disprezzo Gouf “… tu stessa non hai un avvenire… vali molto meno di una donna di strada… almeno quella si può comprare col denaro…”

Melisendra
21-07-2011, 03.06.10
Salutai con un cenno Ivan de Saint Roche e mi avvicinai.
"Sono sopravvissuta a molte cose, Sir de Saint Roche..." gli risposi con cortesia, catturando il suo sguardo e tessendo i miei incanti.
Sorrisi delle parole di Gouf. Non facevano male, scivolavano come polvere senza sfiorarmi.
"Cosa vi disturba di più, Gouf? Che non sia qui per voi o che non possiate gestirmi a vostro piacimento come uno dei vostri giocattoli?" Indicai i soldati e gli schiavi che erano fuori da quella tenda.
"Oro e terrore... non conoscete altri modi per farvi ubbidire..." lo guardai con sarcasmo, sottintendendo che nè l'uno nè l'altro facevano presa su di me.
"Voglio vedere mio figlio."

Guisgard
21-07-2011, 03.13.27
Gouf sorrise a quelle parole di Melisendra.
“Oro e terrore…” ripeté il cavaliere “… non bastano a soddisfare il mio odio…” la fissò senza più sorridere “… come non bastano le tue parole per salvare tuo figlio… sai che c’era un’unica condizione per riaverlo… credi forse che il sangue di quel bambino sia tanto importante da lasciare impunito chi ha versato quello di Aytli?” Sorseggiò altro vino. “Vattene, Melisendra…” le ordinò “… vattene ora che ne hai ancora la possibilità… attenderò solo un altro giorno… se non avrò il cavaliere che ha ucciso Aytli, domani il bambino morirà…” e dal suo gelido sguardo di morte, Melisendra capì che Gouf non stava mentendo.

Melisendra
21-07-2011, 03.25.31
Sostenni il suo sguardo. Quegli occhi sembravano pozzi neri, vuoti di ogni sentimento.
"Voglio vedere Uriel." Usai l'intonazione di comando.
"Portatelo qui!" ordinai alle sentinelle di guardia vicino all'ingresso della tenda. Quelle si mossero, quasi intontite e ubbidirono.
"Non me ne andrò senza vederlo..."
Richiamai gli spiriti con un gesto e li sentii accorrere. Le fiamme dei fuochi nei bracieri presero a guizzare violentemente.

Guisgard
21-07-2011, 03.38.40
Gouf vide muoversi le sentinelle come se animate da un incanto.
Si alzò e impedì loro di proseguire.
Le fissò negli occhi e poi, con gesto improvviso e fulmineo, le colpì a morte.
Ivan restò impressionato da quella scena.
Gouf allora schiaffeggiò violentemente Melisendra, tanto da farla cadere a terra.
“Mi sei costata due ottimi soldati…” disse fissandola “… ma non vi è prezzo per il sangue di Aytli… vedrai quanto sangue scorrerà ancora…”
Si chinò e la prese per la gola.
“Perché non hai usato i tuoi incanti per condurre qui quel cavaliere?” Domandò con rabbia. “Avresti potuto controllarlo tranquillamente… era solo un semplice cavaliere… eh, rispondimi? Ti sei portata a letto anche lui e magari non ti andava l’idea di non poterlo più rifare?” La schiaffeggiò di nuovo.
Il labbro di Melisendra sanguinava.
“Ti avevo offerto la possibilità di andartene…” mormorò “… di andartene via… a Poggio del Sole sono morti tutti… uomini, donne e bambini… e tu sei stata a portare la morte fra di loro… tu sei stata…”

Melisendra
21-07-2011, 04.06.29
"Non mi metterò nè a implorare, nè a piangere..." Sibilai, mentre mi teneva per la gola.
Lo guardai, ma senza odio. Lo guardai con distacco, come se guardassi attraverso il vetro.
Non avevo sentito più niente dopo il primo colpo. Il mio lungo addestramento mi aveva insegnato ad affrontare il dolore. Era un grande vantaggio poterlo allontanare dalla mente.
Ricordavo il periodo in cui avevo appreso quelle tecniche come il peggiore della mia vita. Era un susseguirsi di punizioni e lauti banchetti per far rimarginare le mie ferite. Il mio padrone mi aveva portata a sfiorare la morte, per non temerla, diceva lui, dovevo conoscerla e imparare che il dolore può essere addomesticato, come un cavallo selvaggio. Tutto ciò che ricordavo era rari lampi di lucidità e poi il dolore diventare lontano e muto come il rumore della risacca tra gli scogli o il fruscio della pelle di una serpe tra l'erba alta.
C'era voluto un inverno per insegnarmi quel distacco. Alla fine non ero nemmeno impazzita. Purtroppo, pensai in seguito.
In quel momento non c'era nient'altro oltre a me, Gouf e Uriel. La paura non mi avrebbe fatto cedere. Tantomeno quella brutalità.
"Colpisci... magari ti sentirai più uomo." Lo guardai con freddezza.
Poteva sembrare un suicidio, ma nel contempo si levarono alte fiammate dai bracieri. Sfiorarono il soffitto della tenda, minacciando di lambirla. Rimasi immobile.

Guisgard
21-07-2011, 04.10.58
Icarius sorrise a Sayla e con una carezza le sfiorò i capelli.
“Io credo che tutto ruoti attorno a quella misteriosa prova…” disse “… non so perché, ma sento che è così… e non mi resta che affrontarla…”
Fissò tutti i suoi compagni negli occhi e sorrise loro.
Forse per l’ultima volta.
“Grazie, amici miei…” mormorò, mentre i suoi occhi azzurri erano diventati vermigli per le velate lacrime che li stavano bagnando.
Seguì allora Shezan ed entrambi uscirono dalla stanza.
Nishuru li seguì fino al cortile, recitando una vecchia canzone, mentre Icarius montava a cavallo.
Poi ritornò dagli altri.
Sayla aveva diviso le varie zone del palazzo da esplorare tra lei, Lho, Nishuru e Luna.
Si erano dunque divisi per cercare meglio.
Sayla, poco dopo, giunse in un grande salone.
Vi erano teste di animali sulle pareti e scudi con simboli nobiliari ovunque.
Corazze ed armi facevano bella mostra in quel luogo, conferendo all’ambiente un’atmosfera solenne.
All’improvviso qualcosa le gelò il sangue.
Una risata grottesca ed innaturale echeggiò nell’aria.
Una risata disperata, delirante, inquietante.
Una risata che sembrava celare follia e dolore.
Una risata che fece precipitare il cuore di Sayla in un abisso di angoscia e pena senza fine.
Un attimo dopo, superato un primo momento di smarrimento e paura, la ragazzina comprese che quella voce apparteneva ad una donna e proveniva dal piano di sopra.
Proprio sul salone nel quale lei ora si trovava.

Guisgard
21-07-2011, 04.22.39
Gouf la fissò ed una sadica espressione comparve sul suo volto.
“Ho sempre ammirato il tuo coraggio…” disse “… soprattutto ora che tutto è perduto per te…” rise “… ma io non sono come il tuo malvagio padrone… oh, no… io sono riconoscente… e tu, in passato, mi hai donato più di un momento di piacere… cosa rende davvero grande un imperatore, sir Ivan?” Chiese all’improvviso.
“Ecco…” mormorò sorpreso Ivan per quella singolare domanda, ma anche, soprattutto, turbato per quella violenta e cruda scena “… secondo Traiano, Marco Aurelio, Costantino il Grande e Teodosio era la misericordia che distingueva gli imperatori dai comuni mortali…”
“Ed allora io sarò degno di quei grandi uomini…” fece Gouf fissando Melisendra “… sarò misericordioso con te… non ti costringerò a sopravvivere a tuo figlio… domani morirete entrambi.”
Prese allora la ragazza e la legò ad un pesante baule di ferro.
“Ecco, è sotto la vostra responsabilità, sir Ivan.” Rivolgendosi al barone. “Fate attenzione… è come un serpente...”
Un attimo dopo uscì dalla tenda, lasciando Ivan a guardia della ragazza.

Melisendra
21-07-2011, 04.42.21
Mi sedetti accanto al baule a cui ero legata.
Non tentai nemmeno di liberarmi.
Acquietai le fiamme, anche se l'idea di dare fuoco all'accampamento era allettante, dovevo prima scoprire dove si trovava mio figlio.
Sospirai spazientita.
Mi voltai verso Ivan de Saint Roche, pensieroso e incupito dall'accaduto.
"Non potevamo rincontrarci in un momento migliore..." mormorai senza celare il sarcasmo. "Da quando eseguite i suoi ordini?"
Ora che la tempesta era passata e iniziavo ad abbassare le mie difese, sentivo la guancia pulsare e un sapore metallico di sangue in bocca.
"Potete anche liberarmi, non vedo dove potrei fuggire... e poi non abbandonerei mai mio figlio." Ero terribilmente seria. E infastidita.

Guisgard
21-07-2011, 04.52.18
“Già, ci saremmo dovuti incontrare in un altro momento, milady…” disse Ivan “… magari senza questa guerra di mezzo...”
In quel momento entrarono due soldati per portare via i cadaveri dei due uccisi poco prima da Gouf.
“Non seguo gli ordini di nessuno…” mormorò appena i soldati lasciarono la tenda “… quando cadrà Capomazda ci sarà la mia parte di oro… e solo a quello obbedisco io.” Si alzò e versò del vino in una coppa. “E poi avete visto di cosa è capace quell’uomo? Non ha esitato ad uccidere due dei suoi uomini… è pazzo… irrimediabilmente pazzo…” le si avvicinò “… volete del vino, milady? Vi farò bere io da questa coppa se volete…” disse con fare lascivo “… lì abbiamo anche del cibo…” indicando un piccolo tavolino “… naturalmente dovrei imboccarvi io, milady…” aggiunse con tono ambiguo.

Melisendra
21-07-2011, 05.07.32
"So del piano per uccidere Sir Gouf... e ora, senza Lord CImarow come farete a sbarazzarvi di lui? E a evitare che il vostro alleato a Capomazda, il rispettabile Izar, si liberi anche di voi?" Sorrisi. "Oh sì, so molte cose..."
Mi sistemai meglio e cercai di pulirmi il sangue all'angolo della bocca, ma legata in quella scomoda posizione faticai non poco.
"Penso che dovreste seriamente considerare di liberarmi, Sir de Saint Roche..."
Sbattei innocentemente le ciglia.
"Vi assicuro... meglio per voi che non abbia appetito..."

Guisgard
21-07-2011, 05.19.27
Ivan fissò turbato Melisendra.
“Come sapete tutte queste cose?” Domandò visibilmente agitato. “Siete davvero una strega, dunque!” Si allontanò e fissò l’entrata della tenda. “Ma Gouf non vi crederebbe mai! No, mai!” Rise quasi disperato. “Vi manda forse Izar?” Chiese sempre più confuso. “Avanti, parlate o vi strapperò io stesso la lingua, dannata strega!” Fissò il vuoto della stanza pensieroso. “Parlate, vi dico!” Urlò, per poi portarsi una mano sulla bocca. “Potrebbe entrare qualcuno e per voi sarebbe la fine… si, potrei uccidervi e poi slegarvi, così da dire che avete tentato la fuga, costringendomi ad uccidervi!” Rise compiaciuto. “Vedete? Sono molto più furbo di voi! Si, vi tengo in trappola!” Ma in realtà il timore di attirare i sospetti di Gouf sembrava averlo reso folle per la paura. “Avanti, parlate! Ditemi se vi manda Izar!”

Melisendra
21-07-2011, 05.41.14
Sorrisi ulteriormente, per nulla agitata.
"Oh in un certo senso mi manda lui... considerato che è stato lui a crescermi..." Lo guardai un po' divertita. "Ma questo non ha più importanza... soprattutto ora che sia io che voi rischiamo il collo."
Accennai ai miei polsi imprigionati.
"Non sono una strega e Izar mi ha messa al corrente dei suoi piani... e voi non ci siete tra essi. Almeno... bè, fino a un certo punto... poi pouf! Scomparite..." Feci timidamente spallucce.
"Vi prego, calmatevi... tutto ciò è inopportuno e imbarazzante! Avete così tanta paura della furia di quel pazzo? Bene... una ragione in più per decidervi a fare qualcosa per toglierlo dalla vostra strada..." Modulai la mia voce in modo suadente, sapevo che si sarebbe insinuata dentro di lui, solleticandolo.
"Pensateci... ormai Capmazda è presa, cadrà tra pochi giorni... a cosa vi serve il Gufo? Perchè non eliminarlo e confermare a Izar la vostra fedeltà... nonché abilita... prendere il vostro oro e i vostri uomini e andarvene senza attirare su di voi la sua malevolenza? Io potrei aiutarvi... sarebbe sciocco uccidermi, quando avete tra le mani me e i miei poteri... e voglio solo il bambino che tiene prigioniero..." Mi ritrassi, come intimidita. Poi lo guardai con un sorriso angelico, che stonava con le mie parole, ma mi faceva apparire nient'altro che un'innocua ragazza.
"Penso che possiate essere molto più furbo di Gouf... in fondo lui non è che Achille, mentre voi... voi aspirate a seguire le orme del saggio Ulisse..."
Lo guardai, in attesa.
"Dunque?"

Guisgard
21-07-2011, 05.57.05
Ivan la fissava mentre parlava.
La voce di Melisendra sembrava seguire gli sbalzi di umore di Ivan, ormai del tutto alla mercè della propria paura.
L’uomo allora cominciò a camminare nervosamente nella tenda.
Riempì una coppa di vino e la scolò tutta d’un fiato.
La sua fronte era rigata dal sudore e la sua espressione grottescamente contratta.
“Gouf è praticamente invincibile…” mormorò “… molto più di un Achille, o di un Sigfrido… non ha punti deboli… ho assistito ad alcuni suoi duelli… non l’ho mai visto neanche ferirsi… come si potrebbe fare per ucciderlo? Come?"

Melisendra
21-07-2011, 06.05.26
"Vedo che sapete cogliere un'occasione quando ne vedete una..." sorrisi in modo invitante e suggerii alla sua mente ben altri pensieri.
"Togliete a un condottiero la sua armatura e rimarrà solo un uomo... a quel punto non sarà difficile per me usare le mie magie e per voi ucciderlo in un regolare duello... di fronte a tutti... e il suo esercito diverrà vostro..."
Accennai ai miei polsi incatenati.
"Non vi alletta l'idea?"
Sentivo le sue paure sciogliersi come ghiaccio al sole alla prospettiva di tanto potere e nuove ricchezze.
Forse avevo trovato le giuste corde da sfiorare.
Abbassai modestamente gli occhi al suolo e rimasi inginocchiata docilmente.

Guisgard
21-07-2011, 06.16.33
Un sorriso sorse sul volto di Ivan, quasi a sciogliere quella sua espressione contratta di un attimo prima.
“Già, la sua corazza…”mormorò “… beh, quella avete molte più possibilità di togliergliela voi…” avvicinandosi alla ragazza “… sono certo che non rifiuterà la vostra compagnia… anche se dovesse avervi come schiava, anziché come amante…basterà solo essere un po’ accondiscendente da parte vostra…” le accarezzò i capelli e poi il volto “… e poi, a vedervi, è quasi un peccato pensare di liberarvi… siete così docile, indifesa…” sorrise con ambiguità “… Izar da questa storia ci guadagnerà la morte di Gouf… voi vostro figlio… ed io? Suvvia, non meriterò, alla fine, un po’ della vostra riconoscenza, milady?”
In quel momento entrò un soldato.
“Tutto in ordine, signore?”
“Cosa vuoi?” Chiese con rabbia Ivan.
“Ero venuto a controllare che tutto andasse bene, milord.”
“Si, tutto in ordine.” Annuendo Ivan. “Sto interrogando la prigioniera. Puoi andare.”
“Si, milord.”
Ed uscì dalla tenda.

Guisgard
21-07-2011, 06.31.52
Talia rammentò ogni cosa.
L’ingresso improvviso di Shezan ed il suo risveglio in quella stanza.
Questa era più piccola di quella dove era stata chiusa poco prima.
Era una sorta di mansarda costruita sopra la precedente stanza, attraverso un tetto a cassettoni.
Non presentava porte o altri accessi visibili ed era più spoglia e scomoda dell’altra e come quella anche questa aveva un’unica finestra che dava sul cortile.
Talia sentì allora delle voci ed un nitrito.
Era quello di Matys.
Si affacciò alla finestra e vide Icarius pronto per affrontare la misteriosa prova.

“Senza amore si vive invano
e io ce l’ho scritto sulla mano.
Un cavaliere vero per l’amore
si fa spaccare pur anche il core.
Eppure se, gioia mia, t’amo tanto
devo andare senza aver rimpianto.
Chiedo perdono dei sospiri delle pene,
amor mio, Dio sa che sei il mio solo bene.
Col pianto nel cuor mi devo ora rassegnare
a farti solo una carezza perché devo andare.”

Recitò Nishuru mentre l’Arciduca si avviava a partire.
Un attimo dopo il cantore tornò dagli altri suoi compagni.
Talia, nel vedere Icarius, avrebbe voluto gridare e chiamarlo.
E forse gridò davvero.
Forse con tutto il fiato che aveva in corpo.
Ma era troppo in alto per essere udita.
Eppure il vento sembrò portare con se l’eco della sua voce fino a sfiorare il volto di Icarius.
L’Arciduca allora alzò lo sguardo verso l’alto, ma tutto sembrava tacere.
Anche la Luna.
Layla gli si avvicinò dicendogli qualcosa.
Poco dopo finalmente Icarius entrò nel verziere e svanì in quella lussureggiante vegetazione.
Ma un istante dopo Talia udì dei rumori provenire da sotto il pavimento.

Melisendra
21-07-2011, 06.34.37
"Non vi basta l'oro? Oh, siete insaziabile..." Ridacchiai sommessamente.
"Sapete, ho i miei dubbi che Gouf accetterebbe una mia resa... soprattutto perchè conosce i miei poteri... Ma forse voi potreste escogitare un modo per suggerirglielo. Farebbe qualunque cosa se sfidato."
Cercai una posizione più comoda, ma era irrimediabilmente complicato trovarne una.
Pensai a mio figlio, chiuso chissà dove e spaventato.
"Penserò a mostrarvi la mia riconoscenza quando ci saremo lasciati il Gufo e Izar alle spalle..." Sorrisi.

Guisgard
21-07-2011, 06.52.26
Ivan restò pensieroso dopo le ultime parole di Melisendra.
“Si, in effetti vi è del buono in quel che dite…” mormorò “… Gouf non sa resistere ad una sfida… troveremo il modo di farlo abboccare…” si avvicinò ed allentò le corde “… ora ascoltatemi… io mi allontanerò e manderò una guardia al mio posto… voi vi libererete delle corde ed eliminerete poi il vostro carceriere… così facendo voi sarete libera ed immune da ogni sospetto… ci ritroveremo in seguito per discutere di cosa fare…”
Allora Ivan uscì dalla tenda ed un attimo dopo una guardia giunse a prendere il suo posto nel sorvegliare Melisendra.

Melisendra
21-07-2011, 07.07.53
Mi schiarii la gola.
Guardai il soldato che era stato mandato a sorvegliarmi.
"Dovresti avvicinarti..." mormorai guardandolo e concentrandomi. "Avvicinati... non aver paura..." sorrisi rassicurante. "Vieni..."
Nonostante l'incertezza quell'uomo non riuscì a ignorare i miei comandi.
"Più vicino..." mormorai, quando fu accanto a me. Gli feci segno di abbassarsi.
Non appena fu sopra di me io mi alzai e mi attaccai a lui. Il suo respiro fu mio.
Bevvi a lungo, ma lo lasciai solo addormentato.
"Dimentica..." gli sussurrai nell'orecchio prima che scivolasse nel sonno.
Quindi uscii dalla tenda e iniziai a cercare mio figlio, sbirciando nelle tende.
Non sapevo dove andare.
"Portatemi da lui..." mormorai agli spiriti. Quelle nuove forze che avevo acquisito mi avrebbero aiutato a tirarci fuori da quella situazione.
Poi sentii una voce familiare...

Guisgard
21-07-2011, 07.15.03
Gli spiriti guidarono Melisendra, attraverso l’accampamento.
La donna, coperta dagli spiriti, si muoveva nel campo come se fosse sospinta dal vento, mentre i cavalieri si preparavano al nuovo giorno.
Il Sole aveva già lasciato i monti che sorgevano ad Est e sulla palude i suoi raggi cominciavano a dissolvere la velata foschia che ricopriva quel luogo.
Le grida dei soldati, indaffarati in diverse attività, sembravano quasi coprire i passi di Melisendra.
Ad un tratto, giunta presso una tenda, udì qualcuno piangere.
Era la voce di Uriel.
Ma non era solo.

Melisendra
21-07-2011, 07.38.28
Mi precipitai verso la tenda e mi acquattai tra i suoi drappeggi.
Intravidi la zazzera scomposta di mio figlio. Lo avevo trovato.
Non riconobbi il profilo della persona che era con lui.
Mi appiattii nel mio nascondiglio e rimasi in attesa che mio figlio rimanesse solo.
Quando tutto fu silenzioso, ad eccezione dei singhiozzi di Uriel uscii allo scoperto e corsi a stringerlo tra le mie braccia.
"Amore mio... sono qui... non temere! Ti porterò via di qui!" Lo strinsi forte contro di me e poi gli asciugai il visino. Controllai che stesse bene. Non era deperito, ma era stanco e scosso. Chissà cosa gli avevano fatto per terrorizzarlo così. Chissà cosa gli aveva fatto quel mostro!
"Sssh... Uriel, devi ascoltarmi, devi essere forte... ancora un poco, tesoro mio..." Sentii il nitrito di Pandemonio. Era lì fuori, vicino. Gli spiriti erano straordinariamente efficienti. Strinsi ancora una volta mio figlio, desiderando di non lasciarlo mai più. Gli infusi il coraggio che gli sarebbe servito e placai le sue paure. Nel contempo mi accorsi che qualcosa si era sbloccato dentro di lui. Quei poteri, i suoi poteri, sembravano in tempesta. Era stata l'ira, la paura e l'odio per quegli uomini che lo avevano preso a svegliarli anzitempo.
"Amore..." ero quasi timorosa di domandarlo "Puoi leggere l'animo delle persone?" Lo guardia nei suoi occhi profondi e stentai a credere che fosse successo. "Non fa niente, Uriel, ma devo saperlo... così presto ce ne andremo via da qui e troveremo un posto sicuro dove andare." Gli accarezzai la fronte.

Guisgard
21-07-2011, 14.04.12
Icarius ascoltò Nishuru ed un senso di malinconia s’impossessò di lui.
Ad un tratto sembrò avvertire un eco nel vento.
Come se fosse la voce di Talia.
Cercò con lo sguardo, ma tutto tacque.
“Sono qui per augurarvi buona fortuna, milord.” Disse Layla avvicinandosi a lui. “Del resto siete pur sempre il mio campione.” E rise.
“Io tornerò…” fece il taddeide “… e mi riprenderò mia moglie… ricordatelo… io tornerò…”
“Si, nei ritratti e nei poemi di qualche bardo, milord.” Replicò compiaciuta Layla. “Qualcuno vi dedicherà una statua come è accaduto a tutti i vostri nobili antenati. Tutti morti, raffigurati in quel freddo e decadente marmo.” Sorridendo ma tradendo astio. “Addio, nobile Taddei.”
Icarius la fissò senza dire nulla.
Montò in sella a Matys e guardò un’ultima volta la grande torre del palazzo.
Aveva con sé, oltre alla sua spada, la bellissima rosa Mia Amata.
“Entrate nel verziere e tenetevi sempre sul sentiero, milord.” Indicò un valletto.
Un attimo dopo l’Arciduca partì.
Icarius entrò nel verziere e, seguendo l’indicazione del valletto, imboccò il sentiero.
Ai lati di questo vi erano querce, salici, olmi ed aceri frondosi.
L’Estate dominava attraverso il verdeggiare delle foglie animate dalla lieve brezza pomeridiana e dal canto soave degli uccelli.
Ai margini del sentiero, come a racchiuderlo, correvano roseti dai vivaci colori e dagli intensi profumi, cinti da bassi muretti di laterizi lucidi e levigatissimi.
Altre specie di fiori, dall’aspetto esotico e dai colori vivaci, crescevano tra le siepi, quasi snodandosi da quel fogliame e seguendo la luce del Sole che si muoveva verso Ovest.
Quel lussureggiante verziere sembrava essere l’ideale scenario di una favola e fissandone le meraviglie l’Arciduca non faceva fatica ad immaginarne la magia che assumeva la sera, sotto la luce stregata della Luna e delle stelle, ed all’albeggiare dove quei boccioli scintillavano nell’argentato alone della rugiada mattutina.
Icarius percorse quell’angolo di mondo che sembrava incantato, mentre le luci del giorno, man mano che il meriggio annunciava il suo arrivo, cambiavano in tonalità e luminosità.
Ad un certo punto tutto sembrò divenire più incolto e selvatico.
Il verziere sembrò mutarsi in un bosco e la concezione dello spazio avvertita sino a quel momento, da limitata e circoscritta, divenne di colpo diversa e indefinita.
L’Arciduca continuò a seguire il sentiero tracciato che serpeggiava tra i folti cespugli e i grossi alberi che parevano voler proteggere il canto degli uccelli ed impedire alla luce del Sole pomeridiano di raggiungere il terreno.
Ad un tratto Icarius avvertì dei rumori, come se qualcuno stesse lavorando ad una pietra o a qualcosa del genere.
Un attimo dopo ai margini del sentiero apparve una piccola edicola di gusto classico.
Accanto vi era un vecchio impegnato a scolpire qualcosa nell’edicoletta.
“Salute a voi, buon uomo.” Salutò Icarius.
“A voi, amico mio.” Rispose il vecchio.
Era costui di corporatura piccola, dai capelli folti e bianchissimi ed il viso pulito da barba o baffi.
Nel voltarsi verso l’Arciduca, Icarius si accorse della sua cecità.
Il vecchio stava scolpendo un bassorilievo raffigurante la Santa Vergine Maria.
Ma, fissando quell’opera, Icarius si accorse che alla Vergine mancava il Bambino.
Vi era anche un incavo all’altezza del petto della Madonna, ma nonostante questo non c’era traccia del Bambino.
“A cosa lavorate?” Domandò Icarius.
“Oh, io sono il Maestro delle Imprese della Fede, mio buon messere” rispose presentandosi il vecchio “ e questo rilievo è dedicato a Nostra Signora del Rosario col suo Bambino.”
“Il Bambino lo aggiungerete in un secondo momento?”
“No, non vedete che è già in braccio alla Vergine?”
“Non c’è alcun Bambino tra le braccia di Maria.” Fece Icarius.
“Bontà Divina!” Esclamò il vecchio. “Si è staccato!” Toccando con le mani il rilievo.
Disperato allora si chinò a terra e cominciò a cercare con le mani.
Icarius allora smontò da Matys e si unì alle ricerche del vecchio.
“Eccolo!” Disse Icarius. “L’ho trovato!”
“Sia lodato il Cielo!” Esclamò il Vecchio.
Icarius si segnò, baciò il Santo Bambino e lo consegnò al vecchio.
“Vi prego…” fece il vecchio “… adagiatelo nell’incavo. C’è un perno incastonato nel marmo, vedete?”
“Si, ho visto.”
“Ecco, fatelo combaciare col foro alle spalle del Bambino.” Spiegò il vecchio. “Così resterà ben saldo al rilevo.”
Icarius seguì le indicazioni del vecchio e sistemò il Bambino fra le braccia della Vergine.
E nel farlo recitò una preghiera.
“Madre di Dio e madre mia… ecco tuo Figlio… ti prego, ridammi mia moglie…” e si segnò tre volte.
“Grazie, amico mio.” Disse il vecchio.
“Sapreste indicarmi dove avviene la prova chiamata Dolorosa Costumanza?”
“Non credo di averla mai udita…” pensieroso il vecchio “… sentendone il nome mi fa pensare ad una triste consuetudine… forse riguarda il passato…”
“Il passato?” Ripeté Icarius.
“Si, il passato che spesso rimpiangiamo.” Rispose il vecchio. “Rimpiangere il passato è una dolorosa e inutile consuetudine… la vita è davanti a noi, non dietro.”
Icarius sorrise.
“Seguite il sentiero, comunque…” indicò il vecchio “… di qualsiasi cosa si tratti, si trova sicuramente alla fine di questo cammino.”
“Grazie.” Disse Icarius. “E che Dio vi benedica.”
“E che vi assista, amico mio.”
E salutato il vecchio artista, Icarius riprese il suo cammino in sella a Matys.

Guisgard
21-07-2011, 14.20.01
Uriel tremava, ma fra le braccia di sua madre, dopo un po’, sembrò ritrovare una velata serenità.
Strinse forte Melisendra, quasi a non volersene separare più.
Poi staccò la testolina dal petto di lei ed annuì.
“Si…” mormorò “… si, posso vedere nelle persone… posso sapere quello che pensano… ma non in tutte… nel cavaliere nero non posso…”
In quel momento Melisendra si accorse che Uriel aveva una catena alla caviglia che lo teneva imprigionato ad un palo fissato nel terreno.
Ad un tratto si udirono dei passi: qualcuno stava ritornando nella tenda del bambino.

Talia
21-07-2011, 14.45.12
Gridavo... gridavo con tutta la forza che avevo, con tutta la voce che riuscii a tirar fuori.
Gridai e gridai ancora... lo chiamai, lo invocai... ma era distante, troppo distante perché la mia voce lo raggiungesse.
Un attimo prima, solo per un momento, avevo creduto di esser riuscita a raggiungerlo... si era voltato alle mie grida, si era voltato ed aveva guardato verso il castello... lo avevo chiamato di nuovo, gridando il suo nome... ma era stato un attimo, poi Layla gli si era avvicinata e un istante dopo si stava già addentrando nella vegetazione in sella a Matys.
Mi accasciai contro il davanzale, mentre un profondo senso di disperazione mi pervadeva...
Rimasi per qualche minuto in silenzio, con gli occhi chiusi e la fronte contro il muro, pregando ferventemente che non gli accadesse nulla di male...
Poi all’improvviso sentii dei rumori...
Alzai la testa di scatto e rimasi in ascolto...
Rumori provenienti da sotto il pavimento...
Mi scostai dalla finestra e mi appiattii a terra, schiacciando l’orecchio contro il pavimento... rumori che non riuscivo a distinguere bene...
“Aiuto!” gridai allora, senza pensarci neanche per un istante, prendendo a battere con la mano a terra “C’è qualcuno? Sono quassù! Tiratemi fuori di qui! Per favore, fatemi uscire!”

Melisendra
21-07-2011, 14.50.04
Per un attimo fu come una coltellata. Era così piccolo... così innocente!
Mi domandai quali sarebbero state le conseguenze di quell'esperienza. Andava protetto dall'odio che ci circondava. Non avrei permesso che sviluppasse lo stesso gusto crudele di Gouf.
Cercai invano di aprire quelle catene.
Strinsi mio figlio prima di posare un dito sulle sue labbra per suggerirgli silenzio. Un rumore di passi indicava che qualcuno si stava avvicinando.
Mi nascosi dietro una tenda e attesi.

Lady Dafne
21-07-2011, 20.53.36
"Mio Dio Pasuan, questo è l'inferno" dissi esprimendo con la voce tutto lo schifo e lo sdegno che provavo. "c'è un uomo laggiù, è tutto ricoperto di sangue e... e... il bambino che la strega aveva in braccio gli sta cavando la pelle a morsi, oddio..." mi voltai e vomitai... degluttii più volte e poi mi ripresi. Mi guardai intorno e ripresi a parlare "non siamo mai stati in questo posto, Pasuan, non è la stanza nella quale eravamo stati rinchiusi e non ricordo nemmeno di averla vista prima. Temo che questo posto cambi forma di volta in volta".

Ero molto spaventata e tremavo vistosamente. D'un tratto la luce mancò e ci ritrovammo immersi nel buio. Fui sul punto di gridare quando sentii la mano di Pasuan tapparmi la bocca.

Guisgard
22-07-2011, 01.02.10
Melisendra si nascose appena in tempo per non farsi scorgere dalla sagoma che un attimo dopo entrò nella tenda.
Era una donna di età avanzata e di robusta corporatura.
Gettò uno sguardo sul bambino e poi posò distrattamente davanti lui due ciotole, una con dell’acqua, l’altra con un pugno di minestra di verdure e pane.
“Non hai fame?” Chiese dopo qualche istante ad Uriel.
Il piccolo scosse il capo.
“Devi mangiare o ti ammalerai.” Fece la donna.
Si avvicinò al bambino ed un velo di compassione rese opaco il suo sguardo.
Fissò quella catena che teneva il piccolo legato a quel palo e scosse lievemente il capo.
Si chinò allora davanti a lui e gli accomodò il ciuffetto di capelli che scendeva ribelle sulla sua fronte.
“Facciamo così…” disse accennando un sorriso “… se mangi tutto quel che ti ho portato, io dopo ti racconto una storia… ma una storia vera, dico, non una favola! Eh, cosa dici?”
Il piccolo scosse nuovamente il capo.
“E’ la storia di un grande cavaliere.” Continuò la donna. “Forse il più forte che sia mai nato. Un cavaliere che è vissuto proprio in queste terre.”
Prese allora la ciotola con la minestra e cominciò ad imboccare lei il bambino.
“C’era una volta un bambino come te…” cominciò a raccontare, mentre imboccava Uriel “… che un giorno trovò presso un vecchio cimitero un cavaliere ferito… ecco, bravo, mangia. Visto che è buono!”
Uriel annuì lievemente.
“Allora, dicevamo…” sorridendo la donna “… quel bambino si chiamava Ardea…”
In quel momento qualcuno entrò nella tenda.
“Tutto bene qui dentro?” Chiese Gouf alla donna.
“Si, milord.”
Uriel, nel vedere il cavaliere vestito di nero, smise di mangiare.
“Cosa fa, i capricci?”
“E’ un bambino, mio signore…” rispose la donna “… è spaventato ed è normale che gli manchi l’appetito. Ma pian piano qualcosina comincia a mangiarla.”
“Spaventato?” Ripeté Gouf. “Dovrebbe sapere che altri bambini come lui stanno morendo di fame e sete a Capomazda. Un po’ di disciplina e gli tornerà l’appetito.” Scalciò allora la ciotola con l’acqua e con un altro calcio fece volar via quella con la minestra dalle mani della donna.
Uriel allora cominciò a piangere per la paura.
“Se ti vedo piangere ti prenderò a frustate.” Minacciò Gouf.
“No, milord.” Disse la donna, asciugando il viso di Uriel. “Lui è bravo e non piangerà più. Su, dai…” sorridendo al bambino “… sei un ometto e gli ometti come te sono forti e coraggiosi.”

Guisgard
22-07-2011, 02.59.25
Il buio.
In un attimo avvolse ogni cosa.
Dafne sentì mancare il contatto con Pasuan ed un senso di profonda paura la raggiunse.
Poi il rumore di lotta, di scontro.
Grida, gemiti.
Poi una risata delirante ed angosciante.
Poi il silenzio.

Il campo era gremito di gente.
Le dame erano tutte sulle tribune sotto il palco ducale, mentre il popolo riempiva i bordi dello spiazzo in cui si sarebbe tenuta la giostra.
Ovunque vi erano sorrisi, grida gioiose e sguardi innamorati.
Ogni dama sognava il proprio cavaliere vincere tutti gli altri e portare in trionfo il proprio colore.
Dafne era tra quelle dame.
Stringeva in mano il suo velo rosato, mentre il vento sembrava volerglielo strappare e portare via.
Fissava le fila degli sfidanti, ma non vedeva il suo cavaliere.
Ogni dama riconosceva tra i pretendenti alla vittoria il proprio campione, chiamandolo per nome e salutandolo con il proprio velo colorato.
Ma non Dafne.
Fissava la folla, i paggi, gli scudieri, i marescialli di campo, ma non vedeva quel volto a lei tanto caro.
Il Cielo era terso ed azzurrissimo e grandi nuvole, sospinte dal fresco vento, navigavano verso Est.
Il Sole disegnava su di esse riflessi di varie tonalità, dal vermiglio, al dorato, al purpureo e sagome di città lontane sembravano prendere forma su quelle sterminate nuvole.
E nel vedere quelle città galleggianti nel Cielo, Dafne immaginava viaggi ed avventure in quei mondi sospesi tra la terra e l’infinito.
Ed in ogni viaggio ed avventura il suo cavaliere giungeva a salvarla ed a portarla via da tutto e tutti.
Lo squillo delle trombe destò Dafne da quei sogni.
La giostra iniziò ed ogni cavaliere si contese la vittoria da dedicare alla propria dama.
Alla fine vinse uno sconosciuto messere che raccolse i colori della sua amata e li portò in trionfo su tutto il campo.
La giostra si sciolse e tutti andarono via.
Dafne tornava a casa sempre col suo velo tra le mani.
Era triste ed una lacrima accarezzò il suo bellissimo volto.
Ad un tratto tre ragazzi le si avvicinarono.
“Ehi, damigella, sei tutta sola?” Fece uno di loro. “Perchè non vieni a divertirti con noi?”
Dafne cercò, quasi istintivamente, di nascondere il suo velo rosato.
“Cosa c’è?” Il tuo cavaliere ti ha lasciata da sola? Dai, scegli chi fra noi tre ti piace di più e premialo col tuo velo!”
“Si, dai!” Gli fece eco il suo compare.
“Siete troppo brutti voi tre!” Disse all’improvviso qualcuno appena giunto. “Nessuna dama vi sceglierebbe come campioni! Ora tagliate la corda o vi taglio quei brutti musi che vi ritrovate!” Minacciò Pasuan.
I tre gli furono subito addosso, ma il cavaliere li sistemò in un momento, mettendoli in fuga.
“Stai bene, piccola?” Chiese poi avvicinandosi a Dafne. “Mi sa che quella giostra non era poi tutto questo granché!” Esclamò sorridendo. “Se il vincitore non ha scelto i colori della più bella fra le dame presenti!”
Dafne fissò il suo velo rosato.
“Sono ancora in tempo per guadagnarmi quel velo, damigella?”
“Ti ho atteso fino all’ultimo…” sussurrò Dafne.
“Perdonami, amore mio, ma il capitano mi ha spostato il turno di guardia.” Rispose Pasuan. “Ma ora fino a domani nessuno ci disturberà! Allora, cosa devo fare per poter ambire a quel velo? Forse sfidare madonna Avventura?” Sorrise. “Allora andiamo!”
La fece salire in sella al suo cavallo ed insieme raggiunsero il lago vicino.
Qui sognarono di grandi avventure, fatte di duelli impossibili e viaggi ai confini del mondo.
Quel lago divenne lo scenario incantato per ogni loro sogno.
E sulle sponde di quelle acque dorate danzarono fino al tramonto, quando poi la scia della Luna nascente rese quelle stesse acque magiche ed argentate.
Pasuan allora vinse l’ambito velo di Dafne, divenendone il solo campione del suo cuore.
E quando giunse la notte trovò i due giovani amanti uniti in unico abbraccio fatto di quei sospiri che solo l’amore sa donare.
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Dafne si svegliò, ritrovandosi in una stanza illuminata da un’apertura sul soffitto a volta.
Attorno a lei vi erano brandelli di vesti e mobili fracassati.
Il forno era acceso e dentro vi bruciava qualcosa che produceva, a tratti, intense fiammate.

Guisgard
22-07-2011, 03.34.25
Talia cercò di capire da dove giungeva quel rumore.
Proveniva dal piano sottostante, dove si trovava la stanza in cui l’avevano imprigionata precedentemente.
Cominciò allora a chiamare e con la mano a battere a terra.
La sua voce era disperata.
Inizialmente nessuno rispose a quelle drammatiche invocazioni, ma poi, all’improvviso, qualcuno parlò.
“Non gridare, o Shezan tornerà e ti punirà…” disse il piccolo Morgan “… quando si arrabbia fa paura… sai, quel cavaliere che è arrivato pochi giorni fa… è partito per la prova… ha salutato i suoi compagni ed è entrato nel verziere… ogni volta che un cavaliere parte per quella prova, lady Layla non si vede in giro… si chiude in camera sua fino a quando non è tutto finito… forse passa il tempo a pregare…” aggiunse il bambino “… la sua stanza è la più bella del palazzo… nessuno può entrare… solo una volta l’ha fatta vedere a noi bambini… dentro ci sono dei candelieri sempre accessi e immagini della Madonna col Bambino, degli Angeli e dei Santi… e poi, vicino al letto, c’è il ritratto del cavaliere che somiglia tanto a quello arrivato qui con i suoi compagni…”

Guisgard
22-07-2011, 04.27.35
Le ombre del crepuscolo si addensavano intorno al cavaliere ed al suo cavallo.
Il vento con un gemito accarezzava le cime degli alberi e destava appena quella lussureggiante macchia verde dagli incanti che la sera portava con se.
Pian piano l’imbrunire copriva quel bosco, mentre il bagliore lontano, oltre le nuvole che si raccoglievano lungo l’orizzonte, del Sole morente illuminava ogni cosa intorno ad Icarius e Matys.
Ad un tratto l’Arciduca giunse in una radura irregolare, nella quale il sentiero si allargava sensibilmente.
E ad osservare quel dorato tramonto vi era una donna.
Era bionda e pallida, con occhi vispi e languidi ed indossava una lunga tunica stretta in vita di un tenero rosato.
Aveva fra le mani una piccola tela su cui stava raffigurando un pastorale scenario nel quale prendevano forma due giovani amanti.
“Salute a voi, milady” Salutò Icarius.
La donna sorrise e rispose con un cenno del capo.
“Potreste indicarmi dove…”
“Un momento, cavaliere.” Fece lei, interrompendolo. “Risponderò a quanto chiedete, ma prima devo domandarvi una grazia.”
“Ditemi, milady.”
“Devo terminare questo quadro e sono giunta ad un punto morto.” Spiegò la donna. “Il paesaggio mi è ispirato da questo splendido crepuscolo, ma non riesco a dare un volto ai due amanti della mia tela.”
“Siete un’artista, mia signora?”
“Si… sono La Maestra delle Imprese di Amore e devo terminare questo quadro prima della festività dell’Assunta.”
“Come posso esservi utile?” Chiese Icarius.
“Siete giovane e sicuramente avete amato.”
Si, mia signora.” Annuendo Icarius. “In verità amo tutt’ora e amerò per sempre.”
“E chi è la fortunata, messere?” Domandò sorridendo la donna.
“In realtà sono io ad essere fortunato.” Rispose Icarius. “La donna che amo è mia moglie.”
“L’amate molto, vedo.”
“L’anteporrei a qualsiasi altra donna.”
“Allora un cuore come il vostro non avrà difficoltà a suggerirvi il volto di una bella fanciulla.” Disse la donna. “Descrivetemelo ed io lo riporterò sulla mia tela.”
“Non sono un artista, milady.”
“Credete? Ogni innamorato è un artista.”
Icarius allora chiuse gli occhi e cominciò a descrivere il volto per lui più amato.
“La vedo… ha lungi capelli di un castano chiaro simile al colore che il grano maturo assume all’imbrunire, quando le ombre della sera avvolgono la campagna, mettendo in risalto gli ultimi bagliori lasciati dal Sole morente.” Sussurrò l’Arciduca. “I suoi occhi sono simili a quelle gocce d’ambra che i marinai di Ceylon utilizzano come dono votivo alla sposa prediletta di Krishna e dalla quale ricevono straordinarie grazie. Il suo volto invece… non è facilmente descrivibile, sebbene è impresso così bene nei miei occhi… ogni volta che lo vedo assume un’espressione diversa, nuova… come la campagna di Provenza, tra il verde delle viti e il profumo di lavanda, o come quei giardini d’agrumi delle isole del Sud, dove i colori della terra sembrano unirsi alla luminosità del mare e ai riflessi del Cielo… si crede di aver visto ogni meraviglia di questo mondo, eppure si resta poi incantati dalle alte e levigate scogliere della Magna Grecia, dove spumose onde disegnano la roccia da millenni con il loro impeto… così è il volto di lei… di una bellezza indefinita e mutevole… come i sogni, sempre nuovi, che si fanno ogni notte…”
“Parlatemi del suo sorriso…” disse la donna “… sorride ella?”
“Oh, si…” rispose Icarius “… ella sorride sempre… ed in quel sorriso vi è la felicità di tutto il mio mondo, la mia più grande Gioia… un sorriso che sa illuminare il cuore come solo il Sole può fare con la terra…”
“Siete un poeta, milord?”
“Io? Oh, no… no, mia signora… sono solo un uomo innamorato…”
“Ed io allora vi affiancherò nel mio quadro con la bellissima donna che mi avete descritto…”
Icarius sorrise.
“E nessuno potrà dividervi.”
E a quelle ultime parole dell’artista, l’Arciduca sentì una profonda tristezza.
“Si…” mormorò “… almeno saremo uniti in quel quadro…”
“Cosa volevate chiedermi poco fa?”
“Si.” Fece Icarius. “Devo raggiungere il luogo dove si terrà la Dolorosa Costumanza. Potete aiutarmi a trovarlo?”
“La Dolorosa Costumanza…” ripeté la donna “… non credo di conoscere quella prova, ma non si dovrebbe preservare ciò che porta un nome tanto triste… vi consiglierei di desistere dal volerla risolvere, mio signore. Siete un uomo fortunato. Tornate da vostra moglie.”
“E’ per lei che devo affrontare quella prova.”
“Allora seguite il sentiero.” Indicò la donna. “Alla fine di esso troverete ciò che cercate.”
Icarius ringraziò, salutò poi la donna e riprese il suo cammino.

Lady Morgana
22-07-2011, 13.30.19
Salutai tristemente Icarius che si allontanava per affrontare la Dolorosa Costumanza; poi io, Luna, Nishuru e Lho entrammo a palazzo e ci mettemmo a cercare Lady Talia.
Camminai per i larghi e lunghi corridoi, finchè non trovai davanti a me un'enorme porta. L'aprii e mi ritrovai in una grande sala.
La sala era davvero molto bella e mi soffermai a guardarne i dettagli.
C'erano molte armature e stendardi appesi alle pareti.
Poi la sentii.
Veniva dal soffitto, probabilmente da una stanza che si trovava proprio sopra di me.
Una risata agghiacciante e malefica. Improvvisamente l'aria divenne gelida e mi strinsi nella tunica.

Quella risata... Che cos'era? Da dove veniva? Sembrava provenisse dal soffitto... Ma chi può avere una risata simile? Devo andare a vedere.

Attraversai il salone a passo svelto e vidi che c'era una piccola porta.
Girai il pomello ed essa si aprii cigolando. Dietro la porta c'era una scala, con stretti e ripidi gradini. Era buio.
Richiamai un po' di potere e sul palmo della mia mano prese forma una sfera luminosa, di un azzurro intenso.
Proseguii piano finchè non mi trovai davanti ad un'altra porta.
L'aprii ed entrai nella piccola stanzetta.
Era un posto lurido e mi portai una mano alla bocca reprimendo un conato di vomito. L'aria era stantia e notai che non c'erano finestre.
Una figura esile stava rannicchiata in un angolo della stanza. I capelli grigi ed unti le coprivano il viso. Era una vecchia.
Quando si accorse della mia presenza, smise improvvisamente di ridere e mi sorrise. Un sorriso enigmatico.
Feci per parlare, volevo chiederle chi fosse e perchè se ne stava rinchiusa in quella topaia.
Ma la vecchia si pose un dito sulle labbra, facendomi segno di tacere.

Chi è questa vecchia? E perchè mai rideva in quel modo?

Decisi che non era prudente starmene lì da sola e chiamai Luna.
Luna... Luna! Devi sbrigarti! Segui la scia del mio potere e raggiungimi. Credo che mi possa servire aiuto. Vieni il prima possibile, ti prego.
Il Segno Maledetto cominciò a pulsare mandandomi fitte lancinanti al braccio.

Non sono abbastanza forte! Come potevo pensare di poter parlare con Luna e tenere la sfera luminosa, dopo che ho bevuto solo poco sangue animale?

Mi accasciai a terra; la testa mi girava, ma resistetti. Non potevo svenire, non con quella vecchia inquietante che mi fissava.

Melisendra
22-07-2011, 13.42.12
La durezza delle parole di Gouf mi fece trasalire.
Attesi di sentire i suoi passi allontanarsi e poi, lentamente, scostai la tenda.
La donna era ancora lì.
Uriel mi vide ma non disse niente, si limitò a guardarmi.
Attesi fino a quando la donna non uscì a prendere un'altra ciotola di zuppa.
Appena fu fuori dalla tenda mi avvicinai a Uriel e iniziai ad armeggiare con la catena. Presi lo spillone che mi fermava i capelli e cercai di forzare la serratura.
"Sii forte, piccolo mio!"
Mi guardava con i suoi grandi occhi e tirava su col naso.

Talia
22-07-2011, 14.51.23
Morgan!
La sua voce mi giunse attutita dal legno del pavimento che ci divideva... eppure la riconobbi subito.
“Morgan, mio piccolo amico...” dissi “Sei tornato!”
Lo dissi d’impulso, provando quasi sollievo nell’udire la sua voce ormai a me tanto cara e familiare.
Le sue parole, tuttavia, spensero subito in me ogni sollievo e mi lasciarono perplessa...
Rimasi in silenzio per qualche momento... pensando a ciò che Morgan mi aveva detto e a ciò che avevo appreso da quando ero lì... c’erano tante, troppe cose strane in quella storia, c’erano troppe coincidenze...
“Morgan, non preoccuparti...” iniziai a dire “Non preoccuparti per lord Icarius... vedrai che andrà tutto bene! Se c’è anche una sola possibilità di riuscire in quell’impresa, lui ci riuscirà! Vedrai che tornerà presto, vedrai che starà bene...”
Lo dissi con voce fervente, tentando di incutere coraggio nel bambino e di infonderne in me allo stesso tempo... sarebbe tornato Icarius... sarebbe tornato e saremmo stati felici... ci credevo, mi sforzai di crederci con tutta me stessa...
E intanto, mentre parlavo, iniziai a muovere le mani e a scorrere lentamente le dita sul pavimento... doveva esserci una botola lì da qualche parte, doveva esserci un’apertura che aveva permesso a Shezan di mettermi lassù, doveva pure avermi fatta passare da qualche parte...
Il pavimento era liscio e non si vedevano aperture, ma non mi detti per vinta... dovevo uscire di lì e scoprire che cosa stava succedendo... dovevo raggiungere Morgan e prendermi cura di lui... dovevo vedere il ritratto nella stanza di Layla e scovare le misteriose figure che, secondo il bambino, si aggiravano per il castello...
Improvvisamente le mie dita incontrarono un solco tra le assi di legno... era praticamente invisibile e tanto sottile da non poter essere afferrato. Spinsi allora quella che credevo essere una botola, cercai una maniglia... ma tutto fu vano.
“Va tutto bene, Morgan!” dissi, tentando di far presa con le unghie sul leggerissimo bordo “Tra un minuto sarò da te... e non dovrai più avere paura di Shezan, tesoro. Mai più!”

Guisgard
22-07-2011, 20.26.46
Sayla era a terra, quasi senza più forze.
Ad un tratto di nuovo quella delirante risata si diffuse nell’aria.
La vecchia rideva come se la ragione l’avesse abbandonata da tempo.
Emise poi un gemito, nel quale affogò quella sua angosciante risata.
“Andate via da questa casa!” Gridò a Sayla. “Andate via! O anche voi perderete il senno e poi la vita!” E di nuovo si abbandonò a quella sua terrificante risata.
E nel fissarla meglio, Sayla si accorse che quella vecchia aveva le caviglie incatenate alla sedia.
Chiunque l’aveva segregata in quella stanza, si era assicurato anche che non sarebbe più uscita da lì.

Guisgard
22-07-2011, 20.36.33
Melisendra cercava di forzare la catena che teneva Uriel legato al palo.
Il bambino la fissava senza dire nulla e di tanto in tanto gettava lo sguardo verso l’entrata della tenda.
In quel momento la donna rientrò.
“E tu chi sei? Come sei arrivata qui?” Urlò la donna a Melisendra. “Lascia subito quel bambino! Lascialo ti dico!” E si lanciò su Melisendra.
La sua stazza robusta fece si che la ragazza cadesse subito al suolo, per poi restare bloccata nella forte morsa di quella donna.
“Come sei entrata?” Chiese di nuovo a Melisendra. “Sei una zingara, vero? Volervi rapire il bambino? Ma ora avrai ciò che ti meriti!”

Lady Morgana
22-07-2011, 21.50.31
Non riuscivo a rialzarmi e Luna tardava ad arrivare.
Ero lì, insieme a quella vecchia che ricominciò a ridere e mi mise in guardia.
"Ma voi chi siete? E perchè siete stata incatenata?" anche se avevo paura di quella vecchia, m'irritai pensando che qualcuno avesse potuto incatenarla!

Non mi stupirebbe scoprire che l'ha incatenata Lady Layla stessa!

"E' stata Lady Layla a farvi questo, non è vero?" dissi indicando le grosse catene.
"Avete ragione, signora. Se non me ne andrò al più presto verrò sicuramente uccisa da Schezan. Ma per ora sono qui, quindi... Voi sapreste dirmi perchè Lady Layla ha rapito la moglie del Nobile Taddei?" era una domanda che mi assillava da moltissimo.
Era oramai ovvio che a Lady Layla non importava nulla della Granduchessa; era invece molto interessata all'Arciduca.

Ma perchè? Non me lo so spiegare... Forse Nishuru aveva ragione e la Dolorosa Costumanza a qualcosa a che fare con la Gioia dei Taddei. Dopo tutto era stato con questo pretesto che Lady Layla rapì Talia.

Fissai la vecchia ed ella, a sua volta, fissò me.
La sfera luminosa che risplendeva ancora sulla mia mano, pian piano perse potenza e la luce che emanava si affievolì. Improvvisamente fu di nuovo buio.
E la risata agghiacciante della vecchia risuonò nell'aria.

Guisgard
23-07-2011, 01.50.08
Quella risata, vaneggiante, allucinante, sconvolgente, sembrava come prendere fuoco nella testa di Sayla.
La vecchia ebbe un sussulto, quasi a volersi alzare da quella sedia alla quale era stata incatenata.
“Anche lei è incatenata!” Urlò all’improvviso. “Anche Layla è vittima di questa tragedia! Questa tragedia che lei stessa ha evocato dal più profondo e desolato dei gironi infernali!” Emanò un grido stridulo e grottesco, ma capace di far gelare il sangue nelle vene di Sayla. “Quella donna vuole portarvi tutti con lei!” Continuò. “Dovete partire da questo posto, prima del suo ritorno! Ella non trova pace e vuole tormentare anche l’ultimo dei Taddei! E’ pazza! Ha perduto il senno in quell’attesa che l’ha trasformata in ciò che è oggi! Ha rapito la moglie dell'Arciduca perchè solo così avrebbe potuto costringerlo ad affrontare quella mortale prova! Eccoli…” mormorò, cambiando tono all’improvviso “… li sento… anche tu puoi sentirli…” fissando Sayla “… sono qui e non se ne andranno senza portarsi via un’anima… quella di Layla, o quella dell’Arciduca…” e cominciò a piangere, mentre nei corridoi si sentivano rumori di passi agitati e diverse ombre cominciavano ad allungarsi tra le stanze, le scale e le pareti del palazzo.
All’improvviso giunsero Luna e Nishuru.
Questi accese una candela, mentre Luna corse ad aiutare Sayla.
E nell’illuminare il folle volto di quella vecchia, Nishuru lesse nei suoi occhi bagliori di follia e di dolore.

Guisgard
23-07-2011, 03.01.57
Per il Cielo ormai spento nel crepuscolo, sospinte da un fresco ed asciutto vento, correvano sulle cime dei monti lontani, mescolandosi e confondendosi, eteree masse nuvolose che lasciavano cadere cupe e lunghe ombre indefinite lungo l’orizzonte.
Chi mai poteva vegliare in quell’ora sconsacrata nel verziere?
Quali ombre si celavano fra quella vegetazione sempre più opprimente che dominava incontrastata in quel luogo incantato?
Queste cose si domandava Icarius, mentre, seguendo il sentiero, penetrava sempre più in profondità in quel lussureggiante scenario.
Ad un tratto scorse una sagoma sul sentiero.
Era un ragazzino scarno e vestito con abiti consumati e malandati.
Stava accanto ad un piccolo carretto trainato da un asinello.
“Salute, mio giovane amico.” Salutò l’Arciduca.
“Salute a voi, cavaliere.”
Il ragazzino stava riparando alcune marionette ammassate in un baule sul carretto.
“Sei un burattinaio?” domandò Icarius.
“No, mio signore.” Quasi risentito il ragazzino. “Io sono il Maestro delle imprese di Amicizia.”
“ Oh, chiedo a te scusa per il malinteso.” Sorridendo Icarius. “Queste marionette sono molto belle.” Osservò il taddeide. “Le hai fatte tu?”
“Si, milord.” Annuì il ragazzino. “Sono per lo spettacolo che celebrerà la fine dell’Estate.”
“Che spettacolo metterai in scena con queste tue marionette?”
“Una tenzone poetica fra i paladini di re Carlo, signore dei Franchi.”
“Davvero notevole!” Esclamò Icarius.
“Ma sono nei guai…”
“Perché?”
“Perché ho finito la stoffa e devo ancora cucire le vesti dell’ultima marionetta.” Rispose il ragazzino. “Ma non ho più denaro.”
“Quale marionetta ti è rimasta da vestire?” Chiese Icarius.
“Quella di Oliviero, l’amico di Rolando, milord.”
Icarius allora, mosso a compassione, si slacciò il mantello.
“Usa questo e vedrai che saprà essere adatto al tuo lavoro.” Porgendogli il mantello.
“Ma è preziosissimo, mio signore!” Esclamò il ragazzino. “E’ sprecato per una marionetta!”
“Servirà a vestire uno dei paladini di Francia.” Facendogli l’occhiolino Icarius. “Quale uso migliore potrebbe avere, dunque.”
Il ragazzino ringraziò e baciò le mani del taddeide.
“Dai, smettila.” Fece Icarius. “Piuttosto, se vuoi aiutarmi, indicami dove si terrà la Dolorosa Costumanza.”
“E cosa sarebbe?”
“Possibile che nessuno la conosca!” Esclamò turbato l’ardeide. “Si tratta di una prova, di una sorta di sfida.”
“E vi hanno indirizzato qui, milord?”
“Si, dicendomi di seguire sempre il sentiero.”
“Allora percorretelo tutto, non manca molto.” Indicò il ragazzino. “Probabilmente alla fine troverete ciò che state cercando.”
Icarius ringraziò il ragazzino e dopo avergli augurato buona fortuna per il suo spettacolo riprese il cammino.
Percorse un folto tratto del verziere, sempre più simile ad un incolto bosco, per poi ritrovarsi finalmente alla fine del sentiero.
Questo terminava in una piccola conca tra due collinette.
L’eroe capomazdese si guardò intorno, ma non vide nessuno.
Ma proprio in quel momento si accorse, sulla sommità della collinetta posta a Nord, di un’antica tomba di marmo.
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Melisendra
24-07-2011, 15.41.14
"Sssshhh! Fai silenzio o arriveranno tutti!" Feci in tempo a dire solo questo che la donna mi fu addosso.
A malapena riuscii a liberarmi abbastanza da dire: "Non mi toccare! Questo è mio figlio e tu non mi impedirai di portarlo lontano da qui!"
Il fuoco del braciere vicino a noi crepitava in modo sospetto, capii subito che erano lì, che se glielo avessi chiesto avrebbero fatto qualcosa.
Rovesciai il braciere con un calcio e il fuoco riuscì a distrarre la donna, mentre io tornavo a occuparmi del chiavistello. Con un movimento deciso riuscii a far scattare il meccanismo e liberai Uriel.
Lo presi in braccio e mi voltai verso la donna.
Ero pronta a usare i miei poteri per uscire da lì con mio figlio.

Lady Dafne
24-07-2011, 18.40.58
Dafne si svegliò, ritrovandosi in una stanza illuminata da un’apertura sul soffitto a volta.
Attorno a lei vi erano brandelli di vesti e mobili fracassati.
Il forno era acceso e dentro vi bruciava qualcosa che produceva, a tratti, intense fiammate.

Mi guardai intorno, ancora una volta non riuscii a riconoscere quel posto. Dove mi trovavo, dov'era Pasuan. Ricordavo di aver sentito i rumori di uno scrontro, avevo perso la sua mano che tanto tenevo stretta. Vidi il forno vicino a me, vidi qualcosa bruciare dentro, non riuscii a capire di che cosa si trattasse. Innaginai, volli credere, che fossero pezzi dei mobili che vedevo per terra. Guardando giù buttai l'occhio sul mio corpo, mi resi conto in quel momento di esse straiata. Ero lì distesa su di un tavolo di pietra, doveva essere fredda ma, forse a cauda dell'adrenalina o della paura, non riuscivo a percepirlo. Mi resi conto di non avere più i vestiti, mi vergognai moltissimo ma ogni imbarazzo lasciò il posto allo sgomento quando mi accorsi di essere interamente ricoperta di sangue. Non era mio, non sentivo dolore da nessuna parte, più che schizzi sembrava proprio che lo avessero spalmato su di me servendosi di un pennello. Mi si rivoltò lo stomaco, girai la testa di lato e vomitai sul pavimento. Cercai di alzarmi ma mi resi conto di avere le mani e i piedi legati. Potevo muovere solo la testa. L'alzai più che potei cercando di guardare meglio attorno a me. La stanza, illuminata dal rosso del fuoco del forno, era sporca. Mi sembrò di essere sola... poi vidi in un angolo buio una figura. Strizzai gli occhi per vedere meglio, si trattava di Pasuna!
"Pasuan" urlai. Non ricevetti che un mugugno per risposta.
"Pasuan, stai meglio?" ancora solo mugugni.
Il fuoco scoppiettò, la stanza si illuminò maggiormente. Riuscii a vederlo meglio: era nudo anche lui, legato con le catene alle mani, ai piedi e aveva un pesante collare attorno al collo. Sul suo corpo vi erano spruzzi di sangue, non era stato spalmato come nel mio. Le sue mani in particolare erano tutte vermiglie. Capii all'istante che cosa doveva essere successo poco prima: il mostro o la strega, o entrambi, dovevano aver fatto dei tagli sulle mani di Pasuan e dovevano averlo costretto a ricoprirmi con esso. Chissà per quale motivo e chissà per quale strano e orribile rituale.
Mi resi conto in quel momento che eravamo spacciati. Lì saremo morti e nessuno l'avrebbe mai scoperto. Scoppiai a piangere pensando a com'eravamo stati stupidi a ridiscendere in quella cavità mortale. E nella mia testa mi arrabbiai con Pasuan: per il suo ideale cavalleresco ci aveva condannati a morte. Noi che avremmo dovuto crescere il nostro bambino. Invece morivamo così, prima dei trent'anni, quando Hubert era troppo piccolo anche solo per ricordare i nostri volti.

Guisgard
25-07-2011, 01.37.53
La donna si alzò abbastanza rapidamente, nonostante la sua stazza non indifferente.
Fissò allora Melisendra con uno sguardo indiavolato.
“Tu menti!” Disse. “Quel bambino non è tuo! Ci ho visto giusto, sei una zingara e vuoi portarlo via con te! Quel bambino non ha più nessuno al mondo, i suoi familiari sono morti tutti nel massacro di Poggio del Sole!”
A quelle parole della donna, Uriel si strinse con forza a sua madre.
Il bambino, infatti, aveva rivisto gli orrori che avevano preceduto la sua cattura.
“Avanti, lascia quel bambino o darò l’allarme e per te sarà la fine!” Intimò la donna a Melisendra.
Intanto, il fuoco del braciere stava già prendendo vigore nella tenda ed in breve buona parte di essa fu avvolta da alte fiamme.
Un attimo dopo tre cavalieri entrarono nella tenda.

Melisendra
25-07-2011, 01.47.04
"E tu chi saresti? La sua carceriera, immagino... non mi sfidare..." con una mano riuscii a invitare le fiamme ad avvicinarsi a lei, frapponendosi tra noi. Strinsi Uriel. Lo coprii col mio velo. Non volevo vedesse.
"Lasciai mio figlio alle cure di un cavaliere e di sua moglie a Poggio del sole... appena ho saputo cosa era successo, sono venuta qui. Non pensare nemmeno per un momento di potermi impedire di portarlo lontano da questo luogo, vecchia!"
Il fuoco si era arrestato, gli spiriti non avrebbero fatto nient'altro che rimanere in guardia, finchè non avessi dato loro il segnale di attaccare.
La tentazione di appiccare un incendio nell'accampamento era tanta, ma mi domandavo se Uriel non avesse già visto abbastanza orrori. Era mio dovere risparmiargli altri incubi.
Lo sentii stringersi a me, mi teneva le braccia al collo e si teneva stretto.

Guisgard
25-07-2011, 01.56.54
Gli spiriti avevano ammansito e poi spento quel principio d’incendio, ma il fumo aveva già attirato qualcuno.
I tre cavalieri giunti nella tenda subito bloccarono l’uscita e circondarono Melisendra.
“Come hai fatto ad entrare qui dentro?” Chiese alla ragazza uno di loro.
“Poco male…” fece un altro “… sicuramente non ne uscirà viva…”
“Prendetele il bambino!” Gridò la donna ai tre.
“Zitta tu!” Le intimò uno dei cavalieri.
Si avvicinò poi a Melisendra e tentò di strapparle il bambino.
Uriel cercò di resistere, aggrappandosi prima ai vestiti e poi ai capelli di sua madre, ma alla fine dovette cedere.
Madre e figlio furono separati.
Melisendra fu immobilizzata e schiaffeggiata dal cavaliere, che poi le puntò la spada alla gola.
“Sai che ho una gran voglia di sfigurare il tuo bel viso?” Mormorò il cavaliere, sfiorandole il volto con la lama della sua spada.
“Va bene così.” Disse Gouf entrando nella tenda. “Lasciatela a me.”
“Si, milord.” Risposero in coro i tre.

Melisendra
25-07-2011, 02.16.36
Lottai contro l'istinto che mi suggeriva di dare fuoco a ogni cosa e ucciderli, nutrirmi di loro e andarmene con Uriel. Non potevo fare una cosa del genere davanti ai suoi occhi, ma cercai di trattenerlo tra le mie braccia con tutte le mie forze.
Quando entrò Gouf la mia rabbia esplose.
"Tu! Come puoi fare una cosa simile! Puoi fare una cosa del genere a me, ma non puoi farla a tuo figlio, miserabile verme!"
Liberai un braccio con uno strattone e continuai a dibattermi e a inveire contro di lui.
"Non ti avvicinare!" evocai nuovamente il fuoco.

Guisgard
25-07-2011, 02.28.40
Gouf fissò Melisendra senza tradire emozioni.
I suoi occhi neri, il suo spettrale pallore ed il suo viso erano una maschera di enigmatica impenetrabilità.
Alle minacce di Melisendra prese un tizzone dal braciere e lo strofinò contro il suo stesso volto.
“Credi davvero che il fuoco o il dolore possano spaventarmi?” Fissandola come se non avvertisse alcun dolore.
Fissò per un istante Uriel e poi tornò a Guardare Melisendra.
Si avvicinò e con un gesto improvviso quanto fulmineo l’avvolse nel suo mantello nero.

“Non siete una donna, né tanto meno una madre…” disse Guisgard fissandola “... cosa farete quando dovrete nuovamente nutrirvi? Ucciderete davanti a vostro figlio?”
“Siete come la mia mamma…” mormorò Gavron addormentato sulla spalla di Melisendra.
“Avanti, Melisendra…” fece l’oscuro signore “... diglielo che verrai con me di tua spontanea volontà...”
“Il fuoco non mi spaventa…” disse Gouf avvicinandosi alla ragazza “… e nemmeno il dolore...”

In quel momento Melisendra aprì gli occhi.
Avvertiva un lieve capogiro, ma un attimo dopo riuscì a ricordare ogni cosa.
Si guardò allora attorno, cercando suo figlio.
Era accanto a lei, addormentato.
Ma erano entrambi incatenati ad un palo conficcato nel terreno.
E non erano soli nella tenda.
Seduto su un seggio a pochi passi da loro vi era Gouf.