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Guisgard
22-03-2011, 04.13.04
Il vento, diffondendo ovunque un sinistro eco di morte, soffiava forte quella sera sulla brughiera.
Le nubi, inquiete, si contorcevano fra loro flagellate da quello stesso vento, come se il Cielo fosse sul punto di precipitare sulla terra e distruggere ogni cosa.
La Luna, coperta, mostrava solo a stento il suo pallido alone che, riflettendosi sulle tormentate nuvole, scendeva come un velo spettrale ricoprendo e rendendo sfocata ogni cosa.
Il vecchio Joseph, lo stalliere del duca, si stringeva nel suo mantello per ripararsi dall’ardore del vento, quando notò il cancelletto di ferro, che dal cortile dava ai giardini del palazzo, insolitamente aperto.
Aveva piovuto per tutto il giorno e solo l’improvviso arrivo del vento cominciò ad asciugare le levigate pietre del Viale delle Statue.
Ma il fedele stalliere fece in tempo a notare le impronte del duca ancora fresche.
Percorse allora a passo svelto il viale fino al muretto che racchiudeva i giardini.
E qui fece l’orribile scoperta.
Il corpo senza vita del duca, lord Rauger de Taddei, era a terra, con la faccia all’ingiù, tra il fango ed il pietrisco reso viscido dalla pioggia.
Aveva i pugni serrati, nei quali teneva stretta l’erba ed il terreno strappato da terra prima di morire.
E quando lo stalliere si chinò per voltare il corpo del suo padrone, vide quella terribile ed innaturale espressione sul volto del duca.
Ogni muscolo del viso era contratto, come se un’emozione fortissima avesse scosso lord Rauger prima di morire.
Tanto che solo a stento il fedele Joseph riuscì a riconoscere il suo padrone.
Quel volto appariva stravolto, forzato, come se prima di morire il duca avesse visto qualcosa di terribile ed indicibile.
E proprio in quel momento un sinistro nitrito si diffuse nell’aria.
Una sagoma nera a cavallo, avvolta da un lungo mantello rosso, fissava lo stalliere.
Si confondeva tra le tenebre ed il pallido alone della Luna.
Un profondo e delirante lamento, come proveniente dalle profondità dagli inferi, terrorizzò in quel momento il vecchio Joseph, mentre quella misteriosa figura restava immobile a guardarlo da lontano.
Un attimo dopo svanì, come portata via dal vento, nell’oscurità della brughiera…
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LA GIOIA DEI TADDEI

Un araldo a cavallo galoppava rapido verso la piazza centrale di Camelot.
Recava con sé un bando firmato da lord Astalate, uno dei più fidati e potenti consiglieri del re.
Raggiunta la piazza, l’araldo cominciò a leggere il contenuto del bando:

“Gente della nobilissima Camelot, udite!
Il ducato di Capomazda è sotto attacco!
Dopo la tragica morte di lord Rauger de Taddei
uno dei suoi baroni, sir Cimarow, ha mosso guerra
contro le terre del suo defunto signore.
Questo potrebbe scatenare tensioni e disordini tra gli
altri feudi, portando i vari duchi a battagliare fra loro.
Non solo uomini d’armi sono chiamati in questo
drammatico appello, ma tutti coloro che sapranno dare
aiuto alla popolazione del ducato, ormai in balia
di stenti e della paura.
La stirpe dei Taddei fu sempre amica ed alleata
del nostro reame.
Il Cielo oggi da la possibilità a noi tutti di ripagare
la generosità dei nostri vicini!”

Morrigan
22-03-2011, 08.18.19
“Gente della nobilissima Camelot, udite!
Il ducato di Capomazda è sotto attacco!
Dopo la tragica morte di lord Rauger de Taddei
uno dei suoi baroni, sir Cimarow, ha mosso guerra
contro le terre del suo defunto signore.
Questo potrebbe scatenare tensioni e disordini tra gli
altri feudi, portando i vari duchi a battagliare fra loro.
Non solo uomini d’armi sono chiamati in questo
drammatico appello, ma tutti coloro..."

La voce chiara e squillante dell'araldo che invadeva con il suo annuncio ogni angolo di strada, di colpo si spense. Si spense nella sua mente, nel suo orecchio, come se una forza superiore l'avesse annullata e il suo pensiero veloce fosse già volato altrove.

"Sempre la solita, vecchia storia..." mormorò Morrigan lentamente.

Posò con un gesto calcolato il boccale che teneva in mano sopra il legno lucido e consumato del lungo bancone, e sul suo viso si disegnò uno strano sorriso.

"Oste, ditemi quanto vi devo, e fatelo in fretta. Sembra che qui stia per scatenarsi l'inferno, e io ho già abbastanza demoni da inseguire per potermi occupare anche dei vostri... quindi siate gentile, ditemi quanto volete per la notte passata e per il cibo, che io possa andarmene da qui il prima possibile!"

cavaliere25
22-03-2011, 19.11.48
Ero a casa di mio nonno, che il giorno successivo dovevo partire per tornare a casa e lui mi chiamò dicendomi che doveva parlarmi e darmi una cosa importantissima non sapevo di cosa si trattasse ero molto curioso allora andai dove stava mio nonno e chiesi mi avete fatto chiamare nonno? domandai sorridendogli e aspettai che mi rispondesse

Guisgard
22-03-2011, 19.23.49
La casa rustica era invasa dal Sole e da un fresco vento che dalla campagnava circostante soffiava trasportando un dolce odore di campo.
Il vecchio nonno di Cavaliere25 era sull'uscio e stringeva in mano qualcosa che sembrava aver un valore molto particolare per lui.
E nel vedere suo nipote, il vecchio gli si fece incontro.
"Ragazzo mio..." disse "... il tempo è ormai giunto... lascerai questa casa e questa terra per raggiungere il ducato di Capomazda. Li cercherai di entrare nella guardia ducale, da sempre il fiore della cavalleria di tutta Afragogna! Ricorda, sei un afragognese e nelle tue vene scorre lo stesso sangue degli Arciduchi che ci governano! Due cose devono esserti care più della vita... la tua Fede, per avere il favore dell'Onnipotente, e il tuo onore, per avere quello degli uomini! Cerca ogni occassione e sfrutta tutte le situazioni, poichè il destino una sola volta offre i suoi frutti!"
Restò un attimo in silenzio e poi continuò:
"Io fui, in gioventù, guardia del duca ed ebbi l'onore di conoscere il Capitano Monteguard, oggi capitano dei soldati ducali! Va da lui e consegnagli questa lettera di presentazione! Custodiscila perchè in essa vi è il tuo futuro!"
Si tolse la spada e la diede al nipote.
Poi commosso lo strinse forte.
"Ora va..." concluse "... e fai in modo che la grandezza delle tue gesta giunga fino a quaggiù!"

cavaliere25
22-03-2011, 19.27.33
presi tra le mani la lettera e la spada guardai dritto negli occhi mio nonno e dissi state tranquillo nonno diventerò una guardia ducale come eravate voi e iniziai ad incamminarmi sulla strada e mentre percorrevo il sentiero mi girai per dare l'ultimo saluto a mio nonno

Guisgard
22-03-2011, 20.00.23
"Fanno un Taddeo giusto giusto!" Disse l'oste a Morrigan. "Sembrate un'esperta d'armi... e da ciò che l'araldo ha detto c'è un gran bisogno di gente come voi. Del resto è un modo come un altro per guadagnare qualche soldo... purtroppo la vita, in questi tristi tempi, non è che valga poi molto..."
In quel momento alcuni uomini entrarono nel locale.
"Pace e bene, a tutti!" Esclamò il chierico scortato da alcuni funzionari ecclesiastici. "Sapreste dirmi, per favore, come si arriva al castello di lord Astalate? Siamo attesi da sua eccellenza ma non conosciamo bene dove si trovi la sua dimora."
"Monsignore, essa è dall'altra parte di Camelot." Rispose l'oste. "Seguite la via principale fino alla rocca detta Degli Alabardieri... lì troverete una stradina secondaria... percorretela tutta e giungerete al castello di lord Astalate."

Guisgard
22-03-2011, 20.26.26
Intanto, Cavaliere25, in sella al vecchio cavallo datogli da suo nonno, si dirigeva verso il ducato di Capomazda.
E attraversato il folto bosco prima e la verdeggiante campagna poi, il giovane aspirante cavaliere avvistò finalmente le potenti mura fortificate del palazzo dei Taddei.
Sorgeva nella campagna avvolta da un'inquieta nebbia.
Tutto sembrava percorso da un irreale silenzio e nel vedere quel luogo Cavaliere25 fu preso da una velata angoscia.
http://media-cdn.tripadvisor.com/media/photo-s/01/3c/f2/af/castello-di-fenis.jpg

cavaliere25
22-03-2011, 20.32.23
ero un po triste dato che mi ero diviso da mio nonno ma sapevo che dovevo compiere ciò che mi era stato detto di fare era mio dovere rispettare il volere del nonno allora ripresi la cavalcata e dopo un po arrivai davanti al cancello del castello e mi fermai

Talia
23-03-2011, 00.28.41
La carrozza procedeva lenta sull’ampia strada, mentre il suo andamento ondeggiante e regolare trasportava il flusso dei miei pensieri.
Mi sentivo come se tutta la mia infanzia, ogni giorno che avevo vissuto, ogni mia singola azione o desiderio mi avessero portata in quella direzione e verso quel destino... ogni minima cosa mi aveva preparata a quel giorno, ogni istante della mia vita era stato propedeutico a quell’unico evento focale... ed ora, finalmente, ero lì! Quel giorno era arrivato e tra poco avrei finalmente coronato quel sogno! Tra poco lo avrei incontrato, avrei potuto guardare i suoi occhi davvero e non attraverso una tela, tra poco avrei potuto udire la sua voce per la prima volta... quella voce che tante e tante volte avevo sognato. Ero felice e preoccupata allo stesso tempo, ero ansiosa.
Per l’ennesima volta sfiorai con le dita il prezioso medaglione che avevo al collo e feci scattare l’ingegnoso meccanismo, il quale aprendosi mostrò la ricca miniatura che vi avevo fatto inserire... una miniatura che era la copia fedele di quell’amato ritratto, una miniatura che mi aveva permesso di portare sempre con me quell’immagine, di portarla sul cuore, e di poterla ammirare ogni qualvolta l’avessi desiderato.
Il medaglione si aprì dunque e io tornai a fissare quel volto... il ritratto originale era rimasto alla mia famiglia, insieme ad un ritratto mio, e per quel viaggio niente altro che quella miniatura avevo da ammirare... ma non mi dispiaceva perché di lì a poco lo avrei incontrato, l’oggetto di tutto il mio amore, e nessun ritratto sarebbe servito più.
Sospirai e distrattamente spostai una mano di lato, sul seggiolino, dove Pascal dormiva placidamente, acciambellato. Pascal era l’unico amico che mi era stato concesso di portare con me... tutto il resto, l’anziano balivo che mi sedeva di fronte, sì come il resto del seguito nelle altre carrozze, era stato interamente composto per me dal mio futuro sposo, che li aveva mandati a prendermi con tutti gli onori...
O almeno questo era ciò che mi era stato detto.
In un primo tempo, per la verità, mi era parsa strana tutta quella fretta... avevo passato anni ed anni senza alcuna certezza se non quella che un giorno il mio promesso sarebbe giunto a prendermi e mi avrebbe portata via con sé. Non sapevo niente di lui, possedevo soltanto quel ritratto che i miei occhi avevano rischiato di consumare per quante volte lo avevano ammirato e rimirato... mi ero innamorata di quel ritratto e con il tempo avevo iniziato a parlargli, avevo iniziato a sognarlo... lo avevo immaginato giungere a corte su di un cavallo bianco, meraviglioso nella sua cotta lucente da cavaliere...
E invece non era stato così.
Nessun segno da lui, neanche un messaggio... finché non era improvvisamente arrivato quell’anziano funzionario alla testa di quel piccolo ma regale seguito, aveva chiesto di parlare urgentemente con mio padre e in due giorni avevano preparato la mia immediata partenza.
Non avevo ricevuto spiegazioni o chiarimenti e non avevo compreso la tristezza negli occhi di mia madre, che mi avevano seguita finché la carrozza non aveva voltato l’angolo.
Continuai a carezzare piano Pascal, grattandolo di tanto in tanto dietro le orecchie... lui non si mosse e non aprì neanche un occhio, ma iniziò sonoramente a fare le fusa.
Non avevo ricevuto neanche una risposta alle mie mille domande, era vero, ma in fin dei conti non mi importava... continuavo a fissare quella miniatura con un imperituro sorriso sulle labbra perché ogni mia gioia era racchiusa in quella miniatura, ogni mio sogno era nato fissando quel volto e ogni mio desiderio lo riguardava. Da sempre!
E mi ero convinta che presto lui stesso mi avrebbe fornito le risposte che desideravo.
Mi ero convinta che, quando lui fosse stato vicino a me, non avrei più avuto bisogno di nessuna risposta.
“Milady, ci siamo quasi...” disse ad un tratto l’anziano funzionario, destandomi dai miei pensieri “Guardate! Laggiù, su quell’altura, potete scorgere la città in cui siamo diretti!”
Sollevai così gli occhi e li spinsi fuori dal finestrino... il sole rischiarava l’aria in quella fresca mattina e rendeva il paesaggio di una luminosità disarmante. La campagna correva tutto intorno con mille colori e profumi, udivo il canto della natura intorno a me che si accordava con il canto della mia anima... ogni cosa era perfetta. Ed in fondo al paesaggio, come un niveo fiore sulla cima di quella piccola altura, si ergevano le candide mura della città...
Sussultai alla vista, balzai in piedi e mi protesi quasi fuori dal finestrino della carrozza, quasi a volerla raggiungere prima...
“Così queste sono le sue terre?” chiesi con un filo di voce.
“Qui è dove lo incontrerete!” mi rispose concisamente il balivo.
Gli sorrisi appena, poi tornai a guardare fuori...
Mai era stata tanto felice e tanto agitata, mai ero stata tanto eccitata e spaventata allo stesso tempo!

Pascal saltò silenziosamente sul davanzale e prese a strusciarsi contro la mia mano, nel disperato tentativo di attirare la mia attenzione.
Questo mi riscosse da quel ricordo.
Erano passati non più che pochi mesi dal quel giorno, il giorno in cui tutto era iniziato... ma quante cose erano cambiate!
Lanciai un’ultima occhiata fuori dalla finestra, oltre la quale la pesante pioggia si stava infittendo sempre più, rendendo il paesaggio sempre più grigio e tetro... tetro come il mio umore.
Presi allora il gatto in braccio e voltai le spalle alla finestra...
“Quanti sogni infranti, Pascal!” mormorai accarezzandolo, mentre andavo a sedermi su di un’ampia poltrona dall’altra parte della stanza “Quante delusioni, quanti desideri disattesi... perché, Pascal? Perché?”
Lui si sistemò sulle mie ginocchia, restando a fissarmi con quei suoi vividi occhi verdi che sembravano quasi volermi leggere dentro.
Distrattamente le mie dita scivolarono lungo la sottile collana che portavo al collo, fino a quel medaglione... lo presi tra le mani, feci scattare il meccanismo e fissai per l’ennesima volta quel volto nella miniatura.
Sospirai.

Guisgard
23-03-2011, 01.39.58
Nel frattempo, verso la piana detta delle Cinque Vie, un drappello di soldati ducali era in attesa di un nemico la cui presenza sembrava essere annunciata dal vento…
“Signore!” Chiamò uno dei soldati. “Signore! E’ ritornato il soldato che avevate mandato ad avvistare il nemico…”
“Ebbene?” Chiese il comandante del drappello.
“Ecco… pare non giungeranno rinforzi…”
“Come sarebbe?”
“La squadriglia ferma verso i grandi pascoli è stata attaccata da un gruppo di cavalieri… ed è stata praticamente annientata… il soldato appena giunto ha visto tutto… è stata una carneficina…”
“Come è possibile?” Chiese turbato ed incredulo il comandante. “Un gruppo di cavalieri ha sconfitto l’intera squadriglia!”
“Si… quei cavalieri, secondo il racconto del testimone, erano guidati da un cavaliere sconosciuto… il testimone giura… giura che sotto quella corazza vi era il diavolo in persona!”
In quel momento suonò il corno che indicava un attacco imminente.
“Comandante, siamo attaccati!”
“Presto, tutti ai posti di combattimento!” Ordinò il comandante.
“Vostra moglie e vostro figlio, signore?”
“Resteranno qui nella carrozza!” Rispose il comandante. “La battaglia si terrà presso il fiume. Non permetteremo a quei dannati di raggiungere questo punto! La via che conduce a Capomazda non deve essere aperta a quei traditori!”
“Eccoli, li abbiamo avvistati!” Gridò una delle sentinelle.
“Chi li guida?” Domandò il comandante. “Forse lord Cimarow in persona?”
“No, signore! Sembra un cavaliere sconosciuto…”
“Sconosciuto?”
“Che sia colui che ha attaccato la nostra squadriglia?” Chiese il soldato.
“Ecco, lo vedo da qui…” gridò la sentinella “… è… è un cavaliere con la corazza completamente nera… accanto a lui conducono uno stendardo con una figura… sembra… sembra un gufo nero!”
“Un gufo nero?” Ripetè quasi sconvolto il comandante. “Presto, ritirata! Ritirata, in nome di Dio!”
“Signore?”
“Fate come vi ho ordinato!” Gridò l’uomo. “Quel cavaliere è conosciuto come il Gufo Nero! E nessuno è mai uscito vivo dopo averlo affrontato! E noi qui siamo troppo pochi per tener testa a quell’uomo! Ritirata immediata!”
Il drappello si preparò in fretta per la ritirata, ma in un attimo si ritrovò accerchiato dalle forze nemiche.
E quasi con la stessa velocità fu travolto.
Alla fine dello scontro, in verità più simile ad un massacro, sul campo di battaglia vi erano ovunque disseminati i corpi dilaniati dei soldati ducali.
“Sono tutti morti, milord.” Annunciò uno dei cavalieri vincitori al suo comandante.
Questi allora si tolse l’elmo nero, mostrando il suo volto.
Lo sguardo era di ghiaccio ed una cicatrice era impressa sulla tempia sinistra, quasi come un marchio che caratterizzava quel viso perennemente accigliato.
Ad un tratto uno dei suoi condusse un bambino al suo cospetto.
“Era nascosto nella carrozza, milord… credo sia il figlio del comandante…”
Il bambino restava in silenzio a fissare il cavaliere nero.
Forse era il trauma subito a renderlo muto, o forse la rabbia che viva attraversava il suo giovane sguardo.
“Uccidetelo!” Ordinò il cavaliere nero dopo aver fissato per qualche istante quel bambino. “Conosco lo sguardo con cui mi fissa… è odio… e l’odio è come l’amore… uccidetelo, abbiamo già troppi nemici oggi… sarebbe sciocco preservarne un altro per il futuro.”
In un attimo la lama di uno dei suoi decapitò il piccolo superstite.
In quel momento altri cavalieri raggiunsero i vincitori.
“Gouf!” Chiamò uno dei nuovi arrivati. “Perché non ci avete atteso?” Chiese scendendo da cavallo e togliendosi l’elmo.
“Abbiamo sfruttato il fattore sorpresa…” rispose il cavaliere del gufo “… sarebbe stato sciocco non farlo.”
“Ho temuto che potesse accaderti qualcosa e…”
“Non essere sciocca, Aitly!” La riprese lui. “Sei un cavaliere ed il peggior nemico che potresti incontrare sono le tue debolezze!”
“Scusami, Gouf…”
“Anche se sei una donna il tuo valore è superiore a molti uomini! Fa dunque in modo che anche il tuo cuore lo sia!”
“Perdonami, non accadrà più…” mormorò a capo chino Aitly.
“Torniamo al castello, miei prodi!” Ordinò poi Gouf ai suoi.
E si misero in cammino, lasciando alle loro spalle un desolato scenario di morte e distruzione.
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Morrigan
23-03-2011, 02.02.11
Morrigan sorrise alle parole dell'oste... un'esperta d'armi... era davvero così evidente? Lanciò una rapida occhiata ai suoi abiti... in effetti il buon uomo non aveva tutti i torti! Il suo non era proprio quello che si sarebbe definito l'abbiagliamento di una nobile dama... eppure lo era, per nascita e per diritto! E sua madre aveva sempre amato indossare gli abiti più belli, e acconciava i capelli con fiori e nastri. Sua madre... Morrigan non aveva mai voluto somigliarle in questo! Non aveva mai voluto vestirsi da dama, e la cieca bontà di suo zio le aveva sempre concesso di fare tutto ciò che desiderava. Quel pensiero la distrasse, e quasi inavvertitamente la mano scese a carezzare l'elsa della sua spada, che per un istante parve rispondere al suo tocco con un bagliore che si perse nella fulgida luce del mattino che penetrava dalle finestre.
Morrigan sollevò gli occhi color dell'ambra e tornò a fissare l'uomo davanti a sè:

"No, signore... non sono i soldi ad interessarmi, e grazie a Dio non mi è mai mancato nulla. La vita invece sì, quella mi è molto cara, ed è anche troppo corta perchè io possa perdere tempo... ho un affare molto importante da sbrigare in questo viaggio, quindi grazie del consiglio, ma adesso è per me tempo di andare"

Ma proprio in quel momento alcuni uomini entrarono nel locale. Un chierico, scortato da alcuni ufficiali si fece avanti ed interrogò l'oste.

"Pace e bene, a tutti!" esclamò "Sapreste dirmi, per favore, come si arriva al castello di lord Astalate? Siamo attesi da sua eccellenza ma non conosciamo bene dove si trovi la sua dimora."

"Monsignore, essa è dall'altra parte di Camelot." Rispose l'oste. "Seguite la via principale fino alla rocca detta Degli Alabardieri... lì troverete una stradina secondaria... percorretela tutta e giungerete al castello di lord Astalate."

Morrigan seguì in silenzio quello scambio di battute, quindi si avvicinò e si inchinò con rispetto di fronte al religioso.

"Perdonate l'ardire, padre" gli disse quindi "Ma vorrei chiedervi umilmente una benedizione per una viaggiatrice che sta per riprendere il suo cammino"

Guisgard
23-03-2011, 02.49.16
Nello stesso momento, Cavaliere25 giunse davanti alla grande Porta dei Leoni, l'ingresso principale del palazzo dei Taddei.
Una lastra marmorea di notevoli dimensioni vedeva impressa su di essa una scritta che racchiudeva al meglio l'animo dei cavalieri di Capomazda:

"Capomazda, santuario
del Divino Michele, nobile
e bellicosa dimora di
uomini e cavalli che
gioiscono al ferro"

E appena l'aspirante cavaliere fu presso la grande porta, una delle guardie lo fermò.
"Chi sei tu? Cosa cerchi qui?"



Nel frattempo, all'osteria, Morrigan era con il chierico ed il suo seguito.
L'uomo di Chiesa osservò la giovane e con sorriso la benedisse:
"Possa San Raffaele Arcangelo, protettore dei viaggiatori, custodirvi e sostervi nel vostro cammino! Nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo! Amen!"
Poi aggiunse:
"Se il vostro viaggio vi conduce nella nostra stessa direzione, potreste accompagnarci verso il palazzo di lord Astalate?"

Guisgard
23-03-2011, 03.50.02
Nel frattempo, al palazzo di Capomazda, l’arrivo della vecchia serva destò Talia dai suoi pensieri.
“Milady…” disse “… non avete toccato cibo da stamani… la morte di sua signoria ha scosso tutti noi, ma così rischierete di ammalarvi…”
Posò allora sul tavolo un vassoio con della frutta fresca e dell’acqua.
“Vostro marito è in viaggio per tornare al palazzo, milady…” aggiunse con un velo d’inquietudine “… dopo la morte del duca non ha potuto più rimandare il suo ritorno a Capomazda…”
Fissò la giovane con gli occhi lucidi e poi, dopo averla salutata con un inchino, uscì dalla stanza, lasciando Talia alla sua inquietudine.
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Melisendra
23-03-2011, 07.04.16
Il risveglio non era stato dei migliori, la nottata insonne era andata anche peggio. Il fastidio di svegliarsi e ascoltare tra le chiacchiere della gente le tristi notizie che giungevano a Camelot poi... un disastro.
Ormai soggiornavo da abbastanza tempo nelle stanze soprastanti la taverna da averne carpito i movimenti. La rassicurante routine della brava gente di Camelot acquietava il mio animo. Inoltre, soggiornare alla taverna mi permetteva di tenere sotto controllo i movimenti dei forestieri e di essere sempre ben informata.
Un languorino mi ricordò che non avevo ancora fatto colazione, nonostante stringessi ancora in mano un pezzetto di pane ai mirtilli. Ma non si trattava di quel tipo di colazione, quello che il mio istinto bramava. Energie. Mi occorrevano energie fresche per contrastare la notte insonne, disseminata da incubi. Sempre lui. Il mio padrone. Il mio antico padrone.
Ma gli incubi finiscono al mattino, invece mi era rimasta addosso la sensazione della preda braccata, potevo sentirlo sempre più vicino. Quel sogno sembrava quasi un avvertimento a smettere di sprecare i giorni indugiando nell'ozio, nelle stanze azzurre sopra la taverna, giocando come un gatto pigro con i miei occasionali e inconsapevoli donatori di energie... era giunto il momento di organizzarmi. Ci voleva un piano.
Ma prima la colazione... mi spazzolai via le briciole dal grembo, lisciando i morbidi veli impalpabili, aggiustai il corsetto di cuoio e mi accinsi ad avvicinarmi a un gruppo di guardie sedute a fare bisboccia durante la pausa del turno di sorveglianza delle mura. Un paio di parole, un sottile incantesimo e un rapido contatto della mia mano sul polso di qualcuno di loro... mi sarei sentita in forze.
Nel frattempo, una donna che chiamavano Morrigan si era seduta al bancone, avevo avuto modo di notarla nei giorni precedenti. Niente a che vedere con le dame intente ai ricami, una spada al fianco e una sottile e antica energia magica che si diffondeva nella stanza ancora prima che entrasse. La fauna di Camelot poteva essere davvero affascinante, un crogiolo di umanità e magiche entità davvero particolare!
Passando in mezzo ai tavoli della taverna mi parve di comprendere che il motivo del fitto chiacchiereccio fossero certi guai in cui versava un certo feudo, il ducato di Capomazda. Si vociferava, inoltre, di un cavaliere misterioso, dall'armatura inscalfibile, che portava un gufo nero sullo stendardo. E fu proprio quel dettaglio a farmi sussultare. Armeggiando nervosamente con i lacci di cuoio del polsino, mi sedetti su una panca, sopraffatta.
Gufo? Armatura... Oddei! Le Gouf!
La mia mente corse al nostro ultimo incontro, un paio di anni prima. Lo avevo lasciato esanime, bè, non del tutto esanime, se le voci che si rincorrevano erano vere, riverso su un pavimento di pietra.
Solo in seguito avevo scoperto il motivo per cui mi era stato ordinato di avvicinarlo ed eliminarlo. Il mio signore aveva scoperto che il suo antico alleato era entrato in possesso di un metallo incantato in grado di riflettere gli incantesimi avversari. Voleva quel metallo e mandò me, ma una volta neutralizzato il mio obiettivo, scoprii che il prezioso metallo era stato spostato in un luogo sicuro. Ma il pensiero più terribile mi assalì, ricordando che proprio durante quella missione ebbi il pessimo gusto di...
Il flusso dei ricordi fu interrotto dalla voce squillante dell'araldo. In un momento l'atmosfera rilassata della taverna si convertì in fermento.
Ancora scossa dalla notizia e dalle emozioni passate, feci in tempo a notare che la donna chiamata Morrigan confabulava con un chierico. Scivolai silenziosa verso il bancone e colsi le parole "Lord Astalate... castello...". Un piano iniziò a prendere forma nella mia mente... sarei partita per Capomadza... ma solo dopo aver avuto maggiori informazioni sulla presenza di Le Gouf su quel fronte.
Avrei seguito il chierico tra i vicoli. Afferrai il mantello e quindi scivolai fuori, in attesa sotto la luce primaverile, in mezzo alla vitalità delle strade di Camelot, dove suoni e profumi stordivano piacevolmente con la stessa giocosa ineffabilità di una rondine che sfida la frizzante brezza marina. La colazione avrebbe aspettato... improvvisamente il mio animo si era risvegliato, più battagliero che mai.

cavaliere25
23-03-2011, 09.05.08
Guardai la guardia e dissi ho una lettera da consegnare al capo delle guardie sono un aspirante cavaliere posso entrare chiesi rimanendo con lo sguardo fisso sulla guardia che mi aveva fermato al cancello.

Talia
23-03-2011, 10.45.40
Feci appena un piccolo cenno di ringraziamento alla donna ma, pur cogliendo la tristezza e la preoccupazione nei suoi occhi, non dissi niente. Un istante dopo, uscì.
“Hai sentito, Pascal?” mormorai lentamente, una volta rimasta di nuovo sola, con un tono che neanche tentava di mascherare lo sdegno che provavo “Sua signoria sta tornando! Sarà oltremodo seccato di aver già dovuto concludere il suo dilettevole viaggio!”
Pascal mugolò sommessamente, tirando le orecchie indietro, e io sorrisi: qualche volta avevo la sensazione che pochi esseri umani mi comprendessero come mi comprendeva Pascal.
Mi alzai, quindi, e feci qualche passo per la stanza...
“Avevo chiesto al Capitano Monteguard un colloquio... quando non sapevo ancora che lui sarebbe tornato. In verità, non credevo davvero che si sarebbe deciso a tornare con una tale rapidità!” sospirai, in preda a mille pensieri...
“La necessità di quel colloquio, dunque, si fa ancora più pressante!” conclusi.
I miei occhi si posarono di nuovo sulla finestra e per un istante rimasi immobile a fissare l’acqua che, insistentemente, continuava a picchiettare sul vetro.
Infine mi riscossi... afferrai uno scialle e mi ci avvolsi le spalle, poi mi diressi verso la porta...
“Andiamo, Pascal!” dissi al gatto, che subito balzò giù dalla poltrona.
Uscii dunque nel corridoio e, con passo sicuro, mi diressi verso la piccola sala di rappresentanza dove, urgentemente, avevo dato colloquio al capitano dei soldati.

Guisgard
23-03-2011, 19.57.36
La guardia fissò con attenzione Cavaliere25.
"Una lettera di presentazione?" Ripetè."Aspetta qui..."
La guardia allora raggiunse l'ufficio del Capitano Monteguard.
Questi era di pessimo umore ed aveva già alzato la voce più di una volta quella mattina.
"Afragognesi!" Gridava. "Femminucce dovrebbero chiamarvi! Dove sono i migliori? O almeno coloro che si definiscono tali? Un'intero drappello! Grandezza del Creato! Un intero drappello andato perduto! Cosa avete da dire, signori?" Chiese poi ai due cavalieri che in silenzio gli stavano davanti.
"Ecco..." rispose uno dei due "... noi non eravamo là, capitano e..."
"E dove diamine eravate?"
"Ecco... eravamo a tirare di spada!" Esclamò il cavaliere. "Si, per addestrarci! Vero, Pasual?"
"In verità stamani ero altrove..." rispose l'altro "... nella stretta di Saggesia."
"A far cosa, di grazia?" Chiese il capitano.
"La sentinella, capitano! Che altro!" Rispose Pasual. "Ma il fato ha voluto che quei dannati scendessero per le Cinque Vie!"
"Basta scuse!" Urlò il capitano. "Tu, Finiwell, sembri più un cortigiano che un cavaliere! Lusso e vanterie non danno fama e onore! E tu, Pasual, di certo eri in compagnia di qualche dama! Ma badate che il nipote del duca sta per fare ritorno a Capomazda e non è clemente come suo zio, che Iddio l'abbia in Gloria! Ora uscite e tornate da me quando avrete compiuto qualche nobile impresa!"
I due cavalieri, a testa china ed in silenzio, uscirono dall'ufficio del capitano.
In quel momento entrò una guardia.
"Capitano..."
"Cosa diavolo vuoi?"
"C'è un giovane che chiede di essere ricevuto... vuole entrare nella guardia ducale..."
"Mandalo al diavolo e vacci anche tu!" Gridò il capitano. "Ora sono troppo impegnato e non potrei che ricevere il vescovo o il duca!"
"Ma, signore... ha una lettera di presentazione con sè... e dall'accento è di sicuro un afragognese!"
"Ah... e sia, fallo entrare..."
"Si, signore!"
Un attimo dopo la guardia chiamò Cavaliere25, indicandogli l'ufficio del capitano Monteguard.

cavaliere25
23-03-2011, 20.06.01
Ringraziai la guardia e mi incamminai verso l'ufficio dove mi stavan aspettando il capitano delle guardie mentre mi incamminavo verso l'ufficio mi guardai intorno e scrutavo ogni angolo di quel posto arrivato davanti alla porta legai il mio cavallo a un ramo di un albero e mi avvicinai alla porta e bussai alla aspttai che qualcuno mi rispondesse dal interno di quel edificio

Guisgard
23-03-2011, 20.35.27
Il capitano Monteguard fece entrare Cavaliere25 nella stanza.
"Vieni avanti, ragazzo..." disse.
Lo scrutò con attenzione e notando la lettera di presentazione chiese di poterla leggere.
"Si, ricordo tuo nonno..." continuò dopo la lettura "... era un cavaliere esperto e leale al duca... io lo conobbi quando giovanissimo mi arruolai e mi fece da maestro... gli devo molto..."
Fissò di nuovo quel ragazzo con attenzione.
"Il ducato ora sta passando un brutto momento e occorre gente esperta... ma per rispetto di tuo nonno io non ti manderò via... entrarai nei cadetti ducali e un giorno, se Dio vorrà, diventerai cavaliere! Ora raggiungi sir Gervan nella caserma e digli di farti entrare nei cadetti!"
In quell'istante entrò una guardia.
"Capitano, lady Talia ha chiesto di vedervi."
"Bene, conduci questo giovane alla caserma."
Detto questo, il capitano raggiunse lady Talia.
"Dove preferite discutere, milady?" Chiese alla ragazza.

cavaliere25
23-03-2011, 20.42.20
segui la guardia fino alla caserma e dissi è dura diventare cavaliere? quanto tempo ci vorrà? domandai tutto incuriosito e aspettando di iniziare a conoscere quel nuovo mondo che mi si era aperto davanti a me

Morrigan
23-03-2011, 20.54.56
Morrigan chinò il capo lievemente per ricevere la benedizione, ma sottecchi, senza farsi notare, rimase a lungo a studiare il volto di quell'uomo. Quando però udì l'ultima frase del chierico, sollevò il capo e non riuscì a trattenere un lieve sorriso.

"Signore," rispose quindi prontamente "sono stata cresciuta nel culto e nel rispetto della chiesa, e mai negherei una richiesta ad un uomo come voi... tuttavia... dovete essere voi a dirmi se non vi disturba essere scortato da una donna in armi ed abiti maschili"

Sorrise stranamente, come se quell'accenno al proprio aspetto avesse risvegliato in lei quanche particolare ricordo, poi si riebbe e tornò a fissare il chierico in attesa della sua risposta.
Fu proprio in quel momento che l'avvertì, o meglio l'avvertì con estrema certezza... quella sensazione, che da quando era giunta a Camelot non l'abbandonava... quella sensazione che la seguiva da quando aveva messo piede nella taverna... come di due occhi che ti guardano, che ti scrutano cercando di capirti dentro. E in quel momento quella sensazione la prese così fortemente che, nonostante attendesse risposta dall'uomo di fronte a lei, Morrigan si voltò di scatto, a cercare la fonte di quel suo turbamento.
Non poteva esserne certa. C'era tanta gente in quella locanda, però un rapido movimento al suo fianco attirò la sua attenzione, e il lieve fruscio di un mantello, e quello sguardo curioso che si era in fretta posato su di loro... chissà chi era quella donna, e cosa mai poteva volere da loro.
La vide uscira in fretta... andiamo, Morrigan, hai ben altro da fare... qua iniziano ad accadere strani eventi... scorta il chierico, come di dovere, e poi vattene per la tua strada, e in fretta!

Melisendra
23-03-2011, 21.54.13
Tormentando il ghiaietto con la punta dello stivale, mi appoggiai nell'androne di un cortile, da cui potevo scorgere in tutta comodità la porta della taverna senza essere vista. Nel frattempo controllai che il mio sottile pugnale fosse ben assicurato alla cintura, nascosto dalle pieghe della veste color zafferano. Non che intendessi usarlo per un compito semplice come seguire un innocuo chierico... ma la prudenza non era mai troppa e non mi separavo mai da quell'oggetto, che condivideva con me perfino il giaciglio.
Quel gesto, quasi abitudinario, mi faceva pensare alla mia vita prima della fuga... Tuttavia mi scossi da quegli ombrosi ricordi: se pur non avevo scelto di essere un'incantatrice, una succuba per l'esattezza, potevo ancora scegliere se essere un'assassina. E io la mia scelta l'avevo compiuta cercando asilo a Camelot.
Con quella convinzione nel cuore, scossi i lunghi riccioli e li sistemai sotto il cappuccio del mantello, tornando a rivolgere la mia attenzione al via vai di gente sotto l'insegna della taverna. Il vento iniziò a soffiare, promettendo di far giungere presto quelle nubi che preannunciavano un quieto temporale primaverile.

Talia
24-03-2011, 00.45.42
In piedi vicino ad un basso tavolino, osservavo distrattamente Pascal giocherellare beatamente con la sua coda... ad un tratto due sonori colpi sulla porta mi indussero ad alzare lo sguardo, appena in tempo per vedere un uomo alto, robusto e completamente armato entrare nella stanza.
il capitano raggiunse lady Talia.
"Dove preferite discutere, milady?" Chiese alla ragazza.
Gli sorrisi e mi andai a sedere su di un ricco seggio dall’alto schienale disposto proprio al centro della piccola sala di rappresentanza in cui mi aveva trovata...
“Capitano...” dissi, in tono suadente “Vi ringrazio di aver accettato il mio invito! Vi prego...” soggiunsi poi, invitandolo con un piccolo gesto del braccio a sedersi di fronte a me “Vi prego, accomodatevi!”
Lo osservai avvicinarsi con passo sicuro, non staccando gli occhi dal suo volto neanche per un istante.
Pascal aveva smesso di giocare ed era venuto a sedersi ai piedi del mio seggio, con i vivaci occhi verdi puntati sul nuovo venuto.
Continuai a fissare l’uomo per qualche momento, infine iniziai a parlare lentamente...
“Ditemi, Capitano... e vi prego di essere preciso con me... è davvero tanto grave la nostra situazione? Mi sono giunte voci sconcertanti riguardo a scontri atroci nei quali abbiamo avuto la peggio... è vero, dunque, tutto ciò?”
Feci una breve pausa... avvertivo gli occhi dell’uomo su di me ed ebbi la chiara sensazione che lui stesse valutando me, non meno di quanto io stavo valutando lui.
“Vedete...” proseguii poi “mi trovo in una situazione alquanto spiacevole! Il duca Rauger, che Dio l’abbia in gloria, ci ha lasciati solo da pochi giorni, e tuttavia pare che la situazione stia precipitando di momento in momento... ritengo dunque che non sia più il caso di tergiversare! Occorre prendere provvedimenti, occorre muoversi e occorre farlo in fretta!”
Modulavo la voce con un tono delicato e vagamente sommesso, ma vi era un’imperiosa nota di urgenza in essa che ben si poteva distinguere.
“Vi ho chiesto di venire da me, Capitano Monteguard, perché sono a conoscenza della stima che il duca Rauger aveva per voi... egli vi riteneva un uomo giusto e retto, vi riteneva un uomo leale... e questa è, ai miei occhi, già una buona carta di presentazione! ...Perché voi capirete che, in una simile circostanza, una donna nella mia condizione deve sapere con assoluta certezza su chi poter fare affidamento! Voi certo capirete che, di questi tempi, la fiducia è una merce molto rara!”
I miei occhi, che fino a quel momento erano rimasti fissi sul volto del mio interlocutore, si mossero lentamente verso le sue mani, come a voler cercare segni di inquietudine o di indisposizione... ma non mi parve di scorgerne, così li rialzai.
“Ho da poco ricevuto la notizia dell’imminente ritorno di mio marito dal suo viaggio!” esclamai improvvisamente “Ne sarete a conoscenza!”
Questa volta mi parve di scorgere un breve lampo nei suoi occhi, anche se non avrei sapute dire dovuto a cosa, ma fu tanto rapido che avrei anche potuto immaginarlo.
“Sarò molto chiara con voi, Capitano...” continuai “Voi vivevate qui già da prima del mio arrivo, dunque suppongo che conosciate molto bene l’indole del mio adorato consorte! Egli, lo sapete, è uomo irruento e impulsivo... sconsiderato, perfino! E’ uomo che non conosce mezze misure e che difficilmente piega la sua indole alla ragione o a qualsiasi altro equilibrato sentimento...”
Percepii una nota vagamente amara nella mia voce che forse notò anche l’uomo che mi stava di fronte, tuttavia il suo sguardo nel mio era indecifrabile.
“Ciò nondimeno egli è il legittimo erede di lord Rauger! E’ l’unico suo discendente e dunque l’unico suo possibile successore... Egli è, definitivamente, il solo che possiede il sacro diritto di reclamare il ducato! Gli altri sono nient’altro che usurpatori!”
La mia voce si spense e un denso silenzio calò nella sala... mentre, distrattamente, le mie dita si stringevano intorno al medaglione che portavo al collo, quasi a voler proteggere il volto che vi era raffigurato all’interno.
Osservai quel silenzio per qualche minuto, poi ripresi...
“Come dicevo poc’anzi, Capitano, la fiducia è una merce rara, di questi tempi... tuttavia, ritengo di potervi offrire la mia. Avrò in cambio la vostra fedeltà?”
Lo scrutai ancora per un attimo, mentre il mio sguardo su di lui si fece ancora più intenso...
“Desidero che offriate quell’assoluta fedeltà a mio marito quando giungerà! ...Posso fidarmi di voi, Capitano Monteguard?” domandai lentamente.

Guisgard
24-03-2011, 01.04.50
A quelle ultime parole di Talia, il capitano Monteguard si alzò di scatto.
“Milady…” cominciò a dire “… ho dedicato la mia vita alle armi ed alla cavalleria… e tutto questo è cominciato da quando entrai, anni fa, nei cadetti ducali… ho servito lord Rauger per anni… e farò altrettanto con suo nipote… e con qualsiasi altro membro di questo casato… compresa voi…”
Si avvicinò ad una delle semicolonne che, slanciate, salivano fino alla piccola volta, restando per qualche attimo in silenzio.
“Molti credono che il sangue sia un vincolo ereditario…” riprese “… capace di trasmettere valori, principi e virtù… io ho imparato che questo non sempre è vero… conosco l’indole di vostro marito… è molto diversa da quella del suo grande zio… ma resta uno dei Taddei… ed avrà sempre la mia fedeltà e quella di tutti i miei uomini!”
Si voltò poi verso la ragazza ed aggiunse:
“Siate sincera, milady… temete per la vostra vita? Vi sentite abbandonata in una terra che non vi appare come vostra?”

Guisgard
24-03-2011, 01.29.23
Ravus sorrise a quelle parole di Morrigan.
"Milady, Maria Maddalena si riteneva apostola di Cristo non meno di quanto lo fossero gli altri undici! E prima ancora Giuditta diede prova di grande audacia al popolo prediletto! Come vedete, spesso, l'Onnipotente si serve di voi donne per attuare i Suoi scopi! Prego, fateci strada e ci lasceremo guidare da voi per giungere al castello di lord Astalate.
Così, il gruppetto, sempre tenuto sotto controllo dalla misteriosa Melisendra, giunse presso il castello di Astalate.
Qui fu ricevuto degnamente dal nobile barone di re Artù.
Ravus chiese poi a coloro che lo scortavano ed alla giovane Morrigan di attenderlo nella sala, poichè aveva cose molto urgenti e delicate da riferire a lord Astalate.
Ed udendo il tono del chierico, Morrigan sentì una viva inquietudine attraversare il suo cuore.
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Morrigan
24-03-2011, 02.10.27
Arrivare fino al palazzo era stato semplice e veloce.
Poche parole per la via e nessuna degna di essere riportata.
Morrigan aveva buone ragioni per non parlare e il chierico troppi pensieri per poter interrogare quella straniera.

Quando furono accolti nelle sale, Ravus chiese ai suoi uomini e alla stessa Morrigan di attenderlo, perchè aveva cose molto urgenti da riferire a lord Astalate.
Quella richiesta la turbò parecchio e per qualche istante la ragazza rimase pensierosa. Ravus si era rivolto a lei in maniera diretta, come se avesse dato per assodato che lei lo avrebbe atteso, che lei sarebbe stata ancora lì quando lui fosse tornato da quell'importante incontro. Cosa l'aveva spinto a credere che lei lo avrebbe fatto?
Le aveva chiesto di accompagnarlo, e lei lo aveva condotto al castello... non aveva altri obblighi verso quell'uomo. Si guardò intorno. Con lei solo gli uomini che scortavano Ravus e un paio di guardie e valletti. Poteva benissimo girare i tacchi e andare via, infilando la strada del ritorno. Chi poteva dirle nulla, o avere la pretesa di arrestarla? Diamine, era pur sempre una duchessa, sebbene avesse scelto di vestire panni non proprio consoni al suo stato!

Ma proprio nell'istante in cui meditava di quella decisione, sentì un brivido che le percorreva il fianco e un cupo bagliore, così fulmineo da essere scorto appena, attraversò l'aria della sala, e Morrigan a quel segno fu colta da una viva inquietudine...

"Che succede, Samsagra?" mormorò, carezzando piano l'elsa della spada "Vuoi forse dirmi qualcosa? Pensi che forse questa possa essere la giusta direzione, stavolta?"

Chiuse gli occhi un istante, respirò profondamente, quindi con passo deciso si diresse verso gli uomini di Rufus.

"Signori, ho visto i segni di una grande inquietudine impressi sul volto di Padre Ravus, e non è più segreto per nessuno qui a Camelot che gravi eventi stiano accadendo... ditemi, vi prego, per la cortesia che vi usato prima... cosa sta succedendo? E perchè siete venuti fin qui con tanta urgenza?"

Talia
24-03-2011, 02.55.39
Osservai l’uomo per un istante, in silenzio, poi lentamente mi alzai a mia volta...
“Capitano...” dissi “Se vi dicessi, in simili circostanze, di non temere per la mia sorte starei mentendo o, peggio ancora, sarei un’incosciente! Tuttavia, vedete, in questo momento e alla luce dei recenti fatti, trovo che i miei personali sentimenti siano alquanto irrilevanti!”
Alzai allora gli occhi sul suo volto e ricambiai quello sguardo indagatore per un attimo, infine gli sorrisi...
“Grazie per il vostro tempo, Capitano!” dissi poi... lentamente gli voltai le spalle e mi avvicinai alla finestra.
“Oh, Capitano...” lo richiamai prima che se ne andasse, ma senza più guardarlo “Vogliate avere la compiacenza di tenermi informata di ogni, pur minima, novità!”
La pioggia continuava a cadere fitta e incurante di tutto... la fissai per un tempo indefinito.
Pascal mi si avvicinò silenziosamente e prese piano a strusciarsi contro il mio abito.
Ad un tratto, nel cortile sottostante, oltre il muro fitto di pioggia che mi schermava la vista, mi parve di scorgere una figura immobile, che pareva fissarmi... era un cavaliere nero avvolto in un mantello rosso... ma fu soltanto una sagoma fugace e quando aguzzai la vista e mi concentrai su quel punto, l’immagine era già sparita!
‘Un’allucinazione!’ mi dissi ‘E’ stato solo uno scherzo dell’aria umida e indistinta, della stanchezza, della preoccupazione...’
Eppure ciò, inspiegabilmente, mi causò un vago senso di disagio che mi si insediò nel cuore e non mi abbandonò per molto tempo.

Guisgard
24-03-2011, 03.00.57
Nel frattempo, al palazzo ducale, Cavaliere25 seguiva la guardia per giungere alla caserma.
"Divenire cavaliere? Talvolta non basta un'intera vita, ragazzo!" Disse la guardia rispondendo alle domande del giovane.
"Bella domanda, ragazzo mio!" Intervenne all'improvviso un altro cavaliere. "Mi sei simpatico e voglio darti un consiglio gratuito... il segreto per diventare un vero cavaliere sta nel modello che sceglierai di seguire! Punta quindi al migliore e sarai giù a metà strada. Fidati! Dico bene, Pasual?" Chiese poi al compagno steso sotto uno dei portici del cortile.
"Ben detto, amico mio." Rispose questi senza aprire gli occhi.
"Sentito, ragazzo? Io sono sir Finiwell, detto anche il cavaliere senza paura! Appena avremo qualche giorno di licenza ti narrerò qualcuna delle mie imprese!"
"Devo condurre questo giovane da sir Gervan..." disse la guardia che accompagnava Cavaliere25 "... deve entrare nei cadetti."
"Allora il vecchio Gervan ti darà qualche buon consiglio, tranquillo!" Esclamò Finiwell, per poi ritornare a sedersi accanto all'amico Pasual.
"Per quel giovane sono già un idolo. Lo sento!" Aggiunse quando fu di nuovo accanto al suo compagno. "Non credi anche tu, Pasual?"
"Si, è evidente." Sentenziò con indifferenza l'altro.
Poco dopo Cavaliere25 fu al cospetto di sir Gervan.
"Questo è un nuovo apprendista." Disse la guardia. "Il capitano vuole che entri nei cadetti."
"Bene, seguimi, ragazzo e ti mostrerò gli alloggi dei cadetti." Fece Gervan.

Melisendra
24-03-2011, 03.07.16
Seguire l'uomo scortato dai suoi uomini e da quella donna guerriera era stato facile, ma entrare nel palazzo si stava rivelando un'impresa superiore alle mie forze. Una volta passato il blocco all'ingresso, mi trovai a nascondermi dietro un arazzo, mentre il chierico scompariva dietro una pesante porta che, quasi sicuramente, conduceva alla sala di ricevimento del Lord.
Una cosa mi pareva certa: tanta fretta e tali misure di sicurezza dovevano ben valere le informazioni che si sarebbero scambiati quegli uomini durante il colloquio.
Osservai il manipolo in attesa... pareva compatto e determinato. Solo la donna malcelava una sorta di fastidio, accarezzando la spada come se si fosse trattato del dorso liscio di un gatto.
Sentii le forze improvvisamente avere un nuovo tracollo e rimpiansi la fretta e maledii quella sciocca emotività che mi aveva fatto agire di impulso. Seguire un chierico, la sua scorta e infilarmi dietro un arazzo? Dannazione, un po' di buonsenso... avrei dovuto semplicemente seguire l'uomo più tardi fino ai suoi alloggi e... Il pensiero si interruppe a metà... qualcuno si stava avvicinando al mio nascondiglio. Rumore di passi. Trattenni il respiro.
Una voce femminile esordì:
"Signori, ho visto i segni di una grande inquietudine impressi sul volto di Padre Ravus, e non è più segreto per nessuno qui a Camelot che gravi eventi stiano accadendo... ditemi, vi prego, per la cortesia che vi usato prima... cosa sta succedendo? E perchè siete venuti fin qui con tanta argenza?"
Ottima domanda, almeno avrei scoperto se stavo seguendo le persone giuste... Mi strinsi sempre di più contro il muro, respirando sommessamente l'aria viziata.

Guisgard
24-03-2011, 03.43.53
Gli uomini di Rufus osservarono Morrigan e uno di loro disse:
"Cosa succede? Non avete udito l'araldo in piazza? A Capomazda sta succedendo di tutto. Il male sembra attaccare da ogni dove... persino dall'Aldilà!"
"Stai zitto!" Lo richiamò l'altro. "Come al solito parli troppo!"



Intanto, nel palazzo ducale di Capomazda, Talia era con il capitano Monteguard.
"Milady..." disse questi "... non pensate alle battaglie... se ne occuperanno le nostre armate... e, statene certa, vi difenderanno a costo della vita... comunque, se è questo ciò che chiedete, si, vi informerò personalmente di ogni novità..."
"Capitano!" Chiamò all'improvviso una guardia.
"Cosa c'è?"
"Tra poco il duca giungerà a palazzo! Siamo tutti in attesa delle vostre disposizioni per accoglierlo!"
"Arrivo." Rispose il capitano. "E' giunta l'ora, milady..." disse poi alla ragazza prima di congedarsi da lei.

Melisendra
24-03-2011, 04.07.48
"Cosa succede? Non avete udito l'araldo in piazza? A Capomazda sta succedendo di tutto. Il male sembra attaccare da ogni dove... persino dall'Aldilà!"
Quelle parole mi fecero quasi tenerezza e mi strapparono un mezzo sorriso. Che ci facevo ancora dietro l'arazzo?
"Dall'Aldilà... ben detto!", dissi, scostando i lembi dell'arazzo. Ero quasi certa che presto mi sarei trovata addosso tutte le lame presenti in quella sala, ma ormai non potevo sperare di celare la mia presenza oltre. Tanto valeva scendere in campo aperto... almeno avrei smesso di respirare polvere.
Con un gesto feci ricadere il cappuccio sulle spalle e mostrai il volto.

Guisgard
24-03-2011, 04.18.29
Lord Astalate ricevette subito in privato e con gioia l’abate Ravus.
“Cosa vi conduce nella mia dimora, monsignore?” Chiese il nobile.
“Eh, mio buon amico…” rispose con aria dimessa il chierico “… sono momenti tristi questi… prima la morte del duca Rauger, poi la ribellione di lord Cimarow…”
“Si, conosco i fatti di cui parlate… ho dato ordine di raggruppare cavalieri da ogni dove per mandare rinforzi al ducato di Capomazda.”
“Ed il Cielo ve ne renderà merito, milord!”
“In realtà non è solo per Carità Cristiana che ho fatto ciò…” disse Astalate “… se i Taddei perdessero il potere a Capomazda, temo che in tutta la regione sorgerebbero focolai di ribellione…”
“E proprio alla morte di sua signoria si deve la mia visita qui oggi, milord.”
“Vi ascolto.”
“Sapete che io sono stato da sempre il confessore del defunto duca” cominciò a dire il chierico “e quindi ben conosco la travagliata storia dei Taddei…”
“Stirpe tanto nobile quanto bellicosa.” Osservò Astalate.
“Ma anche maledetta, secondo ciò che si narra…”
“Andiamo, monsignore!” Esclamò Astalate. “Siete uomo di Fede e non crederete a queste superstizioni!”
“Milord, non credo a favole e leggende, ma in ciò che sento e vedo. Sua signoria, dopo la morte di sua moglie, lady Roselide, avvenuta pochi giorni dopo le nozze, aveva lasciato il palazzo di Capomazda, chiudendosi quasi come un eremita in un castello a poca distanza dall’antica dimora della sua stirpe. L’aveva fatto perché, come mi raccontava spesso, ogni cosa in quel palazzo gli ricordava l’amata moglie troppo presto perduta. E per trent’anni aveva vissuto lontano dal palazzo ducale. Fino a pochi mesi fa, quando decise di farvi ritorno.”
“E come mai questa decisione?” Chiese Astalate.
“Perché voleva morire, come egli stesso mi disse, nella casa dei suoi antenati. Voleva trascorrere là la sua vecchiaia, per spegnersi serenamente. E prima di tutto questo organizzare le nozze di suo nipote ed erede con lady Talia, principessa di Sygma. Ma pochi mesi dopo quel matrimonio, la tragedia che ben conosciamo…”
“Già, una tragedia.”
“Il duca non credeva a quell’antica maledizione… o per meglio dire, non se ne curava… e questo credo sia normale per un uomo che, dopo aver perso la donna amata, ben poco aveva da chiedere alla vita…”
“Avanti, arrivate al punto, monsignore!”
“Vi è un antico manoscritto, custodito nel palazzo ducale, dove si narrano i fatti che secondo la leggenda causarono l’orrenda maledizione… credo dovreste ascoltarlo…”
“So che non ho altra scelta…” disse rassegnato Astalate “… avanti, vi ascolto…”
Ravus cominciò a leggere il manoscritto:

Ecco l’origine e la causa delle nostre sciagure.
Avvenne che circa 200 anni fa le nostre armate conquistarono le terre di Sygma.
Per sancire la fine delle ostilità fu cosi combinato il matrimonio tra Ardeliano, erede del ducato, e Gyaia, principessa di Sygma.
Ma il rampollo dei Taddei non amava la bella principessa e finì per trascurarla.
Fino a quando, una infausta sera, la giovane infelice e sconvolta abbandonò il palazzo.
Non trovandola, forse a causa del dolore, Ardeliano comprese finalmente i suoi veri sentimenti.
Ma la nutrice di Gyaia, Olyana, attese ed affrontò Ardeliano.
“Tu, dannato…” gridò “… tu sei responsabile del dolore di quella ragazza… e sarai responsabile della sua anima… come della tua! Io, davanti al Cielo, ti maledico per non aver riconosciuto il vero amore ed aver condannato questa giovane che ti amava più della sua stessa vita all’infelicità! Pagherai, per sempre tu e la tua discendenza! Quando incontrerete il vero amore, esso vi sarà strappato via… insieme alla vita! Lo giuro su…”
“No!” Gridò il duca, afferrandola per il braccio con cui la donna invocava l’oscuro maleficio.
Un attimo dopo, chiamò i suoi servi e con loro, portandosi dietro i cani, si lanciò nella brughiera per ritrovare quella ragazza che troppo tardivamente aveva capito di amare.
Ma, per la disperazione, Ardeliano si allontanò dai suoi servi e con i suoi cani cercò di raggiungere la giovane nella brughiera avvolta dalle tenebre.
Poco dopo i servi raggiunsero i cani, che, come spaventati, ansimavano attorno ad un fossato, nel quale giacevano i corpi senza vita di Ardeliano e Gyaia.
Sui loro volti era impressa un’espressione di disperata paura.
E proprio in quell’istante una sagoma a cavallo, spaventosa e misteriosa, apparve in lontananza.
I servi a quella visione fuggirono via.
Chi riuscì a raggiungere il palazzo ducale non fu in grado di riacquistare più il senno.
Questo è ciò che si narra sull’origine del flagello che perseguita la nostra famiglia da diverse generazioni.
Altri nostri predecessori e successori di Ardeliano hanno visto finire tragicamente le loro vite e tutti avevano da poco conosciuto le gioie dell’amore vero.
E le loro morti furono tutte impresse da quel medesimo marchio di orrore sui loro volti.
Qualcosa di oscuro forse davvero perseguita la nostra stirpe.
Qualcosa che sembra volerci legare ad un destino di morte, senza la gioia più grande: Amore.
Ecco perché questa maledizione ha preso il nome di Gioia dei Taddei.

In fede

Conelia de Taddei, granduchessa di Capomazda, suddita di sua maestà e serva di Dio.

“Ecco, questo è il manoscritto che narra di quella maledizione.” Mormorò Ravus mettendo a posto quel documento. “Lady Conelia trascrisse queste notizie mentre cercava spiegazione per le tragiche morti di diversi suoi predecessori.”
Astalate fissò con sufficienza il chierico.
“E al di là di ogni nostra logica convinzione e opinione…” aggiunse questi “… resta il fatto, chiaro ed indiscutibile, che lord Rauger è morto nello stesso identico modo descritto da questo manoscritto vecchio di un secolo…”

cavaliere25
24-03-2011, 09.55.35
chinai il capo e girandomi verso la guardia che mi aveva accompagnato alla caserma la ringraziai e dissi spero di rivedervi presto signore e mi rigirai verso Gervan per seguirlo negli alloggi mentre lo seguivo gli dissi mi sembrate tutte brave persone spero di imparare molto da voi qui e rimasi in silenzio.

Actea
24-03-2011, 15.47.31
"Così è quella la sposa di mio fratello?": pensai. Si molto graziosa ma spero anche giudiziosa. lui si merita il meglio.
L'avevo vista entrare nel castello dal giardino ma x la mia forte timidezza non avevo avuto il coraggio di salutarla e presentarmi. Ci avrebbe pensato mio fratello ai convenevoli.

Lady Dafne
24-03-2011, 20.00.19
In una modesta casetta entro le mura di Capomazda viveva la giovane moglie di Friederich uno dei più giovani tra cavalieri del duca. La giovane era originaria di Camelot e dal giorno del matrimonio, avvenuto quattro mesi prima, aveva lasciato amici e familiari per seguire l'amato sposo. Ora lei aspettava il suo ritorno dato che nel cuore della notte, mentre dormivano abbracciati, il marito era stato richiamato con urgenza in servizio. Dafne, questo era il suo nome, sperava che Friederich tornasse presto, c'erano grosse novità per lui!

Dafne stava china sul focolare, stava preparando quello stufato che tanto piaceva al marito, erano passati dieci giorni da quando Mellow le aveva portato una triste notizia ma ancora si ostiava ad attendere...

"Sì? Chi è?" disse Dafne immaginando, dopo aver sentito bussare alla porta, che Friederich fosse arrivato
"Lady Dafne, aprite sono Sir Mellow!"
Dafne, un po' stupita aperse la porta...
"Signora, sono tornato ora dalla missione per la quale era stato chiamato anche vostro marito..."
"Sta bene vero? Mio marito sta bene?! Parlate!!!"
"Milady, vostro marito è caduto a mezzogiorno mentre combatteva con onore per Capomazda...." e mentre diceva questo si fecero avanti quattro soldati che reggevano una barella sulla quale giaceva il corpo immobile di Sir Friederich.
"No!! Noooo, Noooo!!" Dafne si getto in lacrime sopra il viso del marito "Friederich alzati, alzati non puoi lasciarmi ora!!! Friederich, io...io aspetto un figlio!"

Guisgard
24-03-2011, 20.15.57
Melisendra apparve come dal nulla.
Tanto velocemente che per un istante i presenti restarono meravigliati da quella visione.
"Chi siete?" Chiese uno degli uomini del chierico.
Ma proprio in quell'istante giunsero le guardie di Astalate.
"Non muoverti!" Ordinarono gli uomini armati. "Fai solo una mossa e sei morta!"
Un attimo dopo, richiamati dalle grida, arrivarono Astalate e Ravus.
"Chi siete voi?" Chiese il nobile alla misteriosa donna che finalmente mostrava il suo bellissimo volto.
http://www.games.it/gallery/foto/screenshot/a-f/final-fantasy-xiii/final-fantasy-xiii-8_3.jpeg?-3600

Talia
24-03-2011, 20.18.17
Le parole della guardia e poi quelle del capitano fecero lentamente breccia nella mia mente, ancora tutta presa da quella sagoma che mi era parso di vedere dalla finestra... e in un istante la riempirono totalmente, cacciando via tutto il resto.

"Capitano!" ... "Tra poco il duca giungerà a palazzo! Siamo tutti in attesa delle vostre disposizioni per accoglierlo!"
"Arrivo." Rispose il capitano. "E' giunta l'ora, milady..." disse poi alla ragazza prima di congedarsi da lei.

Stava arrivando...
Non avrei saputo dire che genere di sensazioni quella notizia causò dentro di me... emozione, ansia, una sorta di incosciente felicità... e poi quella paura, dilagante e incontrollata!
Quella paura che era nata nel mio cuore dopo la sua partenza improvvisa, a neanche un mese dal matrimonio... quel sordo dolore e quel senso di disagio che allora avevo provato tornarono in quell’istante ad impadronirsi totalmente di me.
Rimasi da sola in quella stanza per parecchi minuti, cercando di mettere insieme le idee... giocherellando nervosamente con quel medaglione... cercando un modo, uno qualsiasi, per sfuggire a quel turbinio di sentimenti potenti e contrastanti...
Eppure non c’era una via d’uscita!
Lentamente mi strinsi nel leggero scialle di seta e mi avviai verso la porta... sarei scesa ad attenderlo nel cortile!
Pascal mugolò forte, quasi volesse dimostrare scontento, ma ugualmente si accinse a seguirmi.

Guisgard
24-03-2011, 20.28.43
Ma proprio mentre Gervan si accingeva a mostrare gli alloggi a Cavaliere25, si udirono i primi squilli di tromba.
"Presto, sua signoria sta per entrare a palazzo! La carrozza è già a Capomazda!" Gridò qualcuno.
Poi il segnale che chiamava l'adunata dei cavalieri.
"Ragazzo, ti mostrerò tutto dopo!" Disse Gervan. "Tu resta tra i paggi e non muoverti. "Tra qualche istante potrai vedere il tuo nuovo signore!"
E raggiunse gli altri cavalieri con a capo il capitano Monteguard.

Guisgard
24-03-2011, 20.45.16
La brughiera appariva silenziosa, come se il crepuscolo avesse portato con sè una strana inquietudine.
Come se stesse per accadere qualcosa.
Ad un tratto le grida della gente destarono la tranquillità della casa di Dafne.
"Il duca! Il duca!" Si udiva per le strade. "Tutti sotto le mura del palazzo a rendere omaggio al nostro signore!"
"Si, con lui ora quel traditore di Cimarow ci penserà due volte prima di attaccarci!"
"Mamma, mamma..." chiedeva un bimbo a sua madre "... perchè tutti gridano?"
"Perchè è tornato il duca, figlio mio!"
"E chi è?"
"E' la risposta alle nostre preghiere, piccolo mio!"
E questa eccitazione generale incuriosì la giovane Dafne.

cavaliere25
24-03-2011, 21.26.49
corsi a mettermi tra i paggi e rimasi fermo e immobile ero tutto agitato non sapevo più cosa stava accadendo rimasi con lo sguardo dritto aspettando che arrivasse quella persona che doveva essere il capo in persona.

Lady Dafne
24-03-2011, 22.09.56
Fermento e chiacchiericcio distolsero Lady Dafne dai suoi tristi pensieri.
Quasi senza accorgersene uscì dalla sua casa e si incamminò verso la via principale dove un corteo di cavalieri con i loro cavalli iniziava a sfilare.
"Il Duca!" pensò "forse è a lui che devo chiedere che fine ha fatto mio marito, tutti gli altri mi dicono che è morto. Non è vero! Il mio Friederich sarà sicuramente con il Duca!".
E intanto Dafne cercò di farsi largo tra la folla per aggrapparsi a quell'ultima speranza!

Melisendra
24-03-2011, 23.11.36
"Dite ai vostri uomini di abbassare le armi... son pur solo una donzella..." sussurrai ironica, scostando gentilmente la punta delle alabarde con la mano nuda e muovendo qualche passo verso il Lord.
Una volta in prossimità mi inchinai e lo guardai fisso negli occhi, cercando di leggervi dentro. Colsi del turbamento, chiaramente avevo interrotto un incontro importante.
"Milord, sono Melisendra, l'incantatrice. Le lunghe peripezie che mi hanno condotto a Camelot sembrano intrecciarsi con le vostre attuali disavventure. Ebbene, mio signore, giacchè non amo girare troppo intorno alle questioni vi dirò che nulla so delle vostre scaramucce territoriali e degli intrighi politici che gravano su Capomazda, ma sono intreressata a un uomo... il cavaliere che cavalca con lo stendardo del gufo nero... ho ragione di credere che davvero si siano spalancati i cancelli dell'Aldilà, poichè ero convinta che non fosse più su questa terra da diverso tempo... qualunque cosa lo abbia tenuto in vita grava su di voi come una minaccia." Fissai bene lo sguardo nei suoi occhi... non batteva ciglio. Continuai. "So molto bene che le creature della mia specie non brillano per credibilità... siamo un genere raro... e so che oltre ogni dubbio le voci sulle mie origini mi precedono... è vero: sono frutto delle arti oscure, ma ho rinnegato quella strada e vivo secondo le regole degli uomini." Potevo sentire la tensione crescere a quelle parole e lo sguardo del chierico scrutarmi di sottecchi. Avanzai ancora di qualche passo e gli girai intorno... dacchè ricordavo il mio vecchio signore mi aveva sempre messa in guardia dai chierici... ero incuriosita di averne uno così in prossimità, ma rivolsi nuovamente il mio sguardo al nobile signore che mi stava innanzi.
"Vengo al vostro cospetto, Lord Astalate, per offrirvi i miei servigi...poiché io conosco bene l'animo oscuro di Le Gouf e l'incanto della sua armatura, oso sperare che non sprecherete tale opportunità per timore di fidarvi di me."
Mi fermai di fronte al suo sguardo concentrato. Mi stava studiando, almeno tanto quanto io avevo studiato lui. Gli sorrisi e mi inchinai nuovamente.

Talia
25-03-2011, 00.21.32
Quando giunsi nell’ampio cortile del palazzo, nonostante il fremito che mi scuoteva l’anima, non potei non notare subito l’ansioso fermento che dominava la scena...
I cavalieri, con in testa il capitano Monteguard, si stavano schierando in fretta proprio di fronte all’ingresso. Decine di paggi erano stati fatti sistemare a destra e a sinistra dell’alto e pesante portone del palazzo, oltre il quale potevo gettare appena un occhio alla strada cittadina, già gremita di persone.
Io presi lentamente a scendere l’ampia scala, unico accesso dal cortile ai piani superiori, studiando con attenzione ognuno dei volti che i miei occhi incrociavano... c’era aspettativa in molti visi, apprensione in alcuni e timore in altri, ma in tutti mi parve di leggere una vivace curiosità.
Mi chiesi cosa avessero potuto vedere nel mio, se qualcuno avesse voluto osservarlo anche solo per un attimo... eppure, forse, il mio viso in quel momento sarebbe stato il più difficile da decifrare!
Scesi, dunque, tutta la scala e solo alla fine mi fermai, immobile, in piedi sull’ultimo gradino...
Pascal, che mi aveva seguita fino lì, si acquattò al mio fianco e prese a mugolare sommessamente con uno strano verso, un ringhio quasi, simile ad un risentito brontolio...
“Basta, Pascal!” mormorai, in un sussurro appena percettibile “Smettila!”
Mi strinsi, allora, nello scialle e rimasi in attesa, con gli occhi fissi sul portone dal quale da un momento all’altro il nuovo duca doveva entrare...
E di momento in momento il cuore prese a battermi sempre più forte, tanto che temevo quasi quei cavalieri potessero udirlo.

Guisgard
25-03-2011, 01.04.59
La carrozza correva rapida attraverso la vasta campagna, resa luminosa dalla pioggia caduta per tutto il giorno.
Una leggera foschia, come un delicato velo, pareva levarsi piano piano da quel verdeggiante manto, mentre un intenso profumo di campo invadeva l’aria.
“La morte di lord Rauger ha gettato tutto il ducato nel caos.” Disse Izar.
“Già e quel traditore di Cimarow ha subito approfittato della situazione!” Gli fece eco il fedele August.
L’uomo che stava seduto di fronte ai due ascoltava quasi svogliato le loro parole.
“Milord, ora tutto dipende da voi!” Esclamò Izar. “Il popolo ha bisogno di una guida e solo voi potete sostenere le grandi prove che ci attendono!”
“Vedremo…” mormorò quasi con indifferenza l’uomo. “Ma, piuttosto… cosa cerca lord Cimarow? Terre? Denaro? Potere?”
“Vuole Capomazda, milord!” Rispose August. “Sa che dopo la morte del duca il ducato è debole!”
“Non sapevo che possedesse armate in grado di attaccare le terre del suo signore.”
“Quel dannato dispone di una forza bellica davvero temibile, milord!”
“August, vuoi dirmi che altri baroni si sono uniti a lui?” Chiese l’uomo.
“No, nessuno ha osato mettersi contro di noi…” rispose August “… non ancora almeno…”
“Allora da dove deriva questa sua forza?”
“Quel maledetto ha assoldato dei mercenari… la Legione degli Imperiali!”
“Mai sentiti…”
“Sembra siano dei guerrieri formidabili.”
“Appena giunti a Capomazda” intervenne ad interromperli Izar il filosofo “ci sarà subito la vostra nomina, mio signore… è inutile attendere ancora… la presenza di un nuovo Arciduca farà di certo comprendere alle armate di Cimarow che il nostro ducato è tutt’altro che in ginocchio!”
“E… le ricchezze di Capomazda?” Chiese all’improvviso l’uomo.
“Quelle appartengono alla stirpe” rispose Izar “e quindi a voi, che siete l’ultimo dei Taddei, milord.”
“Chi le custodisce?”
“Sono sotto il controllo dell’abate Ravus, il confessore di vostro zio. L’intero tesoro della stirpe è conservato nella Cappella della Santa Vergine.”
L’uomo sorrise compiaciuto.
“Eccoci giunti, milord.” Disse August.
La carrozza così fu fatta entrare nel palazzo.
Ad attenderla vi erano i cavalieri con il loro capitano, Monteguard, alcuni baroni, servi e servitori, lady Actea de Taddei ed ovviamente lady Talia.
E quando la porta della carrozza si aprì le trombe squillarono e un araldo cominciò a recitare:
“Il figlio del vento… il magnifico, il magnanimo, il migliore!
Il prediletto del Cielo… il campione della Cristianità e vassallo della Chiesa!
Il prescelto di San Michele… il primo cavaliere del regno, l’eroico!”
Allora tutti i cavalieri, al segnale di Monteguard, alzarono le lance.
“Sua eccellenza… lord Icarius de Taddei, signore delle terre e delle genti di Capomazda!” Annunciò l’araldo.
E dalla carrozza scese l’erede del ducato che dal freddo azzurro dei suoi occhi lanciò uno sguardo indecifrabile su tutti loro.
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Guisgard
25-03-2011, 01.22.03
Nello stesso istante, nel castello di sir Astalate era avvenuto qualcosa di strano.
Tutti restarono turbati dalle parole della misteriosa Melisendra.
“Un’incantatrice? Che cosa significa questo? Potrebbe essere una spia, milord!” Disse Ravus.
“Aspettate, monsignore…” cercando di calmarlo Astalate “… il Cavaliere del Gufo? Ho sentito parlare di un formidabile combattente, bardato di nero e con l’effige di un gufo… ma perché venite a dirci queste cose? Cosa centra quel misterioso cavaliere con i disordini accaduti a Capomazda? E voi chi siete veramente?”

Melisendra
25-03-2011, 02.27.33
Sospirai.
"Chi sono non posso dirvelo, poiché non ricordo nulla della mia vita prima della cattura e della lunga prigionia. Prigionia durante la quale mi macchiai di azioni che vorrei non aver commesso, al servizio di un mago, ma non posso cancellare il passato, dunque cerco la redenzione, riparando ai miei errori." Un velo di tristezza mi fece tremare la voce.
"Vissi abbastanza a lungo tra coloro che si dilettano di oscuri artifici e inganni da conoscerne le mosse... Non vi domandate per quale motivo un drappello di cavalieri ha fatto strage dei vostri soldati senza colpo ferire? Da quel che ricordo il Cavaliere del Gufo aveva scoperto un metallo incantato che non si scalfisce... non con la spada, nemmeno con arti magiche... il mio padrone, preoccupato che il Cavaliere potesse rivoltarglisi contro, mi ingiunse di usare le mie arti e ucciderlo. E così feci... la mia vita o la sua... non ebbi scelta, non ebbi mai scelta... lo lasciai esanime, dopo avergli rubato l'ultimo respiro, nelle sale del suo maniero. Ancora non so spiegarmi come possa essere sopravvissuto, ma così è stato."
Ricordai di averlo sentito aggrapparsi a me, lottare disperatamente per la vita, mentre il suo respiro si faceva più debole contro la mia bocca. Ero quasi certa di essere stata letale.
"Non posso dirvi altro, milord, so solo che se le voci sono vere e questo medesimo uomo è ora a capo dei mercenari, allora vi trovate di fronte un temibile avversario... affrontarlo in campo aperto vi varrà solo un'altra strage di uomini." Il chierico mi guardava con diffidenza.
"Non posso convincervi che non sono una spia se non affidandovi queste informazioni...e vi posso dire che i vostri nemici sarebbero lieti di uccidermi o, che io possa piuttosto morire, rimandarmi in catene dal mio padrone."
Prospettiva davvero esaltante, ma in quel momento la mia vita era nelle loro mani. Non avrei avuto le forze necessarie per oppormi a una cattura. Non mi restava altro che attendere la risposta del Lord.

Guisgard
25-03-2011, 02.58.29
“Cos’altro dobbiamo udire da questa donna?” Disse Ravus. “Se non è una spia è una strega! E sono certo che è stato il nostro nemico ad averla inviata a noi!”
Astalate rifletteva in silenzio.
“Milord, fate qualcosa!” Lo esortò il chierico.
“Come siete a conoscenza di fatti che riguardano la guerra di Capomazda?” Chiese Astalate a Melisendra. “E chi è questo vostro padrone?”
“Ella ne è l’amante, milord!” Intervenne Ravus. “E sarà sicuramente una relazione sacrilega e perversa! Imprigionatela o sarà la nostra rovina, temo!”
“Non siate impulsivo, monsignore… è vero, molte cose appaiono strane anche a me… ma vi è del buono in ciò che dice questa donna…”

Morrigan
25-03-2011, 06.12.40
"Stai zitto!" Lo richiamò l'altro. "Come al solito parli troppo!"

Istintivamente, Morrigan inarcò il sopracciglio e lanciò uno sguardo penetrante all'uomo che era stato zittito... uhmm... interessante... questa faccenda sembra fin troppo intrigante... maledetta curiosità...

"Ah, Morrigan! Ricordatelo sempre... la curiosità uccise il gatto!"
La bambina sgranò i grandi occhi ambrati e lo fissò dal basso.
"E che importanza ha?" rispose con uno sguardo caparbio "In fondo era solo un gatto!"
L'uomo sorrise gentilmente di fronte al labbro imbronciato della bambina, che lo guardava assai contrariata di essere stata sorpresa in quella marachella. Di certo si aspettava di essere sgridata per essere andata di nascosto nell'antica biblioteca. Il suo precettore le aveva proibito di andare a giocare in quel luogo. Ma inaspettatamente non giunse dall'alto alcuna punizione. L'uomo si chinò garbatamente e la prese tra le sue braccia, sollevandola come se fosse stata una bambola.
"Dimmi, su... cos'è che stavi cercando?"
La bambina lo fissò un istante, come indecisa se fidarsi o meno di quella proposta così amichevole.
"Cercavo quel libro con tante figure... quello che guardavi l'altra sera vicino al camino"
L'uomo sorrise.
"E' questo che volevi vedere? Andiamo, lo guarderemo insieme!"
La condusse con sè vicino allo scrittoio, la mise a sedere sulle sue gambe e con una mano prese a sfogliare il grande libro.
"Guarda, Morrigan..."
Con la mano le indicava il grande stemma, pieno di colori e ornato di rampanti creature fantastiche.
"Questo è il simbolo della nostra famiglia, e questo..." proseguì voltando la pesante pagina di pergamena "questo è il nostro ducato, che si estende da questa collina fin qui, sul mare"
Con l'indice scorreva carezzando i colori, la terra bruciata, il verde, l'azzurro.
La piccola Morrigan lo seguiva rapita da quei tratti. Nella sua mente quel semplice disegno diventava lo sfondo di una favola, o lo scenario per una delle sue storie fantastiche.
"Quando avrò un cavallo, lo attraverserò tutto in un minuto!" esclamò infine, soddisfatta della propria trovata.
L'uomo rise, divertito.
"Ti occorrerà un cavallo alato, come quello di Perseo!"
Lei lo fissò serissima, con quella profonda caparbietà che mostrano spesso i bambini.
"Perchè, non posso averlo anche io un Pegaso?"
Lui non rispose, guardandola stranito, che se in quell'espressione avesse colto qualcosa di familiare, qualcosa di tenero e doloroso al contempo. E Morrigan, cogliendo istintivamente quello sguardo, non attese nemmeno la sua replica e concluse:
"Zio Morven, io posso avere tutto quello che voglio!"

Quell'immagine le passò per la testa come un lampo. Poi qualcosa la riscosse e la riportò indietro. Da un arazzo polveroso una figura si era mostrata e ora si stava facendo avanti, scoprendo il capo.
Morrigan la fissò, quasi non provò stupore. Non si era sbagliata. Era lei, quella sagoma che aveva intravisto alla locanda. Suoi erano quegli occhi che l'avevano seguita, avrebbe saputo riconoscerli senza esitazione.
La scrutò a lungo, senza parlare, adesso ancor più incuriosita dalla stranezza e dalla novità di quella situazione.
E senza dir nulla rimase in tutto quel tempo che la donna si rivolse loro.
Non conosceva con esattazza i fatti di cui ella parlava, anche se le parve di provare familiarità verso quei nomi che l'altra stava pronunciando.
Samsagra mandò un debole bagliore, che solo lei riuscì a cogliere, mentre la sala si riempiva del racconto di quella donna. A quel segnale, Morrigan tese ancor più l'orecchio a quella narrazione... che dici, Samsagra? Credi che lei potrebbe condurci a... ma no, sarebbe assurdo! Il mare è pieno di pesci!
Ma mentre ancora ragionava, al suo orecchio giunsero le vive proteste del chierico che aveva scortato:

“Ella ne è l’amante, milord! E sarà sicuramente una relazione sacrilega e perversa! Imprigionatela o sarà la nostra rovina, temo!”

“Non siate impulsivo, monsignore… "rispose il noible che chiamavano Astalate "è vero, molte cose appaiono strane anche a me… ma vi è del buono in ciò che dice questa donna…”

Non ci pensò su un istante di più. Si mosse dal gruppo e si fece avanti, mettendosi davanti a quella donna a fronteggiare tutti gli altri. allargando appena le braccia quasi a farle da scudo.

"Questa donna è con me" disse a quel punto, interrompendo il discorrere dei due uomini e attirandone l'attenzione "E' la mia compagna di viaggio, e posso garantire sulla sincerità delle sue parole. Ascoltate ciò che ha da dirvi, oppure lasciatela andare in pace"

Guisgard
25-03-2011, 20.25.52
Il duca era giunto a Capomazda e le campane della Cappella della Santa Vergine, dove i Taddei venivano da secoli elevati al rango di Arciduchi, accompagnarono il suo ingresso, sancendo la solennità di quel momento.
Il popolo, dall’esterno del palazzo, esultava e salutava colui che credeva essere il proprio liberatore.
L’intervento Divino chiamato dalle preghiere della gente del ducato.
Le guardia ducale, l’elite della cavalleria capomazdese, da sempre investita del compito di proteggere la nobile stirpe dei Taddei, salutò il suo signore alzando verso il cielo le armi.
Un attimo dopo, il capitano Monteguard, sciolse le fila dei suoi cavalieri ed ogni soldato tornò al proprio posto.
“Ora le cose dovrebbero cambiare…” mormorò Pasuan.
“Cosa intendi dire?” Chiese Finiwell. “Ti riferisci alla guerra contro Cimarow ed i suoi tirapiedi?”
“Certo, a cos’altro sennò!”
“Credi che l’arrivo del duca intimidirà quel traditore?”
“No, questo no.” Rispose Pasuan. “Ormai hanno conquistato diverse terre e ritirarsi ora sarebbe impensabile. Anche perché, dopo ciò che ha fatto, Cimarow non potrebbe mai ottenere il perdono del duca.”
“Allora cosa diavolo dovrebbe cambiare?” Domandò Finiwell.
“Possibile che debba spiegarti tutto io!” Esclamò spazientito Pasuan. “Il popolo è stanco e molti baroni sfiduciati. E non è facile combattere quando non si sa per chi farlo. Ora invece che uno dei Taddei è di nuovo a Capomazda la guerra ha uno scopo.”
“Sai cosa ti dico? Che non vedo l’ora di incontrare Cimarow sul campo di battaglia! Scommetti che lo infilzerò io?”
“Ci sto!” Rispose Pasuan. “Il solito mese di paga?”
“Stavolta scommetterei ben tre mesi di paga!” Rilanciò Finiwell. “Dopotutto ci stiamo giocando il fondoschiena di un nobile barone, qual è il nostro Cimarow! Ed io ho una gran voglia di lucidarmi gli stivali sui suoi titolati calzoni!” E rise forte.
Poi, fissando Cavaliere25:
“Ora cerchiamo di movimentare un po’ la situazione! Ehi, tu!” Chiamando proprio il giovane aspirante cavaliere. “Dico a te, vieni qui!”

cavaliere25
25-03-2011, 20.30.41
sentendomi chiamare mi voltai verso la voce e mi avvicinai e dissi mi avete chiamato signore? domandai gentilmente e aspettai che quel cavaliere mi rispose chissà cosa dovrò fare pensai dentro di me

Guisgard
25-03-2011, 20.39.31
"Molto bene, ragazzo!" Disse Finiwell sorridendo. "Vedo che la prima lezione l'hai superata alla grande! Infatti devi sempre correre quando ti chiama un cavaliere! Dico bene, Pasuan?"
"Il Cielo parla per bocca tua, amico mio." Rispose distrattamente questi.
"Infatti!" Riprese Finiwell. "Continua così e diventerai un valoroso cavaliere, ragazzo mio. Ora ascolta, saggerò subito le tue qualità. La vedi quella porta in fondo al cortile? Bene, raggiungila ed entra dentro. Vedrai che appena sarai entrato dopo pochi minuti ti raggiungerà un grassoccio individuo. E' il maniscalco e ti darà la spada che gli ho fatto riparare. Poi la porterai a me ed io ti offrirò da bere! Vai, ragazzo mio!"

Melisendra
25-03-2011, 20.56.38
Le parole del chierico mi esasperarono... perchè era sempre così difficile farsi ascoltare? Durante le mie peregrinazioni di terra in terra, ogni volta lo stesso problema... "incantatrice?" ed ecco, qualcuno pronto a oliare i ceppi, torce e forconi come se fioccassero. Esasperante... ero stanca di fuggire, di muovermi come un'ombra, nella speranza di passare inosservata.
In quella sala solo una persona mi guardava con particolare interesse e nessun timore. Mi sorpresi molto quando la donna, Morrigan, avanzò fiera nella mia direzione e...mettendosi tra me e le guardie, come a fare da scudo, disse:

"Questa donna è con me" disse a quel punto, interrompendo il discorrere dei due uomini e attirandone l'attenzione "E' la mia compagna di viaggio, e posso garantire sulla sincerità delle sue parole. Ascoltate ciò che ha da dirvi, oppure lasciatela andare in pace"

Quelle parole, quella sorta di fiducia, mi colpirono... mai nella mia vita avrei pensato di trovare comprensione in un'altra donna. La sua voce risuonò nella sala limpida come un cristallo.
Lord Astalate attendeva una risposta. Il suo sguardo penetrante lo esigeva.
"Milord... credetemi o no, ma non ho mai visto il volto del mio rapitore. Un incantesimo lo celava ai miei occhi. Fu astuto nel celare la sua identità, nemmeno i suoi alleati conoscevano il suo viso..."
Presi fiato.
"Non so cosa accade a Capomazda, ma conosco alcune tessere del mosaico che hanno composto questi singolari avvenimenti... e quello che ne ho dedotto mi è parso sufficiente da condurmi al vostro cospetto, seppure non nel modo più convenzionale."
Mi rivolsi alla figura femminile che si era frapposta tra me e gli astanti: " E voi, signora, pensateci bene prima di prendere le mie parti... la verità giunge alle nostre orecchie solo se vogliamo udirla, non biasimate i vostri compagni per la diffidenza che provano nei miei confronti... perfino io, udendo una simile storia, sarei scettico nell'accettarla."
Pensai alla mia libertà... gettata nuovamente alle ortiche per inseguire e affrontare il Cavaliere del Gufo. Tutto dipendeva da come si sarebbero messe le cose adesso.

cavaliere25
25-03-2011, 20.57.07
Guardai il cavaliere e dissi va bene signore come voi desiderate e mi avviai dal maniscalco dopo neache un po arrivai davanti alla porta entrai e dissi permesso ce nessuno? mi guardai intorno per perlustrare il negozio e mi avvicinai lentamente al bancone e aspettai che qualcuno mi rispose

Guisgard
26-03-2011, 01.53.55
Passarono pochissimi istanti dall'ingresso di Cavaliere25 in quella stanza, quando qualcuno, accorgendosi di lui, spuntò dal corridoio adiacente e lo prese per la giubba.
"E tu chi diavolo sei?" Urlò. "Chi ti ha dato il permesso di entrare negli alloggi dei cavalieri? Non sai che solo ad un cavaliere, oltre che al duca e al capitano Monteguard, è permesso entrare qui? Ora fila via oppure assaggerai il gatto a nove code! Fila via!" E lo buttò fuori, facendolo ruzzolare nel cortile.
E la prima cosa che Cavaliere25 udì furono le risate di Finiwell e Pasuan.
"Non c'è che dire!" Ridendo Finiwell. "I pivelli rotolano sempre benissimo! Non trovi arguti i miei scherzi, vecchio mio?"
"Fra tutti i cavalieri, amico mio, la tua arguzia è leggendaria." Rispose Pasuan tornando a stendersi sulla panca e godendosi la lieve brezza che soffiava su Capomazda.

Guisgard
26-03-2011, 02.11.20
Intanto, la folla era ancora fuori le mura del palazzo ducale, con la speranza di vedere il duca.
E tra la ressa generale, Dafne cercava di farsi spazio fino ad arrivare quasi alla monumentale Porta dei Leoni, l’accesso per il palazzo, quando qualcuno le si avvicinò.
“Come state, damigella? Vi ricordate di me? Sono Wiako, il vostro vicino di casa! Spero stiate bene! Come mai qui? Ah, non ditemelo… siete in cerca di altre notizie su vostro marito, vero? E magari sperate che sua signoria possa aiutarvi? Ho indovinato, vero? Aspettate…”
Si guardò allora intorno, per poi fare segno a due individui che subito gli si avvicinarono.
“Amici…” disse loro “… la nostra damigella deve assolutamente entrare nel palazzo… come fare?”
“Beh, da qui è impossibile…” rispose uno dei due “… ma io conosco uno dei cavalieri e posso facilmente farvi entrare…”
“Davvero? Ottimo!” Esclamò Wiako.
“Seguitemi, conosco un’altra entrata. Accessibile solo per i cavalieri.”
“Bene, allora facci strada!” Disse Wiako. “Venite con noi, damigella.”

Guisgard
26-03-2011, 02.40.29
Nel frattempo, al castello di lord Astalate, Melisendra si era finalmente mostrata, suscitando reazioni contrastanti.
“Milord…” disse Ravus ad Astalate “… Capomazda è un feudo ecclesiastico e tutte le sue leggi, tradizioni ed usanze sono intrise del fervore religioso del suo popolo! Il potere degli Arciduchi è dunque legittimato dalla Fede! Come potrebbe allora questa peccatrice portare aiuto a quella terra consacrata, se tutto in lei grida al peccato!”
“Monsignore…” rispose Astalate “… io ho il compito di mandare forze e aiuti a Capomazda. Non sono un uomo di Chiesa, ma mi insegnate che nulla accade senza il volere di Dio! E se questa donna può aiutarmi nel compito di salvare il ducato, allora vorrà dire che è stata la Volontà Divina ad averla inviata.”
“E se così non fosse?” Urlò Ravus.
Astalate lo fissò.
“Non abbiamo molta scelta.” Rispose dopo alcuni istanti. “Se restiamo con le mani in mano, presto il ducato sarà perduto. E se alla fine sarà stato a causa di Cimarow o del demonio, la cosa non farà poi molta differenza. Non trovate?”
“Ascoltatemi…” rivolgendosi poi a Melisendra “… se ciò che affermate è vero, le vostre parole dovrebbero essere ascoltate a Capomazda… siete disposta a recarvi laggiù per informare di tutto ciò che sapete il duca ed i suoi cavalieri?”
Si voltò poi verso Morrigan:
“E magari anche voi potreste unirvi a noi. Sembrate una valente spadaccina e lo sa il Cielo quanto servano nuove lame in questo momento a Capomazda. Del resto, se non erro, avete detto di essere insieme a lei, giusto?”
“Spero caldamente che non ci si debba pentire di tutto ciò.” Mormorò Ravus.
“Ci sarete voi a vigilare, monsignore.”
“Contateci, milord!” Esclamò Ravus. “Nulla mi sfuggirà!” Aggiunse lanciando una sospettosa occhiata a Melisendra.
“Allora, se non ci sono impedimenti, vorrei che partiste subito alla volta di Capomazda. Non abbiamo molto tempo.” Disse Astalate, visibilmente inquieto.

Guisgard
26-03-2011, 03.36.40
La grande sala era illuminata a giorno, mentre la musica scivolava tra dame riccamente abbigliate e aristocratici compiaciuti di se stessi.
L’atmosfera era distesa, frivola e lieta, come se già la guerra con Capomazda fosse terminata e vinta.
“Milord, le Cinque Vie sono praticamente sotto il nostro controllo e una volta bloccata anche la stretta di Saggesia, i Taddei si ritroveranno in una morsa che li stritolerà!”
“Ben detto, sir Litler!”
“Amici miei…” prendendo la parola lord Cimarow e zittendo i suoi cavalieri “… condurre una guerra non è diverso da altre forme d’arte… un nemico piegato ma ancora in forze sarà presto pronto a riprendere in mano le armi… no, amici miei, per condurre una guerra occorre pazienza… in eguale misura del coraggio e della strategia…”
“Avete udito?” Domandò sir Litler. “Pare che a Capomazda sia giunto l’ultimo discendente dei Taddei per prendere il potere.”
“Amici miei…” mormorò con un sorriso Cimarow “… lo renderemo di fatto l’ultimo dei Taddei!”
“Dov’è l’ospite d’onore, milord?” Chiese una delle dame. “L’uomo a cui dobbiamo una vittoria incredibile, forse determinante per la vittoria finale!”
“Eccolo che viene…” disse sir Nyclos, fratello di lord Cimarow “… il campione dei campioni!”
E, tra l’entusiasmo dei presenti, accompagnato da alcuni dei suoi fidati cavalieri, sir Gouf comparve nella sala.
“Sir Gouf!” Lo salutò eccitato Cimarow. “Tutti vi attendevano!”
“I miei omaggi, milord.” Con un inchino il cavaliere.
“Cavaliere…” disse una dama palesemente emozionata “… ditemi… non avete mai paura nel bel mezzo delle battaglie?”
“La paura giunge prima… prima della battaglia, mia signora…” rispose Gouf “… si pensano tante cose prima dello scontro… ma poi, quando tutto comincia, non si pensa più a nulla… soltanto al proprio nemico… almeno così dice chi ha provato paura prima di combattere.”
Tutti risero di gusto.
“Chi è stato il vostro maestro, cavaliere?” Domandò un’altra delle dame presenti. “Sarà certamente stato qualche straordinario condottiero, vero?”
“La vita, milady…” rispose Gouf “… la vita è la migliore e unica maestra…”
“Come siete enigmatico, mio signore.” Replicò la dama. “Nemmeno sull’amore volete essere franco? Ci sarà pure una dama a cui avete donato il vostro cuore…”
“La Cavalleria è la mia unica compagna, milady. E' un’amante indulgente ma gelosa e solamente ad essa ho consacrato la mia intera esistenza.”
In quel momento un’altra dama entrò nella sala e Gouf la notò subito.
“Godetevi questa festa e la venerazione che tutti hanno per voi, cavaliere.” Disse Cimarow. “Lo meritate.”
“Quando avremo definitivamente vinto, milord.” Rispose il Cavaliere del Gufo. “Vogliate scusarmi.”
E si avvicinò alla dama appena giunta.
“Aitly…”
“Gouf…” rispose la donna “… non immaginavo ci fosse tanta gente a questa festa…”
“Sono tutti lupi famelici pronti a spartirsi l’agnello…” disse Gouf “… Capomazda è una miniera d’oro e sono tutti convinti che Cimarow sarà il prossimo signore di queste terre.”
“Non sono a mio agio con questo vestito… erano anni che non mettevo un vestito come questo…”
“Sei una donna” rispose Gouf “è normale che tu ti vesta così in simili occasioni.”
“Non so… dove stai andando?” Chiese vedendolo andare verso l’uscita.
“Domani all’alba guiderò un drappello in ricognizione nella stretta di Saggesia, il nostro prossimo obiettivo. E poi trovo inutile questa serata. Festeggiare ora che non abbiamo ancora vinto nulla mi sembra totalmente inutile. Vado a dare le ultime disposizioni ai miei.”
“E io?”
“Goditi la festa…” rispose lui “… non abbiamo molte occasioni per distrarci… Aitly…” aggiunse senza però voltarsi “… sei molto bella con quel vestito.” Ed andò via.
La donna restò nella sala ancora un pò, per poi tornare nella sua stanza poco prima della fine della festa.
Ma prima passò nella sala delle armi, avvicinandosi alla corazza nera di Gouf.
“Quanto ti amo, mio bel signore…” sospirò baciando il suo elmo “… ti prego… fai in modo di capirlo…”
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cavaliere25
26-03-2011, 08.34.05
Mi rialzai da terra e dissi dentro di me maledetto te la farò pagare per questo poi girandomi verso i cavalieri dissi e voi che avete da ridere lo sapevate che finiva cosi vero? dissi innervosito mentre mi pulivo la giubba dalla polvere di terra ora che vi siete divertiti alle mie spalle che altro devo fare? e rimasi fermo con lo sguardo fisso e arrabbiato.

Lady Dafne
26-03-2011, 09.31.09
"Wiako ringrazio voi e i vostri amici per questo aiuto che mi date. Vi seguirò... Vedrete: mio marito non è morto, io avrò ragione! Scoprirò dov'è e convincerò il Duca ad andare a prenderlo!".
Appena finii di dire queste parole ebbi la sensazione che non mi credessero.
Wiako era una persona buona! Mi aveva aiutata tante volte nelle piccole faccende domestiche quando mio marito era lontano. Poi lanciai uno sguardo ai due che lo accompagnavano: avevano qualcosa che mi sembrava particolare, forse erano solo le paranoie di una povera vedova incinta!

Melisendra
26-03-2011, 09.49.02
Un sorriso distese il mio volto, adombrato dall'ostinazione del chierico, che pareva alquanto testardo e sicuro del fatto suo.
"Vi ringrazio, mio signore... sono disposta a partire immediatamente per Capomazda... ho solo una cosa da chiedervi... io... ecco, vi consiglierei di mantenere il segreto sulla mia presenza laggiù, se il nemico ne venisse a conoscenza perderemmo un vantaggio e potrebbe reagire in chissà quale maniera..."
Mi rivolsi al chierico, imbronciato.
"Monsignore, non vi crucciate troppo..." E gli sorrisi. Chiaramente lo avrei messo a disagio, ma che ci potevo fare? La mia indole dispettosa...

Morrigan
28-03-2011, 00.27.31
All'udire quelle parole, Morrigan rimase un istante stupita, come sospesa... non era quello che aveva pensato, non era nei suoi progetti, e quell'invito, per farla breve, la coglieva del tutto impreparata.
Aveva lasciato la sua casa per compiere una missione ben precisa, e credeva che nulla al mondo l'avrebbe mai potuta distorgliere dal perseguire i suoi intenti. Eppure, da quando era giunta a Camelot, molti segni si erano susseguiti, tanti da obbligarla a riflettere, a cominciare a pensare che forse qualcosa o qualcuno stesse cercando di attirare la sua attenzione, di mostrarle una direzione... alle volte il destino non segue i percorsi che noi immaginiamo... alle volte ciò che attendiamo arriva solo dopo un lungo, tortuoso peregrinare... e i miracoli accadono proprio nell'istante in cui smettiamo di invocarli!
In quel momento decise quindi di abbandonare ogni pensiero, ogni se e ogni ma... decise di seguire gli istinti del cuore e non le logiche della mente. Guardò lord Astalate e gli sorrise lievemente.

"Lo sono," rispose "e non rimangerò quello che ho detto, signore... e verrò anche con voi a Capomazda... tuttavia ricordatevi che la mia spada non serve nessuno, se non se stessa, Dio e la mia causa!"

Poi si voltò appena, e lanciò a Melisendra uno sguardo complice, uno sguardo di simpatia.

"Io non faccio mai nulla che non voglia davvero fare... e vi credo... credo che tutto sia possibile, perchè ci sono più cose in questo mondo di quante non ce ne sappiano insegnare i nostri libri e la nostra scienza"

Talia
28-03-2011, 01.09.57
Nelle terre di Sygma non si imparava a cavalcare per necessità o per piacere, nelle terre di Sygma cavalcare era un’arte; in passato nelle nostre terre erano stati allevati i cavalli più forti e più veloci, e i cavalieri più valorosi e abili erano da qui originari.
Il tempo aveva ormai indebolito in nostro dominio, i nostri confini si erano ristretti e la popolazione era diminuita... eppure nessun abitante di Sygma aveva perduto il suo amore per i cavalli e per l’arte di montarli.
Quel giorno ero uscita da sola... mi piaceva cavalcare sola, senza il fastidioso seguito del mio maestro o di qualche noioso lacché di mio padre, mi piaceva galoppare finché mi andava, saltare se volevo e fermarmi quando lo ritenevo opportuno. E quel giorno feci esattamente ciò che desideravo... così quando rientrai a palazzo ero stanca e accaldata, ma felice.
“Milady...” la voce sovreccitata del vecchio servo dei miei genitori mi raggiunse appena misi piede nel cortile “Milady... dove eravate? Vi ho cercata dappertutto!”
Mi voltai e gli sorrisi incuriosita.
“Milady, vostro padre ha espresso il desiderio di vedervi. Immediatamente!”
Il mio sorriso si allargò leggermente... lo rassicurai, così, che avrei immediatamente seguito l’ordine e mi precipitai su per la scala, diretta verso la sala in cui mio padre era solito dare udienza.
“Talia... entra!” disse mio padre, non appena ebbi bussato alla porta.
“Volevi vedermi, padre?” domandai, appena incuriosita, facendo qualche passo nella stanza.
Lui annuì, alzando gli occhi dallo spesso foglio di pergamena che teneva tra le mani e posandoli su di me.
Io avanzai ancora e mi sedetti di fronte a lui.
“Mi ha scritto l’arciduca di Capomazda...” esclamò lui ad un tratto “Un uomo saggio, in verità!”
Questa volta fui io ad annuire... ero sorpresa, infatti, poiché davvero pochi erano gli uomini che mio padre stimava, e inoltre continuavo a non capire per quale motivo mi avesse fatta chiamare...
E fu allora che lo notai.
Un ritratto era posato di traverso sul tavolo tra me e mio padre, vi posai gli occhi e lo scrutai per un istante... poi, quasi senza accorgermene, mi protesi e lo presi tra le mani, osservandolo con più attenzione... era il ritratto di un giovane uomo dall’aria fiera e spavalda, i cui occhi chiari mi fissavano con irriverente sfrontatezza.
“Chi è?” domandai, quasi a voce bassa, mentre un brivido inconsulto mi percorreva la schiena e il mio cuore accelerava vertiginosamente il battito.
“E’ il nipote dell’arciduca di Capomazda!” rispose, con un tono che in quel momento non colsi e che forse non sarei comunque riuscita ad interpretare nella giusta maniera...
Per un tempo indefinito rimasi con quel ritratto tra le mani, fissando quell’immagine con una strana sensazione che mi pervadeva...
Infine, ridestandomi da quella sorta di sogno ad occhi aperti, notai che mio padre ancora mi fissava...
“E’ meglio che vada!” dissi allora, balzando in piedi, agitata e dimentica che era stato lui a farmi chiamare...
“Sei di fretta?” chiese, in tono sornione.
“Ho la mia lezione tra poco...” mi giustificai.
“Capisco... dunque, non vuoi neanche dirmi come lo hai trovato? Se è di tuo gradimento?”
Per un istante rimasi immobile con gli occhi sgranati per la sorpresa... la ginocchia mi tremarono e il cuore perse alcuni battiti: “Come?” balbettai.
I suoi occhi sul mio volto sorrisero per un attimo, in un’espressione che mi parve tra il divertito e il compiaciuto... poi in fretta li riabbassò sulla pergamena che teneva in mano...
“Il nuovo cavallo delle nostre scuderie, dicevo!” soggiunse in tono forzatamente noncurante, accennando appena al mio abbigliamento “Sei uscita con quello, dico bene?”

Quel pensiero mi attraversò la mente in un lampo quando Icarius scese dalla carrozza e quegli occhi cristallini tornarono ad incrociare i miei... era stata la prima volta che avevo visto quegli occhi e quel volto, quella, e mai l’avrei dimenticata.
Per un istante rimasi immobile, con gli occhi fissi nei suoi... quegli occhi che riuscivano sempre a causarmi un tumulto di sensazioni...
Poi, lentamente, li abbassai in un leggero inchino.

Guisgard
28-03-2011, 01.13.35
Astalate fissò Melisendra.
"Si, comprendo..." disse "... non temete, della vostra identità sono a conoscenza solo l'abate Ravus, i suoi fidati accompagnatori e la nostra dama guerriera." Indicando Morrigan.
E, rivolgendosi a quest'ultima, continuò:
"La vostra spada serve Dio? Bene, è ciò che ci vuole! A Capomzda pare voglia giungere il demonio in persona..."
"Ben detto, milord..." mormorò Ravus.
Poi lanciò un'occhiata di sopportazione a Melisendra.
"Allora è deciso! Partirete nel pomeriggio! Faccio preparare una carrozza con dei buoni cavalli! Se vi occorre qualcosa, non abbiate timore a chiedere!"

Guisgard
28-03-2011, 01.44.46
Icarius cominciò ad avanzare tra i servitori, che inchinandosi lo salutavano, ed il resto della corte che gli rendeva omaggio.
“Sono lieto di rivedervi, mio signore!” Andandogli incontro Perecour, il guardiacaccia. “Siete mancato a questo ducato come la spada nel bel mezzo di una battaglia al cavaliere!”
“Amico mio!” Esclamò Icarius cominciando finalmente a sorridere. “Hai ragione! Mi mancano le nostre battute di caccia! Dimmi, hai poi trovato un drago da stanare?”
“Non ancora, ma per il divertimento del mio padrone lo scoverò!” Ridendo sonoramente il guardiacaccia. “E lo bastonerò ben bene così da permettervi di dargli il colpo di grazia!”
“Nel frattempo ci contenteremo di lupi, orsi e qualche cinghiale, amico mio!”
Poi, avvicinandosi a Monteguard:
“Come state, capitano?”
“Bene, mio signore.” Rispose Monteguard. “Sono lieto di rivedervi… Capomazda ha bisogno di voi.”
“Si, ma non parlatemi di guerre e battaglie, capitano. Non il giorno del mio ritorno.”
Monteguard accennò un inchino e restò in silenzio.
“Sorella!” Avvicinandosi Icarius ad Actea. “Come stai? Sai, mi sono mancate le nostre passeggiate a cavallo. Credo che dovremmo riprendere questa vecchia abitudine. I pochi ricordi felici che ho di questo posto sono legati proprio alle nostre cavalcate.”
Poi il suo sguardo cadde su Talia.
Mostrò un inchino sarcastico ed un sorrisoirriverente.
“Mia cara!” Esclamò. “Devo dire che sei una delle poche persone capaci ancora di sorprendermi! Ti credevo ormai lontana, ritornata tra le tue verdeggianti colline, tra le viti e i cipressi. Invece ti ritrovo ancora tra noi. Ma tu, rammento, quando prendi un impegno lo porti fino in fondo. Ah, vorrei avere io la tua fermezza! Ma per questo l’Arciduca ti amava tanto. Forse avresti dovuto sposare lui, sai!”
Poi voltandosi verso tutti:
“Ora perdonatemi, miei diletti… ma sono terribilmente stanco… mio zio pare mi abbia lasciato in eredità una guerra… dunque mi perdonerete se mi ritirerò per riposare…”
“Sua signoria, a Dio piacendo, si occuperà di tutte le sue funzioni domani, davanti all’assemblea dei baroni!” Annunciò Izar.
Un attimo dopo Icarius entrò nel palazzo ducale.

Melisendra
28-03-2011, 02.12.29
"Avete la mia parola che non ve ne pentirete", dissi, con un piccolo inchino.
"Tutto ciò che desidero l'ho richiesto, consideratemi pronta a partire, milord".
Mi rivolsi alla donna guerriera, Morrigan, che sempre più mi incuriosiva per la singolarità del suo fiero temperamento:"Le vostre parole mi fanno sperare che saremo una buona compagnia l'una per l'altra. Avrei piacere di cavalcare al vostro fianco... così lasceremo al buon chierico l'agio di una confortevole carrozza tutta per sè..." Sorrisi benevola verso l'uomo, certa che tutto sommato avrebbe gradito l'idea di non dover sopportare la mia presenza in uno spazio tanto angusto.

Guisgard
28-03-2011, 02.14.28
Nel frattempo, dall'altra parte del cortile, Cavaliere25, furioso, si scuoteva la polvere di dosso.
Le sonore risate di Finiwell e Pasuan ancora echeggiavano nella sua mente, quando proprio il primo dei due si avvicinò all'aspirante cavaliere.
"Non prendertela, amico mio!" Disse Finiwell. "E benvenuto tra noi! Devi sapere che chiunque entri nei cadetti deve sottostare a queste bravate! E tu ti sei guadagnato il diritto di essere uno di noi! Anzi, da oggi ti darò la possibilità di carpire qualcuno dei miei celebri segreti. E vedrai che diventerai il migliore di tutti! Dopo di me, ovviamente!"
Rise di gusto ed aggiunse:
"Ora vieni che ti offro da bere! Sei anche tu dei nostri, Pasuan?"
"No, l'aria è dolce oggi e preferisco fare quattro passi." Rispose questi.
Allora Finiwell e Cavaliere25 andarono a bere da soli.

Morrigan
28-03-2011, 02.17.20
A quelle parole Morrigan non si risparmiò di ridere apertamente... certo, per una frazione di secondo le passò per la testa che suo zio non avrebbe mai approvato quell'ilarità, ma lo sguardo del vecchio Ravus di fronte a Melisendra era irresistibile.

"Mi sembra un'ottima idea, signora..." rispose.

Poi, rivolta a tutto il gruppo:

"Non ho che da prendere il mio cavallo, lasciato alla locanda qui vicino. Poi sono pronta a seguirvi. Ditemi il luogo convenuto per la partenza e la ci ritroveremo!"

Talia
28-03-2011, 02.18.17
Sollevai di nuovo lo sguardo e trovai i suoi occhi nei miei... tanto vicini come non accadeva da tempo. Questo causò in me una curiosa sensazione, un indefinito turbamento seguito da un leggero fremito che mi scosse tutta.
Nonostante ciò sorrisi sarcastica alle sue parole provocatorie:
"Sorprenderti, mio signore? Ah, si dice che non sia cosa semplice... dunque non posso che compiacermene!" lo scrutai per un istante, poi soggiunsi più piano "Quanto agli impegni... beh, uno di noi due doveva pur essere in grado di prenderne, no? E dato che questo, si dice, non sia mai stato il tuo forte..."
Gli sorrisi, mi inchinai appena e poi, mentre lui si voltava verso i suoi, io presi lentamente a salire la scala, seguita subito da Pascal, che per tutto il tempo aveva continuato a soffiare arrabbiato verso i nuovi venuti.

Guisgard
28-03-2011, 02.23.36
Ravus sbuffò e si segnò tre volte.
"Potete anche galoppare l'Ippogrifo o il mitico Pegaso! Vi terrò comunque d'occhio! Questo è certo!" Disse rivolgendosi a Melisendra.
"Bene, allora è deciso!" Esclamò Astalate. "Prendete pure i vostri cavalli" fissando Morrigan e Melisendra "e ci ritroveremo davanti a questo castello nel pomeriggio."
E all'ora stabilita tutto era pronto per la partenza verso Capomazda.

Guisgard
28-03-2011, 02.49.07
Nel palazzo subito le ancelle si avvicinarono al futuro Arciduca.
“Mio signore, finalmente!” Esclamò una.
“Oh, quanto tempo!” Le fece eco un’altra. “Sapete… questo inverno è stato molto freddo… soprattutto la notte!”
E tutte risero.
“Eh, amiche mie…” sospirò Icarius “… le notti però si preannunciano fredde anche per questa Primavera!” Gettando uno sguardo su sua moglie che saliva le scale.
“E cosa suggerite, mio signore?” Domandò maliziosa l’ancella.
“Beh, dovendo decidermi a prendere qualcuno dei miei impegni sul serio…” rispose sarcastico “… da buon signore penserò io al vostro problema…”
E, fissando Talia, tutte le ancelle risero maliziose.
Poi, congedatosi dai presenti, Icarius salì le scale, raggiungendo sua moglie.
“Sono ammesso nel santuario?” Chiese con tono sarcastico. “O forse la mia presenza non è ben accetta.” Sorrise e lanciò uno strano sguardo su Pascal che lo fissava.
“Sai, ricordo benissimo la nostra ultima discussione, avvenuta proprio in questa stanza…” continuò “… mi dicesti… si, mi dicesti che non avevi più intenzione di passare i tuoi giorni a litigare… men che con me, specificasti…” sorrise ed aggiunse “… ma, tranquilla… non ti disturberò di certo… e non c’è bisogno che tu ti chiuda dentro… non prenderò con la forza ciò che posso trovare comunque ad ogni angolo di strada…”
Si avvicinò poi alla porta per uscire, quando si arrestò di colpo.
“Perché se volessi entrare” disse senza voltarsi “non sarebbe certo una porta chiusa a fermarmi!” E tirò un calcio, sfondando la porta e facendo saltare giù dal letto Pascal.
Un attimo dopo uscì dalla stanza.

Melisendra
28-03-2011, 03.04.39
Avevo allacciato bene le bisacce alla sella, curando di portare con me solo l'indispensabile, che poi era tutto ciò che possedevo. Saldato il mio conto alla taverna e trovato un paio di stretti calzoni da equitazione, mi ero arrangiata al meglio per celare il mio aspetto, avvolgendomi nel mio scuro mantello. La mezza tunica stretta dal corsetto nero rendeva il mio abbigliamento accettabile per una donna.
Chiusi bene il mantello e attesi di fronte al palazzo.
Non vedevo l'ora di giungere a Capomazda, dove avrei potuto finalmente rendermi utile... un piano già aveva preso forma nella mia mente. Avrei dovuto accertarmi della presenza del Cavaliere del Gufo... e trovare il modo di avvicinarmi il più possibile. Avrei poi trovato il modo di intrufolarmi nella tana del nemico. Nonostante tutto quello che ci aveva portati, quella tragica notte, a quel macabro epilogo, ero quasi certa che Gouf non mi avrebbe uccisa...Quando gli confessai ogni cosa, poco prima dell'inevitabile, non oppose resistenza, come inspiegabilmente rassegnato.
Ero assorta in quei lontani ricordi, cercando di venirne a capo, mentre il sole pomeridiano brillava nel cielo. Presto saremmo partiti.

Guisgard
28-03-2011, 04.32.00
Il Sole cominciava a volgere verso Occidente, proiettando lunghe ombre sulla campagna.
Il Cielo, pian piano, si tingeva di un tenero alone purpureo e le grandi nuvole che muovevano da ponente si gonfiavano riflettendo nel cielo i colori di quel pomeriggio di inizio Primavera.
Il carro con l’abate Ravus si mise in marcia verso Capomazda, seguito da Morrigan e Melisendra sui loro cavalli.
E poco dopo che erano penetrati nelle campagne del ducato dei Taddei, avvistarono qualcosa in lontana.
Avanzarono con prudenza e finalmente riconobbero la figura che proseguiva solitaria sulla strada.
Era un cavaliere senza cavallo che portava con sé la sua sella…
http://www.reelcriticreviews.com/reviews/kingdomofheaven.jpg

Melisendra
28-03-2011, 08.45.59
La singolare visione di quel cavaliere recante con sé una sella aveva un che di mistico. La carrozza sobbalzava e cigolava da far pietà, tanto che ogni volta che la guardavo non potevo non sorridere pensando al suo scorbutico contenuto, il quale probabilmente doveva soffrire dei frequenti scossoni.
Il cavallo scartò di lato e si imbizzarrì, spaventato da un rumore proveniente dalla macchia, un animale selvatico probabilmente. "Buono, dolcezza!" Strinsi le briglie, il cappuccio mi scivolò dal capo. Il cavallo si fermò proprio dopo aver agitato i suoi zoccoli poco distanti da quella nobile figura.
"Perdonate, messere", mi scusai, mentre mi affrettavo a coprirmi nuovamente il capo.
Percepivo un'energia emanare da quell'uomo. Mi era tornato l'appetito. A quel punto mi domandai come avrei fatto a sfamarmi nei giorni seguenti, sotto la supervisione di Ravus. Quel dubbio mi turbò, tanto che pure il mio cavallo prese a sbuffare nervoso.

cavaliere25
28-03-2011, 10.51.43
Guardai Finiwell e dissi grazie amico mio accetto ben volentieri una birra ma vorrei farvi una domanda ora che sono uno dei vostri che compiti avrò da compiere domandai e aspettai che mi rispondesse sorridendogli mentre ci camminavamo verso la taverna

Talia
28-03-2011, 16.06.45
Sussultai violentemente quando sfondò la porta ma, a parte ciò, non mossi un solo muscolo.
Solo quando lo sentii oltrepassare la soglia, chiusi gli occhi...
“Sei sempre lo stesso!” mormorai tristemente.
E tuttavia non sapevo per certo cosa questo significasse per me... non sapevo esattamente cosa mai mi ero attesa da quel ritorno... era soltanto uno sciocco e tronfio pallone gonfiato che mai, fin dal nostro primo incontro, si era interessato a me... ma allora, mi chiesi, che cosa ci facevo ancora lì? E perché mi sentivo tanto male?

“Hey, Talia!” la voce mi raggiunse portata dal forte vento che tirava sulla cima di quella collina “Ho ricevuto il tuo messaggio... cosa c’è?”
Mi voltai e lo guardai, mentre a rapidi passi giungeva di fronte a me. Sorrisi: lui era sempre stato il mio migliore amico, forse l’unico vero amico che avevo mai avuto... e forse non solo quello!
Era il figlio del guardiacaccia di mio padre e lo conoscevo da tutta la vita... avevamo giocato insieme da piccoli, insieme avevamo inventato avventure di ogni tipo, insieme cavalcavamo fino al fiume nelle giornate più calde per andare ad immergere i piedi nell’acqua, insieme rubavamo biscotti e piccoli dolci dalla cucina del palazzo, era stato lui ad insegnarmi a costruire trappole per catturare piccoli animali e io lo avevo aiutato ad imparare a leggere...
Quel giorno, vedendolo arrivare quasi di corsa in cima alla ‘nostra’ collina, ogni singolo momento trascorso con lui riaffiorò alla mia mente...
“Allora, che succede?” domandò di nuovo “Non ho molto tempo, purtroppo: se si accorgono che mi sono allontanato per sgattaiolare quassù mi ammazzano!”
Dovevo dirglielo... sapevo che dovevo farlo, gli avevo lasciato quel biglietto apposta... eppure non potevo... non ci riuscivo!
“Hey, ma stai bene?” mi domandò allora lui, notando la mia espressione, con quel suo tipico modo di corrugare la fronte quando era preoccupato.
Annuii piano... poi inspirai e, cercando di apparire naturale, dissi: “Dopodomani parto!”
Lui mi osservò per un istante, senza capire...
“Parti?” chiese “Per dove?”
“Per Capomazda!” risposi “Mi sposo!”
I suoi occhi si allargarono impercettibilmente nel momento in cui la sua testa registrò l’informazione, poi le sue iridi scure si incupirono ancora di più: “Oh...” disse “Capisco!”
“Volevo dirtelo di persona!” spiegai “Non volevo che tu lo sapessi da qualcun altro!”
Lui annuì: “Quando l’hai saputo?”
“Adesso! Questa mattina è giunto un funzionario del duca, ha parlato con mio padre e poi...”
“Dopodomani, eh! E perché tutta questa fretta?” domandò... ostentava calma e ragionevolezza ma il suo tono era duro e spiccio, e io lo conoscevo troppo bene per non sapere cosa questo significasse...
“Non so perché hanno fretta!” dissi “Però, ascolta...”
“No!” mi interruppe “Ascoltami tu: è una follia questa, e lo sai! Non lo conosci nemmeno, quello, come fai a sapere che lo vuoi sposare?”
Mi irrigidii: “Non è per questo che sono qui!” ribattei.
“No, certo, non è per questo. Ma mi ascolterai lo stesso... perché è ridicolo quello che vogliono convincerti a fare! Quel ritratto... lo so, ti sei innamorata di quel ritratto! Non è così? Ma chi diavolo è il tizio nel ritratto? Lo conosci? Ti ha mai portata al fiume, quello? Ti ha mai raccontato le storie più bizzarre solo per farti ridere? Lui... lui sa qual è il tuo colore preferito? E sa che... non so... che odi la pasta di mandorle, per esempio? E hai mai riso con lui tanto da avere male alle pancia? No, mai! Mai!”
“Smettila!” sbottai.
“La smetto, certo! Questo è tutto quello che sai dire... Ma rispondimi: lui sa tutte queste cose? Lui ti conosce così?”
Non gridava... ma il suo tono duro mi feriva più che se mi avesse schiaffeggiata...
“No...” urlai infine, arrabbiata “Niente di tutto questo... e lo sai bene! Lo sai che io... lo sai che queste cose io le ho fatte con te!”
Rimase per un istante in silenzio, come preso in contropiede...
“E’ vero!” riprese poi, abbassando lo sguardo “Le hai fatte con me! ...E lui non ti merita!” soggiunse.
“Non puoi saperlo, questo!” ribattei.
“Lo so, invece! Perché se io fossi stato al suo posto sarei venuto a prenderti personalmente e non avrei mandato qualche inutile funzionario, come se tu fossi un pacco di nessun valore! Tu detesti essere trattata così!”
“Ma tu non sei lui!” mormorai.
Non rispose subito e quando lo fece la sua voce era ruvida: “No, è vero, non lo sono! Non sono un duca, io. Né un marchese, né un barone, né possiedo nessun altra inutilissima carica nobiliare! Però...”
Si avvicinò e mi prese per le spalle... e per un istante fui certa che stesse per fare qualcosa che mai prima aveva osato. Eravamo vicini, troppo vicini... e i suoi occhi bruciavano come mai prima...
Poi, lentamente, il abbassò e lasciò scivolare via le mani...
“Ti auguro ogni bene, milady!” disse, quasi contro voglia “Sono certo che il tuo duca sarà l’uomo meraviglioso che tu sogni e che sarai sempre felice...”
Si voltò, poi, e riprese a scendere la china... ma dopo pochi passi si fermò e, senza voltarsi, soggiunse: “E se non sarà cosi... beh, allora, almeno, qualche volta penserai a me!”

Per un istante indugiai su quel ricordo mentre udivo i passi di mio marito allontanarsi secchi e imperiosi nel corridoio...
Eppure, nonostante tutto, non riuscivo ancora a pentirmi della scelta che mi aveva portata lì. Nonostante tutto, sentivo che da nessun altra parte volevo stare se non il più vicino possibile a quell’uomo, pur tanto freddo e insensibile.
Sospirai e mi chinai per prendere tra le braccia Pascal, che continuava a soffiare furioso verso la porta spalancata...
“Non essere arrabbiato con lui!” gli sussurrai, carezzandolo piano “Ti prego... non esserlo! Fallo per me!”
Mi avvicinai poi alla porta e, nonostante le sue condizioni attualmente precarie, riuscii ad accostarla un poco...
“Domattina la faremo aggiustare!” minimizzai, rivolgendomi al gatto che mi stava fissando quasi volesse sottolineare ciò che era appena accaduto.

Morrigan
28-03-2011, 16.22.17
Il cammino procedeva tranquillo... troppo tranquillo... ed era un male... quando c'è troppa calma, c'è anche troppo tempo per pensare... troppo tempo per ricordare...

"Andrò a cercarlo in capo al mondo!"
"Io ti voglio qui, a Cassis!"
Morrigan fissò gli occhi scuri di suo zio. Possibile che non comprendesse, che non condividesse?
Era cresciuta con lui, come fosse stata sua figlia. Morven possedeva la chiave dei suoi pensieri, e lei di quelli di lui. Perchè erano stati più che un padre e una figlia. Non possedendo direttamente e naturalmente questo legame, erano riusciti ad essere anche amici e consiglieri l'uno dell'altra.
"Zio, tu parli come se non comprendessi... quell'uomo ha ucciso mia madre!"
A quelle parole, Morven impallì. Aveva appena 36 anni a quell'epoca. Era ancora un uomo nel fiore della vita. Bello, energico, pieno di tutte quelle doti che avevano fatto di lui un duca amato dalle sue genti e temuto dai suoi nemici, e governava le terre di Cassis, le terre dei suoi padri, ormai da quasi vent'anni, con mano ferma e giusta insieme. Eppure bastarono quelle poche parole, lanciate da una fanciulla con asprezza, per alterare i lineamenti del suo viso. Divenne cupo, e qualche ruga apparve vicino agli occhi. In quell'istante parve quasi più vecchio, come segnato da un profondo dolore. Guardò la nipote che lo fronteggiava con sguardo implacabile.
"Morrigan, lo sai che tua madre non è stata uccisa..."
Non terminò la frase. Morrigan lo sapeva. Quello era il solo cruccio che suo zio avesse mai avuto in tutti quegli anni. Il pensiero di sua sorella, Lady Zulora, che una mattina, all'alba, si era trafitta il cuore con un pugnale. Non aveva potuto nemmeno darle la sepoltura che avrebbe voluto, ma doveva piangerla nella terra sconsacrata destinata a tutti coloro che avevano posto fine alla propria vita in modo tanto violento. Una colpa di cui si era fatto responsabile e che non riusciva ad espiare. Ma Morrigan non la vedeva così. Non erano le preghiere che avrebbero dato pace all'anima di sua madre, secondo lei. Solo la vendetta, pensava... solo la vendetta...
"Zio, quell'uomo ha contribuito alla sua caduta in maniera irreparabile... ed io per forza devo andare!"
Tra loro trascorse un lungo silenzio. Morven si era rivolto verso la grande finestra che dava sulla corte. Non la guardava.
"Potrebbe essere già morto, per quel che ne sappiamo...", mormorò.
"Se è morto, la vista della sua tomba sarà la giusta ricompensa per il mio viaggio"
"Potresti non tornare..."
Morrigan chinò piano le lunghe ciglia nere.
"In tal caso, ricordatemi nelle vostre preghiere..."
"Una terra senza eredi è una terra senza futuro, Morrigan... io ti prego di non commettere lo stesso errore che io feci quando avevo la tua età"
Morrigan rimase un istante, pensosa.
"Allora cercherò di imparare dal mio viaggio quanto tu stesso imparasti dal tuo"
Non c'era più altro che potessero dirsi. Si guardarono negli occhi, e si erano compresi...

La mano di Morrigan, istintivamente, scivolò al suo fianco, alla ricerca di qualcosa, qualcosa di familiare. Ma in quell'istante il suo cavallo ebbe uno scarto e si fermò, sbalzandola fuori dai suoi ricordi.
Tornò vigile, cercò con lo sguardo Melisendra e vide che la sua cavalcatura si era imbizzarrita. La strana donna aveva ripreso subito il controllo dell'animale, ma in quel balzo le si era scoperto il capo e l'incantatrice si era affrattata a ricoprirsi.
Il motivo di tanto tramestio era un uomo, che era apparso all'improvviso sul loro cammino. Era senza cavallo e portava con sè la sua sella. Era senza ombra di dubbio una visione piuttosto bizzarra, e Morrigan lo fissò immediatamente con curiosità. Il suo aspetto era fiero e nobile, sembrava senza dubbio un cavaliere... ma che ci faceva in quelle terre, che si dicevano infestate di malvagità, senza nemmeno una cavalcatura?
Morrigan si avvicinò allo sconosciuto con circospezione, studiandolo con i suoi grandi occhi ambrati.
"Ehi, voi!" lo apostrofò con voce lievemente divertita "Avete bisogno di aiuto, messere, o avete soltanto perso una scommessa?"

Guisgard
29-03-2011, 02.18.18
Il Sole era già alto su Capomazda e diffondeva il suo tepore dopo l’umidità della notte appena trascorsa.
La Stanza del Catai era la sala più lontana, posta nell’ala orientale del palazzo.
Sorgeva dietro il bastione del maschio, risultando così l’ultima delle stanze ad essere illuminata dal Sole.
Veniva così chiamata perché era arredata da monili ed oggetti di gusto esotico.
“Ah… che delizioso profumo di vaniglia…” risvegliandosi Icarius “… chi di voi ha usato questa essenza?”
Le due ancelle abbracciate a lui nel letto risero di gusto.
“Non era la vostra essenza preferita?” Chiese una di loro.
“Si e chi fra voi l’ha usata?”
“Beh… mio signore…” rispose maliziosa lei “… sta a voi scoprirlo…”
Nel frattempo, nella Sala dei Migliori, i baroni attendevano impazienti.
“Perché sua grazia tarda tanto?” Chiese uno di loro.
“Era molto stanco del viaggio, miei signori.” Rispose Izar, tentando di tenerli a bada. “Vedrete che presto sarà qui.”
“Il ducato cade a pezzi e lui dorme ancora?” Urlò un altro dei nobili.
“Aveva ragione lord Rauger! Quell’uomo dei Taddei non ha nulla!” Gli fece eco un altro dei baroni.
“Ricordatevi che parlate del futuro Arciduca!” Li riprese Izar.
“Sarà Arciduca fino a quando lo chiameremo tale!” Urlò ser Gwinet de Cerraw.
“E come intendete invece chiamarmi, amico mio?” Domandò Icarius giunto all’improvviso.
Tutti si inchinarono.
“Milord, è un momento difficile per il ducato e…” prese a dire Izar.
“Se tra voi vi è qualcuno capace di salvare Capomazda, allora si faccia avanti!” Esclamò Icarius interrompendo il suo fidato consigliere.
Tutti restarono in silenzio.
“Bene, allora possiamo proseguire secondo le vecchie gerarchie.” Sentenziò l’ultimo dei Taddei.
Izar allora cominciò ad illustrare la situazione sui confini del ducato e di come le armate di Cimarow stessero prendendo sempre più terreno.
Poi tutti i baroni, a turno, riportarono gli ultimi avvenimenti accaduti presso le loro terre.
“Cosa proponete, milord?” Domandò alla fine Izar.
Icarius restò in silenzio.
“Ci riuniremo dopo la mia nomina ad Arciduca…” rispose dopo una lunga riflessione.
L’assemblea allora fu sciolta e molti dei baroni, segretamente, celavano diversi malumori.
“E’ uno sciocco…” mormorò ad altri ser Gwinet “… non ha nulla di suo zio… e credo ci porterà alla rovina…”
“Osate ribellarvi al nostro signore?” Domandò turbato uno dei baroni.
“Dico solo ciò che tutti vedono…” rispose Gwinet, per poi, come gli altri, ritornare alle proprie terre.
Così solo Icarius e Izar restarono nella sala.
“Si salverà il ducato, milord…” mormorò Izar “… dobbiamo salvarlo!”
“Ci credete davvero?” Chiese Icarius fissandolo.
Il filosofo chinò il capo senza rispondere nulla.

Guisgard
29-03-2011, 03.10.34
Nel frattempo la carrozza correva rapida nella campagna, con i suoi passeggeri impazienti di giungere a Capomazda.
Poi quella figura.
Avanzava solitaria nella campagna.
La spada e una sella sembravano i suoi unici bagagli.
Poco dopo la carrozza, insieme alle amazzoni Morrigan e Melisendra, raggiunse quel misterioso cavaliere.
Appena questi vide la carrozza e le due dame a cavallo fece un cenno con la mano.
“E’ proprio vero…” disse “… nella vita quando si chiude una porta, poi, prima o poi si apre sempre un portone! Ho perso il mio cavallo, ma vedo che ora ne ritrovo due! E della miglior specie, oserei dire!” Ridendo di gusto.
Poi si inchino e salutò tutti loro.
“Cosa vi è accaduto, messere?” Chiese Ravus. “Vi occorre aiuto?”
“Il mio cavallo si è azzoppato e sono stato costretto ad abbatterlo…” rispose il cavaliere “… stavo cercando di raggiungere il villaggio o borgo più vicino. Sapete quanto dista?”
“Il centro abitato più vicino è il ducato di Capomzada. Se volete vi ci porteremo noi. Siamo diretti là.”
“Allora quel portone che si sta aprendo è davvero molto grande!” Esclamò il cavaliere saltando sulla carrozza. “Vi sono debitore, monsignore!”
Poi, rivolgendosi a Morrigan:
“E comunque, milady, non scommetterei mai il mio cavallo! Nasconditi una moneta nello stivale ed un’altra sotto la sella, mi diceva mio nonno… se incontrerai una donna almeno non resterai del tutto al verde! Eh, uomo saggio mio nonno!”
E rise forte.

Morrigan
29-03-2011, 03.18.06
Morrigan sorrise a quell'uscita... uhmmm, finalmente un uomo con un po' di spirito!, pensò... con l'abbate Ravus non c'era davvero molto di che ridere!
Soprattutto da quando era stato obbligato a portare Melisendra con sè.

"Già... " rispose a quel cavaliere, rivolgendogli un lieve cenno del capo "davvero saggio vostro nonno... anche se scommetto che vedendo questa scena resterebbe alquanto stupito!"

Quindi girò altrove il capo, come se ormai seguisse il suo pensiero e non fosse più interessata a lui.

"Eh, il mondo è andato fuori di sesto... gli uomini in carrozza e le donne a cavallo..."

Guisgard
29-03-2011, 04.23.57
“Sei entrato nei cadetti” disse Finiwell a Cavaliere25 “e ti aspetta l’addestramento degli apprendisti, ragazzo mio. Da domani dovrai lavorare duro. Solo così potrai diventare un vero cavaliere! Comunque, tu potrai sempre contare sul miglior maestro possibile… me!”
I due poi raggiunsero la locanda per bere.
“Amici miei!” Rivolgendosi ai presenti. “Vi invito tutti a brindare e bere alla salute ed alla carriera del mio amico! A proposito…” fissando l’apprendista cavaliere “… qual è il tuo nome?”

cavaliere25
29-03-2011, 12.08.39
il mio nome è cavaliere25 dissi sorridendogli piacere di fare la vostra conoscenza poi alzai il boccale e dissi io brindo a tutti voi e soprattutto a questo cavaliere che mi insegnerà a diventare un ottimo e forte cavaliere dissi guardando Finiwell spero solo di essere al altezza dei compiti che mi darete

Talia
29-03-2011, 14.34.27
Quella notte avevo dormito poco e male, mille pensieri si erano affollati nella mia mente e da essi mille sensazioni contrastanti ne erano uscite.
Quando la prima, debole luce dell’alba penetrò dalla mia finestra, dunque, mi alzai e mi andai a sedere allo scrittoio. Qui scelsi un foglio di pergamena, intinsi la penna nel calamaio e iniziai a scrivere...

‘ Padre mio,
nella tua ultima mi chiedevi notizie circa il mio stato d’animo e il mio umore. Vorrei dirti che apprezzo molto l’interesse che mi dimostri e che mai dubitai del tuo affetto, un affetto pari soltanto alla devozione che io porto a te.
Tuttavia in quelle righe colsi anche qualcosa di diverso e non credo di sbagliare se penso che, con quella lettera, tu volevi chiedermi un parere circa l’atteggiamento da tenere in questa guerra. Non credo di sbagliare ritenendo che, dopo la tragica scomparsa di lord Rauger, tu ti sia chiesto, come altri, quale sia la parte più giusta da appoggiare... o forse, padre, ti sei chiesto quale sia il male minore?
Ammetterai che sarebbe facile per me scegliere una egoistica soluzione, tuttavia non ho intenzione di farlo. Non lo farò perché, vedi, tu mi hai insegnato a guardare oltre il velo del più immediato interesse personale e a valutare ogni situazione da molti punti di vista.
Ho molto riflettuto su quanto sto per dirti e sono, adesso più che mai, fermamente convinta che lord Icarius de’ Taddei sia il solo ad avere il pieno diritto della successione di Capomazda. Per tale motivo, ti chiedo di fornirgli il tuo più totale appoggio in questa vicenda.
Quando poi tutto questo sarà finito, padre, potremo tornare a parlare di me e allora, ti prometto, mediterò sulla mia condizione e sulla possibilità di chiederti la grazia di richiamarmi presso di te, così da allontanarmi se sarà necessario da questo posto e da quell’uomo.
Come ultima richiesta, infine, ti prego di tenere sotto controllo i baroni e i molti signorotti le cui terre confinano con quelle di Sygma. Tu meglio di me sai quanto essi siano per tradizione riottosi, ti chiedo dunque di osservare da vicino le loro mosse e di tenermi sempre informata.
Certa della tua comprensione, ti abbraccio con affetto.
Devotamente,
tua figlia Talia ’

Rilessi queste poche righe ancora una volta, poi piegai il foglio e lo sigillai con cura. Infine chiamai uno dei miei più fidati messaggeri personali e gli consegnai la missiva con l’ordine di partire immediatamente per le terre di Sygma e consegnare quel messaggio direttamente nelle mani di mio padre.
Fatto ciò, il sole era ormai alto.
Lasciai allora la mia stanza e presi a camminare speditamente per il corridoio... improvvisamente si era fatto imperioso in me il bisogno di uscire e di respirare aria fresca.

Melisendra
29-03-2011, 15.50.58
Mi sentii improvvisamente stanca... le mie energie si erano affievolite durante la lunga cavalcata e potevo percepire tutte le energie che mi circondavano con estrema chiarezza, il desiderio di abbeverarmene iniziava a salire e presto sarebbe diventato quasi prepotente. Potevo solo immaginare il pallore delle mie gote a quel pensiero.
Il cavaliere appiedato non pareva costituire una minaccia per il nostro piccolo convoglio, ma quando scomparve all'interno della carrozza, quasi ne fui sollevata. Udii il borbottio di Morrigan al mio fianco e non potei fare a meno di sorriderne.
Mi sistemai meglio i veli sul viso e strinsi ancora una volta gli alamari del mantello, quel gesto nervoso era un chiaro sintomo della mia preoccupazione.
Ormai il pomeriggio volgeva verso sera. Le ombre si allungavano sempre più. Il cavallo scandiva il tempo col rumore dei suoi passi. Improvvisamente mi sentii sbalzata nel passato...

L'ultimo litigio era stato terribile, la mia ribellione lo aveva mandato su tutte le furie e mi aveva lasciata appesa per tre giorni in una gabbia tra gli alberi della foresta. Non era ammissibile che non volessi più uccidere per lui.
Ora stava portandomi alla pazzia, negandomi la possibilità di nutrirmi, facendomi soffrire tra le nebbie della foresta, dove l'aria si agitava come fantasmi inquieti. La mattina del quarto giorno, stremata, fui liberata. Non mi reggevo in piedi.
"Vedi? Non puoi negare la tua natura..."
Sollevai gli occhi e gli rivolsi un ultimo sguardo d'odio prima di cadere riversa sul pavimento, il respiro affannoso mi bruciava nel petto.
"Cosa pensi di fare senza di me? Chi si prenderà cura di te?" Sospirò e mi girò intorno..."Pensi che là fuori saranno clementi con te?" Sentii dei nitriti provenire da fuori.
"Ti prego, lasciami morire... uccidimi..." sussurrai stremata, aggrappandomi alle sue ginocchia e stringendo a malapena il suo pugnale, che scendeva dalla cintura. Con una spinta mi gettò indietro, per riafferrarmi subito e sollevarmi da terra, quasi fossi fatta di aria.
"No, no... vivrai... tu sei mia, vivrai fino a quando mi piacerà." Mi accarezzò il viso e si soffermò sulla mia gola. Non avevo la forza neppure per piangere, tanto meglio. "Guarda cos'ho per te..."
Sollevai a malapena la testa e vidi una figura immobile sul mio letto. Un cavaliere forse. E capii. Sapeva che l'istinto di sopravvivenza avrebbe avuto la meglio e mi sentii in trappola. Mi adagiò accanto alla figura immobile, doveva averlo narcotizzato. Un cavallo nitrì nuovamente.
"Tornerò quando sarai di nuovo in te", sussurò malvagiamente al mio orecchio. Ed uscì.
Era tutta un'illusione, quella stanza, il mio letto, le coppe da cui bevevo il mio vino e i morbidi velluti su cui dormivo. Fuori da quella porta c'era solo il bosco e la nebbia. I cristalli che descrivevano il perimetro delle mie stanze erano la mia prigione.
Quel cavaliere dormiente si agitò vicino a me, sogni oscuri. Il mio istinto reclamava ciò che mi teneva in vita. La ragione invece inorridiva al pensiero di un'altra vittima. Mi chinai su di lui. Il suo respiro era lì, caldo e umido, mi prometteva nuove forze. Cedetti... ma non lo uccisi. Ne presi abbastanza da rimettermi in piedi. Avevo percepito la forza delle braccia di quell'uomo, i sogni di gloria, il pericolo dei campi di battaglia.
Non ero un'assassina. Ero un pettine. La mia natura si insinuava in mezzo a quel groviglio di emozioni umane e si nutriva di quell'ancestrale retaggio istintivo. Come un pettine, strappavo qualcosa. Ma che bisogno c'era di strappare loro la vita?
Frugai nelle tasche del cavaliere... ero quasi euforica dal piccolo pasto e mi sentivo come ubriaca. Improvvisamente un piccolo oggetto liscio e freddo mi incuriosì. Uno specchio!
Non avevo mai posseduto uno specchio. Mi ero vista occasionalmente in qualche riflesso, ma il mio signore mi aveva vietato di possedere specchi. Mi osservai incuriosita. Grandi occhi grigi, occhi da lupo, profondi, resi voraci dall'appetito. Ero pallida e sul viso mi cadevano morbide ciocche castano rosso. Voltai lo specchio e decisi che non amavo gli specchi. Improvvisamente un'idea balenò nella mia mente. Non ci pensai due volte.
Mi diressi là dove sapevo si trovava un cristallo, poichè più volte avevo tentato di forzarlo, senza ottenere altro che una scossa. Vi appoggiai lo specchio e fuggii.
Un rumore assordante mi fece urlare. Il cavaliere si svegliò di colpo e ci trovammo sdraiati su delle foglie secche. Un cavallo grigio nitrì terrorizzato, poco lontano. Mi avvicinai e lo afferrai per le briglie, il cavaliere stava venendo verso di me, ma cadde sotto un'improvvisa pioggia di frecce. Stavano arrivando. Stava arrivando.
Montai in sella e spronai il cavallo disperatamente. Pregai che le nebbie mi nascondessero.

La mano corse nuovamente agli alamari del mantello. Mi domandai se dovessi apparire pallida, mi pizzicai una guancia.
Quando saremmo giunti a Capomazda? Spronai il cavallo e proseguii un po' al trotto, lo sentii rilassarsi. Io e Pandemonio eravamo legati dal momento in cui aveva perso il suo cavaliere. I cavalli non si ingannano con la magia, sapeva che la mia prigione non era altro che un'illusione e aveva nitrito tutta notte nella speranza di svegliare il suo cavaliere. Ma da allora si era preso cura di me, scegliendo con attenzione sentieri sicuri e correndo veloce come il vento.
Mi avvicinai alla carrozza, bussai sul tetto e scostai una cortina: "Monsignore, dovremmo accelerare, non sono terre sicure per viaggiare di notte, dovremmo affrettarci, mancano poche ore al tramonto."

Guisgard
29-03-2011, 19.51.39
Così, Dafne, Waiko ed i suoi compagni, si diressero dall'altra parte delle mura, dove avrebbero trovato un'ingresso laterale.
Ma appena furono presso un vecchia capanna in muratuta abbandonata, uno dei compagni di Waiko afferrò Dafne e la spinse dentro.
Subito, Waiko e l'altro suo amico li seguirono.
Dafne fu spinta sulla paglia che si trovava in quel posto.
"Non sai che una vedovella dovrebbe vivere in convento, o trovarsi un protettore?" Disse colui che l'aveva spinta sulla paglia.
"Vedovella?" Ripetè l'altro. "Ma se ha detto che il marito è ancora vivo!"
"Si, e magari ora starà correndo in suo aiuto!"
E risero forte.
"Avanti, fate presto!" Li riprese Waiko. "Potrebbero sentirci!"
"Sta tranquillo, Waiko! Qui non viene mai nessuno! Abbiamo tutto il tempo per spassarcela! Avanti, tenetela ferma che comincio io!"
"Non temere, non potrà certo sfuggirci!" Rispose l'altro che l'aveva immobilizzata a dovere. "Non preoccuparti, piccola... vedrai che ti divertirai..."

Guisgard
29-03-2011, 19.57.13
Nel frattempo, all'interno del palazzo, Finiwell e Cavaliere25 stavano bevendo alla locanda della caserma.
"Mi raccomando, amici miei..." disse Finiwell "... che non avanzi neanche una goccia di vino, o sarà di cattivo auspicio per il nostro Cavaliere25!"
Tutti brindarono in allegria.
"Tranquillo, ragazzo mio!" Rivolgendosi poi all'aspirante Cavaliere. "Hai un degno maestro e non puoi fallire!" E rise di gusto.

Guisgard
29-03-2011, 20.26.34
Il Sole era prossimo ad adagiarsi sull’orizzonte sterminato ed il carro avanzava nella lussureggiante campagna.
“Mio nonno stupito? Impossibile, milady…” disse il cavaliere a Morrigan “… non l’ho mai visto stupirsi per nulla… forse perché conosceva bene i suoi simili…”
Sorrise e cominciò a suonare la sua ocarina.
“Si …” rispose Ravus alle parole di Melisendra “… avanti, più veloce!” Spronando poi il guidatore.
Poco dopo avvistarono le alte mura di Capomazada, che imponenti dominavano su quel paesaggio.
E nel purpureo alone del tramonto, quasi accompagnata dalla malinconica musica dell’ocarina di quel cavaliere, la carrozza fece finalmente il suo ingresso a Capomazda.
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cavaliere25
29-03-2011, 20.37.28
vedendo il cavaliere ridere mi misi a ridere anche io mi sentivo bene e forse pensai avevo trovato un posto dove mi potevano insegnare tanto e darmi tanto affetto

Guisgard
29-03-2011, 20.47.11
Intanto, nel palazzo ducale, Talia, scossa da mille e più sensazioni, timori e malinconici pensieri, passeggiava nei lunghi corridoi di quella dimora.
Giunse così nel solenne corridoio detto Dei Ritratti, dove figuravano i dipinti degli Arciduchi e delle loro consorti.
La giovane principessa di Sygma camminava nell’austero silenzio di quel luogo, un silenzio rotto soltanto dal rumore dei suoi passi.
E mentre camminava, in balia delle sue ansie, cominciò a fissare i vari ritratti, fino a fermarsi davanti ad uno in particolare.
“E’ sua signoria lord Erois de Taddei…” disse una voce alle sue spalle “… e quella accanto a lui è lady Antedia, sua moglie…” aggiunse Izar il filosofo.
Si avvicinò a Talia e continuò:
“Si amarono di un amore grandissimo, quasi irreale… e quando lui morì, lei impazzì dal dolore, per poi gettarsi da una delle torri del palazzo… l’Arciduca morì durante una battuta di caccia… avvistò un meraviglioso falco… dall’euforia distanziò i suoi falconieri e svanì nella brughiera… fu ritrovato il giorno dopo… si disse che fu ucciso da una grande emozione che gli fece scoppiare il cuore… lord Erois era noto per il suo coraggio… ma quel giorno, sul suo volto, era impressa l’immagine di una primordiale e visionaria paura…”
In quel momento un servitore richiamò Izar, che, congedandosi dalla sua signora, lo seguì.
Il ritratto di lady Antedia sembrava quasi guardare Talia.
Seguirla in ogni suo movimento.
Quasi come se percepisse le sue sensazioni e comprendesse i suoi stati d’animo.
Talia tornò poi a fissare il ritratto di lord Erois, quando, alle spalle del duca, nel paesaggio dipinto, notò qualcosa.
Una strana figura dipinta nella brughiera.
Avvolta da un lungo mantello rosso, in sella ad un cavallo nero come la notte.

Melisendra
29-03-2011, 20.57.29
Le mura imponenti di Capomazda riflettevano gli ultimi raggi, facendoci giungere finalmente a destinazione. Le porte si aprirono e ci affrettammo ad attraversare la città bassa.
Niente a che vedere con Camelot. L'atmosfera generale sembrava di attesa, con un sottofondo di speranza. Gli abitanti ci scrutarono, facendoci largo.
Ci dirigemmo verso la cittadella e accedemmo a un cortile interno del palazzo di Sua Signoria il Duca.
Smontai da cavallo e mi assicurai che Pandemonio fosse rifocillato, affidandolo alle cure di un giovane paggio.
Qualcuno sarebbe venuto ad accoglierci? Cosa ne sarebbe stato di me sotto la supervisione di Ravus? Dovevo considerarmi un'ospite o una sorvegliata?
Aprii bene gli occhi e mi strinsi nel mantello. Guardai verso Morrigan e poi verso Ravus, pensierosa. Scostai un po' i veli che mi scoprivano il volto, ma tenni il cappuccio calato sulla fronte.
Il cavaliere misterioso carpì la mia attenzione... quindi gli domandai: "Chi siete voi, cavaliere?"

Lady Dafne
29-03-2011, 21.24.34
All'improvviso fui gettata a terra, tra la paglia che sapeva di sterco; elaborai subito, vedendo le faccie di quelli che credevo essere degli "amici" (beh insomma, almeno delle brave persone), quali erano le loro intenzioni.
Non riuscivo a muovermi. Mi strattonavano. Io urlavo e loro mi schiaffeggiavano. Chiamavo qualcuno, ma chi?? oltre a mio marito e alle poche vicine di casa non è che conoscessi molta gente in quella città.
Poi mi venne in mente un episodio:

Ero sposata da poco e da ancora meno ero arrivata nella mia nuova casa. Friederich, il mio buon marito, era molto premuroso nei miei confronti e un giorno mi disse:
"Cara, sai che a causa del mio lavoro potresti stare dei periodi sola. Qui ci saranno molte brave persone che ti aiuteranno ma potresti anche avere a che fare con qualche elemento poco simpatico. Mi faresti stare più tranquillo se imparassi a difenderti..."
Ricordo che gli sorrisi e accettai di essere "istruita" da lui. Mi impegnai e lui fu pure severo ma qualche risata ci scappò.

"Forza Dafne, ripensa a quello che ti ha detto Friederich" pensai cercando di recuperare un briciolo di calma

"Metti il piede sopra il ginocchio, tieniti pronta con le mani e spingi"

Lo feci spingendo con tutto la forza che mi restava. Non combinai niente, il maiale mi ricadde addosso schiacciandomi e togliendomi il fiato.
Svenni!

Talia
30-03-2011, 00.09.32
L’arrivo di Izar in quel corridoio mi sorprese. Rimasi in silenzio mentre parlava, ascoltando con attenzione la storia di lord Erois e lady Antedia...
“Una storia triste...” sussurrai poi, più a me stessa che non a lui “Chi ha la fortuna di trovare un amore tanto profondo, non è giusto lo perda così brutalmente!”
E fu in quell’istante che giunse il servo a richiamare il fedele consigliere di mio marito... mi inchinai appena e lo osservai allontanarsi, poi tornai a guardare quei dipinti...
Perché vi era qualcosa in essi, ne ero certa... qualcosa che percepivo vagamente ma che non riuscivo a cogliere.
Li osservai a lungo, in silenzio... poi finalmente i miei occhi notarono, sullo sfondo, quella figura: era la sagoma appena distinguibile di un cavaliere con un lungo mantello rosso, il quale montava un cavallo completamente nero.
Accostai di più il viso al dipinto e scrutai quella figura più da vicino, con una strana sensazione addosso... dove avevo già visto quella figura?
Un istante di esitazione... poi subito rammentai: la sera precedente, mentre Icarius stava arrivando a palazzo e io stavo guardando fuori dalla finestra la pioggia che cadeva fitta...
Chiusi gli occhi, tentando di richiamare alla mente quell’immagine, che avevo creduto un’allucinazione...
Ma come poteva essere che una mia semplice allucinazione fosse in quel dipinto?
E poi la storia su lord Erois che Izar mi aveva raccontato... le circostanze della sua morte... e quell’espressione sul suo volto al momento del ritrovamento, la stessa che avevo visto sul caro viso di lord Rauger appena qualche giorno prima...
La mia mente lavorava frenetica...
Per qualche ragione mi spostai di qualche passo e osservai un altro ritratto di un altro duca... dapprima non vidi niente, ma poi di lato e seminascosto da un albero notai quella stessa figura, quell’identico cavaliere dal mantello rosso...
Sull’onda di tale scoperta, dunque, proseguii questa mia bizzarra ricerca: percorsi in lungo e in largo tutto il corridoio ed esaminai con attenzione ogni singolo ritratto in esso contenuto... e in tutte le tele rappresentanti i duchi notai, più o meno nascosto nel paesaggio, quello stesso identico cavaliere.
Quando ebbi terminato il mio esame avevo il fiato corto, mille dubbi nella mente e una sgradevole quanto incomprensibile sensazione che si faceva strada in me... e lì rimasi, immobile, riflettendo.

Guisgard
30-03-2011, 01.20.53
Dafne aveva tentato di liberarsi dalle volgari bramosie di quegli uomini.
Ma era stato tutto inutile.
I loro versi, le mani sporche, gli occhi colmi di immondi desideri.
“Avanti, fate presto!” Disse Waiko ai suoi compagni. “Che dopo tocca a me!”
“Beh, siamo fortunati… è un bocconcino davvero prelibato… avevi questa bellezza come vicina di casa e non ci hai combinato mai nulla?”
“Che il diavolo vi porti!” Esclamò Waiko. “Volete darvi una mossa?”
“Di cosa hai paura?” Domandò l’altro suo compagno. “Questo è un posto tranquillo, nessuno viene mai qui.”
“Già, lo credevo anche io…” disse una voce all’improvviso, proveniente dal muretto che separava le uniche due stanze di quella capanna “… ed invece siete arrivati voi ad interrompere il mio riposino…”
“Chi diavolo ha parlato?” Chiese stupito Waiko.
“Uno che voleva riposare in pace, visto che stanotte gli tocca il turno di guardia, grossi idioti!” Rispose Pasuan saltando da dietro il muretto.
“Accidenti, un cavaliere!” Urlò Waiko. “Filiamo!”
“Filare?” Ripetè uno dei suoi compari. “E perché mai? Siamo tre contro uno… ed io non voglio rinunciare a questo bocconcino!”
Ma senza neanche dargli la possibilità di dire altro, Pasuan estrasse rapido la spada e gli mozzò una mano, lacerando poi, con la medesima velocità, all’altro suo compare la giubba e graffiandogli il petto.
A quella scena Waiko scappò via, seguito subito dai suoi degni compagni, feriti ed impauriti.
Pasuan li guardò andare via e si avvicinò poi a Dafne, che era ancora svenuta sulla paglia.

Guisgard
30-03-2011, 02.21.45
La carrozza fu fatta entrare nel palazzo ducale e subito paggi e servitori la raggiunsero.
“Finalmente siamo a Capomazda!” Disse Ravus, visibilmente stanco per il viaggio.
“Benvenuto, monsignore!” Esclamò Izar andandogli incontro.
“Salute a voi, Izar.” Rispose il chierico.
E i due restarono per qualche istante a parlare tra loro.
Il cavaliere invece, saltato giù dalla carrozza e recuperata la sua sella, si guardò intorno.
“E così questa è Capomazda…” mormorò.
Poi, fissando Melisendra:
“Sono l’uragano che grida nella notte, milady… la fresca brezza del mattino che accarezza il volto… l’alone vermiglio del tramonto che annuncia il crepuscolo… ma voi potete chiamarmi Guisgard, milady.”
E si inchinò sorridendo.
“Vi prego, il viaggio è stato lungo e siamo stanchi…” disse Ravus a Izar.
“Certamente, siete graditi ospiti, miei signori!” Rispose il consigliere del duca. “Vi faccio subito alloggiare nel palazzo.”
“Si, sistemiamo ovviamente prima lady Morrigan, poi il cavaliere….” cominciò a dire Ravus.
“Avete dimenticato che qui c’è un’altra dama, monsignore…” lo interruppe Guisgard “… e una dama ha sempre precedenza su di un cavaliere.”
“Ah, si…” balbettò il chierico “… abbiamo anche un'altra dama…” indicando Melisendra.
“Benissimo, farò preparare subito i vostri alloggi.” Disse Izar.
Poco dopo gli alloggi erano pronti e ciascuno ne prese possesso.
“Cavaliere…” fece Izar a Guisgard “… vi interesserebbe arruolarvi? Qui occorrono forze nuove e voi mi sembrate un valente spadaccino.”
“Davvero? E ditemi… c’è qualche buon cavallo degno della mia sella?”
“La paga è buona e i nostri cavalli sono i migliori al mondo.” Rispose Izar. “Presentatevi al capitano Monteguard, cavaliere.”

Guisgard
30-03-2011, 02.40.08
Poco dopo, qualcuno entrò nella grande Sala dei Migliori.
“Siete qui, milord!” Disse Izar entrando.
Icarius non rispose.
Era seduto sul seggio che fu di suo zio e di tutti gli altri Arciduchi prima di lui.
“Milord, l’abate Ravus è giunto a Capomazda…” aggiunse Izar “… chiede di vedervi…”
“E’ buffo…” mormorò l’inquieto duca “… è buffo come da piccoli il mondo ci appaia in un modo e poi, una volta cresciuti, assuma tutt’altro significato… venivo sempre da piccolo in questa sala… e restavo a fissare le grandi statue dei miei antenati… Taddeo il grande… Ardea… Erois… li guardavo e sognavo di diventare come loro… queste statue rappresentavano valori ed ideali grandissimi… oggi, nel vederle, non provo più niente… niente…”
“Anche loro hanno dovuto superare grandi difficoltà e compiere ardue imprese, mio signore... e…”
“Si, conosco i poemi e le leggende!” Lo interruppe Icarius. “Conosco a memoria ciò che mi narravano giullari e bardi… ma quelle favole non mi incantano più…”
Si alzò e raggiunse la grande Statua dell’Arcangelo Michele nell’atto di trafiggere l’angelo ribelle.
“E’ Ravus che custodisce il tesoro della stirpe, vero?”
“Si, milord.” Rispose Izar.
“Bene…”
“Cosa… cosa intendete fare, milord?” Domandò il consigliere.
“Andare via…” rispose Icarius “… e stavolta per sempre… Capomazda presto cadrà, lo sappiamo entrambi… ma quel traditore di Cimarow non metterà le mani su quel tesoro!”

Guisgard
30-03-2011, 04.01.23
Le grandi volte a padiglione sostenute dalle slanciate colonne, tra le quali si aprivano le ampie vetrate, scandivano con la loro perfezione la superba copertura del corridoio.
Il malinconico e rossastro bagliore del Sole morente si rifletteva proprio da quelle vetrate, tingendo ogni cosa col suo manto.
I ritratti, sfiorati da quell’etereo alone, sembravano assumere indecifrabili espressioni.
Tristezza, inquietudine, paura, ansia, disperazione.
Come se quei ritratti volessero parlare.
Talia li fissava con attenzione, quasi a volerli interrogare.
Antedia continuava a sorriderle, mentre alle sue spalle, in uno scenario di pastorale idillio, la campagna si animava di Primavera.

Il vento soffiava forte e traeva con sé di nuovo quelle voci.
“Stai soffrendo…lo so...”
Si sentiva nel suo sibilo tra le antiche pietre del palazzo ducale.
Con lo sguardo, da quella torre, si poteva abbracciare l’intera campagna…
Bastava un solo sguardo per racchiuderla tutta…
Ma bastava ancora meno per mettere fine a tutta quella sofferenza…
Un salto… nel vuoto… ma non sarebbe stato più vuoto di ciò che era diventata la vita…
Antedia era là, su quella torre… in balia del vento, della solitudine e della disperazione…
Indossava il suo abito da sposa... e cercava il suo amato ormai perduto… forse portato via proprio da quello stesso vento…
Era bellissima con quell’abito…
Gettò un altro sguardo sulla campagna... e fu là che vide quella figura…
La fissava... la chiamava…
E quando il vento cessò di soffiare, ad avvolgerla non era più il cielo, ma la campagna…
Mentre il suo bianco vestito, bagnato di sangue e lacrime, giaceva strappato su quel corpo senza più vita…

In quell’istante un servo chiamò, destando e quasi spaventando, Talia da quella strana sensazione.
O forse visione…
“Milady, è giunto l’abate Ravus.” Annunciò il servitore alla principessa di Sygma.
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Melisendra
30-03-2011, 04.18.43
"Il mio nome è Melisendra, cavaliere" Gli rivolsi un inchino e poi seguii la servitù giunta ad accompagnarci nei nostri rispettivi alloggi.
Una volta sola nella stanza a me adibita, mi rinfrescai e approfittai della presenza delle solerti cameriere per fare un bagno rigenerante. Dopo di che tirai fuori un vestito dalle bisacce e lo indossai.
A Ravus sarebbe venuto un colpo. Ma non avevo altre vesti adatte ad un soggiorno nel palazzo, poi pettinai i capelli in morbide onde. Una cameriera portò uno specchio.
Non ne vedevo uno da quella notte.
La donna che mi osservava dal riflesso indossava un abito color cremisi, i cui veli leggeri si sollevavano e gonfiavano leggermente ad ogni movimento. le maniche ampie scendevano da un corpetto avvitato. La cameriera strinse a tal punto i lacci che mi strappò un gridolino di disappunto. Tentai di coprire la scollatura con la lunga chioma, ma vi rinunciai e decisi di uscire per prendere un po' d'aria. Avevo atteso, ma nessuno era giunto a chiamarmi.
Mi recai nel giardino interno e da lì rimirai la luna, passeggiando e godendo del profumo dei gelsomini.

Guisgard
30-03-2011, 05.18.29
La sera.
Resa chiara dal vento che soffiava da nord, limpida di stelle ed intrisa di un argenteo pallore lunare.
L’Occidente, ormai spoglio anche dell’ultimo chiarore del Sole morente, era coronato da Venere, che luminosa brillava nel cielo.
Le foglie di quel verziere, animate dal fresco alito del vento, sembravano vibrare ai suoni che giungevano dalla taverna, dove erano i cavalieri.
Ma uno di quei suoni sembrava diverso dagli altri, più lento e malinconico.
Molto più vicino, tanto da destare Melisendra dai suoi pensieri.
Un suono che sembrava librarsi nell’aria, quasi cavalcando la sua stessa malinconia, per poi posarsi, come una carezza, sui pensieri della ragazza.
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Guisgard
30-03-2011, 05.38.16
Nello stesso momento, alla locanda, tutti cantavano e si divertivano.
"Avanti, ragazzi!" Diceva Finiwell. "Sotto che chi si ferma è perduto! E ricordate... mio nonno diceva sempre che un uomo si vede in tre cose fondamentali... come regge le donne, come regge il cibo e come regge il vino! Alla salute di mio nonno, che Iddio l'abbia in Gloria!"
E tutti risposero a quel brindisi.
"Dov'è finito Pasual?" Chiese poi ad uno dei cavalieri.
"Non so, aveva il turno di guardia stasera, ma non l'ho visto in giro."
"Molto strano..." mormorò Finiwell. "Andiamo a cercarlo, ragazzo!" Disse poi a Cavaliere25.

Morrigan
30-03-2011, 09.42.12
Capomadza... le grandi, antiche torri si levavano possenti contro l'aria della sera come se avessero dovuto proteggere la stessa volta celeste da ogni attacco.
Morrigan cavalcava con gli occhi fissi su quel profilo... com'era diversa, Capomadza, dal suo palazzo! Quell'architettura parlava di forza più che di grazia... stava sulla collina, distesa, dominando il borgo sottostante, come un leone dalla fiera criniera pronto al balzo.
Un lieve musica si intrecciava allo schiocco degli zoccoli dei cavalli, e a tratti sembrava quasi dar loro il ritmo per avanzare verso la meta.
Morrigan l'ascoltava distratta. Quella musica si intrecciava sottilmente ai suoi pensieri, e senza avvedersene ne era diventata parte.

La carrozza fece infine il suo ingresso nel palazzo, e servi e valletti furono subito intorno ai viaggiatori, per accogliergli.
Il nuovo arrivato saltò giù dalla carrozza con un balzo atletico, che Morrigan non potè fare a meno di notare. Lo seguì con lo sguardo, e vide che andava incontro a Melisendra e che le parlava sorridente, porgendole infine un inchino.

“Sono l’uragano che grida nella notte, milady… la fresca brezza del mattino che accarezza il volto… l’alone vermiglio del tramonto che annuncia il crepuscolo…"

Morrigan sorrise, suo malgrado, mentre il vento le portava quelle parole all'orecchio. Era una simpatica canaglia, quel cavaliere, e aveva la lingua pronta e forbita, e questo faceva sì che quell'uomo le ispirasse istintivamente un'impressione positiva.

"... ma voi potete chiamarmi Guisgard, milady.”

Ma a quelle parole, il suo sorriso si spense, e Morrigan ridiventò seria, come profondamente, intimamente turbata. Abbassò le lunghe ciglia scure, e i suoi occhi si persero ad inseguire vagamente qualcosa, lontano. Sembrò smarrirsi per qualche secondo, poi di colpo sollevò gli occhi su di lui, e glieli piantò addosso in modo diretto e quasi violento.
Lo seguì mentre parlava con un uomo, e dai mozziconi di parole intese che l'altro gli stava offrendo di prendere servizio a Capomazda.
Attese.
Senza nemmeno saperne il perchè.
Senza essere sicura di ciò che avrebbe davvero detto, e soprattutto domandandosi che motivo aveva di raccontare determinati eventi ad uno sconosciuto, che probabilmente non aveva alcun interesse ad ascoltarla.
E tuttavia attese.
E appena l'uomo che diceva di chiamarsi Guisgard si allontanò alla volta degli alloggi, si accostò a lui e lo fermò.

"Non abbiamo avuto modo di presentarci, messere... " esordì, fissandolo con un sorriso franco sul volto "Io sono Morrigan, e vengo da Cassis, in Francia... e voi... voi mi avete fatto di colpo pensare quanto il Fato degli uomini sia sovente bizzarro, signore!"

cavaliere25
30-03-2011, 11.09.36
Si dissi guardando Finiwell andiamo a cercarlo vi seguirò visto che non conosco bene il posto e aspettai che mi disse dove andare chissà perchè tutta quella agitazione pensai dentro di me

Talia
30-03-2011, 11.25.30
Quella visione... tanto viva nella mia mente, tanto potente che quasi mi sentii come se fossi io stessa a precipitare da quella torre in quell’istante... e avvertivo su di me lo sguardo di quel misterioso cavaliere con il mantello rosso, uno sguardo implacabile, inesorabile, fatale...
Poi la voce di quel servo mi destò, con un sussulto, da quell’incubo in cui stavo scivolando...
Lentamente mi passai due dita sulla fronte, come a voler cacciare le immagini appena viste, o almeno allontanarle per un istante...
Lo congedai con un gesto lieve, inspirai appena e poi, quasi controvoglia, lasciai quel corridoio per raggiungere la sala in cui, credevo, avrei trovato l’abate Ravus.
Giunta davanti all’alta porta di legno liscio e prezioso, picchiettai appena sullo stipite ma, non ricevendo alcuna risposta, posai una mano sulla maniglia e la spinsi piano...
Due sole persone vi erano in quella sala. Entrando, colsi uno stralcio di conversazione...

“…Capomazda presto cadrà, lo sappiamo entrambi… ma quel traditore di Cimarow non metterà le mani su quel tesoro!”

Fin da quando ero solo una bambina, mio padre mi aveva sempre ripetuto che talvolta conviene contare fino a dieci prima di parlare... ma, sfortunatamente, io non avevo mai imparato quest’arte e non ero mai stata brava a tenere a freno la lingua!
Feci dunque qualche passo nella stanza e, prima di potermi trattenere, dissi: “Ma forse quel tesoro non è l’unica cosa che interessa lord Cimarow! Egli ha bisogno di una legittimazione prima di tutto, ha bisogno che venga riconosciuto il suo potere personale e che esso risulti maggiore rispetto a quello degli altri baroni. E se egli entra a Capomazda, se si insedia in questo palazzo dopo averti sconfitto, ucciso o anche solo cacciato via... beh, avrà ottenuto ciò che gli occorre! Una volta qui, se è intelligente... e credo che lo sia... si porrà in linea con i tuoi antenati. Potrà dire che tu non eri che un inetto, un incompetente e che egli, invece, è l’erede ideologico di quella nobile stirpe... e così avrà vinto! Quanto al tesoro... sì, forse sarà contrariato di non potervi mettere le mani. Tuttavia non gli sarà difficile accumulare ricchezze continuando a predare e a saccheggiare come sta facendo adesso... imponendo ai suoi sudditi, ai tuoi, balzelli sempre più pesanti, proprio come sta facendo nei suoi possedimenti ormai da decenni!”
Tacqui infine e, solo allora, mi resi conto di aver parlato forse un po’ troppo categoricamente...
“Questo, almeno, a mio parere!” soggiunsi in fretta.
Poi sorrisi conciliante e spiegai: “Perdonami, mio signore, se sono giunta così... mi era stato detto che l’abate Ravus era arrivato a Capomazda e credevo che lo avrei trovato qui!”

Guisgard
30-03-2011, 20.08.37
“Io, milady? E come mai? Forse mi trovate davvero bizzarro come il Fato, devo credere?”
E detto questo, Guisgard sorrise a Morrigan.
Si accomodò la sella sulle spalle ed aggiunse:
“Certo che la campagna da queste parti è alquanto mesta… eppure c’è un bellissimo tramonto che dovrebbe destarla da ogni angoscia, non trovate?”
“La campagna Capomazdese è viva, milord…” intervenne Ravus “… ed è capace di percepire gli stati d’animo di chi attraversa il suo manto.”
“Allora deve essere passata qualche schiera di disperati ultimamente!” Scherzò Guisgard.
“E’ quella maledizione che la rende così…” mormorò in quel momento uno dei servitori intento a scaricare i bagagli dalla carrozza.
Guisgard lo fissò incuriosito.
“Vuoi stare zitto!” Lo richiamò il più anziano dei servitori. “Pensa a scaricare i bagagli se non vuoi essere frustato!”
“Gli alloggi sono pronti.” Annunciò Izar ai nuovi arrivati.
Guisgard però si separò dal gruppo per raggiungere, dietro proposta proprio di Izar, la caserma dei soldati ducali.
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Guisgard
30-03-2011, 20.22.49
Nello stesso momento, Finiwell e Cavaliere25 uscirono dalla locanda in cerca di Pasual.
Chiesero ad alcune sentinelle prima e ad un gruppo di cadetti poi, ma nessuno sembrava averlo visto.
"Molto strano..." mormorò Finiwell "... Pasual non si è presentato al posto di guardia... eppure sa bene che il capitano Monteguard non tollera simili leggerezze..."
Restò un attimo a riflettere poi esclamò:
"Allora non abbiamo altra scelta! Vieni, ragazzo, ti mostrerò come si monta un turno di guardia! Copriremo noi due quello scellerato!"
E i due raggiunsero il barbacane posto a Settentrione, dove cominciarono il loro inatteso turno di guardia.

cavaliere25
30-03-2011, 20.26.01
che bello dissi spero di essere al altezza di questo compito dissi rivolgendomi a Finiwell ma poi se riusciremo a trovare pasual ci facciamo spiegare per filo e per segno dove era finito e aspettai che Finiwell mi insegnasse a montare la guardia

Guisgard
30-03-2011, 21.00.54
“Bene bene…” disse Icarius divertito dopo che Talia finì di parlare. “Avete visto, Izar? Abbiamo qui una vera esperta di politica e strategia! Ma d’altra parte come non immaginarlo! Che sciocco, vero? La principessa delle terre di Sygna ha di certo dimestichezza sul modo in cui si governano terre e genti!”
“Se posso permettermi, mio signore…”
“Ma prego, Izar!” Esclamò Icarius. “Oggi è giorno di parola per i miei fidati consiglieri! Avanti, dite anche voi la vostra. Vi ascolterò con attenzione.”
“Credo che lady Talia abbia descritto perfettamente ciò che potrebbe accadere.” Cominciò a dire Izar. “Il tesoro della vostra stirpe è favoloso, vero, ma il seggio ducale vale ben oltre la semplice ricchezza. E questo, temo, lord Cimarow lo sa bene.”
“Quindi dite che sarebbe inutile mettere in salvo il tesoro?” Domandò sarcastico il duca. “Mi consigliate di lasciarlo alla mercè del traditore, magari porgendoglielo su un vassoio d’argento? E perché no!”
Rise e continuò:
“Magari potrei nascondere invece il seggio, oppure la Corona di Giada simbolo del potere ducale! E, perché no, anche tutte le statue di eroi, duchi ed antenati più o meno mitici! Ma poi…” fissando ironico Talia “… poi però rischierei di perdere l’amore della mia adorata consorte… tuo padre cosa penserebbe se il tesoro andasse perduto? Come potrei mantenere la sua bellissima figlia? Il Giglio di Sygma! Ma che sciocchi siamo… sicuramente scenderanno schiere angeliche a salvarci… magari si scomoderà lo stesso San Michele per aiutarci! Perché preoccuparsi!”
Scoppiò allora a ridere.
“Sfortunatamente il mondo non va così…” diventando finalmente serio “… il sangue dei Taddei non è diverso da quello degli altri uomini… e se in passato non hanno mai conosciuto sconfitta non vuol dire che non possa accadere ora… sin da piccolo mi hanno riempito di storie e miti sulla grandezza della nostra stirpe… ora non ci credo più… non voglio morire per un sogno… un sogno che non sento neanche mio… non più!”
Restò un attimo in silenzio e poi concluse:
“E non lascerò il tesoro nelle mani di quei cani… che si prendano le statue e le pietre di questo palazzo… ma non avranno quell’oro!”
Ed un lampo, un bagliore, infiammò i suoi occhi.
Occhi nei quali, l'azzurro sembrava aver smarrito ogni sogno.
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Melisendra
30-03-2011, 21.20.17
Passeggiando nel giardino, mi ero assorta tra le ombre del passato e qualche timore per il mio sempre incerto futuro. Ero tanto pensierosa che quasi non udivo i rumore i provenire dalla taverna, dove la gente vociava e cantava, cercando distrazione dall'atmosfera grave che si respirava in quel palazzo.
Improvvisamente un suono, una sensazione, una lenta malinconia mi travolse. Quasi irresistibilmente. La seguii, curiosa. Si snodava lasciando chiare tracce nell'aria profumata.

llamrei
30-03-2011, 21.50.47
Dalla cella che mi ospitava ormai da qualche anno riuscivo a scorgere l'orizzonte. A parte i falchetti che volteggiavano ansiosi sui prati circostanti e ai caprioli che guizzavano da una parte all'altra dei margini dei prati, i miei occhi non incontravano anima viva. "Anima viva". Già...non potevo di certo considerare delle "anime vive" le mie compagne di sventura.
Fui rinchiusa in quel monastero qualche anno addietro dal "mio nobile padre". Una vita di preghiera, di devozione, sacrificio e umiltà e pentimento, secondo lui, mi avrebbe purificata da quel "peccato". Amare una persona non della mia stessa classe sociale era un "peccato". Il mio "peccatore" fu costretto ad arruolarsi e ad andare a combattere per una guerra non sua ma che gli avrebbe reso l'"Onore" e invece gli ha reso solo un giaciglio eterno dentro la nuda terra. E io scelsi la via indicatami dal mio nobile padre. Le persone che condividono brevi momenti delle mie giornate hanno lasciato fuori da queste mura il loro essere. Qui vivono e basta.
Io ho scelto non solo di vivere, ma di crescere nonostante le regole ferree e le privazioni.

Appollaiata sul bordo della finestra della mia cella, svogliatamente fissai l'orizzonte. Non mi sarei aspettata di certo di scorgere uno scenario diverso. Vidi avvicinarsi un uomo a cavallo.

Dopo una mezz'ora venni convocata dalla badessa.

Il mio nome è Llamrei.
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Morrigan
31-03-2011, 00.14.22
“Io, milady? E come mai? Forse mi trovate davvero bizzarro come il Fato, devo credere?”

Le sorrise, e per un attimo Morrigan sentì di aver smarrito la sua abituale sicurezza. Quell'uomo scherzava. Quell'uomo non la conosceva affatto. Che sciocchezza credere che avrebbe potuto avere una qualche forma di interesse nella sua storia!
Esitò nel rispondere, e lui subito continuò, accomodandosi la sella sulle spalle:

“Certo che la campagna da queste parti è alquanto mesta… eppure c’è un bellissimo tramonto che dovrebbe destarla da ogni angoscia, non trovate?”

Morrigan, meccanicamente, rivolse lo sguardo verso il sole che ormai si era rifugiato dietro la linea lontana e scura dei monti. Il cielo brillava di sottii linee rosse, il cui colore era talmente intenso da far tremare l'anima.
Dalle sue labbra sfuggì un impercettibile sospiro.

“La campagna Capomazdese è viva, milord…” intervenne Ravus, irrompendo in quel momento e strappandola alla vista di quel tramonto.

Parlarono tra loro. E di nuovo Morrigan non potè fare a meno di notare la strana atmosfera che si veniva a creare ogni volta che si accennava alla situazione in cui versava il Granducato di Capomazda. Una sottile, soffocata reticenza aleggiava intorno alle parole... qualcosa di celato, di interrotto... si domandò se non fosse il caso di chiedere di più. In fondo era arrivata fin là, aveva deviato dal suo percorso per raggiungere quel ducato, quindi le sembrava quasi che una spiegazione le fosse in qualche modo dovuta.

Si accorse che Guisgard si era separato dal gruppo e si stava allontanando, forse per raggiungere quel capitano della guardia che gli era stato indicato prima. Lo guardò mentre attraversava la corte. Non gli aveva detto nulla, infine. E forse era stato meglio così... forse non era niente più che una sciocchezza senza valore... già... eppure anche quello era un segno, non riusciva a negarselo!
Aveva viaggiato a lungo, per terra e per mare. Era giunta fino alle bianche scogliere di Albion, senza mai avere alcuna notizia dell'uomo che cercava. Quando era giunta a Camelot era ormai profondamente scoraggiata. Non aveva alcuna traccia e non aveva alcuna speranza. Poi, tutto d'un tratto, quei segni...
Morrigan credeva nei segni. Credeva che nulla accadesse per caso, e che, a ben guardare, il mondo era pieno di indicazioni... buone o cattive, chissà... ma c'erano, non aveva dubbi!
E di colpo, dal nulla, in mezzo all'assenza e in mezzo al silenzio, i segni si erano mostrati e quasi affastellati, e tutti dicevano la stessa cosa... che era quella la via! Troppe coincidenze valevano più di una prova... quella donna, Melisendra, e le arti arcane che di certo celava... la rivolta di Lord Cimarow e le sorti di Capomazda, che tanto somigliavano agli eventi che avevano rivoltato le terre di Cassis un tempo... e poi quel cavaliere... quel cavaliere che... ma non è possibile... il mare è pieno di pesci!
Con quella frase, Morrigan si rassegnò a seguire i paggi che la condussero nel suo alloggio.

Toccare quei broccati le ricordava sua madre.
Aveva un ricordo vago e dolciastro di sua madre. E come avrebbe potuto essere diversamente? Aveva solo quattro anni quando lei era morta. Ma ne conservava un'immagine che era fatta di colori, del fruscio dei vestiti, dei lunghi nastri, dei fiori che sempre intrecciava tra i lunghi capelli scuri. Senza nemmeno rendersene conto, avvicinò l'abito al viso, e, chiudendo gli occhi, affondò la guancia in quella stoffa, carezzandola. Disperatamente cercava di nuovo quel profumo, quel profumo che non c'era, che non avrebbe potuto mai esserci...
Scosse il capo, si staccò da quella veste, lasciando ricadere la mano. Doveva dunque scegliere uno di quegli abiti? Era questo che ci si attendeva da lei? Si ricordò che, in fondo, era in un palazzo, nella capitale di quelle terre, e con ogni probabilità era quello che ci si attendeva da ogni ospite. Che poi fossero giunti in quel luogo per altri motivi, che la guerra fosse alle porte, che probabilmente gi uomini di Cimarow in quel momento fossero intenti a saccheggiare e distruggere qualcuno dei villaggi vicini, tutto questo sembrava non avere alcuna importanza. A tutti era richiesto di mantenere le forme e il decoro, e per questo, nonostante ciò che accadeva fuori dal palazzo, dentro il palazzo tutto doveva restare immutato e ligio alle tradizioni. Almeno in apparenza.

Scelse un abito di un profondo rosso scuro, simile al sangue versato. Le era sempre piaciuto quel colore. Le donne le avevano lavato e profumato i lunghi capelli, ma non aveva permesso loro di acconciarli in alcun modo. Li aveva lasciati sciolti sulle spalle. Era la piccola infrazione alle regole che suo zio Morven le aveva sempre concesso, nonostante non fosse più una ragazzina.
Così, abbigliata a quel modo, con un lieve velo che le copriva il capo senza nascondere la sua bellezza, la duchessa Morrigan, erede delle terre di Cassis, raggiunse la corte scendendo le scale con calma glaciale, mentre nella sua testa la curiosità l'assaliva, pungendola con le sue tante domande.

Guisgard
31-03-2011, 01.23.07
Morrigan scendeva le scale per giungere nella sala grande, dove di li a poco il duca e sua moglie avrebbero incontrato Ravus ed i nuovi arrivati.
Dipinti e arazzi animavano quell’ambiente, che al luminoso chiarore delle candele davano alla sala un’atmosfera quasi fiabesca.
Il grande ritratto dell’Arciduca Ardeliano dominava tutta la sala dalla parete di fronte le scale.
L’Arciduca era in tenuta da caccia, col suo bellissimo falco ed i suoi fedeli molossi.
Orgoglio, nobiltà e bellezza erano impresse sul suo volto, mentre uno scenario di lussureggiante bellezza lo avvolgeva.
Quasi ignaro del terribile destino che l’attendeva, Ardeliano, signore di Capomazda e Sygna, sorrideva e nei suoi profondi occhi chiari, simbolo della sua nobile stirpe, era visibile una luce non comune.
Una luce capace di illuminare tutti coloro che in essa si fossero specchiati.
Una luce, però, che di li a poco si sarebbe spenta per sempre, facendo piombare il ducato in un incubo senza fine.
Morrigan raggiunse il centro della sala e subito fu salutata dall’abate Ravus.
Un attimo dopo arrivarono il capitano Monteguard ed il suo luogotenente sir Augustus, amico d’infanzia di sua signoria lord Icarius.
Ravus presentò Morrigan ai due militari, i quali lodarono ed omaggiarono la superba bellezza di quella ragazza.
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Guisgard
31-03-2011, 01.28.58
Si dice che un suono, un eco, come un sospiro o un pensiero, siano capaci di trasportare frammenti dell’anima.
Nell’incanto di quella sera, silenziosa ed enigmatica, il suono di quell’ocarina attraversava il verziere, mentre le scintillanti stelle restavano mute a guardare.
Ad un tratto quel suono cessò ed il cavaliere aprì gli occhi, fissando il vuoto davanti a sé.
Ed in quel momento, qualcosa attraversò i suoi occhi.
Forse un nome, un’immagine. O forse un sogno.
Melisendra era alle sue spalle, nascosta tra i vigorosi arbusti del giardino e l’oscurità della sera, attirata lì dal suono dell’ocarina.

Morrigan
31-03-2011, 02.29.32
Morrigan ascoltava, ma senza sentire. Quei gentiluomini, un po' per galanteria, un po' per la sorpresa che avevano dovuto provare di fronte alla sua repentina trasformazione da guerriera in dama, si stavano prodigando in complimenti. Il suo cuore era altrove. I suoi occhi erano rapiti. Ritta al centro della sala, continuava a fissare un quadro, senza nemmeno saperne il perchè. Fece addirittura qualche passo, distrattamente, in direzione della grande tela, senza riuscire a distogliere lo sguardo. Quell'uomo del quadro, così nobile e bello, la fissava sorridendo, ed i suoi tratti erano così vividi che a Morrigan parve quasi che le sue labbra volessero dirle qualcosa... era solo un quadro, eppure... shhh... se solo facessero silenzio... se solo ascoltassero... lo sentirebbero...
D'un tratto si voltà verso Ravus, come se solo in quel momento si fosse ricordata di lui... forse è giunto il momento per il buon abate di rendersi utile!

"Ebbene, monsignore, adesso che siamo qui, penso sarebbe i caso che voi o qualcuno di questi nobili signori avesse la grazia di illustrarmi quali gravi avvenimenti ci hanno qui riuniti..." e, dispensando amabili sorrisi ai due cavalieri "Ho sentito parlare di tumulti, di gravi problemi di successione e... di una maledizione"

Li guardò tutti con attenzione, dritto negli occhi, e l'iniziale sorriso ammaliatore si mutò in un'espressione che voleva chiaramente attestare quanto la sua intenzione di scoprire il vero fosse seria.

"Chi di voi vuole iniziare a spiegare?"

Melisendra
31-03-2011, 02.44.27
La musica si era interrotta, sgocciolando le ultime note nel mio orecchio e mi ero fermata, sorpresa. Mi trovavo alle spalle del cavaliere che suonava quella musica così densa di emozioni.
Mossi un passo nella sua direzione, schiacciando e muovendo qualche fronda, per far notare la mia presenza ed emersi dalla vegetazione.
"Spero di non disturbarvi, vi prego continuate... questa melodia è così nostalgica e dolce che nessuno potrebbe resisterle... qualcosa di molto delicato è emerso dal vostro animo e io mi ritengo una privilegiata ad averlo udito" Lo osservai e mi colpì il contrasto tra il suo aspetto virile e forgiato dall'addestramento militare con la delicatezza delle dita che stringevano l'ocarina e quell'aria di chi sta riemergendo da un sogno.
Passandogli accanto gli sfiorai un braccio... e sentii quell'energia che mi dava la forza fluire e sconvolgermi. Solo un assaggio. Stavo districando quell'energia come una dama intenta a sciogliere i nodi di una magnifica chioma. Sicuramente se ne era accorto, dunque me ne ramarricai, che gesto impulsivo! Mi mossi lievemente, e feci per andarmene.

Talia
31-03-2011, 03.05.25
Rimasi in silenzio per molti minuti dopo che ebbe finito di parlare...
Lo osservai a lungo, tentando di penetrare i pensieri di quell’anima che mai mi era apparsa tanto triste e rassegnata. Infine sospirai...
“Io capisco quello che dici!” dissi lentamente “In fondo molte e molte volte mi hai detto di detestare questo posto, di detestare lord Rauger, di detestare... me!”
Quest’ultima cosa fu quasi un sussurro, inspirai appena, repressi quel vago senso di dolore che ciò mi aveva causato, poi proseguii...
“E tutto questo... beh, questo posso anche tentare di comprenderlo. Ma, vedi, qui non si tratta di te e di me soltanto! Capomazda non è soltanto questo! Pensa alle persone che vivono qui... donne, bambini... tutte quelle persone che soltanto ieri, al tuo arrivo, ti hanno festeggiato e acclamato come se tu fossi stato la risposta alle loro preghiere. E pensa ai soldati e ai cavalieri... uomini coraggiosi, che hanno giurato di combattere per te e che accetterebbero di morire in tuo nome... neanche di tutti loro ti importa niente? Perché, lo sai, per nessuno di loro... per nessuno di noi sarà una festa quando Cimarow entrerà in città! Non puoi pensare che sarà clemente perché è evidente che non lo sarà... non lo sarà con nessuno che potrebbe anche soltanto lontanamente essere stato a tuo favore!”
Esitai un attimo, mentre i miei occhi scivolavano delicati sul suo volto...
“Mi dispiace...” soggiunsi poi, ma più piano “Mi dispiace perché, che tu mi creda o no, nessuno più di me desidererebbe vederti felice!”
Lentamente gli voltai le spalle e feci qualche passo verso la finestra...
“E tuttavia...” dissi “C’è un’altra cosa che dovresti valutare! Perché, vedi... in fondo, nessuno si aspetta che tu combatta e vinca questa guerra soltanto perché sei l’ultimo dei Taddei! Il fatto che tu sia l’ultimo della tua Casa non significa, in effetti, che tu sia obbligato a fare qualcosa per Capomazda. Al contrario... tu sei libero di scegliere cosa fare, libero di voltare le spalle e tutto questo, libero di prendere quel tesoro e fuggire via... Il punto è che non sarai mai davvero libero: la tua coscienza non dimenticherà tanto in fretta tutte queste persone che abbandoni... e allora, probabilmente, un giorno desidererai tornare! Allo stesso modo, Cimarow non dimenticherà te... e presto o tardi ti verrà a cercare! Già, verrà... perché, se pure tu fuggissi oggi, un giorno lui capirà che il solo fatto che tu sia in vita costituirà un impedimento alla completa legittimazione del suo potere. Tu potrai non aver nessun interesse per Capomazda e per la stirpe cui appartieni, ma lui continuerà ad attribuirle importanza... continuerà a cercarti, a braccarti, a darti la caccia... il che, in effetti, rende di fatto certo che presto o tardi uno dei due dovrà... piegare l’altro o essere piegato!”

Guisgard
31-03-2011, 03.25.54
Ravus ed August si scambiarono una rapida occhiata dopo che Morrigan finì di parlare.
“Milady…” cominciò a dire il chierico “… sapete bene quali nefasti avvenimenti ci hanno condotto qui… a Camelot avete udito quel bando, vero? E poi le parole di lord Astalate? I tumulti ed i disordini sono stati causati dalla ribellione di sir Cimarow… questo è il vero e solo dramma di queste terre… ed in quanto a maledizioni, mia signora, la guerra è la peggiore di tutte. Soprattutto per il popolo!”
“Milady…” intervenne poi August “… stiamo combattendo una guerra e pensare a superstizioni ed antiche tradizioni non aiuta di certo ad uscire da questa brutta situazione.”
“E poi” riprese a dire Ravus “ogni terra ha le sue leggende… magari, chissà, fra due o trecento anni i fatti che stiamo vivendo oggi saranno narrati sotto forma romanzata… così il nostro lord Icarius diventerà un cavaliere su un destriero bianco, magari alato, e sir Cimarow un orco o qualcosa di simile!”
Ed accennò una risata forzata, seguito, nello stesso malo modo, da August.

Guisgard
31-03-2011, 05.09.00
Guisgard si voltò di scatto, come chi è sempre all’erta.
“Una privilegiata dite? Mi fate troppo onore, milady!” Disse Guisgard, riuscendo subito a celare l’inquietudine di poco fa e sorridendo con fare guascone. “Nessuno mi darebbe una moneta per sentirmi suonare, credetemi.”
La fissò per un istante, quasi come se avesse colto una leggera inquietudine nei suoi occhi.
“Certe sere…” mormorò fissando il cielo “… la Luna gioca a nascondersi… o a fissarti senza rispondere nulla… e la Luna di Capomazda è meravigliosamente enigmatica… come i vostri occhi, milady… chi siete veramente?” Chiese all’improvviso a Melisendra.
In quel momento un servitore giunse presso il verziere.
"Milady... rivolgendosi a Melisendra "... presto inizierà la cena... sua signoria è prossimo a raggiungere voi ospiti. Vi prego di seguirmi."

Guisgard
31-03-2011, 05.19.10
Intanto, nel convento di Santa Teresa, Llamrei era stata convocata dalla badessa.
La severa donna fissò con attenzione la giovane monaca.
L'austerità di quell'abito mal si legava con la bellezza di Llamrei.
Gli occhi, di un azzurro profondo, sembravano nascondere grandi passioni mai sopite, mentre la delicatezza dei lineamenti addolciva quell'espressione di tristezza che la donna perennemente portava con se.
Una ciocca dei suoi rossi capelli, come un onda agitata, fuoriusciva dalla cuffia, tradendo forse una natura indomita e mai paga.
"Vi ho fatto chiamare" disse la badessa "perchè sua grazia il vescovo ha preso in considerazione quanto a lui chiedeste... da oggi sarete destinata al convento delle Sorelle Agostiniane di Capomazda. Partirete nel pomeriggio con una carrozza diretta proprio laggiù."



Nel frattempo, proprio a Capomazda, Finiwell e Cavaliere25 avevano cominciato il loro turno di guardia.
"Mi chiedo dove diavolo sia finito Pasuan..." disse il cavaliere fissando la buia e sterminata campagna "... comincio ad essere preoccupato..."
Poi, all'improvviso, saltò su.
"Ehi, ragazzo..." chiamando Cavaliere25 "... guardà laggiù! Vedi... di tanto in tanto appaiono delle luci... e la brughiera non è certo il luogo ideale da attraversare durante la notte... non per mercanti e pellefrini, intendo... ma quelli forse non sono nè l'uno, nè l'altro!"

Guisgard
31-03-2011, 05.25.52
Icarius fissò per un lungo istante Talia.
“La mia felicità? E perché mai dovrebbe starti tanto a cuore? In realtà non c’è nulla tra noi.” Disse il duca. “Siamo poco più che due estranei. E tu mi parli della mia felicità! Ma cosa ne sai tu di me! Cosa ne sapete voi tutti di me!”
Si avvicinò ai piedi della statua di San Michele e vi si appoggiò con le mani.
“Vorrei non essere mai tornato! Mai!” Urlò con rabbia. “Vorrei essere lontano da tutto e tutti!”
Fissò a lungo il volto marmoreo e bellissimo dell’arcangelo.
Poi, voltatosi, si incamminò verso la porta.
“Hai detto che ti detesto…” mormorò a Talia passandole accanto “… ma non è vero… anche tu, come me, sei una vittima di questa grande tragedia… vuoi un consiglio? Tu che puoi… ritorna a Sygma e dimentica questo luogo…”
Raggiunse la porta ed aprendola disse:
“Andiamo… i nostri ospiti ci attendono… lo spettacolo non è ancora terminato…”
Un attimo dopo, i tre, raggiunsero gli ospiti nella Sala Grande.
Una Sala Grande dominata dal superbo ritratto di lord Ardeliano, che col suo sguardo sembrava osservare tutti loro, che simili ad eteree marionette parevano muoversi su un desolato e disperato palcoscenico, protagonisti, loro malgrado, di un grande dramma.

cavaliere25
31-03-2011, 10.10.47
allora chi sono ho cosa sono domandai guardando Finiwell mica vorrete andare laggiù per scoprirlo continuai a dire meglio se aspettiamo il mattino per muoverci forse è meglio di notte non si sa mai chi si possa incontrare e continuai a guardare quella brughiera e quelle luci

llamrei
31-03-2011, 10.13.29
Capomazda? Allora il vescovo ha accolto le mie preghiere!
Lanciai un'occhiata alla badessa e rimasi poi a fissare il vuoto fintanto che non riuscii a riprendere l'uso della parola.
"Quando posso partire sorella? Non ho nessuno da salutare: concedetemi il tempo di prendere solo il mio crocifisso e mi avvierò lungo il sentiero. La strada la conosco. Se non incontrerò intoppi sulla via di Capomazda, dovrei giungere a destinazione in tre giornate".
Notai con la coda dell'occhio il capo accondiscendente della vecchia e acida badessa. Dentro di me la felicità stava prendendo il sopravvento: uscita da quell'austero luogo avrei almeno ritentato di vivere e di contemplare il mondo; rinchiusa lì dentro avrei avuto solo un destino pari a quello della vecchia donna che avevo di fronte. E non era di certo una bella prospettiva.

A camminata veloce mi recai presso la mia cella. Raccolsi in uno straccio un tozzo di pane e una borraccia di pelle. Prima di uscire mi voltai un'ultima volta a guardare quelle quattro mura spoglie. Chiusi la porta. Lasciai lì dentro il crocifisso.

Non salutai anima alcuna. Il cuore andava veloce come credo i miei passi.
Mi incamminai lungo il sentiero all'interno del bosco che ogni giorno contemplavo dall'alto di quelle mura.

Giunsi al primo villaggio quasi al tramonto. Cercai ospitalità e mi fu concessa presso la casa di una giovane vedova. Riuscii a riposare nonostante il chiasso che i suoi sei figli piccoli facevano. Ma era una gioia che non provavo da tempo. "i bimbi non fanno chiasso" dicevo " i bambini portano serenità".

Il mattino dopo uscii di casa dopo aver consumato una piccola colazione con latte fresco e pane raffermo. Baciai uno ad uno i piccoli ancora addormentati ed abbracciai la donna, augurandole di conservare tutta la forza che ora aveva per far crescere quelle creature.
Mi incamminai verso destinazione, ancora molto lontata purtroppo. Quando incrociai i miei passi con quelli di un giovane.
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Talia
31-03-2011, 12.12.00
Lo osservavo in silenzio, lo osservavo aggirarsi per la stanza come una fiera in gabbia... era immobile e subito dopo in movimento, un momento parlava e una profonda amarezza traspariva dal suo tono basso, un momento dopo il tono si faceva carico d’ira e lui urlava quasi con dolore...
Chinai la testa... era combattuto e arrabbiato, era probabilmente l’anima più inquieta che avessi mai incontrato.
E tuttavia quello che disse dopo mi colpì profondamente...

“Hai detto che ti detesto…” mormorò a Talia passandole accanto “… ma non è vero… anche tu, come me, sei una vittima di questa grande tragedia… vuoi un consiglio? Tu che puoi… ritorna a Sygma e dimentica questo luogo…”

...vittime!
Eravamo vittime? Riflettei che forse non aveva completamente torto... e tuttavia, se noi eravamo le vittime, non potei non chiedermi chi fosse il carnefice...
Forse noi stessi, forse la nostra condizione di riluttanti eredi unici, ma forse... l’immagine di quel cavaliere con quel mantello rosso mi attraversò, improvvisamente, i pensieri.
Poi Icarius aprì la porta con veemenza e ci invitò a seguirlo, cosa che mi riscosse da quell’idea.
In fretta mi mossi, lo raggiunsi e con lui uscii nel corridoio...
“Forse hai ragione...” gli sussurrai pianissimo mentre camminavamo speditamente verso la Sala Grande “Se fossi stata un po’ più accorta, più lungimirante, sarei di certo già tornata al sicuro a Sygma, con buona pace della ragion di Stato! Sfortunatamente, sai...” soggiunsi, lanciandogli un’occhiata obliqua “Sfortunatamente, non sono mai stata capace di rinunciare ad una sfida!”
Un attimo dopo entrammo nella Sala Grande.

Melisendra
31-03-2011, 14.00.09
Di nuovo forte e inebriata della forza a cui avevo attinto, la mente si era schiarita. Erano belli i gelsomini, sotto la luce della luna, brillavano come gioielli. Rivolsi gli occhi a quella luna enigmatica, come aveva detto il cavaliere. A me parve quasi sfacciata, tonda e luminosa da far pensare a una donna vanitosa, eppure bellissima.
… chi siete veramente?
Mi voltai a osservare bene il suo volto, per stabilire se potessi fidarmi o no. Lo scrutai profondamente, soppesando ogni cosa. La mia espressione seria, quasi imbronciata, lasciò spazio a un sorriso ironico.
"La mia natura è simile all'acqua, scivolo accarezzando ogni cosa, vivo di quell'energia primordiale che crea le grandi cascate..." Sussurrai nel vento. "Sono Melisendra, nobile Guisgard" piantai bene i miei occhi nei suoi per scorgervi ogni minimo sussulto "...l'incantatrice".
Stavo ancora osservandolo, quando un servo si introdusse alla nostra presenza."Milady... rivolgendosi a Melisendra "... presto inizierà la cena... sua signoria è prossimo a raggiungere voi ospiti. Vi prego di seguirmi."
Feci cenno al servitore di fare strada. Rivolsi un pronfondo inchino al cavaliere, in un turbinio di veli, che forse erano un po' troppo sottili per un feudo timorato di Dio come quello di Capomazda, mi avvolgevano come una fiamma. Certamente anche il cavaliere era stato invitato al banchetto, ci saremmo rivisti nella Sala Grande.
Mi sentivo incredibilmente bene. Un goccio di energie e una magnifica luna mi avevano reso completamente le forze. Sicuramente quella luna era stregata, sicuramente c'era qualcosa nell'aria che i miei sensi avevano colto.
Mi sentivo viva, come se avessi avuto fuoco e non sangue, sotto la pelle. Quasi certamente i miei occhi brillarono nel buio, euforici.

Guisgard
31-03-2011, 20.16.34
Llamrei continuava il suo viaggio verso Capomazda, quando incrociò un giovane avvolto in un mantello e col capo quasi tutto da un cappuccio.
“Salute a voi, sorella!” Disse il giovane andandole incontro. “Posso destarvi un solo momento dalle vostre orazioni? Vedete, questa strada conduce al più importante ducato del regno ed immagino voi siate diretta lì. Ecco, se così fosse vorrei chiedervi una grazia… mio Padre mi ha incaricato di portare questo sacchetto di monete alla Cappella della Santa Vergine che si trova proprio nel palazzo ducale di Capomazda. Potreste offrire quest’offerta alla Vergine per conto mio?”
Era un giovane poco più che adolescente, dai profondi occhi chiari.
“Vedete quel carro laggiù?” Indico poi alla monaca. “E’ di un bravo uomo, anch’egli diretto a Capomazda. Con lui giungerete molto presto in quel ducato. Iddio vi benedirà.”
Un attimo dopo il carro raggiunse Llamrei ed il giovane.
“Maziull, questa monaca verrà con te a Capomazda.” Disse il giovane all’uomo sul carro.
“Una monaca come compagna di viaggio? Ma io non conosco abbastanza orazioni da recitare per tutto il cammino!” Esclamò questi.
Il giovane sorrise e fece cenno a Llamrei di salire.
Un attimo dopo svanì nel bosco.

llamrei
31-03-2011, 20.22.11
"più che un invito mi sembra un obbligo questo" e dopo aver pronunciato queste parole realizzai che il giovane era svanito nel nulla.
Con una saccoccia in mano colma di denaro sonante, mi trovai a prendere una decisione.
"Buon uomo, non ho riferito ad alcuno la mia destinazione. Non è detto che debba andare nel luogo suggerito dal giovane. Quindi, visto che voi, a quanto pare, lo conoscete, vi consegno questa saccoccia e portatela voi a destinazione. Io proseguirò con il mio cammino e con le mie orazioni. Che Iddio vi abbia in gloria".
E mi avviai lungo la strada.

Guisgard
31-03-2011, 20.22.40
Intanto, dalle mura del palazzo ducale, Finiwell e Cavaliere25 avevano avvistato qualcosa di sospetto nell'oscurità della brughiera.
"Chinque siano..." disse Finiwell osservando quelle luci in lontananza "... proseguono a passo lento... sembra un nutrito gruppo... troppo esiguo per essere un esercito, ma abbastanza numeroso per essere una semplice caravona... sento puzza di bruciato e vorrei che quel tiratardi di Pasuan fosse qui..."
Si voltò poi verso Cavaliere25:
"Prest, scendi giù e recati in caserma dal capitano Monteguard... e riferiscigli ciò che abbiamo visto. Vai, corri, ragazzo!"

Guisgard
31-03-2011, 20.31.17
Marziull osservò quel sacchetto con le monete e poi gettò uno sguardo su Llamrei.
"Sorella..." disse "... non so dove voi siate diretta, ma questa strada porta diritto a Capomazda. Solo da li poi potrete prendere altre direzioni. Tutt'attorno vi è solo la brughiera, un posto selvaggio e sinistro che non consiglierei nemmeno al mio peggior nemico. Se quindi, come credo, siete costretta a passare per Capomazda, sarebbe un delitto non esaudire la preghiera di quel giovane. Conosco suo Padre e so che vi sarebbe debitore per questo. Detto ciò, non amo occuparmi degli affari degli altri. Se volete venire con me a Capomazda bene, in caso contrario vi auguro buona fortuna."

llamrei
31-03-2011, 20.39.45
"Barattiamo il mio cammino: io vi ricorderò nelle mie preghiere quotidiane e pregherò per l'assoluzione della vostra anima e voi mi consegnerete il carro e cavallo naturalmente. Ve li farò ritrovare a Capomazda. Avete voglia di far ripulire la vostra anima?"

Guisgard
31-03-2011, 20.57.18
Marziull fissò per un attimo Llamrei.
"E sia!" Disse. "Sinceramente avevo perso la speranza di vedere salva la mia anima... ma se una donna di Chiesa come voi mi fa tale proposta, beh, che io sia dannato se non accetto il tutto! Oh... scusate, non volevo..." si scusò poi arrossendo.
"Allora ci sto!" Continuò. "Ma a patto che una volta giunta a Capomazda, voi portiate l'offerta di quel giovane alla Santa Vergine!"
Saltò giù dal carro e consenò quel mezzo alla monaca.

Guisgard
31-03-2011, 21.11.15
“Lady incantatrice…” disse Guisgard sorridendo ed accennando un cortese inchino “... i miei omaggi…”
Un attimo dopo Melisendra seguì il servitore che la condusse nel palazzo.
Qui, nella Sala Grande, tutto era pronto per la sontuosa cena.
Poco dopo giunsero Icarius, Talia e Izar.
Attorno alla nobile tavola, oltre loro e Melisendra, vi erano Morrigan, Monteguard, Ravus e August.
Ad un certo punto, Ravus, alzandosi in piedi, invitò tutti a brindare.
“Brindiamo al nostro signore ed alla sua bellissima moglie. All’amore che è la sola gioia della vita!”
“L’amore, monsignore?” Ripetè con tono quasi beffardo Icarius. “E perché invece non a qualcosa di più reale e concreto? Non vi sembra che questo ammuffito palazzo sia già intriso fin troppo di miti e leggende? Lasciamo Amore ed i suoi romanzeschi incanti ai poeti, ai bardi e ai cantastorie! Perché invece non brindiamo a ciò che davvero può rendere interessante e piena la vita? Alla ricchezza per esempio! E voi, monsignore, ben dovreste comprendere ciò che dico… visto che siete l’unico a sapere dove l’Arciduca mio zio, che riposi in pace, aveva nascosto il favoloso tesoro della nostra stirpe!”
“Veramente…” balbettò sorpreso ed imbarazzato il chierico.
“Mio signore…” intervenne August “… io credo che dobbiate occuparvi della guerra e non del…”
“Tu credi, amico mio?” Lo interruppe Icarius. “E da quando hai maturato un tale intuito? Mi piacerebbe comprenderlo… visto che, a quanto pare, il figlio di un semplice maniscalco, quale tu sei, appare più lungimirante ed arguto del suo signore…”
“Dove? Dove è finito quel giovane con cui sono cresciuto? Questo mi chiedo…” mormorò August “… dov’è quel ragazzo che prendeva a pugni i prepotenti, che correva dietro al vento per conoscerne la dimora, che dava un nome ad ogni stella della notte? Quel ragazzo nei cui occhi ho sempre visto il più alto ed assoluto modello cavalleresco? Dov’è finito? Dove?”
“Badate a ciò che dite, August!” Lo riprese Izar.
“Lasciate perdere, Izar…” mormorò Icarius al suo fedele consigliere “… sir August… credo che possiamo fare a meno della vostra presenza, stasera…” aggiunse poi, fissando l’amico d’infanzia.
“Grazie, milord!” Rispose quasi come una liberazione il cavaliere.
Ed uscì dalla sala.
“Beh…” riprese a dire Icarius come se niente fosse “… non indugiamo oltre o queste pietanze perderanno il loro sapore, amici miei.” E riprese a mangiare.
Un attimo dopo un servitore annunciò l’arrivo di Perecour il guardiacaccia.
“Milord, e voi tutti, perdonate questa mia intrusione…” entrando il guardiacaccia “… ma so che sto per rendere felice il mio signore…”
“Cosa accade, amico mio?” Chiese Icarius visibilmente incuriosito.
“Mio signore, torno ora dal bosco di Cernia… dove abbiamo trovato tracce di una misteriosa fiera…”
“Misteriosa?” Ripetè il duca.
“Si, le tracce sembrano appartenere a qualche animale sconosciuto…”
“Dove esattamente?”
“Nel Gorgo del Lagno, mio signore.” Rispose Perecour.
“Allora prepara tutto!” Disse il duca. “Domani partiremo all’alba per quel luogo!”
“Quel posto è molto selvaggio, mio signore…” intervenne Izar “… e non mi sembra il caso che vi rechiate lì per una battuta di caccia… soprattutto data la difficile situazione che stiamo vivendo!”
Sciocchezze, Izar!” Minimizzò Icarius. “Non rinuncerò alla mia passione per la caccia per niente al mondo! Ed ora, amici miei…” rivolgendosi agli ospiti “… proseguiamo pure con la nostra cena.”

Guisgard
01-04-2011, 03.05.22
Nel frattempo, al Castello dei Cimarow, nelle profondità della brughiera, sede dei ribelli al potere dei Taddei, si stavano discutendo nuove disposizioni per la guerra in atto.
“Ormai manca poco alla proclamazione del nuovo Arciduca.” Disse Nyclos, fratello di lord Cimarow, mentre fissava da una finestra la brughiera attraversata dal sibilo del vento. “Fra tre giorni al massimo avranno il successore di Rauger.”
Gouf lo ascoltava senza rispondere nulla, con le mani unite nell’atto di riflettere.
“Saranno sicuramente presi da questo avvenimento” continuò il fratello del rinnegato Cimarow “e noi ne approfitteremo per attaccarli!”
“Siete certo di queste informazioni, eccellenza?” Chiese Gouf rompendo finalmente quel silenzio nel quale sembrava essersi chiuso.
“Certamente! E’ stata una mossa geniale riuscire ad introdurre una nostra spia a Capomazda, fin dentro le mura del palazzo ducale! Quei maledetti non immaginano che siamo a conoscenza di ogni loro mossa ed ogni loro piano!”
“Si e sarebbe da sciocchi sprecare questo vantaggio con mosse azzardate…”
Nyclos, a quelle parole di Gouf, si voltò di scatto.
“Attaccheremo, si… ma non ora… per il momento ci limiteremo a rapide scorrerie nei loro territori, devastando campagne e incendiando piccoli villaggi.” Aggiunse il Cavaliere del Gufo.
“Perché? Attaccarli ora sarebbe una strategia vincente!”
“Ci troviamo di fronte ad un nemico che fa della nobiltà, della Fede e della legittimazione la propria forza…” rispose il cavaliere “… un nemico il cui blasone si confonde col mito e con la leggenda… prima di sconfiggere i Taddei, dobbiamo distruggere ciò che per secoli li ha resi più vicini al Cielo che alla Terra…”
“Non capisco…”
“Milord, sapete come si concluse la Guerra del Peloponneso tra Sparta ed Atene?”
“Veramente… no…”
“Sparta ed i suoi alleati bloccarono ogni rifornimento ad Atene, da nord a sud, da est ed ovest…” disse Gouf “… fino a stringere la gloriosa città attica in una morsa mortale. Alla fine solo la clemenza, o forse dovremmo dire la debolezza, degli spartani salvò Atene dalla distruzione… l’unica punizione inflitta agli sconfitti fu infatti solo l’abbattimento delle mura che univano la città al suo porto, il Pireo… fu il grande navarca spartano Lisandro, l’artefice di quella straordinaria vittoria, ad imporre una disonorevole condizione… le mura ateniesi sarebbero state abbattute al suono di suonatrici di flauto…”
“Non comprendo dove volete arrivare…”
“Sconfiggeremo i Taddei, dimostrando a tutti che sono uomini e nulla di più!” Rispose Gouf. “Uomini che insieme alla sconfitta conosceranno anche l’umiliazione! Attenderemo dunque che avranno nominato il loro Arciduca… per poi annientare tutte le loro forze ed esporre la testa del loro signore sulla Croce più alta di Capomazda… senza che nessun angelo dal Cielo possa scendere a salvarlo! E dopo ciò, mio signore… statene certo che nessuno in quel ducato oserà più mettere in discussione il legittimo potere della vostra famiglia!” Concluse con un impeto d’odio che attraversò i suoi occhi neri come la disperazione più cupa.
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llamrei
01-04-2011, 08.21.48
Balzai sul carro, afferrai le redini e spronai il cavallo. Mentre il mezzo si muoveva mi voltai verso l'uomo e dissi:
"ah buon uomo: ho dimenticato di dirvi che non mi è possibile pregare per la vostra anima. Ho dimenticato il crocifisso al monastero e senza di esso le mie preghiere non avranno molto successo!:D !"

Il viaggio divenne più breve del previsto con l'aiuto del bravo cavallo e con buon ringraziamento delle mie gambe. Giunsi alle porte del castello di Campomazda il giorno seguente.

Il mio abito era un buon lasciapassare e non feci difficoltà ad entrare.
"Ho fatto un voto, buon uomo. Devo pregare ai piedi della statua della Santa Vergine. Mi potete indicare la strada della Cappella?"

cavaliere25
01-04-2011, 10.21.38
Si certo dissi vado subito e allora scesi e mi misi a correre più veloce di un lampo e dopo un po arrivai alla caserma e mi fermai per riprendere fiato e dopo due secondi bussai alla porta ed entrai e dissi è permesso?

Talia
01-04-2011, 10.57.00
Seduta, immobile e con la schiena rigida, seguii la conversazione... l’imbarazzo dell’abate alle parole del duca, la delusione poi la rabbia repressa di sir August e l’indifferenza con cui Icarius lo congedò... provai un forte senso di nausea, un disagio profondo che mi scavò dentro e rese amara quella cena. Allontanai disgustata il piatto, con un minuscolo gesto di stizza che non riuscii proprio a reprimere, e quella sera non mangiai.
Poi l’arrivo del guardiacaccia...

“Sciocchezze, Izar!” Minimizzò Icarius. “Non rinuncerò alla mia passione per la caccia per niente al mondo! Ed ora, amici miei…” rivolgendosi agli ospiti “… proseguiamo pure con la nostra cena.”

Voltai impercettibilmente la testa e gli lanciai un’occhiata truce... si stava comportando come un ragazzino viziato, prepotente e pieno di un’irritante arroganza.
I miei occhi si spostarono quindi sugli altri commensali, scorrendoli ad uno ad uno e valutando attentamente le loro espressioni che, dal disappunto alla sorpresa, erano le più svariate.

Guisgard
01-04-2011, 16.04.25
Llamrei era giunta a Capomazda.
L'aveva accolta una campagna soleggiata, anche se velata da lieve foschia.
Ed attraverso quella foschia ogni cosa sembrava apparire sbiadita, stanca, sfiorita.
La bellezza del ducato, da sempre terra di miti e favole, si mostrava come appassita, spenta.
Come se qualche lontana ed antica angoscia si celasse tra il verde della sua campagna e la monumentale austerità del suo secolare palazzo.
L’uomo indicò alla monaca l’accesso al palazzo per giungere nella Cappella della Santa Vergine.
L’ingresso era aperto per consentire al popolo di pregare ai piedi della Madre del Signore.
L’edificio presentava una lunga navata, con due navatelle laterali, dalla quale slanciate semicolonne salivano fino a sostenere la volta a cassettoni.
Ovunque vi erano mosaici ed icone, raffiguranti la Vergine col Bambino, gli Arcangeli ed i Santi.
La statua della Vergine era posta ai piedi dell’altare, dal quale dominava un superbo mosaico col Cristo Benedicente.
All’altro lato dell’altare vi era la statua di San Michele nell’atto di trafiggere l’angelo ribelle.
Ed avvicinatasi alla statua della Madonna, Llamrei notò una vecchia donna intenta a pregare.
Stringeva in mano un rosario e la sua voce era rotta, di tanto in tanto, da sospiri e lacrime.
“Madre di Dio e degli uomini…” pregava “… non guardare le nostre colpe, ma la nostra Fede… benedici sua signoria ed illuminalo… che possa sfuggire a quella terribile maledizione.”
Ed a queste ultime parole, la vecchia, si segnò tre volte.
http://touritaly.org/tours/capua/formis03.jpg

Guisgard
01-04-2011, 16.11.50
Intanto Cavaliere25, seguendo gli ordini di Finiwell, era giunto in caserma.
“Cosa cerchi, cadetto?” Gli chiese il cavaliere di guardia. “E perché diamine hai il fiatone?”

cavaliere25
01-04-2011, 16.13.52
devo parlare con il capitano è di massima urgenza dissi cercando di riprendere fiato mentre guardavo la guardia e sperando che mi facesse parlare con il capitano

Guisgard
01-04-2011, 16.21.55
Il cavaliere di guardia fissò Cavaliere25.
"Il capitano è ospite a palazzo. Ripassa domattina e forse ti riceverà!" Disse in modo spiccio.

cavaliere25
01-04-2011, 16.23.51
Non posso aspettare è una cosa urgente domani potrebbe essere troppo tardi dissi guardandolo dritto negli occhi se mi dite dove posso trovarlo il capitano ci vado io di persona e aspettai una sua risposta

Guisgard
01-04-2011, 16.27.50
Il cavaliere risse forte a quelle parole di Cavaliere25.
"Vuoi andarci di persona? Al palazzo? Senza essere stato invitato? Ecco, bravo! Sarebbe un ottimo modo per farsi cacciare via dai cadetti ducali!"
E continuò a ridere.

cavaliere25
01-04-2011, 16.31.26
vi fa tanto ridere allora se volete ve lo dico a voi che succede ci sono dei movimenti strani e luci nella brughiera mi a mandato un vostro cavaliere dal capitano non si sa cosa siano ora che dite vi fa ancora ridere la cosa e mi misi con le braccia conserte e con lo sguardo innervosito

Guisgard
01-04-2011, 16.34.54
"Cosa?" Saltando su il cavaliere. "E me lo dici solo ora, ragazzo! Chi è il cavaliere che è di guardia? E cosa avete visto di preciso?"

cavaliere25
01-04-2011, 16.36.08
il cavaliere si chiama Finiwell e abbiamo visto da lontano delle luci non abbiamo capito di cosa si trattasse ecco perchè ero venuto ad avvisare il capitano

Melisendra
01-04-2011, 16.48.52
Rimasi impassibile di fronte all'aspro scambio di battute, mi limitai ad addentare un acino d'uva e osservare bene quella scena del tutto inappropriata.
Ero cresciuta con un mago dacché ne avevo memoria, ma conoscevo bene gli ambienti nobiliari, in cui spesso mi mandava a svolgere le mie missioni di spia. Conoscevo il lignaggio dei Taddei e il loro glorioso passato faceva notevolmente a pugni con la decadenza del loro presente. Quella scenata non faceva che confermare i miei pensieri.
La bella moglie del nostro anfitrione rifiutava le portate, Ravus cercava di nascondere un'espressione di imbarazzo che gli aveva fatto arrossare le gote. Qualcuno bevve nervosamente dal proprio calice come per levarsi d'impaccio.
Sentii gli occhi di Lady Talia cercare uno spiraglio tra i miei pensieri, ci stava passando in rassegna.
Dal canto mio ritenevo quella cena una perfetta perdita di tempo... almeno quanto l'assurda proposta di Icarius di partire per un'insensata battuta di caccia. Indugiare in simili frivolezze in una tale situazione era davvero scandaloso. Ma dopotutto non era un mio problema... Io volevo solo una cosa: trovarmi di fronte a Gouf.
Addentai un altro acino d'uva. Annoiata. Impaziente.
"La caccia..." Esordii, attirando l'attenzione dei presenti. Iniziai a modulare la voce affinché tessesse l'incanto, avrei gettato un'esca per assicurarmi l'attenzione del nostro anfitrione. Gli sorrisi, guardandolo attentamente e profondamente. "E' una nobile arte di cui si dice siate un profondo conoscitore, mio signore. Perfino nel nord giungevano voci delle vostre imprese... mi trovavo nelle Orcadi, quando udii per la prima volta della vostra mirabile collezione di trofei di draghi del mondo conosciuto". Abbassai gli occhi e poi continuai, come pensierosa. "Un abile cacciatore non può che essere anche un temibile stratega." Lasciai tremare la mia voce.
"Le lunghe battute di caccia richiedono indubbia determinazione, specialmente quando si tratta di stanare l'animale dal suo antro e sfidarlo sul suo terreno..." Odiavo profondamente la caccia, specialmente quando si trattava di draghi. "Ecco, questo è forse l'aspetto più affascinante: il cacciatore sa che è necessario colpire esattamente dove l'animale si sente più al sicuro..." Gli rivolsi un sorriso.
"Ma io sono solo una profana di fronte alla vostra esperienza..." Abbassai modestamente gli occhi.

Guisgard
01-04-2011, 17.29.16
Intanto, nel giardino, sir August passeggiava nervoso.
L’ira e la delusione lo dominavano a causa della discussione che aveva avuto con il duca.
Ad un tratto udì il suono di un’ocarina.
“Chi è la?” Chiese voltandosi di scatto.
“Siamo già attaccati?” Domandò Guisgard smettendo di suonare.
“Chi siete voi?”
“Sir Guisgard. Oggi sarà l’ennesima volta che ripeto il mio nome a qualcuno!”
“Come siete entrato qui? Cosa cercate?”
“Veramente sono arrivato solo oggi a Capomazda, per comprarmi un cavallo… in realtà l’intento era quello di vincerlo al gioco… poi qualcuno mi ha proposto di entrare nella guardia ducale.”
“E’ vero, siamo in difficoltà, ma non arruoliamo il primo venuto! Vi siete presentato al capitano?”
“Il capitano dite?” Chiese Guisgard con un sorriso sarcastico. “Sapete, credo sia l’unico a cui ancora non mi sono presentato!”
“Avete la battuta pronta, vedo! Se sapete usare la spada come fate con la lingua siete di certo un portento come cavaliere.”
Guisgard sorrise.
“Venite con me…”
“Mi arrestate di già?” Domandò Guisgard con ironia. “E senza aver ancora messo piede nella taverna?”
“Avanti, capitan Fracassa!” Disse August. “Seguitemi.”
I due giunsero allora nella caserma, dove la guardia raccontò quanto detto da Cavaliere25.
“Presto, portami dal cavaliere che ha avvistato quegli strani movimenti!” Ordinò August a Cavaliere25.

Guisgard
01-04-2011, 17.40.56
Le parole di Melisendra sembrarono scuotere l'ambiente.
"Draghi? Magari, milady! Magari!" Disse sorridendo il duca. "Non ne ho mai visto uno. Eppure ho viaggiato abbastanza. Mi chiedo... che siano anch'essi frutto di miti e favole? Come la gloria della mia stirpe? Ah, perdonatemi, Izar..." rivolgendosi al fedele consigliere "... dimentico sempre che voi credete ciecamente in questa storia del blasone."
E scoppiò a ridere.
"Comunque, immagino che questa discussione debba ora terminare..." aggiunse "... alla mia signora sembra abbia fatto passare l'appetito. O forse è solo la mia presenza, mia cara?" Fissando Talia. "Tranquilla... chissà che la misteriosa fiera scoperta dal buon Perecour non mi faccia la pelle domani... così che tu possa liberarti dalla mia spiacevole compagnia..."
Si alzò allora e portò la sua coppa al cielo:
"Brindiamo a Capomazda, amici miei! Che possa avere, al mio posto, un duca degno della sua grandezza! Ed ora scusatemi, signori..." aggiunse dopo aver bevuto "... come avete sentito, domani mi attende una battuta di caccia all'alba... quindi mi ritiro... lascio a mia moglie ed al mio fidato Izar il compito di intrattenervi oltre... buonanotte a tutti..."
Ed uscì dalla sala.

llamrei
01-04-2011, 17.47.50
“Madre di Dio e degli uomini…” pregava “… non guardare le nostre colpe, ma la nostra Fede… benedici sua signoria ed illuminalo… che possa sfuggire a quella terribile maledizione.”
Ed a queste ultime parole, la vecchia, si segnò tre volte.


Non potei non ascoltare le parole della donna. Lasciai la saccoccia con il denaro ai piedi della statua, come mi era stato chiesto. Poi mi avvicinai alla vecchia e le chiesi:
"Madonna, chi è colui che deve sfuggire alla terribile maledizione?"

Lady Dafne
01-04-2011, 18.57.31
Mi ripresi dallo svenimento appena sentii qualcosa di fresco che si appoggiava sulla mie guance e lentamente saliva verso la fronte coprendomi gli occhi. Vidi un uomo che, inginocchiato vicino a me, mi passava una pezza bagnata sul viso. Non parlai e rimasi a guardarlo, aveva i capelli cortissimi (cosa un po' particolare se si considerano le pettinature in voga) e una barba curata che gli copriva parte del viso; pareva avere più di trent'anni e io non lo conoscevo. Abbassai lo sguardo per osservare il mio corpo che sentivo dolere, avevo freddo; vidi che quell'uomo mi aveva coperta con quello che avrebbe dovuto essere il suo mantello, era pesante e di buona qualità, non troppo vecchio. Lo scostai leggermente per controllarmi le braccia che mi dolevano, mi spaventai vedendo che il mio vestito era tutto strappato e mi lasciava mezza nuda.

"Allontanatevi subito da me, porco di un porco! Cosa mi avete fatto??" dissi alzandomi di scatto fulminandolo con lo sguardo prima che i miei occhi si riempissero di lacrime. Lui mi guardava impietrito, forse non sapeva bene come comportarsi con una donna.
Ricordai subito dopo quel che mi era accaduto: quel Waiko e quei suoi amici. Piansi ancora più forte ed istintivamente, comprendendo che quell'uomo doveva avermi salvata da un destino orribile, mi appoggiai a lui mentre il sangue, che mi usciva dal labbro rotto, macchiava la sua giubba.

Melisendra
01-04-2011, 19.01.39
L'amarezza nella sala era palpabile.
Mi rivolsi a Ravus sottovoce: "Monsignore, avrei urgenza di conferire con chi organizza la strategia di difesa del feudo... più tempo passo tra queste mura, più è probabile che si venga a sapere della mia presenza... e in tal caso sarei uno strumento ben poco utile..."
Sospirai.
L'idea era quella di parlarne direttamente al signore del feudo, ma vista la poca propensione dell'uomo a cogliere le allusioni, avrei dovuto confidare che il buon chierico non si indisponesse nei miei confronti e comprendesse l'urgenza.
Il piano da sottoporre a lor signori era incredibilmente semplice.
Mi guardai intorno e bevvi, sconsolatamente, un sorso di vino speziato.

Talia
04-04-2011, 01.25.21
Rimasi impassibile mentre il duca si alzava e sollevava il calice. Persino la sua mal velata allusione alla mia evidente insofferenza mi lasciò del tutto imperturbabile... ormai ero, in qualche modo, abituata alla sua discutibile ironia e ben poca presa avevano su di me le sue insinuazioni.
In silenzio lo guardai uscire dalla sala e sospirai, mentre un ricordo faceva lentamente breccia tra i miei pensieri...

Pioveva quella sera, pioveva come se non dovesse smettere più.
Io, in piedi di fronte alla finestra, osservavo le gocce d’acqua rigare il vetro, formando mille e più disegni che nella mia testa assumevano i più svariati aspetti. Ad un tratto udii dei passi alle mie spalle, ma non mi voltai: sapevo chi era.
“Ho notato che sei sempre molto triste quando piove...” disse lentamente lord Rauger.
Io non risposi e i miei occhi continuarono a seguire i giochi di quelle gocce sul vetro.
“...anche se, probabilmente, da qualche mese ormai la tua tristezza ha poco a che vedere con la pioggia o con il sole!” soggiunse allora, scrutandomi.
Sospirai...
“Mi rincresce, milord!” mormorai, pur restando immobile.
Lui sorrise appena: “Ti rincresce? Ah, bambina mia... se solo tu sapessi...”
“Che cosa, milord?” domandai, ma meccanicamente poiché ben poco ritenevo mi importasse ormai, da quando lui se n'era andato, di qualsiasi cosa riguardasse i Taddei.
L'uomo fece una breve pausa prima di rispondere...
“Vi sono storie e leggende che riguardano la mia stirpe di cui non ho mai avuto il cuore di parlarti... e tuttavia credo che sarebbe tuo diritto conoscerle ormai, dato che adesso nel bene e nel male riguardano anche te!”
Qualcosa, nel suo tono più che nelle sue parole, risuonò nella mia mente e mi svegliò da quella sorta di dolente immobilità.
Mi voltai e lo guardai negli occhi: “Vi ascolto!” dissi.
Lui mi osservò per un istante, poi scosse la testa: “Non questa sera! Questa sera vedo già troppi pensieri cupi agitarsi nei tuoi occhi!”
Tornai a guardare la pioggia, dunque, e lui fece altrettanto. Restammo così per qualche minuto, uno vicino all’altra ma ciascuno immerso nei propri pensieri... infine lui sospirò e tornò a guardarmi.
“Perdonami!” disse, sollevando una mano e carezzandomi piano i capelli “Perdonaci per tutto ciò che ti abbiamo fatto..."
Dopo di che si voltò e uscì dalla sala.
Quella fu l'ultima volta che gli parlai, quella stessa notte il suo corpo senza vita fu ritrovato nei giardini del palazzo.

Quel pensiero mi attraversò la mente e si infranse quando Icarius, uscendo, sbatté la porta dietro di sé.
Sollevai così gli occhi e tornai a scrutare le persone che avevo di fronte...
“Capitano Monteguard...” dissi allora, con il mio consueto tono che celava il più fermo comando sotto la più squisita gentilezza “E’ un piacere avervi alla nostra tavola! Non volete, voi che siete il solo ad averne facoltà, informarci sulla posizione dei nostri nemici e sulla nostra? Poiché questo, credo, interesserà i nostri ospiti appena giunti, certo più che gli svaghi di caccia di Sua Signoria!”
Sorrisi affabile, ma tutt'altro che divertita.

Morrigan
04-04-2011, 12.43.00
Quella risata forzata di Ravus e August le fece quasi male alle orecchie. Da quando era iniziato quel viaggio non facevano che mentirle.
Fissò August intensamente negli occhi... peccato! Quell'uomo le era piaciuto al primo sguardo, le era sembrato onesto e leale... peccato che anche lui abbia scelto di mentirmi! Questo la rese per un istante molto triste. Pensò a suo zio Morven. Lui non le aveva mai mentito, nè addolcito una verità. L'aveva sempre trattata da sua pari, a dispetto del suo sesso femminile, mettendola al corrente di ogni cosa... come un uomo, come un vero uomo... ma questo, nessuno dei presenti poteva saperlo... per loro restava soltanto una donna, ancor più con quegli abiti.
Una piega di amarezzerra le rigò il sorriso, desiderò andare via, togliersi quell'abito da mascherata di dosso e riprendere la sua strada. Fece per voltarsi, ma in quel momento gli occhi sorridenti di Ardeliano si fissarono sui suoi, e Morrigan non potè che restare immobile, di nuovo, a guardare quel ritratto che sembrava volerla imprigionare, attirare dentro un incantesimo.

In quell'istante il nuovo Granduca, con la consorte e il suo seguito, fece ingresso nella sala, e ogni tentativo di fuga di Morrigan fu vanificato.
Non potè far altro che seguire l'invito di August di prendere posto accanto a lui, e di malavoglia prese a spizzicare una mollica di pane e a seguire lo spettacolo che stava per presentarsi.
Il Granduca Icarius... che uomo strano! Doveva essere parecchio stanco della vita... oppure... oppure c'è qualcosa sotto... qualcosa che lo ha colpito a tal punto da gelargli il cuore... qualcosa che deve avergli fatto perdere la fede in tutto, persino nella vita... persino nella vita!
Sorrise all'idea della perigliosa battuta di caccia. Paradossalemente le parve la cosa più interessante che fosse stata detta in tutta la serata. Perchè in quel frangente era, senza ombra di dubbio, l'idea più assurda e fuori luogo che potesse essere mai stata concepita, e per questo le piacque oltre ogni modo. Forse l'indomani all'alba avrebbe chiesto a Lord Icarius di portarla a quella battuta.
Ma a parte quel frangente, i suoi occhi non riuscivano a scollarsi da un'altra figura, che fin dal suo ingresso aveva attirato la sua attenzione.
Solo il biondo dei suoi capelli l'allontanava dal suo ricordo, ma per il resto... quella calma indifferenza, quella luce spenta nello sguardo inquieto... il suo toccarsi talvolta le mani...

"Sempre la solita, vecchia storia..." pensò Morrigan, guardando con uno sguardo che mescolava simpatia e tristezza la bella e dignitosa moglie di Icarius.

Guardandola ringraziò ancora una volta il cielo che l'aveva scampata da un simile destino... scampata sì, ma per quanto ancora?
I sensi di colpa di suo zio per il destino della sorella la tenevano al riparo da quel pericolo, ma se fosse, per disgrazia, rimasta sola? Quali privilegi le avrebbe riservato il suo stato di donna?
In quel momento la sala le parve girare voticosamente.
Sentì la risata irriverente di Icarius, percepì intensamente l'ansia di Melisendra, provò nel cuore l'insofferenza della bella signora di Capomazda... le capitava ancora, dunque, di percepire il mondo a quel modo? Non si era ancora liberata di quella antica magia?
Vedendo August che lasciava la sala, pensò che quella fosse la giusta occazione, e quel dannato vestito da damigella le avrebbe dato il giusto alibi.
Così finse un malore e con quella scusa si precipitò fuori dalla sala, nel buio della notte.
Guardò la luna, che sola illuminava quel cielo e quell'angolo della corte. Si immerse in quel pensiero e un brivido la colse.
Intorno a sè colse soltanto l'ombra di una minaccia che si avvicinava. Sentiva che qualcosa di malvagio stava scivolando attorno a quelle mura proprio in quel momento, e un allarme senza nome le strinse il petto.

"Notte... oh, notte... ascolta il mio cuore..." mormorò piano in quel silenzio carico di pericoli.

Guisgard
04-04-2011, 20.04.04
Pasuan fissò Dafne.
“Ehi, damigella, non credo che Andromeda abbia accolto così il valente Perseo quando questi la liberò dal mostro marino!”
Rise di gusto e poi le diede il suo fazzoletto.
Era bianco e ricamato ad arte, nel tipico stile dei maestri Gwiglianesi, eccelsi artisti rinomati in tutto il regno di Afragogna.
“Su, ora calmatevi…” togliendole un filo di paglia tra i capelli “… non credo che quei manigoldi oseranno più posare gli occhi su di voi.”
Fissò fuori dalla capanna e scrutò la desolata e silenziosa campagna.
Il Sole era ormai tramontato ed il crepuscolo stava ricoprendo ogni cosa.
E molte ombre stavano prendendo il posto della luce.
“Cosa ci facevate da sola qui con quei balordi?” Domandò poi alla ragazza.
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Guisgard
04-04-2011, 20.28.49
La sala restò come vuota, appena Icarius uscì per congedarsi da tutti loro.
“Mia signora…” disse Monteguard fissando Talia “… per ora è difficile da dirsi… ormai sono giorni che le armate di sir Cimarow sembrano attendere… e solo il Cielo sa cosa…”
“Credete stiano preparando qualcosa?” Chiese Izar.
“Non so…” rispose il capitano “… posso solo dire che questo loro silenzio non mi piace per niente…”
“Tra poco sua signoria sarà proclamato Arciduca ed allora potremo preparare la nostra controffensiva!” Disse Izar.
“Già… e dovrà essere degna della fama della stirpe guerriera dei Taddei…” replicò pensieroso Monteguard.
“Ne dubitate?” Domandò il consigliere del duca.
“Né io, né voi, né nessun altro qui a Capomazda conosce il nome di chi ha attaccato ed annientato un nostro drappello alle Cinque vie…” disse Monteguard “… ma chiunque sia stato non si fermerà certo davanti al blasone del nostro ducato… no, non serviranno stendardi e simboli…” aggiunse il capitano “… ma ferro e fuoco!”
Nello stesso istante, alle parole di Melisendra, Ravus si voltò inquieto.
“Le strategie del ducato vengono discusse dal duca davanti ai suoi baroni!” Esclamò con un senso di fastidio. “E quanto alla vostra presenza…” aggiunse “… evitate, fino a quando sarete tra noi, di dedicarci alle vostre pratiche oscure ed innaturali… così vedrete nessuno si occuperà di voi!”
“Milady…” intervenne Izar “… nessuno può penetrare tra queste mura e scoprire ciò che in esse accade… state tranquilla…”
Poco dopo giunse l’ora che lady Talia si ritirasse.
Izar così salutò gli ospiti, facendo mettere a loro disposizione gli alloggi del palazzo.

Guisgard
04-04-2011, 20.48.04
Intanto Morrigan, sola nei giardini del palazzo, osservava il cielo di Capomazda.
Ad un tratto vide alcuni cavalieri correre verso le mura.
"Presto, raggiungiamo sir Finiwell!" Disse August a chi lo seguiva.
Erano due guardie, Guisgard e Cavaliere25.
Giunti sulle mura, trovarono Finiwell.
"Allora?" Chiese August.
"Laggiù..." indicò Finiwell "... quelle luci... si muovono lentamente nella brughiera..."
"Bisognerebbe andare a controllare..." mormorò August "... ma solo pochi uomini, senza indebolire le postazioni di guardia qui al palazzo... voglio un pugno di volontari."
"Il mio cavallo è già sellato!" Esclamò euforico Finiwell. "E sono certo che posso dire lo stesso del mio amico!" Dando una pacca sulla spalla a Cavaliere25.
"E voi?" Chiese August a Guisgard.
"Una passeggiata nella brughiera a notte fonda comporta un'extra sulla paga, immagino..." rispose il cavaliere con un sorriso.
Un attimo dopo i quattro uscirono dal palazzo per recarsi nella brughiera.



Nello stesso istante, nella Cappella della Santa Vergine, Llamrei aveva udito la disperata preghiera di quella vecchia donna.
La vecchia accennò un sorriso ed accarezzò il bel volto della monaca.
Poi indicò qualcosa a Llamrei.
La statua della Vergine all'austero chiarore delle candele.
E fissandola, per un attimo, Llamrei vide scorrere sul volto della statua alcune lacrime.
Ma fu solo un attimo.
Forse un'allucinazione.
Si voltò di nuovo verso la vecchia ma questa non c'era più.

Melisendra
04-04-2011, 20.58.08
I miei occhi brillarono come quelli di un animale selvatico alle parole di Ravus. Non apprezzavo quel genere di tono nella voce di chi mi rivolgeva la parola... e non avevo più ricevuto ordini dal momento della mia fuga. Pensai che forse avrei fatto bene a prendere Pandemonio e galoppare verso il campo nemico, con la speranza di riuscire a trovare una storia convincente per intrufolarmi nel campo e cercare Gouf. Ma decisi di essere diplomatica, prima di attuare il mio rischioso piano.
Fulminai con lo sguardo il vecchio Ravus e mi rivolsi a Izar: "Rimarreste sorpreso dalla facilità con cui ci si può infilare tra le linee nemiche... ci sono persone istruite a dovere per questo compito e sono certa che non avranno scrupoli a servirsene..." Mi voltai verso il capitano Monteguard: "Capitano Monteguard, temo di potervi dire io il nome del condottiero che sconfisse le vostro drappello di soldati..." esitai "se le voci che si rincorrono sono vere, è un uomo che chiamano Gouf e il mio destino si è già intrecciato col suo una volta, in passato... conosco i suoi metodi e le sue abitudini, potrei azzardare di poterne individuare perfino le debolezze che si celano dietro la sua corazza invincibile."
Mi rivolsi ai presenti: "Se sono giunta fin qui e ho offerto i miei servigi alla vostra causa, non è per restare seduta in ozio mentre tempo prezioso scorre inesorabilmente. Potrete anche avere dubbi sulla natura dei miei poteri e chiamarli "pratiche oscure e innaturali", ma non abbiate dubbi sul fatto che la mia parola, quando data, vale quanto un sacro patto. Perciò, signori, vi esorto a prendere in considerazione l'idea di fidarvi della liceità delle mie intenzioni" Presi respiro.
"Inviatemi nel campo nemico." Fissai con determinazione lo sguardo sui tre uomini e attesi la loro reazione.

Morrigan
04-04-2011, 21.07.06
E la notte rispose...
Perchè il cuore di Morrigan aveva curiosità per gli eventi e ansia dell'azione, bisogno di lanciarsi in qualche avventura che, anche soltanto per qualche istante, la allontanasse del suo pensiero dominante, da quella vendetta che che, con lo scorrere dei giorni, dei mesi, delle stagioni, sembrava ormai diventata uno stanco vagare in una terra che sembrava voler nascondere agli occhi del cielo ogni peccatore e ogni terribile misfatto.
La notte rispose...

"Laggiù..." indicò Finiwell "... quelle luci... si muovono lentamente nella brughiera..."
"Bisognerebbe andare a controllare..." mormorò August "... ma solo pochi uomini, senza indebolire le postazioni di guardia qui al palazzo... voglio un pugno di volontari."

Le voci concitate di un gruppo di uomini, l'affrettarsi degli scudieri che apprestavano i cavalli, lo sbuffare delle cavalcature nervose nella bruma della notte...
Morrigan afferrò uno di quei ragazzetti per un braccio.

"Ehi, tu... sellami un cavallo, e fallo in fretta. Lo voglio pronto immediatamente!"

Con una mano raccolse le vesti ingombranti e corse su per la scala, a perdifiato, mentre i capelli le ondeggiavano sulla schiena nuda. Non aveva un solo minuti da perdere!
Gettò via la veste senza tanta grazia, infilò i calzoni e gli stivali, afferrò il mantello e la spada, e stava ancora stringendo al fianco il cinturone quando ridiscese nella corte, dove ormai solo il ragazzo che teneva i finimenti di un giovane puledro era rimasto, ritto, nell'ombra della luna.
Morrigan saltò su senza una parola, e spronando la cavalcatura con urgenza si mise subito sulle tracce del gruppo che era appena uscito dalle porte del palazzo.

Guisgard
04-04-2011, 21.16.50
Il palazzo era avvolto nel buio della notte, solo a tratti interrotto dal pallido ed etereo alone della Luna.
Le grandi vetrate riflettevano quel mistico ed ancestrale pallore, che illuminando a sciami il corridoio, lasciava però nelle tenebre i ritratti degli Arciduchi e delle loro amate.
Talia camminava verso la sua camera.
Si muoveva quasi come un fantasma nell’incerto buio che la circondava.
Fino a quando cominciò ad udire quel pianto.
Una voce, dolce ed affettuosa cercava di coprirlo ed accompagnarlo.
“Non piangere, piccolo mio…” diceva la donna al suo bambino, avvolta nel suo candido abito da sposa “… non piangere…”
Guardò allora fuori dalla vetrata e rimase a fissare la Luna.
“Vogliono strapparmi il mio bambino…” mormorò senza voltarsi verso Talia “… dicono che non esiste, che è frutto della mia malattia… ma io non sono pazza… anche un uomo che non ti ama può darti un figlio…”
Si voltò poi di colpo verso la ragazza di Sygma.
“Perché vogliono portarmelo via? Perché?”
Aveva gli occhi quasi consumati dal pianto ed una cupa disperazione attraversava il suo bellissimo volto.
Parlava nella stessa lingua che Talia conosceva. La lingua di Sygma.
Poi aggiunse:
“Amare e morire… ignorare e vivere... sono i due volti della stessa cosa… la morte…”
Sorrise lievemente, per poi tornare a cullare il suo bambino.
Fino a svanire nel buio del corridoio.

Talia si destò di colpo da quel sogno.
Nel cortile c’erano dei rumori.
Icarius ed i suoi si apprestavano a partire per la loro battuta di caccia.

llamrei
04-04-2011, 21.31.01
Sarà stata forse la stanchezza, sarà la fame che mi attenaglia lo stomaco e mi fa avere delle allucinazioni. Prima la Madonna piangere, poi la vecchia che svanisce nel nulla...
Ho bisogno di coricarmi un paio di ore...ho bisogno di trovare qualcosa da mangiare.
Chiederò alle cucine una ciotola di minestra.

Mi avviai quasi barcollando verso quelle che potevano assomigliare alle cucine. Trascinando i piedi mi avvicinai ad un portale da dove un intenso profumo di carne bollita fuoriusciva. La mia pancia urlava dalla disperazione e la mia bocca impastata non riusciva ad emettere alcun suono. Bussai e subito entrai senza attendere l'ordine di entrare.
"Un tozzo di pane per favore, sono una monaca e non mangio da giorni". non riuscii a finire la frase che mi accasciai per terra.

Guisgard
04-04-2011, 21.33.58
E mentre uscivano dalla Sala Grande, le parole di Melisendra inquietarono tutti loro.
“Gouf? Avete detto proprio Gouf? Come conoscete questo nome?”
E nel fare quella domanda alla donna, Monteguard quasi impallidì.
“Questo nome vi dice qualcosa? Se non vedessi con i miei occhi la vostra espressione in questo momento, esiterei a riconoscervi…” disse Izar al capitano “… nulla vi ha mai spaventato…”
“Io non mi fiderei di questa donna!” Intervenne Ravus. “Fu lord Astalate a volerla qui a Capomazda! Anche contro il mio parere!”
“Milady…” disse Monteguard “… seguitemi in caserma… li mi racconterete tutto ciò che sapete di questa storia.”
“Non fidatevi, capitano!” Urlò Ravus.
“State tranquillo, monsignore.” Rispose il capitano.

Lady Dafne
04-04-2011, 21.37.42
Mi asciugai le lacrime sentendolo parlare, dopo un primo momento di smarrimento l'avevo riconosciuto: quell'uomo era il mio caro, buon e bel marito Friederich! Il più valoroso tra i valorosi cavalieri del Duca!

"Marito mio, mio caro! Lo sapevo che non eri morto! Pensati che tutti mi dicevano che dovevo rassegnarmi, non pensare a te, rifarmi una vita e invece... eccoti qui!" dissi asciungandomi le lacrime con il fazzoletto che mi aveva allungato. A dire il vero non ricordavo di averli ricamati così bene i fazzoletti della dote, pensai che gliel'avesse cucito la madre prima di morire.
Gli gettai le braccia al collo, lo guardai negli occhi e gli stampai un bacio appassionato sulla bocca. Lo sentii un po' teso, nervoso, forse era preoccupato dopo avermi vista tra le grinfie di quei tre uomini.
"Caro, lo sapevo che mi avresti protetta sempre, sei tornato appena in tempo. Quei tre avevano dei progetti malefici su di me ma Dio ti ha condotto qui per salvarmi. Li avevo seguiti perchè volevo parlare con il Duca, volevo chiedergli di venirti a cercare perchè lo sapevo, io, che non eri morto.... ma ora sei qui. Andiamo a casa amore, ti devo parlare e devo lavare questa giubba che ti ho sporcato stupidamente con le lacrime e il sangue. Non temere andrà via, lo sai che sono brava in queste cose! Oh beh, dovrò anche cambiarmi questo straccio di vestito. Posso tenere il tuo mantello lungo il tragitto vero? A proposito, è nuovo? che fine ha fatto il tuo affezionatissimo mantello sbiadito che mille volte ti ho chiesto di cambiare?? Oddio quante domande, scusami ma ho così tanto da raccontarti!".

Sciolsi l'abbraccio e gli presi la mano baciandola prima...

Guisgard
04-04-2011, 21.38.42
All’alba tutto era pronto, proprio come aveva ordinato il duca.
Icarius scese presto nel cortile, palesando la sua euforia ed il suo entusiasmo per ciò che sembrava attenderli.
Di li a poco partirono.
Icarius galoppava accanto a Perecour, due scudieri e tre servitori li seguivano poco più indietro.
“Che tracce ha dunque lasciato questa misteriosa belva?” Chiese il duca.
“Strane, grottesche, innaturali.” Rispose Perecour.
“Cosa ricordano?”
“Non saprei dirlo con esattezza… forse a metà tra quelle di un orso e di un palmipede.”
“Che curioso accostamento!”
“Si, ma con lunghi artigli.”
“Null’altro?” Domandò Icarius. “Solo quelle impronte?”
“Non solo, mio signore. Accanto alle impronte vi erano strani segni… dalla mia esperienza ho immaginato che quel misterioso animale in qualche modo strisci, come un serpente. Ma molto più grande però.”
“Che dimensioni credi che abbia, dalle tracce che ha lasciato?”
“Credo molto grandi, milord.” Rispose il guardiacaccia. “Più di qualsiasi orso.”
“Abbiamo fatto bene dunque a portare con noi l’attrezzatura pesante!” Rise Icarius. “Ma non credo possa superare la stazza di un orso, amico mio. Ma dimmi, come le avete scovate quelle tracce? Il posto in cui hai detto si trovano non è certo accessibile e nessuna anima viva potrebbe sopravvivere laggiù.”
“Alcuni pastori che vivono isolati nel bosco hanno cominciato a lamentarsi circa la sparizione di pecore e mucche dei loro allevamenti. Così, temendo si trattasse di qualche bracconiere o di qualche disgraziato ridotto alla fame, ho cominciato a mandare i miei uomini da quelle parti per indagare… e così, riconosciute le tracce di mandrie e greggi, siamo giunti proprio presso quel luogo… fino a trovare le impronte e gli altri segni di quella misteriosa belva.”
“E’ stata allora quella belva a sbranare le pecore e le mucche?” Chiese Icarius.
“Si, abbiamo trovato accanto a quelle impronte i resti degli animali scomparsi… tutti sbranati.”
“E’ dunque un predatore la nostra fiera misteriosa?”
“Sicuramente, milord.” Rispose Perecour.
E dopo aver cavalcato per circa mezza giornata, giunsero nel selvaggio luogo detto Il Gorgo del Lagno.
http://lh3.ggpht.com/sergio.baffoni/RxbmswqNO0I/AAAAAAAAAUk/iYDg0Uul6vo/s640/2007-10-kualacenaku-532.JPG

Melisendra
04-04-2011, 21.53.43
"Verrò volentieri con voi, Capitano", risposi con gioia.
Rivolsi un'ultima occhiata scettica a Ravus e mi inchinai a lui tanto profondamente da sembrare quasi scivolare fuori dal vestito, quindi voltai le gonne e mi diressi verso la caserma.

Hastatus77
04-04-2011, 22.40.20
Per volere del mio signore, era da oltre un anno e mezzo che mancavo da Camelot. Mi aveva ordinato di tornarmene nella mia terra natia, ed io con immensa tristezza avevo ubbidito.
Avevo passato quasi un anno nel castello di mio padre, ero stato felice di rivedere la mia famiglia, mio padre, mia madre, mio fratello e soprattutto la mia piccola amata sorella... ormai era una donna, ma ogni giorno lontano da Camelot mi segnava tremendamente... mi mancava quell'isola umida e piovosa, mi mancavano i compagni cavalieri ed il mio re.
Quindi un giorno, decisi di parlare a mio padre, il quale attendeva da molto quel momento, conosceva benissimo il mio cuore, e sapeva che il mio dovere mi avrebbe riportato in Britannia. Quindi acconsentì a lasciarmi andare e mi diede la sua benedizione.

Dopo qualche mese di viaggio, ero sbarcato nuovamente in Britannia, ed ero stato accolto da una giornata uggiosa e piovosa, ma io ero felice... felice, perché questa ormai era la mia casa.
Era già da un paio di giorni che cavalcavo, e ne mancavano ancora 4 o 5 prima di giungere a Camelot, quando raggiunsi una radura dove c'era stata una battaglia... anzi forse una strage. C'erano i corpi di molti uomini gonfi e in avanzato stato di decomposizione... l'odore di morte era fortissimo, e in questo ambiente infernale, i padroni erano i corvi e le mosche.
Avevo lo stomaco serrato in una morsa... stavo per girare il cavallo per allontanarmi e aggirare la radura, quando i miei occhi furono catturati da un piccolo corpo... mi avvicinai e riconobbi il corpo di un bambino... era stato decapitato.
A quel punto non riuscii più a trattenermi e vomitai... vomitai ancora e ancora... Chi poteva essere così animale da uccidere un bambino!
La guerra a volte è crudele... ma quella carneficina ed il bambino ucciso, potevano essere solo opera del diavolo.
Dovevo tornare alla svelta a Camelot e scoprire cosa stava accadendo... forse ad Artù, poteva servire una spada in più.
Risalii a cavallo e lo spronai verso casa.

Talia
05-04-2011, 00.37.40
Mi svegliai di soprassalto, tanto di colpo che un piccolo grido mi sfuggì dalle labbra...
Quel sogno, quella figura, quella voce... tutto risuonava ancora intorno a me. E poi quella lingua, la mia lingua... quella donna aveva parlato nella lingua di Sygma! Mi accorsi che respiravo quasi con fatica e che non riuscivo a smettere di tremare... non riuscivo ad allontanare quella sensazione da me, era come se io avessi percepito il dolore di quella donna, era come se quel dolore fosse il mio...
Qualcosa balzò sulla coperta in fondo al letto e di nuovo sussultai violentemente... ma era soltanto Pascal. Il gatto miagolò appena, sommessamente, come a volermi consolare... poi risalì lentamente la coperta e si sistemò proprio sopra la mia pancia, iniziando piano a fare le fusa. Questo, il piccolo peso del suo corpo e il calore che trasmetteva, mi calmò un po’. Accordai così il mio respiro al suo, riuscendo a placare la pazza corsa del mio cuore, chiusi gli occhi e tentai di ripercorrere quel sogno...
E ripercorrerlo fu, di nuovo, tutt’altro che piacevole.
Amare e morire...
Ignorare e vivere...
Continuavo a ripetermi, senza riuscire a smettere.
I due volti della stessa cosa, la morte...
E quel volto... quel volto che avevo la sgradevole sensazione di aver già visto e che non voleva proprio scomparire dalla mia mente...
Per tentare di placare i pensieri, così, mi alzai e mi avvicinai alla finestra... era l’alba e una densa bruma si sollevava dalla campagna oltre le mura e fluttuava verso il cielo umido. Dal cortile giungevano rumori, voci e un attutito clangore di oggetti metallici...
Rimasi immobile dov’ero e così vidi il piccolo gruppo oltrepassare al moderato trotto la prima cerchia di mura, poi la seconda...
‘Sta' attento!’ mi sorpresi a pensare, scrutando la familiare sagoma dell’uomo in testa... e contemporaneamente mi detestai per averlo pensato.

Guisgard
05-04-2011, 01.21.18
I quattro galoppavano rapidi nell’oscurità della brughiera, in direzione delle luci e dei movimenti intravisti da Finiwell e Cavaliere25.
E verso l’alba raggiunsero un piccolo villaggio.
O, almeno, ciò che restava di esso.
Tutto era stato consumato dalle fiamme, che ancora continuavano ad ardere in quello scenario di morte e distruzione.
“Che io sia dannato!” Disse Finiwell davanti a quello spettacolo. “Cosa diavolo è accaduto qui?”
“Qualcuno ha assalito e devastato questo villaggio...” mormorò August “… era il villaggio di Casselfor… sul confine orientale del ducato… presto, controllate in giro se vi sono tracce!” Ordinò poi il cavaliere.
“Qui ci sono solo corpi sventrati e capanne incendiate…” urlò Finiwell che insieme a Cavaliere25 si aggirava tra i resti del villaggio. “Ma chi diavolo può aver fatto questo?”
“Gli uomini sono stati torturati e sgozzati…” disse August “… mentre le donne sono state stuprate… come i bambini…”
“Inumani assassini!” Gridò con rabbia Finiwell.
“Ehi, presto!” Chiamò Guisgard. “Venite qui!”
Tutti lo raggiunsero ed il cavaliere mostrò loro, nascosta tra i resti di una capanna, una bambina.
“Vieni qui, piccola…” disse August a quella che sembrava essere l’unica sopravvissuta “… qual è il tuo nome?”
Ma la bambina restò muta.
“Dimmi…” continuò August “… cosa è accaduto qui?”
La bambina fissò con i suoi occhi spenti il cavaliere.
Poi ebbe un sussulto che per un istante riaccese il suo sguardo.
“Il… il cavaliere…” balbettò.
“Coraggio, dimmi... che cavaliere?” Chiese August.
“Il… cavaliere… del gufo…”
In quel momento Morrigan raggiunse i quattro.

Guisgard
05-04-2011, 01.48.39
“Ehi… ma… come?” Tentò di dire Pasuan, mentre Dafne, felice, gli baciava la mano e lo fissava con gli occhi dolci.
I suoi occhi.
Erano finalmente grandi, luminosi, come se tutta la gioia del mondo li stesse attraversando.
“Io sono…” ma quegli occhi, con l’incanto che sembrava averli finalmente destati, impedirono a Pasuan di continuare la sua frase.
La fissò ed un tenero sorriso comparve sul volto del cavaliere.
“Si, certo…” disse sorridendole ed accarezzando il suo giovane e bellissimo volto “… puoi tenerlo il mantello…”
Uscirono allora dalla capanna per raggiungere la casa di Dafne.
“Andiamo, ti riaccompagnerò a casa…” fece Pasuan “… devi riposare, sei stanca e provata.”
Poco dopo giunsero a casa di lei.

Morrigan
05-04-2011, 02.06.39
Spingeva il cavallo nella notte... avanti, avanti!... non poteva perdere le loro tracce. Non conosceva quella terra e nemmeno il cammino... non poteva permettersi di sbagliare!
Ai suoi fianchi, a destra e a sinistra, la boscaglia non era che un'ombra veloce e indistinta, un'onda continua e scura, come la cresta di un mare in tempesta. Il cuore di Morrigan era in tumulto. Il suo spirito le aveva sussurrato qualcosa di tenebroso e di angoscioso, già da quel momento in cui aveva interrogato la luna...

"Strega, sei una piccola strega!"
La bambina sollevò candidamente i suoi occhi colore dell'ambra, e quando li ebbe fissati su quelli della vecchia dama, la donna non aveva potuto nascondere un sussulto. Non ero occhi innocenti di bambina. Avevano sul fondo una durezza che era quella del metallo forgiato, e una strana ombra che ne velava il fondo. La donna strinse al petto la mano graffiata, sulla quale i segni rossi cominciavano ad emergere vistosi, insieme a qualche piccola goccia di sangue.
"E come potrebbe essere altrimenti? Sei figlia di quella peccatrice, nata da un'anima che brucerà per sempre all'inferno! Se tuo zio avesse avuto un po' di buon senso, ti avrebbe dovuto soffocare nella culla!"
Ma la bimba non abbassò gli occhi nemmeno un istante e il suo sguardo si fece cattivo.
"Anche voi brucerete all'inferno!" rispose con rabbia fredda e calcolata "E i vostri figli non verseranno una lacrima per..."
"Morrigan!"
Un braccio circondò la bambina e la trasse indietro, un attimo prima che la mano della vecchia dama arrivasse a colpirle il viso. L'anziana donna che era sopraggiunta in quel momento strinse la piccola contro il suo petto, mentre si rivolgeva all'altra dama che le stava di fronte.
"Lasciatela stare, è solo una bambina!" replicò con veemenza.
"Una bambina posseduta dal demonio, come lo era sua madre!"
"Una bambina che un giorno, se Dio lo vorrà, governerà questa terra! Quindi adesso lasciatela in pace e andate a finire il ricamo per quelle tovaglie dell'altare!"
La dama, a quelle parole, si zittì, e con un gesto stizzito e un'occhiataccia lanciata alla bambina, si allontanò.
La donna anziana che stringeva Morrigan sciolse la piccola da quell'abbraccia, la fece voltare fino ad averla di fronte e la guardò con uno sguardo che mescolava la comprensione ad un leggero biasimo.
"Morrigan..."mormorò con una voce indulgente che voleva esser dura "quante volte ti ho detto di non rispondere a quel modo?"
"Ma... Madelaine! Quella donna ha detto..."
La vecchia la zittì con un dito sulle labbra.
"Shhhhh... ti ho detto mille volte che la parola è un'arma più affilata della spada. Può mutare la verità in menzogna e maledire anche il sangue migliore... ricordati quello che ti ho insegnato".
La piccola annuì docilmente, come placata da quel discorso.
"Sì, Madelaine... la parola è benedizione e maledizione, è spirito e materia, memoria del passato e premonizione del futuro..."

Lo scarto improvviso del suo cavallo la distolse da quel ricordo. Tese le redini, cercando di recuperare l'andatura. Cosa aveva visto sulla sua strada il povero animale, da recalcitrare in quel modo, sbuffando carico di paura?
Girò lo sguardo intorno e il cuore le si fermò nel petto. L'ombra che aveva oscurato i suoi pensieri, quella notte, aveva preso forma nello spazio attorno a lei. Nuvole di fumo nero e denso si levavano dei tetti distrutti delle case. La rovina si dispiegava ai suoi piedi. La sensazione di una minaccia opprimente si faceva sempre più feroce e viva.
Di fronte a lei, quattro cavalieri, in piedi vicino ai loro cavalli, fissavano con desolazione uno spettacolo di morte.
Morrigan scese in fretta da cavallo e li raggiunse.

"Che cosa è successo? Che cosa... chi ha fatto tutto questo?" chiese, mentre il fiato quasi le veniva meno.

Guisgard
05-04-2011, 02.22.37
August fissò la nuova arrivata.
“Cosa ci fate qui? Eravate al palazzo ieri sera…” disse a Morrigan “… ci avete forse seguito?”
“In effetti questo non è certo un posto adatto ad una donzella indifesa…” intervenne subito Finiwell alla vista della bella guerriera “… ti consiglierei di stringerti a me… sai come si dice, no? L’assassino torna sempre sul luogo del delitto!”
“Questa bambina sembra l’unica sopravvissuta.” Fece August. “Ma è totalmente traumatizzata da ciò che ha visto… farfuglia frasi senza senso… direi di portarla con noi ed affidarla alle monache del nostro convento.”

Guisgard
05-04-2011, 02.43.18
E mentre Talia era rimasta ferma a fissare il cortile ormai vuoto, Pascal scappò improvvisamente via.
Corse per il corridoio senza nessun motivo apparente, fino a raggiungere una delle sale del palazzo.
Era la biblioteca.
La sala era semibuia, solo a stento illuminata dalla luce della Luna che filtrava da un’ampia vetrata.
Pascal era saltato su uno dei tavolini sul quale vi era un grosso libro, apparentemente molto antico.
Il libro era aperto giusto a metà.
E sulla pagina vi era scritto qualche cosa:

"Avvicinati a quel ritratto, guarda la sua tela;
questo non è il trapasso di uno spirito in pace,
che come il Sole all'albeggiare si libra nel cielo
mattutino ridestando la natura in ogni dove
ed è accompagnato da sospiri e lacrime dei giusti.
Ben diverso è il commiato dell'Arciduca."

Conelia de Taddei.

Morrigan
05-04-2011, 02.46.28
“Cosa ci fate qui? Eravate al palazzo ieri sera…” chiese August, senza nascondere una grande sorpresa “… ci avete forse seguito?”

Morrigan quasi non si preoccupò di rispondere.
Il suo sguardo vagava in quella desolazione. Una o due volte incrociò lo sguardo muto e terrorizzato di quella bambina, ma non vi si soffermò. C'era quasi una forma di strano pudore in quel distacco, come se il dolore non andasse fissato troppo direttamente o troppo a lungo.

“In effetti questo non è certo un posto adatto ad una donzella indifesa…” intervenne subito Finiwell alla vista della bella guerriera “… ti consiglierei di stringerti a me… sai come si dice, no? L’assassino torna sempre sul luogo del delitto!”

A quelle parole, la ragazza sobbalzò, come se avesse sentito suonare una nota sbagliata in qualche vecchia, arcinota canzone. Inarcò il sopracciglio, con aria sospetta, e fissò il cavaliere che aveva parlato. Sorrise e con la mano scostò appena il mantello dal fianco, rivelando in un rapido bagliore l'impugnatura di Samsagra.

"Avete ragione, signore" rispose con una punta di sarcasmo "Gli assassini potrebbero tornare... e allora immagino che sarebbe più salutare per voi di stringervi sotto il mio mantello!"

Disse questo, e passò oltre lui, avvicinandosi ad August e alla bambina.
Si chinò, appoggiando le mani sulle ginocchia. RImase un istante a fissare la bambina negli occhi. Ma non la toccò.

“Questa bambina sembra l’unica sopravvissuta” fece August. “Ma è totalmente traumatizzata da ciò che ha visto… farfuglia frasi senza senso… direi di portarla con noi ed affidarla alle monache del nostro convento”

Morrigan si levò in piedi, guardò August ed annuì.

"Sì, avete ragione" rispose.

Diede ancora uno sguardo intorno, poi riprese:

"Non c'è davvero nessun altro, qui? Perchè se non c'è nulla che possiamo fare, allora conviene tornare a palazzo, e tornarci in fretta! Sono arrivati troppo vicini a Capomazda, e sono stati anche veloci ed efficienti nel fare questo... anche troppo! Dobbiamo avvertire chi di dovere e stare all'erta..."

Lanciò una rapida occhiata a Finiwell, quindi tornò a rivolgersi ad August.

"Forse il guascone laggiù una cosa degna di nota l'ha detto, in mezzo a tutte quelle sciocchezze... potrebbero tornare... più vicini... e più pericolosi! Meglio essere pronti, stavolta!"

Guisgard
05-04-2011, 03.24.04
Intanto, alla caserma del palazzo degli Arciduchi, Monteguard era pronto ad interrogare Melisendra.
"Allora, milady, cominciate dall'inizio..." cominciò a dire "... chi siete e come conoscete il Cavaliere del Gufo? Siete davvero certa che è al soldo di Cimarow?"
Riempì una coppa e la scolò di getto.
"E badate di essere convincente, milady!" Aggiunse dopo aver bevuto. "Ci potrebbe sempre essere un'accusa di spia sulla vostra testa, se non sarò soddisfatto del vostro racconto."

Guisgard
05-04-2011, 03.33.22
La brughiera immersa nel buio...
La Luna velata da sottili e spettrali nuvole...
Un cavaliere avvolto in un nero mantello...
Grida di dolore e disperazione...
Sangue e fuoco...
E poi le mura di Capomazda in fiamme...

Llamrei si svegliò in quel momento.
Un crocifisso era appeso sul suo letto e due suore le stavano accanto.
"Come stai, sorella?" Chiese una delle due. "Eri svenuta e ti hanno condotto qui. Ora stai tranquilla... sei al sicuro."

Guisgard
05-04-2011, 03.44.21
"Sciocchezze? Vedo che ne hai di coraggio, piccola!" Disse Finiwell avvicinandosi a Morrigan. "E sappi che mi hai già fatto sorgere un dubbio... non so se sfidarti ad un duello mortale... o innamorarmi direttamente di te! Quanto poi al tuo mantello come protezione... beh, direi che se ne potrebbe discutere!"
"Qui non vi è altro da fare!" Intervenne August. "Torniamo subito a Capomazda ed avvertiamo il capitano Monteguard! Presto!"
Così, August con la bambina, Guisgard, Morrigan, Cavaliere25 e Finiwell si misero in cammino per tornare a Capomazda.
E quando furono a poche miglia dal palazzo, incontrarono un misterioso cavaliere: sir Hastatus di Camelot.
http://images.wikia.com/kingarthur/images/a/a1/LancelotKingArthur.jpg

Guisgard
05-04-2011, 03.50.18
Nel frattempo, nel luogo conosciuto come Gorgo del Lagno, Icarius, Perecour ed i servitori erano pronti per la loro caccia.
“Conducici al luogo in cui ci sono le tracce!” Disse Icarius al suo fedele guardiacaccia.
“Milord, non so se saranno ancora visibili…” rispose Perecour “… questo luogo è umido e la melma che lo ricopre è fresca… comunque in giro ce ne saranno delle altre.”
Il gruppetto allora si addentrò nel ventre di quel luogo, fino a riconoscere strani segni sul terreno.
Li seguirono e giunsero in una sorta di grotta presso uno stagno.
“L’acqua è sporca e densa… simile a sabbie mobili!” Esclamò Icarius.
“Questo è il Lagno…” disse Perecour “… un misto tra un lago ed uno stagno… secondo la leggenda fu reso così dalla presenza di un orribile drago, ucciso poi dal leggendario Ardea, l’eroe capostipite della stirpe dei Taddei.”
“Sono qui per cacciare, non per ascoltare le magnifiche gesta dei miei favolosi antenati!” Replicò seccato Icarius.
Scesero allora lungo la riva del Lagno, fino a raggiungere una sorta di antro seminascosto dalle acque.
Lasciarono i servitori di guardia ed entrarono in quella grotta.
E qui fecero una scoperta incredibile.
In una piccola insenatura vi era una bestiola grottesca e sconosciuta che sembrava dormire.
“Che diavolo è quello?” Chiese Perecour turbato.
“Sembra… una grossa lucertola addormentata…” mormorò Icarius “… addormentata in una sorta di nido… quale bestia sconosciuta avrà mai partorito quell’animale che sta dormendo?”
“Cosa facciamo?” Domandò Perecour.
“Leghiamola e portiamola via!”
“E se torna la madre? Qualsiasi cosa sia?”
“Un motivo in più per non perdere altro tempo.”
I due legarono lo strano animale, che svegliatosi si dimostrò mansueto e tranquillo.
Lo condussero allora fuori.
Ma quando furono sul punto di ripartire, udirono dei rumori.
Un attimo dopo un gruppo di cavalieri armati li assalì.
Subito nacque uno scontro.
Icarius ed i suoi si batterono con ardore, ma i nemici erano molto forti.
Ad un tratto il loro capo si lanciò proprio contro il duca.
“Il vostro signore vi manda da soli in questo posto, cani capomzdesi?” Chiese con disprezzo il Cavaliere del Gufo.
“Il nostro signore non teme i traditori come il tuo padrone!” Rispose Icarius. “Chi sei, cavaliere?”
“Stai per morire ed è giusto che tu conosca il nome del tuo carnefice…” con un sadico sorriso Gouf “… sono il Cavaliere del Gufo!”
I due allora cominciarono a battersi.
Fino a quando Icarius fu ferito al fianco.
Inciampò allora negli sterpi e cadde nelle acque del Lagno.
A quella vista, il fedele Perecour lanciò un grido di disperazione.
Ma proprio in quel momento le acque cominciarono ad incresparsi e poi a bollire.
Un attimo dopo una bestia spaventosa emerse da Lagno proprio davanti a Gouf.
Lanciò un grido simile ad un sordo boato e cominciò ad alitare fuoco tutt’intorno.
http://media.gamesource.it/gallery/61851/Gamesource-1741b.jpg

Melisendra
05-04-2011, 06.18.43
Accomodata su una sedia, mi guardai intorno e iniziai a parlare:
"Se sir Astalate vi ha scritto una missiva di presentazione, allora conoscete già una parte della storia... sono un'incantatrice... e ho un certo talento come spia... abbastanza da non trovarmi in situazioni come questa..." Scossi le spalle.
"Mio caro capitano, il motivo per cui conosco il Gufo è che vissi insieme a lui per due stagioni, lo sorvegliavo per conto del mio padrone, a un certo punto mi arrivò l'ordine di eliminarlo e, da quel che ricordo, lo feci... ma qualcosa deve essere andato storto."
Il sole era sorto ormai. Ripetere le stesse parole era diventato difficile. Dire la verità si stava dimostrando più arduo della serie di menzogne che costituivano il mio arsenale di spia durante le missioni.
"Conosco la sua armatura, stavo cercando quel metallo prezioso per conto del mago... in effetti fu quella la ragione che mosse gli eventi: il cavaliere stava diventando ingestibile." Presi fiato. "Divenni intima di Gouf in quel periodo..." Mi schiarii la gola. "Lui sapeva il reale motivo della mia presenza nel suo castello. Formalmente gli ero stata inviata come dono dal mio signore... come un cavallo, insomma, solo che le mie proprietà mi rendono più unica di un equino. Infatti le mie facoltà possono far recuperare rapidamente le forze dopo la battaglia e sanare qualunque ferita..." la mia pausa lasciò intendere in quale modo. "Non mi uccise quando gli confidai la verità, ma si propose di liberarmi... pochi giorni dopo, giunse l'ordine e con esso la promessa che se non avessi rispettato le consegne, ci sarebbero state dure conseguenze per tutti i poveri abitanti di quelle terre. Il mio signore ne avrebbe uccisi dieci al giorno fino a quando non avessi portato a termine i miei doveri. Ero troppo stanca del sangue innocente per permettere che altro ne fosse versato."
"Sono tutt'ora stanca" sospirai "ciò che faccio ora che sono libera è un piccolo tentativo di riparare alle mie azioni passate."
Guardai il capitano negli occhi, ma distolsi quasi immediatamente lo sguardo. Non desideravo pensasse che cercassi di incantarlo. "Vi basta... o devo ricominciare?"
Mi alzai e mi appoggiai alla finestra, pensierosa "Mentre parliamo chissà quali oscuri progetti si stanno ponendo in atto..." Accarezzai il vetro, contro il quale splendevano i raggi di sole. "Prego che la ragione vi consigli di fidarvi delle mie parole e di aiutarmi a entrare nel campo nemico. Da lì sarò una spia più utile che chiusa in una prigione."

cavaliere25
05-04-2011, 08.05.03
Guardai la bambina e dissi povera piccola è piena di paura allora mi inginocchiai e gli dissi piccola vieni qui noi non vogliamo farti del male siamo delle brave persone dissi e dentro di me mi venne un rantolo di dispiacere vedendo quella piccola poi guardando gli altri dissi ora che facciamo ? domandai la portiamo con noi al castello li sarà più sicura e aspettai una risposta

llamrei
05-04-2011, 10.22.12
"al sicuro da chi...da che cosa?" chiesi con un filo di voce e con la testa dolorante. Per un attimo cercai di capire dove fossi.
I volti di quelle suore che mi fissavano mi causarono un senso di nausea, di rifiuto.
Con un pò di forza riuscii a sedermi e ad appoggiare la schiena al gelido muro.
"Sono a Campomazda, non è vero? Cercavo del cibo, sorelle....ho..ho visto un cavaliere avvolto in un nero mantello, Grida di dolore e disperazione...
Sangue e fuoco...E poi le mura di Capomazda in fiamme..." come ipnotizzata ripetevo quelle frasi cercando una spiegazione in esse. Non avevo vissuto quelle sensazioni, non avevo visto il cavaliere, ma sapevo che erano vive e presenti, tangibili. Come se qualcuno avesse voluto mandarmi un segnale, una richiesta di aiuto.
Dissi alle suore che volevo riposare e le pregai di lasciarmi sola.
Una volta rimasta sola nella stanza e dopo aver mangiato la frutta appoggiata su un piatto a fianco al mio letto, decisi che era venuto il momento di capire perché di quelle disastrose visioni. Il sesto senso, come dicono, può anche non sbagliare e se così fosse, qualcuno aveva bisogno di me.
Rovistai nell'unica cassapanca presente nella stanza in cerca di un abbigliamento più comodo. Ma pensai che forse l'abito da monaca era un ottimo lasciapassare. Cosi mi infilai la nera tunica e mi calai dalla finestra.
Percorsi un vialetto fino giungere alle porte di quello che sembrava la residenza del signore del castello.
"Sono sorella Cywyllog, devo portare delle preghiere al signore del castello. Vi prego di farmi entrare". Non avevo di certo bisogno di un invito , vestita com'ero ed entrai senza difficoltà. Mi avviai lungo le sale e percorsi un lungo corridoio fino a giungere in una sala che dall'apparenza sembrava essere una spoglia biblioteca. Vi era un uomo, un giovane uomo. "che pensieroso quest'uomo..chissà quali preoccupazioni" dissi tra me e me. E mi avvicinai cercando di attirare la sua attenzione.

Talia
05-04-2011, 13.13.43
Stavo ancora di fronte alla finestra quando Pascal attrasse la mia attenzione con un sonoro miagolio... così mi voltai a guardarlo e lo vidi sgusciare in fretta nel corridoio. Rimasi per un istante perplessa, poiché quello era davvero un comportamento insolito per lui... e proprio per questo, probabilmente, mi affrettai a seguirlo.
Lo rincorsi per corridoi e scale, chiedendomi cosa mai l’avesse mosso ad un simile comportamento. Poco dopo si insinuò oltre una porta accostata e anche lì lo seguii, non facendo minimamente caso a dove fossimo.
Con sorpresa mi ritrovai nella biblioteca.
Mi addentrai lentamente tra gli alti scaffali, guardandomi intorno... poi lo vidi. Era saltato su un tavolo e qui si era seduto, proprio di fianco ad un enorme codice.
“Pascal! Sei forse impazzito?” lo rimproverai, avvicinandomi e prendendolo tra le braccia...
E fu allora che i miei occhi caddero casualmente sulla pagina di quell’antico volume.
Lessi.

"Avvicinati a quel ritratto, guarda la sua tela;
questo non è il trapasso di uno spirito in pace,
che come il Sole all'albeggiare si libra nel cielo
mattutino ridestando la natura in ogni dove
ed è accompagnato da sospiri e lacrime dei giusti.
Ben diverso è il commiato dell'Arciduca."

Conelia de Taddei.

Quelle parole fecero scattare qualcosa di indefinito nella mia mente.
Lessi di nuovo...
Avvicinati a quel ritratto, guarda la sua tela...
I ritratti.
questo non è il trapasso di uno spirito in pace...
Meditai.
Ben diverso è il commiato dell'Arciduca...
Il commiato dell’Arciduca?
Lentamente una serie di sconnessi tasselli presero ad inanellarsi nella mia mente...
Il corridoio dei ritratti e la storia narratami da Izar. Quel corridoio e la misteriosa figura che avevo scoperto il ogni singolo dipinto. Era quella stessa figura che io stessa avevo visto dalla finestra del palazzo quella sera, proprio quella sera. Poi il sogno che avevo appena fatto, quella donna, le sue parole, la sua voce, la sua lingua, il suo volto. Ed ora quell’antico codice e, di nuovo, quell’allusione ai ritratti...
Ripensai alle ultime parole che mi aveva rivolto lord Rauger... quel rammarico nei suoi occhi... cosa aveva desiderato dirmi? Qualsiasi cosa fosse stata, era morta con lui solo poche ore dopo il nostro colloquio...
Già, la sua morte... così misteriosa, così violenta...
Ben diverso è il commiato dell'Arciduca... diceva quel testo.
Diverso... diverso da quel ‘trapasso di uno spirito in pace’... certamente! Ma perché?
La mia mente lavorava frenetica.
Lentamente posai una mano su quel volume e feci delicatamente scorrere le dita sulla pagina ruvida...
“Che cosa sta succedendo qui?” mormorai.

Hastatus77
05-04-2011, 13.31.39
Stavo viaggiando abbastanza spedito, quando mi imbattei in un gruppetto di cavalieri... viaggiavano abbastanza leggeri e senza insegne, ma anche così erano in maggioranza rispetto a me. Stavo per allontanarmi dal loro percorso, quando notai che insieme a loro c'era anche un bambino, o forse una bambina... forse non erano pericolosi... fermai il cavallo e attesi il loro arrivo, però per precauzione estrassi una delle mie spade.

Quando infine furono abbastanza vicini gridai:
"FERMATEVI LI' E FATEVI RICONOSCERE. SONO SIR HASTATUS DEI CAVALIERI DI ARTU'"

Lady Dafne
05-04-2011, 16.44.02
Fui felice quando mi accorsi che piano piano il mio uomo si stava sciogliendo, mi seguì tranquillo verso casa. Com'era naturale aperse lui la porta ma fui io ad entrare per prima.

"Vieni, entra e mettiti comodo. C'è la tua poltrona con la tua coperta lì. Io vado a cambiarmi e a lavarmi un po' la sporcizia che ho addosso. Ti porto degli abiti puliti, vuoi anche fare un bagno caldo?" dissi.
Lui non rispose e seguitava a giardarmi fisso negli occhi. Mi stupii, raramete faceva così, ne fui comunque contenta.
"Beh, accendi il fuoco intanto così oltre all'acqua per il bagno potrò preparare una buona cena" e dicendo questo me ne andai nell'alcova. Versai l'acqua nel catino e ci aggiunsi un po' di fiori di lavanda affinchè la profumassero. Era fredda, mi tamponai le ferite e mi lavai ovunque potei cercando di dimenticare l'odore di quei tre maiali... a poco a poco il dolore (interiore ed esteriore) si affievoliva.
Misi quel vestito che tanto piaceva al mio Friederich: quello verde con una scollatura generosa coperta con un leggero velo dorato.
Uscii e tornai davanti al focolare, lui aveva acceso un bel fuoco vivace e l'acqua era già calda, gli preparai la tinozza. Mi sentivo osservata. Com'ero felice, era tornato ed era lì in casa nostra, quanto lo amavo!
Iniziai a preparare la cena con quante più leccornie potessi (e possedessi) mentre lui si immergeva nell'acqua tiepida e aromatizzata...

Morrigan
05-04-2011, 16.54.28
"Sciocchezze? Vedo che ne hai di coraggio, piccola!" disse Finiwell avvicinandosi a Morrigan "E sappi che mi hai già fatto sorgere un dubbio... non so se sfidarti ad un duello mortale... o innamorarmi direttamente di te! Quanto poi al tuo mantello come protezione... beh, direi che se ne potrebbe discutere!"

Morrigan gli rivolse uno sguardo sorpreso. Per un attimo fu indecisa tra l'adirarsi e l'esplodere in una sonora risata. Quel tipo doveva essere del tutto ubriaco se riusciva a pensare ad una cosa simile nel bel mezzo di quella tragedia!

"Innamoratevi di chi vi pare, e fatelo in fretta, se la cosa vi può dare sollievo... non è affar mio!" esclamò, sfilandogli davanti per raggiungere il suo cavallo.

Disse così, e intanto, obbedendo all'ordine di August, era salita a cavallo, pronta a ritornare a Capomazda con la stessa velocità con cui se ne era allontanata per seguirli.

Mentre si muovevano rapidi per tornare al palazzo, sollevando lo sguardo, Morrigan notò Guisgard che le cavalcava di fianco, e realizzò in quell'istante che per tutto quel tempo era rimasto a fissare quello scenario senza dire una parola. Sembrava pensieroso, turbato, e in quel momento l'espressione del suo viso parve a Morrigan profondamente diversa da quella sorridente che gli aveva conosciuto fino ad allora.

"Innamorarsi di me... e chiamarmi "piccola"! Mio Dio... se questi sono i cavalieri di Capomadza avremo bisogno di parecchie preghiere!" esclamò allora, scuotendo lievemente la testa.

Poi, sollevando lo sguardo verso di lui, lo fissò e gli sorrise leggermente, continuando con tono che voleva esser di celia:

"Siete ancora sicuro di volervi arruolare tra queste perle della cavalleria? Scommetto che potreste vincere ai dadi un altro bel cavallo, ma temo che a lungo andare rischiereste di perdere la testa!"

Fu proprio in quel momento, quando già le alte mura di Capomadza sembravano essere pronte ad accoglierli, che videro un cavaliere solitario che avanzava per quel cammino. Sembrava muoversi attento e dall'equipaggiamento sembrava essere ben armato. Vedendoli arrivare trasse dal fodero la spada, mossa che indusse Morrigan, instintivamente, a poggiare una mano sull'elsa di Samsagra.

"FERMATEVI LI' E FATEVI RICONOSCERE. SONO SIR HASTATUS DEI CAVALIERI DI ARTU'" gridò quel cavaliere, quando furono a portata della sua voce.

E Morrigan fermò il cavallo a pochi metri da lui. Un cavaliere di Artù! Se questo era vero, che cosa ci faceva in quelle terre, così lontano da Camelot? E come mai non si era arruolato con gli altri cavalieri, quando il banditore aveva portato in città la richiesta di aiuto dei Taddei?
Lo fissò allora con attenzione, con la curiosità di rivolgergli quelle domande, ma si fermò pensando che fosse più giusto lasciare ad August quell'incombenza.

Guisgard
05-04-2011, 19.48.51
“Vincere un cavallo ai dadi…” disse Guisgard fissando divertito Morrigan “… ahimé, non so se davvero accadrà… non sono mai stato granché fortunato al gioco, milady!”
Ma proprio in quel momento il gruppo avvistò Hastatus che li chiamava a gran voce.
Subito Guisgard cambiò umore e lo fissò con attenzione.
“Chi sarà?” Mormorò a voce bassa.
“Cavaliere25…” disse August “… bada tu alla piccola… e voi altri…” rivolgendosi al resto del gruppo“… tenetevi pronti…”
Si avvicinarono così a Hastatus e subito August cominciò a parlare:
“Salute a voi, cavaliere. Siamo cavalieri del ducato di Capomazda al servizio di sua signoria il duca Icarius de Taddei… perché vi trovate in queste terre? Non sono sicure e pullulano di traditori…”
“Già, di traditori!” Esclamò Finiwell.
“State al vostro posto, sir Finiwell!” Lo riprese August. “Lasciamo che questo cavaliere si presenti…”

Guisgard
05-04-2011, 20.08.04
Pasuan accese il fuoco e restò a fissare la fiamma che pian piano cominciava ad avvolgere i pezzi di legna.
Poi ritornò nella stanza Dafne.
Pasuan la fissò.
Era bella, luminosa e felice.
Decise allora di tacere.
Fece poi come lei aveva chiesto e si lavò nella tinozza.
Poco dopo ritornò da lei.
I due mangiarono le deliziose pietanze preparate da lei.
Il fuoco dava tepore e sembrava recare serenità all’anima ed al cuore.
“Quando sul fuoco si getta un pezzetto di legna” disse Pasuan prendendo un ramo per alimentare il camino “se questo genera una piccola fiammata allora si può esprimere un desiderio… lo diceva sempre mio nonno…”
E gettato il ramo sul fuoco subito una piccola fiammata illuminò il camino.
Pasuan la fissò e sorrise.
Guardò poi fuori e subito si accorse, forse per la prima volta da quando era in quella casa, del tempo che era passato.
“Ora devo andare…” mormorò “… devo presentarmi al capitano e spiegargli perché non ho svolto il mio turno di guardia… tu riposati, oggi è stata una dura giornata.”
Le sorrise teneramente e si avviò verso la porta.
La fissò un'ultima volta e poi tornò al palazzo.
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Guisgard
05-04-2011, 20.22.01
Monteguard, udite le parole di Melisendra, restò un attimo immerso nei suoi pensieri.
Scolò un altro boccale di vino e cominciò a dire:
“Dunque siete stata l’amante, la concubina di quell’uomo…” la fissò “… giusto?”
Si alzò e cominciò a passeggiare nervosamente per la stanza.
“Perché il Gufo dovrebbe fidarsi di voi? Proprio nel bel mezzo di questa guerra? E poi… chi è il vostro padrone?”
Si avvicinò ed aggiunse:
“Se fallirete o sarete scoperta la vostra sorte sarà inevitabile… ne siete conscia? O vi bruceranno come strega e vi impiccheranno come spia!”

Hastatus77
05-04-2011, 20.31.01
"Capomazda dite... allora siete degli alleati di re Artù." feci una breve pausa e continuai a scrutare il gruppetto. Non intendevo ancora abbassare la guardia, e non accennai ad avvicinarmi a loro.
"Quanto al motivo che mi porta su queste... beh, è da parecchio che manco da Camelot, ma ora sto tornando dal mio signore... e sto tornando con una certa fretta... mi sono imbattuto in una strage di uomini stamane, voglio avvisare il re ed eventualmente mettermi a sua disposizione. Voi cosa potete dirmi di quello che sta accadendo in queste terre?"

Guisgard
05-04-2011, 20.40.32
Talia continuava ad interrogarsi su quel libro e sulla misteriosa iscrizione letta sulle sue pagine, quando, quasi per caso, la sua attenzione cadde su una lettera posta sotto quel libro.
Era aperta, nonostante il sigillo ducale impresso su di essa.

“Milord, la vostra decisione mi è giunta questa mattina.
La vostra scelta di ripudiare Lady Talia e rimandarla nelle sue terre causerà di certo la definitiva rottura con Sygma.
Ogni trattato e tributo stabilito davanti ai baroni delle due terre saranno messi in discussione.
E se il re di Sygma riterrà questa vostra scelta tanto grave da causare una nuova guerra tra le nostre terre, potrebbe essere un colpo mortale per Capomazda.
Dobbiamo scongiurare un’alleanza tra Sygma e Cimarow o sarà la definitiva rovina per il ducato.
Vi chiedo di ripensare a questa vostra scelta o comunque rimandarla in tempi più tranquilli."

Lord Bynet, vostro umile servo nelle terre di Sygma

Guisgard
05-04-2011, 20.42.32
L’orrenda belva, terrificante e colossale, emerse con una rabbia primordiale dalle acque melmose del secolare Lagno.
Il suo grido, simile ad un mostruoso ruggito, carico di selvaggia rabbia, scosse tutto quel luogo, causando anche negli inumani cavalieri di Gouf, ai quali timore e paura erano da sempre sconosciute, un’irrazionale terrore.
E dopo quel raccapricciante urlò, la mostruosa e sconosciuta belva alitò su tutti loro il suo fatale soffio di fuoco e morte.
All’istante l’intera selva fu avvolta da un Averno di fiamme.
Un attimo dopo l’orrenda fiera spiegando le sue gigantesche ali volò via, perdendosi nelle sterminate nuvole che coprivano il cielo sopra il dimenticato Gorgo del Lagno.
“Ritirata!” Urlò ai suoi il Cavaliere del Gufo. “Ritirata! L’alito di quel mostro ci divorerà le carni col suo fuoco e ci brucerà i polmoni con il suo fetido se non lasceremo all’istante questo luogo maledetto! Ritirata!”
Così, Gouf ed i suoi fedelissimi cavalieri abbandonarono quel luogo, incuranti dei propri avversari.
Tra questi l’unico sopravvissuto era Perecour.
Il guardiacaccia cominciò allora a chiamare con grida disperate il suo signore, ferito e scomparso tra le dense acque del Lagno.
Lo chiamò con quanto fiato aveva in corpo, ma nessuno rispose a quel drammatico appello.
Lo chiamò ancora, invocando tutti i Santi e gli Angeli del Cielo.
Ma solo l’eco del fuoco che consumava quel luogo rispose alla sua disperata chiamata.
Alla fine, vinto dalla disperazione, portando con sé il cucciolo di quel mostro trovato nell’antro del Lagno, Perecour decise di tornare a Capomazda per chiamare aiuto.

Melisendra
05-04-2011, 21.37.58
Il sole mi scaldava la nuca, mossi le braccia, crogiolandomi in quel raggio improvviso che mi riscaldava nello spirito. Sollevai lo sguardo sul Capitano Monteguard e strinsi le mani in grembo.
La speranza si riaccese... da tanto tempo speravo in un'occasione per redimere la mia anima dalle azioni che l'avevano macchiata. E anche se mai avrei potuto aspirare alla completa salvezza, le mie colpe si sarebbero alleggerite se avessi fatto qualcosa per rimediarvi.
"Sì, ne fui l'amante... e per poco pensai che lui avrebbe potuto aiutarmi a fuggire, ma presto capii che avrei solo barattato una tirannia per un'altra, sebbene con me non fosse mai stato crudele, la sua natura lo spingeva a gesti d'ira e spietatezza indicibili verso qualunque cosa si ponesse sul suo cammino. Inoltre, non potevo permettermi di pagare la mia libertà col prezzo di molte vite... alla fine me la sono conquistata da sola, con l'aiuto della sorte."
Ricordai il lungo peregrinare di terra in terra, sempre attenta a non lasciare tracce.
"Io... fui rapita ancora pulzella e non ricordo nulla della mia infanzia, solo frammenti spezzati" sospirai "Non vidi mai il volto del mio padrone... la mia prigione nel bosco, le corti in cui svolgevo i miei compiti, i lunghi viaggi, sempre consapevole che ovunque fuggissi, ovunque avrei chiesto asilo... lui sarebbe giunto e avrebbe punito il mio tradimento facendolo ricadere su chiunque mi avesse aiutato..." scostai nervosamente una ciocca dal viso "per questa ragione è fondamentale la segretezza della mia presenza tra voi".
Affrerrai una coppa e ne bevvi il contenuto, sperando che il colore tornasse sulle mie guance.
"Perchè dovrebbe fidarsi di me? Forse non lo farà, forse mi caccerà o mi ucciderà o mi imprigionerà... forse, invece, lo farà, se gli serviremo una giusta circostanza..." il mio sguardo si accese.
"Ascoltatemi bene, mio signore, le voci della mia fuga non sono ancora note. Sicuramente il mio vecchio padrone non ha interesse a spargerle, conosco troppe cose e la mia cattura sarebbe troppo ambita per chiunque..." squadrai bene il capitano, nella speranza che comprendesse l'intricatezza della questione. "Scopriremo dove si trovano le loro avanguardie, mi vestirete come una dama, mi darete un oggetto prezioso del tesoro dei Taddei e mi lascerete fuggire a cavallo... inseguita da un paio delle vostre guardie più veloci... e andremo dritti verso una delle loro imboscate. I vostri uomini fuggiranno in tempo, ma io cadrò nella loro rete." Sperai che l'accenno al tesoro del ducato non lo scandalizzasse e mi affrettai a specificare. "Dovrà sembrare che io mi sia introdotta nel castello per avidità, sembrerà che io abbia tutto da guadagnare da un'alleanza con la loro parte: protezione, un nuovo padrone, potere. Un aspetto rispettabile farà sì che i loro soldati mi consegnino direttamente ai loro comandanti, sperando in una ricompensa... un oggetto del tesoro nelle mie mani li convincerà che vi ho derubati e che voi vogliate la mia testa. Non appena la mia identità sarà nota, si domanderanno come usare i miei talenti a loro vantaggio. Per questo, non credo mi uccideranno e riuscirò a fornirvi informazioni, forse perfino a seminare zizzania tra le loro file."
Sorrisi. Il piano era rischioso, ma poteva funzionare. Il mio volto era disteso e quieto, solo il mio sguardo tradiva la determinazione e il fuoco che mi bruciava dentro.

Talia
06-04-2011, 01.05.26
Immersa com’ero in quei ragionamenti, non notai subito il foglio di pergamena abbandonato proprio lì sotto... lo presi distrattamente e me lo rigirai tra le dita per qualche momento senza neanche guardarlo, finché qualcosa -forse il sigillo ducale, forse la grafia opulenta del breve messaggio- attrasse la mia attenzione.
Perciò lo lessi.
Lo lessi due volte consecutive.
Inspirai.
Poi lo lessi una terza volta...
Era come se faticassi a registrare quelle informazioni.
Mi sentii male, in un primo momento, la testa mi girò e un potente senso di nausea si impossessò di me, impedendomi quasi di respirare...
Poi di colpo un’altra sensazione: una sorta di gelida, glaciale furia. In un secco gesto di stizza, allora, colpii il candelabro alla mia destra e lo feci finire a terra con un assordante clangore. Stessa sorte toccò al pesante leggio di legno, cui non si poteva attribuire altra colpa se non il suo trovarsi in quel momento su quello stesso tavolo, proprio di fronte a me.
Strinsi con forza il foglio nel palmo della mano, poi furente me lo infilai in tasca...
Era firmato Lord Bynet quel messaggio e conteneva frasi che mi offendevano. Conteneva, anzi, frasi offensive non solo per me, ma per la mia casa e la mia famiglia... frasi che continuavano a vorticarmi nella mente...
...definitiva rottura con Sygma...
...il re di Sygma riterrà questa vostra scelta tanto grave da causare una nuova guerra...
...un colpo mortale per Capomazda...
...dobbiamo scongiurare un’alleanza tra Sygma e Cimarow...
...ripensare a questa vostra scelta o comunque rimandarla in tempi più tranquilli...
Queste parole, più di tutto il resto, mi risuonavano nella mente!
Come poteva lord Bynet permettersi simili commenti?
Nessuno, nemmeno Icarius, poteva! Poteva disprezzare me, forse, mio marito, poteva non volermi più vedere e desiderare che me ne andassi dal suo palazzo... ma nessuno di loro poteva permettersi di insultare la principessa di Sygma, mi dissi!
Nessuno di loro poteva togliere il rispetto alla mia famiglia!
Ero furente!
I miei occhi fiammeggiavano!
Con un secco gesto scostai la gonna, quindi, e mi apprestai ad uscire dalla biblioteca...
“Andiamo Pascal!” dissi in tono asciutto.

Guisgard
06-04-2011, 01.17.43
Monteguard fissò Melisendra.
Era pensieroso e vagamente turbato.
Era un uomo d’azione, abituato allo scontro, alle battaglie.
Ed era poco incline alla diplomazia ed ai compromessi.
“Il vostro piano è tanto audace, quanto folle.” Disse “Ma la vita è la vostra… da ciò che si narra su quel cavaliere, credo che una volta scoperta la vostra identità per voi sarà la fine… ma come detto, la vita è la vostra… il tutto potrebbe restare un segreto fra noi due, per essere certi della segretezza dell’intera faccenda, ma se vogliamo utilizzare anche una sola moneta del tesoro dei Taddei, cosa che credo impossibile, bisognerà comunque mettere al corrente di tutto sua signoria…”
Si alzò e riempì le loro coppe.
“Amavate quel cavaliere?” Domandò fissandola negli occhi. “E soprattutto… l’amate ancora?”

Guisgard
06-04-2011, 01.27.07
All’improvviso si udì una folle cavalcata, poi grida e frastuoni.
Qualcuno urlava nel cortile e tutti correvano verso quel disordine.
Anche Monteguard, ancora a colloquio con Melisendra, udito quel casino, corse nel cortile.
E qui vi era Perecourt che a fatica, piangendo e gridando, raccontava quanto accaduto al Gorgo del Lagno.
Poco dopo la notizia si sparse in tutto il palazzo.
“Milady!” Chiamava Izar nei corridoi del palazzo. “Milady, una tragedia!”
Raggiunse così Talia e le raccontò in lacrime quanto detto da Perecourt.
Così anche Talia seppe della tragedia accaduta ad Icarius.

Guisgard
06-04-2011, 01.41.41
Nel frattempo, sulla strada che conduceva a Capomazda, August ed i suoi avevano incontrato Hastatus di Camelot.
“Messere…” disse August a Hastatus “… queste terre sono insanguinate da una guerra senza tregua… quando farete ritorno a Camelot sicuramente vi sarà raccontato tutto di ciò che accade in queste contrade…”
“Come facciamo a sapere che non è invece uno dei cavalieri di Cimarow?” Intervenne Finiwell. “Pensate che stranezza il caso… un cavaliere tutto solo, che ha la fortuna di non incontrare i razziatori di Cimarow… eppure devono essere passati da qui per forza!”
“Non è detto.” Disse August. “Possono aver deviato verso la selva attraversata dal Lagno… per quella strada non c’era il rischio di incontrare le nostre armate.”
Fissò poi Hastatus.
“Cavaliere, noi stiamo tornando a Capomazda… e lì occorrono uomini esperti… magari ci rivedremo tra le fila dell’esercito ducale, chissà…”
Detto ciò, August diede ordine ai suoi di ripartire.
Poco dopo giunsero a Capomazda.
E qui scoprirono l’orrenda tragedia accaduta ad Icarius.

Talia
06-04-2011, 01.56.48
Stavo camminando speditamente nel corridoio quando udii la voce di Izar gridare e chiamarmi, così mi bloccai, sorpresa: raramente lo avevo visto tanto agitato.
Ascoltai in silenzio le sue parole, il raccondo di quanto era appena successo secondo quello che lui, a sua volta, aveva appreso dalle parole di Perecourt...
Quando la sua voce si spense io rimasi immobile per un istante... la mia mano scivolò involontariamente verso la piccola tasca dell'abito in cui avevo nascosto quella missiva e sfiorò appena la ruvida pergamena. Solo per un istante, poi socciusi gli occhi e la spostai al mio collo, a cingere quel medaglione che custodiva il suo ritratto...
Mi sentivo tanto combattuta e indecisa nel cuore, quanto lucida e fredda nella mente...
"Venite, Izar!" dissi all'uomo, prima di voltarmi e prendere la scala che scendeva verso i piani inferiori.
E in un istante giungemmo nel cortile.
C'era confusione e disordine, servi e ancelle agitati che correvano dappertutto, paggi sconvolti, soldati confusi...
Individuai il capitano Monteguard e mi diressi verso di lui, solcando quel mare di gente.
"Capitano!" dissi, in tono stentoreo, quando lo ebbi raggiunto "Fate tornare l'ordine immediatamente. Questa confusione non risolverà niente! Dopo di che raggiungetemi nel vostro ufficio... voglio il punto della situazione!"

Melisendra
06-04-2011, 01.57.47
“...bisognerà comunque mettere al corrente di tutto sua signoria…”
Si alzò e riempì le loro coppe.
“Amavate quel cavaliere?” Domandò fissandola negli occhi. “E soprattutto… l’amate ancora?”

Presi con riconoscenza la coppa che l'uomo mi porgeva. Senza distogliere gli occhi dai suoi gli risposi: "Credevo ci fosse del buono in fondo a quell'anima tormentata... ebbene sì, c'era una sorta di legame. Se ne avessi avuto la possibilità avrei potuto mostrargli uno spiraglio di luce in quell'animo ottenebrato dalla violenza, ma la storia andò diversamente. Ora è tardi e se sarà necessario compirò il mio dovere, lo devo a tutte le vittime di quella furia che non placai quando ne avevo la possibilità..." accennai un triste sorriso "capitano, come vedete l'amore non ha nulla a che vedere con questo." Sollevai la coppa con un sorriso ironico e chinai il capo in un brindisi, quindi bevvi, ma qualcosa dentro mi punse l'animo.

Un frastuono inaudito ci attirò verso le finestre. Seguii Monteguard nel cortile e ascoltai la triste notizia del guardiacaccia, che recava con sè un animale a me familiare... non ne vedevo uno da tanto tempo!
Mentre le parole del povero Perecourt uscivano tra singhiozzi e respiri affannosi, mi sporsi verso la bestiola impaurita e tremante. La sua pelle era piacevole al tatto e parve acquietarsi brevemente.

Guisgard
06-04-2011, 02.23.12
Monteguard raggiunse Talia nel suo ufficio e rimasti soli cominciò a dire:
“Milady, sembra che sua signoria sia rimasta vittima di un agguato. Il racconto di Perecour è confuso e sinceramente credo sia ancora traumatizzato dall’accaduto. Ora organizzeremo una spedizione per tornare nel Gorgo del Lagno e cominciare le ricerche del nostro signore.”
La fissò per un momento e poi aggiunse:
“Milady, ora siete voi ad avere in mano il controllo di Capomazda… dalle vostre decisioni dipenderà il destino di tutti noi…”
In quel momento entrò Perecour ed trovandosi davanti a Talia si gettò ai suoi piedi disperato.
“Perdonatemi, mia signora…” piangendo “… non sono stato capace di proteggerlo! Ve lo giuro sui miei figli… mai avrei voluto sopravvivergli!”
“Ora calmatevi, Perecour!” Cercando di rasserenarlo Monteguard. “Ora ci guiderete in quel luogo e cominceremo a cercarlo.”
Milady…” disse Perecourt “… là fuori c’è una strana fiera… è un cucciolo e non credo qualcuno abbia mai visto nulla di simile… sua signoria era molto entusiasta per averlo catturato...”
Nel cortile, intanto, Melisendra era proprio accanto allo strano animale catturato al Gorgo del Lagno.
La donna sembrava conoscere bene la grottesca natura di quella bestiola.
http://img.listal.com/image/427673/600full-dragonheart%3A-a-new-beginning-screenshot.jpg

Melisendra
06-04-2011, 02.39.30
"Portatemi dell'acqua", chiesi alla servitù, "questa bestiola non può rimanere all'asciutto."
Lo rinfrescai con un secchio d'acqua e mi guardò riconoscente con i suoi occhietti scuri. Le scaglie luccicavano di colori brunastri. Si strinse nella propria coda e mi guardò fiducioso.
Sperai che nessuno volesse fargli del male.
Nel nord si era quasi estinti, avevo assistito personalmente a un paio di cacce. Alcuni di essi erano stati schiavizzati. Trascorrevo le ore nelle loro gabbie. Fu così che scoprii la loro natura gentile. Pelle ruvida e fredda. Occhi gentili. Se solo li avessero osservati con attenzione, tutti se ne sarebbero accorti.

Guisgard
06-04-2011, 03.05.56
August, per ordine del capitano Monteguard, cominciò a raccogliere volontari per le ricerche del duca.
“Pochi di noi non daranno nell’occhio ed eviteremo così di lasciare indifeso il palazzo. Chi si offre?”
“Ditemi solo dove si trova quel dannato posto e poi raggiungetemi!” Disse Finiwell. “E con me c’è di sicuro anche il mio amico e futura guardia ducale, Cavaliere25!”
“Testa sono dei vostri… croce resterò qui…” mormorò Guisgard lanciando in aria una moneta “… testa! Si vede che è la mia giornata fortunata!”
“Anche io sono dei vostri!” Intervenne Perecourt.
“Non vi è più nessuno?" Domandò August.

Talia
06-04-2011, 03.33.46
Il vivo dolore del guardiacaccia mi colpì...
“Va bene!” dissi “Va bene, calmatevi...”
Poi quell’altro discorso...

“Milady…” disse Perecourt “… là fuori c’è una strana fiera… è un cucciolo e non credo qualcuno abbia mai visto nulla di simile… sua signoria era molto entusiasta per averlo catturato...”

“Sua signoria era entusiasta...” mormorai “Una strana fiera, dite?”
Incuriosita mi feci sulla soglia e guardai nel cortile... e il mio cuore ebbe un balzo.
Non avevo mai visto niente di simile, eppure quella creatura esercitò immediatamente su di me una tale attrazione che in alcun modo avrei potuto spiegare... e i miei piedi si mossero in quella direzione prima ancora che me ne accorgessi.
Rimasi per un istante immobile, osservando Melisendra rinfrescarlo con l’acqua, e sorrisi di fronte all’apparente mansuetudine dell’animale...
Fiera, pensai, forse era un termine eccessivo!
Lentamente mi avvicinai e lo osservai meglio... i suoi occhi si muovevano curiosi ed intelligenti da un punto all’altro del cortile, la sua coda ondeggiava quasi giocosamente...
Alzai una mano e la avvicinai piano al muso dell’animale che, mi parve, si lasciò sfiorare con tranquillità...
“Allentate un po’ questi lacci!” dissi allora a Perecourt, indicando le corde che lo immobilizzavano “Ma piano... senza spaventarlo!”
Poi mi voltai verso Melisendra e sorrisi: “Mi inganno, milady, o avete già avuto a che fare con creature simili a questa? Se così è, allora, vorrete forse suggerirmi il modo migliore per offrigli ospitalità... almeno temporaneamente! Penso che potrei riservargli una parte del giardino del palazzo...”

Guisgard
06-04-2011, 04.05.40
Il piccolo cucciolo di drago fissò con i suoi grandi occhi quelli di Talia, come se in essi avesse visto qualche cosa.
Scodinzolava e batteva le zampette anteriori, che sembravano assomigliare a paffute manine.
Emetteva degli strani versi, che palesavano la sua curiosa e, per certi versi, sorprendente natura docile e giocosa.
Si chinava a terra, per poi mettersi sottosopra e restare immobile in attesa di carezze e grattatine sulla pancia.
E nel muoversi le sue scaglie, che ricoprivano per intera la sua schiena, tintinnavano sulle pietre del cortile.
“Che io sia dannato!” Esclamò uno degli stallieri. “Sembra tranquillo come un qualsiasi cane addomesticato! Eppure tra un po’ diventerà una specie di gigante!”
“Ad occhio e croce” aggiunse uno dei servitori “una volta cresciuto sarà grosso come uno dei dongioni!”
“Milady…” disse l’altro stalliere a Talia “… volete che conduca questa bestiola nei giardini? Potrei sistemarlo dove sorgeva uno dei vecchi forni… ora non sono più in funzione e sarebbe un ottimo rifugio per questo animale.”

Guisgard
06-04-2011, 04.49.55
Intanto, Llamrei era entrata nel palazzo.
Qui aveva incontrato un giovane paggio, ma prima che lei potesse parlargli il disordine generale, causato dall’incidente accaduto al duca, aveva già attirato l’attenzione di tutti.
La monaca così si ritrovò da sola in quello sterminato palazzo.
Ad un tratto sentì come una strana sensazione.
Si sentiva osservata.
Si guardò intorno e si accorse dei tanti ritratti che sembravano fissarla.
Ed uno in particolare pareva essersi come destato per la presenza di quella monaca.
“E’ lady Conelia…” disse una voce alle spalle di Llamrei “… una donna straordinaria, fuori dal comune… se fosse viva il ducato non rischierebbe di cadere in rovina…”
Era un vecchio servitore.
“Cosa cercate, sorella?” Domandò alla monaca. “Il palazzo è vuoto come la corazza di lord Rauger… vuota, senza più l’ardore che un tempo animava i signori di Capomazda…”
Fissò per qualche istante il ritratto della Granduchessa ed aggiunse:
"Talvolta, durante notti insonni ed inquiete, mi ritrovo quasi senza volerlo a passeggiare in questi corridoi... ed allora quasi mi sembra di udire la voce della mia signora..."

"Ahimè, molte ore e anni son trascorsi,
da quando esseri umani sedevano intorno
a questo tavolo e candelabri scintillavano
su di esso.
Mi sembra di udire l'eco del tempo trascorso
e perduto che ancora mormora intorno a noi
dall'alto di queste cupe volte, come lamenti
sospesi degli Arciduchi che ormai da tempo
dormono nelle loro tombe."

Lady Conelia de Taddei

cavaliere25
06-04-2011, 11.12.12
Guardai Finiwell e dissi sarò dei vostri amico mio voi mi state dando tanta speranza e ve ne sono grato vi seguirò in capo al mondo e sarò sempre al vostro fianco ora andiamo dissi e troviamo quel maledetto posto

Morrigan
06-04-2011, 11.21.51
Morrigan sorrise tra sè, vedendo quel gesto di Guisgard.

"Dite di non essere fortunato, eppure affidate alla fortuna la vostra vita... non è strano?" gli domandò, lanciandogli uno sguardo attento.

In quel momento la voce imperiosa di August si fece largo in quel gruppo rumoroso e agitato, imponendosi all'attenzione dei presenti.
Morrigan si accorse che stava cercando con lo sguardo tra i cavalieri i volontari per quella impresa. Chiedeva a tutti, ma non a lei... ovvio, che cosa ti eri aspettata?
Quell'evidenza la infastidì. Si modicchiò il labbro per reprimere quel sentimento. Poi, con passo deciso si fece avanti e si rivolse al cavaliere.

"Ci sono io," disse "e c'è la mia spada..."

Melisendra
06-04-2011, 11.35.53
Poi mi voltai verso Melisendra e sorrisi: “Mi inganno, milady, o avete già avuto a che fare con creature simili a questa? Se così è, allora, vorrete forse suggerirmi il modo migliore per offrigli ospitalità... almeno temporaneamente! Penso che potrei riservargli una parte del giardino del palazzo...”

Avevo avuto modo di osservare la giovane signora, ma mai da così vicino e notai che era davvero bella e si stava comportando molto bene. Le circostanze critiche in cui ci aveva gettato il racconto del guardiacaccia non avevano minimamente intaccato quell'aria sicura e volitiva. Provai ammirazione per lei.
Le rivolsi un inchino rispettoso e risposi: "Mia signora, questo è un biscione coronato... è ancora un cucciolo, ma diventerà abbastanza grande da poter rapire una pecora... si tratta di un drago lacustre, molto raro." Continuai a rinfrescare il cucciolo disidratato. "Non sono di indole feroce, si limitano ad attaccare quello che entra nei loro territori e di solito affogano la preda trascinandola nella loro pozza. Vivono nei laghi e negli acquitrini... osservate le zampe palmate e il ventre liscio" sfiorai un arto dell'animale, che all'apparenza sembrava molto goffo. "Non sputa fuoco, ma un vapore acqueo bollente... letale..." il cucciolo ci guardò con un'aria così patetica da far pensare che avrebbe si e no catturato e mangiato una rana a dir tanto.
"Come vedete non c'è traccia di nessuna corona sul suo capo... in realtà lo chiamano così perchè è un avido cacciatore di preziosi... il suo nido di solito è ricolmo di tesori... il suo comportamento è simile a quello delle gazze ladre. Vedete come osserva il luccichio del vostro anello? Non mi sorprenderebbe pensare che quando il vostro antenato uccise il biscione, si impossessò del tesoro e che questo faccia parte del celebre tesoro dei Taddei. Ma non temete, questo giovane cucciolo è addestrabile e mangia a mala pena piccoli animali... otto piccioni al giorno lo terranno in forze."
Rivolsi un cenno allo stalliere: "Preparategli un piccolo pantano e uno specchio d'acqua in cui possa immergersi, non sopravviverebbe senza... e slegatelo, vi prego. E' ancora giovane e le sue ali non sono abbastanza forti, tanto più che anche in età adulta riesce a fare solo brevi voli e non si allontana mai tanto dal proprio nido. Mi raccomando, trattatelo senza paura e con molti riguardi... una creatura simile nasce ogni cento anni... è un miracolo!"
Mi rivolsi alla lady: "Siete davvero misericordiosa, mia signora, a prendervi cura di questo piccolo..." Sorrisi.

Incrociai lo sguardo del capitano Monteguard e mi domandai ora come avrebbe agito. La lady avrebbe mai dato il suo consenso a un piano tanto intricato? Sembrava fiera e combattiva, forse avrebbe compreso.

Talia
06-04-2011, 13.26.28
Ascoltai con attenzione le parole di Melisendra, cogliendo altresì l’occasione per osservarla: il suo atteggiamento e le sue parole durante la cena del giorno precedente, infatti, mi avevano molto incuriosita e così, adesso, mi presi un attimo per studiarla da vicino.
E l’impressione che ne ricavai fu molto chiara: parlava con competenza e con estrema precisione, i gesti erano misurati eppure quasi fuggevoli e tradivano un’indole forse irrequieta, il suo sguardo era attento e, avrei giurato, alquanto inclemente...
Io ero sempre stata molto istintiva nel giudicare le persone e in quel momento quella donna mi piacque.

“Milady…” disse l’altro stalliere a Talia “… volete che conduca questa bestiola nei giardini? Potrei sistemarlo dove sorgeva uno dei vecchi forni… ora non sono più in funzione e sarebbe un ottimo rifugio per questo animale.”

Annuii...
“Sì, lo porteremo là... tra un momento! Intanto curatevi di adibire quell’aria secondo le indicazioni forniteci dalla nostra ospite!” dissi, facendo intanto segno ad un servo di slegarlo completamente “Che abbia l’acqua di cui abbisogna ed un ricovero confortevole! Oh, si... e recatevi alle cucine per trovare il necessario! Dovrà nutrirsi!” soggiunsi.
Alle parole di Melisendra, tornai a guardarla...

Mi rivolsi alla lady: "Siete davvero misericordiosa, mia signora, a prendervi cura di questo piccolo..." Sorrisi.

Sorrisi a mia volta, ma scelsi di non rispondere a quell’affermazione.
“Vi sono riconoscente per il vostro aiuto, milady...” dissi invece “Consideratevi la benvenuta a Capomazda! E...” soggiunsi “naturalmente, se doveste avere bisogno di qualcosa, non esitate a rivolgervi a me!”
Le rivolsi un piccolo cenno di saluto, poi mi voltai per seguire gli stallieri che stavano conducendo il mio nuovo ospite verso il luogo a lui preposto...
“Oh, e... Capitano Monteguard!” dissi allontanandomi “Sapete quello che dovete fare! Tenetemi informata!”

Lady Dafne
06-04-2011, 18.49.48
Lo fissai anch'io, a lungo, senza muovermi e senza dire una parola. Lui se ne andò, doveva parlare con il capitano...

Sparecchiai e me ne andai a letto, sola, come tante altre notti.
Ripensavo al desiderio al quale aveva accennato durante la cena, chissà a che cosa aveva pensato lui. Io avevo desiderato un futuro roseo e felice per me, il mio bambino e l'uomo che amavo.

La mattina dopo preparai, come facevo sempre quando Friederich aveva avuto la guardia notturna, degli ottimi panini dolci che riposi nel cestino assieme a delle mele. Mi gettai il mantello sulle spalle e uscii di casa. Passai davanti alla bottega di quel porco traditore che il giorno prima voleva divertirsi su di me. Lo guardai con sdegno e disgusto fulminandolo con lo sguardo, lui chiuse la porta al mio passaggio
"Hai ragione Friederich, grazie a te non mi darà più fastidio" pensai.

Attraversai tutto il borgo finchè arrivai in caserma
"Guardia! Avvisate mio marito, Sir Friederich, che sua moglie Lady Dafne lo sta attendendo"
Ma mentre pronunciavo queste parole mi sembrò di vederlo nel cortile e lo salutai con un gran sorriso e con un gesto della mano...

Hastatus77
06-04-2011, 19.58.19
Li lasciai andare, e poi iniziai a cavalcare verso Camelot.
Quell'uomo, aveva detto:
“… queste terre sono insanguinate da una guerra senza tregua… quando farete ritorno a Camelot sicuramente vi sarà raccontato tutto di ciò che accade in queste contrade…”
quindi il re era già informato della situazione, ed aveva già inviato degli uomini... decisi che dovevo dirigermi anch'io verso Capomazda, e sperare di trovare qualche cavaliere o soldato conosciuto a Camelot, e farmi ragguagliare su questa storia.
Dovevo provarci... mi sarei risparmiato parecchi giorni di viaggio.
Girai il cavallo, e mantenendo molto alta l'attenzione, presi la direzione del gruppo di uomini che avevo incrociato.

Guisgard
07-04-2011, 01.11.58
Il Tramonto.
Intenso, vivo, tingeva lo sterminato orizzonte che si apriva ad Oriente col suo rossore, mentre sulla campagna sembravano accendersi, arse da quell’alone purpureo, forme e immagini sopite durante lo scorrere del giorno ormai morente.
I Cavalieri annunciarono il loro ritorno facendo echeggiare fin sulle mura del castello il suono del loro corno.
Il ponte levatoio si abbassò ed i guerrieri entrarono nel maniero.
Poco dopo un passo svelto, fiero ed orgoglioso si annunciava a sir Cimarow.
“Missione compiuta, cavaliere?” Chiese questi sorseggiando dal suo calice ed osservando le grottesche figure che si animavano dalle fiamme del camino.
“Se semplici scorrerie sono missioni da compiere, allora come definiremo il nostro trionfo finale?”
“Quanti morti contiamo oggi?” Chiese ancora Cimarow.
“Non li conto mai…” rispose Gouf “… non mi occupo dei morti, solo dei vivi…”
“Vi erano anche donne e bambini?”
“Non conosco un luogo dove non ve ne siano.”
“Bene… tanto meglio…” mormorò Cimarow sempre con uno sguardo assorto in una qualche lontana riflessione “… il loro sangue ricadrà sui Taddei, non su di me.”
“Vi sta tanto a cuore trovare una giustificazione a tutto questo?” Domandò con un sadico sorriso Gouf.
“Un giorno governerò queste terre” rispose Cimarow “e non voglio guardarmi dall’odio della gente!”
“La paura basterà ad affievolire ogni loro sentimento.” Replicò il Cavaliere del Gufo. “Ora scusatemi, milord… col vostro permesso mi ritiro.”
Raggiunse allora la sua camera e qui vi trovò Aitly.
“Non sei ad allenarti?” Chiese alla donna.
“Oggi è stata una magnifica giornata” rispose questa fissando ciò che restava del tramonto sulla campagna “e forse la sera sarà ancora più bella…”
“Siamo in guerra” disse Gouf, mentre due servitori lo spogliavano della sua corazza “e la bellezza della terra e del firmamento non fermeranno i nostri nemici.”
Aitly lo fissò e sorrise.
“Cosa hai fatto oggi?”
“Sei strana stasera, Aitly.” Fissandola Gouf.
“Sai…” sospirò lei “… un’indovina mi ha predetto il futuro…”
“E cosa ti ha detto?” Chiese lui.
“Mi ha chiesto cosa desideravo… tra una vita breve ma felice… ed una lunga ma senza ciò a cui tengo…”
“Queste cose si possono predire a chiunque…” mormorò Gouf “… è la sciocca superstizione della gente che poi da valore a queste cose… come magistralmente fa la Chiesa di Roma con i suoi ignoranti fedeli…”
“Amore e morte il tuo cuore visiterà… legandoti al tuo amante per l'eternità…” recitò Aitly.
“Sei dunque innamorata, amica mia?” Domandò lui quasi divertito.
“Si, mio signore…”
“E chi è costui?” Chiese Gouf. “Forse Nyclos, il giovane fratello di sir Cimarow?”
“No, mio signore…”
“Allora uno dei nostri cavalieri?”
“No, nessuno fra essi…”
“Capisco… il tuo amato non è di questo castello allora.”
Lei sospirò e fissò la campagna ormai prossima al crepuscolo.
Ed uno schiaffo la colpì all’improvviso, destandola dai suoi sogni.
“Basta con queste sciocchezze!” Disse quasi con disprezzo Gouf. “Invece di sognare inutilmente dovresti allenarti con la spada! Presto dovremo affrontare sul campo la vera forza dei nostri nemici!”
Aitly allora corse via, con gli occhi intrisi di calde lacrime ed il cuore colmo di un sordo dolore.
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Guisgard
07-04-2011, 01.32.07
“Beh, il fatto che io non sia fortunato” disse Guisgard rivolgendosi a Morrigan, mentre si apprestava a sellare il cavallo “non vuol dire che non creda alla fortuna. Sapete, milady, il male di molti uomini è il non voler prendere in considerazione che misteriose ed arcane forze agiscono intorno a noi…” aggiunse “… del tutto indifferenti a ciò che possiamo o meno credere… e così, a madonna Fortuna poco importa delle nostre opinioni! Per fortuna, aggiungo io!” E rise di gusto.
“E sia, milady…” fece August alla donna guerriera “… il momento non ci consente di far differenza se una spada è impugnata da un uomo o da una donna. Preparatevi dunque… siete dei nostri.”
Il cavaliere allora disse qualcosa al capitano Monteguard e poi chiamò Perecourt.
Un attimo dopo il gruppo di volontari, formato da Guisgard, Morrigan, Finiwell, Cavaliere25, oltre che naturalmente da August e Perecourt, lasciò il palazzo per tornare al Gorgo del Lagno.
E dopo poche miglia il gruppo guidato da August incrociò di nuovo Hastatus sul proprio cammino.

Guisgard
07-04-2011, 02.20.20
Il gruppo dei volontari guidati da August aveva da poco lasciato il palazzo ducale, quando Pasual vi aveva fatto ritorno.
L’atmosfera non era delle migliori e ben presto all’orecchio del cavaliere giunsero le tristi notizie che riguardavano il duca.
Il giovane allora si presentò subito al capitano Monteguard.
“Impetuosi ed imbecilli sono i miei cavalieri!” Tuonò questi. “Ecco cosa sono! Lasciare il proprio posto di guardia è una cosa inaudita! Ed in tempo di guerra ogni ordine disubbidito si può pagare anche con la propria testa! Cosa hai da dire a tua discolpa, cavaliere?”
“Signore, io…”
“Silenzio quando parlo io!” Lo interruppe il capitano. “Conosco già questa storia! Come si chiama stavolta la dama di turno? E’ lady Asharmot? O forse madam de Rutery? O magari una delle figlie di sir Mimonth? A quale nuova avventura amorosa dobbiamo la tua ultima bravata, dimmi?”
“Capitano, sul mio onore…” mormorò Pasuan “… vi sbagliate di grosso questa volta…”
“Al diavolo!” Lo zittì di nuovo Monteguard. “Sei fortunato che abbiamo problemi ben più gravi della tua negligenza! Ora sparisci dalla mia vista prima che decida di spogliarti della tua corazza e mangiarla pezzo per pezzo!”
Pasuan salutò il suo superiore e si recò poi nella cadetteria.
“Ho bisogno di un favore, Ilio…” chiese alla guardia che presiedeva l’ingresso “… dovresti dare un’occhiata agli archivi…”
“Cosa? Ma sei matto!” Esclamò Ilio. “Sai che è vietato ed il capitano è già di pessimo umore oggi!”
“Ho già sfidato il leone.” Replicò ironico Pasuan. “E proprio nella sua tana! Dai, è importante… e sai bene che mi devi più di un favore.”
“E sia… sperando di non finire nei guai…”
“Mi servono informazioni su un cavaliere… il nome è sir Friederich…”
“Allora… si, eccolo, l’ho trovato…” disse Ilio dopo aver sfogliato i registri “… è caduto nella battaglia di Suesson Hill… fu il primo attacco che le armate di Cimarow mossero contro il ducato…”
A quelle parole Pasuan chinò il capo e restò in silenzio per alcuni istanti.
“Grazie, Ilio…” mormorò per poi uscire.
E quando fu nel cortile una voce lo chiamò, destandolo dai suoi pensieri.
Dafne gli sorrideva, salutandolo a gran voce.
E vedendola, per un attimo, Pasuan dimenticò ogni tristezza.
Le sorrise e le andò incontro.

Guisgard
07-04-2011, 03.05.27
Poco dopo, il capitano Monteguard chiese di parlare con Izar.
“Ho avuto modo di parlare con quella misteriosa donna…” cominciò a dire il capitano al fidato consigliere del duca “… Melisendra…”
“Vi ascolto, capitano…”
“Forse sono vere le voci che sempre più insistentemente circolano tra i soldati… il capo dei mercenari di sir Cimarow potrebbe davvero essere il temibile Cavaliere del Gufo…”
“Come fate a dirlo?” Chiese Izar.
“Quella donna, Melisendra… ho motivo di credere che sappia molte cose a riguardo… e tutto ciò spiegherebbe benissimo le folgoranti vittorie che l’esercito di Cimarow sta ottenendo…”
“Perché dovremmo fidarci di lei?”
“Perché forse non abbiamo molta scelta…”
“Comunque sia…” dopo un attimo di riflessione Izar “… dobbiamo attendere il ritorno di sua signoria… ogni decisione spetta a lu solo."
“Credete sia ancora vivo?”
“Certo che lo credo!” Rispose il filosofo. “Il mio ruolo me lo impone! E voi?”
“Il mio ruolo…” mormorò il capitano “… mi impone di combattere e di difendere le terre del mio signore… o di chi prenderà il suo posto… ora perdonatemi, ritorno ai miei compiti.” Aggiunse salutando e congedandosi da Izar.



Nel frattempo, nel cortile, i servitori, secondo quanto ordinato da lady Talia, presero con loro il cucciolo di biscione coronato e lo sistemarono nella sua nuova tana, nei giardini del palazzo.
Melisendra allora, in attesa di conoscere le successive decisioni di Monteguard, passeggiava nel cortile, quando udì alcuni cavalieri che finito il turno di guardia discutevano tra loro.
“Io ho udito il racconto di Perecourt” disse uno di loro “e non credo ci siano molte possibilità di trovare ancora in vita sua signoria…”
“Non dirlo neanche per scherzo!” Lo riprese un altro.
“Dobbiamo essere realisti, amici miei…” intervenne un terzo “… la stirpe dei Taddei è maledetta… ed anche lord Icarius ha probabilmente fatto la stessa fine dei suoi avi.”
“E se così fosse cosa accadrà ora?”
“Il diavolo mi porti se lo so!”
“Piantatela, uccellacci del malaugurio!”
“C’ è sempre la granduchessa…”
“Non è una capomazdese… è della terra di Sygma… e quella terra non ha mai portato fortuna al nostro ducato… sin dalla sua conquista è diventata un’ossessione per ogni Arciduca… non c’è pace in nessun accordo o alleanza tra noi e quella terra…”
“Avete visto? Il duca forse è morto e lei non ha versato nemmeno una lacrima… anzi, sembra del tutto indifferente a questa tragedia…”
“Cosa ti aspettavi? Lei e sua signoria si detestano! Qualcuno dice che non condividono neanche più lo stesso letto! E forse non lo hanno condiviso mai!”
"Ingoiatevi la lingua, dannati calunniatori! Ricordate che sta parlando della moglie del nostro signore!"
"Però forse è obbligata a comportarsi così... dopotutto il momento è assai delicato e deve mostrarsi forte, altrimenti resterebbe schiacciata dagli eventi. E con lei tutto il ducato!"
“Attenti, ragazzi! Il capitano Monteguard sta arrivando!” Indicò uno di loro saltando in piedi. “Presto, via di qua o ci richiamerà per aver oziato tutta la mattinata!”
Ed ognuno ritornò alle proprie mansioni.

Guisgard
07-04-2011, 03.26.22
I servitori portarono il piccolo draghetto presso uno dei vecchi forni del palazzo.
Scelsero il più grande e lo sistemarono per l’occorrenza, preoccupandosi, come aveva ordinato lady Talia, di seguire tutte le indicazioni fornite da Melisendra.
La grottesca bestiola attendeva accanto alla nuova padrona che la sua tana fosse pronta.
Stava ai piedi di Talia, ora mordicchiando la sua gonna, ora mettendosi a pancia all’aria in attesa di coccole.
Di tanto in tanto gettava uno sguardo incuriosito verso Pascal, che immobile lo fissava da un muretto vicino.
Il gatto sembrava guardingo e sospettoso verso il nuovo arrivato, forse a causa della gelosia.
Ad un tratto, probabilmente per gioco, il draghetto spalancò gli occhi, accennò ad un piccolo balzo in avanti e lanciò uno strano verso contro Pascal.
Il gatto, spaventato, saltò giù dal muretto e corse a nascondersi nel palazzo.
"Ecco, milady..." disse uno dei servitori a Talia "... la nuova tana di questa bestiola è pronta. Accanto vi è una vecchia fontana che abbiamo riempito d'acqua come indicato da lady Melisendra."

cavaliere25
07-04-2011, 08.14.50
segui il gruppo e dopo un po ci fermammo e vedemmo Sir Hastatus sul nostro cammino e dissi rivolgendomi a lui Salve cavaliere le nostre strade si incrociano di nuovo a quanto vedo sorridendo vi unite a noi? domandai gentilmente e aspettai una sua risposta

Morrigan
07-04-2011, 09.59.27
L'assenso di August non era stato certo accompagnato da grande entusiasmo, ma Morrigan ragionò che in fondo era quanto di meglio si sarebbe potuta aspettare. Quell'uomo l'aveva conosciuta con un vestito cremisi, fiori bianchi tra i capelli scuri e l'aria di chi non ha mai visto niente più che le proprie stanze in un castello... era più che naturale che non si fosse abituato all'idea che lei potesse essere anche qualcos'altro!
Preparò svelta la cavalcatura, con una rapidità ed un'efficienza che volevano evidentemente impressionare gli uomini che aveva attorno e dimostrare loro che ben sapeva come comportarsi. Poi salì a cavallo e partì con loro.

Lungo il cammino decise di stare vicino a Guisgard, e anche di parlare con lui, se ve ne fosse stato il tempo e l'occazione.
Da quando l'aveva rivisto, tra le macerie del villaggio distrutto, aveva provato profonda curiosità verso il suo atteggiamento. Si chiedeva perchè mai si comportasse a quel modo. Sembrava un animo scherzoso e gioviale, eppure da quando era arrivato non aveva cercato la compagnia di nessuno. Guardava tutto, ma non faceva troppe domande, e se le domande erano volte a lui, sovente le mutava in scherzo. Inoltre Morrigan non aveva potuto fare a meno di notare il profondo mutamento che il suo volto aveva subito di fronte allo spettacolo del villaggio distrutto. Aveva perso perfino la favella, per quanto poi avesse tentato, successivamente, di ritornar scherzoso.
Nella foga che stavano generando quegli eventi, lì a Capomazda, nessuno in realtà si era preoccupato di capire chi fosse quell'uomo, da dove venisse e perchè stava restando... e Morrigan pensò che sarebbe stata lei a chiederlo, se nessun altro l'aveva fatto.
In fondo, nessuno aveva chiesto nulla nemmeno di lei, e Morrigan era lì per un motivo... cercava informazioni, e qualunque uomo poteva essere l'uomo giusto per lei... tanto più se era un uomo che dava l'aria di essersi spostato molto per quelle terre!
Per questo gli restò vicina, e quando furono già per la strada, riprese:

"Avete detto il vero sulla Fortuna, signore... e avete detto il vero anche sulla stoltezza degli uomini al riguardo! Se tutti noi fossimo più consci degli inevitabili incroci del Fato, forse la nostra vita scorrerebbe più agevolmente..."

Tacque un istante, poi lo fissò intensamente, ma di traverso, senza for scorgere quello che le passava negli occhi. Era un rischio dare ad un estraneo troppe notizie. Però se voleva avere l'occasione di interrogarlo per saperne di più, doveva pur dir qualcosa, concedere qualcosa... la fiducia non si ottiene che con la fiducia...

"Voi, ad esempio..." riprese dunque, decisa "portate un nome, signore, che mi è parecchio caro... portate il nome di un uomo che un tempo ebbe un ruolo molto importante nella vita di qualcuno che amo molto... e adesso che io mi trovavo a vagare tra queste terre, alla ricerca di qualcosa che sembra non trovarsi in nessun luogo, l'avervi incontrato mi è sembrato quasi un segno che Madonna Fortuna mi abbia inviato... il primo segno dopo un tempo infinito e deserto di ogni speranza! Ditemi dunque qualcosa di voi... di dove siete? E perchè mai vi incontrammo così male in arnese lungo la strada per Capomazda?"

Melisendra
07-04-2011, 15.19.09
Osservai la giovane signora distribuire disposizioni e allontanarsi verso i giardini. Il cortile presto si svuotò di gente e io mi lasciai scivolare su una panca di pietra, nascosta da un colonnato.
Riflettevo... forse il piano era davvero pericoloso, ma dubitai che la mia vita sarebbe mai stata in pericolo. Gouf avrebbe potuto uccidermi prima che lo facessi io: aveva avuto molti mesi a sua disposizione e quando gli confessai ogni cosa... mi avrebbe potuto torcere il collo con una mano legata dietro la schiena. Non ero una guerriera, le mie armi non avevano nulla a che vedere con la forza fisica.
Dei rumori di passi mi riscossero. Dei soldati si erano fermati poco lontano da me e stavano parlando tra loro.

“Io ho udito il racconto di Perecourt” disse uno di loro “e non credo ci siano molte possibilità di trovare ancora in vita sua signoria…”
“Non dirlo neanche per scherzo!” Lo riprese un altro.
“Dobbiamo essere realisti, amici miei…” intervenne un terzo “… la stirpe dei Taddei è maledetta… ed anche lord Icarius ha probabilmente fatto la stessa fine dei suoi avi.”
“E se così fosse cosa accadrà ora?”
“Il diavolo mi porti se lo so!”
“Piantatela, uccellacci del malaugurio!”
“C’ è sempre la granduchessa…”
“Non è una capomazdese… è della terra di Sygma… e quella terra non ha mai portato fortuna al nostro ducato… sin dalla sua conquista è diventata un’ossessione per ogni Arciduca… non c’è pace in nessun accordo o alleanza tra noi e quella terra…”
“Avete visto? Il duca forse è morto e lei non ha versato nemmeno una lacrima… anzi, sembra del tutto indifferente a questa tragedia…”
“Cosa ti aspettavi? Lei e sua signoria si detestano! Qualcuno dice che non condividono neanche più lo stesso letto! E forse non lo hanno condiviso mai!”
"Ingoiatevi la lingua, dannati calunniatori! Ricordate che sta parlando della moglie del nostro signore!"
"Però forse è obbligata a comportarsi così... dopotutto il momento è assai delicato e deve mostrarsi forte, altrimenti resterebbe schiacciata dagli eventi. E con lei tutto il ducato!"”

Lady Talia avrebbe dovuto mostrarsi molto risoluta e abile. Mi dispiacque per lei. Essere sempre al centro dell'attenzione, pressata da così tante aspettative doveva essere un fardello notevole. L'impressione positiva che avevo avuto di lei si rafforzò.

“Attenti, ragazzi! Il capitano Monteguard sta arrivando!” Indicò uno di loro saltando in piedi. “Presto, via di qua o ci richiamerà per aver oziato tutta la mattinata!”

Rumori di passi che si allontanavano.
Quindi mi alzai e oltrepassai il colonnato. Ormai non c'era più molto tempo. Aspettare ancora non sarebbe stato saggio in una situazione in cui gli eventi continuavano a stravolgersi bisognava essere tempestivi.
"Capitano Monteguard" lo chiamai e mi avvicinai, ben consapevole che talvolta anche i muri hanno orecchie "ora che sua signoria è disperso, chi potrà avallare il piano di cui vi parlavo? Non vorrei sembrarvi indelicata, ma qui sembra che gli eventi precipitino di ora in ora..." Sospirai sinceramente dispiaciuta.

Talia
07-04-2011, 16.27.03
Seduta sul basso muro di marmo, osservavo gli uomini affaccendarsi per eseguire gli ordini che avevo imposto loro secondo gli utili consigli di Melisendra.
Il draghetto era stato condotto lì e adesso, a dispetto della sua terribile fama, non sembrava più feroce di un cucciolo di cane: esplorava il giardino annusando dappertutto, poi mi tornava vicino e si lasciava carezzare, mordicchiando per gioco l’orlo del mio abito.
Pascal, dal canto suo, sembrava tutt’altro che entusiasta del nostro nuovo amico: se ne stava seduto sul mio stesso muro, ma si teneva ad una debita e dignitosa distanza, atta a dimostrare il suo scontento. Inoltre, come se ciò non fosse sufficiente, ringhiava malamente al curioso draghetto, ogni qualvolta questi gli si avvicinava più del dovuto.
All’ennesimo ringhio, sospirai... quindi, con un sorriso vagamente divertito, mi alzai e mi avvicinai al gatto.
“Andiamo, Pascal...” mormorai, iniziando a carezzarlo piano “Perché non gli concedi una possibilità?”
Il drago passò di nuovo lì vicino e, di nuovo, il gatto ringhiò.
“Coraggio...” sussurrai “Non vedi che è soltanto un cucciolo? E’ piccolo ed indifeso... è stato preso dal suo rifugio e portato qui, dove rischierebbe davvero molto se nessuno che si occupasse di lui... è qui ed è tutto solo, Pascal, proprio come noi!”
Mormorai quell’ultima frase quasi sovrappensiero...
I miei occhi tornarono a posarsi sul drago e nell’osservarlo un lontano ricordo affiorò, chissà per quale motivo, nella mia mente...

Me ne stavo acquattata dietro il tronco di un enorme albero con quella cordicella in mano, immobile e silenziosa.
Matthias, di fianco a me, sospirò d’impazienza e io gli lanciai un’occhiata torva, zittendolo all’istante.
“E’ inutile!” sussurrò ad un tratto il ragazzino al mio orecchio “Tanto non la prenderai mai!”
“Certo che la prenderò! Aspetta e vedrai!” ribattei.
Lui scosse la testa sfoggiando un mezzo sorriso, come faceva spesso di fronte alle mie idee più bizzarre, e tuttavia rimase fermo al suo posto.
Poco dopo si udì un leggero fruscio tra l’erba e io mi irrigidii... fissai il punto esatto dove sapevo essere la trappola e, non appena l’erba lì intorno iniziò a muoversi, tirai con forza la cordicella. Si udì un tonfo leggero e subito un paio di orecchie fuggirono da quel punto in direzione degli alberi più vicini.
“Oh, accidenti!” esclamai io, contrariata, balzando in piedi e correndo verso il centro di quella piccola radura “Accidenti, mi è sfuggita!”
“Ma certo che ti è sfuggita!” esclamò Matthias, raggiungendomi e ridendo sonoramente “Avresti forse avuto qualche possibilità se l’avessi lasciato fare a me, ma tu... tu sei una frana: hai tirato troppo presto, lei si è spaventata ed è fuggita!”
Sempre sogghignando divertito, il bimbetto si piegò e iniziò a smontare la nostra rudimentale trappola mentre io, in piedi, lo osservavo in silenzio: eravamo soltanto due bambini, all’epoca, ma lui sembrava più grande di me e possedeva una capacità nel costruire e smontare piccoli meccanismi che a me mancava totalmente. Fatto ciò, si stese disinvoltamente nel ritaglio di sole che penetrava tra le fronde degli alberi e incrociò le braccia dietro la testa.
Io mi stesi di fianco a lui e, a mia volta, osservai quel triangolo di cielo terso...
“E poi ti immagini che scandalo se proprio tu venissi sorpreso a cacciare lepri?” lo punzecchiai io dopo un istante.
Anche lui sorrise, poi ribatté: “Beh... tecnicamente questo non è bracconaggio dato che tu sei la principessa e queste terre, essendo di tuo padre, sono anche tue! E poi...” ruotò la testa e mi lanciò un’occhiata sarcastica “In effetti, non si può neanche dire che stavamo cacciando, dato che non credo tu avessi intenzione di ucciderla e mangiartela, quella povera lepre. No?”
Un’espressione sconvolta si dipinse sul mio viso...
“Ucciderla e mangiarmela?” ripetei allarmata “Ma certo che no! Io non volevo farle alcun male... volevo soltanto prenderla!”
“Ci avrei scommesso!” ghignò lui, fece una breve pausa e poi soggiunse “A proposito... perché la volevi prendere?”
“Perché è carina!” risposi semplicemente.
Di nuovo lui si voltò a guardarmi, questa volta con un’espressione decisamente sconcertata sul volto...
“Perche è... carina?” chiese.
“Sì, lo è!” confermai.
“Come il capriolo che hai voluto portare a palazzo tempo fa?” chiese sarcastico.
“Oh... quello dovevamo farlo! Poverino... si era ferito, ricordi? Non potevo lasciarlo al suo destino!”
Lui scosse la testa, divertito...
“E comunque...” proseguii io con rammarico “Mio padre ha voluto che lo liberassi di nuovo, una volta guarito! E adesso chissà dov’è...”
“E così, ora che non hai più quel capriolo, ti sei messa in testa questa storia della lepre!” commentò lui dopo un istante “Ma possibile che tu non possa vivere se non hai qualche creatura di cui occuparti?”
“Beh...” sospirai candidamente, ignorando l’ultima cosa che aveva detto “Sai, ho anche pensato che il capriolo sono stata costretta a farlo rinchiudere in un recinto fuori del palazzo, poverino! Mentre una lepre... beh, quella è piccola e la potrei anche portare nella mia stanza!”
Lui si sollevò e si mise seduto, voltandosi a guardarmi... mi scrutò per un lungo momento, con la fronte vagamente corrugata, poi scoppio a ridere: “Lady Talia... tu sei completamente matta!” sentenziò “Completamente!”
“Oh, non ridere!” lo rimproverai, mettendomi a mia volta seduta.
Lui scosse la testa e riacquistò un tono falsamente serio: “Sai... tutto considerato è andata bene!” disse “E’ una fortuna che ti sia scappata... non avrei voluto vedere la faccia del Principe se tu fossi tornata a palazzo con un nuovo animaletto sotto braccio! Una lepre da compagnia, poi!”
“Beh...” ribattei con lo stesso tono “E io non avrei voluto vedere quella di tuo padre quando avesse scoperto che eri stato tu ad aiutarmi a prenderla...”
“...tu che sei proprio il figlio del guardiacaccia, dannazione!” ribatté lui, esibendosi in una perfetta imitazione della voce profonda e vagamente roca di suo padre.
Ed entrambi scoppiammo a ridere.
Infine lui guardò verso il cielo, sospirò e si alzò in piedi...
“Andiamo, milady!” disse, tendendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi “E’ tardi: dobbiamo tornare a palazzo, prima che ci scoprano!”

Quel ricordo sfumò lentamente tra i miei pensieri e mi lasciò con un vago sorriso sulle labbra... era stata un’infanzia felice la mia, era stato un periodo totalmente spensierato durante il quale mai un dolore o un dubbio avevano sfiorato il mio cuore.
Sensazioni che avevo lasciato a Sygma, evidentemente... poiché tutto era cambiato dopo il mio arrivo a Capomazda.

Ad un tratto, probabilmente per gioco, il draghetto spalancò gli occhi, accennò ad un piccolo balzo in avanti e lanciò uno strano verso contro Pascal.
Il gatto, spaventato, saltò giù dal muretto e corse a nascondersi nel palazzo.
"Ecco, milady..." disse uno dei servitori a Talia "... la nuova tana di questa bestiola è pronta. Accanto vi è una vecchia fontana che abbiamo riempito d'acqua come indicato da lady Melisendra."

Sospirai, guardando Pascal fuggire verso il palazzo e il draghetto saltellare divertito... si prospettava una convivenza movimentata, quella!
Poi mi voltai verso il servitore e sorrisi: “Benissimo!” annuii alzandomi “Vi ringrazio! Adesso tornate pure alle vostre mansioni... se mi occorrerà qualche altra cosa, chiamerò!”
Il drago, intanto, si era precipitato verso quella fontana piena d’acqua e vi era saltato dentro, schizzando tutto intorno... lo osservai agitarsi e sguazzare al colmo della gioia e, nonostante tutto, sorrisi.

Guisgard
07-04-2011, 20.02.37
Il Sole calava stancamente oltre i monti lontani, persi nella foschia e nelle illusioni di un orizzonte che sembrava incantato.
Lunghe ombre si allungavano sulla campagna che circondava Capomazda, quasi a disegnare spettri e fantasmi a cui il lieve soffio del vento pareva dare voce sottoforma di angoscianti lamenti.
E tra le austere mura del palazzo prese vita quell’etera figura.
Sembrava una donna.
Aveva un velo nero che le scendeva dai capelli fino alle spalle, lasciando appena scoperto il viso tinto di un pallore innaturale.
Camminava quasi senza posare a terra i propri passi, fino a giungere ad un confessionale.
Qui si inginocchiò e vi restò per un tempo indefinito.
Poi, dall’altra parte del confessionale uscì un monaco per svanire nel buio di quel luogo.
Dopo un attimo anche la donna lasciò quel confessionale, per andare a pregare ai piedi della statua della Vergine.
All’improvvisò, dopo essersi alzata e segnata con la croce, si voltò verso Melisendra.
Gli occhi, verdi come le limpide acque del mare al mattino, sembravano spenti ed il volto era segnato da una sofferenza senza fine.
“Non ho detto ad alcuno del mio bambino…” mormorò fissando l’incantatrice “... solo al buon monaco… devo tenerlo nascosto... è un maschio, lo so, lo sento…” sospirò accarezzandosi il ventre “… ma lui non devo saperlo o giungerà a strapparmelo! E’ li fuori!” Fissando il vuoto oltre una finestra. “Non sa ancora del nascituro, ma è come una fiera attirata dall’odore del sangue… il nobile e maledetto sangue dei Taddei…”

In quel momento Melisendra udì i rintocchi della campana della Cappella della Santa Vergine, che la destarono da quella visione.
"Milady..." la chiamò all'improvviso il capitano Monteguard "... cosa avete? Forse un capogiro? Mi sembrate strana... va tutto bene?"

Lady Dafne
07-04-2011, 20.28.06
Vidi il mio cavaliere avanzare verso di me, aveva un passo tranquillo, forse era un po' stanco.
Appena mi fu abbastanza vicino feci un inchino scherzoso abbassando gli occhi come se davanti a me ci fosse il duca Icarius in persona. Poi alzai lo sguardo e sorrisi, mi avvicinai a Friederich e gli baciai dolcemente la guancia mettendogli in mano il cestino prieno di panini dolci e frutta.

"Sei stanco caro?" chiesi e scostai il tovagliolo che copriva il cibo "Tieni, ti ho portato qualcosa da mangiare, se vieni a casa subito e non ti devi trattenere c'è anche del sidro caldo che ti aspetta. Ho pure cambiato le lenzuola del letto così, se vorrai riposarti un po' le troverai pulite e profumate".
Alzai il viso per guardarlo diritto negli occhi visto che ancora non mi aveva risposto e aggiunsi:
"Ma guarda quelle stupide guardie come ci osservano, non hanno mai visto una moglie e un marito parlare? Certo che voi soldati siete proprio strani, vi scandalizzate per così poco e poi la sera andate a fare baldoria con le donnacce delle osterie. Eh ma tu non c'andrai più, mio caro..."

Risi, girai i tacchi e feci per andarmene ma mi voltai un'ultima volta lanciando a mio marito un'occhiata languida come per dirgli: "forza tesoro! Non stare lì fermo come un mammalucco, vieni a casa che ti aspetta una sorpresina..."
Come sempre non capì immediatamente le mie intenzioni...

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Guisgard
07-04-2011, 20.43.19
“Il mio nome? E’ un nome come un altro…” disse Guisgard sorridendo alle parole di Morrigan “… forse addirittura scelto a caso… in queste terre, pare, solo gli aristocratici sono vincolati a nomi che si tramandano per generazioni… credono nella capacità del sangue e dei nomi di essere portatori di grandezza e virtù… io, per mia sfortuna o fortuna, sono di umili origini e ai miei è bastato scegliere un nome che fosse facile da ricordare e non troppo difficile da chiamare!” E scoppiò a ridere.
Hastatus, intanto, incrociato il gruppo, aveva preferito continuare il cammino verso Capomazda, dove giunse poco dopo.
Il gruppo invece, proseguendo per la propria strada, era giunto, alcune miglia dopo, al luogo chiamatop Gorgo del Lagno.
La selva, distrutta per un tratto dal fuoco della spaventosa bestia emersa dalle acque, presentava ancora qualche falò qua e là.
“Perecourt…” chiamo August “… indicaci il luogo esatto dove è caduto in acqua sua signoria.”
“Qui!” Indicò il guardiacaccia. “Proprio qui!”
“Queste acque sono come sabbie mobili…” mormorò Finiwell.
“Presto, procuratevi dei lunghi rami…” ordinò August al gruppo “… li useremo come pertiche per tastare il fondo melmoso di queste acque.”
Così fecero e cominciarono le disperate ricerche.
Ma ben presto il crepuscolo si fece annunciare.
“Maledizione…” mormorò August “… è quasi già buio… restare oltre sarebbe troppo pericoloso…”
“Io non lascerò questo luogo senza aver ritrovato il mio signore!” Esclamò Perecourt.
“Forse quella bestia che avete visto al momento della sparizione di sua signoria” intervenne Finiwell “potrebbe proprio ritornare col favore delle tenebre!”
“Cos’avete, cavaliere?” Chiese divertito Guisgard. “Paura forse?”
“Amico mio, la paura mi è ignota” rispose lesto Finiwell “quanto lo è il peccato alla coscienza di un neonato!”
“Restare comunque qui” prendendo la parola August “è pericoloso… ricordate che i nostri nemici si muovono nella brughiera devastando ogni cosa… e loro mi preoccupano più di qualsiasi bestia di questo mondo!”
Fissò un’ultima volta le acque del Lagno.
“Presto, si torna a Capomazda…” disse senza tradire alcuna emozione. Almeno in apparenza.
“Dio del Cielo, no…” cominciando a piangere Perecourt.
“Torneremo qui domani mattina presto… ora andiamo.” Ordinò August ai suoi.
In quel momento Morrigan avvertì qualcosa.
Una sorta di profonda inquietudine.
Un senso di angoscia tanto irrazionale, quando reale.
E, all’improvviso, Samsagra cominciò a vibrare intensamente.
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Guisgard
07-04-2011, 21.09.46
Dafne si voltò per tornare a casa, ma la mano di Pasuan, afferando la sua, la fermò.
La fissò per qualche istante.
“Perché tornare a casa? C’è un bellissimo crepuscolo…” disse “… il capitano Monteguard mi ha… ehm… messo in libertà fino a domattina… prendi quel cestino che hai preparato… ti voglio mostrare un luogo speciale…”
In sella allora al suo cavallo, i due giovani galopparono verso il borgo di Capomazda.
Poco dopo giunsero ad una vecchia torre diroccata.
Pasuan si tolse il mantello per stenderlo sull’erba.
“Sai…” fissando le ultime luci del giorno morente “… ci venivo spesso qui quando ero uno dei cadetti… dalla torre diroccata si può vedere in direzione del mio paese natale… è un posto bellissimo e ti sarebbe piaciuto vederlo, ne sono certo… quando l’aria è limpida come adesso è possibile contare quasi tutte le stelle del Cielo… e più le conti, più ti sembrano vicine… fino a quando giunge un soffio di vento per farle volare quasi tutte via…” sospirò malinconicamente.
Si voltò verso di lei e le sorrise.
“Dai, sono curioso di assaggiare quello che hai preparato per me!” Esclamò. “Un cavaliere, soprattutto dopo aver affrontato il capitano Monteguard, ha bisogno di nutrirsi bene!"
http://www.writersmarch.com/cinemania-2002april-anakin_padme.jpg

Guisgard
07-04-2011, 21.24.26
Il piccolo draghetto fissava incuriosito la sua nuova tana.
Osservava quel rifugio girandogli intorno, annusandolo ed osservandolo con attenzione.
Emise poi uno dei suoi strani versi e vi saltò dentro agitando la coda e le piccole ali che aveva sul dorso.
Pascal intanto era corso dentro, nel palazzo.
Talia lo ritrovò nel corridoio, ormai immerso nella penombra della sera.
E per un attimo la giovane principessa di Sygma ebbe l’impressione che Pascal non fosse da solo.
Un’immagine, una figura sembrò muoversi tra le ombre del corridoio.
Poi i luminosi occhi di Pascal fissarono l’infelice moglie del duca.
Proprio sotto uno dei tanti ritratti del palazzo.
“E’ lady Gyaia…” disse una voce alle spalle di Talia “… tanto bella, quanto sfortunata ed infelice…” è tardi, milady, forse dovreste mangiare e poi riposare…” aggiunse Izar avvicinandosi a lei, mentre gli enigmatici occhi della Granduchessa Gyaia li fissavano.
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Lady Dafne
07-04-2011, 21.35.26
"Oh no mio caro, il cestino può aspettare, ora ho troppa voglia di vedere il tuo paese natale. Dai, è ancora abbastanza chiaro per vedere un po' in lontananza!"

Detto questo mi alzai di scatto e mi precupitai alla torre cercando di mettere i piedi sui gradini buoni di una vecchia scala. Raccogliendo le gonne intorno alla cintura mi arrampicai fino in cima senza troppa fatica.
Il cavaliere mi seguiva un po' perplesso. Io ero felicissima, un po' accaldata a dire il vero. Mi passai una mano sulla fronte dicendo:
"Uff che faticaccia, era un pezzo che non mi muovevo così velocemente, e pensare che prima di sposarmi correvo a destra e sinistra per tutti i nascondigli di Camelot per sfuggire alla suora che voleva a tutti i costi farmi studiare la matematica... che sceneggiate! "
Lo guardai, lui non era affaticato per nulla.

Mi voltai per dirgli:
"Mi è venuta un'idea, perchè non ci fermiamo a dormire qui questa notte? Non fa freddo e non credo nemmeno che ci sia d'aver paura qui. Che ne dici, ti va?"

Guisgard
08-04-2011, 02.26.12
“Non c’è bisogno di correre!” Disse divertito Pasuan a Dafne. “Guarda che il mio paese non scappa mica!”
Fece allora gli scalini a tre alla volta e raggiunse la ragazza che lo precedeva, animata com’era dal suo vivo entusiasmo.
Pasuan e Dafne salirono così fino in cima alla vecchia torre diroccata.
La sera era ormai giunta e la fresca brezza che aveva soffiato per tutto il giorno aveva reso il cielo chiaro di stelle scintillanti e l’orizzonte limpido, sgombro da nebbia e foschia.
“Eccolo, è laggiù…” disse Pasuan indicando il punto in cui si trovava il suo paese natio “… se fissi con attenzione il punto che ti indico, potrai vederne le luci in lontananza…”
Dafne, raggiante era davanti al cavaliere, con la schiena poggiata sul suo petto.
E sentiva battere forte il cuore di lui.
Pasuan invece la fissava mentre, con un sorriso e gli occhi luminosissimi per la gioia, la ragazza si perdeva in quello scenario reso incantato dalla magia della sera.
Restarono a fissare quello spettacolo per un tempo indefinito, fino a quando Pasuan l’avvolse nel suo mantello.
“L’aria comincia ad essere un po’ troppo fresca…” mormorò “… vieni, meglio scendere…”
Si sistemarono allora nel vano sottostante, che presentava ancora la copertura lignea per poterli riparare.
Pasuan coprì Dafne col suo mantello e poco dopo la ragazza si addormentò.
Lui restò però sveglio, a fissarla tutta la notte.
“Sorridi, piccola…” pensava il cavaliere guardandola “… forse era da tanto tempo che non sorridevi… troppo tempo…”
Fissò allora il cielo attraverso una delle finestre e si accorse che mai come quella notte gli era parso così bello.

Morrigan
08-04-2011, 05.20.51
"Mi chiedo se il segreto della vostra capacità di ridere sia celato in un cuore colmo di gioia, o se piuttosto non sia che un modo per non pensare all'orrore di questo mondo..." mormorò Morrigan udendo la risposta la risposta di Guisgard.

Quindi, sollevando su di lui uno sguardo serio, che voleva lasciar intendere come fosse decisa a proseguire in quella discussione:

"... ma di una cosa potete star certo, signore: di sicuro non è un buon modo per eludere le domande di chi si interessa a voi!"

Gli disse questo, poi, insieme agli altri, si impegnò in quella ricerca, che si rivelò presto tanto faticosa quanto infruttuosa.
Quando infine il sole fu prossimo a scendere oltre la linea dell'orizzonte, presero a discutere su cosa fosse meglio fare.

“Torneremo qui domani mattina presto… ora andiamo!” ordinò August alla fine, mettendo a tacere ogni protesta.

In quel momento Morrigan avvertì qualcosa.
Era angosciante, le prendeva il cuore, le toglieva il respiro e le occupava la mente, senza che la ragazza potesse comprenderne le origini e le ragioni. Un'inquietudine profonda, simile a quella provata la notte precedente, come un antico presagio di sventura o un infausto pensiero di sangue...
... e in quel momento Samsagra, al suo fianco, prese a vibrare, irradiando intorno a sè cupi bagliori di smeraldo.
La reazione di Morrigna fu immediata. Conosceva la sua spada, ormai da molti anni.

"Aspettate, capitano!" gridò allora, fermando August con un gesto della mano.

Poi, guardando Guisgard, Finiwell, Perecour e Cavaliere25 che la stavano fissando sorpresi da quell'interruzione, cercò di mutare il tono della voce, per far comprendere loro quanto fosse serio il suo avviso:

"Sta per succedere qualcosa..." disse ai compagni "qualcosa di pericoloso... che vogliate restare a vedere o volare via come il vento, in ogni caso... armi alla mano e occhi aperti!"

Hastatus77
08-04-2011, 13.26.05
Lungo la strada, incrocia nuovamente il gruppo di uomini di prima, ma proseguii verso Capomazda, nonostante l'invito ad unirmi a loro, dove giunsi prima di sera.

Gli uomini di guardia, erano molto attenti, quindi mi identificai e poi chiesi di parlare col barone.. ricordavo di averlo visto più di una volta a Camelot.
Da lui, forse avrei saputo ciò che stava accadendo.

llamrei
08-04-2011, 13.37.22
"Ahimè, molte ore e anni son trascorsi,
da quando esseri umani sedevano intorno
a questo tavolo e candelabri scintillavano
su di esso.
Mi sembra di udire l'eco del tempo trascorso
e perduto che ancora mormora intorno a noi
dall'alto di queste cupe volte, come lamenti
sospesi degli Arciduchi che ormai da tempo
dormono nelle loro tombe."

Lady Conelia de Taddei


Sembrava come se quelle parole mi fossero familiari. "Dove le ho già ascotate?" mi chiesi frugando nei ricordi ... Feci un passo per potermi meglio avvicinare all'uomo ma con mia grande sorpresa realizzai che era sparito...come se non fosse mai stato li.
Non nascondo che un brivido di paura corse lungo la mia schiena.
Sistemai il cappuccio per darmi forza e uscii dalla stanza. Percorrendo il corridoio verso l'esterno in direzione dello spiazzo di entrata, le parole di Lady Cornelia rimbombavano dentro la mia testa.."ma che cosa significano? che vorranno mai dire?".
Giunta allo spiazzo notai movimento. Vi era un cavaliere e alcuni soldati.
"Ma io ho già visto quel cavaliere...ora ricordo: mi pare si chiami Hastatus. Si! E' proprio lui! " e, a passo veloce, mi avvicinai all'uomo.
"Buona giornata cavaliere. Non sono sicura se ricordate di me. Io sono Llamrei, figlia di ap Llewellyn, sono la figlia "monaca" per dovere. Ricordate la mia storia? Io mi ricordo di voi"

Hastatus77
08-04-2011, 13.53.32
"Buongiorno milady, ... il vostro viso mi è familiare, però non riesco a ricordare dove ci siamo incontrati. Conosco però molto bene vostro padre."
Dopo un attimo di pausa continuai "Perdonatemi, ma manco dalla Britannia da più di un anno, e non so di chi fidarmi... ora forse voi potreste ragguagliarmi su quello che sta accadendo... questa mattina ho attraversato un luogo dove è stata fatta una strage... avrei potuto capire se i morti fossero stati solo dei soldati, ma gli uomini che hanno compiuto la strage hanno anche decapitato un bambino innocente."

llamrei
08-04-2011, 14.07.36
Sbaragliai gli occhi nell'udire il racconto agghiacciante dell'uomo.
"Oh mio Signore! Ma cosa state dicendo?! Ma cosa sta succedendo? Non riesco a far collimare i vari pezzi di questo ingarbugliato mosaico. Ho solo dei tasselli sparsi che potrebbero condurre a qualcosa di terrificante..e in più quello che mi state raccontando voi..Io...io non so di chi ci si può fidare..sono giunta qui per caso...forse qualcuno, di cui ancora ignoro l'identità, ha voluto che io fossi qui.." attesi un attimo riflettendo su quanto era accaduto fin d'ora e sul racconto del cavaliere...

"Signore: dite bene voi. Conoscete mio padre e immagino avete conosciuto l'uomo che perse la vita per ricevere quell'onore che richiedeva il mio genitore..credo abbia combattuto valorosamente al vostro fianco...Ora è al mio di fianco, a proteggermi dalle insidie del mondo visto che l'abito che indosso sembra essere più un fardello di cui disfarsi che una corazza di protezione. Per quanto riguarda il motivo per cui siamo qui...perché non chiediamo spiegazioni al barone?"

Talia
08-04-2011, 15.02.34
Trovai Pascal in quel corridoio... era arrabbiato per lo spavento che il drago gli aveva fatto prendere e così, non appena mi avvicinai, mi sfuggì e andò a rintanarsi nell’angolo più buio, che si trovava nel canto oltre l’ultima finestra.
Sospirai e gli andai dietro... il corridoio era ormai immerso in un’atmosfera crepuscolare, il sole era calato e lunghe zone oscure si allungavano tra una colonna e l’altra. Oltrepassai l’ultima, certa che vi avrei trovato soltanto Pascal, e invece sussultai: due occhi mi fissavano nella penombra. Fu soltanto un momento, una sensazione fulminea, poi mi resi conto che era soltanto un altro delle decine di ritratti che riempivano quel corridoio: una giovane donna. La osservai per un istante e subito ne rimasi affascinata: la figurazione era semplice ed essenziale, non indossava un abito particolarmente ricco ne’ gioielli vistosi, eppure vi era qualcosa di più in esso... la sua presenza era quasi viva oltre il velo della pittura, il suo sguardo sembrava bucare la tela e raggiungermi, riversandomi addosso mille e più intensi significati.

“E’ lady Gyaia…” disse una voce alle spalle di Talia “… tanto bella, quanto sfortunata ed infelice…” è tardi, milady, forse dovreste mangiare e poi riposare…” aggiunse Izar avvicinandosi a lei, mentre gli enigmatici occhi della Granduchessa Gyaia li fissavano.

Mi voltai di scatto e vidi Izar avanzare verso di me...
“Mangiare e riposare?” chiesi “Come potrei riuscire a mangiare, o anche solo a riposare, adesso che Sua Signoria non è qui? Come potrei, sapendolo disperso?”
Lo dissi senza alcun risvolto particolare, e mi stupii molto nel notare invece nella mia voce una nota vagamente acerba...
Tuttavia non volevo che Izar indovinasse il mio stato d’animo, del quale forse non ero ancora neanche del tutto certa... così, in fretta, distolsi gli occhi e li puntai sul dipinto di fronte a noi.
“Lady Gyaia?” mormorai “E così questa è lady Gyaia... era di Sygma, non è vero? Come me! So che è morta molto giovane...”
Fissai il dipinto ancora per un istante e sospirai...
“Guardatela!” proseguii subito dopo “Non trovate che sia bellissima? Di una bellezza sorprendente... Eppure, se osservate i suoi occhi, vi accorgerete che sono oltremodo tristi! Non vi è alcuna gioia in essi, non vi è la pur minima traccia di sorriso, non vi è che dolore e solitudine...”
Feci una breve pausa, senza staccare gli occhi da quelli della donna... riflettevo...
“Ho passato del tempo in questo corridoio, sapete? Ho osservato questi ritratti... e non potrei dire che ve ne siano di gioiosi! Pare che nessuna Granduchessa di Capomazda sia mai stata realmente felice... non è curioso? Verrebbe da pensare che sia una sorta di... eredità! C’è chi eredita terre, chi eredita potere e tesori... le duchesse di Capomazda sembrano destinate ad ereditare infelicità!” sorrisi un momento all’ironia di quel ragionamento, sebbene non fossi niente affatto divertita.
“Sapete, Izar... nessuno ha mai voluto parlarmi delle storie delle persone in questi ritratti... lord Rauger sembrava addirittura voler evitare il discorso! In effetti, voi siete stato l’unico che abbia mai sfiorato l’argomento con me!” mi voltai e fissai intensamente i miei occhi in quelli dell’uomo, appena dietro di me “Eppure... come mai ho la netta sensazione che anche voi, come tutti gli altri, stiate cercando di tenermi all’oscuro di qualcosa?”

Melisendra
08-04-2011, 15.21.31
Una sensazione di freddo e vertigine mi assalì quando gli occhi della donna mi guardarono. Erano terribilmente tristi. Quando la sua mano toccò il ventre rigonfio... istintivamente portai la mano sul mio. La donna era disperata ed emanava una paura profonda e terribile che mi colpì in pieno. Era una sensazione che ricordavo... e mi spaventò in ogni fibra del mio essere.
Un rintocco mi trascinò fuori dalla visione e tutto svanì come nebbia.


In quel momento Melisendra udì i rintocchi della campana della Cappella della Santa Vergine, che la destarono da quella visione.
"Milady..." la chiamò all'improvviso il capitano Monteguard "... cosa avete? Forse un capogiro? Mi sembrate strana... va tutto bene?"

Stavo trattenendo il respiro.
Nella mente mi rimbombavano le parole di quella donna dagli occhi verdi.
Mi appoggiai a una colonna e respirai profondamente.
La visione era venuta a me con forza inaudita, come se qualcosa tra quelle mura stesse gridando per farsi sentire... e aveva trovato me. Chi era quella donna? E chi era la creatura che sentiva il bisogno di proteggere? E soprattutto chi era "lui", quel pericolo incombente? La mente era affollata di interrogativi.

"Sto bene..." risposi "io... ho visto..." mi ripresi all'improvviso. mi schiarii la gola: "Ditemi, capitano, come intendete procedere?"

Non avrei potuto descrivere ciò che avevo visto e udito. Non avrebbero creduto alle mie parole e si sarebbero insospettiti nuovamente.

Lady Dafne
08-04-2011, 21.44.07
Mi svegliai riposata la mattina seguente. Mi girai verso il posto nel quale aveva giaciuto il mio cavaliere ma non lo vidi. C'era solo la paglia schiacciata al suo posto. Mi alzai a sedere, mi guardai attorno. La torre era deserta. Lo chiamai:
"Firederich caro, dove sei?" Nessuno rispondeva.
Al passare dei minuti i miei occhi si abituavano sempre più alla luce del giorno, mi accorsi che mi aveva lasciato il suo mantello e, proprio dove aveva appoggiato la testa durante la notte c'era ora un mazzolino violette ed eriche. Fui contenta di quel piccolo regalo e me ne misi alcune tra i capelli con le altre adornai la scollatura.

"Sarà tornato a Capomazda, aveva il turno di guardia questa mattina! Poteva svegliarmi, saremmo tornati assieme". Così dicendo mi alzai e notai che mi aveva lasciato il suo cavallo:

"Santo Cielo! E' pazzo: mi ha lasciato sia il mantello che il cavallo, il Capitano gli farà una bella ramanzina visto che non ha l'uniforme completa! Speriamo almeno che riesca a prendere uno dei cavalli dalle scuderie altrimenti lo metterà pure in punizione... Strano però, Friederich è sempre stato così diligente in queste cose. In effetti lo vedo un po' cambiato: meno istintivo, meno passionale ma molto più romantico. Credo proprio che in tutti questi mesi di matrimonio non c'eravamo mai fermati a dormire sotto le stelle e perdipiù abbracciati; era sempre così restio alle effusioni pubbliche. Beh si vede che la lontananza l'ha fatto maturare".

Mentre facevo tutte queste riflessioni raccolsi le cose che la sera prima avevamo lasciato un po' qui e un po li, salii in groppa al cavallo e mi avviai felice verso casa.
Una volta passato il ponte lavatoio valutai se andare a portargli il mantello e, ovviamente, il cavallo in caserma o se attenderlo direttamente a casa... decisi di portargli il mantello. Avevo però lo stomaco sottosopra, vidi che tutto intorno a me iniziava a girare vorticosamente e svenni, cadendo da cavallo, proprio a due passi dal posto di guardia.

Guisgard
09-04-2011, 01.34.06
Morrigan aveva appena finito di pronunciare quelle parole e subito i suoi compagni si misero in guardia.
“In un posto come questo…” disse Finiwell guardandosi intorno “… sta sempre per succedere qualcosa…”
“Un motivo in più per tornare a Capomazda.” Mormorò August. “Domattina, a Dio piacendo, ritorneremo qui con dei rinforzi… le tenebre che stanno scendendo su questo luogo sono lo scudo migliore per eventuali assalitori…”
“Domani potrebbe essere troppo tardi!” Esclamò disperato Perecourt. “Non voglio lasciare questo luogo senza aver ritrovato il mio signore!”
“Presto qui non si vedrà nulla più!” Intervenne Finiwell. “E dalle tenebre potrebbe spuntare qualsiasi cosa… e noi saremmo impotenti!”
“Presto, in marcia!” Ordinò August.
Il gruppo così si mise in marcia, attraversando con attenzione la brughiera.
E a notte ormai inoltrata giunse a Capomazda.
“Riposatevi…” disse August al gruppo di temerari “… domani ci attende una nuova giornata di ricerche in quel posto maledetto. “Ah, voi due…” chiamando Guisgard e Morrigan “… potete riposare negli alloggi dei cavalieri, anche se non siete ancora formalmente arruolati.”
Fissò poi con attenzione Morrigan ed aggiunse:
“Ah, certo, voi siete una donna… forse è il caso che prendiate una stanza alla locanda per stanotte, in attesa che domani vi trovino un alloggio appropriato in caserma. Ora tutti a dormire. La sveglia domani sarà di nuovo presto!”
"Ragazzo mio, ora ti insegnerò un'altra cosa..." mormorò Finiwell a Cavaliere25 "... un vero cavaliere deve anche saper corteggiare... e quella del corteggiamento è un'arte i cui segreti non mi sono affatto ignoti! Osserva un maestro in azione!"
"Immagino che ti sentirai sola alla locanda, bellezza..." disse Finiwell avvicinandosi a Morrigan "... e sia, ho capito... sei timida e non ti andava di chiedermelo... verrò con te e prenderemo una bella stanza matrimoniale, che ne dici? Così potrò vegliare sui tuoi sogni!" Aggiunse sicuro di sé e facendole l'occhiolino.
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Guisgard
09-04-2011, 02.03.26
Il Capitano Monteguard apparve per un momento pensieroso alle parole di Melisendra.
“Sua signoria è…” esitò un attimo e poi continuò “… è scomparso, farse sarà ferito e spetta a lui pronunciarsi su qualsiasi piano o strategia riguardo alla guerra in atto… ho comunque accennato di quello che mi avete detto ad Izar, il consigliere del duca… se malauguratamente domani non si avranno ancora notizie di sua signoria, metteremo al corrente lady Talia dei vostri propositi…”
Lady Talia.
Quel nome echeggiò nella mente di Melisendra, così, apparentemente senza alcun motivo.

“Lady Gyaia… come tutte le persone raffigurate in un ritratto… mostra solo una parte di sé…” disse Izar fissando il ritratto della Granduchessa “… un ritratto è simile ad uno specchio, mia signora… rappresenta solo una realtà, ossia il punto di vista, le sensazioni del pittore che dipinge la tela, o di colui che si riflette nello specchio…”
Il ritratto di lady Gyaia si mostrò come un’improvvisa visione a Melisendra.
“Era bella…” mormorò all’incantatrice una voce misteriosa.
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“Ma quando fu ritrovata morta l’orrore aveva preso il posto della bellezza sul suo volto…”
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“Ora è tardi, tornate nei vostri alloggi al palazzo, milady.”
Quelle parole di Monteguard destarono ancora una volta Melisendra da quella nuova e misteriosa visione.

Guisgard
09-04-2011, 02.39.00
Llamrei, nel frattempo, parlava col nuovo cavaliere giunto a Capomazda, Hastatus, quando qualcuno la chiamò da lontano.
“Sorella! Sorella, sono qui.” Avvicinandosi alla monaca ed al cavaliere. “Sono un messo dell’abate Ravus ed incontrarvi cela senza dubbio la mano della Divina Provvidenza! Questo cavaliere che mi accompagna” indicando l’uomo che era giunto insieme a lui “è sir Gervan.” Riprese fiato e continuò:
“Vedete, ha scritto all’abate la badessa del monastero delle Agostiniane che si trova presso Scarlett Hill. In quel santo luogo è conservato un codice molto antico e prezioso, conosciuto come Le Angosce di Santa Lucia… ebbene, a causa della guerra che imperversa su questi territori, la badessa teme che quel codice non sia più al sicuro nel suo monastero e ha chiesto all’abate Ravus di inviare qualcuno per prelevarlo e portarlo proprio qui a Capomazda… però solo una monaca può entrare in quel convento, essendo di clausura… ecco allora che incontrarvi, sorella, è stata un gran fortuna! Accettate, in nome del Cielo, di recarvi al monastero delle Agostiniane per prelevare quel codice?”
“Purtroppo però in questo momento non è possibile sguarnire troppo le difese di Capomazda” intervenne Gervan “ed ecco allora che il capitano Monteguard ha incaricato me solo di scortare la monaca fino al monastero delle Agostiniane. Ma voi, messere, potreste venire con noi.” Rivolgendosi poi a Hastatus. “Due cavalieri saranno più che sufficienti per accompagnare questa pia monaca al monastero. Siete d’accordo?”

Guisgard
09-04-2011, 03.24.07
“Il mio braccio è inattivo da troppo tempo ormai!” Disse il soldato di guardia. “C’è una guerra in atto e vorrei essere già nella mischia! Anche tu la pensi come me, Pasuan?” Chiese al cavaliere che gli stava accanto. “Pasuan? Mi ascolti?”
“Eh? Cosa hai detto?”
“Oggi hai la testa da tutt’altra parte!”
“Si, scusami, ero sovrappensiero…” mormorò Pasuan “… ascolta, tu conoscevi un cavaliere di nome Friederich?”
“Può darsi l’abbia sentito nominare…” cercando di rammentare il soldato “… ma non saprei adesso… perché?”
“Nulla, lascia stare…”
Ad un tratto però l’attenzione delle due sentinelle fu attirata da un capannello di persone proprio davanti al posto di guardia.
“Cosa accade?” Chiese il soldato.
“Non saprei…” rispose Pasuan “… non riesco a vedere niente… ma, un momento! E’ lei!”
Il cavaliere allora saltò giù dal camminamento delle mura e lanciandosi per le scale scese nel cortile in un baleno.
“Dove vai, Pasuan?” Urlò l’altra sentinella. “Non puoi abbandonare il posto di guardia!”
Ma Pasuan era già presso quel capannello di persone.
“E’ pallida, forse si tratta di debolezza…” mormorò uno dei presenti.
“Lasciatemi passare!” Gridò Pasuan.
Si chinò allora a terra e prese Dafne in braccio.
“Ti occorre una mano, Pasuan?”
“No, basto io solo.”
Montò allora in sella al suo cavallo e riportò la ragazza a casa.

Il prato fiorito, animato dai colori più belli ed intriso dei profumi più intensi della Primavera.
Dafne era felice e correva col vento che sembrava sospingerla, mentre tutt’intorno quello scenario si apriva al suo passaggio.
Sentì allora un poderoso nitrito.
Si voltò e vide un cavaliere che si avvicinava.
“Friederich!” Lo chiamò lei, correndogli incontro.
Ma in un attimo tutto mutò ed il fuoco avvolse ogni cosa.
Scoppiò una battaglia e quel cavaliere fu colpito a morte proprio sotto gli occhi di Dafne.
“Non mi lasciare, Friederich!” Gridò lei.

Dafne si alzò di scatto.
“Ehi, va tutto bene.” Disse sorridendo Pasuan. “E’ stato solo un brutto sogno.”
Le mostrò allora un bellissimo fiore.
“Guarda… si dice che se al risveglio qualcuno ci dona un fiore, la giornata sarà fortunata e ricca di gioia.”
E la bellezza di quel fiore si specchiò negli occhi di Dafne, che tornarono così ad illuminarsi di nuovo.

Guisgard
09-04-2011, 03.45.00
“Si, milady…” disse Izar a Talia “… lady Gyaia era di Sygma, la vostra stessa terra… una terra bellissima, dove l’arte, la poesia, la storia dominano come in poche altre parti del mondo… Sygma, da sempre sogno dei grandi di Capomazda… dopo la vittoria che la portò nei domini del ducato, si tentò di trovare accordi e stringere legami fra la casa reale di Sygma e gli Arciduchi di Capomazda… e naturalmente nessun legame è più forte di quello matrimoniale… e così la bella e giovane Gyaia andò in sposa ad Ardeliano, l’erede dei Taddei…”
Fissò il ritratto smettendo per un attimo di parlare.
“Lady Gyaia… come tutte le persone raffigurate in un ritratto… mostra solo una parte di sé…” riprese Izar senza smettere di fissare il ritratto della Granduchessa “… un ritratto è simile ad uno specchio, mia signora… rappresenta solo una realtà, ossia il punto di vista, le sensazioni di chi lo sta guardando… sia esso il pittore che ritrae, o colui che si riflette nello specchio…”
Si voltò verso Talia e sorridendo aggiunse:
“Questi ritratti hanno assunto il volto delle nostre preoccupazioni, delle nostre angosce… non lasciatevi turbare da essi, milady… quanto alla loro storia, non vi è nulla, credetemi, da tenere segreto… purtroppo l’uomo si lascia spesso affascinare dal passato, ricordando solo i momenti belli e piacevoli, finendo così per idealizzarlo… avete un ducato da governare, mia signora… il presente ed il futuro di noi tutti sono nelle vostre mani… sarebbe sciocco, soprattutto per una dama intelligente come voi, perdersi guardando al passato.”
Mostrò un lieve inchino e si ritirò.



La carrozza entrò rapida a Capomazda, per poi imboccare la via che conduceva alla monumentale Porta dei Leoni.
Due fieri leoni fissavano la strada, tenendo sotto la zampa uno scudo con inciso il simbolo dei Taddei.
Poco dopo la carrozza attraversò la porta tra le due possenti statue leonine e giunse nel cortile del palazzo.
Le guardie subito andarono incontro ai due passeggeri che scesero da essa.
“Sono il priore Hadoss” si presentò uno dei due “e questi è messer Matthias de Lastry. Siamo inviati di sua maestà il re di Sygma.” E mostrò loro il sigillo reale di quelle terre.
Izar fu subito avvertito del loro arrivo e li raggiunse all’istante.
“Vogliate seguirmi, signori…” disse “… vi condurrò da lady Talia.”
Detto ciò li annunciò alla Granduchessa.

llamrei
09-04-2011, 10.35.16
"E' un susseguirsi di sorprese oggi!" dissi ad alta voce con tono ironico. Stavano accadendo eventi molto strani ma tutti accomunati da un filo comune: paura.
"E stia bene, buon uomo. Mi recherò presso il convento delle Agostiniane. A patto che io sia scortata da sir Hastatus di cui conosco la fama, la prodezza e l'onore. Sta bene anche il vostro di cavaliere purché ubbidisca ai comandi di sir Hastatus. Mi chiedo: perché quale motivo Gervan non mostra il suo volto? E voi sir Hastatus, avete la compiacenza di accompagnare una povera e indifesa monaca presso il convento qui vicino? Vi prometto che non vi farò incontrare monaca alcuna....giusto per proteggere la vostra incolumità:D" E cosi dicendo voltai le spalle al gruppetto e mi avviai verso l'uscita in direzione Convento delle Agostiniane.

Melisendra
09-04-2011, 11.24.15
Una nuova vertigine mi fece mancare il respiro.
Il volto bellissimo di quella donna era rapidamente mutato in una smorfia di terrore. La nebbia si diradò e ascoltai le parole del capitano Monteguard.
"Sì, mi ritirerò nelle mie stanze in attesa del colloquio con lady Talia e riposerò... c'è qualcosa tra queste mura..." mormorai tra me e me "Lady Gyaia..." Sospirai, ancora sopraffatta dalla tristezza dello sguardo di quella visione.
"A domani, capitano, che la notte rechi sollievo e ristoro all'ansia di queste ore" mi inchinai e mi diressi verso la mia camera. Una volta entrata chiusi la pesante porta alle mie spalle e mi accasciai sul letto.

"Non andrai da nessuna parte... non così!", ruggì. "Pensi che non sappia cosa è successo? Come hai potuto permetterlo?"
Mi difesi dalla sua stretta, ma era troppo forte per me.
"Di quale utilità mi potrai essere ora?" Il bosco intorno a me era deserto e non avevo speranze di fuga.
"Ma tu... tu porterai a termine questa missione e lo ucciderai." Mi strinse il polso a tal punto che gemetti. "Oppure io ucciderò te..."
Spalancai gli occhi... per la prima volta quella promessa mi fece davvero paura. Portai la mano al ventre, istintivamente. Lo sentii sogghignare.
"Te e il tuo bastardo..."
Il sangue mi si ghiacciò nelle vene. Mi sospinse via e mi voltò le spalle.
Caddi a terra, tra le calde foglie secche del sottobosco, furiosa, spaventata e sconfitta.

Allontanai quei ricordi e mi spazzolai i capelli con più solerzia del necessario. Lo specchio rimandava un'immagine di me con gli occhi resi ancora più grandi dal luccichio delle lacrime che non sarei mai riuscita a piangere. Mi guardai a lungo e non mutai espressione. Sospirai.
Quella lady Gyaia era disperata... e io avevo conosciuto una disperazione simile... un tempo.

cavaliere25
09-04-2011, 11.34.46
Guardai il mio compagno all'opera per imparare a corteggiare dentro di me dissi non sembra difficile si deve solo trovare le parole giuste da dire a una donna e rimasi li a guardare la scena

Lady Dafne
09-04-2011, 11.55.52
Mi svegliai concitata, sudata, spaventata e con il cuore che esplodeva nel petto. La prima cosa che riuscii a vedere, appena apersi gli occhi era un fiore grandissimo e profumatissimo. Immersi il naso nella sua corolla lasciando che tutto l'olezzo salisse su fino ad inebriarmi completamente. In quello stesso momento pensai:

"Che cosa risponderò se Friederich mi chiederà il motivo per il quale sono svenuta proprio in mezzo alla piazza?"

Non trovavo le parole, non sapevo cosa dire. Tacqui aspettando di capire a che cosa stesse pensando lui per agire di conseguenza. Lo guardai sorridendo, aveva l'aria di un ubriaco, mi venne da ridere! Lui ancora sembrava perso nel suo mondo così continuai a pensare tra me e me:

"Forse glielo dovrei dire che sono incinta. Siamo in guerra, potrebbe essere chiamato a combattere in ogni momento, è giusto che lo sappia; se dovesse morire (Oh, Dio ce ne scampi!) dovrebbe sapere che mi lascerebbe un erede. Però se glielo dico e poi partisse per la guerra potrebbe essere distratto dai pensieri e dalle preoccupazioni sapendomi sola e incinta; potrebbe fare qualche errore sciocco che gli potrebbe costare la vita. No, forse meglio non dirglielo..."
E, mentre ancora stavo facendo questi ragionamenti iniziai a cantare, senza accorgermene, una vecchia canzone di guerra:

"Io non ti lascio sola,
ma ti resta un figlio ancor,
nel figlio ti consola
nel figlio dell'amor..."

Hastatus77
09-04-2011, 13.19.21
...perché non chiediamo spiegazioni al barone?"

"Signora, ho chiesto di parlare col signore di queste terre, appena prima di incontrare voi..."
Fummo interrotti da un'abate, scortato da un cavaliere.
Ascoltammo quello che aveva da dire e poi llamrei, prese la decisione per tutti noi, e poi se ne andò.


"E stia bene, buon uomo. Mi recherò presso il convento delle Agostiniane. A patto che io sia scortata da sir Hastatus di cui conosco la fama, la prodezza e l'onore. Sta bene anche il vostro di cavaliere purché ubbidisca ai comandi di sir Hastatus.

Mi rivolsi all'abate: "Prima di intraprendere questa missione, vorrei però essere ragguagliato su quanto sta accadendo in queste terre. Vorrei trovarmi preparato, e sapere quali sono le fazioni in lotta. Avreste quindi la cortesia di informarmi o di farmi parlare col vostro signore"

Morrigan
09-04-2011, 13.50.36
Morrigan seguì l'ordine di August di malavoglia... se avesse avuto un po' più di voce in capitolo in quel consesso, avrebbe dato man forte alle proteste di Perecour... non già perchè le stesse a cuore il destino di Icarius, no... non aveva visto il Granduca che una sola volta, e quella sera, a parte la sua palese capacità di occuparsi di tutto fuorchè della salute delle sue terre (cosa che non faceva che testimoniare la sua mancanza di buonsenso, ma che Morrigan riteneva deliziosamente divertente), il contegno di quell'uomo non le aveva ispirato nient'altro che indifferenza.
No, Morrigan voleva restare per vedere. Per soddisfare la sua innata curiosità e la sua attrazione verso tutto ciò che di ignoto esiste al mondo. Voleva restare perchè Samsagra le aveva parlato, e questo risvegliava in lei sempre una grande trepidazione...

"Morrigan, vieni con me..."
Non aveva che dieci anni. Ma il ricordo di quel giorno era così vivo e chiaro. Suo zio Morven l'aveva presa per mano e l'aveva condotta con sè, lungo i corridoi del palazzo, su per le scale, fino ad una sala remota del castello.
Avevo uno sguardo serio e pensoso, come se un'ombra gli oscurasse il sorriso. E Morven sorrideva sempre quando era con lei.
Giunsero in quella sala, e l'uomo chiuse la porta dietro di sè, come se tenesse alla segretezza di quel momento. La bambina si guardò intorno con viva curiosità. Non aveva mai visto quella sala circolare, e non ne conosceva nemmeno l'esistenza. Due alte feritoie lasciano entrare lame di luce che si disegnavano sul pavimento, come due lance poste a difesa di un altare che si levava in fondo, al centro. Su quell'altare una grande pala, finemente disegnata, ritraeva uno splendido angelo che reggeva una grande spada di fuoco. Aveva uno sguardo bello e terribile al contempo, e Morrigan lo fissò incantata per alcuni istanti. Ai lati della pala, due miniature più piccole ritraevano due cavalieri che subito attrassero la sua fantasia. Quello di destra impugnava una lancia con la quale stava trafiggendo un drago che agonizzava ai suoi piedi, quello di sinistra era inginocchiato di fronte ad una coppa che risplendeva, mentre la sua armatura riluceva di una luce soffusa e divina. Sotto questo spettacolo di colori, poggiata su una basamento di pietra liscia e scura, giaceva una spada.
Morven prese Morrigan per mano e la condusse proprio di fronte a quella pietra. Con una mano carezzò l'arma, passando le dita lungo la lama. A quel gesto, quasi seguisse quella carezza, un luccichio color smeraldo si accese, corse sul metallo e si spense appena cessò quel contatto. Morrigan lo seguì con lo sguardo stupito, come si segue il volo di una farfalla che si leva improvvisa da un prato.
"Che cosa vedi?" chiese allora Morven.
Ma la bambina ebbe paura di dire il vero, temendo che le sue parole sarebbero state prese per scioca fantasticheria.
"Nulla," mentì "solo una spada"
Morven allora la fissò con occhi tristi.
"Allora non sei pronta..." mormorò, ma poi, fissandola intensamente negli occhi, riprese "ma ricordati che Parsifal pagò amaramente la sua paura di dire ciò che aveva visto!"
A quelle parole, la bambina ebbe un sobbalzo, prese d'urgenza la manica della camicia di Morven e lo tirò a sè.
"Ho visto una luce... una luce verde quando la toccavi!" esclamò.
Morven, udendola, sorrise, con un senso di trionfo che gli illuminava il viso, finalmente.
"Morrigan..." disse con tono pieno d'emozione "prova a sollevarla..."
E gentilmente la spinse verso la spada.
Lei tese la mano, la strinse attorno a quell'impugnatura che sembrava troppo pesante per quelle dita ancora piccole e sottili, poi, con enorme stupore, sollevò dalla pietra quella spada che nelle sue mani le sembrò leggera come una piuma...

... erano passati molti anni da quel giorno. Adesso Samsagra non lasciava mai il suo fianco, nemmeno la notte. Eppure Morrigan sapeva di non essere ancora in grado di udire la sua voce, nè di saperne leggere i segni. Per questo, dal momento che la spada sembrava essersi svegliata, avrebbe voluto restare per vedere, per capire...
... ma obbedì agli ordini, e senza alcun entusiasmo, galoppò di nuovo verso Capomazda, continunado a voltarsi indietro ad ogni metro, nella speranza che qualcosa si mostrasse in lontananza.
E avrebbe anche obbedito alla richiesta di August, pur non avendone alcuna voglia, di andare ad alloggiare in una locanda, per non avere discussioni con quell'uomo nel cuore della notte, quando tutti loro erano ormai stanchi da quella faticosa giornata. Avrebbero discusso il giorno seguente su come lei voleva essere trattata...
Proprio in quel momento, però, vide Finiwell che le andava incontro, con quel suo solito sorriso spavaldo sulla faccia e dando un'occhiata di intesa all'altro giovane cavaliere che era insieme a lui.
Già da quell'occhiata, Morrigan si mise sulle difensive e lo fissò con aria che mescolava lo scherno alla noia.

"Immagino che ti sentirai sola alla locanda, bellezza... e sia, ho capito... sei timida e non ti andava di chiedermelo... verrò con te e prenderemo una bella stanza matrimoniale, che ne dici? Così potrò vegliare sui tuoi sogni!" aggiunse sicuro di sé e facendole l'occhiolino.

Lo sguardo di Morrigan si mutò in una espressione di sorpresa... quell'uomo era ancora più assurdo di quanto avesse immaginato! E se qualche dote possedeva, di certo era quella di non perdersi d'animo! Forse era il caso di farla finita, pensò, e di mettere a posto una volta per tutte l'ego smisurato di quel bellimbusto! Ebbe un'idea...
Gli si avvicinò sorridendogli amabilmente, e con la mano prese a carezzare la fibbia che tratteneva il suo mantello, guardandolo con occhi da cerbiatta.

"Oh, mio signore..." rispose con voce marcatamente languida "non potevo certo sperare in una simile fortuna, ma vedete... anche i sogni più belli possono trasformarsi in incubi!"

E detto questo, di colpo mutò espressione e tono della voce, tirò via la fibbia che stringeva in mano e il mantello di Finiwell finì a terra in mezzo al fango, vicino agli zoccoli del suo cavallo. Morrigan si staccò da lui, si mise le mani suoi fianchi e prese a ridere di fronte allo stupore che lesse sulla faccia di coloro che seguivano la scena.

"E io, caro signor Irresistibile," continuò con un sorriso ironico "preferirei dormire su quel mantello in compagnia del mio cavallo, piuttosto che dividere la più sontuosa delle camere con voi! E se queste parole vi paiono offensive, possiamo anche risolvere diversamente... ho una spada che non chiede altro che essere usata, poverina... sapete, da quando sono a Capomazda non ho trovato nemmeno un manichino di stoppa su cui esercitarmi!"

Poi, vedendo che il giovane che avevano chiamato Cavaliere25 continuava a guardare la scena, si girò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo.

"E tu che hai ancora da guardare, ragazzino?" chiese con aria irritata.

cavaliere25
10-04-2011, 13.34.03
Nulla mylady dissi guardando quella donna scusatemi ma sto imparando come si fa a corteggiare una donna e chinai il capo dal imbarazzo

Morrigan
10-04-2011, 22.36.25
Imparare come si fa a corteggiare una donna??? Ma sono tutti matti in questo posto???
Morrigan quasi si sentì disarmata dal candore con cui il giovane cavaliere le aveva risposto, e la sua irritazione un po' si placò.

"Be'," sbottò a quel punto "fareste meglio a scegliervi un maestro migliore, allora!"

Quindi, con passo deciso, si diresse verso August.
Era furente. I neri capelli le si attorcigliavano attorno al collo e gli occhi le brillavano ancora per il dispetto che le avevano causato le parole di Finiwell.

"Capitano," disse, rivolgendosi a lui con voce ferma"non mi occorre nessuna locanda! Trovatemi un angolo qualsiasi negli alloggi dei cavalieri. Se volete che combatta per voi, questi vostri damerini che chiamate soldati faranno meglio ad imparare subito con chi hanno a che fare!"

Guisgard
11-04-2011, 01.12.20
"Capomazda è nella morsa di una terribile guerra, messere." Disse il messo dell'abate a Hastatus. "Dopo la morte dell'Arciduca Rauger, uno dei suoi baroni, sir Cimarow, ha invaso gli altri feudi del ducato e proclamato caduto il potere dei Taddei, i signori di queste terre. Ora si attende la nomina ad Arciduca dell'unico discendente di lord Rauger, sua signoria Icarius de Taddei. Il giovane rampollo però sembra scomparso dopo una battuta di caccia... come vedete, cavaliere, il ducato è nel caos!"
"Sorella!" Chiamò Gervan togliendosi l'elmo e fissando Llamrei. "Il mio volto, come la mia lealtà, è al servizio del mio signore e di Capomazda. Andremo in tre al monastero delle Agostiniane, senza bisogno di gerarchie. Cavaliere..." rivolgendosi poi a Hastatus "... ora che conoscete i drammatici avvenimenti che attanagliano queste terre... cosa avete deciso? Verrete con noi al monastero per recuperare quel prezioso codice?"

Guisgard
11-04-2011, 01.33.27
Guisgard scoppiò in una sonora risata a quella scena ed alle parole di Morrigan.
Mostrò poi a tutti un bell'inchino.
“Ora mi ritiro, amici miei!” E si diresse verso gli alloggi dei cavalieri continuando a ridere.
“Che mi venga un accidente!” Esclamò Finiwell nel vedere il suo mantello nel fango. “Tre Taddei d’argento mi è costato questo mantello! Ed ora è nel fango!”
Lo tirò su e furente si voltò verso Morrigan:
“Avete bisogno di una bella lezione, voi! E giuro sul mio onore che l’avrete!”
Fissò poi Cavaliere25:
“Ti ho mostrato come si corteggia una donna, ragazzo mio… ma non ti ho detto una cosa importante… le donne, devi sapere, si dividono in due categorie… quelle da trattare con un fiore… e quelle da trattare invece con una spada!”
Si voltò verso Morrigan:
“Domattina, prima di ripartire per quel maledettissimo Gorgo del Lagno, quando ci sarà abbastanza luce per riuscire a distinguere bene i vostri bellissimi occhi dalla vostra letale lingua biforcuta! Ci ritroveremo dietro al Buonvento all’alba! Per un duello, mia cara!”

Morrigan
11-04-2011, 01.44.31
Morrigan, sentendo le parole di Finiwell, subito si girò a guardare quel cavaliere e sorrise.

"In fede, signore, le prime parole sensate che odo dalla vostra bocca!"

Gli fece un profondo inchino, tanto più marcato in quanto voleva essere ironico.

"Dietro al Buonvento allora... e per questa unica occasione, vi dirò che non vedo l'ora di rivedervi!"

Quindi si girò e corse via, verso gli alloggi che August aveva prima indicato loro. Appena in tempo per scorgere Guisgard che vi si recava. Lo fermò, predendolo per un braccio.

"Quello sciocco spadaccino, non avendo di meglio da fare che aprire bocca e darle fiato, mi ha sfidato a duello, domani sul far del giorno..."

Disse tutto questo d'un fiato, poi, come rendendosi conto di averlo preso di certo alla sprovvista con quell'atteggiamento irruente, mollò la stretta dal suo braccio e concluse con maggiore calma:

"Non ho che voi qui che conosco almeno un po', e ho bisogno di un padrino... verreste con me, messere?"

Guisgard
11-04-2011, 02.02.31
“Un padrino? Beh, devo dire che le donne che ho conosciuto mi hanno chiesto molte cose… ma mai quella di far loro da padrino in un duello!” Disse Guisgard sorridendo. “E chissà che non sia un’esperienza divertente…”
Si voltò per riprendere il suo cammino ed aggiunse:
“Però non vi prometto nulla, milady! Vedete, non amo svegliarmi troppo presto al mattino… facciamo così… se dovessi cadere giù dal letto, farò il pensiero di presentarmi al vostro appuntamento… buonanotte, mia signora!” E rise di gusto.

Guisgard
11-04-2011, 02.23.01
“Le torri di Capomazda… sono talmente alte che è quasi possibile toccare il Cielo...” disse il ragazzino dagli azzurri e dai capelli ricci e biondissimi.
Si voltò poi verso Melisendra e sorrise.
“Sono mancato qui da troppo tempo…” continuò voltandosi di nuovo a fissare la sterminata campagna che appariva come incantata “… eppure mio Padre mi ha dato potere su queste terre…”
Il vento gli soffiava tra i capelli e per un istante chiuse gli occhi, come assorto da lontani pensieri.
“Nostro Signore Ha patito le sofferenze degli uomini per poter comprendere i loro bisogni…” aggiunse riaprendo gli occhi “… anche gli Angeli che custodiscono gli uomini soffrono dei loro stessi tormenti, proprio per essere loro più vicini… e così a me venne tolta la sposa, proprio per comprendere i dolori che può patire il cuore...”
In quel momento una voce attirò l'attenzione di Melisendra.
Proveniva dal giardino del palazzo ed era di una donna.
Intonava una canzone, una specie di filastrocca per bambini.
“Non hai la gioia nel cuore, amore mio?” Chiese all’improvviso fissando nel vuoto. “Perché non mi rispondi? Ti prego… dimmi che ti faccio battere il cuore… dimmi che mi ami...”
Ma, ad un tratto, cambiò espressione.
Si ritrasse di alcuni passi, mentre fissava sempre nel medesimo punto.
“Ma tu non sei Ardeliano…” mormorò spaventata “… chi sei? Non ti conosco! Vattene! Non avvicinarti!”
Corse allora via, verso il palazzo.
Aveva quasi raggiunto la porta d’ingresso, quando un pianto la fermò.
Era un bambino che piangeva nel bel mezzo del giardino.
“No! Lascialo!” Gridò tornando verso il cortile.
“Non guardare…” disse il fanciullo dai riccioli d’oro a Melisendra.
In quel momento dal giardino si udì un grido di disumano dolore.

Gli occhi di Melisendra si aprirono all’improvviso.
C’era buio e silenzio attorno al lei.
Un silenzio solo a tratti squarciato dal soffio del vento che si era alzato sulla campagna.
La stanza dell’incantatrice era dunque buia e silenziosa.
E nel buio sembravano quasi prendere forma le misteriose figure che le erano apparse nel sogno appena fatto.
http://affaritaliani.libero.it/static/upll/eva-/eva-green-milestone4.jpg

Morrigan
11-04-2011, 02.50.44
Morrigan restò a fissarlo per qualche istante mentre si allontanava. Per un istante pensò che avrebbe dovuto offenderla, quella sua sufficienza verso una cortese richiesta... ma l'istante dopo si accorse di non provare nulla di simile. Perchè, si chiese, quell'uomo avrebbe dovuto aiutarla? In fondo, non si conoscevano che da un giorno! Qualunque cosa avesse scelto di fare, la mattina successiva, non avrebbe mai potuto biasimarlo.
Senza dare alcun peso alle occhiate stupite degli uomini che incontrava nel suo cammino, entrò negli alloggi, trovò una branda piuttosto isolata, si avvolse nel mantello e, girando le spalle ai suoi futuri compagni d'arme, Morrigan si addormentò. In fondo, non aveva altro tempo da perdere in schiocchezze... aveva un duello da fare all'alba, lei!

L'alba giunse infine a tingere il cielo di un lieve violetto, che già scolorava in una rosa più lieve. L'aria era fresca, perchè la stagione primaverile era appena al principio. Morrigan si era fatta indicare da uno scudiero il luogo che Finiwell aveva scelto per il duello, e, una volta che ebbe assicurato Samsagra al suo fianco, lo raggiunse rapidamente... chissà se Guisgard sarebbe venuto... non aveva timore alcuno di affrontare Finiwell in duello... sicuramente era un buon spadaccino, ma era borioso e troppo sicuro di sè, e questo per lui poteva essere uno svantaggio... tuttavia sapere di avere un secondo al suo fianco le avrebbe fatto indubbiamente piacere... ma di certo non poteva davvero fare a affidamento su questo... Samsagra, andiamo... io e te, com'è sempre stato dall'inizio di questo viaggio... io e te non abbiamo paura di nulla!

Guisgard
11-04-2011, 03.07.37
“Cos’hai? Sento da qui i mille e più pensieri che frullano in quella tua testolina! Disse Pasuan accarezzandole la fronte con un dito. “Forse non ti sei ancora ripresa del tutto dalla brutta esperienza alla capanna con quei tre marrani…” aggiunse facendosi serio “… o magari sei un pochino stanca… cosa devo fare per avere la certezza di ritrovarti qui al mio ritorno? Senza correre il rischio di vederti svenuta in qualche angolo del palazzo?”
La fissò e sorrise.
“Guarda che spettacolo, piccola mia…” indicandole l’aurora che annunciava il nuovo giorno “… è meraviglioso, non trovi?”
Dafne stava davanti a lui, con la schiena sul suo petto.
I capelli di lei, mossi dal vento che giungeva dalla finestra aperta, andavano ad accarezzare il volto di lui, lasciando sulla sua pelle il suo dolce profumo di Primavera.
Ad un tratto le braccia di Pasuan avvolsero Dafne, stringendola ancor di più al suo petto.
“Io non ti lascio sola…” sospirò dopo aver udito la canzone accennata da lei “… non ti lascerò… e ti proteggerò... sempre...”
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Guisgard
11-04-2011, 04.21.14
L’alba giunse presto.
L’aria era pulita e l’orizzonte si presentava limpido, battuto com’era dal fresco vento che sembrava essere nato dal seno della terra stessa.
Finiwell prese la sua spada e poi si rivolse a Cavaliere25:
“Ragazzo, io inizierò ad andare verso il Buonvento… tu cerca un po’ in giro dove si è cacciato quel tiratardi di Pasuan. Prova a controllare nella locanda, oppure chiedi ai soldati che montano la guardia presso le mura. E quando avrai trovato quel tizzone d’Inferno raggiungetemi sul luogo del duello. Vai, ragazzo... ci ritroveremo là.”
E poco dopo Finiwell raggiunse il posto chiamato Buonvento.
Si trattava di un antico complesso commerciale, formato da una strada ed una fabbrica.
In tempi antichi il complesso era molto attivo, per poi finire pian piano in disuso.
Ed era l'ideale per ospitare un duello, essendo distante ed isolato dal centro abitato.

cavaliere25
11-04-2011, 11.02.24
Segui gli ordini dati mi avviai alla locanda arrivato dopo poco entrai e mi avvicinai al bancone e dissi oste avrei da chiedervi una cosa avete visto per caso la guardia di nome Pasuan domandai gentilmente e aspettai una sua risposta mentre mi guardai intorno