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Melisendra
25-07-2011, 02.42.40
Accarezzai Uriel, mi pareva che respirasse regolarmente, era esausto. Poi mi guardai intorno.
Appena lo vidi mi lanciai verso di lui. Avrei voluto avere la forza di farlo a brandelli. Sfortunatamente le catene fermarono il mio slancio a poca distanza da lui.
"Avevi ragione ad ammirare il mio coraggio..." sibilai guardandolo negli occhi "senza di esso non sarei mai riuscita a entrare nel letto di un uomo abietto come te..."
Lo guardai con disprezzo.
Lanciai un'occhiata alla catena. Questa volta non c'era modo di forzarla.

Guisgard
25-07-2011, 02.57.55
“Allora, probabilmente, ne avrai conosciuti molti di uomini come me.” Disse con disprezzo Gouf a Melisendra. “Dovresti essermi grata, mia cara, visto che la mia misericordia di permetterà di condividere lo stesso fato di tuo figlio…” sorseggiò del vino dalla sua coppa “… mi meraviglio come il tuo signore ti abbia lasciata andare… beh, mi ha fatto un favore… domani sacrificherò due anime al cospetto di Aytli, invece di una soltanto…”
Ma in quel momento una musica si diffuse nella tenda.
Gouf cercò nella penombra e notò una figura avvolta nel suo mantello.
“Come sei giunto qui, menestrello?” Domandò il Cavaliere del Gufo.
“Sono qui per te…” mormorò la figura nel mantello “… perché hai finito di seminare il terrore in queste terre…”
“E ad impedirmelo sarà un menestrello come te?” Domandò con disprezzo Gouf. “Orfeo e Paride erano superbi nella musica, ma inetti come guerrieri… dedicati al tuo strumento, menestrello…”
“Re Davide e Tristano però eccellevano in entrambe le arti…”
“Vuoi vincermi con quell’ocarina, musico?”
La misteriosa figura allora smise di suonare ed aprì il mantello, mostrando la spada che pendeva dalla sua cintura.
“Chi sei tu?” Chiese Gouf.
“Colui che stavi aspettando…” rispose Guisgard.

Melisendra
25-07-2011, 03.14.14
"La tua misericordia, come tutte le altre tue qualità, vale ben poco..." replicai.
Arretrai verso mio figlio, nel vano tentativo di proteggerlo da un destino ormai segnato. Non c'era nessun braciere vicino a me. La tenda era nella penombra, probabilmente perchè Gouf si aspettava che sarei ricorsa ai miei trucchi.
Improvvisamente una musica attirò la nostra attenzione.
Quella musica era fin troppo familiare.
Scrutai nell'oscurità della tenda e spalancai gli occhi per lo stupore.
Non poteva essere.
"Tu?" domandai sorpresa. "Ma... che cosa..." i miei pensieri confusi non trovarono modo di esprimersi. Lo vidi emergere dalla penombra.

Guisgard
25-07-2011, 03.39.59
Guisgard fissò, per un momento, gli occhi di Melisendra.
Gouf invece aveva il suo sguardo fisso sul cavaliere.
“Vuoi sacrificare una madre e suo figlio” disse Guisgard “per vendicare chi fu vittima delle sue stesse colpe.”
“Chi sei tu?” Chiese di nuovo Gouf.
“Quella donna decise da sola la sua vita” fissandolo Guisgard “e la sua morte…”
“Chi sei, maledetto?” Urlò Gouf.
“Sono un cavaliere… il mio nome è Guisgard… sono qui, ora libera loro due e risolviamo tra noi la nostra questione.”
Gouf si alzò di scatto e con gesto fulmineo della sua spada spezzò le catene che tenevano imprigionati Melisendra e Uriel.
Un attimo dopo il Cavaliere del Gufo si lanciò contro Guisgard.
Questi estrasse rapido la spada e cominciò a duellare col suo formidabile rivale.
Gouf colpiva con rabbia e con forza, mentre Guisgard era costretto alla sola difesa.
I colpi del Gufo erano a stento parabili ed avrebbero di certo ridotto in pezzi la spada del suo avversario se questi non avesse avuto con sé Parusia.
I due contendenti, come lupi feroci, combattevano senza risparmiarsi, come se entrambi fossero mossi da vivo odio.
Lo scontro era acceso e ben presto i due si ritrovarono fuori dalla tenda.
Il campo di battaglia divenne allora un piccolo spiazzo che sovrastava la palude sottostante.
All’improvviso Guisgard urlò.
Gouf era riuscito a ferirlo ad un fianco.
Il cavaliere nero allora cercò il corpo di grazia, ma Guisgard evitò il suo attacco e, girandogli intorno, riuscì a ferirlo ad una spalla.
“Come… com’è possibile?” Mormorò stupito Gouf “… come hai potuto penetrare la mia corazza?”
Fissò allora la spada del suo avversario.
“Che spada è quella?” Chiese.
“Quella che ti spedirà all’Inferno!”
Lo scontro riprese con ancora più ardore.
Gouf, accecato dalla rabbia, si lanciò sul suo avversario, ma questi evitò di nuovo il suo attacco.
Ed approfittando del momento propizio, nel quale Gouf era senza difesa, con un colpo preciso gli mozzò la mano sinistra.
Il Gufo lanciò un urlo straziante, ma poi, quasi rinvigorito dalla rabbia per quel colpo subito, si lanciò nuovamente verso il suo avversario.
Stavolta Guisgard non riuscì ad evitarlo.
Lo scontro fu terribile ed entrambi persero la propria spada.
Gouf allora colpì con un pugno Guisgard, gettandolo a terra.
Sollevò poi un grosso masso, deciso a frantumare la testa del suo avversario.
Guisgard però lo evitò rotolandosi nel terreno, fino a raggiungere Parusia.
Gouf gli si lanciò contro per impedirgli di riprendere l’arma, ma Guisgard riuscì ad impugnarla e a lanciarla contro il suo rivale.
Parusia penetrò la corazza ed il petto di Gouf.
Ma questo non arrestò la corsa del Gufo che riuscì comunque a raggiungere Guisgard, spingendolo nella palude.
Un attimo dopo Gouf si accasciò, fissando compiaciuto il suo odiato nemico affondare nelle sabbie mobili.
E con rabbia estrasse Parusia dal suo petto.
“Peogora!” Gridò Guisgard, mentre cercava di non affondare. “Peogora!”
La fedele Peogora si avvicinò alla palude e scuotendo la testa cercò di portare le redini verso il suo padrone che tendeva le mani verso la cavalla.
E dopo alcuni tentativi, il cavaliere riuscì ad afferrarle.
“Tira, Peogora! Tira!”
La cavalla riuscì così a portare in salvo il suo padrone.

Guisgard
25-07-2011, 04.12.07
Dafne aveva visto quell’orrenda visione di sangue.
In quel momento qualcuno entrò nella sala.
Era il bambino deforme.
Ignorò Dafne e fissò Pasuan incatenato.
Emise una sorta di grottesco vagito e corse verso il cavaliere.
Ma un istante prima che il bambino lo raggiungesse, Pasuan alzò il capo, fino a quel momento chino, ed avvolse le catene attorno al suo collo.
Il mostruoso bambino cercò di divincolarsi da quella stretta, ma fu inutile.
Pasuan lo strangolò, lasciandolo poi cadere a terra tra il sangue che inondava quella stanza.
Cercò allora tra i vestiti del bambino fino a quando trovò una chiave.
Aprì le sue catene e chiamò la sua amata:
“Dafne, va tutto bene?”
Ma proprio in quel momento una nera figura apparve sulla porta.
Era la donna, che vedendo il suo bambino a terra senza vita cominciò a gridare.
Il suo grido era simile ad un sibilo straziante che sembrava voler vibrare fino a frantumare ogni cosa in quel luogo.
Poi, togliendosi le mani dal volto orrendamente alterato dal dolore, fissò Pasuan.
Un attimo dopo il cavaliere si ritrovò addosso la strega.
Questa con le unghie e con i denti cominciò ad attaccare Pasuan.
Gli graffiava il torace e le braccia con le sue mani, mentre con la bocca cercava di azzannarlo.
Il cavaliere cercava di resistere, ma la forza di quella donna demoniaca sembrava superiore a quella di un uomo comune.
“Sarai il mio pasto, maledetto!” Gridò la strega con una voce che ormai di umano aveva ben poco. “E dopo mi ciberò delle carni della tua amata!”
I due continuarono a lottare, fino a giungere davanti al forno, nel quale ardeva una grossa fiamma.
La donna spinse Pasuan contro le pareti ardenti del fuoco ed il cavaliere grdò per il dolore.
E approfittando di questo, la strega azzannò la spalla di Pasuan, lacerandogli le carni.
Di nuovo il cavaliere si abbandonò ad urlo di straziante dolore.
Allora, con le ultime forze, raddoppiate forse per la rabbia e la disperazione, afferrò il volto della donne e lo strinse con forza, fino a girarla verso la bocca infuocata del forno.
La megera cercò di resistere e di liberarsi da quella morsa, ma la determinazione di Pasuan ebbe la meglio.
Il cavaliere riuscì a sollevarla e poi a spingerla nella bocca del forno.
Una fiammata avvolse l’orribile strega, mentre questa grugniva e si contorceva.
Alla fine però dovette arrendersi alle fiamme, che simili a quelle dell’Inferno, avvolsero e consumarono il suo corpo.
Pasuan, stremato si accasciò a terra, tenendosi la spalla che sanguinava e che gli procurava un intenso bruciore.
Ad un tratto però sentì una fitta agli occhi.
Cominciò a strofinarseli, come a cercare sollievo.
Quella fitta durò alcuni istanti, per poi svanire pian piano.
Si voltò allora e chiamò nuovamente la sua amata:
“Dafne!” Disse. “Dafne, dove sei?”

Guisgard
25-07-2011, 04.21.59
Morgan fissava il soffitto, dal quale proveniva la voce di Talia.
Ma ad un tratto qualcuno entrò nella stanza.
Il bambino si voltò a fissare il nuovo arrivato.
Ma, entrando, Lho aveva sentito le ultime parole di Talia.
E da come Morgan fissava il soffitto, il vecchio guerriero capì che la sua Granduchessa doveva trovarsi in un vano comunicante posto sopra la stanza in cui si trovavano.
“Ora vi tirerò io fuori da lì, mia signora!” Disse il guerriero.
Cercò allora il passaggio che metteva in comunicazione i due ambienti e, trovatolo, con la spada usata come leva riuscì a forzarlo.
Sollevò l’apertura ed aiutò Talia a scendere da lì.
“Mi aveva insospettito il modo di fare di quel dannato Eunuco.” Fece Lho. “Ecco perché sono tornato a controllare questa stanza. E fortunatamente ci avevo visto giusto… voi come state, milady? Vi hanno fatto qualcosa quei maledetti?”

Talia
25-07-2011, 12.12.33
La botola, forzata dalla spada, scricchiolò e poi si aprì, le assi che fungevano da apertura furono rovesciate indietro e il volto di Lho comparve in quel riquadro di viva luce proveniente dalla stanza sottostante. E finalmente, appoggiandomi al braccio del guerriero, mi calai dall’apertura e uscii da quella sorta di cella di prigionia.
“Sto bene...” risposi all’uomo “Mi hanno soltanto rinchiusa quando ho iniziato a poco a poco a rammentare qualcosa, a fare troppe domande e ad esser meno docile...”
Mi voltai, quindi, e mi inginocchiai per poter guardare Morgan negli occhi...
“Grazie!” mormorai al bambino “Grazie per essere rimasto con me! Sei molto coraggioso, lo sai?”
Gli sorrisi, passandogli una mano tra i capelli scuri, poi lo abbracciai.
“Ora andrà tutto bene...” lo incoraggiai poi, tornando a guardarlo “Non permetterò a Shezan né a nessun altro di spaventarti ancora! Te lo prometto!”
Osservai ancora per un momento il bambino, poi presi la sua piccola mano nella mia e mi alzai, tornando a fronteggiare Lho...
“Ho visto Icarius avventurarsi nel bosco...” mormorai mestamente “Non doveva farlo! Non glielo dovevate permettere!”
Lo dissi senza pensare, in preda a quel cieco dolore che mi stava stracciando l’anima in mille minuscoli pezzi... ma subito il dolore e la preoccupazione che colsi in fondo agli occhi dell’uomo mi riscosse e mi fece pentire di quelle parole avventate...
“Perdonatemi!” mi affrettai a soggiungere “So quanto tenete a lui e alla sua incolumità... non era mia intenzione offendervi, Lho! E’ solo che... se dovesse accadergli qualcosa, io... Ma so che voi non avete colpa per quella decisione... no, se vi è qualcuno che ne ha colpa, quel qualcuno sono io... tutto questo non sarebbe mai accaduto se io non fossi stata tanto sciocca da credere a Layla, se io non avessi...”
Mi interruppi, chiusi gli occhi e inspirai profondamente: non volevo che Morgan mi vedesse piangere, non potevo cedere alla paura e allo sconforto, non in quel momento...
Presi un paio di respiri e, quando fui certa di potermi dominare, riaprii gli occhi...
“Ma c’è qualcosa che è necessario fare...” dissi, tentando di cambiare discorso “Morgan mi ha parlato di strane cose che avvengono qui e io credo che sia giunto il momento di vederci chiaro! Anzi, vorrei proprio cominciare da quel misterioso ritratto... Morgan...” soggiunsi rivolta al bambino “Te la senti di mostrarmi dove si trova la stanza di lady Layla?”
Sollevai lo sguardo, poi, e lo puntai sull’uomo di fronte a noi: “Il vostro aiuto e il vostro consiglio sarebbe per me molto più che utile e oltremodo gradito, Lho... Volete accompagnarci?”

Lady Dafne
25-07-2011, 17.56.46
Mi ripresi a stento dalla visione dell'uccisione del bambino. Il mio cuore di madre a fatica tollerava quella morte, sapevo che era un piccolo demonio, sapevo che quel bambino era un mostro ma... era pur sempre un bambino. Poi era arrivata sua madre, impotente com'ero a causa dei lacci che mi imprigionavano avevo guardato lo scontro tra lei e Pasuan. Le tre urla di Pasuan mi avevano quasi ucciso, il mio amore per lui era così grande che non sopportavo di vederlo soffrire. Temetti per la sua vita quando furono vicini al forno ma, all'improvviso, quasi inaspettatamente fu la strega a caderci dentro. Era finita!
Mi sentii chiamare da Pasuan


“Dafne!” Disse. “Dafne, dove sei?”

"Pasuan! Sono qui, qui sul tavolo di pietra. Non mi posso muovere. Sono legata per le mani e per i piedi" lo guardai, vidi che non riusciva a capire dove fossi. "Segui la mia voce, Pasuan, sono qui al centro della stanza. Alzati e vieni avanti, mi raggiungerai".
Fece come gli dissi e si alzò, vidi il suo corpo nudo completamente ricoperto di lividi e la carne lacerata sulla spalla. Grondava di sangue.
"Pasuan! Liberami, presto! Sei tutto ricoperto di lividi, bisogna pulire le ferite o si infetteranno. Liberami e usciamo di qui".

Guisgard
25-07-2011, 19.38.27
Un vento sordo ed ululante attraversava lo sterminato bosco circostante, rendendo il cielo terso e le grandi nuvole che su di esso si stagliavano bianchissime ed inquiete.
La vegetazione cresceva libera ed incolta e per buona parte aveva già cominciato ad avvolgere tra sterpi e rovi quell’antica tomba.
Dominava dall’altezza della piccola collinetta, dando le spalle all’Occidente, oscurandosi così man mano che il Sole giungeva a terminare il suo cammino e proiettando la sua lunga ed inquietante ombra sulla bassa conca che la precedeva.
Era una tomba abbandonata, appartenuta di certo, dato il decadente splendore tutt’ora ancora vivo, a qualche vecchia e nobile famiglia, forse dimenticata dal tempo e dagli uomini.
Era di granito antico, scolorito, consumato e corroso dalla natura.
Coperta com’era dalla vegetazione, almeno per buona parte, diveniva visibile solo quando si giungeva ai piedi della collinetta sulla quale si erigeva.
La porta della tomba, una grossa e spessa lastra di marmo un tempo policromo, poggiava su massicci cardini di ferro ormai arrugginiti ed inservibili all’originario scopo.
Ecco perché una larga asta di pietra, posta perpendicolarmente all’asse verticale della porta, la teneva bloccata ai battenti un tempo finemente decorati ed ora invece logorati dalle intemperie.
Una profonda fessura che si apriva sulla cupola, un unico blocco posto sulla struttura funeraria, fino quasi a raggiungere l’altezza della stessa porta, lacerava un terzo della tomba e conferiva alla pietosa ed austera costruzione un’aria tetra e spettrale.
La fessura, simile in realtà più ad una profonda spaccatura, era stata causata probabilmente da un fulmine abbattutosi sulla tomba molti anni prima, dato che il marmo, lungo il margine di quella crepa, presentava segni di bruciatura piuttosto marcati.
Quasi si fosse trattato di un segno divino lasciato da qualche Angelo come monito a chiunque s’imbattesse in quel luogo dimenticato e maledetto.
Icarius si guardò intorno, ma non vide nessuno.
“Eppure il sentiero termina in questa conca…” pensò.
Allora decise di avvicinarsi alla tomba.
Si accorse così che sulla porta vi era una scritta, incisa chissà quanti secoli prima su quel marmo ormai consumato.
L’incisione non era facilmente leggibile anche a causa degli sterpi che crescevano incontrollati attorno al monumento.
L’Arciduca strappò alcune di quelle piante e pulì la scritta, per leggere ciò che diceva.
E dopo un attimo il suo viso sbiancò ed il suo sguardo trasalì.
Una smorfia di profondo turbamento alterò i suoi bei lineamenti ed un gemito prese forma dalla sua voce.
Indietreggiò di alcuni passi, per poi inciampare nella fitta vegetazione.
Sentì allora delle voci e dei rumori lontani, come se il vento avesse mutato il suo sibilo.
Si voltò e vide in lontananza le mura di Capomazda assediate da un esercito nemico.
Ma dove si trovava?
Si chiedeva Icarius.
Com’è possibile che Capomazda fosse visibile da quel luogo, che invece doveva trovarsi quasi fuori dalle terre dei Taddei?
E quell’esercito che l’assediava?
Era forse quello di Cimarow?
Allora un allarmante pensiero si fece strada nel suo cuore.
Forse anche i suoi antenati avevano visto quella tomba e letto quel nome inciso su di essa, prima di morire orrendamente sfigurati da un’innaturale spavento.
Quel nome.
Il solo leggerlo dopo aver visto la Dimora degli Innamorati avrebbe fatto impazzire per la paura chiunque.
Si voltò di nuovo verso la tomba e lesse ancora quel nome.
Stavolta ad alta voce, quasi a vincere l’incanto che sembrava volerlo rendere folle.
“Layla D’Ancertrbury…” mormorò.
Chinò allora il capo, cercando di scacciare quell’inumana paura che l’aveva preso.
Poi il ricordo del volto di Talia lo destò, per un momento, da quell’angosciante morsa.
“Allora…” sussurrò “… quella donna… e tutti gli altri… sono tutti dei…”
Strinse il Crocifisso che aveva al collo e si rialzò.
“Devo tornare in quella dimora…” farfugliò confusamente “… Talia e tutti gli altri sono in pericolo…”
Ma proprio in quel momento Matys cominciò a tradire un vivo nervosismo, per poi imbizzarrirsi, come spaventata.
“Buona, Matys!” Gridò Icarius cercando di afferrare le redini della sua cavalla. “Buona!”
Ma un terrificante nitrito, proveniente dalle sue spalle, gli gelò il sangue, ammutolendo anche Matys.
Icarius si voltò e lo vide.
Uno spettrale cavaliere su di un cavallo nero come la morte stava accanto alla tomba e lo fissava.
Aveva una spessa corazza ed un mantello rosso come il sangue avvolgeva la sua infernale figura.
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Guisgard
25-07-2011, 20.45.37
Pasuan si avvicinò a Dafne e cominciò a fissarla.
I suoi occhi erano visibilmente arrossati e lacrimavano.
Si avvicinò alla ragazza e le sorrise.
“Sei bellissima, amore mio…” sussurrò il cavaliere “… sei la più bella donna che io abbia mai visto…”
La liberò dai lacci e la baciò con passione.
“Si…” aggiunse “… io posso vederti, Dafne…” e l’abbracciò.
Prese allora la ragazza e corse verso una galleria che li condusse in un antro dove si trovavano gli altri prigionieri.
“Aiutami a liberarli, Dafne!” Urlò alla ragazza.
Dopo aver liberato i prigionieri, tutti loro lasciarono finalmente quella tomba.
Pasuan aveva recuperato due mantelli e ne aveva usato uno per sé ed uno per Dafne.
Risalita una galleria, si ritrovarono in superficie, in un bellissimo campo fiorito, davanti ad una piccola chiesetta di campagna.
Pasuan prese Dafne per mano e si avvicinò alla chiesetta.
I due entrarono e subito l’atmosfera di pace rasserenò i loro animi.
Accanto all’altare c’era una candela che splendeva.
Pasuan e Dafne raggiunsero l’altare ed il cavaliere si chinò per pregare e ringraziare il Cielo di aver superato quella dura prova.
“Pace e bene, figlioli.” Disse un prete avvicinandosi ai due.
Pasuan sorrise.
“Padre, cosa significa quest’unica candela accesa?”
“Simboleggia la Fede.” Rispose il prete. “Quando si è quasi consumata, viene sostituita da un’altra. Così la fiamma che simboleggia non si spegne mai.”
“Si è quasi consumata.” Fece Pasuan. “Possiamo cambiarla noi con la nuova candela?”
“Certo.” Annuì il prete.
Questi allora diede al cavaliere una nuova candela.
“Dafne…” disse Pasuan “… possa il mio amore per te ardere per sempre come la fiamma di questa candela della Fede…” e accese la nuova candela.
“Padre…” aggiunse poi “… questa è la donna che amo e già ho perso troppo tempo lontano da lei… voglio che diventi mia moglie… ora.”
“Che meraviglioso proposito!” Esclamò il prete. “Sono certo che lei ne sarà felicissima! Andiamo, vi è un altare nel cortile della chiesa… celebreremo là.”
Nel cortile tutto era pronto per la cerimonia.
Il giardiniere della chiesetta e la perpetua del prete fecero da testimoni alle nozze.
“Un momento… gli anelli!” Disse all’improvviso Pasuan.
Si guardò allora intorno e colse alcuni piccoli fiori di campo.
L’intrecciò fra loro e formò due anelli.
“Quando saremo a casa ti comprerò un anello meraviglioso e degno della promessa del mio amore eterno…” sussurrò a Dafne.
Il prete allora celebrò il matrimonio e finalmente Pasuan e Dafne si baciarono da marito e moglie.
E un bellissimo tramonto purpureo diffondeva il suo magico alone nella campagna, quasi a voler benedire l’unione dei due giovani sposi.
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Guisgard
26-07-2011, 02.01.22
La Sala del Consiglio dei Migliori.
Era qui che avvenivano le grandi assemblee tra i Taddei ed i loro baroni.
In questa sala i signori di Capomazda da sempre incontravano le delegazioni ecclesiastiche e gli emissari del re.
Statue di classicheggiante bellezza, raffiguranti eroi e sovrani dell’antichità greco-romana, adornavano le nicchie laterali che scandivano le arcate che dal centro della sala correvano a racchiudete la volta in unghie alternate a falde.
Tra le nicchie correvano lunghi panelli dipinti, con scese sacre, di caccia, pastorali e tratte dai miti capomazdesi.
Dietro il grande seggio dell’Arciduca prendeva forma un ampio dipinto raffigurante Ardea de Taddei che infilzava il drago impugnando Parusia.
“Signore, ormai ogni difesa sembra inutile…” disse uno dei dignitari “… le acque che arrivano in città sono irrimediabilmente avvelenate e la popolazione è ormai allo stremo.”
Izar ascoltava in silenzio il rapporto che gli veniva letto.
“Inoltre” intervenne un altro dei dignitari “sul campo è apparso anche lo spaventoso ariete dei nostri nemici. Loro sanno che siamo stremati e presto forzeranno la Porta dei Leoni.”
Ma all’improvviso qualcuno entrò nella sala.
Era Monteguard accompagnato da diversi dei suoi cavalieri e tutti ben armati.
E con loro vi era anche il vecchio Diacono.
“Capitano, come osate entrare in questa sala senza essere stato convocato?” Alzandosi in piedi Izar. “E quegli uomini armati? Sapete bene che non sono ammesse armi qui!”
Monteguard si avvicinò al consigliere dell’Arciduca e restò a fissarlo per alcuni istanti.
“Una volta lord Rauger mi disse” fece Monteguard “che per il bene del ducato avrei dovuto compiere qualsiasi gesto. Anche contro ogni legge e codice scritto.”
Izar lo fissò turbato.
“Mi disse” continuò il capitano “che avrei dovuto combattere i nemici di Capomazda ad ogni costo ed in qualunque luogo.”
“E li cercate qui dentro, capitano?” Chiese Izar. “Forse vi è sfuggito che sono tutti là fuori che ci assediano!”
“Purtroppo i peggiori non sono là fuori…” rispose Monteguard “… ma qui dentro!”
Nella sala sorse un vocio stupito e confuso.
“Questa vi appartiene…” fece Monteguard mostrando una lettera a Izar “… è stata scritto dalla vostra stessa mano ed è indirizzata a lady Rasile, la donna amata da sua signoria lord Ardross.”
Essa era stata consegnata a Monteguard dal vecchio Diacono, il quale l’aveva avuta da Guisgard prima della sua partenza.
Izar prese la lettera e cominciò a guardarla.
Poi un ghigno sorse sul suo volto.
“Sciocche e patetiche nullità…” mormorò “… parlate di cose che neanche potete concepire… le vostre misere ed inutili esistenza non possono minimamente comprendere quale grandezza si cela dietro a tutto questo e dietro la mia vendetta…”
“Siete un povero pazzo, oltre che un vile traditore.” Disse Monteguard. “Arrestatelo.” Ordinò ai suoi cavalieri.
Ma Izar si abbandonò ad una delirante risata, che echeggiò fra il luminoso marmo di quella sala.
“Folli!” Gridò. “Nessuno di voi potrebbe mai nuocermi! Forse avete vinto una misera battaglia, ma la guerra alla fine sarò io a vincerla! Il mio odio è implacabile ed eterno!”
Aprì le braccia e dalle sue mani cominciarono a scintillare folgori e fiammate.
“Io ritornerò e distruggerò questo luogo, ora che anche l’ultimo Arciduca è ormai morto!”
Urlava, mentre una densa nuvola di fumo nero avvolgeva la sua figura.
Un attimo dopo svanì sotto i loro occhi.

Guisgard
26-07-2011, 02.21.31
Lho fissò Talia.
“Milady, lord Icarius ha deciso di voler affrontare quella prova perché è l’unico modo per riavervi…” disse il guerriero “… per voi lui farebbe qualsiasi cosa… qualsiasi…”
Poi alle parole di Talia, Morgan annuì.
“Milady…” rispose Lho alla richiesta della Granduchessa di accompagnare lei ed il bambino nella stanza di Layla “… voi siete la moglie del mio signore e per voi darei la vita. Prima di partire lord Icarius mi ha chiesto di vegliare su di voi. Andiamo, vi seguirei in capo al mondo.”
Talia e Lho allora, seguendo il piccolo Morgan, raggiunsero, attenti a non farsi scoprire da nessuno, la stanza di Layla.
“Lady Layla è dentro…” mormorò il bambino “… quando un cavaliere parte per la prova, lei si rinchiude nella sua stanza a pregare.”
Lho allora poggiò l’orecchio sulla porta, cercando di sentire eventuali voci o rumori provenienti dalla stanza.
“Questa stanza sembra vuota…” disse il guerriero.
Estrasse allora un affilato coltello e forzò la porta.
Un attimo dopo i tre entrarono nella stanza.
E nessuno vi era in essa.
Tra la raffinatezza degli arredi e le preziose icone raffiguranti la Vergine col Bambino, i tre Arcangeli e i Santi, un bellissimo ritratto si mostrò agli occhi di Talia e Lho.
Era raffigurato un cavaliere dai capelli scuri e gli occhi come il cielo.
Aveva uno sguardo fiero, come chi si apprestava a conquistare il mondo intero, o forse il cuore della sua amata.
Fissava qualcosa che sembrava essere al di fuori del ritratto stesso, forse una terra lontana con tutte le sue promesse di ricchezza e felicità eterna.
Ed impugnava una magnifica spada.
“Cosa ci fa questo ritratto qui?” Stupito e turbato Lho.
Si avvicinò di qualche passo e restò a fissare il quadro per diversi istanti senza aggiungere altro.
“Questo è il ritratto di lord Ardeliano, il conquistatore di Sygma…” mormorò Lho, rompendo il suo silenzio e voltandosi verso Talia “… e non capisco per quale motivo si trovi in questo luogo…”

Lady Morgana
26-07-2011, 18.05.27
Ascoltai con orrore le parole della vecchia e mi coprii le orecchie con le mani, quando si mise ad urlare. Un urlo che non dimenticherò mai.
"Ma allora... tutto ciò è una menzogna! La maledizione della Gioia dei Taddei, non esiste. O comunque è stata creata da Layla... Ma perchè, perchè vuole uccidere tutti i Taddei? Cosa le hanno mai fatto?"
Fissai la vecchia, aspettando una risposta.
Ma ella si mise a parlare d'altro e scoppiò improvvisamente a piangere.

Questa vecchia... non è in se! Chissà da quanto è chiusa qui dentro... Oramai la Follia l'ha consumata, non posso aspettarmi altro da lei.

Improvvisamente la porta dietro di me si aprì e Luna e Nishuru entrarono nella stanza. Luna corse subito ad aiutarmi e la ringraziai.
"Cosa posso fare, quindi? Cosa? Devo forse, uccidere Layla per salvare l'Arciduca da morte certa?" chiesi visibilmente turbata, alla vecchia.
La voce mi tremava e faticavo a reggermi i piedi.
Presi la candela dalle mani di Nishuru e la riavvicinai al viso della vecchia.
Gli occhi erano chiusi e il suo respiro pesante.
"Credete che stia... morendo?" chiesi rivolta a Luna e Nishuru.
"Comunque, non importa! Dobbiamo trovare Lady Talia,uccidere Layla e salvare l'Arciduca, che ora è in pericolo." lo dissi tutto d'un fiato, per paura di accorgermi che era praticamente impossibile riuscire a portare a termine tutto ciò.
Ridiedi la candela a Nishuru e uscimmo dalla stanza, lasciando la vecchia al suo destino.
Camminammo per i corridoi del palazzo, perlustrando ogni stanza alla ricerca della Granduchessa.
Poi vidi in lontananza una porta già aperta e dei bisbigli sommessi provenire dall'interno. Mi avvicinai piano e guardai nella stanza.
Tirai un sospiro di sollievo.
Lho stava osservando attentamente un quadro e dietro di lui stava Lady Talia; e in un angolo della stanza scorsi anche il piccolo Morgan.

Sono tutti qui... Lady Talia e Morgan stanno bene! Sono così contenta... Ma ora è Icarius ad essere in pericolo non devo scordarmelo!

Feci segno a Luna e Nishuru di seguirmi ed entrai nella stanza.
"Lady Talia, mia Signora! Siete qui! Finalmente vi ho trovata. Sono contenta che Lho vi abbia liberata..." dissi lanciando un'occhiata di sincera gratitudine a Lho.
"E ci sei anche tu, Morgan! Sono felice che non ti sia accaduto nulla! Ero davvero in pensiero..." dissi correndo verso Morgan. Gli passai una mano tra i folti capelli e gli sorrisi.
"Noi" dissi indicando me, Luna e Nishuru " abbiamo incontrato una vecchia, che ci ha detto la vera ragione per cui la Granduchessa è stata rapita e altre cose che preferirei raccontarvi dopo. Voi invece... cosa state facendo in questa stanza?"

Talia
26-07-2011, 18.57.57
Rimasi sulla soglia, di qualche passo dietro Lho e Morgan, fissando la stanza deserta... Layla non era lì, ma per qualche ragione ciò non mi stupì... la mia mente lavorava freneticamente: Layla non si vedeva mai in giro quando un cavaliere partiva per la prova, aveva detto il bambino... non si vedeva più da nessuna parte... poteva essere una coincidenza quella?
All’improvviso la voce di Lho mi destò dai miei pensieri...

“Cosa ci fa questo ritratto qui?” Stupito e turbato Lho.
Si avvicinò di qualche passo e restò a fissare il quadro per diversi istanti senza aggiungere altro.
“Questo è il ritratto di lord Ardeliano, il conquistatore di Sygma…” mormorò Lho, rompendo il suo silenzio e voltandosi verso Talia “… e non capisco per quale motivo si trovi in questo luogo…”

Osservai per un istante gli occhi del guerriero, il suo sguardo ora teso e allarmato, poi spostai la mia attenzione verso il ritratto appeso alla parete dietro a lui...
Ardeliano...
Certo! Avevo visto quel ritratto, lo avevo visto molte volte...
C’era il suo ritratto nella Sala Grande nel palazzo dei Taddei a Capomazda...
C’era il suo ritratto nel Salotto Azzurro nel palazzo di Sygma...
Ardeliano, il marito della principessa Gyaia...
Ardeliano, il conquistatore di terre e uomini, il conquistatore di Sygma...
Ardeliano de’ Taddei... con quei suoi occhi color del cielo e quello sguardo fiero, gli stessi occhi e lo stesso sguardo di tutti i Taddei, gli stessi occhi e lo stesso sguardo di Icarius...
Lentamente mossi qualche passo nella stanza, mi avvicinai a Lho, lo oltrepassai e mi accostai al dipinto... lo raggiunsi e lo osservai per qualche momento...
Ardeliano...
In preda a mille e più pensieri, sollevai una mano e sfiorai la tela con la punta delle dita...
Morgan mi aveva detto che Layla giurava vendetta di fronte al dipinto di Ardeliano... Layla e Ardeliano... Ardeliano e Gyaia...
Ardeliano... lui sembrava essere il fulcro di tutto!
E un’idea mi balenò in mente... così assurda... così spaventosa... eppure così chiara, nitida, evidente...
Trattenni il respiro in preda a quel pensiero, sgranai gli occhi e mi portai una mano alla bocca...
Fu allora che udii dei passi e poi una voce familiare.

"Lady Talia, mia Signora! Siete qui! Finalmente vi ho trovata. Sono contenta che Lho vi abbia liberata..." dissi lanciando un'occhiata di sincera gratitudine a Lho.
"E ci sei anche tu, Morgan! Sono felice che non ti sia accaduto nulla! Ero davvero in pensiero..." dissi correndo verso Morgan. Gli passai una mano tra i folti capelli e gli sorrisi.
"Noi" dissi indicando me, Luna e Nishuru " abbiamo incontrato una vecchia, che ci ha detto la vera ragione per cui la Granduchessa è stata rapita e altre cose che preferirei raccontarvi dopo. Voi invece... cosa state facendo in questa stanza?"

Mi voltai e fissai Sayla... ero felice di vederla, ma ero troppo sconvolta per sorridere o per parlare... ero scioccata... ero spaventata.
Spostai gli occhi tra i tre nuovi venuti, poi li portai su Lho...
“Lei lo amava...” mormorai, la voce roca per il terrore “Lei era innamorata di lui... e lui... lui ha amato lei... ma poi... poi il gesto di Gyaia...”
Le gambe mi tremavano... sapevo che avrei dovuto spiegarmi ma non ci riuscivo, non riuscivo a formulare un discorso sensato perché il terrore mi invadeva sempre più.
E Icarius era andato incontro a quell’impresa...
Icarius vi si era gettato, ignaro...
Oh, Icarius...
Mi mancò l’aria e la testa mi girò forte... tanto forte che dovetti appoggiarmi al muro per mantenermi in piedi.

Guisgard
27-07-2011, 03.14.06
Lho fissò stupito Talia e vedendola poi appoggiarsi al muro per non cadere, cercò di sostenerla.
“Adagiatevi sul letto, milady.” Disse aiutandola. “E’ solo un capogiro per le troppe emozioni.”
Si voltò poi verso Sayla e gli altri appena giunti nella stanza.
“Lei lo amava?” Ripeté il guerriero rivolgendosi di nuovo a Talia. “E’ impossibile, milady! Layla è una giovane donna, mentre lord Ardeliano è vissuto trecento anni fa! O volete forse dire che quella donna si è innamorata di un ritratto?”
“La vecchia con cui ha parlato Sayla” fece Nishuru “le ha fatto capire che Layla è coinvolta nella maledizione dei Taddei… e forse quel ritratto può aiutarci a capire la verità che si cela dietro a questa storia…”
“Lady Layla non è qui…” mormorò Morgan tirando la gonna di Sayla per attirare la sua attenzione “… dove sarà andata? Lei viene sempre a chiudersi in questa stanza quando un cavaliere affronta la prova…”
All’improvviso Luna si avvicinò alla finestra e restò a fissare il verziere per qualche istante.
La stanza di Layla era l’unica del palazzo che guardava a Levante e dalla sua finestra era possibile vedere dall’alto uno scorcio del giardino, che risultava invece nascosto a chiunque si fosse affacciato da qualsiasi altra stanza del palazzo.
Luna allora indicò a tutti loro qualcosa che si trovava nel giardino.
“Non si riesce a vedere bene da qui…” disse Nishuru “… bisognerebbe scendere nel verziere.”
Lho diede un’occhiata nel corridoio e vedendo che non c’era in giro nessuno, fece segno a tutti gli altri di seguirlo.
Poco dopo Talia, Lho, Sayla, Morgan, Nishuru e Luna raggiunsero il punto del verziere che avevano visto dalla stanza di Layla.
E davanti a loro si mostrò uno spettacolo tanto incredibile quanto spaventoso.
Circondate da una fitta e folta fila di alberi, quasi a volerne nascondere l’esistenza, si trovavano diverse tombe.
Erano abbastanza antiche e su di esse vi erano incisi dei nomi.
Lho e Nishuru si avvicinarono per leggere i nomi su quelle tombe.
Un attimo dopo i loro volti apparvero contratti ed alterati per ciò che avevano visto.
Si voltarono allora verso le tre ragazze e fecero segno loro di venire a leggere.
Talia, Sayla e Luna scoprirono così che quelle tombe appartenevano a tutti coloro che abitavano quel palazzo.
E tra quei nomi vi erano anche quelli di Shezan e del piccolo Morgan.
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Talia
27-07-2011, 10.14.45
Mi sedetti sul letto, come Lho mi aveva suggerito... quell’idea che mi vorticava in mente era assurda, lo sapevo bene, eppure non riuscivo ad accantonarla come tale... Layla era una giovane donna, sì, ma non era una donna comune...
Tacqui alle successive domande di Lho: mi avrebbe di certo presa per pazza se gli avessi detto ciò che stavo pensando, tutti loro mi avrebbero presa per pazza! Rimasi quindi in silenzio, continuando a seguire la conversazione tra loro...
Quando, ad un cenno di Luna, decisero di scendere in giardino, li seguii.

Circondate da una fitta e folta fila di alberi, quasi a volerne nascondere l’esistenza, si trovavano diverse tombe.
Erano abbastanza antiche e su di esse vi erano incisi dei nomi.
Lho e Nishuru si avvicinarono per leggere i nomi su quelle tombe.
Un attimo dopo i loro volti apparvero contratti ed alterati per ciò che avevano visto.
Si voltarono allora verso le tre ragazze e fecero segno loro di venire a leggere.
Talia, Sayla e Luna scoprirono così che quelle tombe appartenevano a tutti coloro che abitavano quel palazzo.
E tra quei nomi vi erano anche quelli di Shezan e del piccolo Morgan.

Scorsi i nomi su quelle lapidi, leggevo avidamente, freneticamente... ma, stranamente, non vi era traccia di terrore in me, né di angoscia... al contrario, una parte di me si sentì quasi sollevata: non ero pazza, dunque! Non ero pazza e quelle tombe ne erano la prova.
Era strano... era come se il cieco orrore che mi aveva invasa e sopraffatta poco prima mi avesse, adesso che era stato assimilato dalla mia mente, resa immune da altro spavento...
E tuttavia il sangue mi si gelò nelle vene poco dopo, quando inaspettatamente i miei occhi lessero il nome di Morgan su una di quelle pietre...
Mi bloccai, allora...
Oh, no... Morgan...
Rimasi immobile per alcuni lunghissimi istanti, fissando quella consunta iscrizione appena leggibile sulla lastra sbrecciata...
Poi lentamente alzai lo sguardo e cercai il bambino...
Se ne stava in piedi poco distante da noi e sul suo volto era dipinta una strana espressione, incerta, interrogativa e forse un po’ spaventata... lo fissai per un attimo e lui fissò me... e fui certa che Morgan non sapesse nulla di tutta quella storia, di qualsiasi cosa si trattasse probabilmente lui non lo ricordava... e probabilmente aveva soltanto molta paura... ma chi era Morgan, dunque? Cos’era?
Rapidamente, in preda ad un forte sentimento, mi mossi verso di lui, lo raggiunsi e lo presi in braccio, stringendolo forte...
“Va tutto bene, Morgan...” dissi con voce spezzata, iniziando a cullarlo piano “Non preoccuparti, va tutto bene!”
Cullandolo così, lentamente, tornai a voltarmi verso gli altri e mossi lo sguardo tra loro... osservai Nishuru, poi Luna, Lho e infine puntai gli occhi su Sayla...
E nei miei occhi era dipinta con chiarezza un’unica domanda... che cosa potevamo fare?

Guisgard
27-07-2011, 14.05.19
La luce del Sole alto di Mezzogiorno scendeva sulle radure del bosco e le verdeggianti fronde scintillavano delle loro meravigliose e lussureggianti tonalità d’Estate.
Icarius era immobile, davanti alla tomba, a fissare attonito quella spaventosa e spettrale figura sorta dal nulla.
Le erbose zolle di terra si spaccavano e rivoltavano sotto il peso dell’austero sauro che il cavaliere montava, mentre l’ombra di una nodosa quercia che cresceva presso la tomba, posandosi di lui, rendeva sfocato ed indefinito il suo aspetto.
Ad un tratto il cavaliere spronò il suo destriero e questo rispose con un nutrito, per poi lanciarsi verso l’Arciduca.
Icarius allora cercò di montare in sella a Matys, ma inutilmente.
Il suo misterioso avversario lo raggiunse e con un colpo di spada mozzò le redini della cavalla di Sygma, facendo cadere a terra Icarius.
Un attimo dopo era già pronto per la seconda carica.
Si lanciò nuovamente sull’ardeide, ma questi riuscì ad evitare il secondo attacco.
Cominciò allora a rotolare giù dalla collinetta, cercando riparo fra i cespugli e le folte siepi della conca sottostante.
Ma il suo indomito avversario lo raggiunse, continuando a braccarlo.
Icarius allora, messo alle strette, accettò finalmente battaglia.
Evitò l’ennesimo fendente del misterioso cavaliere e riuscì ad indirizzarne uno sulle briglie del destriero che lo incalzava.
Un attimo dopo l’oscuro cavaliere si ritrovò disarcionato sul terreno.
Ma con un’agilità fuori dal comune si rialzò, per poi lanciarsi nuovamente contro l’odiata preda.
Il taddeide si difesa dalla foga di quel nuovo attacco, riuscendo poi a colpire il suo avversario.
Lo colpì lacerandogli il ventre.
Un colpo mortale.
Ma il cavaliere non barcollò, ne mostrò segni di smarrimento.
Incredibilmente quel fatale fendente sembrava non averlo nemmeno scalfito.
“Com’è possibile?” Fra sé Icarius. “Gli ho lacerato la corazza! Ho sentito la mia spada affondare nelle sue viscere!”
Il cavaliere attaccò nuovamente ed approfittando dello smarrimento dell’Arciduca lo disarmò con un colpo preciso e violento.
Allora la spettrale si avvicinò per il colpo di grazia.
Ma Icarius bloccò il suo braccio ed i due cominciarono a spintonarsi in balia di quel fatale abbraccio.
Alla fine entrambi caddero a terra ed anche l’arcano cavaliere perse la sua spada.
Ma il cavaliere, come mosso da un’inumana determinazione, estrasse un coltello e si lanciò su Icarius.
“Sono disarmato!” Pensò questi, portando la mano sulla sua cintura. “E’ la fine!”
Un attimo dopo il suo avversario gli fu addosso ed un grido di disumano dolore echeggiò tra la vegetazione.
Il misterioso cavaliere si alzò di scatto, con l’elmo completamente sporco di sangue.
Nella visiera era conficcato un fiore, una rosa.
Era Mia Amata, l’arma che del costume di Cuore che Icarius aveva avuto per il ballo in maschera al Borgovecchio.
L’ardeide aveva conficcato il gambo del suo fiore nella fessura dell’elmo del suo misterioso avversario.
Questi sanguinava e si contorceva per il dolore.
Icarius allora riaccolse la sua spada e con un preciso fendendo tagliò in due l’elmo del suo avversario, mostrando così il suo volto.

Guisgard
28-07-2011, 02.28.03
Quella scoperta era stata agghiacciante.
Quelle tombe ed i nomi incisi su di esse.
Tutti loro si voltarono a fissare Morgan, mentre il bambino li guardava stupito, con i suoi occhi carichi di candore ed innocenza.
Poi Talia corse ad abbracciarlo.
Lo teneva fra le sue braccia e lo cullava.
“Che io sia dannato…” mormorò Lho “… tutto questo è assurdo… è un incubo… non può essere…”
“E’ un incanto.” Gli fece eco Nishuru. “Un sortilegio. E noi ne siamo intrappolati. E’ dunque questa la Gioia dei Taddei?”
“Io voglio seguire il sentiero delle lance e raggiungere il mio signore!” Esclamò Lho. “Tutta questa storia è un’enorme trappola! Voglia il Cielo che non sia troppo tardi per sua signoria…”
Luna si avvicinò ancor più a quelle tombe e le osservò tutte.
“Ne sento il lamento…” mormorò chiudendo gli occhi ed abbandonandosi alle energie di quel luogo “… ne avverto chiaramente il tormento… in questo posto vi è solo tanto dolore e sofferenza…”
“Vi è anche tanta malvagità!” Replicò Lho.
Morgan aveva la testa adagiata sulla spalla di Talia e con le sue braccine cingeva il collo della Granduchessa.
I lunghi capelli di lei sfioravano ed accarezzavano il viso del bambino, che sembrava tranquillo ed estraneo all’angoscia che invece attanagliava tutti loro.
Ma all’improvviso Morgan si voltò di scatto.
“E’ davvero spiacevole che siate giunti in quest’angolo del verziere, miei signori.” Disse Shezan. “Si, davvero spiacevole… per voi.”
L'eunuco era affiancato da diversi valletti che in breve circondarono tutti loro.
Lho allora fece qualche passo in avanti, mettendosi davanti ai suoi compagni.
“Non osare avvicinarti, maledetto.” Intimò all’eunuco e portando la mano sull’elsa della sua spada. “Sin da quando siamo giunti in questo dannato posto ho sentito la voglia di darti una lezione…”
“Allora vi darò l’occasione che cercavate, mio signore…” rispose Shezan, prendendo la sua micidiale scimitarra.
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Guisgard
28-07-2011, 19.04.10
Icarius fissava incredulo quel volto.
Il lunghi capelli biondi che, come pendagli, scendevano sulla luccicante corazza, mentre il sangue colava come una sorgente sul quel meraviglioso volto intriso di pallida bellezza.
Layla allora si strappò il fiore dall’occhio, tirando via brandelli di carne e sangue.
Quel fiore era riuscito dove migliaia di spade in centinaia d’anni avevano fallito.
Quel fiore, Mia Amata, aveva vinto quell’invincibile cavaliere ed il suo antico odio verso i Taddei.
“Maledetto…” mormorò con un gemito quasi soffocato Layla, mentre teneva la mano stretta sull’occhio sanguinante “… maledetto tu ed il tuo sangue…”
Icarius la guardava in silenzio.
“Mi hai ingannata, tradita ed abbandonata…” continuò lei ormai ansimando per il dolore “… come hai potuto… come?” Urlò con un impeto di rabbia. “Ardeliano, ti odio!” Gridò fissando Icarius. “Ti odio per il male che mi hai fatto! Come hai potuto? Tutte quelle promesse… tutti quei sogni…” e bianche lacrime cominciarono a rigare il suo volto, mischiandosi e confondendosi con il sangue della ferita “… sei partito per Sygma… ti ho atteso per anni… e gli anni sono fatti d’infiniti giorni e di eterne notti… poi un maledetto giorno…” esitò “… un maledetto e sconsacrato giorno sei tornato con quella donna… <<E’ per la pace!>> Diceva la gente. <<Per il bene di Capomazda!>>… e la mia pace? I miei sogni? La mia vita?”
Icarius chinò il capo.
“Allora ho tratto la forza dalla sola cosa che mi era rimasta!” Aggiunse Layla. “Il mio amore per te, Ardeliano! Ma l’amore si mutò in odio ed io ti maledii! Maledii te, il tuo sangue e la tua terra! Ho patteggiato per il mio odio! Per avere la mia vendetta! Una vendetta infaticabile ed eterna… come solo l’amore… quello vero… sa essere… odio te e quella ragazza di Sygma! L’ho rinchiusa nella torre, a morire di stenti!” Disse compiaciuta in un delirante sussulto. “E tu non potrai liberarla, Ardeliano! E sai perché? Perché io ti ucciderò! Perché solo chi ti ama come me può ucciderti! Si, ho atteso il tuo ritorno per rendere conto del mio patto! Ed ora, insieme, bruceremo nel medesimo fuoco! Per sempre!”
Estrasse un altro coltello dalla sua cintura e lo puntò verso Icarius.
Ma proprio in quel momento la pesante porta della tomba cominciò a scricchiolare, per poi aprirsi lentamente.
Una serie di angoscianti lamenti allora si udirono provenire dal suo interno.
“No… voi…” indietreggiando Layla “… cosa volete? La prova non è ancora terminata… state lontani da me… lontani…”
Delle ombre allora uscirono dalla tomba ed avvolsero Layla.
La donna cercò di divincolarsi, di lottare, ma quella morsa sembrava inviolabile.
Layla gridò come se fosse posseduta da tutti gli angeli ribelli precipitati dal Cielo.
E nel gridare, malediceva se stessa e i Taddei.
Un attimo dopo una lieve brezza soffiò sul bosco e sul marmo della tomba.
E quel leggero sibilo sembrava aver assorbito i lamenti di quelle ombre e le sacrileghe grida di Layla.
A contatto con quella brezza, Icarius sembrò come destarsi da un sogno, da un incanto.
Si guardò allora intorno e non vide più nessuno.
La porta della tomba era intatta.
Si voltò dove in precedenza aveva visto Capomazda assediata e vide l’esercito nemico che si ritirava davanti alle armate ducali che erano uscite dalla Porta dei Leoni.
Sentì allora un sussulto nel cuore.
Immagini, suoni, echi, tutto sembrò come tornare nel mare delle sue emozioni e dei suoi ricordi.
“Io…” mormorò “… io… ricordo tutto… la mia memoria, il mio passato, la mia vita…”
Poi, quasi nello stesso istante, gli apparve il volto di Talia.
Saltò così in sella a Matys, annodando alla meglio le redini recise dalla spada di Layla e ripartì verso il sentiero.

Guisgard
29-07-2011, 03.25.01
Gouf giaceva a terra, con la mano stretta sulla ferita sanguinante.
Era riuscito a strapparsi Parusia dal petto e a conficcarla nel terreno.
Come una croce l’invincibile spada stava davanti al Cavaliere del Gufo, proiettando la sua ombra sul livido volto di Gouf.
I suoi occhi neri erano ancora vivissimi, indomiti ed accesi di quella stessa fiamma che aveva animato il fiero sguardo del cavaliere in mille e più battaglie.
Ma il respiro era rotto ed un tremore cominciò a diffondersi su tutto il suo corpo.
Fissò allora Parusia che brillava davanti al Sole nascente.
Fissava quella Croce che però per lui sembrava più un giudizio, una condanna, che una redenzione.
Cercò allora di afferrarla, ma le forze sembravano averlo abbandonato.
Tentò nuovamente di raggiungere quella spada, ma ogni sforzo fu inutile.
Lui, il grande e terribile Cavaliere del Gufo, incapace di raggiungere ed impugnare una spada.
Comprese allora che tutto era finito.
Quella spada, che ora si ergeva come una Croce, era riuscita a penetrare la sua invincibile corazza.
All’improvviso avvertì dei passi e si voltò di scatto.
A pochi passi da lui c’erano Melisendra ed Uriel.
Lo guardavano in silenzio, a pietosa distanza.
Gouf fissò prima Melisendra, poi suo figlio.
Fece allora un cenno col capo ed un ghigno sorse sul volto.
Era un sorriso reso deforme da un volto ormai contratto per il dolore.
“Non…” mormorò il Cavaliere del Gufo “… non vi avrei mai… fatto del male… non avrei… potuto…”
Poi altri passi.
Guisgard era risalito dalla conca della palude, dopo essersi salvato dalle sabbie mobili grazie alla sua fedele Peogora.
I due cavalieri si scambiarono un lungo sguardo.
Rabbioso quello di Gouf, indecifrabile quello di Guisgard.
Poi, con un gesto d’ira, Gouf tese la mano verso il suo avversario, come a volerlo raggiungere per strappargli il cuore.
Un attimo dopo spirò con una smorfia di rabbia mista a dolore sul volto.
A quella visione tutti i suoi cavalieri furono colti da sgomento.
Nessuno fra loro avrebbe mai immaginato la morte del loro invincibile signore.
In quel momento squilli di trombe raggiunsero il campo e si diffusero nel Cielo.
La Porta dei Leoni si aprì e l’esercito ducale, ormai costretto dalla trappola racchiusa nelle acque avvelenate di Capomazda, uscì per affrontare il nemico.
Ma senza più il loro campione gli invasori si sentivano persi ed in balia del caos.
L’esercito di Gouf allora cominciò a sciogliersi e a sparpagliarsi fra quelle lande, davanti all’avanzata dei cavalieri capomazdesi.
Ed un grido di vittoria si levò alto da quei cavalieri, davanti alla fuga disperata dei loro nemici, i quali, in preda alla paura, abbandonarono ogni cosa sul campo di battaglia.
Ed insieme alle loro armi, i cavalieri capomazdesi si impossessarono anche dello spaventoso ariete dei loro avversari.
http://www.independent.co.uk/multimedia/dynamic/00469/kingdom-of-heaven_469182s.jpg

Talia
31-07-2011, 11.20.50
Feci mezzo passo avanti e mi trovai di fianco a Lho. Con un movimento leggero, quindi, mossi una mano e la posai su quella del guerriero che già stava stringendo l’elsa della sua spada.
“Shezan...” dissi allora, modulando il tono e parlando con calma per non spaventare il piccolo Morgan, ancora adagiato tra le mie braccia “Shezan, vi prego... pensate a ciò che state facendo. Pensate alla vostra condizione! Voi siete fedele alla vostra signora, e questo vi fa onore... ma può qualcuno chiedervi tanto? Può essere, lo scotto di tale fedeltà, la pace della vostra anima? Della vostra... o di quella di questi bambini? Shezan, voi avete una scelta... ognuno di voi ne ha una... c’è sempre una scelta, non lo dimenticate! Accettate la vostra condizione e lasciate che i vostri cuori trovino finalmente pace!”
Senza abbassare gli occhi da quelli dell’eunuco neanche per un istante, lasciai libera la mano di Lho e tornai a stringere il piccolo Morgan, carezzandogli lentamente la testa e i capelli scuri.

Guisgard
01-08-2011, 03.49.28
Shezan fissava Talia, mentre questa parlava con tono calmo, ma deciso.
“La mia anima, milady…” mormorò l’eunuco “… deve tutto a lady Layla… tutto.”
Allora estrasse la sua scimitarra e si avvicinò.
Un attimo dopo calò il buio su tutti loro.

“Talia…” chiamò Icarius “… Talia, ti prego svegliati… Talia, sono io…”
Talia aprì gli occhi, come se il Sole radioso del mattino avesse danzato sul suo volto fino a quel momento.
Il verziere era rigoglioso e luccicante in quella luminosa mattinata di Agosto.
Una lieve brezza accarezzava gli alberi e sfiorava i cespugli, diffondendo nel cortile il profumo ed i petali dei meravigliosi fiori che crescevano in quel luogo.
“Talia, come stai?” Chiese Icarius, accarezzandole il volto e poi i capelli.
In quel momento anche Morgana, Lho, Nishuru e Luna si destarono da quel sonno che li aveva presi improvvisamente.
“Milord!” Esclamò Lho. “Che Dio sia lodato! Siete salvo!”
Icarius annuì.
L'Arciduca si voltò poi verso Morgana e le sorrise.
Non sembrava più esserci nessuno oltre loro in quel luogo.
Il palazzo, il cortile ed il verziere apparivano infatti deserti.
“Cosa è accaduto a questo posto?” Domandò turbato Lho. “Dov’è finito quel dannato eunuco? Ed il piccolo Morgan?”
“Forse finalmente la pace è giunta in questo infelice luogo…” sussurrò Luna voltandosi dove si trovavano le tombe.

Lady Morgana
02-08-2011, 17.28.47
Ovunque vi erano tombe. Quella agghiacciante visione mi gelò il sangue nelle vene. Rimasi ferma con gli occhi pieni di orrore.
Mi chiesi perhè pgni voltache vedevo delle tombe, vedevo la sua anima dannata.
Ksajel vagava tra le tombe, il sangue zampillava dalla ferita al collo, una ferita di cui ero io la causa.
Mi nascosi la faccia tra le mani, cercando di nascondere i miei occhi pieni di lacrime. Capii finalmente perchè stavo aiutando Icarius nel riavere Talia.
Anche io ero stata innamorata, ma visto che il mio amore mi era stato strappato cercavo di crogiolarmi nella dolcezza dell'amore dell'Arciduca e della Granduchessa.

Ksajel, perchè mi hai salvata? Perchè ti sei messo in mezzo? Tu sei morto... preferirei essere morta io, quel giorno maledetto, perchè non posso esistere senza di te!

Shezan apparve improvvisamente, minacciando tutti noi e prontamente Lho gli propose un duello, probabilmente sicuro di vincere.
Ma Talia si mise in mezzo. Fortunatamente.
Poi il buio.
Quando mi risvegliai Icarius era lì, chino su Lady Talia e nel frattempo Shezan e Morgan erano spariti.
Mi guardai intorno, cercandoli, ma invano.
"Nobile Taddei! State bene, fortunatamente! Ma... qualcuno sa cos'è successo?"

Guisgard
02-08-2011, 20.56.40
Un mondo fatto di tristezza, rimpianti ed un lontano eco di cose perdute attraversò in quel momento lo sguardo di Morgana.
Quello sguardo profondo e vivissimo che aveva sempre illuminato il suo volto, ora appariva appannato da un qualcosa che sembrava provenire da molto lontano.
Icarius le tese la mano.
“E’ finita, amica mia…” sussurrò sorridendo “… la vendetta dei morti non potrà più raggiungerci, ora che ancora loro hanno ritrovato la pace eterna.”
“La Gioia è dunque vinta, mio signore?” Chiese Lho avvicinandosi all’Arciduca.
“Lo sapremo solo vivendo, amico mio…” rispose Icarius fissando il cielo che cominciava a tingersi con i colori del crepuscolo.
“Ma perchè è accaduto tutto questo?” Domandò il guerriero. “Perché avevano tanto odio verso di noi?”
“L’odio nasce sempre dalla paura, dalla sofferenza e dal dolore…” sospirò malinconico l’eroe taddeide “… tutta questa storia mi ha insegnato che la vita va vissuta attimo dopo attimo, senza sprecare mai nulla… perché nulla ritorna… ed io ne ho già perso tanto di tempo… aveva ragione mio zio… che sciocco sono stato… e quando avrei voluto parlargli, lui non c’era più…”
“Ma…” mormorò stupito Lho “…ma voi parlate del vostro passato… com’è possibile?”
“Si, amico mio…” sorridendo Icarius “… rammento ogni cosa… e ora voglio solo recuperare tutta la Gioia andata perduta.” Voltandosi poi verso Talia.
Allora mostrò alla ragazza il ciondolo con il suo volto che Layla le aveva strappato.
“Questo è tuo, gioia mia…” sussurrò Icarius “… ed il suo posto è sul tuo cuore, dove è sempre stato…”
“Torniamo a casa, amici miei.” Disse poi rivolgendosi a tutti loro. “Capomazda ci attende.”
“E credo che anche al grande Tempio qualcuno fra noi è atteso.” Fece Nishuru avvicinandosi a Morgana e sorridendole. “Ma per quanto tu hai fatto per Capomazda ed i suoi signori, anche per te ci sarà qualcosa da festeggiare laggiù!” E le fece l’occhiolino.
“Recitaci qualche verso sulla strada del ritorno, mio buon bardo!” Disse Icarius a Nishurù, mentre stringeva a sé Talia.

“Paure, sospiri e sogni in quest’Estate di ginestre,
mentre il popolo vi attende, fra canti balli e giostre!
Non la forza, né l’astuzia hanno vinto quest’impresa,
ma le armi di Amore questa terra gioiosa l’hanno resa!
Di affrettarci a ritornare a Capomazda, amici, ora direi!
Gran festa ci attende per aver domato La Gioia dei Taddei!”

Recitò Nishurù per l'Arciduca e sua moglie.
http://a8.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash2/37958_152914171410413_152759068092590_218664_62889 17_n.jpg

Talia
03-08-2011, 17.36.36
Camminavo nel buio, lentamente, un passo dopo l’altro. Camminavo e muovevo lo sguardo intorno: ricordavo le tombe, le parole dei miei compagni, l’arrivo di Shezan, le sue minacce, Morgan che teneva le braccia strette intorno al mio collo... e poi quel buio. Continuavo a chiedermi dov’ero finita. Continuavo a chiedermi dov’erano finiti tutti.
Fu allora che avvertii una presenza alle mie spalle, mi voltai quindi di scatto e la vidi... bellissima, con quei suoi occhi di quel verde brillante e quel sorriso tenue.
“Non dovresti indugiare in questo luogo!” disse gentilmente “Non più, adesso che tutto è finito!”
“Gyaia!” mormorai sorpresa “Ma dove siamo? Cos’è accaduto?”
Lei sospirò, poi si guardò intorno...
“Siamo là dove eravate stati condotti con l’inganno... là dove dimorano le anime senza pace... ma adesso, che tutto è finito, questo luogo non esiste più. Non devi dunque più restare qui.”
“Finito...” ripetei, mentre il mio cuore accelerava per la gioia e l’eccitazione “Adesso tutto è finito? Icarius dunque ha vinto! Sta bene! E Layla... Layla se n’è andata?”
Gyaia sorrise e annuì: “Se n’è andata! Forse, alla fine, anche lei riuscirà a trovare pace!”
“Chi era Layla?” domandai allora, non riuscendo più a trattenermi.
“Layla...” l’antica granduchessa sospirò “Layla era solo una donna. Una donna che ha conosciuto la più sublime delle gioie e il più atroce dei dolori...”
“Era crudele!” mormorai.
Gyaia scosse la testa: “No... la sua unica colpa è stato il non essere stata capace di aprire il suo cuore al perdono... ha serbato rancore e quel rancore è diventato la sua stessa condanna. Ma forse non è stata tutta sua la colpa...” i suoi occhi parvero perdersi lontano in quel momento, un leggero sorriso le aleggiò sulle labbra “Lui era così bello, così fiero e coraggioso... ciò che diceva, i suoi modi, la sua voce, i suoi occhi... tutto di lui era affascinante!”
“Ardeliano?” chiesi, con un fil di voce.
Lei tornò a guardarmi, come se quel pensiero le avesse fatto scordare la mie presenza, poi di nuovo sorrise: “Si, Ardeliano! L’ho amato tanto... fin dal primo giorno, fin dal primo momento... e fino all’ultimo!”
Anche io sorrisi.
“Tuo marito gli assomiglia in modo sorprendente!” proseguì lei dopo un istante “E so ciò che tu provi. Sai, ho visto come lo guardi... ho osservato il tuo cuore mentre sei con lui...”
Abbassai appena gli occhi, pensando ad Icarius...
Icarius...
“Io non posso stare senza di lui! Io senza di lui non sono niente!” mormorai. Esitai per un istante, poi sollevai di nuovo gli occhi su di lei “Gyaia... lui sta bene? Hai detto che Layla se n’è andata... ma lui? Ti prego dimmi che non gli è accaduto niente!”
Gyaia mi fissò per un istante poi, con un gesto della mano, mi invitò a voltarmi...
E lo vidi.
Veniva verso di me, sorridendo...
Udii la sua voce, mi chiamava...
“Icarius...” gridai, correndogli incontro “Icarius...”

“Talia…” chiamò Icarius “… Talia, ti prego svegliati… Talia, sono io…”

Aprii gli occhi, la luce era forte e dovetti socchiuderli di nuovo perché si abituassero...
Vidi uno stralcio di cielo, il verde di qualche albero sopra di noi... poi all’improvviso i suoi occhi, il suo sorriso e udii la sua voce...
“Icarius!” esclamai, con la voce che mi si rompeva per l’emozione e la gioia.
Mi tirai su in fretta e gli gettai le braccia al collo.
“Oh, Icarius...” mormorai, poggiando la fronte contro la sua spalla “Icarius, sei qui! Grazie al Cielo, sei qui!”
Tutto avveniva in fretta per me, troppo in fretta... Icarius, Sayla, Lho, Luna e Nishuru... stavano bene, stavano tutti bene... e io ero così felice...
Le parole di Gyaia continuavano a vorticarmi in mente, ma erano così lontane, ormai...
Layla e Shezan erano così lontani nella mia memoria...
Morgan... pensai a Morgan e pregai che avesse trovato pace...
Ora che Icarius era di nuovo con me, tutto mi sembrava assumere un aspetto diverso, un senso ed un valore diversi...


“Ma…” mormorò stupito Lho “…ma voi parlate del vostro passato… com’è possibile?”
“Si, amico mio…” sorridendo Icarius “… rammento ogni cosa… e ora voglio solo recuperare tutta la Gioia andata perduta.” Voltandosi poi verso Talia.
Allora mostrò alla ragazza il ciondolo con il suo volto che Layla le aveva strappato.
“Questo è tuo, gioia mia…” sussurrò Icarius “… ed il suo posto è sul tuo cuore, dove è sempre stato…”

Alzai gli occhi su mio marito e lo osservai per un istante, incredula...
Aveva recuperato la sua memoria... ed era lì in quel momento... era lì con me... per me...
I miei occhi si mossero dal suo volto al ciondolo, per poi tornare a lui...
Lentamente presi il medaglione, stringendolo nel palmo della mano, quasi avessi paura che tutto mi sfuggisse di nuovo via... ma poi i suoi occhi e quel suo sguardo sicuro, sereno, rassicurante... sorrisi, infine, e rimisi il ciondolo al collo...
“Già!” sussurrai al suo orecchio, giocherellando con i capelli dietro la sua nuca “Qui sul mio cuore, dove è sempre stato e dove sarà sempre!”
Ma era tardi e noi fin troppo avevamo indugiato in quel luogo...
Gli altri stavano già riprendendo la via del ritorno, io abbandonai la testa contro la spalla di mio marito e sorrisi al canto di Nishuru.

Lady Morgana
03-08-2011, 17.39.38
Guardai Icarius negli occhi e sorrisi. Felice che per loro fosse finalmente tutto finito. Layla era morta e con lei la maledizione. La Gioia dei Taddei era stata sconfitta.
"Avete ragione, Nobile Taddei. Sono molto felice per voi. Ma, mi rattrista ricordarlo, dobbiamo tornare a Capomazda e credo che là non ci aspetti la Pace."
Mi voltai poi verso Nishuru.
"No, Nishuru. Credo che purtroppo, almeno per me, non ci saranno festeggiamenti e non ci sarà tempo per tornare alla Tana. Vorrei invece prendere parte alla probabile Guerra che imperversa. Mi accetterete come vostra combattente, Arciduca?" chiesi speranzosa.
Constatai che non volevo farlo per Icarius o Talia. Il loro Amore ora era salvo, ma solo per poter uccidere liberamente. Perchè se sei un sicario e uccidi nell'ombra, vieni considerato un figlio del demonio, ma se sei un cavaliere che uccide per la sua terra, allora verrai ammirato.
"E prima di andare. Luna, Nishuru, vorrei confidarvi una cosa. Sayla è il mio vero nome ed è molto importante che manteniate il segreto. Comunque, anche dopo che la guerra sarà finita, io non verrò alla Tana. Andrò ad Alkatroz. Là c'è la mia famiglia." abbassai lo sguardo, imbarazzata per tutte quelle improvvise rivelazioni.
Poi ascoltai le parole di Nishuru e mi persi nei miei pensieri.
Ma avevo un unico pensiero fisso.

Ksajel...

Lady Dafne
03-08-2011, 17.42.38
Quante cose erano successe in quel poco tempo: il bambino mostro morto come pure la strega, sua madre; tutti i prigionieri liberati e, la cosa più importante, Pasuan aveva riacquistato la vista! Lo guardai intensamente, finalmente i miei occhi si specchiavano nei suoi e vi potevo leggere i suoi sentimenti.
Lo seuguii quando decise di avvicinarsi alla chiesetta. Continuavo a guardarmi intorno lungo la strada, c'erano una moltitudine di fiori di campo davanti a noi. Cerdo che fossero fioriti alla morte della megera, se così non fosse stato non mi sapevo spiegare come mai prima non li avessi notati.
Entrammo in chiesa, Pasuan si chinò a pregare, io rimasi più in dietro, in piedi con la testa bassa. Ringraziavo la vergine per averci fatti uscire da lì e per aver permesso che Pasuan potesse tornare a vedere. Sentii poi i suoi discorsi con il prete, acconsentii ad accendere una nuova candela. Posi la mia mano sopra quella di Pasuan e, guardandolo negli occhi, demmo fuoco allo stoppino.
Poi egli parlò


“Padre…” aggiunse poi “… questa è la donna che amo e già ho perso troppo tempo lontano da lei… voglio che diventi mia moglie… ora.”


Spalancai la bocca, non sapevo cosa dire, mi morirono le parole in gola per la sorpresa ma il mio sorriso fu più elequente di mille altre parole. Abbassai poi lo sguardo e mi guardai il corpo, oltre ad essere tutto sporco, era anche ricoperto da un vechio mantello. Un po' mi spiaceva di sposarmi in quelle condizioni. La vecchia perpetua, che era seduta negli ultimi banche della chiesetta, deve aver letto nel mio sguardo la perplessità. Mi si avvicinò, mi prese per mano e mi condusse nella sua piccola e umile dimora. Lì mi preparò un bagno caldo e mi permise di lavarmi. Quando uscii dall'acqua la trovai ad attendermi con un bellissimo vestito rosso amaranto tra le mani. Mi disse che era di una nobile dama che aveva lasciato quel vestito come voto alla madonna, la perpetua pensò che la madonna fosse ben felice di donarlo alla donna che aveva aiutato a sconfiggere la strega.

"Accento con infinite riconoscenza questo dono, è un vestito bellissimo, lo terrò sempre a memoria di questo giorno e di questo luogo" le dissi con la voce rotta dall'emozione.

La donna mi aiutò a vestirmi, mi resi conto immediatamente che avrei fatto rimanere a bocca aperta il mio amato. Quei veli erano di una così ottima fattura, così riccamente ormati e ricamati. Non avevo mai visto nulla di simile.
Quando fui completamente pronta uscii dalla casa e mi diressi lentamente verso l'altare all'aperto presso il quale mi aspettavano Pasuan, il sacerdote e il giardiniere. Anche lo sposo, chissà come aveva trovato degli abiti per lui, forse glieli aveva regalati il giardiniere. Quando mi vide rimase letteralmente senza fiato.
Celebrammo il rito, ebbi per tutto il tempo il cuore che batteva nel petto all'impazzata. Ben presto finì e sentii Pasuan tirarmi a sè per darmi un veloce bacio sulle labbra. Quanta passione in quel piccolo gesto.

"Ora Pasuan, siamo marito e moglie, è un sogno! Però ti prego, torniamo subito a casa dal nostro bambino. Mi manca moltissimo, non so come sta e soprattutto, non so che ci riconoscerà. Orami non è più un lattante, sarà iniziato lo svezzamente e noi, i suoi genitori, non eravamo presenti".

Una lacrima scese dai miei occhi.

Guisgard
03-08-2011, 21.00.52
Pasuan restò come folgorato da quella visione.
Dafne era bellissima.
Quell’abito color amaranto era raffinato e prezioso e sembrava fatto apposta per essere indossato da lei.
Ma la vera bellezza era in quella ragazza.
Nel suo sguardo luminoso e profondo, nel viso da bambina, eppure capace di riflettere una sensualità non comune, stava la sua vera bellezza.
I capelli bruni e voluminosi scendevano libero sulle graziose spalle, fino alla sobria scollatura che ben lasciava immaginare la perfezione delle sue forme.
Dafne probabilmente proveniva da quale regione a Nord del paese, eppure la sua bellezza poteva tranquillamente definirsi, con un termine caro ai poeti e ai romanzieri, “di tipo greco”.
Era aggraziata e ben fatta, con forme morbide dal fascino caldo ed avvolgente, tipico delle donne del Sud.
I suoi occhi scuri scintillavano d’infiniti riflessi, tanti quanti erano i colori che attraversavano il corso del giorno.
Il viso era racchiuso in lineamenti puliti ed armoniosi, di un colorito simile al rosato candore di quella finissima ceramica diffusa nelle isole di Milo, Delo e Santorini, mentre le sue labbra sapevano assumere le sfumature dei vellutati petali del pesco fiorito.
“Sei… sei bellissima, Dafne…” sospirò Pasuan nel vederla.
Dopo la cerimonia i due si ritrovarono nel profumato e variopinto giardinetto che precedeva la chiesa e qui il vento, per loro, parve far volare fino al Cielo petali d’infiniti colori, che avvolgevano e rivestivano i due giovani sposi con le loro essenze profumate.
“Si, hai ragione…” disse Pasuan alla sua bellissima e giovane moglie “… ora il nostro posto è a casa, dal nostro bambino.”
Il prete allora procurò loro un passaggio, a bordo del carro di alcuni mercanti diretti proprio al villaggio di Pasuan.
E giuntivi i due trovarono ad attenderli la madre e la sorella di Pasuan.
Con loro vi era il piccolo Hubert, proprio in braccio alla madre del cavaliere.
E dopo un attimo di stupore, il bambino si gettò fra le braccia di Dafne, sorridendo ed agitando le braccine.
“Posso ben dire…” sussurrò Pasuan “… che solo ora ho conosciuto la vera felicità… la Gioia… qui ho tutto ciò che mi occorre e che voglio…”
Baciò allora sua moglie e poi alzò verso il Cielo il piccolo Hubert, che rideva come se il Sole lo nutrisse col suo vigore.
E quella Gioia avvolse tutti loro.

Lady Dafne
03-08-2011, 21.14.56
Che emozione ebbi nel cuore quando rividi il mio piccolo bambino. Stava bene, temevo che non mi avrebbe riconosciuto e invece, appena gli fui vicina mi sorrise e si gettò al mio collo. Non so per quanto piansi mentre lo stringevo e lo cullavo a me mormorandogli la canzoncina che da piccolo piccolo gli piaceva tanto. Alzai poi gli occhi verso Pasuan, mio marito. Gli porsi il piccolo. Lui lo prese, estasiato. L'aveva visto solo appena nato, poi la vista gli si era annebbiata. Lo guardai perdersi nel viso di Hubert, accarezzarlo con il viso, esporlo ai raggi del sole per vederlo meglio e accoccolarselo nuovamente al petto.

"Come siete belli voi due! Gli uomini della mia vita..." dissi con un sospiro. Poi poggiai una mano sulla testolina calda di Hubert "con tutte queste peripezie il bambino non è ancora stato battezzato, me ne vergogno. Che ne diresti se lo portassimo in quella chiesetta? La chiesetta del..." guardai Pasuan che annuì. Mi voltai allora verso Mian e sua madre e dissi "La chiesetta che questo pomeriggio ci ha uniti in un unica persona. Ora siamo marito e moglie!"
Lasciai che quelle parole arrivassero alle loro orecchie e provocassero l'inevitabile sorpresa. Poi, tutti e cinque ci abbracciammo stretti mentre il resto del villaggio si radunava intorno a noi incuriosito. Pasuan era un po' l'eroe del paesello, quando capitava al villaggio tutti i compaesani accorrevano a salutarlo.

Guisgard
04-08-2011, 03.00.16
In breve tutto il villaggio si riunì per raggiungere la chiesetta dove Pasuan e Dafne erano stati uniti in matrimonio.
Lì il piccolo Hubert fu battezzato e poi tutti ritornarono al villaggio, dove si festeggiò in una sola volta il matrimonio ed il battesimo.
Ci fu cosi una grande festa alla quale tutti presero parte.
L’odore pieno e pulito del pane caldo, dei capretti che arrostivano sugli spiedi, il colore della verdura e della frutta fresca di stagione, il profumo delle crostate, delle torte alle mele, al miele, riempiva il grande spiazzo attorno al quale era distribuito il piccolo ma prospero centro abitato.
Le campane della chiesa del posto suonavano a festa e tutti cantavano e ballavano al suono trascinante della musica.
Ci fui poi il brindisi per augurare agli sposi ed al loro bambino Gioia e salute senza fine.
Ad un tratto della festa, Pasuan sussurrò qualcosa nell’orecchio di Dafne:
“Non so tu, ma qui per me comincia ad essere troppo affollato… e poi ho voglia di stare solo con te… vieni, amore mio…”
“Ehi, Pasuan, dov’è che andate?” Chiese uno degli invitati vedendo i due sposi allontanarsi dalla tavolata.
“Eh, amici miei…” voltandosi sorridente Pasuan “… il grano è rigoglioso ed io e la mia signora andiamo a cullarci fra le sue alte e dorate spighe!”
Tutti allora risero di gusto e brindarono nuovamente, stavolta indirizzando il loro augurio all’amore che avrebbe unito i due sposi in un infinito, tenero ed unico battito.
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Guisgard
04-08-2011, 03.40.30
I nostri si misero così in marcia verso Capomazda.
“Tranquilla, amica mia…” sussurrò Icarius a Sayla con tono dolce e sereno “… non vi è più nessuna guerra a Capomazda… le nostre terre sono finalmente libere…” le sorrise “… vuoi diventare una guerriera? Curiosa richiesta davvero!” Esclamò divertito. “Sayla, io ti sono debitore per la tua fedeltà, il tuo valore ed il tuo affetto verso me e Talia… è mio desiderio che tu possa vivere con noi a Capomazda per sempre…” la fissò negli occhi come a voler vedere in fondo all’animo della ragazzina “… ma so che hai una tua strada da seguire e qualcosa ancora da portare a termine… ma noi ti aspetteremo… aspetteremo il tuo ritorno… perché troverai sempre un posto a Capomazda…”
“Come fate a dire che non vi è più guerra nel ducato, milord?” Domando stupito Lho.
“Ho visto molte cose, mio buon guerriero…” rispose Icarius “… molte cose… alcune infinitamente belle, altre immensamente tristi…”
Sospirò per poi stringere a sé la mano di Talia, che baciò come fosse il suo tesoro più prezioso.
Sayla poi si rivolse ai suoi due compagni, Nishuru e Luna.
E questi annuirono alle parole della ragazzina.
Poi, appena Icarius e Talia, seguiti da Sayla, Lho, Nishuru e Luna, giunsero a vedere Capomazda che dominava nella verdeggiante campagna, si accorsero che una grande festa era pronta ad iniziare nel ducato.
Una festa che attendeva solo il ritorno del suo signore per cominciare.
Ed appena l’Arciduca e la Granduchessa, accompagnati dai loro quattro fedeli compagni, entrarono in città tutti esultarono.
Furono proclamati tredici giorni di festa, con giostre, canti, balli e spettacoli in piazza.
E nel rivedere la loro padrona, Pascal ed il traghetto Kodran, gli si lanciarono incontro, riempiendola di coccole e moine.
Quella notte tutti ballarono al suono della Gioia ritrovata.
“Balliamo come se fossimo ancora nel verziere, in quella notte di Primavera…” disse Icarius a Talia “… balliamo fino all’albeggiare… e balliamo come se l’albeggiare non dovesse arrivare mai, amore mio…” e la baciò.
E un grande falò fu acceso nel cuore della cittadella.
“Brucia bene, eh!” Disse Monteguard fissando il grande ariete che avrebbe dovuto abbattere la Porta dei Leoni e che ora invece alimentava quelle fiamme gioiose. “Non trovate, Lho?”
“Già…” annuì il guerriero “… del resto si sapeva… è quercia afragognese!”
E i due si abbandonarono ad una sonora risata, mentre i bagliori di quel fuoco illuminavano il palazzo, la cappella e le alte mura di Capomazda.

Guisgard
04-08-2011, 19.24.59
Guisgard fissò Uriel accanto al corpo senza vita del Cavaliere del Gufo, per poi volgere il suo sguardo verso Melisendra che era qualche passo più indietro.
“Guisgard!” Chiamò all’improvviso una giovanissima voce. “Guisgard, state bene!”
“Gavron!” Esclamò Guisgard. “Cosa ci fai qui?”
Ma prima che il bambino rispondesse, alle sue spalle apparve il vecchio Diacono.
“Si era intestardito nel volervi seguire…” mormorò questi “… e non me la sono sentita di farlo venire da solo, milord…”
Guisgard guardò il bambino ed un tenero sorriso illuminò il suo sguardo ancora teso per il duello appena concluso.
“Dovresti essere a casa, sai?” Gli disse poi accarezzandogli i capelli.
“Si, ora torneremo a Capomazda, vero?” Chiese il bambino. “E salirò in sella con voi su Peogora e torneremo tutti insieme a casa.”
Il cavaliere sorrise di nuovo, ma stavolta una pallida malinconia attraversava i suoi occhi.
“Gavron, io non tornerò a Capomazda…”
“Perchè no?”
“Un cavaliere ha la sua strada, il suo destino da seguire, Gavron.”
“Ma perché? Non capisco…”
“Gavron, vedi…” sussurrò Guisgard asciugandogli le prime lacrime che scendevano sul suo visino “… Capomazda ora ha bisogno di pace, di serenità… se io restassi nel ducato ci sarebbero altri scontri… quando nella regione si spargerà la voce che qui vive colui che ha ucciso il Cavaliere del Gufo, molti avventurieri e spadaccini giungeranno per sfidarmi ed allora a Capomazda tornerebbe a scorrere il sangue…” sorrise “… la vita di un cavaliere errante è questa, piccolo mio.”
Si voltò poi verso Melisendra ed il piccolo Uriel.
“Ora anche tu avrai una famiglia…” continuò Guisgard “… lady Melisendra ed il piccolo Uriel ti daranno tutto l’amore che meriti, Gavron… ed un giorno, lo so, sarai un grande cavaliere.”
Il piccolo Gavron allora abbracciò forte Guisgard, piangendo fra le sue braccia.
“Siete libera, milady…” fece il cavaliere rivolgendosi poi a Melisendra “… ora nessuno più potrà far del male a voi e a vostro figlio… e sono sicuro che il piccolo Gavron sarà felice insieme a voi.”
“Guisgard…” piangendo il bambino.
“Su, un vero cavaliere non si abbatte mai.” Disse Guisgard. “E ho un compito per te. Un compito da vero Cavaliere.”
Allora gli mostrò Parusia.
“Ora che tornerai a Capomazda voglio che riporti nella Cappella della Vergine questa spada.”
“Ma è la vostra spada…”
“No, è dei Taddei.” Rispose Guisgard. “E servirà a loro per difendere Capomazda dalle forze del male. Lo farai?”
Gavron annuì.
Guisgard allora, dopo averlo abbracciato un’ultima volta, montò in sella a Peogora per partire.
“Avete proprio deciso, milord?” Domandò Diacono.
“Si, è una vecchia storia…” rispose il cavaliere fissando l’orizzonte sterminato “… una vecchia storia che si ripete e a cui non posso sfuggire…”
“Credo di conoscerla quella storia.” Annuì Diacono. “Ora dove andrete?”
“Dove potrò trovare un po’ di serenità e pace…” rispose Guisgard “… addio, vecchio mio.”
Si voltò ancora una volta e restò a fissare, con una velata malinconica, Melisendra, Uriel e Gavron.
Un attimo dopo spronò Peogora e galoppò via, verso la brughiera.
E galoppò fino a quando il suono della sua ocarina non arrivò a confondersi col sibilo del vento.
Il vento di Capomazda...
http://celebritywonder.ugo.com/mp/2005_Kingdom_of_Heaven/2005_kingdom_of_heaven_003.jpg



Il vento di Capomazda…
Soffiava fresco, portando con se quell’asciutto e pulito profumo di campo, sulla sterminata campagna che giungeva a toccare il folto bosco.
E sulla piccola altura, che guardava verso la vicina Capomazda, dominata dall’antico palazzo dei Taddei, stavano un vecchio ed un ragazzino persi in quel bucolico scenario.
“E così si conclude questa storia…” disse il vecchio.
“Che bella, nonno…” sospirando il ragazzino “… ma è una storia vera?”
“Beh, in ogni storia, per fiabesca che sia, vi è sempre un fondo di verità.” Sorridendo il vecchio.
“Allora, magari, da qualche parte qui intorno ci sarà qualche traccia di quella lontana avventura…” fece il ragazzino guardandosi intorno “… chissà, forse proprio qui sarà passato Icarius per liberare Talia…”
“E chi può dirlo!” Esclamò il nonno. “Su, ora però torniamo a casa, o chi la sentirà tua madre!” Aggiunse poi sorridendo e facendo l’occhiolino al nipote.
Presero allora le loro biciclette e, incamminandosi lungo il vecchio sentiero, si avviarono verso Capomazda.
E poco distanti da loro, proprio sulla sommità di quella collinetta, quasi tutta coperta da sterpi e fogliame, si vedeva il granito sbiadito di una vecchia tomba.
Dai rovi emergeva a fatica un nome.
Un nome muto e dimenticato da tutti, il cui eco era ricordato solo dal vento.
Il vento di Capomazda…

FINE