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Melisendra
30-05-2011, 04.17.44
Rimasi abbagliata dal calore del sorriso di Adele. Quella donna emanava una tale rassicurante serenità... era uno dei motivi per cui mi ero convinta ad aiutarla. E in seguito ad affidarle Uriel. Non potei fare a meno di sorriderle di rimando.
"Non mi aspettavo nemmeno io di tornare così presto..." abbassai gli occhi, quasi intimidita. "Lui è il mio compagno di viaggio, mi ha protetta lungo il cammino. Purtroppo da dove giungo io non è consigliabile per una donna viaggiare da sola... avrete certamente sentito della guerra che si agita presso Capomazda."
Mi inchinai al cavaliere.
"Milord, vi trovo in splendida forma, spero che i vostri affari con i mercanti di lana siano prosperi come l'ultima volta che vi ho fatto visita..." Ma mi distrassi subito, l'arrivo di un volto che mi era familiare fece morire la mia voce.
Lo guardai con la stessa curiosità con cui guardava me. Non sembrava spaventato, forse sorpreso.
"Certamente avrete capito perchè sono venuta..." sussurrai, facendo qualche passo verso Uriel, che mi guardava reggendo distrattamente il suo giocattolo.
"Uriel..." dissi in un soffio, abbassandomi alla sua altezza. "Sai chi sono, vero? Mi hai chiamata spesso, ti chiedo scusa se ti ho fatto aspettare così tanto..." Gli parlai come ad un adulto, senza esitazione. "Ti piacerebbe fare due passi in cortile con me e questo cavaliere? Certo, se Sir Geoffrey e Lady Adele sono d'accordo..."
Quasi trattenni il fiato, mentre aspettavo una sua reazione. Non vedevo Gouf alle mie spalle, ma ne indovinai la sorpresa e il terremoto di emozioni che lo attraversavano.

Morrigan
30-05-2011, 04.28.19
Morrigan lo seguì con lo sguardo per tutto il tempo senza interromperlo. Seguì i suoi movimenti nervosi con un lieve sorriso disegnato sulle labbra. Avrebbe aspettato che sfogasse un po' il suo malumore prima di rispondergli. Guisgard poteva essere parecchio indisponente alle volte, e aveva spesso il vizio di lagnarsi, ma Morrigan, in quei brevi giorni, stava almeno iniziando a conoscerlo.
Così, quando lui si fu straiato sulla panca, la ragazza gli si parò davanti, con le mani sui fianchi e un'aria che voleva esser seria.

"In fin di vita, eh? Io ti ho trovato un facile lascia passare per la tua biblioteca, e tu trovi pure di che lamentarti!? Preferivi andare stanotte e scassinare i catenacci dell'abazia come un landruncolo qualunque? Dovresti essermi grato, invece di parlare così!"

Scosse il capo con forza, e i suoi lunghi capelli ondeggiarono, sbattendole sulle spalle. Quindi gli voltò le spalle, si allontanò da lui, e, sedutasi sul letto, cominciò a sfilarsi gli stivali.

"E poi, la fretta e l'impulsività sono spesso cattive consigliere. Talvolta bisogna saper aspettare, Guisgard... e ci sono modi molto costruttivi per poter sfruttare queste ore che abbiamo a disposizione... anche se immagino che ciò a cui penso io sia molto diverso da quello che ti propongono di solito le belle ragazze che usano tenerti compagnia!"

Tacque per un istante. Lasciò cadere entrambi gli stivali per terra, cercò con lo sguardo il pezzettino di blu notte che si intravedeva dalla stretta finestra oltre le mura del convento, quindi riportò gli occhi su di lui.

"Ora so di dover chiedere troppo, caro marito, ma avresti la discrezione di voltarti per qualche minuto, mentre mi tolgo questi vestiti?"

Guisgard
30-05-2011, 04.35.33
Sir Geoffrey e Lady Adele sorrisero per poi allontanarsi e lasciando i due da soli col piccolo Uriel.
Questi passeggiava accanto a sua madre, tenendo stretta fra le manine la sua spada di legno.
Forse, impugnandola, ne traeva coraggio.
Restò in silenzio, quasi sempre con lo sguardo basso, fino a quando, improvvisamente, lo alzò sul cavaliere che li seguiva qualche passo più indietro.
Avevano gli stessi occhi.
Occhi che si unirono in quello sguardo ricco di silenzio, ma anche di significato.
Gouf lo fissò restando anch’egli in silenzio.
“Signora…” disse all’improvviso “… vuoi vedere la tana del drago?”
E senza attendere risposta da Melisendra le prese la mano e la condusse verso il pozzo del cortile.
“Qui vive un drago…” indicando il pozzo “… ma io faccio la guardia e quando uscirà lo colpirò!”
Gouf si avvicinò alla madre ed al bambino, continuando a restare in silenzio.
“Ti aspettavo, signora…” mormorò il piccolo “… ti sogno tutte le notti…”

Guisgard
30-05-2011, 04.55.49
“Modi molto costruttivi? Davvero? Ehi, non starai mica cercando di sedurmi!” Disse Guisgard divertito. “Dovresti contenerti, sai… dopotutto siamo in un convento, un luogo sacro…” e rise di gusto “… però pensandoci, mi tornano in mente le parole di un vecchio amico… ricordo diceva che il luogo migliore per fare l’amore con una bella ragazza è proprio un convento… così, al mattino hai già bello e pronto un frate per confessarti!”
Tirò fuori da una tasca la sua ocarina e tornò a stendersi su quella panca.
“Sai, somigli ad una donna che conobbi tempo fa…” continuò “… lady Riwa… giunonica, calda, sensuale…” sospirò “… eh, che donna… fu con lei che io persi la mia innocenza…” sospirò di nuovo “… ma mi dicevi? Ah, si, di voltarmi… certo, certo… dopotutto sono anche io un cavaliere… o almeno così dice qualcuno…” rise di nuovo per poi, voltatosi nella direzione opposta al letto di Morrigan, cominciare a suonare la sua ocarina.

Melisendra
30-05-2011, 05.09.25
Gli sorrisi. Era straordinario averlo così vicino.
"Oh, lo so che sogni parecchio... e che da qualche tempo non sono semplici sogni..." gli dissi, osservando il pozzo con attenzione. "Forse il drago dorme... oppure ha paura della tua spada."
In fondo al cuore mi domandai per quale ragione tutti gli esseri di sesso maschile che avevo conosciuto in vita mia fossero così bellicosi. Avevo sperato che Uriel non dimostrasse interesse per quel genere di cose... ma non si può andare contro natura.
"Sono qui perché mi mancavi molto, Uriel. Io sono Melisendra, ma forse te lo hanno detto. L'ultima volta che ti ho visto eri molto piccolo e non te ne ricorderai... ma non c'è giorno che io non pensi a te."
Mi sedetti vicino a lui, sui gradini del pozzo.
"So che sei un bravo bambino... e so anche che ogni tanto riesci a sentire cose un po' speciali, come quei sogni..." gli sorrisi e presi la sua mano. Al contatto lasciai fluire lievemente un po' delle mie energie. Stavo accarezzando la superficie dell'acqua, come una piuma. Sentii che qualcosa si agitava, lì sotto. Qualcosa di molto simile a me. "Non sei il solo..." lo guardai negli occhi. Quegli occhi scuri e sorpresi, curiosi e tremendamente meditabondi. Profondi. Ingenui.
Sentii una flebile risposta, una specie di sorriso.
"Sai, il mio amico è un cavaliere, forse può insegnarti come si stana un drago!" Sorrisi a Gouf, che mi sembrava un po' frastornato.

Morrigan
30-05-2011, 05.14.57
Morrigan lo fissò stupita... ma come si permette di dirmi certe cose?
Appena lui si fu voltato, si slacciò il corsetto quanto più lestamente potè, sfilò i pantaloni, e senza nemmeno perder tempo ad indossare qualcosa, si infilò sotto le ruvide lenzuola di cotone, per timore che lui potesse decidere di girarsi proprio in quel momento.
Solo quando si fu sentita tranquilla, al riparo di quelle coperte, se le strinse al petto, si mise a sedere e, guardandolo furiosa, si ricordò che era molto adirata con lui...

"Non mi interessano le tue avventure sentimentali, nè il novero delle tue tante conquiste... l'amore non mi interessa, credevo di avertelo già detto! Volevo solo parlare con te del piano di domani, e magari consigliarti qualcosa di utile sul da farsi... ma vedo che hai ben altro per la testa, quindi buonanotte!"

Disse quelle parole di fretta, quasi sbattendogliele in faccia. Quindi si distese nel letto, si gettò le coperte addosso coprendosi fino a gli occhi, si girò sul fianco dandogli le spalle e finse di voler dormire.
E in quei minuti che seguirono l'esplosione della sua esclamazione, la musica malinconica dell'ocarina riempì la stanza.
Lei restava immobile, trattendo il fiato, per non far capire a Guisgard che era sveglia. Ma nel buio il suo orecchio si andava perdendo in quella musica, e pian piano la tensione scivolò via dal suo corpo. Allora Morrigan pensò che non aveva motivo di esser troppo dura con lui, e forse avrebbe anche dovuto smettere di tremare, come all'improvviso si era scoperta a fare, al pensiero che quella era la prima volta che dormiva nella stessa stanza con un uomo.

Guisgard
30-05-2011, 05.31.07
Uriel ascoltava Melisendra talvolta guardandola negli occhi, altre volte con lo sguardo chino a terra.
Poi, alle ultime parole di lei, fissò quel cavaliere.
Di nuovo i due si persero nel medesimo sguardo.
“Quel drago che dorme nel pozzo…” disse Gouf rompendo quel profondo silenzio in cui si era chiuso “… è molto grande?”
Uriel annuì.
“Per questo ne hai paura?”
“Non ho paura…” scuotendo il capo Uriel.
Gouf accennò un lieve sorriso e fissò Melisendra.
Si accostò allora al pozzo e ci guardò dentro.
“I draghi dormono anche per molti anni, sai?”
Il bambino lo fissò incuriosito.
“Non credo che questo sia sveglio.” Continuò Gouf. “Vuoi vedere?”
Il piccolo annuì ed il cavaliere lo prese in braccio, sporgendolo nel pozzo.
Per un attimo quella scena turbò ed impressionò Melisendra.
“Lanciala e sentirai che il drago dorme.” Disse Gouf al bambino dandogli un sassolino da far cadere nel pozzo.
Uriel lasciò cadere quel sassolino e dopo alcuni istanti si udì il rumore dell’acqua.
“Ecco, visto?” Fece Gouf. “Dorme così profondamente che non l’ha neanche sentito arrivare quel sassolino.”
Uriel rise.

Guisgard
30-05-2011, 05.51.40
Guisgard sorrise a quelle parole di Morrigan.
La musica della sua ocarina riempì, leggera e delicata, la piccola stanza, con le sue note lente e malinconiche.
Note che sembravano vibrare sui pensieri, sui sospiri e sui sogni dei due.
Suonò per qualche altro istante, come a voler rasserenare un’inquietudine che, malgrado i suoi modi da guascone, non riusciva mai a celare totalmente.
Ad un tratto smise di suonare e cominciò a spogliarsi.
Lasciò cadere i suoi abito accanto alla panca e sistemò poi gli stivali vicino al muro.
Si voltò allora verso Morrigan.
Si intravedeva una spalla nuda tra le coperte e i lunghi capelli bruni.
Si avvicinò allora al letto e posò su di lei il suo mantello.
“Questa piccola stanza non è certo il posto più caldo ed accogliente del mondo…” disse fra sé “… almeno con questo mantello smetterai di tremare...”
Si voltò poi verso la sua panca e notò a terra la camicia di Morrigan.
“Forse sarò anche un cavaliere…” mormorò a bassa voce “… ma non sono certo un santo! Perciò meglio metterla via questa ed evitare tentazioni!” Buttandola dietro il letto.
Tornò allora sulla panca e si lasciò cadere sopra.
Poco dopo si addormentò fino al mattino.

Guisgard
30-05-2011, 05.58.13
La brughiera…
Una pieve abbandonata...
Un castello dalle alte mura e con un meraviglioso verziere…
Gli occhi verdi e tristi di una ragazza…
Un lamento perso nella notte…

Llamrei aprì gli occhi, ricordando solo immagini e segni confusi.
“Come state sorella? Siete svenuta e vi abbiamo condotta qui, nel palazzo…” disse Monteguard.
Nella stanza vi erano anche alcuni servitori.
“Ora riposatevi e vedrete che domani vi sentirete meglio…” continuò il capitano “… io devo tornare in caserma. Questi servitori si occuperanno di voi.”

Guisgard
30-05-2011, 06.00.48
Correva per la brughiera come una belva braccata.
Braccata dall’odio implacabile del suo inseguitore.
Una belva condannata dalla giustizia degli uomini e forse da quella del Cielo.
Correva tra gli sterpi e i rovi, tra le nude rocce e il silenzio della notte.
Ad un tratto però, quei suoi ricchi abiti signorili lo tradirono.
Quei preziosi vestiti restarono impigliati in qualcosa.
Forse nella mano della morte.
Cercò di liberarsi, ma invano.
Si dimenò fino a strappare il suo ricco abito ed a lacerare le sue carni.
I rami di quegli alberi sembravano stringersi sempre più attorno a lui, quasi a chiuderlo in una morsa fatale.
Alla fine, vinto dalla fatica e dalla paura, cadde tra il terreno e le pietre.
Tentò di strisciare verso degli spuntoni rocciosi che nelle tenebre della notte sembravano assumere la forma di una grotta, di un rifugio.
Ma non vi arrivò mai.
Il suo inseguitore lo raggiunse.
Ebbe solo un istante per scorgere gli occhi di quel suo giudice, giurato e carnefice.
Poi un urlo disumano si disperse nell’implacabile vastità della brughiera.
Alle prime luci del giorno, il suo corpo orrendamente mutilato fu rinvenuto da un gruppo di cavalieri.
“Guardate, signore…” disse uno di quelli al suo comandante “… il volto è sfigurato ed irriconoscibile, ma questi sono i suoi abiti… gli stessi che indossava alla sua incoronazione…”
August si avvicinò e fissò quel cadavere.
Sentì per un attimo il mondo franargli sotto i piedi ed una cupa disperazione si impossessò di lui.
Restò in silenzio per un tempo indefinito, poi con un cenno fece caricare dai suoi quel cadavere su uno dei cavalli.
Dopo un pò ritornarono al palazzo.
Appena dentro molti cavalieri li circondarono, ansiosi di conoscere notizie sull’Arciduca e sua moglie.
In quel momento li raggiunsero Ravus ed Izar.
“Novità, sir August?” Domandò quest’ultimo. “Avete trovato sua signoria e la Granduchessa?”
August restò in silenzio e si fece da parte, mostrando il cavallo che trasportava il corpo senza vita di Icarius.

Talia
30-05-2011, 11.51.20
Avanzammo lungo la navata, lentamente, quasi che ogni passo ci costasse fatica.
La mia mano, stretta in quella di Icarius, mi pareva quasi fosse rimasta l’unico legame con qualcosa di reale e di tangibile, quel contatto mi sembrava l’unica cosa capace di tenermi ancora salda a terra e mi impedisse di perdermi nell’angoscia che riempiva quel luogo.
Volsi leggermente lo sguardo intorno e le vidi... quattro armature stavano ai lati dell’ingresso: scure, immobili... mi parvero quasi minacciose.
Rabbrividii e mi aggrappai anche con l’altra mano al braccio di mio marito... se c’era una cosa che detestavo era quella mania capomazdese di far dono alle chiese di oggetti simili: una cosa del genere non si era mai vista a Sygma ed ero certa che mai si sarebbe verificata. Così speravo, almeno!
Per il resto quella chiesa era stata edificata nel più rigoroso stile delle mie terre. Non erano mai molto illuminati gli edifici simili a questo, poiché non era uso a Sygma bucare le pareti con grandi vetrate policrome, si lasciava invece che la luce scivolasse appena nella navata attraverso un'unica apertura, un occhio talvolta circolare e delicatamente ornato, posto esattamente dietro l’altare... E tuttavia, nonostante ciò, percepii subito che l’oscurità che avvolgeva quella pieve non aveva niente a che vedere con gli accorgimenti architettonici che erano stati presi... al contrario era un’oscurità che avvolgeva l’anima di chi vi entrava, era un’oscurità dovuta al dolore e alla sofferenza che la permeava.
E quel silenzio...
Un silenzio opprimente.
Un silenzio tanto pensante alle mie orecchie che, presto, sentii l’esigenza di spezzarlo in qualche modo...
“Che cosa stiamo cercando qui? Cosa vuoi trovare?” domandai quindi ad Icarius.
Lo dissi piano, quasi in un sussurro... e tuttavia la mia voce risuonò per l’aula, altrimenti deserta, come un’invocazione.

Lady Dafne
30-05-2011, 16.13.51
“Dafne…” mormorò “… Dafne… dove sei…? Dafne… dove sei? Dove? Parlami, ti prego! Io… io non vedo nulla... i miei occhi… non ci vedo più!”

Udii quelle parole, le lacrime di gioia si interruppero immediatamente come se si fosse alzata una diga sui miei occhi. Mi sembrò di svenire e mi dovetti sedere sulla branda che c'era lì vicino. Continuai a stringere la mano di Pasuan ed alzai gli occhi verso Mian che era impietrita quanto me. Alzai la mano libera e le feci cenno di stare zitta, poi le indicai la porta sossurrando
"chiama uno dei medici...".

Cercai di ritornare in me, mi avvicinai nuovamente a Pasuan
"Sono qui Pasuan, eccomi! Mi senti?" gli girai la mano passandomi il palmo sul viso, gli baciai i polpastrelli
"Stai tranquillo e non affaticarti ora, respira profondamente.... tranquillo" mi sembrava che si stesse calmando, io cercai di parlare nel modo più dolce possibile
"Hai subito una brutta ferita durante un duello, sei stato diversi giorni tra la vita e la morte, ma sapevo che ce l'avresti fatta! Non ti devi preoccupare per gli occhi, presto starai bene e sarai più forte di prima!" in realtà non ero affatto certa di quello che dicevo ma in quel momento dovevo sembrare convincente
"Lo sai che hai fatto spaventare tutti? Il Capitano, il tuo amico Finiwell, il giovane cadetto, me.... pensati che sono venute persino tua madre e, come avrai già capito, tua sorella. Persino una cara monaca di nome Llamrei si è presa cura di te" gli baciai la fronte, non aveva più la febbre, mi sembrava preoccupato.
Iniziai ad accarezzargli il viso dandogli dei piccoli bacetti sui capelli
"Stai tranquillo amore, vedrai che guarirai presto... vedrai!"

Lady Morgana
30-05-2011, 19.06.15
Ascoltai le parole di Lho e un sorriso si dipinse sulle mie labbra.

Intelligente e sensibile? Io?!?!

"E Voi siete molto gentile, signore."
Mi guardai intorno un po' stupita, non sapevo cosa dire...
Poi la porta si aprì ed un cavaliere comparve sulla soglia.
“Gli uomini di sir August non sono ancora tornati…” disse l'uomo a Lho
“… ormai sono giorni che non abbiamo notizie su lord Icarius e lady Talia...”
“Uscirò io a cercarli…” mormorò Lho “… conosco bene il bosco e la brughiera…” e mi fissò.

Andare a cercare Icarius e Lady Talia nel bosco? Lho, da solo? Ma è pazzo, quest'uomo?!?!

"Signore! Io vengo con lei, signore! Vi prego, lasciatemi venire... Non vi sarò di intralcio, lo prometto. Vorrei soltanto aiutarvi a ritrovare il duca e la granduchessa. Vi prego..."
Lo fissai negli occhi, sperando che mi portasse con lui. Volevo davvero ritrovare Lady Talia ed Icarius, ma ciò di cui avevo davvero bisogno era una passeggita nel bosco, un po' d'aria fresca.
Era ormai da una settimana che non uscivo da palazzo.
Mi alzai da letto e iniziai a prepararmi per uscire, senza aspettare la risposta di Lho.
Andai nella stanza a fianco e mi cambia; indossai dei pantaloni ed una maglia, poi ritornai da Lho e l'altro cavaliere.

Oggi si esce! Finalmente... Non potranno impedirmelo. O almeno spero...

Guisgard
30-05-2011, 19.20.59
Lo stretto corridoio appariva umido e quasi totalmente avvolto in un buio nel quale sembravano prendere forma inquiete sensazioni ed ancestrali paure.
La ragazza lo attraversò silenziosa, fino a scorgere una soffusa luce, incerta e tremolante.
Giunse così in una stretta celletta, illuminata solo da due candele poste sopra un tavolo.
“Ti attendevo…” disse la misteriosa figura avvolta in un lungo mantello.
“Siete voi l’uomo di lord Cimarow?” Chiese Aytli.
La figura accennò una lieve risata.
“Sono giorni che attendiamo notizie da Capomazda… perché questo silenzio?” Domandò Aytli.
“Ho inviato un mio messo proprio il giorno pattuito…”
“Non è mai giunto al castello dei Cimarow.”
La figura, col capo celato sotto uno spesso cappuccio, restò in silenzio.
“Attendevamo la notizia dell’incoronazione dell’ultimo dei Taddei per far partire l’attacco decisivo…” continuò Aytli.
“Purtroppo il mio uomo è stato scoperto” rispose la figura “svelando così il nostro piano… non potevo agire, sarebbe stato troppo rischioso… non potevo fare altro che attendere…”
“Il tempo è prezioso.”
“I grandi uomini sanno dominare il tempo” replicò la misteriosa figura “e con esso gli eventi… quella donna… è giunta al castello?”
“Melisendra!” Esclamò Aytli.
“E’ stata inviata da lady Talia.... quella sciocca ragazza di Sygma vuole usarla come occhio ed orecchio nel vostro castello… ma ero certo che Gouf non sarebbe caduto in questa trappola… l’avete uccisa, vero?”
“Quella maledetta!” Gridò Aytli. “Sapevo che nascondeva qualcosa! E’ riuscita a guadagnarsi la fiducia in tutti, ma non la mia!”
“Vuoi dire che è ancora viva? Come avete fatto ad essere così imprudenti? Quella maledetta incantatrice è riuscita a giocarvi tutti! Non immaginavo che Gouf fosse così sciocco!”
Aytli masticò amaramente.
“Forse a quest’ora avrà già trovato il mondo di avvertire la sua padrona del tuo arrivo qui! Devi lasciare subito Capomazda e tornare al castello… lì poi smaschererai quella donna e la farai condannare a morte!” Prendi questo…”
Le diede un Taddeo d’argento col volto di Icarius incoronato da un lato e la Croce dall’altro.
“Così Gouf capirà che l’incoronazione è avvenuta…”
“Come fate a conoscere Gouf così bene?” Chiese Aytli.
“E’ una lunga storia…” mormorò la figura “… ora va, non c’è più tempo…”
Un attimo dopo Aytli uscì da quella celletta.

Guisgard
30-05-2011, 19.50.53
“Pasuan, sono qui, mi senti!” Disse Mian a suo fratello. “Davvero non riesci a vedermi? Forse è perché hai ripreso solo ora conoscenza…”
Pasuan non rispose nulla e con la mano toccava ed accarezzava il volto di Dafne.
“Dafne… sei tu… sei qui…” sussurrò.
In quel momento ritornarono Finiwell e la madre di Pasuan e subito si abbandonarono alla gioia provocata dal risveglio del cavaliere.
Ma un attimo dopo lo sconforto li prese.
“Come sarebbe che non ci vedi?” Stupito Finiwell.
“E’… così…” rispose Pasuan.
Seguì un momento di silenzio nella stanza.
“Beh, vedrai che è solo una cosa momentanea, amico mio…” sorridendo Finiwell.
Si voltò poi verso Dafne e fece un gesto come a volerla rincuorare.

Guisgard
30-05-2011, 20.05.50
Lho fissò Sayla.
“E sia, verrai con me!” Disse sorridendo. “Attenderò nel cortile che tu sia pronta.” Ed uscì dalla stanza.
Ma appena fuori notò subito il clamore e la disperazione che regnavano nel palazzo.
“Cosa accade?” Chiese ad uno dei servi.
“Una tragedia!” Gridò questi. “Sua signoria… è terribile!”
“Cosa è successo a sua signoria? Parla!”
“Sir August... l’ha ritrovato… morto nella brughiera!”
A quelle parole Lho corse fuori nel cortile.
Il cadavere era stato posto su un lettino e molto uomini lo circondavano.
Lho si fece spazio con vigore e fissò il corpo senza vita di Icarius.
Ad un tratto spostò alcuni brandelli del suo abito e controllò il petto dell’Arciduca.
“Questo non è il corpo di lord Icarius!” Sentenziò.
“Come sarebbe?” Chiese August. “Come fate a dirlo?”
“La cicatrice che sua signoria si procurò al Gorgo del Lagno qui non c’è… quest’uomo non è lord Icarius.”

Guisgard
30-05-2011, 20.15.22
Icarius e Talia cominciarono ad avanzare verso l’altare.
Le loro mani erano strette, come a volersi dar forza a vicenda.
“C’è qualcosa qui…” disse lui “… qualcosa di antico ed inesorabile… come il peccato… qualcosa che sembra volerci tormentare… ed io voglio scoprire di cosa si tratta…”
All’improvviso l’attenzione di lui cadde su una delle statue che occupavano le nicchie laterali.
Era quella di Santa Lucia e recava, alla base, un’iscrizione:

“Cerca nelle angosce della Santa ciò che ti tormenta, XIII, 3”

“Che strane parole…” mormorò Icarius “… sembrano un estratto, una citazione da qualcosa… le angosce della Santa…” ripeté “… cosa vorrà mai significare?”

Lady Dafne
30-05-2011, 20.31.40
Risposi allo sguardo di Finiwell poi mi rivolsi a Pasuan
"Ti lascio un momento con tua madre e Mian va bene? Stai tranquillo e non affaticarti! Forse hai solo bisogno di dormire un pochino e quando ti sveglierai inizieriai a vedere e più passerà il tempo e meglio vedrai. Sei stato colpito alla schiena, non alla testa o agli occhi quindi guarirai di sicuro. Te lo prometto" gli strinsi forte la mano e lo baciai con molto trasporto, c'erano lì altre persone ma non me ne importava nulla, pensavo solo a far sentire al mio uomo che io ero lì con lui e che ci sarei rimasta, qualsiasi cosa il futuro ci riservasse.

Mi avvicinai poi a Finiwell, parlai piano per non essere sentita da altri orecchi
"Finiwell, che ne dite? C'ero anch'io e c'eravate voi, non è stato colpito agli occhi, perchè non riesce a vedere? Forse sarebbe il caso di chiamare subito uno dei medici, avevo mandato Mian ma non mi ha ascoltata. Poi ha bisogno di pace e qui siamo in troppi, come fa a guarire se deve dare retta a tutti?! E poi quel Lyowell, quell'assassino, quel farabutto, io voglio che lo impicchino, voglio che sia esposto alla gogna, voglio....." mi interruppi e scoppiai in un pianto a dirotto, era la tensione nervosa accumulata in tutti questi giorni di veglia dentro quella stanza. Istintivamente mi appoggiai alla spalla di Finiwell e continuai a piangere, in silenzio, ma disperatamente.

Melisendra
30-05-2011, 21.13.56
Per un attimo un brivido mi percorse la schiena, quando vidi Gouf sporgersi sul pozzo stringendo Uriel. Scacciai quel cupo pensiero.
Sorrisi nel vederli insieme. Gouf sembrava un po' impacciato e mi accorsi che Uriel guardava con bramosia la spada appesa al suo fianco. A quanto pare non c'era scampo dal proprio destino.
Mi ero spesso augurata che Uriel coltivasse un'inclinazione più meditativa, avrei perfino accettato, in un futuro, di vederlo intraprendere una vocazione religiosa... ma sentivo che non sarebbe mai successo. Percepivo una vitalità e una determinazione molto forti, una mente acuta, forse fin troppo.
Stando così vicino a lui avevo sentito che il suo dono si era svegliato, forse precocemente, non ricordavo di aver mai usato i miei poteri a un'età tanto giovane. A dispetto di quell'aria timida, sentivo che stava già apprendendo come usarli.
Mi augurai che la disciplina insegnatagli nella casa di Sir Geoffrey e Adele fosse stata tanto forte da impedirgli di sperimentare i suoi poteri in modo indiscriminato. Perfino io avevo una sorta di rispetto quando mi accostavo ai pensieri e alla mente delle persone.
Uriel rise e io mi distrassi da quei pensieri.
Gli sorrisi e mi avvicinai a lui. Gli sfiorai la fronte, scomponendogli ulteriormente i riccioli.
Guardai Gouf negli occhi, cercando di indovinare cosa provasse, in quella marea di nuove sensazioni.

Lady Morgana
30-05-2011, 21.32.03
Guardai Lho stupita. Non pensavo che mi avrebbe lasciato andare con lui così facilmente.
Mi disse di raggiungerlo nel cortile appena fossi stata pronta così, quando Lho e il cavaliere lasciarono la stanza, frugai tra i miei vecchi abiti e trovai il mio pugnale e le varie erbe velenose e curative.
Infilai il pugnale nella cintura e le varie erbe in una sacca.
Poi guardai in un armadio in cui, qualche tempo prima, un'anziana serva aveva disposto dei vestiti. Presi quidi un lungo mantello di velluto blu come la notte e lo indossai, poi corsi nel corridoio.
In tutto il castello regnava il caos, ma fortunatamente scorgevo ancora la figura di Lho, che correva verso il cortile.
Lo seguii e lo vidi gettarsi sul cadavere di un uomo dal volto sfigurato, con indosso i vestiti di Icarius.
Guardai preoccupata Lho strappargli le vesti, cercando un qualcosa che non trovò, poi il silenzio.
“Questo non è il corpo di lord Icarius!” Sentenziò Lho
“Come sarebbe?” Chiese colui che aveva trovato il corpo. “Come fate a dirlo?”
“La cicatrice che sua signoria si procurò al Gorgo del Lagno qui non c’è… quest’uomo non è lord Icarius.” rispose Lho.
Tirai un sospiro di sollievo, ma subito realizzai che, se quell'uomo che giaceva morto in cortile non era lord Icarius, allora egli era ancora nella brugheria con sua moglie e tutti e due erano in grave pericolo.
Feci alcuni passi in avanti e fortunatamente riucii a crearmi un varco tra la folla di curiosi che stavano accalcati intorno al cadavere.
Cercai Lho con lo sguardo e quando lo trovai, mi avvicinai il più possibile a lui per non farmi udire dalla gente accorsa, saputa la notizia.
"Signore, capisco che qui sono tutti molto confusi per ciò che è accaduto, lo sono anch'io! Ma l'arciduca e sua moglie sono ancora nella brugheria e noi dobbiamo trovarli e salvarli, prima che facciano la stessa fine di questo pover uomo..."
Mi tirai il cappuccio del mantello fin sopra la testa, mi girai e sparii tra la folla, per poi addentrarmi nel bosco alla ricerca dei due sposi...

Talia
31-05-2011, 00.25.46
Icarius e Talia cominciarono ad avanzare verso l’altare.
Le loro mani erano strette, come a volersi dar forza a vicenda.
“C’è qualcosa qui…” disse lui “… qualcosa di antico ed inesorabile… come il peccato… qualcosa che sembra volerci tormentare… ed io voglio scoprire di cosa si tratta…”
Mi voltai e lo osservai per un momento...
“Gyaia mi ha detto che nessuno dei Taddei può trovare l’amore o la morte verrà a prenderlo...” riflettei ad alta voce, trattenendo a stento l’ennesimo brivido di orrore “Ha detto che così era e così doveva essere... ma non mi ha detto il perché! E tuttavia... questa chiesa, che pare essere al centro di tutto, fu costruita proprio per lei, ed è perciò che rispecchia lo stile di Sygma. Perché lei veniva da quella terra... proprio... proprio come me!”
Per qualche ragione, pronunciai quell’ultima frase quasi senza fiato.
Sapevo che Gyaia era di Sygma, lo sapevo da molto tempo... però, difficile da spiegare, era come se dirlo a voce alta mi facesse un effetto diverso.

All’improvviso l’attenzione di lui cadde su una delle statue che occupavano le nicchie laterali.
Era quella di Santa Lucia e recava, alla base, un’iscrizione:

“Cerca nelle angosce della Santa ciò che ti tormenta, XIII, 3”

“Che strane parole…” mormorò Icarius “… sembrano un estratto, una citazione da qualcosa… le angosce della Santa…” ripeté “… cosa vorrà mai significare?”
Tornai a guardarlo di scatto... per un momento i miei pensieri mi avevano condotta via da lì, lontana... mi avevano condotta per vie misteriose e terribili, vie delle quali ancora non sapevo distinguere bene i contorni...
Le parole di Icarius mi riportarono in quella chiesa e anche io osservai per un momento quell’iscrizione...
“Già!” mormorai “Aveva colpito anche me, la prima volta che ci sono venuta... Le angosce della Santa... Quelle angosce e quei tormenti che ella ha superato grazie alla sua Fede e al suo amore...”
Riflettei per un momento in silenzio, poi un’idea mi colse...
“Hai detto che Izar tiene dei libri nascosti in biblioteca... forse su quei volumi c’è qualcosa, dunque! Di che cosa si tratta? Li hai visti?”

Guisgard
31-05-2011, 00.45.46
Gouf fissò Melisendra negli occhi.
Occhi bellissimi, di un verde luminoso e profondo.
Erano lì, l’uno accanto all’altra, col piccolo Uriel tra loro.
Gouf la guardò senza dire nulla, ma solo accennando un lieve sorriso.
“Come è grande questa spada!” Disse il bambino toccando l’arma di Gouf. “Hai una spada perché sei un cavaliere, vero?”
Gouf lo guardò annuendo.
“Come si diventa cavaliere?”
“Perché vuoi saperlo?” Domandò Gouf al bambino.
“Perché da grande voglio diventare anche io un cavaliere…” rispose Uriel “… come te…”
Gouf allora estrasse dal cinturone un bellissimo pugnale.
Aveva sull’impugnatura lo stemma del gufo.
Lo adagiò sul terreno e vi posò sopra una massiccia pietra.
“Ecco…” indicando quella pietra “… verrai qui ogni giorno e cercherai di spostare questa pietra per recuperare il pugnale… e quando sarai abbastanza forte per riuscirci, potrai definirti pronto.”
Uriel lo fissava rapito.
“E quando porterai quel pugnale davanti ad un re, stanne certo che sarai proclamato cavaliere.”
Il bambino sorrise e fissò incantato quella pietra, sotto la quale si nascondeva quel meraviglioso pugnale.

Morrigan
31-05-2011, 01.04.34
Si svegliò avvolta dal tepore.
Allungò la mano a stringere le coperte e le sue dita accarezzarono una stoffa diversa. Aprì gli occhi e riconobbe il mantello che aveva slacciato a Guisgard la sera prima. Si domandò come fosse finito lì, poi si accorse che era stato steso con cura a coprirle tutto il corpo. A quel pensiero l'assalì una strana emozione che lei non sapeva decifrare... l'unica cosa che riuscì a distillare da quei pensieri confusi fu un sentimento di dolcezza. Cercò Guisgard con lo sguardo e vide che dormiva ancora, sistemato malamente sulla scomoda panca, e pensò che in fondo c'erano ancora tante cose da scoprire su quell'uomo, e in definitiva tante cose da apprezzare.
Si sollevò dal letto cercando di non fare rumore. Raccolse i suoi vestiti e li indossò in fretta, prima che lui potesse destarsi. Quindi gli andò vicina, si inginocchiò presso di lui e per un istante lo spiò mentre dormiva.
Il sonno, pensò, rivela tante cose... è il momento in cui tutti noi siamo indifesi come bambini, esposti inconsapevolmente agli sguardi altrui... e quanlche volta un brandello della nostra anima sfugge dalle labbra, rivelando i nostri pensieri, i nostri sogni e i nostri desideri...
Ripensò a quel bambino che aveva visto nella visione, quel bimbo tanto amato... sorrise, e con un dito gli scostò piano una ciocca di capelli dal volto, quindi si ritrasse un po', scostandosi da lui.

"Ehi, marito pigrone!" esclamò con voce scherzosa e tenera al contempo "Ormai abbiamo perso le Lodi mattutine, ma se dormi ancora un po' perderemo anche il nostro diritto di visita alla biblioteca!"

E con una leggera risata tornò a fissarlo, attendendo che si svegliasse.

Guisgard
31-05-2011, 01.14.14
“Gyaia…” disse Icarius “… la principessa di Sygma e moglie di lord Ardeliano…”
Si voltò verso Talia quasi turbato.
“Sembra che qualcosa di misterioso attraversi e frequenti i tuoi sogni…” mormorò “… qualcosa che pare aver avuto origine proprio con Ardeliano e Gyaia… e che quindi è legato anche noi due…”
Fissò poi la statua di Santa Lucia.
“Si, quei libri che Izar tiene nascosti… forse hai ragione… possono essere un tassello mancante in questo oscuro mosaico… appena a Capomazda li consulteremo…”
Ad un tratto i due udirono dei rumori provenire dalla navata.
Qualcuno, un attimo dopo, uscì dal vecchio confessionale che si trovava subito prima del presbiterio.
Un’austera ed elegante figura, dal nobile portamento e dai modi aggraziati, apparve davanti a loro.
Poi, con un gesto delicato scostò il velo che la copriva e svelò il suo volto.
Si mostrò una bellissima giovane donna.
Era una creatura pallida e bionda, dai tratti dolci e dagli occhi di un caldo azzurro.
Le labbra erano vellutate come pesche e risaltavano su quel suo pallore d’alabastro, mentre i capelli, inanellati e dorati, scendevano delicatamente sulle spalle, conferendo a quella visione candore e grazia.
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Melisendra
31-05-2011, 01.21.59
Con un piccolo sbuffo, lanciai a Gouf un'occhiata di rimprovero.
Lo osservai. Ora sembrava a suo agio con Uriel.
Mi domandai se fosse davvero al sicuro lì, nascosto a Poggio del Sole, che sembrava non risentire dei venti di guerra che soffiavano non molto lontano.
Avrei dovuto portarlo via? Di nuovo?
"Ci sarà tempo per questo..." gli dissi, scrutandolo con un sorriso. "Dovrai imparare molte cose prima... soprattutto che i cavalieri rispondono a un Codice d'Onore. Sono certa che ne avrai sentito parlare da Sir Geoffrey..." Gli sorrisi e mi sedetti con lui.
"Sei il mio tesoro più grande, Uriel..." accarezzai la spada di legno e gliela porsi. "Vorrei che tu potessi venire con me, sai? Ma ancor di più desidero che tu sia al sicuro... capisci?" Una folata di vento ci scompigliò i capelli.
Improvvisamente una sensazione che non mi era nuova mi attraversò, rapida come un'ombra. Percepii qualcosa nell'aria. Lui... è come se fosse stato qui... pensai frastornata.
Cercai di dominarmi e mi rivolsi al piccolo seduto accanto a me. "Tesoro... è venuto qualcuno a trovarti, di recente? Qualcuno che sembrava conoscerti?"
Con calma mi scostai i capelli dalla fronte.

Guisgard
31-05-2011, 02.00.51
“E’un torneo…” disse preoccupata Rasyel “… ed io odio questa tua stupida mania di misurarti contro tutto e tutti!”
“Calmati ora…” tentando di abbracciarla Ardross “… non è un torneo, ma solo una singolar tenzone… e forse il mio avversario neanche si presenterà...”
“Chi è quella donna? E’ bella, rispondi?”
“Si, è molto bella...”
“E ti piace, vero?” Gridò lei. “Ti odio! Spero che ti infilzino a quel duello!”
“Si, è bellissima...” abbracciandola lui “… ma non abbastanza da farmi passare la voglia di te…”
“Lasciami! Non mi toccare!”
“Sai che ti amo, vero?” Facendosi serio lui. “E che tornerò sempre da te?”
“Giuramelo…”
“E tu mi aspetterai?”
“Sempre... sempre... questa è la mia sciagura…” sospirò lei.
Ed un baciò legò i due amanti durante quel loro ultimo incontro…

Guisgard si svegliò di colpo.
Restò un attimo ancora in balia di quel sogno, per poi voltarsi verso Morrigan.
Lei lo fissava con quei suoi grandi occhi scuri ed un luminoso sorriso.
Il cavaliere si massaggiò la testa e poi saltò su da quella panca.
“Si…” con tono serio “… scendiamo… la biblioteca ci attende…”

Morrigan
31-05-2011, 02.11.19
Morrigan annuì e subito si levò in piedi.

"Però vorrei almeno sapere cosa stiamo cercando di preciso. Due paia d'occhi sono meglio di uno... posso aiutarti..."

Talia
31-05-2011, 02.15.40
Guardai la statua con lui...
“E comunque... perché li nasconde? Che bisogno c’è nella biblioteca del palazzo?”
Lo dissi quasi sovrappensiero... mentre tra me e me mille idee si accalcavano.
Poi quel rumore...
Mi voltai di scatto e vidi quella figura fare qualche passo nella navata.
Lanciai un’occhiata allarmata a mio marito, stringendo la sua mano ancora di più, poi tornai a guardare quella figura...
Eppure la paura che mi aveva colta nel sentire quel rumore se ne andò presto e io rimasi in silenzio, immobile... con la curiosa sensazione di aver già visto quella donna... ma dove?

Guisgard
31-05-2011, 02.19.34
“No, non è venuto nessuno…” disse Uriel “… nemmeno l’uomo dei sogni…”
Gouf restò turbato.
“Quale uomo?” Chiese. “Hai forse sognato qualcuno ultimamente?”
“Si, l’uomo col cappuccio…” rispose Uriel mentre gironzolava attorno alla grossa pietra che nascondeva il pugnale di Gouf.
“Che uomo? Com’era?”
“Non lo so…” scuotendo la testolina Uriel “… non lo vedo mai in viso… resta fermo mentre io lo guardo dalla finestra… mi chiama, ma poi vedo la signora” indicando Melisendra “che si avvicina e chiude la finestra…”
Gouf allora fissò inquieto Melisendra.
Il Sole era ormai tramontato e la sera aveva avvolto il Poggio del Sole.
In quel momento li raggiunse Adele.
“Perdonatemi, milady…” disse “… ma credo sia ora che il bambino vada a letto…”

Guisgard
31-05-2011, 02.26.30
“Cerchiamo le tracce del passaggio, in questo convento, di una donna…” disse Guisgard “… una donna particolare… il suo nome è… Rasyel… aveva con sé un bambino…”
Si allacciò il mantello e le fece cenno di andare.
Uscirono dalla stanza e raggiunsero il priore.
Questi, come aveva promesso, accompagnò i due nella biblioteca ed andò via.
Ma Guisgard e Morrigan non erano soli in quel luogo.
Uno dei frati era impegnato a copiare alcuni codici che sembravano essere molto antichi.

Morrigan
31-05-2011, 02.37.43
Rasyel... quel nome cominciò ad aleggiare nella sua mente.
Era sicura di non averlo mai udito, ma al contempo era come se le fosse già noto. Cercò di scavare nella memoria, ma non ne ottenne che un vago eco che si disperdeva... e quel bambino...

... Sei la mia gioia, Guisgard… la mia unica e sola gioia, ma sufficiente per rendermi la donna più fortunata del mondo...

In quell'attimo si scoprì a guardare Guisgard con vivo stupore... e se fosse... avrebbe senso, dopo tutto...
Ma tenne quella domanda per sè e si affrettò a cancellare la sorpresa dal suo volto prima che Guisgard potesse accorgersene e interrogarla.
Assunse nuovamente il contegno da mogliettina ubbidiente, e stando attenta a camminare sempre un passo dopo di lui, lo seguì nella biblioteca, dove uno dei frati era intento a copiare un antico codice.
Fingendosi intimorita, si strinse al braccio di Guisgard, per potergli parlare senza essere udita.

"Possiamo cercare la donna," gli bisbigliò all'orecchio "ma questa ricerca potrebbe prenderci giorni e giorni, dal momento che non conosciamo la bibliteca. Non sottovalutare il dono che ti ho fatto... se questa donna è venuta qui non molti anni fa, forse c'è ancora qualche vecchio frate che si ricorda di lei... usa il medaglione, Guisgard, e ruba i suoi ricordi! I fogli di carta possono essere molto taglienti, se dovesse occorrerti una goccia di sangue..."

Guisgard
31-05-2011, 02.56.27
Con un gesto delicato la misteriosa donna accese una candela, ponendola poi davanti alla statua di Santa Lucia.
“Salute a voi, milady…” disse Icarius, tenendo sua moglie per mano come a volerla tranquillizzare “… non vi abbiamo sentita entrare… in verità pensavamo di essere soli in questa pieve…”
“Non sono entrata dopo di voi…” voltandosi lei “… ero già qui al vostro arrivo… stavo confessandomi… lo faccio sempre ogni Venerdì, ma essendo Maggio consacrato alla Vergine Maria capita spesso che venga a rendere conto dei miei peccati anche in altri giorni durante questo mese…”
“Allora forse abbiamo disturbato, senza volerlo, la vostra confessione, milady…”
“No…” freddamente lei “… avevo quasi terminato…”
Icarius guardò il confessionale, cercando di scorgere il confessore, ma non vi era nessuno.
“Come mai vi trovate qui da sola?” Chiese. “Non mi sembra un posto adatto per una dama.”
“Sono nelle mie terre e nulla può accadermi.”
“Le vostre terre?” Ripeté Icarius. “Non sapevo che la brughiera appartenesse a qualcuno…”
“Qui vi domina la mia famiglia da molte generazioni e questa pieve appartiene al mio casale.”
A quelle parole Icarius si voltò meravigliato a fissare Talia.

Talia
31-05-2011, 03.35.10
Il sangue mi si gelò nelle vene quando udii le parole della donna.
...quella pieve apparteneva al suo casale?...
...era nelle sue terre?...
Mi voltai verso Icarius e incrociai il suo sguardo meravigliato...
Gli strinsi la mano un momento, allora, pensando... poi gli rivolsi un minuscolo sorriso complice e mi voltai verso la donna, avevo deciso di stare al gioco...
"Milady..." mormorai, in tono sommesso e appena percepibile "Perdonatemi se oso... ma io e mio marito siamo giunti da poco in queste terre e non conosciamo ancora i suoi usi e la sua nobile storia... Forse voi potreste, in virtà di quella santa clemenza che anima i vostri occhi, essere tanto generosa da venirci incontro e dirci chi sia il nobile signore di queste terre e dove egli dimori?"
La mia voce si dissolse nell'aria, leggerissima, e io sommessamente abbassai gli occhi...

Guisgard
31-05-2011, 04.04.25
La misteriosa dama fissò quasi risentita Talia.
“Pretendete da me di conoscere il nome di chi domina queste terre…” disse “… eppure celate, o tentate di farlo, i vostri nomi!”
Icarius osservò con attenzione quella donna senza intervenire.
“Venite qui ed entrate nelle mie terre, nella mia pieve” continuò lei “e nascondete la vostra identità come volgari fuorilegge!”
“Milady, noi…” tentò di dire Icarius.
“Voi siete lord Icarius, signore di Capomazda” lo interruppe lei “e questa donna è vostra moglie lady Talia di Sygma!”
“Come fate a conoscere i nostri nomi?” Domandò Stupito Icarius. “Al borgo non ci ha riconosciuto nessuno!”
“Conosco la vostra stirpe e le sue miserie!” Esclamò lei. “Gente senza amore e senza pace! Se chi comanda terre e uomini è incapace di trovare la propria felicità, come può rendere felice il proprio popolo?”
“Sembrate conoscere molto bene la storia della mia famiglia, milady…” mormorò Icarius “… ora però dovreste rivelarci il vostro nome, mia signora…”
“Sono lady Layla e questa pieve è nei miei domini! La vostra stirpe ne perse il possesso secoli fa! E qui, ora, quelli come voi non sono benaccetti! Non più!”
“Forse sarà meglio andare, Talia…” fece Icarius “… perdonate l’intrusione, milady… i miei omaggi…”
“I miei cavalieri controllano la brughiera e trovandovi a vagare in essa vi assaliranno…” disse la donna “… non sareste dovuti venire qui... ormai è tardi per voi…”

Guisgard
31-05-2011, 04.52.39
Finiwell accarezzò il capo di Dafne teneramente.
“Si, è stato ferito alle spalle…” disse “… per questo sono curioso di ascoltare il parere dei medici… tutto ciò è molto strano…”
Gettò uno sguardo sul suo amico ed un senso di angoscia lo prese.
“Quanto a quel Lyowel…” mormorò “… ora è in gattabuia e presto sarà processato per aver violato la legge ed il codice cavalleresco.”
Chiamò poi Cavaliere25:
“Ragazzo, va a chiamare un medico e digli di venire subito qui. Va e fai in fretta!”
Fissò nuovamente Dafne.
“Damigella, tutti noi saremo vicini a Pasuan… sua madre, sua sorella, io, Cavaliere25 e tutti i suoi compagni… ma è di voi che ha particolarmente bisogno… solo da voi potrà trarre la forza per guarire… il cuore è il punto di forza di ogni vero cavaliere… solo con esso si possono compiere le imprese più grandi e superare le prove più difficili… è il cuore che rende tale un cavaliere… e quello di Pasuan, damigella, appartiene a voi…”

Guisgard
31-05-2011, 05.04.12
Lho e Sayla lasciarono il palazzo prima e Capomazda poi.
Giunsero presso il grande bosco, spingendosi poi quasi ai confini della brughiera.
“Meglio stare all’erta…” disse Lho “… il cadavere di quello sventurato che sir August aveva creduto essere sua signoria è una prova che in queste terre sta succedendo qualcosa… la ferocia con cui quell’uomo è stato ucciso ci impone di essere cauti…”
Proseguirono lungo il sentiero, quando udirono un rumore di armi.
Giungendo in una radura, videro due cavalieri intenti a combattere.
Si battevano animatamente, senza risparmiarsi.
“Messeri!” Gridò Lho.
Ma i due non accennavano a fermarsi.
“Scorterò io milady in chiesa per il Primo Venerdì del mese!” Urlò uno dei due.
“Non potrai, perché io ti renderò un cadavere prima di Venerdì!” Replicò l’altro.
Le loro corazze avevano ammaccature e tagli ovunque, dai quali sgorgava sangue.
Eppure, nonostante quelle ferite, i due non smettevano di combattere, come se fossero animati da un odio profondo ed insanabile.
Lho allora fece cenno a Sayla ed i due ripresero il cammino.
Continuarono a seguire il sentiero, quando ad un tratto Lho si guardò intorno perplesso.
“Eppure ho la strana sensazione che stiamo girando in tondo…” mormorò.
Poco dopo, a conferma di quella bizzarra sensazione, Lho e Sayla si ritrovarono di nuovo nella radura in cui i due cavalieri si stavano battendo.
Ma ora quei due contendenti erano accasciati al suolo, senza vita e con i corpi flagellati dal loro reciproco ed innaturale odio.
“Che incanto è mai questo?” Si domandò Lho, mentre un sinistro silenzio era calato attorno a loro.

Guisgard
31-05-2011, 05.08.58
Guisgard e Morrigan cominciarono a cercare tra i volumi impolverati ed i codici consumati dal tempo.
L’oblio e l’umidità avevano danneggiato molti preziosi scritti e diverse inestimabili incisioni.
Guiagard, ricordandosi le parole di poco fa di Morrigan, fissava continuamente il suo medaglione, come se cercasse in esso risposte ed aiuti.
Restarono nella biblioteca diverse ore, fino a che avvertirono stanchezza e scoramento.
Ad un tratto il frate intento a copiare gli scritti si alzò ed uscì dalla sala.
Ma da uno dei volumi posti sul suo scrittoio si notò sporgere qualcosa.
Un foglio.
Guisgard si avvicinò e lo aprì:

“Lord Rauger ha imposto a voi fratelli di non concedere ulteriore ospitalità a quella donna e al suo bambino.
In ballo vi è qualcosa di grande, fratelli, qualcosa intimamente legato alle sorti del ducato di Capomazda.
Un bambino illegittimo è una sciagura in tempi difficili come questi.
Se un giorno dovesse avanzare diritti nessuno potrebbe muovere obiezioni.
Lord Ardross non potrà divenire Arciduca fino a quando non avrà lasciato quella donna.
Questa è la volontà di sua signoria.
Alcuni cavalieri stanno giungendo da Capomazda e ad essi consegnerete quella donna ed il suo bambino.
Saranno poi condotti a nord, in una località segreta e sconosciuta per restarvi fino al dì della morte.”

Abate Ravus.

Guisgard strinse nel pugno quel foglio per la rabbia.
“Maledizione…” mormorò “… perché? Perché?”

Lady Morgana
31-05-2011, 07.18.17
Io e Lho ci inoltrammo nel bosco, seguendo lo stretto sentiero.
Dopo poco arrivammo in una radura ove vedemmo due cavalieri combattere tra loro, contendendosi una dama.
Lho tentò di fermarli, ma senza successo; mi fece quindi cenno di proseguire.
"Io non capisco perchè i cavalieri debbano ricorrere alla spada ogni qualvolta che si presenta una discordia..."
Continuammo il nostro cammino seguendo lo stretto sentiero, ma...
“Eppure ho la strana sensazione che stiamo girando in tondo…” mormorò Lho.
"Già... anche io... guardate!"
In lontananza si intravedeva la radura in cui poco prima si sfidavano i due cavalieri, ma il clangore delle spade era cessato; ci avvicinammo e vidi i corpi dei due combattenti, accasciati a terra senza vita.
"Si sono uccisi l'un l'altro... e solo per accompagnare una dama in chiesa?"
Ero sbigottita. Non pensavo che i cavalieri che dovrebbero rispettare un rigido codice d'onore arrivassero a tanto.
Tornai a guardare Lho, che continuava a guardarsi intorno come se tutto ciò che vedevamo fosse irreale.

In effetti, noi abbiamo sempre seguito il sentiero... ma questo ci ha riportati esattamente qui... Che cosa sta succedendo?

“Che incanto è mai questo?” moromorò Lho.
Uno strano silenzio scese sulla radura, come fosse un segno, un cattivo presagio. Mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa; ma non trovai niente.
"Non lo so, Signore, ma come faremo a ritrovare sua signoria, se non riusciamo a spostarci da qui? Io... potrebbero essere in grave pericolo! Dicevate di conoscere bene questo bosco..."
Così dicendo mi avvicinai ai corpi dei due cavalieri ormai senza vita, per capire a quale casata appartenessero.
"Signore, avvicinatevi. Voi avete mai visto uno stemma del genere?"

Talia
31-05-2011, 16.51.51
Rimasi sorpresa dalle parole di quella donna... per un attimo, vedendola comparire tra le ombre di quella chiesa, avevo quasi creduto si trattasse appena di un’apparizione, uno delle decine di fantasmi sfocati e terribili che tormentavano i miei sogni da qualche tempo...
E invece quella risposta... risentita, dura, altera...
Per un attimo mi lasciò senza parole!
Fu allora che Icarius intervenne...
Fu estremamente gentile e garbato con lei e le rispose con assoluta cortesia anche quando lei, avanzando diritti che non sapevo quanto fossero fondati, ci mise praticamente alla porta.
Mi seccava contraddire o contrastare mio marito, così chinai appena la testa e lasciai che mi conducesse verso l’uscita...
Poi le ultime parole della donna ci raggiunsero, quando eravamo già distanti di parecchi passi...

“I miei cavalieri controllano la brughiera e trovandovi a vagare in essa vi assaliranno…” disse la donna “… non sareste dovuti venire qui... ormai è tardi per voi…”

Mi bloccai esattamente dove mi trovavo e mi voltai a guardarla.
Rimasi in silenzio per molti minuti... i miei occhi fiammeggiavano, tremavo di indignazione e di sdegno... se c’era una cosa che da sempre mi era stata criticata e che mio padre e i miei precettori avevano tentato con ogni mezzo di reprimere, era la mia impulsività... tuttavia ogni loro tentativo era sempre stato, purtroppo, vano.
La mia mano strinse quella di Icarius ancora per un istante, tentai di dominarmi ma forse ci riuscii solo in parte: la lasciai scivolare lentamente e tornai indietro di qualche passo, verso quella donna...
“E’ tardi per noi?” mormorai... il mio tono era basso e tagliente “Che cosa intendete dire? Ci state forse minacciando, signora? O è ad altri tipi di minacce che fate riferimento?”
La osservai per un lungo istante in silenzio e, quando poi tornai a parlare, il mio tono si era fatto doloroso...
“Siamo in mezzo ad una guerra, milady, se non lo sapete. E siamo perseguitati da una sorta di maledizione cui tutti alludono senza tuttavia trovare il coraggio per parlarne... una maledizione che pare voglia dividerci solo perché infine ci siamo trovati! E voi... voi credete davvero di poterci impressionare con le vostre parole?”
Ero ferita e offesa, era arrabbiata, ero stanca ed ero spaventata...
Tornai sui miei passi, raggiunsi Icarius e mi strinsi a lui, come a cercare conforto... poi sollevai gli occhi e lo guardai...
“Perdonami!” mormorai “Andiamo, se vuoi!”

Lady Dafne
31-05-2011, 17.22.56
"Il cuore di Pasuan mi appartiene... e il mio appartiene e lui!" risposi "Siete un buon amico Finiwell, Pasuan vi vuole molto bene e di conseguenza io ne voglio a voi. Grazie di cuore!" non resistetti e abbracciai quel cavaliere un po' rude ma semplice con trasporto amichevole.
Mi voltai verso il letto di Pasuan, mi sembrava stanco, sua madre e sua sorella non facevano che fargli domande. Decisi di intervenire
"Mie care, vi chiedo perdono, credo che Pasuan abbia bisogno di riposo ora. Sta per arrivare il medico, lasciamolo un po' solo, venite..." cercai di allontanarle dal letto, mi rivolsi a Pasuan:
"Caro, tra poco sarà qui il medico, noi aspettiamo fuori. Devi riposare se vuoi riprendere le forze! Se hai bisogno di qualcosa non devi far altro che chiamarmi e arrverò subito. Appena starai meglio c'è qualcuno che ti vuole salutare, sai? Prova ad indovinare di chi si tratta..." mi sembrò che i lineamenti del suo volto si distendessero accennando un sorriso. Lo baciai sulla fronte, sul naso ed infine sulla bocca. Gli presi la mano affinchè potesse accarezzarmi il viso. Poi mi allontanai...

Melisendra
31-05-2011, 18.49.40
L'uomo col cappuccio... raggelai. Come era possibile?
Mi scossi quando sentii la voce di Adele.
"Ma certo..." le risposi e mi rivolsi a Uriel, "Dormi bene, piccolo..." mi avvicinai per dargli un bacio sulla guancia e gli sussurrai "mi prometti di non pasticciare troppo con i sogni?"
Mi rialzai e strinsi le mani di Adele. "Non so come ringraziarvi, mia signora... è... davvero meraviglioso!"
Ero agitata, in realtà. Poteva averci trovato. Certamente, se era entrato nei sogni di Uriel, ormai sapeva dove si trovava. In quel momento poteva trovarsi là fuori in agguato, ad attendere di prenderci tutti e due.
Ma gli piacevano elaborati giochetti con le sue prede, perciò era altamente improbabile un attacco diretto. Forse aveva in mente qualcosa di più macchinoso. Oppure quello era solo il sogno di un bambino... e io ero inutilmente paranoica. Eppure, qualcosa, una sorta di istinto, dentro di me percepiva il pericolo.
Mi avvicinai a Gouf, nervosamente. Lo guardai negli occhi e probabilmente lui vi lesse la mia preoccupazione e la mia incertezza. Per un attimo mi sentii di nuovo in trappola. Scrutai il sole che calava dietro l'orizzonte con un misto di ansia e desiderio di vendetta. Se lo avessi trovato gli avrei cavato gli occhi e strappato il cuore prima di permettergli di toccare mio figlio o me.

Guisgard
01-06-2011, 00.56.18
Adele prese con se il piccolo Uriel e ritornò in casa.
Il bambino si voltò più volte per sorridere a Melisendra ed al cavaliere che era con lei.
Un vento asciutto, improvvisamente, si alzò dalla campagna circostante ed attraversò, per un attimo, il Poggio del Sole, lasciando dietro di sé un sinistro eco d’inquietudine.
Ad un tratto due mani strinsero le spalle di Melisendra, quasi destandola dalle sue angosce.
Gouf non disse nulla, ma la fissò negli occhi per un istante che sembrò infinito.
I suoi occhi neri e penetranti apparivano insolitamente caldi ed accoglienti, quasi a voler avvolgere e proteggere lei e tutto il suo mondo.
Quel soffio di vento improvviso e spettrale gonfiò per un attimo il mantello di Gouf, per poi racchiudere in esso il cavaliere e la sua donna.
Ed in quel breve ed etereo istante Melisendra si sentì, forse per la prima volta in vita sua, al sicuro da tutto e lontana dal male che da sempre l’aveva perseguitata.
“E’ quasi buio ormai…” disse lui “… te la senti di ritornare al castello, o preferisci che prendiamo una stanza per la notte?”
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Morrigan
01-06-2011, 01.28.55
Sentendo quell'esclamazione amara di Guisgard, Morrigan volse rapidamente lo sguardo nella sua direzione e gli occhi le caddero sul foglio che lui stringeva tra le mani...

“... alcuni cavalieri stanno giungendo da Capomazda e ad essi consegnerete quella donna ed il suo bambino.
Saranno poi condotti a nord, in una località segreta e sconosciuta per restarvi fino al dì della morte.

Abate Ravus."

"Ravus!" esclamò "Allora è lui il nostro uomo!"

Guisgard continuava a fissare la pergamena con sguardo cupo, mentre le dita della sua mano si serravano nervosamente in un pugno minaccioso. Morrigan allora gli strappò il foglio di mano, rimettendolo al suo posto. Lo strinse per un polso e cercò di scuoterlo, obbligandolo a guardarla.

"Andiamo, Guisgard..." lo chiamò con voce dolce, ma ferma "Adesso almeno conosciamo il nome di qualcuno che conosce delle risposte... risposte che forse sono state troppo a lungo taciute... Andiamo! Dobbiamo tornare a Capomazda, al più presto!!

Melisendra
01-06-2011, 01.40.37
Sorrisi e salutai con la mano Uriel che rientrava in casa. Adele ci rivolse un cenno e lo condusse dentro.
Mi girai verso Gouf e sospirai. Gli strinsi la mano.
"Se non ricordo male c'è la locanda dell'Orsa, in un vicolo qui dietro... se non ti dispiace preferirei fermarmi stanotte... io... mi sembra di percepire qualcosa..."
Chiusi gli occhi per scacciare la paura.
"E' così cresciuto..." sorrisi tra me e me. "Ed è così curioso!"
Mi strinsi a Gouf. "Ha i tuoi occhi..." Sussurrai.
Ci avviammo tra i vicoli, mentre la luce sfioriva all'orizzonte e spuntava un cielo stellato.

Guisgard
01-06-2011, 01.58.59
Guisgard fissò Morrigan ed annuì alle sue parole.
“Perdonatemi…” disse una voce alle loro spalle “… ecco, potrei approfittare della vostra cortesia?” Chiese un frate appena entrato.
“Cosa vi occorre?” Domandò Guisgard.
“E’ presto detto… io ed un mio fratello abbiamo appena pulito la statua di San Michele, ma ora abbiamo difficoltà a rimettere la lancia dell’Arcangelo al suo posto…”
Guisgard si voltò verso Morrigan e sorrise.
“Certo, vi aiuteremo noi…” annuendo.
I due allora seguirono il frate che li condusse nell’androne dove su un piedistallo si trovava la statua di San Michele.
Un altro frate teneva invece fra le mani la bella lancia lunga del Primo Angelo di Dio.
Guisgard allora, salendo su una scaletta di legno, raggiunse il braccio dell’Arcangelo e vi sistemò la lancia.
“Ecco!” Esclamò raggiante il frate. “Ora San Michele è pronto per la battaglia contro il maligno!”
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Guisgard
01-06-2011, 02.27.39
La notte era ormai scesa sull’intero Poggio del Sole e dalle luci delle case si alzava un delicato alone che sembrava rendere il borgo una piccola e luminosa visione, in mezzo alla sterminata oscurità che aveva avvolto l’intero bosco.
Negli stretti e pittoreschi vicoli si udivano, di tanto in tanto, canti e musica, mentre il buon profumo di carne, pane e verdure risaliva tra le stradine e le costruzioni più alte.
Quel breve soffio di vento era cessato e la campagna circostante appariva ora come incantata e silenziosa.
L’oscurità regnava ovunque, solo interrotta da qualche isolata luce che brillava, incerta e sfocata, in quel fitto manto di misteri e leggende.
Gouf e Melisendra scesero attraverso una stradina laterale, lontana dal clamore e dalla vivacità della parte centrale del borgo, dove una fila di salici pendeva i propri rami fino quasi a raggiungere il parapetto della stradina, racchiudendo quel camminamento sotto una naturale e verdeggiante galleria, nella quale l’odore delle foglie ed il loro brusio alla fresca brezza della sera donavano un tenero e riposante incanto.
“E’ un bambino molto bello…” disse Gouf “… ti somiglia… si, a parte gli occhi, ha il tuo viso… sei stata davvero coraggiosa… sei riuscita in tutto questo da sola… dovresti essere fiera di te stessa… quel ragazzino non poteva avere una madre migliore…”
Sembrava però, in quelle parole, voler tacere e celare qualcosa.
Forse per non farla preoccupare oltre, o forse per tentare di scacciare qualcuna delle sue paure.
Ad un tratto si udì un formicolio sui salici che racchiudevano quel loro passaggio e dalle foglie cominciarono a filtrare tante goccioline.
“Sta piovendo…” mormorò Gouf “… un attimo fa c’era un cielo stellato ed ora invece è tutto coperto…”
Alzò allora il suo mantello su di loro e fece cenno a Melisendra di stringersi a lui.

Guisgard
01-06-2011, 03.14.16
Lho scese da cavallo e raggiunse Sayla.
Osservò allora con attenzione lo stemma indicatogli dalla giovane.
Una donna vestita di nero portava in mano una spada avvolta dalle spine di una rosa.
“Strano stemma…” disse Lho “… non appartiene a nessun ducato del regno… mi chiedo chi sia la misteriosa dama che ha spinto questi due cavalieri a battersi fino alla morte…”
Ad un tratto udirono qualcuno cantare.

“La rincorrono baroni, duchi e sovrani…
la bramano per stringerla a piene mani...
E’ la Gioia, perduta senza neanche lottare
ed ora il suo ricordo ritorna a tormentare.
Oggi si vive felici e sereni solo in apparenza,
la Gioia è celata nella Dolorosa Costumanza!”

Era un menestrello sbucato tra i cespugli.
“Salute a te, giovane cantore.” Salutò Lho. “Stiamo cercando due sposi… forse sono giunti per questo sentiero… li hai visti?”
“Si, li vidi l’altro giorno…” rispose il menestrello “… erano diretti al borgo vecchio.”
“Conosco quel luogo… ma questa strada sembra non condurre in nessun posto… sapresti indicarci un’altra via?”
“Sono diretto proprio al borgo vecchio” fece il menestrello “e se volete posso accompagnarvi.”
Lho accennò un sorriso ed annuì alle parole del gentile menestrello.

Guisgard
01-06-2011, 03.36.21
Il medico entrò nella stanza di Pasuan e vi restò diversi minuti.
Minuti nei quali mille pensieri e timori invasero i cuori di tutti loro.
Quando poi finalmente il medico uscì dalla stanza, tutti gli si fecero incontro.
“Come sta? Perché non riesce a vedere? Diteci la verità!” Disse Finiwell visibilmente agitato.
“La ferita alla schiena va meglio…” cominciò a spiegare il medico “… e grazie al Cielo è scongiurato qualsiasi rischio d’infezione…”
“Ma gli occhi?” Domandò Finiwell. “Cosa diavolo c’entrano con la ferita alla schiena?”
“Ha dei segni sugli zigomi e sulla fronte…” rispose il medico “… probabilmente causati dall’aver battuto la testa in seguito al ferimento… e deve essere questo il motivo della sua cecità…”
“Ma è grave?” Chiese la madre di Pasuan.
“Generalmente questo genere di situazioni sono momentanee…”
Finiwell esultò.
“Cavaliere, la situazione resta però grave…” precisò il medico “… potrebbe passare molto tempo prima che riacquisti la vista…”
“Quanto tempo?” Chiese Finiwell.
“Non si può dire con certezza…” scuotendo il capo il medico “… può trattarsi di giorni, come di anni…”
“Anni?” Ripeté Finiwell. “Come sarebbe anni? Il mio amico dunque dovrebbe trascorrere la giovinezza come un cieco?”
“Dipende da lui, dalla sua capacità di reagire…”
“Per quanto tempo dovrà restare qui?” Domandò la madre.
“In realtà può lasciare l’infermeria oggi stesso… qui ormai possiamo fare ben poco… ora tocca a lui, alla sua voglia di vivere e di affrontare questa difficile situazione… ovviamente occorrerà anche il vostro aiuto… siete le persone più care che ha… ora ha bisogno di voi…”
“Possiamo dunque riportarlo a casa?” Chiese Finiwell.
“Si, certo.”
“Direi di portarlo in un luogo tranquillo…” disse Finiwell a Dafne e agli altri “… un luogo in cui possa stare sereno… magari al suo villaggio…”

Guisgard
01-06-2011, 04.00.53
Amor, ch'a nullo amato amar perdona...
(Divina Commedia, Inferno, Canto V, 103)

La misteriosa lady Layla lanciò uno sguardo enigmatico verso Talia.
“Una maledizione…” disse con un sorriso compiaciuto “… certo, essa è reale come lo è questo luogo, come lo siamo noi… la maledizione esiste da sempre, come il peccato, come il dolore, come la morte stessa… essa è evocata dalle miserie e dalle debolezze umane e ne condanna l’infima natura davanti agli occhi di Dio…”
Fece qualche passo in avanti verso i due sposi, senza che quel sorriso indecifrabile abbandonasse il suo bellissimo volto.
“Tutto attorno a voi è intriso di quella maledizione…” continuò “… ma voi fate finta di ignorarla…” fissò allora il bellissimo costume di Talia “… Ragione…” sussurrò “… siete colta e raffinata, milady… i vostri occhi sono luminosi ed acuti ed i vostri modi sono impregnati dei più alti principi della cortesia… siete una splendida Ragione… ma, ahimé per voi, la ragione non può nulla in tutto questo… ecco il vostro dramma…”
“Parlate con parole oscure e sfuggenti, milady…” intervenne Icarius.
“Siete voi che non le comprendete!” Lo interruppe lei.
“Sembrate ben conoscere la maledizione di cui parlate…”
“Si… la conosco…” mormorò lei, come se le parole le morissero sulla bocca.
“Di cosa si tratta?” Chiese Icarius. “In nome del Cielo, ditecelo!”
“La maledizione altro non è che il peccato e la sua pena…” sussurrò la donna.

“Questo ritratto è… è magico...” disse Gyaia, rapita dalla bellezza di quel quadro “… resterei a fissarlo per ore… forse per sempre...”
Ardeliano lo fissava invece in silenzio.
“Raccontami di nuovo la sua storia...”
“E’ in realtà una leggenda…” mormorò lui “... fu voluto per rappresentare un sogno... il sogno più grande che un uomo possa fare… e come tutti i sogni appare indefinito, mutevole, etereo... proprio come i sogni sembra sfuggire ai desideri umani... è rimasto incompleto... ma secondo la leggenda chi riuscirà a terminarlo conoscerà l’amore vero, la felicità senza fine, la gioia eterna...”
Gli occhi dei due erano persi e rapiti dall’incanto di quel ritratto.
I due amanti raffigurati, fissati per sempre in quello spazio assoluto ed indefinito, sembravano sul punto di prendere vita, di animarsi e rendere vero quel ritratto.
“Adoro questa leggenda...” sussurrò Gyaia, per poi stringersi al marito.
Amava poggiare la testa contro il petto di lui e giocare col suo mantello, nascondendosi il volto.
“Amore santo...” fissandolo e sorridendo “... lo completeremo noi due, vero? Daremo finalmente un volto ai due amanti del ritratto… i nostri volti… e dopo aver completato il Ritratto del Bacio saremo felici per sempre...”
Ardeliano non disse nulla, restando a fissare quel quadro mentre mille inquietudini attanagliavano il suo animo...

“Cosa significano queste vostre parole, milady?” Domandò Icarius.
“L’amore è il ben più prezioso” rispose lei “e come tutte le cose di valore ha un prezzo… una vita senza amore è come il cielo senza il Sole, la Luna e le stelle… è come un uomo senza cuore, un verziere senza fiori, uno scrigno senza più gioielli… l’amore rende vivi… e la vostra stirpe l’ha rifiutato, maledicendo se stessa, questa terra e tutti coloro che vi abitano…”
“Non comprendo…” scuotendo il capo Icarius “… perché continuate a fare giri di parole? Voglio conoscere tutta la verità!”
Layla lo fissò con un inquietante sorriso.

cavaliere25
01-06-2011, 14.45.53
Corsi a chiamare un medico a tutta velocità ci tenevo che Pasuan tornasse in forze avevamo bisogno di lui e lui aveva bisogno di noi

Melisendra
01-06-2011, 16.08.55
Procedemmo lungo la stradina. Mi strinsi a lui, sotto la pioggia.
"Vorrei poter dire di avere coraggio... ma credo sia solo istinto." Mormorai.
Ero pensierosa.
In fondo alla via vidi l'insegna della locanda dell'Orsa. Entrammo e ci scrollammo di dosso le gocce di pioggia.
Mi rilassai solo quando, dopo aver preso accordi con il locandiere, ci chiudemmo alle spalle la porta di una modesta, ma accogliente camera. Rimasi a lungo in silenzio a guardare fuori dalla finestra.
Il bosco si estendeva poco lontano dalle mura che proteggevano il borgo. Lo lambiva, accogliente come una conchiglia che avvolge una perla, ma quella notte il temporale aveva conferito alla macchia un aspetto tetro.
Non avevo aperto bocca da quando mi ero seduta accanto alla finestra. Non avevo voglia di parlare.
Come facevo di solito quando ero preda di qualche tormento, iniziai a sciogliere la treccia e a pettinare i capelli con le dita.
"E' colpa mia... quando gli facevo visita nei sogni..." sbuffai. "E ora ogni volta che Uriel gioca con i suoi poteri... lui lo sente..."
Mi alzai dalla sedia e presi il mio mantello.
Era da molto tempo che non scomodavo gli spiriti, perchè ogni volta che li evocavo lui poteva sentirmi. Per lo stesso motivo non avevo mai usato appieno i miei poteri, da quando ero riuscita a scappare. "Sono stanca di fuggire." Mi diressi verso la porta e la aprii.
Fuori dalla finestra enormi gocce di pioggia cadevano dal cielo.
Mi sarei inoltrata nella foresta.
Percepii gli spiriti e li sentii favorevoli, pronti ad ubbidirmi. Nessun sentimento come l'odio attirava la loro attenzione. Cercavano il caos.
Se li avessi evocati lui mi avrebbe sentita e forse avrebbe risposto alla mia sfida.

Lady Morgana
01-06-2011, 18.19.46
Lo stemma dei due cavalieri era davvero molto strano... io conoscevo tutti gli stemi esistenti, ma quello, non l'avevo mai visto.
Anche Lho non sapeva di quale ducato facessero parte i due uomini.
Mi stavo incamminando quando sentii cantare. Mi guardai intorno e vidi un menestrello; lo vide anche Lho e gli chiese indicazioni.
Ci disse che aveva visto una dama e un messere diretti al borgo vecchio.
Decidemmo di seguirlo, anche se io avevo una diversa sensazione; non saprei come spiegarlo, ma ebbi il presentimento che i due si trovassero nella chiesa costruita per Gyaia.
"Signore... sono successe cose molto strane ultimamente. Credete sia saggio fidarsi di quel menestrello?" gli mormorai.

Devo riuscire ad andare alla pieve! Devo farcela... sono quasi sicura, che sono in chiesa, anche se non so perchè... oh, sono troppo strana, anche per me!!!

"Ma forse è solo una mia impressione, signore..."
Squadrai il menestrello dalla testa ai piedi, per scoprire se ci fosse qualcosa di strano in lui.
Poi lo vidi. Nella cintura aveva un pugnale e dei barattoli pieni di strane poltiglie, con delle etichette attaccate.
Riuscì a leggere un'ettichetta e quel che c'era scritto non mi rassicurò affatto: veleno mortale.
Un brivido mi percorse la schiena e scossi la testa, come per scacciarlo.
Lo fissai e allora me ne resi conto.
I suoi occhi... color cioccolato, così profondi...

Come quelli di Nashiru...

Lady Dafne
01-06-2011, 18.38.36
Fui felice di sentire la diagnosi del medico: nessuna infezione, il che voleva dire aver salva la vita. Era questo quello che importava, la cecità passava in secondo piano: lui era vivo.

Guardai Finiwell
"Sono d'accordo con voi, deve stare in un posto salubre e tranquillo. Io sono disposta a trasferirmi al suo paesino per assisterlo, posso partire subito appena avrò radunato alcune cose per me e per il bambino. Anzi, farà bene a tutti lasciare la città, soprattutto a Hubert che sta iniziando lo svezzamento" mi voltai e presi in braccio il piccolo che dormiva tranquillo dentro una cesta di vimini lì vicino. Appena lo presi in braccio si svegliò ma non pianse, guardò invece con sguardo indagatore tutte le persone che erano lì riunite e fece una smorfia buffa proprio a Finiwell. Ripresi a parlare
"Signora, Mian, ricordo che al vostro paesino c'è un piccolo casolare abbandonato, credete che si possa ristrutturarlo? Sir Finiwell se poteste chiedere a qualche cavaliere se ci aiutasse con qualche piccolo lavoro di carpenteria credo che tra pochissimi giorni potremmo portare laggiù Pasuan".

Talia
01-06-2011, 18.44.10
Rimasi in silenzio durante quello scambio di battute, riflettevo...
La donna aveva accennato al mio costume... Ragione, lo aveva chiamato. Lo stesso nome con cui la vecchia moglie del sarto me lo aveva descritto...
Ragione...
Stavo riflettendo su questo quando, improvvisamente, quel lontano ricordo fece breccia nella mia mente...

Il sole stava iniziando a calare sulla campagna e anche nella stanza circolare in cima alla torre la luce iniziava a farsi meno chiara. Ombre via via più scure si stavano allungando a partire dalle colonnette che ornavano le alte finestre a bifora, l’aria si era fatta un poco più pungente e quel delicato profumo di primavera saliva dalla terra fino a me...
Io tuttavia non ci feci affatto caso. Inclinai appena la testa da un lato, come sperando che da quella diversa angolazione il mio lavoro sarebbe risultato migliore, la inclinai ancora, poi la addirizzai di nuovo ed emisi un piccolo sbuffo di scontento: era orribile. Nonostante avessi passato tutta la giornata su quel lavoro, nonostante vi avessi posto tutto il mio impegno e la mia attenzione, il risultato era decisamente deludente.
Con stizza, dunque, afferrai la tavoletta e la misi malamente da parte, poi mi avvicinai ad una delle finestre.
“Qualcosa vi turba, mia giovane signora?” domandò una voce alle mie spalle.
Mi voltai e vidi il maestro sorridermi dalla soglia di quella sala... mi chiesi da quanto tempo fosse lì, ma non glielo domandai.
“Ho fatto ciò che mi avete chiesto!” risposi, tornando a guardare fuori “Ma temo che non ne sarete soddisfatto... forse la vostra arte è troppo complessa per me!” soggiunsi con rammarico.
Il maestro era un uomo alto e robusto, i suoi modi erano sbrigativi ed essenziali ma sempre gentili, la sua voce era profonda ma mai priva di quella nota leggera che lo faceva sembrare costantemente di buon umore, era cortese ma mai lezioso.
Si avvicinò al tavolo e prese tra le mani la tavoletta che poco prima io avevo tolto dal treppiede, poi venne verso di me...
“...mmm...” mormorò quando mi raggiunse “E’ interessante... e dimostra ciò di cui vi parlavo l’altro giorno! Ditemi, milady...” soggiunse, mostrandomi la tavoletta “Dove avete sbagliato?”
Io osservai a mia volta quel disegno...
A Sygma era tradizione consolidata che ad ogni bambino, pur nobile, venisse insegnato uno dei mestieri tipici della nostra cultura. Per me era stata scelta la pittura e mio padre aveva scelto quel maestro, il fondatore della più grande bottega cittadina, come mio insegnate perché tra tutti lo considerava il migliore. Avevo iniziato a dipingere con lui da piccola e ormai mi conosceva bene.
Osservai la tavoletta che mi porgeva, sopra vi avevo dipinto una raffigurazione di San Luca, patrono dei pittori, realizzata a partire da un disegno preparatorio che il maestro stesso mi aveva fornito... ma la mia opera non era risultata affatto all’altezza delle aspettative.
Rivedendolo, storsi il naso contrariata...
“Beh...” mormorai “La realizzazione del profilo...”
“Non è questo!” mi interruppe lui.
“La tecnica...”
“La tecnica è buona!” intervenne di nuovo.
Sollevai gli occhi e gli lanciai uno sguardo truce.
Lui mi sorrise, poi si voltò e mi fece segno di precederlo di nuovo di fronte al treppiede...
“Non c’è niente che non vada nel disegno o nella tecnica!” disse, ponendomi di fronte una nuova tavoletta “Il vostro problema, milady, è che dipingete con le mani e con gli occhi... e nulla più! Ma è il cuore, milady, la sede del sentimento. Lasciate che sia il vostro cuore a concepire l’immagine, la mente a formarla... allora il lavoro che farete risulterà vivo! Vedete...” soggiunse dopo un istante, in risposta al mio sguardo perplesso “Voi siete Ragione. Voi agite con logica, siete attenta e precisa... però non tutto si risolve con la ragione, milady! Essa vi dà la forza, vi conduce sulla giusta via, ma non arriverete mai a destinazione se non sarà il cuore a guidarvi! Seguite il cuore, ascoltatelo... Giungete infine, se sarà necessario, a sacrificate la ragione per il cuore, poiché esso è la cosa importante: esso è tutto!”
Lo guardai stupita e ammirata...
“Chiudete gli occhi, adesso, mia signora...” sussurrò “E lasciate che sia il cuore a guidarvi... Vedete di nuovo quel San Luca? Vedete che è vivo, adesso?”
Lentamente mi mise tra le mani la tavola con i colori...
“Dipingetelo così, milady!”
Quello fu il primo dipinto davvero buono che riuscii a realizzare.

Uscii da quel ricordo con un vago senso di benessere e il sorriso sulle labbra...
... voi siete Ragione...
...però non tutto si risolve con la ragione...
... giungete infine, se sarà necessario, a sacrificate la ragione per il cuore, poiché esso è la cosa importante: esso è tutto...
Quelle frasi risuonavano nelle mie orecchie, rimbalzando ovunque nella mia testa.
Lentamente spostai gli occhi su Icarius e lo osservai, osservai il suo costume... e piano piano iniziai a prendere coscienza di ciò che eravamo, di ciò che eravamo stati e di ciò che eravamo diventati, cominciai a capire che niente era successo per caso...


“Non comprendo…” scuotendo il capo Icarius “… perché continuate a fare giri di parole? Voglio conoscere tutta la verità!”
Layla lo fissò con un inquietante sorriso.

Quelle parole mi riscossero...
Spostai lo sguardo da mio marito a quella donna, poi lo portai di nuovo su di lui...
“La verità...” mormorai, fissandolo come mai prima “La verità... c’è niente di più delicato e di più temibile allo stesso tempo?”
Gli sorrisi, mentre i miei occhi carezzavano ogni centimetro del suo volto, poi mi voltai e fronteggiai la donna...
“Avete parlato di ‘prezzo’, milady... ebbene, desidero pagare io quel prezzo! Desidero esser io a scontare quella pena in nome di entrambi, poiché mio marito ha già espiato le sue colpe ai miei occhi! Ora ditemi, se lo sapete, come poterlo fare! Vi prego!”

Guisgard
01-06-2011, 19.22.51
Gouf vide Melisendra uscire ed inoltrarsi nella vegetazione che, lussureggiante, circondava lo spiazzo della locanda.
Restò a fissarla mentre inquiete immagini attraversavano la sua mente.
Dopo un pò la pioggia cessò, lasciando nell’aria, nonostante fosse cominciato Giugno, un vento freddo che soffiava tutt’intorno senza pace.
Esseri della notte, creature tormentate.
Queste erano loro due.
Gouf lo sapeva bene.
Per un attimo l’idilliaco incanto del Poggio, il candore e i sogni del piccolo Uriel, la vicinanza di Melisendra avevano quasi fatto credere al Cavaliere del Gufo un qualcosa di nuovo, di diverso.
Un qualcosa che non fosse tinto dall’oscurità e dalla colpa.
Ma quel cielo grigio e tormentato, il vento freddo ed il silenzio che accoglieva il crepuscolo fecero svanire in un attimo quella pallida illusione.
Fissò di nuovo Melisendra, mentre la donna si apprestava ad evocare un qualcosa di arcano ed oscuro, prezzo forse troppo alto da pagare per preservare ciò che restava dei suoi sogni.

Guisgard
01-06-2011, 19.55.18
Lho fissò Sayla.
“Tranquilla, lo seguiremo fino al borgo vecchio e poi continueremo le nostre ricerche da soli.” Disse, cercando di tranquillizzarla.
Seguirono così quel menestrello, che più di una volta, durante il tragitto, recitò quei suoi versi uditi in precedenza.
Poco dopo i tre giunsero al borgo vecchio.
Il grigiore del tempo aveva reso come assopito il centro abitato ed il bosco circostante appariva stranamente silenzioso.
Le strade cominciavano ad essere deserte, mentre la gente rimasta terminava le ultime faccende prima dell’imbrunire.
Lho ringraziò e salutò il misterioso menestrello che poi, dopo averli lasciati, raggiunse la locanda del posto.
“Buonasera a voi, messere…” fece Lho ad un passante “… noi stiamo cercando due giovani sposi… devono essere passati da queste parti…”
“Non ricordo di averli visti…” rispose il passante “… ci sono stati i festeggiamenti per l’incoronazione nei giorni scorsi e molte persone si sono riversate nelle strade… forse dovreste chiedere al Mastro delle Feste… lo troverete laggiù…”
Lho e Sayla allora raggiunsero l’abitazione indicata dal passante e vi trovarono il Mastro delle Feste.
“E’ passata qui molta gente e non saprei dirvi…” disse questi “… e poi erano tutti travestiti per il ballo in maschera…”
“Loro non avevano costumi, di questo ne sono certo.” Replicò Lho.
“Non ne avevano? Allora forse ricordo… erano due giovani sposi, riccamente abbigliati… si, certo, li ricordo!” Esclamò. “E consigliai loro di procurarsi i costumi in quella bottega in fondo alla strada. Forse lì sapranno aiutarvi.”
Lho ringraziò e con Sayla si recò alla bottega indicata dall’uomo.
Un attimo dopo si ritrovarono in un pittoresco ambiente, animato da marionette, maschere e coloratissimi costumi di ogni specie.

Guisgard
01-06-2011, 20.09.51
“Ma non dirlo neppure!” Disse meravigliata la madre di Pasuan a Dafne. “Voi verrete a stare a casa con me e Mian! La casa è grande e c’è spazio per tutti!”
“Ben detto, mamma!” Esclamò Mian.
“Allora prepariamo le cose di Pasuan, così da poter lasciare l’infermeria domani stesso! Dammi una mano, ragazzo!” Disse poi a Cavaliere25.
“No, voglio preparare da me le mie cose…” mormorò improvvisamente Pasuan.
Tentò di scendere dal letto, ma avvertì un capogiro.
“Tu devi restare tranquillo, chiaro?” Rimproverandolo Finiwell. “Penseremo noi a tutto!”
“Non sono un relitto!” Esclamò Pasuan.
“Si, ma hai da poco ripreso conoscenza, perciò non devi agitarti troppo.”
“Ora sono cosciente e…”
“Si, ma i tuoi occhi…”
“Pensi che io sia finito, vero?” Lo interruppe Pasuan. “Credi che io sia un invalido? Sii uomo e dimmelo in faccia! Lo credete tutti, vero?” Urlò nella stanza. “Ma io non ho bisogno di nessuno! Andate via tutti!” Gridò.
“Ora cerca di calmarti, Pasuan!” Tentando di farlo ragionare Finiwell.
In quel momento entrò un cavaliere.
“Il capitano Monteguard vi sta cercando.” Disse a Finiwell e Cavaliere25.
“Cercate di farlo stare calmo…” Finiwell a Dafne “… è ancora troppo agitato… noi intanto andiamo dal capitano, ragazzo.” Rivolgendosi poi a Cavaliere25.

Lady Morgana
01-06-2011, 20.39.26
Seguimmo il menestrello fino al borgo vecchio, poi egli se ne andò per la sua strada. Lo seguii con lo sgurdo e anche lui mi fissò per un lungo istante per poi sparire dentro la locanda.

Almeno, so dove trovarlo... deve averlo mandato Lui...

Chiedendo poi informazioni ad un passante, entrammo in una bottega che vendeva costumi per i balli in maschera.
Guardai incantata i bellissimi costumi che riempivano la stanza, poi vidi due spazi vuoti. Due ganci ove erano appesi due costumi, erano vuoti.
Mi rattristai e guardai in un'altra direzione.
Sentii poi un rumore, provenire dalla stanza affianco e vidi sbucare dauna porta una anziana donna indaffarata a sistemare pile di costumi.
"Mi scusi, signora. Sapreste dirmi se due givani sposi ben vestiti sono giunti qui per avere dei costumi per un ballo in maschera?"
Mi girai poi verso Lho e gli feci cenno di avvicinarsi, quella donna doveva saper qualcosa. O la nostra ricerca si sarebbe conclusa lì.

Lady Dafne
01-06-2011, 20.44.24
Annuii col capo alla richiesta di Finiwell e guardai la madre e la sorella di Pasuan sossurrando
"Potreste lasciarci soli un momento? Pasuan ha bisogno di riordinare le idee, raccolgo io le sue cose qui..."
Poi mi avvicinai al letto del cavaliere, mi sedetti vicino a lui e gli baciai la guancia
"Nessuno qui pensa che tu sia un relitto, tutti vogliono il tuo bene! Siamo stati in pensiero per te. Io ho visto i loro visi quando tu non eri coscente. Ti vogliono tutti tanto bene". Gli presi una mano e me la portai al viso, mi scese una lacrima che si fermò sul suo indice
"Ho temuto di perderti per sempre, Pasuan. Il problema alla vista non mi sembra nulla in confronto a ciò che poteva capitare e poi il medico ha detto che è una condizione transitoria, devi solo pazientare e riguardarti. Io mi fido di te e so che sai badare a te stesso e infatti ti affido un compito molto importante: devi custodire un importantissimo tesoro, il più raro e prezioso che ci sia..." spostai la sua mano dal mio viso al mio grembo, l'appoggiai sulla testina di Hubert, sentii la mano di Pasuan fremere
"Lo senti? Lui è il nostro tesoro! Lo puoi tenere tu in braccio finchè io raccolgo un po' le nostre cose qui?" senza attendere una risposta gli misi il bambino in grembo.
"Nè i tuoi nè i suoi occhi vedono bene, lui è troppo piccolino ancora..." iniziai a sfasciare Hubert poi levai la camicia a Pasuan che rimase solo con la vistosa fasciatura sul petto. Mi avvicinai al suo orecchio
"Usa il tatto Pasuan, comunica con tuo figlio attraverso la pelle, lui capirà tutto ciò che vorrai dirgli!"
Mi alzai per lasciar loro un po' di intimità e intanto iniziai a raccogliere le cose di Pasuan. Presi in mano la spada con il fodero e la cintura, non mi passò nemmeno un secondo per la testa che poteva non poter più impugnarla. Sapevo che non sarebbe stato così!

Morrigan
01-06-2011, 22.20.04
Morrigan seguì Guisgard e i due frati fino al basamento della statua, e studiò con attenzione il cavaliere mentre, tendendosi sulla scala, armava con cura il bell'angelo scolpito con grande maestria.
Mentre seguiva quel gesto, i suoi occhi non poterono non restare impressionati dalla bellezza di quella figura solenne, e seguendo le pieghe della veste e la fierezza del volto, alla sua mente affiorarono di colpo molteplici ricordi che le infiammarono il cuore.
Cosi, improvvisamente, sentì crescerle dentro il desiderio di accostarsi a quella statua, e appena Guisgard ebbe collocato la lancia, Morrigan ne strinse con slancio l'estremità inferiore...

... un lampo le attraversò la mente, un lampo di luce che accecò ogni pensiero... Morrigan dovette chiudere gli occhi... i colori erano tanti, erano troppi, e ruotavano intorno a lei, a lei che era troppo piccola per dominarli con un gesto della mano...
Davanti ai suoi occhi, su una grande pala d'altare finemente disegnata, uno splendido angelo reggeva una grande spada di fuoco. Aveva uno sguardo bello e terribile al contempo, e Morrigan lo fissava incantata, mentre ancora nella mano stringeva con impeto la lancia, che improvvisamente divenne incandescente. La lasciò cadere al suolo, ma l'arma non produsse alcun rumore, perchè era di colpo scomparsa, e in quel momento Morrigan si rese conto che era tornata bambina, senza capire come ciò fosse stato possibile.
Alzò gli occhi nuovamente verso la pala d'altare, e la figura alata adesso non impugnava più la spada, ma proprio quella lancia che lei aveva lasciato cadere. E la spada, invece, giaceva di fronte a lei, poggiata su una basamento di pietra liscia e scura.
"Che cosa vedi?" chiese alle sue spalle la voce di suo zio Morven.
Ma Morrigan ebbe paura di dire il vero, temendo che le sue parole sarebbero state prese per sciocca fantasticheria.
"Nulla," mentì "solo una spada"
A quelle parole la sala piombò nel buio più profondo, e la bambina sentì che qualcuno l'afferrava da un braccio e tentava di trascinarla via...
"Sei posseduta dal demonio..." borbottò una roca voce maschile, minacciosa e scura, una voce che Morrigan non stentò a riconoscere.
La stretta attorno al suo braccio si faceva così forte da farle male.
"Vi prego," supplicò la piccola Morrigan, tentando inutilmente di sfuggire a quella morsa "vi prego, lasciatemi andare, signor..."
"Sei posseduta dal demonio, come quella strega di tua madre!" la interruppe, accompagnando quell'esclamazione con una viscida risata "Avete tutti il sangue marcio... il sangue dei Cassis... sangue di uomini vili e di donne dedite ai commerci demoniaci! Non mi sorprende che tuo zio sia così vigliacco... chissà quale maleficio fate agli uomini della vostra famiglia! Ah, ma io saprò ben ripulire questo ducato... lo vedrete, sì... lo vedrete, tu e quella strega di tua madre!"
Allora Morrigan cominciò ad urlare, ma dalla sua bocca non usciva nessun suono. Stupita, si sforzò di espellere ancora più fiato dai suoi piccoli polmoni, ma il suo urlo rimase muto. Allora si ricordò dell'angelo che aveva visto e nell'oscurità le parve ancora di scorgere la luce che emanava da quell'immagine. Allora si voltò, stese la mano nel buio fitto, e il suo pugno si strinse attorno all'impugnatura di una spada. Morrigan la sollevò con straordinaria facilità, come se fosse leggera come una piuma, e ruotando quell'arma al di sopra della sua testa, recise di netto la testa dell'uomo...

Morrigan spalancò gli occhi, e la statua di San Michele incombeva su di lei, con la sua lancia e lo sguardo fiero.
Samsagra lanciò un urlo straziante che le ferì le orecchie, che ancora non erano avvezze a sentire quella voce angelica e sovrumana, mentre un lampo di luce si condensava sulla sua lama.

"Lui è vicino..." mormorò Morrigan, con gli occhi sbarrati dalla paura, come se avesse veduto un fantasma.

Ma appena detto questo, dovette stringere ancor più forte la lancia, quasi a sostenersi, e si poggiò contro il basamento della statua, come se si sentisse venir meno, mentre una goccia di sudore freddo le scendeva sul volto fattosi improvvisamente pallido.

http://img232.imageshack.us/img232/9696/morriganbv.jpg

Melisendra
01-06-2011, 22.52.49
Infilai rapidamente la porta e mi calai il cappuccio sul volto. Una volta in strada seguii una strada che mi avrebbe condotta là fuori dalle mura del borgo, nell'oscurità di un mondo che l'uomo non dominava. Camminai nel sottobosco, in mezzo all'erba umida, scostando i rami che mi impedivano il cammino e inzuppandomi l'orlo della veste.
Mi trovai presto circondata dal bosco. Una civetta lanciò il suo grido poco lontano. La luce della luna filtrò attraverso le foglie degli alberi e ne disegnò il profilo. Qualche movimento tra le fronde mi faceva indovinare la presenza di piccoli animali, mentre in lontananza un lupo ululò.
"Dove siete?" Bisbigliai.
Il vento scostò le fronde e mi aprì un varco. Seguii quel sospiro e giunsi in mezzo a una radura coperta di felci, in cui l'odore del muschio umido era così intenso da stordirmi.
"Mi sentite?" sussurrai nuovamente. E tutto intorno a me tremò. Mi sentii avvolgere, tirare e accarezzare, mentre il vento faceva fremere le felci come un mare in tempesta.
"Avrete ciò che chiedete..." sussurrai, sollevando un pugnale, pronta a scalfirmi la mano e far sgorgare quello che più li allettava. "Ma prima mostratevi."
Intorno a me il buio si strinse e balenò la luce. Una danza di luci, di fuochi azzurri. Il loro calore non bruciava. Danzavano in attesa della loro soddisfazione, quasi festosi, ma non dovevo ingannarmi, potevano diventare malevoli in un lampo.
Uno di questi sfiorò il mio viso, un altro lambì una mano. Stavano giocando.
Mi punsi appena e sgorgò una goccia, che cadde sul terreno. Le luci vi si precipitarono.
"E ora scatenatevi... chiamatelo! Fatelo venire da me!" gridai, pungendomi nuovamente e facendo scendere altre gocce. La pietra appesa al mio collo brillò nel buio.
I fuochi si scatenarono, mentre nell'aria echeggiavano risate d'ogni genere che sembravano portate dal vento. Le felci si agitarono fameliche mentre le luci continuavano la loro danza folle. Non c'era malvagità, non si preoccupavano di nulla, nè del bene, nè del male, solo di se stesse.
A un certo punto si posarono, quasi quiete, curiose tra le felci, illuminando flebilmente la notte e lambendo l'aria con le loro fiammelle.
Il cuore mi batteva forte. Strinsi il pugnale e lo tenni al mio fianco.
Osservai l'oscurità, ogni movimento della vegetazione che mi circondava. Il vento mi portò sensazioni conosciute e un tempo temute. La paura era scomparsa.
"Dove sei?" sibilai. "Dove sei, maledetto bastardo?" Mi scostai il cappuccio dalla fronte e sentii la mia voce echeggiare nella notte.
Qualcosa si muoveva, qualcosa era stato chiamato e presto sarebbe comparso davanti ai miei occhi, impalpabile come una nebbia sottile. Non avrebbe potuto nuocermi. I fuochi mi si strinsero intorno, come una barriera.
"Rispondi!!" Gridai furiosa. "Lo so che mi senti! Rispondi!"

Guisgard
02-06-2011, 00.50.37
La notte.
Era giunta silenziosa ed inesorabile.
Calata sul bosco, con la sua alchimia aveva mutato quel verdeggiante sfondo in una massa informe ed indefinita, i cui intensi ed ancestrali odori di terra e di umidità sembravano capaci di ammaliare i sensi.
In un simile scenario la mente e lo spirito abbandonano l’abituale visione del mondo e delle cose, per calarsi in una realtà incantata, dove il tempo e lo spazio assumono contorni irreali ed indefiniti.
Qui l’umana condizione conosce una dimensione differente, dove la cognizione di se stessa si altera inesorabilmente.
Stadi di conoscenza profondi e mutevoli si aprono, ospitando l’anima di chi vi approda e penetrando nei più reconditi meandri della coscienza umana.
Ad un tratto Melisendra avvertì qualcosa.
Un’angosciante sensazione di paura e morte.
Una sagoma, una figura prese forma nell’oscurità.
Due occhi si accesero in un volto celato dal buio.
Due occhi feroci che la fissavano.
Poi una smorfia, grottesca e terribile, simile ad un delirante ghigno.
“Uriel… è mio…”
Poi un eco lontano sembrò perdersi nell’immensità della notte, per mutare e svanire al passaggio di un lieve e freddo soffio di vento.
All’improvviso il caldo contatto di una mano le strinse il braccio.
“Non dovresti farlo…” disse Gouf giunto improvvisamente “… non più… altrimenti non ti libererai mai del tuo passato e delle sue miserie… non riesci a capirlo?”

Guisgard
02-06-2011, 01.27.37
La donna fissò Lho e Sayla.
“Si, ricordo i due sposi…” disse “… presero in prestito dei costumi, lasciando i loro abiti in pegno… ma non sono ancora tornati per riprenderseli.”
In quel momento entrò un anziano uomo, marito della donna.
Questa spiegò al marito il tutto e lui si voltò verso Lho e la sua giovane compagna di viaggio.
“Venite forse a nome di quei nobili sposi?” Chiese. “Si, i loro modi, il loro portamento ed il loro aspetto non potevano certo ingannare… erano di alto lignaggio e nobile sangue.”
“Infatti…” fece Lho “… essi erano l’Arciduca di Capomazda e la sua giovane sposa.”
“Per tutti i diavoli!” Esclamò sorpreso il vecchio, per poi fissare sua moglie. “Sua signoria e la Granduchessa nella nostra bottega!”
“Si, proprio così.” Annuendo Lho.
“Allora è ancora più imperdonabile la mia trascuratezza…”
“Di cosa parlate?”
“Ecco… l’altra notte un ladruncolo è penetrato nella bottega, fuggendo poi proprio col vestito di sua signoria… sono mortificato, perdonatemi…”
Lho lo fissò.
“Ora capisco il cadavere ritrovato con indosso gli abiti di lord Icarius…” rivolgendosi a Sayla “… ma chi sarà stato ad uccidere ed a ridurre in quello stato quel ladruncolo?”
In quel momento il menestrello che li aveva condotti nel borgo vecchio entrò nella bottega.
“Buonasera a voi, buon uomo!” Salutò.
“Finisco di parlare con queste persone e sono da voi, menestrello.” Disse il vecchio.
“Solo per chiedere, poi attenderò, non temete…” sorridendo il menestrello “… sto preparando una ballata e mi occorrono due marionette… ma non due marionette comuni… ecco, io devo rappresentare la storia di una celebre coppia, quindi mi occorrono un Admeto ed un’Alcesti, oppure un Tristano ed un’Isotta, o un Erec ed un’Enide, o anche un Lancillotto ed una Ginevra…”

Guisgard
02-06-2011, 01.35.43
Guisgard, messa a posto la lancia nella mano di San Michele, balzò giù e sorrise soddisfatto.
“Ecco, l’Arcangelo è ora armato come si conviene!” Disse ai due frati.
Si voltò poi verso Morrigan e vide quell’espressione stravolta sul volto della ragazza.
“Cos’hai?” Chiese. “Sembra tu abbia visto un fantasma!”
Si rivolse poi ai due frati:
“Fratelli, possiamo avere qualcosa di forte? Forse mia moglie non si sente tanto bene…” e aiutò la ragazza a sedersi su una panca posta lì vicino.
“Ecco, questo le farà bene…” disse uno dei frati, porgendo una piccola coppa a Morrigan “… è un liquore che facciamo noi qui… sono generazioni che noi frati conosciamo la formula… bevete e vi sentirete meglio, milady.”

Melisendra
02-06-2011, 01.40.40
Eccolo, davanti a me, con la sua risata beffarda e il consueto ghigno.
"Non sarà mai tuo! Hai capito, viscido verme? Mai!"
I fuochi intorno a me fiammeggiarono di furore, eccitati da tutto quel fluire di emozioni. Lo stavo sfidando apertamente.
Aprii nuovamente la bocca per gridargli la mia rabbia, ma lo sentii scivolare via. Cercai di trattenerlo.
"Dove credi di andare?!"
Sentii qualcosa sfiorarmi il braccio e percepii gli spiriti agitarsi e fuggire. Il cerchio si era rotto.
La visione evocata si dissolse e gli spiriti tornarono nel loro mondo con una forte folata di vento che mi lasciò al buio, mentre a poco a poco mi riabituavo alla luce fioca della luna.
"Torna qui!! Devi ascoltarmi!" Gridai. Il mio sangue aveva nutrito gli spiriti e loro avevano nutrito me. Gridai la mia rabbia col vento. Ogni sferzata di vento mi faceva sentire più leggera. La mente si stava perdendo in quel sollievo. Feci tremare le fronde degli alberi.
Mi accorsi che era stato Gouf a parlare, comparso da chissà dove. Mi stringeva il braccio.
Placai i venti e mi scrollai dalla sua presa.
"Lasciami! Che cosa ci fai qui?" lo scrutai, agitata come una gatta selvatica.
"Non scappo più dal passato."
Mi osservai la mano al chiaro di luna. Scintillava di sangue rappreso, ma di ferite nemmeno il segno. Avrei dovuto versare sangue ogni luna per preservare la benevolenza degli spiriti.
Il pugnale mi cadde di mano. Finii seduta in mezzo alle felci, respirando come se avessi fatto una lunga corsa. Osservai Gouf di sottecchi, quasi risentita. Non avrebbe dovuto seguirmi.
Lontano una civetta lanciò il suo grido nella notte.

Guisgard
02-06-2011, 01.55.50
Gouf la fissò Melisendra per alcuni istanti senza dire nulla.
“Perché sei venuta qui? Quel bambino non ha bisogno di te…” disse poi Gof “… a lui occorre una madre che lo curi, che lo protegga, che lo ami… non una come te, capace solo di metterlo in pericolo… sei venuta dunque fino a quaggiù per coinvolgerlo nei tuoi incanti? Una gatta sarebbe miglior madre di te!” Aggiunse con disprezzo. “Non avevi il diritto di entrare così nella sua vita… dovevi portargli amore e gioia, non le tue stregonerie… lascia questo luogo e torna nelle strade, a compiacere e servire i potenti ed i malvagi che fino ad ora ti hanno offerto protezione e ricchezza… va, torna da loro e ripagali con l’unica cosa che possiedi… dona loro il tuo corpo e la tua bellezza… vattene, perché non hai il diritto di far soffrire quel bambino…”
Un eco sordo ed inquieto sembrò ingoiare le parole di Gouf, mentre i suoi occhi neri e vivissimi si confondevano con le tenebre che avvolgevano entrambi.

Melisendra
02-06-2011, 02.41.57
Mi sdraiai tra le felci, cercando di placare l'affanno. Sopra di me solo gli scuri occhi accusatori di Gouf e una volta di foglie che sussurravano una leggera brezza.
Improvvisamente tutto passò. Il respiro si fece regolare.
Socchiusi gli occhi per il sollievo.
Pensai alle dure parole di Gouf. Come osava giudicarmi? Cosa gli dava il diritto di scegliere per me o per Uriel?
MI rimisi a sedere e mi alzai. Scrollai il mantello e mi voltai verso Gouf.
"Preferisco essere la cattiva madre di un bambino vivo e libero, piuttosto che la brava, buona e amorevole madre morta di un bambino destinato a vivere di orrori per il resto della sua vita..." esitai "ma forse... questa parte non ti è nuova." Lo guardai con rammarico. Le sue parole mi avevano ferita.
"Se non fossimo venuti qui non avrei mai saputo che l'aveva trovato."
Raccolsi il pugnale e lo consegnai a Gouf. In fondo glielo avevo sottratto.
"Ora sa che prima di prendere Uriel dovrà uccidere me. Non gli basterà arrivare qui e mettere a ferro e fuoco ogni cosa, come fece quando prese me. Non ci sono solo pedine intorno a lui e proprio lui mi ha insegnato questo gioco."
L'aria della notte mi sfiorò i capelli come in una carezza. Potevo sentirli, nascosti da qualche parte che ci osservavano, come timidi bambini curiosi. Quasi sorrisi.
Tornai a guardare Gouf negli occhi. Ero più delusa che arrabbiata.
"Se questo è quello che pensi di me... non vedo cos'altro abbiamo da dirci."
Mi voltai in direzione del borgo e iniziai a scostare rami per aprirmi un varco.

Guisgard
02-06-2011, 02.58.13
Gouf la seguì e la raggiunse.
Le afferrò un braccio per fermarla e la schiaffeggiò.
“Credi davvero di poterlo fermare o intimorire con questi giochetti di prestigio? No, sai bene che non puoi…” disse “… lui è troppo potente… ma è lontano … ormai sono anni che non si mostra… forse sarà morto, chi può dirlo… ma tu continui a vivere con questa paura… l’hai reso un fantasma… un fantasma destinato a tormentarti in eterno… e vuoi rendere vittima di questa ossessione anche tuo figlio…” la fissò con durezza “… sei una sciocca, Melisendra… una sciocca… se anche quell’uomo fosse vivo… se dovesse ritornare dall’Inferno, non potrebbe mai far del male a te ed al bambino… perché io non lo permetterò…”
Prese il pugnale dalle sue mani e lo fissò.
Il simbolo del gufo sembrava scintillare in quell’inquieta notte senza sogni.
Tornò a fissarla per qualche altro istante, poi scosse il capo e tornò verso la locanda.

Guisgard
02-06-2011, 03.08.45
Pasuan restò col piccolo Ubert in braccio senza dire nulla.
Lo cullava dolcemente ed il bambino sembrava tranquillo fra le sue braccia.
Avvertì un senso di pace e per un momento tutti i suoi pensieri più tristi e le sue preoccupazioni svanirono.
Ma durò solo un istante.
Qualcosa attraversò la sua mente e lo turbò.
“Riprendi Ubert con te…” disse “… potrei farlo cadere… riprendilo! Hai sentito? Devi riprenderlo! Hai affidato il tuo bambino ad un povero cieco… che razza di madre sei!”
A quei suoi urli, la madre e Mian rientrarono nella stanza.
“Cosa succede?” Domandò sua madre.
“Mamma…” mormorò Pasuan “… voglio andar via… voglio tornare a casa… e voglio tornarci ora…”
“Si, tranquillo…” sussurrò sua madre “… il medico ha detto che puoi lasciare l’infermeria… Dafne sta raccogliendo le tue cose, così potremmo tornare a casa tutti insieme…”
“No, non voglio che lei venga con noi…” disse Pasuan “… non mi servono i suoi sensi di colpi e la sua pietà… non voglio vederla mai più… mai più…” e nel pronunciare queste parole strinse con rabbia le lenzuola fra le sue mani.

Melisendra
02-06-2011, 03.27.51
Mi sfiorai la guancia e mi adirai.
"Gouf!" Lo seguii.
Gli sbarrai la strada e feci qualcosa di cui non credevo di essere capace.
L'edera rampicante che si era avvolta lungo i tronchi e i rami degli alberi iniziò a crescere, rapida e sinuosa come un serpente. Avvolse le gambe e le braccia del Cavaliere del Gufo, immobilizzandolo.
Ero stupita. Osservai l'edera senza nascondere la mia sorpresa. Gli aveva avvinto i polsi e strisciava verso il petto. Accarezzai le foglie, che smisero di crescere.
"Non ti azzardare a rifarlo..." Gli sussurrai, avvicinando il mio volto al suo.
Lentamente presi la sua spada e il mio sguardo si spostò da lui alla lama e viceversa.
Mi avvicinai nuovamente a lui e lo baciai. Un lungo bacio. Quindi mi allontanai di un passo sollevai la spada e quando la riabbassai tranciai di netto i rampicanti. Caddero a terra, immobili.
"Non puoi farci niente... non è morto. Non è nemmeno così lontano..." appoggiai la pesante spada e mi massaggiai un polso.

Guisgard
02-06-2011, 03.51.29
Gouf osservò i rami cadere mozzati a terra.
Fissò poi Melisendra, con ancora il sapore della bocca di lei sulla sua.

“Cosa cerchi ancora qui, cavaliere? Dimmelo!” Disse quell’uomo avvolto nel suo nero mantello.
“Sono qui per prendere la donna e…” Gouf lo fissò con odio “… la tua vita!”
“Stolto mortale…” ridendo l’oscuro signore “... credi che quell’armatura possa davvero proteggerti in eterno? Se il mio piano è fallito è solo perché questa sciocca donna è stata incapace di attuarlo! Ma presto me la pagherà...”
Gouf spostò in un attimo lo sguardo verso Melisendra, per poi portarlo di nuovo su quell’uomo.
“Voglio quella donna…” mormorò il cavaliere.
L’uomo si abbandonò a quella sua delirante ed agghiacciante risata.
“E’ stata lei a tentare di ucciderti, cavaliere…” disse “… lei ti ha tradito...”
Gouf lo fissava senza tradire emozioni.
“Ed ora sarà lei a dirti cosa vuole…” continuò l’uomo “… avanti, Melisendra… diglielo… digli che verrai con me di tua spontanea volontà…”
In quel momento un volto, un nome attraversò la mente ed il cuore di Melisendra… Uriel.
“Si… verrò con te, mio signore…”

Quel ricordo, come un lampo, tornò ad infiammare per un attimo Gouf.
Le si avvicinò allora e prese il polso di lei fra le sue mani.
“Una donna non dovrebbe mai maneggiare la spada di un uomo…” mormorò massaggiandole il polso “… essa è la sua più fedele compagna… forse l’unica di cui un uomo possa fidarsi… forse l’unica che non tradisce mai…”
Un attimo dopo riprese la strada per la locanda, lasciando Melisendra alle sue inquietudini.
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Melisendra
02-06-2011, 04.37.28
Lo guardai precedermi. Rallentai il passo e respirai nuovamente l'aria della notte. Ogni respiro sembrava purificarmi da tutte quelle sensazioni di rabbia che mi avevano accecata prima.
Qualche stella brillava sopra di me.
Svoltai nel vicolo della locanda e vi entrai. Salii nella camera e silenziosamente aprii la porta.
Mi sfilai il mantello e mi pulii versando acqua fresca da una brocca. Iniziai a slacciare i lacci della veste. Ero un po' infreddolita.
Mi avvolsi in una coperta che era adagiata sul letto e improvvisamente lo sconforto mi investì come un uragano. Iniziai a piangere.
Grosse lacrime scendevano lungo le guance e io non riuscivo a fermarle. Frenai i singhiozzi, ma le lacrime continuavano ad annebbiarmi la vista. Strinsi le ginocchia al petto e chinai il capo.
Appoggiai la testa tra le mani e cercai di scuotermi di dosso la tristezza, la stanchezza.

Guisgard
02-06-2011, 05.14.33
Ardeliano galoppava nell’oscura brughiera, seguito dai latrati dei suoi cani.
Tirava con vigore le redini ed affondava gli speroni nei fianchi del suo destriero, mentre il cielo sopra quella landa si contorceva e tormentava, tra il sinistro sibilo del vento e lo spettrale boato dei tuoi in lontananza.
In quella maledetta notte sembrava che le forze del male si fossero date appuntamento in quel delirante scenario di rocce e tenebre.
Ad un tratto i cani apparvero impauriti, come se un’oscura presenza li intimorisse.
Ardeliano li chiamò, li incitò, li maledisse, ma essi restarono fermi come inchiodati da una paura primordiale ed innaturale.
Ma non dirò oltre del terrore che attanagliò i cani.
Dirò soltanto della tomba...
Apparve ad Ardeliano, sul lato più remoto ed oscuro della collinetta che si formava sul sentiero, una tomba misteriosa ed abbandonata.
Sembrava appartenere ad un’antica e nobile famiglia.
Era di marmo pesante, scolorito e corroso dal tempo e dalla furia della natura.
Era scavata nel ventre di quella collinetta e solo la porta, un’antica e spessa lastra di granito bloccata da cardini ormai consumati dalla ruggine, sembrava capace di emergere dagli sterpi e dai rovi.
L’arciduca si avvicinò a quell’antica costruzione, cercando di scorgere il nome e lo stemma dei proprietari.
Ma quando fù a pochi passi dalla tomba riuscì a leggervi un nome.
Anzi, due nomi: il suo e quello di sua moglie.
Ad un tratto la lastra si spostò, liberando l’ingresso della tomba.
“Sono qui, Ardeliano...” disse una voce proveniente dall’interno.
Era la voce di sua moglie Gyaia.
Ardeliano allora si avvicinò all’entrata della tomba, ma prima che potesse attraversarla vide una figura emergere dalla desolata landa circostante: era Gyaia che lo fissava con due occhi intrisi di folle dolore e disperazione.
Il volto e gli occhi erano i suoi, ma quella donna non era Gyaia, pensò subito Ardeliano.
“Dov’è mia moglie?” Gridò l’Arciduca. “Dove?”
Ma nessuno rispose a quella disperata invocazione.
In quel momento qualcosa emerse dall’entrata della tomba e lo raggiunse.
Ardeliano ebbe solo il tempo di voltarsi e vedere, per un breve istante, l’orribile visione di morte che lo assaliva.

Layla restò un attimo in silenzio, dopo aver raccontato dell’orribile maledizione.
“Essa è detta Gioia dei Taddei…” mormorò “… poiché col suo demoniaco incanto nega alla vostra stirpe la gioia che nasce dall’amore.”
“E’ dunque a causa della colpa di Ardeliano che ancora oggi noi Taddei siamo perseguitati da quest’orrore…” disse Icarius.
Layla annuì.
“E non vi è modo per vincere questa maledizione?” Chiese Icarius.
“Solo quando la vostra stirpe si estinguerà, la maledizione avrà fine.”
Si voltò poi verso Talia.
“Il prezzo, milady?” Chiese. “Il prezzo è troppo alto perché è legato alla vita stessa… e voi, come vostro marito, potete definirvi vivi? No, non lo siete… siete simili a marionette dalle movenze grottesche… marionette senz’anima e senza cuore… i Taddei hanno rifiutato l’amore e questo li ha condannati per sempre… ora lasciate questa pieve… i miei cavalieri hanno già ucciso un ladruncolo che si aggirava nella brughiera… ora attendono voi…”
“Tu non pagherai nessun prezzo…” disse Icarius a Talia “… hai già sofferto abbastanza a causa mia… milady…” rivolgendosi poi a Layla “… amo la vita, ma non temo la morte… vi chiedo solo una grazia… il modo per risparmiare mia moglie… voglio che ritorni sana e salva a Capomazda… il resto per me non conta…”
“Siete uno dei Taddei” replicò freddamente la donna “e non vi importa nulla di questa ragazza… il vostro è solo un disperato tentativo di salvarvi la vita…”
“Siete tanto bella, eppure avete il cuore tanto arido… perché? Chiedo solo che a mia moglie sia risparmiata la vita… prendete pure la mia… ma risparmiate quella di Talia…”
Layla lo fissò.
“Amate davvero vostra moglie?”
“Si.”
“Tanto da non separarvene mai?”
“Il giorno e la notte sono solo sbiaditi riflessi di vita se lei non è con me… lei scandisce ogni attimo della mia vita… senza di lei sono morto…”
“Cosa avete nella cintura?” Chiese la donna.
Icarius fissò la rosa che il vecchio dei costumi gli aveva dato.
“E’ l’arma del mio costume…” prendendola Icarius.
“I fiori hanno un nome…” disse la donna “… quello di quel fiore?”
“Colui che mi ha dato questo fiore lo ha chiamato Mia Amata… ora che è mio esso ha dunque nome Talia, la donna che amo…”
“Donatemi quel fiore e vi lascerò andare…” sorridendo Layla “… lasciatemelo e tornerete sani e salvi a Capomazda…”
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Lady Dafne
02-06-2011, 11.43.07
Stavo tranquillamente infagottando alcune poche cose quando sentii Pasuan alzare la voce

“Riprendi Ubert con te…” disse “… potrei farlo cadere… riprendilo! Hai sentito? Devi riprenderlo! Hai affidato il tuo bambino ad un povero cieco… che razza di madre sei!”

Mi spaventai, Hubert si mise a piangere disperato; lo presi immediatamente in braccio e cercai di calmarlo senza dire nulla. Sentii Pasuan parlare con sua madre, non intervenni, alla fine non facevo parte della famiglia. Ma poi fui coinvolta nei discorsi


“No, non voglio che lei venga con noi…” disse Pasuan “… non mi servono i suoi sensi di colpi e la sua pietà… non voglio vederla mai più… mai più…”

Speravo di non aver sudito bene, quelle parole mi fecero più male di un pugno allo stomaco. Mi si riempirono gli occhi di lacrime e ribollì il sangue nelle mie vene. Istintivamente avanzai verso Pasuan e gli diedi un sonoro ceffone sul viso. Non parlai e mi limitai a correre via, volevo andarmene a casa, dimenticarlo. Mi fermai invece appena fuori dalla porta dell'infermeria e, vinta dalla rabbia, dal dolore e dalla stanchezza, mi accasciai al suolo abbandonandomi ad un pianto nervoso. Non riuscivo a fermarmi e anzi le lacrime aumentavano sempre più! Ero arrabbiata con Pasuan per come mi aveva trattata, ero arrabbiata con me stessa per aver schiaffeggiato un uomo che non vedeva e che non poteva difendersi, ed ero disillusa: con questo brutto carattere Pasuan non sarebbe guarito mai.

Lady Morgana
02-06-2011, 19.48.06
Parlammo con la donna e con suo marito, che avevano dato ad Icarius e Talia i costumi per il ballo. Ci dissero anche che un ladro aveva rubato i vestiti di sua signoria e così si spiegava il cadavere ritrovato nel bosco.
Stavamo ancora discutendo, quando una voce ci interruppe.
Il menestrello entrò nella bottega e disse di voler rappresentare una ballata con due giovani innamorati come Tristano e Isotta o Lancillotto e Ginevra..
Lo guardai stupita: ora stava esagerando.

Perchè non è rimasto nella locanda?

Non volevo che mi seguisse per spiarmi, così cercai feci un po' l'ingenua, ma nello stesso tempo la persona seccata.
"Non credo troverete qui ciò che cercate, menestrello. Dovrete chiedere aiuto da un'altra parte. La prego signore" dissi poi riferendomi all'anziano signore con cui stavamo parlando "continuate. Sapreste forse dirci dove potremmo trovare l'Arciduca e sua moglie?"
Diedi le spalle a Nishuru. Ero arrabbiata con lui, ma cercai di non darlo a vedere o Lho avrebbe iniziato a fare dinuovo domande su chi fossi in realtà.

Io sono la migliore! Perchè ha mandato Nishuru a controllarmi? Manderà a monte tutto...

Guardai speranzosa il proprietario della bottega. Dovevamo trovare il prima possibile Icarius e Talia, per poi, in un qualche modo, avvicinarmi al tanto temuto Cavaliere del Gufo, colui che indossa un'armatura impenetrabile da qualsiasi arma o magia.
Tirai Lho per una manica e bisbigliai in modo che solo lui potesse sentirmi.
"Credete che li ritroveremo, signore? Io non so più cosa pensare... forse sono morti! Inoltre si sta facendo buio e il bosco è già abbastanza strano e pericoloso di giorno."
Mi strinsi a lui per fare un po' di scena.
"Voi continuate se volete, ma io preferirei stare alla locanda questa notte, sono successe così tante cose, oggi..."
Lo fissai speranzosa.

Se mi lascia alla locanda e continua le ricerche da solo, io potrei inanzitutto parlare con Nishuru e convincerlo ad andarsene, e poi... poi andrei alla pieve, ho ancora la strana sensazione che Icarius e Talia siano là...

Talia
03-06-2011, 19.28.53
Rimasi affascinata dal racconto di Layla... spaventata, sconvolta, terrorizzata, ma affascinata.
Poi le sue parole... sapevo qual era il prezzo, Gyaia stessa me lo aveva detto... ma non mi importava: io volevo solo che Icarius stesse bene!

“Tu non pagherai nessun prezzo…” disse Icarius a Talia “… hai già sofferto abbastanza a causa mia… milady…” rivolgendosi poi a Layla “… amo la vita, ma non temo la morte… vi chiedo solo una grazia… il modo per risparmiare mia moglie… voglio che ritorni sana e salva a Capomazda… il resto per me non conta…”

Mi voltai di scatto verso di lui, lo fissai un momento poi sollevai una mano a sfiorargli il viso...
“Non dire così!” mormorai “Non essere impulsivo...”
Improvvisamente un nodo mi strinse il petto e la gola...
“Non puoi dire sul serio...” mormorai quindi al suo orecchio “Tu mi hai fatto una promessa, ricordi? Mi hai promesso di non lasciarmi mai più sola! Mai più, Icarius! Mai più, per nessun motivo!”
Mi ero aggrappata al suo braccio con entrambe le mani, ero agitata, tremavo...
Ma fu la donna a trovare un’altra soluzione.

“Cosa avete nella cintura?” Chiese la donna.
Icarius fissò la rosa che il vecchio dei costumi gli aveva dato.
“E’ l’arma del mio costume…” prendendola Icarius.
“I fiori hanno un nome…” disse la donna “… quello di quel fiore?”
“Colui che mi ha dato questo fiore lo ha chiamato Mia Amata… ora che è mio esso ha dunque nome Talia, la donna che amo…”
“Donatemi quel fiore e vi lascerò andare…” sorridendo Layla “… lasciatemelo e tornerete sani e salvi a Capomazda…”

Senza lasciare il suo braccio né allontanarmi da lui, i miei occhi vagarono da Icarius alla donna, al fiore, poi di nuovo a Layla e infine di nuovo a mio marito...
Una strana sensazione mi stava invadendo... una sensazione curiosa e indefinita... ma avevo bisogno di credere a quella via di fuga, ne avevo bisogno assoluto... e ci credetti con tutte le mie forze.

Guisgard
03-06-2011, 19.50.36
Le lacrime hanno mille volti ed infiniti significati.
Una volta un poeta scrisse che il più grande dolore era rappresentato dalla Passione di Cristo.
Poi vi erano le pene d’amore.
E cosa invece tormentava il cuore di Melisendra?
La paura per il piccolo Ubert?
O quella per il ritorno del suo oscuro padrone?
O forse c’entrava anche Gouf in quel pianto disperato?
Il Cavaliere del Gufo si sdraiò sul letto e restò in silenzio avvolto nei suoi pensieri.
Trascorsero così diversi momenti, fino a quando lui sfiorò i piedi nudi di lei con una carezza.
Non disse nulla, ma quel leggero tocco stava a significare la sua presenza, la sua vicinanza a lei.
E per qualcuno questo è il tesoro più grande…
Il giorno giunse presto, tra inquietudini e malinconie antiche.
E quando il Sole fu visibile oltre i monti del nord, Gouf e Melisendra ripresero il cammino verso il castello dei Cimarow.

Guisgard
03-06-2011, 20.22.24
Dafne piangeva.
Calde e grandi lacrime scendevano sul suo tenero viso.
In quel momento una volto tornò ad animare i suoi ricordi… era quello di Friederich.
Quando restiamo soli il passato torna con i suoi incanti, le sue illusioni.
Torna con i sogni rubati, mai svaniti eppure eterei, lontani, sbiaditi.
Come uno spettro, il passato torna a confonderci, ad ammaliarci.
Il futuro allora, unica vera dimora dei sogni ancora vivi e reali, della nostra felicità, della nostra gioia, assume l’immagine di un castello incantato, dalle mura altissime ed invalicabili.
In quel momento qualcuno si avvicinò a Dafne: era Mian.
La ragazza le sorrise e l’abbracciò forte.

Guisgard
03-06-2011, 20.30.33
Lho fissò Sayla senza risponderle nulla.
“Buon uomo…” disse Lho all’anziano padrone della bottega “… sapreste dirci dove potrebbero essere ora sua signoria e la Granduchessa?”
Il vecchio scosse il capo.
“Ma torneranno per restituire i costumi…” mormorò poi il vecchio “… lord Icarius mi ha dato la sua parola…”
Lho annuì.
Accompagnò poi la giovane Sayla alla locanda, dove prese due stanze.
Lasciata là la ragazzina, come lei stessa aveva chiesto, Lho uscì di nuovo nel borgo vecchio per cercare altre notizie su Icarius e Talia.

Melisendra
03-06-2011, 20.46.38
La stanchezza mi aveva colpita più profondamente di quanto pensassi.
La situazione era frustrante.
Uriel era al sicuro, ma non avevo idea per quanto tempo ancora sarei riuscita a distrarre il mio signore. Gouf non riusciva ad allontanare da sè il sospetto. Quello che aveva detto in preda all'ira mi aveva dato una chiara idea di cosa pensasse realmente.
Cavalcammo silenziosamente per un po'.
Continuai a tenere il cappuccio calato sul volto e a pensare la mia prossima mossa. Nel frattempo sentivo le mie nuove forze agitarsi dentro di me, come una marea oscura e tremendamente allettante. Sentivo che avevo messo a rischio qualcosa, una parte della mia anima forse, per avere il dominio su quelle forze. Ma avrei potuto difendermi, col tempo sarei diventata abbastanza forte da contrastare il pericolo. Averlo sfidato poteva essere una condanna a morte, ma forse avevo qualche possibilità.
Iniziai a domandarmi se non avesse qualcosa a che fare con l'assalto a Capomazda. Era nel suo stile servirsi di pedine per ottenere quel che voleva. La caduta di Capomazda avrebbe inferto un duro colpo alla Fede e avrebbe creato il Caos. Avrei dovuto pensarci su e valutare quell'ipotesi.
Dovevo impedire quella guerra. Prima che fosse troppo tardi.
"Gouf..." mi schiarii la voce "Perchè volesti portarmi via, dopo che avevo tentato di ucciderti?"
Quel ricordo era riapparso improvvisamente. Non avevo idea che fosse succcesso. L'ultima immagine che avevo sempre avuto di Gouf era quella di lui immobile e accasciato sul pavimento davanti a me.
Aggiunsi. "E perchè io non ne ho memoria?" sussurrai.

Lady Dafne
03-06-2011, 21.00.34
"Scusami, scusa! Non volevo dare quello schiaffo a Pasuan. Perdonami ma.... ma... le sue parole... il timbro della voce... urlava... Hubert piangeva... io?! Mi dispiace!!" ricambiai l'abbraccio, strinsi forte quella ragazza, era sempre stata tanto gentile con me. Sua madre mi metteva un po' di soggezione, perfino non conoscevo il suo nome, ma Mian no, lei era come me: una ragazza semplice!
"Io provo ad essere forte, Mian, ma non so se ce la faccio, non se lui si comporta così! Mian, io lo amo, lo amerò sempre, non ho mai amato nessuno più di lui. E ora che è cieco io lo amo ancora di più! Ma lui mi caccia via... e io, con questo bambino, come faccio?" piansi piansi e piansi ancora.
Ero amareggiata e triste, non volevo più vederlo quel Pasuan ma non potevo fare a meno di amarlo sinceramente, non per rimorso!

Guisgard
04-06-2011, 00.39.39
Gouf cavalcava silenzioso, mentre gli zoccoli del suo cavallo sembravano affondare nel terreno misto a melma che ricopriva quel sentiero che tagliava in due la brughiera.
“Perché alla fine lui ti avrebbe uccisa…” disse senza voltarsi verso Melisendra “… ecco perché l’ho fatto… “ poi finalmente la fissò “… non so dirti perché non ne conservi memoria… forse hai rimosso il tutto a causa di quegli eventi turbolenti… forse hai subito un trauma…”
Avrebbe voluto darle un’altra risposta, invece.
Che la sua mente era, in quel momento, soggiogata al volere dell’oscuro signore.
Che non era cosciente quando tentò di ucciderlo.
Che lei mai aveva pensato di ucciderlo.
Questo avrebbe voluto dirle.
Questo avrebbe voluto credere.
Ma questo significava ascoltare il cuore, cedere ai suoi dettami.
Ed il Cavaliere del Gufo non poteva permettersi questo.
Aveva giurato a se stesso che non sarebbe mai accaduto.
Mai.
Mai avrebbe ascoltato il suo cuore.
Un cuore che il cavaliere aveva racchiuso in una corazza ben più spessa ed impenetrabile di quella fatata indossata in battaglia.
Ad un tratto, tra due piccole collinette che si aprivano, apparve la sagoma oscura ed inquieta del castello dei Cimarow.

Morrigan
04-06-2011, 00.58.44
Morrigan bevve avidamente il liquore che i frati le portarono, forse più per l'urgenza di concentrarsi su qualcosa di concreto e reale, che per vero e proprio bisogno di quel liquido.
La violenza con cui quell'uomo era sempre riuscito ad invadere i suoi sogni ancora la sorprendeva e la turbava, e il fatto che in quel momento le fosse apparso anche in una visione, e proprio in quel luogo e nel momento in cui aveva toccato la lancia di San Michele, la sconvolgeva ancora di più.

Levò gli occhi verso Guisgard, e lo guardò quasi supplicandolo. Gli fece cennò di accostarsi a lei, per potergli parlare all'orecchio, senza farsi udire dagli altri.

"Sta per accadere qualcosa..." gli mormorò con urgenza "l'aquila ha spiccato il volo e presto si abbatterà sulla sua preda... il nemico si muove verso Capomazda, e tu hai bisogno di trovare le tue risposte prima che sia troppo tardi! Andiamo da Ravus, e andiamoci in fretta. Di me si fida, mi prese in simpatia... posso interrogarlo e rubare i suoi ricordi per te, se lo desideri... farò tutto quello che vorrai, Guisgard, perchè credo che sia vicino il tempo in cui tu dovrai rispettare la tua parte del patto!"

Guisgard
04-06-2011, 00.59.51
Mian abbracciò Dafne come se fosse sua sorella.
“Io… io credo che l’amore sia la cosa più bella e meravigliosa che ci sia al mondo…” disse commossa “… l’unica capace di renderci davvero felici… l’unica cosa per cui valga sempre la pena lottare e fare qualsiasi sacrificio… quando ero piccola, durante la festa dell’Assunta, giunsero nel villaggio dei cantastorie… uno di loro recitò il mito di Amore e Psiche… lei, dopo aver peccato verso di lui, comincerà a vagare per il mondo, tra stenti e sacrifici, fino a riguadagnare la fiducia del suo adorato amante…” sorrise ed accarezzò Dafne “… io credo che l’amore, quello vero, da romanzo, che rende la vita una favola, una quotidiana meraviglia, vada conquistato… perché, proprio come insegna quel mito, una volta conquistato, nessuno potrà più strapparcelo… noi stiamo partendo, Dafne… se ami davvero quello zuccone di mio fratello allora prendi il bambino con tutte le tue cose e vieni con noi al villaggio!”

Guisgard
04-06-2011, 01.12.23
Guisgard fissò Morrigan ed annuì.
I due poi salutarono i frati, ringraziandoli per l’ospitalità e la protezione e ripartirono.
Il bosco era avvolto nel buio e nel silenzio.
Ancestrali immagini sembravano prendere forma dalle sagome degli alberi addormentati.
Ad un tratto si udirono dei rumori.
Erano cavalli che correvano.
Guisgard, rapido, fece un cenno a Morrigan e i due si nascosero tra la vegetazione.
All’improvviso sbucarono nel buio del bosco tre cavalieri a cavallo che ne inseguivano un quarto, anch’egli lanciato col suo destriero in una folle corsa.
Il fuggitivo poi, raggiunta una piccola radura, arrestò la sua corsa ed affrontò i suoi inseguitori.
Questi portavano lo stemma del ducato di Capomazda.
Seguì una battaglia furiosa, dove il cavaliere braccato fece a pezzi i suoi tre inseguitori.
Ma prima che quel fuggitivo potesse riprendere la sua fuga, Guisgard, improvvisamente, sbucò dal suo nascondiglio.
“Un cavaliere che fugge dai cavalieri dell’Arciduca” disse Guisgard “è una spia, o un malfattore!”
“Perché mi affrontate?” Chiese il misterioso fuggitivo.
“Perché faccio parte dello stesso ordine a cui appartengono quei cavalieri che avete ucciso!” Rispose Guisgard. “In guardia!” E si lanciò su quel cavaliere.

Morrigan
04-06-2011, 01.22.07
Morrigan seguì l'azione di Guisgard, mentre questi si lanciava sul cavaliere.
In un primo momento pensò di restare un po' da parte. Suo zio le aveva sempre insegnato che non è onorevole affrontare un cavaliere se non uno alla volta, e lei a questo si era sempre attenuta...
... però... pensò un istante dopo che quell'uomo non era di certo un cavaliere, se fuggiva inseguito a quel modo... e poi ne aveva fatti fuori tre in un sol colpo... forse Guisgard non disprezzerà un piccolo intervento di supporto!
Così estrasse Samsagra dal fodero, e pur lasciando condurre a Guisgard quell'assalto, si avvicinò ai due quel tanto da portare l'avversario a tiro di spada, pronta a bloccarlo se avesse tentato di sfuggire, o se avesse minacciato in qualche modo la vita del suo compagno.

Guisgard
04-06-2011, 01.29.10
“Stai indietro, Morrigan!” Disse Guisgard senza levare lo sguardo dal suo avversario. “Questa contesa è per me solo!”
“Pensate di trarne onore e gloria? Stolto cavaliere! Levatevi di mezzo e lasciatemi passare… o, giuro sull’elsa della mia spada, che vi farò passare a miglior vita!”
“L’unica cosa che passerà” gridò Guisgard “sarà il minuto che mi basterà per accopparvi!”
“Sciocco cavaliere afragognese!” Esclamò il misterioso rivale di Guisgard. “Tutti così siete da questi parti! Bigotti ed attaccabrighe! Vorrà dire che sarete accontentato stanotte… in guardia!”

Guisgard
04-06-2011, 03.38.54
“Non puoi dire sul serio...” mormorò Talia all'orecchio di Icarius “Tu mi hai fatto una promessa, ricordi? Mi hai promesso di non lasciarmi mai più sola! Mai più, Icarius! Mai più, per nessun motivo!"

A quelle parole di Talia, Layla rise.
Una risata beffarda e credule.
Così apparve ai due sposi.
“Milady…” fissando divertita Talia “… a quale promessa alludevate? A quelle che Ardeliano fece a sua moglie? Oppure a quelle che Ardoss disse a Rasyel? Anche il grande lord Rauger promise e giurò a sua moglie, sapete! E cosa è rimasto di tutto ciò? Morti!” Esclamò mentre un lampo d’odio attraversò l’azzurro dei suoi occhi. “Solo dei morti, ecco cosa è rimasto! L’eco e i tormenti di spettri che abitano il vostro passato e tormentano il vostro presente, trasformando il vostro futuro in un Inferno!”
Rise di nuovo, mentre il chiarore delle candele sembrava disegnare inquieti tratti sui volti delle statue.
“Il fiore, milady…” mormorò Icarius “… basta davvero solo questo per aver salva la vita?”
“E voi, sciocco Arciduca, credete davvero che la vostra vita, o quella di vostra moglie, valga quel fiore?”
Icarius impallidì udendo il tono di quella donna.
“Avete detto che il nome di quel fiore è quello della vostra amata Talia, vero?”
“Si, l’ho detto…”
“Esso è dunque la vostra amata?”
“Si, lo è…”
“Allora non vi è differenza tra quel fiore e vostra moglie, giusto?”
Icarius restò turbato e, istintivamente, strinse la mano di Talia.
“Lasciatemi allora vostra moglie in pegno!” Disse Layla. “Al posto di quel fiore, che pure ne condivide il nome!”
“No, mai!” Urlò Icarius. “Per nulla al mondo! Nemmeno per la mia vita, o quella dell’intero mio ducato!”
Layla rise di nuovo.
“Questo stupido fiore per voi non ha alcun valore!” Sentenziò con un impeto d’odio.
In quel momento si udirono dei nitriti provenire dall’esterno della Pieve.
“Eccoli, i miei cavalieri…” mormorò Layla “… vengono per voi…”

Melisendra
04-06-2011, 04.05.12
"No, gli ero utile da viva..." dissi tra me e me.
L'ennesimo giochetto del mio carceriere. Tra me e me mi sentii confusa.
"Vorrei che riuscissi a dirmi realmente ciò che pensi... cioò che nascondi così ostinatamente..."
Lo seguii fino al castello, un po' rassegnata. Sapevo che l'assassina dentro di me stava ormai tornando in superficie. Non me ne ero mai sbarazzata.
"Gouf... mi hai chiesto di essere sincera con te. Di non tradirti."
Smontai da cavallo e mi avvicinai a lui.
"Quindi te lo dirò: avevo un accordo con Capomazda, ero qui per scongiurare la guerra. In cambio della mia vita." Mentii. "Sono ancora convinta che questa guerra non sia la miglior soluzione, anzi... credo che ci sia ben più di Lord Cimarow dietro tutto questo." Lo guardai negli occhi. "Ad ogni modo, se vuoi saperlo, non ho mai inviato messaggi a Capomazda."
Avevo bisogno del suo appoggio, quella sincerità poteva in qualche modo garantirmi che ci avrebbe riflettuto. Speravo che si decidesse a togliere di mezzo Lord Cimarow. Altrimenti ci avrei dovuto pensare da sola.

Guisgard
04-06-2011, 04.32.40
Gouf la fissò.
Per un istante mille sensazioni, inquietudini, immagini, ricordi attraversarono i suoi occhi.
Poi quella parola… accordo…
“Sei una spia per conto dei Taddei? Rispondi!” Disse afferrandola per le braccia. “Conosco quella gente e non cercano nessun accordo con lord Cimarow! Loro lo hanno già condannato! Come hanno già condannato anche me! Lo capisci? Anche me! Ma forse a te non interessa nulla! Perché l’hai fatto? Per salvare tuo figlio? Questo ti hanno promesso i Taddei?” La lasciò. “Che sciocco sono stato… ero arrivato a credere che io e te…”
Ebbe un sussulto di rabbia.
Restò un attimo a fissare le tenebre che avvolgevano la brughiera.
Tenebre nelle quali sprofondare... o far sprofondare il mondo intero.

Melisendra
04-06-2011, 04.52.44
"No, Gouf" non opposi resistenza alla sua presa, "Non sono qui per tradirti... come ti ho già detto sospettavo di trovarti qui, anche se non ci speravo. Sono qui per conto di Lady Talia, per scongiurare questa guerra... e salvare te."
Questa volta ero sincera.
Lo guardai dritto negli occhi, sostenendo il suo sguardo. Non c'era traccia di inganno o magia nelle mie pupille.
"Non voglio che ti succeda qualcosa... non voglio ripetere l'errore di tanto tempo fa. Devi fidarti di me... io..." un nodo alla gola. "Io ti amo, Gouf... non riesco a immaginare di perderti ancora!", gli dissi all'improvviso.
Mi avvicinai a lui, incurante della sua ira. Non me ne importava. L'avevo detto ormai, lo avevo ammesso anche con me stessa. Poteva fare il diavolo a quattro adesso, poteva farmi a pezzettini o farmi imprigionare per il resto della mia vita. Ma almeno glielo avevo detto.
Lo scrutai per stabilire come avrebbe reagito.

Guisgard
04-06-2011, 05.14.46
Il suo sguardo era carico d’ira, d’inquietudine.
La fissava negli occhi, in quei luminosi e profondi occhi verdi.
Verdi come i sogni della giovinezza, come la speranza che anima gli slanci di ogni uomo.
Occhi che cominciarono a riflettere i primi bagliori che schiarivano il cielo d’Oriente.
Albeggiava.
Pian piano il volto di lei, pallido e bellissimo, prese forma ed immagine nell’alone rosato che tingeva quel mattino sulla brughiera.
Dietro di loro c’era il Poggio del Sole, davanti invece spettrale si ergeva il castello dei Cimarow.
Ma tutto sembrò, per un attimo, annullarsi e svanire.
Per quelle parole pronunciate da lei.
Ti amo…
Gouf allora, quasi con uno sforzo sovrumano, alzò la mano per schiaffeggiarla, ma non la sfiorò neppure.
“Diresti qualsiasi cosa per salvarti, vero? E per salvare tuo figlio…” disse voltandosi verso il Sole nascente. “Non ti ucciderò…” mormorò “… non potrei… da te voglio solo una cosa… una promessa… che lascerai il castello prima della nostra partenza per Capomazda… sei una donna forte… e non mi sono mai illuso di poterti possedere… nessuno potrebbe… ma presto questo mondo… il nostro mondo, sarà in pericolo… i Taddei non si accontenteranno di batterci… no, loro vogliono estirpare le nostre radici… quelli come noi fanno paura… e non voglio che arrivino a toccarti… se scoprissero di Uriel, tu saresti condannata perché l’hai generato con me…” si voltò avvicinandosi a lei.
La fissò negli occhi per un lungo, interminabile istante, prendendo il suo bellissimo volto fra le sue mani.
“Forse è colpa mia…” sussurrò “… avrei potuto offrirti una vita… invece qui con me ho solo la fredda ombra della morte…”
E la baciò, mentre il nuovo giorno liberava dalle ultime tenebre la tormentata brughiera attorno a loro.

Melisendra
04-06-2011, 05.45.22
Quel bacio mi sorprese. Ero quasi certa che mi avrebbe colpita.
Quando si staccò da me lo guardai con dispiacere.
"Sai bene che non lo dico per salvarmi... ma preferisci negare la realtà."
Montai nuovamente a cavallo.
"Me ne andrò al tramonto."
Spronai il cavallo.
"Ma comunque si mettano gli eventi... sappi che non siete che delle pedine nelle mani di qualcuno. Lord Cimarow è solo una marionetta. E il nostro mondo è finito da tempo... se vincerete questa guerra non saremo liberi, ci sarà solo altro caos e altra violenza. Dopo Capomazda cadranno tutti gli altri... anche Poggio del Sole. Sarà come condannare Uriel e noi all'Inferno in Terra."
Sospirai. Era quasi palpabile come una visione. Un terribile presentimento.
"Se volessi offrirmi una vita... mi aiuteresti a prendere Lord Cimarow in ostaggio e interrogarlo. Sono piuttosto certa che qualcun altro abbia disegnato questo folle piano di distruzione. E credo che scoprire chi sia potrebbe valerci la salvezza. Potrebbe perfino alleviare le pene delle nostre anime."
Mi soffermai di fronte al ponte levatoio. In attesa che venisse calato e mi voltai verso Gouf.

Guisgard
04-06-2011, 05.59.07
Gouf fissava Melisendra, mentre veniva calato il ponte levatoio.
Le parole della ragazza sembravano ancora echeggiare nella sua mente, quando alcune grida dalle mura li accolsero al castello.
“Va a riposarti…” disse Gouf a Melisendra “… è stata una lunga notte…”
Ma mentre si accingeva a ritirarsi nella sua stanza, Gouf la chiamò:
“Melisendra…” attendendo che lei si voltasse “… nulla, va a riposarti…”
Eppure i suoi occhi avrebbero voluto parlarle.
Poco dopo anche Gouf si ritirò nella sua stanza, dove però non riuscì a dormire.
Ripensava alle parole di Melisendra.
“Lord Cimarow è solo un uomo malato…” pensava “… malato della sua miserabile bramosia ed ambizione… il suo unico scopo è arricchirsi conquistando terre e uomini… non potrebbe mai reggere da solo Capomazda… no… non potrebbe mai… possibile che Melisendra abbia ragione? Che vi sia forse qualcun altro dietro a tutto questo? Ma chi? Chi?”

Melisendra
04-06-2011, 06.33.13
Lanciai a Gouf un'occhiata interrogativa e poi mi ritirai.
Una volta raggiunta la mia stanza mi sdraiai sul letto e mi addormentai.
Con mio grande sollievo non feci alcun sogno e mi risvegliai poco dopo, riposata e con la mente più fresca.
Mi accorsi di indossare ancora i vestiti da viaggio. Iniziai a spogliarmi e mi rinfrescai con una bacinella di acqua di rose.
Quando mi sentii di nuovo me stessa aprii il baule che conteneva gli indumenti e, non senza esitazione, estrassi l'abito rosso sangue.
Con le dita tremanti me lo feci scivolare addosso. La stoffa accarezzava piacevolmente la pelle, mentre quel colore mi faceva scorrere un brivido lungo la schiena che non sapevo se fosse dettato dall'orrore o da una crudele risposta istintiva di piacere. Era indubbiamente adeguato.
Mi spazzolai i capelli e mi sdraiai su una poltrona.
Era quasi ora di pranzo. Il sole brillava ne cielo, ma celato da qualche nuvola.
Mi incamminai verso la sala comune.

Guisgard
04-06-2011, 06.45.02
La sala pullulava di servi e serve, mentre i fedeli baroni di Cimarow avevano già preso posto a tavola.
Il signore del castello conversava con alcuni suoi fedelissimi, quando Gouf entrò nella sala.
“Vi attendevamo, cavaliere.” Disse il barone Ivan de Saint-Roche a Gouf. “Sapete bene che basta la vostra sola presenza per imprimere nei nostri soldati una cieca fiducia nella vittoria.”
“Non sono i volti, milord, ma le armi e chi le brandisce a dare fiducia nella vittoria.” Rispose Gouf.
“Il nostro cavaliere è un saggio.” Commentò Cimarow.
Gouf intanto si guardava nervosamente intorno.
“Attendete forse qualcuno, sir Gouf.?” Domandò Saint-Roche.
Gouf non rispose.
E in quel momento giunse Melisendra.
Tutti restarono ammirati dalla sua bellezza e subito Gouf si alzò per farla sedere accanto a sé.
Ma Cimarow fece altrettanto ed invitò Melisendra a sedersi tra lui e Saint-Roche.
“Forse gradivate un altro posto, milady?” Domandò questi. “Magari… anche altra compagnia?”
Gouf lo fissò senza dire nulla, per poi tornare a sedersi.

Melisendra
04-06-2011, 07.13.22
Gli occhi acuti di Lord Cimarow erano luminosi di malizia. Tuttavia non mi lasciai intimorire.
Nel preciso momento in cui avevo messo piede nella sala mi ero sentita scrutata e soppesata come se mi fossi trovata ad essere l'attrazione di una fiera del bestiame.
Mi incamminai senza esitazione verso il posto che Lord Cimarow mi offriva.
"Mio signore...", gli sorrisi come se mi avesse reso un grande onore.
Mi voltai verso la persona che mi aveva rivolto la domanda e lo riconobbi. Era l'uomo che ci osservava dalla finestra prima della partenza per Poggio del Sole.
Aveva l'aspetto di una volpe astuta. Non lo conoscevo direttamente, lo avevo solo incrociato nelle sale qualche volta, in compagnia di Lord Cimarow o del suo defunto sciocco fratello. Come poteva essermi sfuggito? Sembrava tutto, ma decisamente non trascurabile.
"Come potrei rifiutare il piacere di tale compagnia, milord?" risposi, sorridendo civettuola. "A maggior ragione poichè temo che non ci abbiano mai presentati."
Cercai di non voltarmi verso Gouf. Una delle regole fondamentali di quando ancora ero al servizio del mio oscuro signore: se mostri attaccamento verso qualcuno o qualcosa, il tuo nemico saprà esattamente dove colpirti.
Qualcosa, negli occhi del mio interlocutore, mi faceva supporre che avrei dovuto tenere la guardia alta.

Lady Dafne
04-06-2011, 08.37.05
Mi rincuorai sentendo le parole di Mian
"Io l'amo! Ma lui non deve perdere la speranza, deve combattere e non deve arrendersi!"
Mi passai una mano sugli occhi e sospirai forte
"Vado a casa, preparerò tutto per il viaggio! Che lui voglia o che non voglia io verrò con voi!" sorrisi e mi allontanai.
Una volta a casa raccolsi in un paio di fagotti tutti i miei vestiti, quelli di Hubert e un po' di cibo. Poi mi legai il piccolo al petto, come avevo visto fare a molte donne quando avevano necessità di avere le mani libere, presi in mano entrambi i fagotti e mi diressi verso l'uscio. Prima di aprire la porta mi voltai a guardare quella che fin dal mio arrivo a Capomazda era stata la mia casa. Fui contenta di lasciarla, era troppo piena di ricordi e, nelle rifiniture, mi ricordava troppo il mio marito morto. Sospirai ancora, apersi la porta, uscii e la richiusi subito.
Una nuova avventura mi aspettava.

Raggiunsi poco dopo la famiglia di Pasuan e lo vidi, mi avvicinai e in modo fermo e deciso gli dissi:
"Io vengo con voi, che tu voglia o no, noi verremo! E non voglio sentire scuse. La decisione è stata presa! E ricordati, caro cavaliere, che da oggi si fa come dico io!" calibrai le parole affinchè avessero l'effetto di un ordine perentorio. Mi voltai verso Mian e le strizzai l'occhio...

Lady Morgana
04-06-2011, 11.13.27
Purtroppo l'anziano proprietario della bottega non seppe dirci dove si trovassero lord Icarius e sua moglie, ma fortunatamente Lho acconsentì alla mia richiesta e mi portò alla locanda.
-Vi ringrazio, signore. Sono molto stanca, per cui credo che mi metterò subito a dormire. Noi ci rivedremo qui domani mattina, vero? Voi... state attento!- dissi dandogli le spalle; un sorriso di trinfo apparve sulle mie labbra, ma riuscii a riprendere il controllo. -Il bosco è molto pericoloso, come abbiamo avuto modo di vedere oggi... Ora, con il vostro permesso...-
Piegai un poco la testa, in segno di rispetto, poi scomparii dietro una piccola porta di legno e mi cambiai.
Quando uscii Lho se ne era già andato, fortunatamente. Mi specchiai nel grande specchio che c'era nella stanza della locanda, mi sistemai un poco e poi scesi le scale che portavano alla locanda.
Cercai Nishuru con lo sguardo: non fu affatto difficile trovarlo.
Vidi il giovane "menestrello" circondato da molte dame, che ascoltavano incantate le sue sdolcinate storie d'amore, che raccontano di dame salvate da coraggiosi e bellissimi cavalieri.
Mi sistemai il cappuccio della tunica in modo che coprisse il mio volto e mi avvicinai con passo svelto a Nishuru e gli bisbigliai all'orecchio le parole dei membri della gilda, per riconoscersi tra di loro.
-Figlio di Theenar, rivelati a me... Sono nella terza stanza a sinistra, sopra le scale. Ti aspetto e non fare strage di cuori spazzati come al solito...-
Salii le scale ed entrai nelle mie stanze; dopo poco mi raggiunse anche il finto menestrello.
-Nishuru. Tu qui. Ti ha mandato Lui, vero? Non ci posso credere... non mi ritiene abbastanza brava!-
Feci dei respiri profondi e mi calmai.
-Sai bene che non mi serve il tuo aiuto, Nishuru. Puoi ritornare dal Sommo Sacerdote.-
Mi avviai verso la porta, pronta ad uscire.
-Ora io devo andare. Non lascio mai a metà una missione e tu lo sai. E see non ti spiace, dovresti uscire dalla mia stanza... Porta i miei saluti a Luna, quando torni alla Tana.-
Uscii sbattendo la porta, poi corsi giù dalle scale e fuori dalla locanda.
Mi avviai verso la pieve, convinta che i due sposi fossero là, ma dov'era Lho in quel momento?

E se Icarius e Talia non sono alla pieve? Forse dovrei tentare di chiamare Luna, per chiederle se alla pieve c'è qualcuno e se riesce a capire chi sono...

Mi concentrai il più possibile e la chiamai, esaurendo tutto il mana che avevo in corpo. Il segno sul braccio cominciò a pulsare convulsamente, per la scarsa presenza di energia.
Luna... Ci sei? Scusa se ti disturbo, ma... potresti dirmi se c'è qualcuno nella pieve costruita per Gyaia?
Attesi speranzosa una sua risposta, mentre mi incamminavo per andare alla pieve...

cavaliere25
04-06-2011, 11.21.56
va bene dissi guardando Finiwell andiamo dal capitano e aspettai di muovermi non vedevo l'ora che Pasuan guarisse e tornasse in gran forma

Guisgard
04-06-2011, 16.36.01
“Razza di fannulloni è un’ora che vi ho fatto chiamare!” Disse ad alta voce il capitano Monteguard appena vide giungere Finiwell e Cavaliere25. “Quella cacciatrice di taglie giunta qui nei giorni scorsi col corpo del fratello di sir Cimarow, la ricordate?”
“Certo, capitano!” Rispose lesto Finiwell. “E devo dire che non era affatto male!”
“Pezzo d’idiota!” Tuonò il capitano. “Basta una bella donna e perdi totalmente la testa! Ho buoni motivi per pensare che si tratti di una spia inviata qui dai nostri nemici! Sir August ed i suoi la stanno già cercando per tutto il palazzo! Fatelo anche voi e riportatela qui! Presto o vi prendo a pedate fino a Pentecoste!”
“Agli ordini, capitano!” Esclamò Finiwell.
Un attimo dopo, lui e Cavaliere25 si lanciarono alla ricerca della misteriosa donna.

Guisgard
04-06-2011, 16.56.22
Ad un tratto Sayla fu destata dai suoi pensieri da una sarcastica risata.

“Come finirà questa bella, misteriosa e lunga storia?
Forse in doloroso dramma, oppure in solenne gloria?
Ah, disperati, sfortunati, segnati e nobilissimi Taddei,
piangeranno? O gioiranno? Ahimè, proprio non saprei!”

Recitò Nishuru che aveva seguito Sayla senza farsi accorgere.
E di nuovo si abbandonò a quella sua insopportabile risatina.
Ma accanto a lui vi era un’ombra.
Fece qualche passo in avanti e si mostrò agli occhi della giovane.
“Come è facile coglierti in fallo, amica mia…” disse Pardyon, l’alfiere della notte “… ti stai intrappolando in una storia più grande di te… dovevi occuparti del malvagio Cavaliere del Gufo, ricordi? Gli ordini ricevuti al Grande Tempio erano chiari… e invece tu, come sempre, finisci per proclamarti l’eroina degli infelici! Per questo io e Nishuru siamo qui… ci ha inviati il Gran Sacerdote in persona… la Gioia dei Taddei è inviolabile anche per noi… e tu, continuando a girare intorno a questa storia stai solo rischiando la vita…”

Guisgard
04-06-2011, 17.07.18
“Questi è il nobile barone Ivan de Saint-Roche, milady…” disse Cimarow, presentando il suo fedele alleato alla bella incantatrice.
“L’onore è tutto mio, milady…” baciandole la mano il barone “… ho girato molte corti, tra l’Aragona Catalogna, la Francia e l’Inghilterra, ma mai ho veduto un simile splendore… potreste gareggiare in bellezza e sensualità con la mitica Elena o la leggendaria Medea…”
“Sperando che la nostra lady Melisendra non sia però causa di sciagure come lo furono le donne che avete citato, amico mio!” Scherzò Cimarow e tutti i presenti risero di gusto.
“Ma sono certo che tra noi non vi è un novello Paride, o un temerario Giasone pronto a commettere una pazzia per gli incantevoli occhi della nostra dama!” Replicò sarcastico de Saint-Roche, per poi lanciare un velato sguardo verso Gouf.
Il banchetto iniziò e subito con il vino e la carne cominciarono a scorrere i deliranti propositi di Cimarow e dei suoi tirapiedi.
Ad un tratto, un insofferente e silenzioso Gouf si alzò e chiese congedo dal suo signore e dai suoi ospiti.
Un attimo dopo uscì dalla sala e si allontanò.

Guisgard
04-06-2011, 17.30.13
Dafne era intenta a lavare alcuni vestiti in una tinozza all’aria aperta, quando sentì quell’inconfondibile fischio.
Raggiunse allora la casa ancora in costruzione e dal tetto si affacciò Friederich.
“Ecco fatto!” Disse soddisfatto, mentre si asciugava il viso ed il petto dal sudore. “Ora può anche piovere per tutto l’Autunno e l’Inverno… questo tetto reggerà senza problemi!”
Dafne sorrise raggiante.
Friederich allora scese dal tetto ed abbracciò la sua giovane moglie.
“Però ora che ci penso…” mormorò sorridendo “... non siamo ancora in Autunno e l’aria è ancora calda… e tu con quei vestiti bagnati non sei affatto male!” Facendole l’occhiolino.
“I miei vestiti sono bagnati” fece Dafne “perché stavo lavando in una tinozza i tuoi abiti per la parata, mio caro cavaliere! Ora lasciami andare o non avrai nulla da metterti per stasera!”
“Beh, devo dirti che mi sta balenando in testa una certa cosa…” prendendola in braccio “... e per quella cosa i vestiti non ci serviranno affatto! Anzi, sarà anche un ottimo modo per provare il letto nuovo che ho appena costruito!”
I due sposi risero e si baciarono davanti al loro piccolo nido d’amore.

Quest’immagine attraversò i ricordi di Dafne, mentre chiudeva la porta ed usciva da quella casa.
Ma il passato non è mai un rifugio, solo una prigione.
Una prigione dentro la quale non troveremo mai la felicità e la gioia che sogniamo da sempre.
Esse sono davanti a noi, nel presente e nel futuro.
La voce di Mian la destò dai suoi ricordi.
Si voltò e vide il carro in partenza per il villaggio di Pasuan.
Dafne ed il bambino furono fatti salire ed il viaggio cominciò.
Pasuan non disse nulla alla ragazza, né rispose alle moine del piccolo Ubert.
Nel suo cuore vi erano inquietudine e rabbia.
Dopo un pò il carro giunse finalmente al villaggio.
Come appariva diverso ora a Dafne quel luogo.
L’armonia e la spensieratezza sembravano essere svanite dall’ultima volta che l’aveva visto.
Ed anche il sorriso sul volto di Pasuan sembrava essersi appassito.

Melisendra
04-06-2011, 17.47.33
Sorrisi a quella battuta.
"Saint-Roche? Come mai sembra di aver già sentito il vostro nome?" chiesi, sorseggiando il vino. Mi servii parcamente. La carne al sangue mi dava la nausea. La vista del sangue era terribile.
Bisbigli nella mia mente mi suggerivano che presto avrei dovuto fare un sacrificio, altrimenti gli spiriti si sarebbero adirati. Non potevo fare altro che mantenere la mia parola e nutrirli.
"Ad ogni modo ho sempre pensato che sia Paride che Giasone difettassero di... carattere!" posai la coppa, accennando un sorriso.
Nel frattempo vidi Gouf alzarsi e dirigersi fuori dalla sala.
Inarcai lievemente un sopracciglio.
Non ero certa sul dafarsi, ma certamente il fatto che Lord Cimarow stesse eccedendo col vino mi offriva un'imperdibile occasione. Avevo tempo fino al tramonto, sempre Gouf non cambiasse idea.
Rivolsi il mio sguardo al barone seduto al mio fianco. Più accortamente degli altri, non aveva ancora toccato vino.

Lady Dafne
05-06-2011, 21.14.53
Silii sul carro assieme a Pasuan e a sua madre, Mian invece guidava il vecchio cavallo ed era seduta davanti.
Hubert appena vide Pasuan iniziò i suoi piccoli ridolini, cercava di attirare la sua attenzione anche tentanto di afferrare il grosso anello che Pasuan portava nuovamente al dito. L'uomo non si mosse di un centimetro, anzi, sembrò quasi scocciato di quelle attenzioni. Mi dispiacque, cercai allora di distrarre il piccolo allattandolo, lui, goloso com'era, non si fece scappare l'occasione e lasciò perdere il padre adottivo.
Posai lo sguardo su Pasuan, stava in disparte con lo sguardo perso nel vuoto. Aveva il viso rugoso e triste, sembrava almeno dieci anni più vecchio della sua vera età. Vederlo in quello stato, avvilito, smunto e inerte mi faceva stare male; l'avevo conosciuto che era un prode cavaliere e ricordavo ancora il valore che aveva dimostrato al torneo, com'ero stata orgogliosa di lui. Poi quel terribile duello, mi sentivo in colpa, ora più che mai.
Avevo voglia di parlargli, di stringerlo, di dirgli che per me non era mai cambiato niente, che lo amavo sempre più; ma non parlai. Capii che in quel momento qualsiasi cosa io avessi detto non sarebbe servita a niente.

Vidi il paesino avvicinarsi, non avevo idea di ciò ce avrei fatto una volta scesi dal carro poi, si fermò, eravamo arrivati. In quel momento mi fu tutto chiarissimo: non era necessario che io facessi o dicessi nulla di particolare. Dovevo solo stare vicino al mio uomo, tutto si sarebbe risolto.
Fui io a prendere per mano Pasuan per aiutarlo a scendere dal carro, non so se lui si rese conto che la persona che lo stava guidando era quella donna alla quale lui aveva proibito di seguirlo in quel percorso. Seppi solo che io strinsi forte quelle dita.
A chi mi vide in quel momento, con un cieco nella mano destra e un neonato nella sinistra, apparivo come una martire: una povera giovane vedova, madre di un neonato che, pur avendo trovato un uomo disposto ad amarla e a proteggerla, si trova a dover proteggere lei quell'uomo diventato cieco.
Invece in quel momento mi sentivo tutt'altro che una martire. Mi sentivo una leonessa pronta di difendere con le unghie e con i denti la sua piccola (ufficiosa) famiglia.

Lady Morgana
05-06-2011, 22.50.52
Ero quasi arrivata alla pieve, ma le mie energie si erano esaurite a causa del tentativo di contattare Luna, che però non rispose alla mia disperata chiamata.
Scrutai il cielo e capii il perchè. Rubira non era ancora apparsa o forse, non sarebbe apparsa per tutta la notte.
Poi la sentii. La sua melodiosa e inconfondibile voce e la sua sciocca risata mi destarono dai miei pensieri; ma sentii altri passi.

Nishuru... mi ha seguito! Ma... c'è qualcun altro con lui...

Pardyon fece qualche passo avanti e uscì dall'ombra in cui era avvolto e mi derise. Lo fissai, mentre la mia mano scivolava sul pugnale, infilato nella cintura.
"Pardyon! Ma che piacere... Già, devo dire che mi avete davvero colto di sorpresa, ero sovrappensiero..."
Sorrisi, come solo io so fare. Un sorriso da pazza, così diceva sempre Luna, un sorriso che gela il sangue nelle vene di chi lo guarda.
"Sono molto contenta di vedervi, ma non mi servono i vostri consigli, per completare la mia missione. E, non sto affatto girando intorno al mio compito, sto solo cercando di passare inosservata, per poter arrivare al Cavaliere del Gufo."
Mi girai e salutai con la mano i miei due inseguitori.
"Ora, con il vostro permesso miei gentili signori, ho una persona da uccidere."
Il tono della mianvoce era stato serio per tutta la durata della nostra discussione, come al solito. Da piccola imparai che era meglio l'indifferenza, che la difesa del mio orgoglio.
Scivolai silenziosa tra gli alberi, con tutti i sensi all'erta, nel caso Nishuru e Pardyon avessero avuto la brillante idea di attaccarmi.

A loro non interessa che tutte le missioni vengano portate a termine, ma chea portarle a termine siano loro, per poter entrare nelle grazie del capo... che sciocchi!

Dopo una buona mezz'ora arrivai alla pieve. La osservai e tendendo le orecchie potei distinguere la voce di Icarius e quella di Lady Talia; ma c'era qualcun'altro con loro. Sentti una voce di donna, ma non sembrava molto gentile con i due sposi.
Poi sentii dei passi e vidi due cavalieri fiondarsi verso la pieve; notai che avevano lo stesso stemma dei due cavalieri che erano morti quello stesso giorno.
La paura prese il sopravvento e mi gettai sui due uomini.
Ne sgozzai uno con facilità, poi uccisi anche l'altro, che però riuscì a ferirmi ad un fianco.
Entrai di corsa nella pieve, proprio nell'istante in cui la donna misteriosa diceva che stavano arrivando i suoi cavalieri.
"Mi dispiace Mylady. Ma credo che i suoi cavalieri non potranno venire..."
Poi mi ricordai. icarius e Talia pensavano che io fossi una semplice bambina, ma ora indossavo addirittura la tunica da assassina...

Guisgard
06-06-2011, 00.47.24
“Dite che Giasone e Paride avevano poco carattere, milady? Tuoni e fulmini!” Disse Cimarow già in balia del vino e dei suoi effetti. “Eppure io dico che gli uomini di una volta non ci sono più! Troia è caduta in dieci anni, Capomazda invece chissà per quanto altro tempo ancora vedrà salde le sue maledette mura!”
“Milord…” intervenne Ivan “… Troia cadde perché i greci potevano contare non solo su formidabili eroi, ma anche sull’appoggio degli dei… voi avete simili alleati?”
Cimarow fece una smorfia.
“Forse il mio nome non vi è nuovo” rivolgendosi poi Ivan a Melisendra “perché ho viaggiato molto. E voi, milady? Anche voi avete viaggiato fra i vari regni e le varie corti d’Europa?”
“I greci avevano Achille…” mormorò ormai brillo Cimarow “… noi sir Gouf che non teme rivali…”
“Beh…” sorridendo sarcastico Ivan de Saint-Roche “… Achille creò scompiglio tra le fila degli achei a causa di Briseide… auguriamoci che non vi sia nessuna donna capace di turbare il nostro invincibile cavaliere… ora che si avvicina la battaglia decisiva…” e lanciò un’enigmatica occhiata al suo signore.

Guisgard
06-06-2011, 01.24.05
Guisgard ed il misterioso cavaliere si lanciarono l’uno contro l’altro senza nessun altra esitazione.
Subito l’acciaio delle loro armi cominciò a vibrare sotto i loro rapidi, decisi e poderosi colpi.
Il cavaliere mostrava una velocità ed un’eleganza non comuni nel portare i suoi attacchi ed evitare quelli del suo avversario.
Guisgard invece lanciava, o almeno tentava di farlo, attacchi diretti con lo scopo di colpire il quel formidabile rivale e renderlo così meno pericoloso.
Ma i due, nonostante gli stili diversi, combattevano superbamente, finendo così per annullarsi a vicenda.
“Cavaliere…” disse Guisgard “… mai ho conosciuto nessuno come voi… chi siete?”
“Mi assalite nella notte senza che fra noi vi siano conti in sospeso” replicò il misterioso avversario di Guisgard “e pretendete di conoscere il mio nome senza neanche avermi sconfitto, o ridotto alla vostra mercè! In guardia!” E lo assalì nuovamente.
Di nuovo ripresero a danzare nella lotta, mossi dal loro valore e dalla loro abilità.
“Vi chiedo di nuovo…” ansimando Guisgard “… chi siete? Io voglio conoscere il vostro nome… chi siete, in nome del Cielo!”
“Sono la morte che giunge per voi!” Rispose il cavaliere attaccandolo di nuovo.
Gli si lanciò contro con un poderoso fendente, ma Guisgard riuscì a bloccarlo e scuotendolo con vigore fece volare via la sua spada.
“Vi ritenete battuto?” Chiese.
Ma il misterioso cavaliere estrasse rapido un coltello e si lanciò su Guisgard.
Questi, dopo un attimo di stupore, riuscì a scansarsi per poi afferrare il suo avversario di fianco.
Il cavaliere tentò ugualmente di pugnalarlo, ma Guisgard stringendogli la mano armata e tenendo bloccata l’altra, riuscì ad indirizzare il pugnale contro il ventre del suo avversario che restò mortalmente ferito per sua stessa mano.
Il cavaliere allora si accasciò al suolo col respiro rotto.
Tentò di slacciarsi l’elmo per poter respirare meglio, senza però riuscirci.
Guisgard allora gli si avvicinò ed allentò la cinghia dell’elmo e lo sollevò, liberando il volto del suo straordinario avversario.
E nel vedere quel volto Guisgard restò profondamente turbato.

Melisendra
06-06-2011, 01.31.32
Ascoltai lo scambio di battute tra i due uomini e mi assicurai che Lord Cimarow avesse la coppa piena. Dava segnali d'impazienza verso i servitori, troppo lenti nel riempirgli la coppa, quindi, docilmente, gli mescetti altro vino color rubino.
L'accenno a Briseide aveva l'aria di una provocazione. Ebbi il buon senso di sorriderne.
"Milord, dubito che ci siamo mai incrociati in un'altra corte, ho sempre condotto una vita alquanto ritirata..."
Cercai di distogliere lo sguardo dall'intenso colore rosso del contenuto della mia coppa.
"Gli uomini possono essere molto gelosi e le corti cristiane eccessivamente noiose e restrittive..." accennai a un sorriso ironico e posai la coppa.
"A quanto pare la sala è piena di eroi, milord... sono certa che abbiate qualche dio dalla vostra parte... ne sono prova i molti successi del vostro esercito. Oltre al fatto che Sir Gouf è indubbiamente un abile condottiero. Certe volte quel cipiglio bellico mi intimorisce... ma d'altronde sembra che si sia votato alle sue campagne come un monaco alla preghiera."
Mi voltai verso Ivan de Saint-Roche.
"Voi, se mi permettete, avete più l'aspetto di un Ulisse, che di un Achille, Milord..." lo scrutai, apertamente incuriosita.

Guisgard
06-06-2011, 01.44.33
“Avete inteso, mio buon barone? Voi siete un Ulisse!” Disse Cimarow per poi abbandonarsi ad una sonora risata.
“Oh, ma sono certo che questo suoni come un complimento, vero milady?” Fece Ivan a Melisendra. “Del resto il nobile figlio di Laerte non solo è passato alla storia come il distruttore di Troia, ma anche come grande amatore, basti citare le donne che egli amò, come Calipso, Circe e Nautica, oltre ovviamente alla virtuosa Penelope.”
“Siete sempre il solito, amico mio!” Esclamò sempre più divertito Cimarow. “E ditemi, voi che avete sempre una degna risposta a tutto… chi sarei io?”
“Milord, senza dubbio il fiero e superbo Agamennone!” Rispose Ivan.
“Lui conquistò Troia, ma fece poi una gran brutta fine, una volta ritornato a casa!” Replicò Cimarow, scolando l’ennesima coppa di vino.
“Ma voi, sono certo, non farete il fatale errore che costò poi la vita al potente figlio di Atreo…”
“Di quale errore parlate, sir Saint-Roche?”
“Quello di fidarsi di una Clitennestra e del suo amante Egidio, milord…” mormorò il barone.
In quel momento un servitore giunse presso la tavola e disse qualcosa all’orecchio di Ivan.
Questi annuì e poi fece un cenno a Cimarow.
I due si alzarono e restarono per un attimo in disparte dall’altra parte della sala, lontani da orecchi indiscreti.

Melisendra
06-06-2011, 02.21.29
"Non poteva essere altro che un complimento, milord" Sfiorai distrattamente le gocce di quarzo che portavo al collo e tintinnavano, scivolando sulla mia pelle. Più che il vino, che avevo bevuto parcamente, fu il contatto con quelle pietre a inebriarmi. Sentii fluire le forze, il sangue scorrere come lava e la marea oscura danzare euforica.
Mentre gli uomini si allontanavano per parlare, cercai di imbrigliare quella marea di forze a me sconosciute. Non avevo avuto tempo per imparare a gestirle, ma bisognava imbrigliarle al più presto. Erano incantesimi pericolosi, c'era sempre un minimo rischio di perdersi. Perdere se stessi. Un equilibrio. Solo quello mi avrebbe messa al sicuro.
Quando gli uomini furono di ritorno, feci finta di nulla e lasciai stare quelle pietre.
"Siete un degno Agamennone e presto pare lo supererete in ricchezze... Invece sembra che le donne non abbiano avuto fortuna e siano state immortalate ora come cagione di guerra e disgrazie, ora come delicate figure dedite al telaio... che peccato!" Osservai meglio il sole fuori dalle finestre della sala e mi resi conto che non avevo molto tempo.
"Temo che il vino fosse più forte di quanto pensassi... credo che andrò a prendere una boccata d'aria. Ma avete la mia parola che tornerò presto."
Mi alzai e, dopo aver fatto un inchino, mi incamminai fuori dalla sala, verso il camminamento a est, dove ero quasi certa avrei incontrato Gouf.
Il sole pomeridiano illuminava le mura, avevo ancora qualche ora.
Andai in cerca di Freia e le chiesi di badare che nessuno mi seguisse.

Guisgard
06-06-2011, 02.33.57
“Le Rune…” disse Freia fissando Melisendra “… sono inquiete… il male che dimora in questo luogo senza misericordia sta per sferrare il suo ultimo e mortale colpo… e l’inesorabile corso degli eventi sarà inevitabile…” le afferrò un braccio “… moriremo tutti… tutti, se resteremo qui…”
Accennò una smorfia, tanto inquietante quanto indecifrabile.
Poi annuì alle parole di Melisendra.
Il Sole illuminava malinconicamente le mura del castello, mentre enigmatiche figure prendevano forma e vita dalle ombre che la luce del giorno dipingeva sulla brughiera.
E lungo il camminamento un’altra tormentata figura si aggirava tra gli spettri che popolavano quella landa sterminata.
Avvolto nel suo nero mantello e tinto da quel suo inquieto pallore Gouf sembrava fissare l’infinito quasi a volerlo interrogare.
Ma ai suoi tormenti nessuno aveva risposto.

Melisendra
06-06-2011, 02.47.20
"Detesto portare cattive notizie, Gouf, ma credo che la rovina ci sia più vicina di quanto pensiamo..." dissi, comparendo alle spalle del cavaliere. Ero stata più furtiva di quanto pensassi.
Freia aveva ragione. L'avevo rassicurata sfiorandole il volto rugoso, sperando che i suoi deliri si placassero, ma era quello che avevo percepito nel caos che mi si agitava dentro. Gli spiriti non aspettavano altro che una scossa degli eventi. Ora che stava per giungere, si agitavano come bambini eccitati. Poco importava se si trattava di un terremoto in grado di far crollare il nostro mondo, che ormai si reggeva su vestigia traballanti.
"Non mi piace Sir Saint-Roche... ha occhi e orecchie fin troppo vigili e una grande ambizione."
Lanciai uno sguardo giù dalle mura e scrutai la strada che conduceva lontano da quel luogo.
"Hai pensato a quel che ti ho detto?"

Guisgard
06-06-2011, 02.48.51
Giunti al villaggio, tutti loro entrarono in casa, dove la madre di Pasuan e Mian sistemarono il tutto per rendere quel posto accogliente anche per Dafne ed il suo bambino.
Pasuan invece, lasciata la mano di Dafne, cominciò a brancolare nel buio, fino a quando urtò contro una parete.
“Stai attento, Pasuan.” Disse Mian preoccupata.
“Lasciami in pace…” mormorò il cavaliere.
Cercò allora di orientarsi, ma inutilmente.
“Dove diavolo si trova la mia stanza?” Gridò, per poi urtare contro un mobiletto basso sul quale erano adagiati dei piatti.
Il rumore causato dalla loro rottura spaventò il piccolo Ubert, che scoppiò a piangere.
“Maledetta casa!” Urlò Pasuan. “C’è sempre qualcosa davanti ai piedi! C’è disordine ovunque!”
“Ora ti aiuto io, sta calmo, Pasuan…” disse sua madre.
“E fate smettere di piangere quel bambino!” Arrabbiato Pasuan. “Avevo detto che non volevo più saperne di lui e di sua madre! Cosa ci fanno ancora qui? Possibile che non riesci a trovare nessun altro disposto a prendere in casa te ed il tuo bambino?” Rivolgendosi con rabbia a Dafne. “Avanti, cosa ci fai ancora qui? Esci in strada e mettiti in mostra! Vedrai che qualche bel cavaliere ti prenderà come dama di compagnia e forse si deciderà anche a mantenere il tuo bambino! Avanti, cosa aspetti?”
“Ora basta, Pasuan!” Schiaffeggiandolo sua madre.
Il cavaliere restò muto ed immobile, mentre nella casa scese un insopportabile silenzio.
“Vieni, ti accompagno nella tua stanza, figlio mio…” disse poi in lacrime la donna.

Guisgard
06-06-2011, 03.06.12
“Lord Cimarow non si fida più di me…” disse Gouf osservando la brughiera senza tradire emozioni e sensazioni “… non so se sospetti di me anche riguardo alla morte di suo fratello… l’arrivo di quel de Saint-Roche ha cambiato molte cose… e credo guardino con attenzione anche te…” si voltò a fissarla con quei suoi occhi neri ed indefiniti “… ma, per ora, non possono fare nulla contro di me… lord Cimarow sa bene che la mia spada gli è indispensabile per attaccare Capomazda…”
Fece qualche passo verso di lei.
“Io penso sempre alle cose che mi dici…” mentre i suoi occhi sembrarono pulsare una misteriosa ed insolita luce “… quel castello di cui ti parlai è abbastanza lontano dal resto del mondo… mentre questo sta diventando troppo pericoloso per te…”

Melisendra
06-06-2011, 03.45.28
Lo guardai con ostinazione e non ci fu bisogno di parole per fargli capire che non c'era modo per farmi tornare sulle mie decisioni.
A un certo punto mi colse una vertigine. Faticai a trattenere gli spiriti. Erano decisi a sfogare le proprie energie.
"Ci sarà bisogno di tempo per scoprire se c'è qualcun altro dietro il piano di conquista. Uccidere Cimarow non ci servirà a nulla se non scopriremo cosa sta davvero succedendo." Sussurrai.
La vertigine era passata. Sfiorai il volto di Gouf con una carezza.
"Quanto all'inquietante Saint-Roche... gli faremo credere di avere la situazione sotto controllo: più spesso ci coglierà insieme e più si sentirà sicuro si sè."
Era ricominciato tutto. In un certo senso mi sembrava di aver sempre danzato al suono di quella musica che alternava giochi, doppi giochi e intrighi. Mio malgrado dovevo ammettere che quella danza mi veniva naturale.
"Se dovessero scoprire cosa stiamo facendo, spero che i tuoi uomini ti siano fedeli abbastanza da seguirti anche se decidessi di lasciare questo luogo maledetto."
Una domanda balenò nella mia mente. Quasi mi ero scordata di lei.
"Aytli? Lungi da me preoccuparmi di qualcuno che non vede l'ora di tagliarmi la gola... ma si sa che fine abbia fatto quella benedetta ragazza?"
Feci cenno a Gouf di incamminarci verso le scale. Avremmo fatto meglio a rientrare nella sala grande.

Guisgard
06-06-2011, 04.04.29
Gouf accennò un vago sorriso e la fissò per alcuni istanti.
“I miei uomini? Loro mi seguirebbero anche all’Inferno.” Disse. “Ed io farei per loro lo stesso. Tra essi ho scelto i miei scudieri per custodire le mie armi, i miei luogotenenti per guardarmi le spalle in battaglia ed il mio barbiere…” sorrise “… che mi passa ogni giorno sul viso e sul collo una lama affilata… e tu?” Chiese senza smettere di sorridere, come a voler nascondere il suo stato d’animo. “Tu mi seguiresti ovunque? Lasceresti tutto per me? Anteporresti la mia vita a quella di tutti gli altri? Dimmi, Melisendra…” sfiorandole il volto “… bellissima ed inquieta creatura sorta dalla notte del mio passato… dimmi, faresti tutto questo per me?”
E quella mano che le stava sfiorando il volto, si mutò in una leggera carezza sulla sua bocca, quasi a volerle impedire di rispondere.
“Andiamo ora…” sussurrò alla ragazza “… non facciamo attendere oltre i nostri amici nella sala… lo spettacolo deve continuare ed il pubblico invoca le marionette di questa farsa…”
E si incamminò verso la sala.

Melisendra
06-06-2011, 04.34.53
"Non ti risponderò... penseresti comunque che ti stia mentendo." Sbuffai. "Ammettilo... la verità è sprecata con te, quando decidi di non crederci."
Mi incamminai con lui nei corridoi. Lanciai un'occhiata complice a Freia e svoltammo verso la sala.
"Gouf, sai molto bene qual è la risposta alla tua domanda."
Diedi un'occhiata al portone della sala.
Una volta fatto capolino nella sala grande tornai pigramente al mio posto, come se fossi ancora intorpidita dal vino.
"Spero di non essermi persa niente, miei signori."

Guisgard
06-06-2011, 04.53.47
Melisendra entrò nella sala, seguita subito da Gouf.
E appena i due comparvero insieme, Cimarow e de Saint-Roche si scambiarono una furtiva ed indecifrabile occhiata.
Il banchetto continuò nel solito modo, fino a quando, de Saint-Roche prese la parola zittendo tutti gli altri.
“Amici…” disse “… allietiamo questo lauto banchetto con uno spettacolo degno della nostra attenzione… gli antichi Goti, dopo le feste tribali, facevano combattere due prigionieri di guerra per guadagnarsi il favore degli dei… ora noi, che ben abbiamo superato in civiltà e luminosità quei barbari, non disdegniamo tali spettacoli, anche col solo scopo di deliziarci… tuttavia, non nego che potrebbero ugualmente attirarci simpatie dall’Alto, amici miei!”
Tutti risero a quelle parole.
Il barone allora fece un cenno ai suoi e nella sala entrò un uomo di straordinaria statura, robusto e peloso, con uno sguardo feroce e cicatrici su tutto il corpo.
“Amici…” fece de Saint-Roche “… questi è Humlet, un gigante della terra dei Pitti… come il mitico Tramanto egli può sconfiggere qualsiasi avversario… sono pronto a scommettere qualsiasi cosa sulla sua vittoria! Nessuno ha un campione per contrastare il mio gigante? Avanti, miei signori!”
“Neanche Ercole sfiderebbe quel vostro mostro, sir Ivan!” Disse qualcuno dei presenti.
“Ben detto, amico mio!” Gli fece eco un altro.
“E voi, cavaliere…” disse Ivan fissando Gouf “… voi non avete tra i vostri valorosi cavalieri un degno sfidante per il mio Humlet?”
“Non perdo mai tempo con queste sciocche scommesse.” Rispose Gouf.
“Avanti, messere…” volle insistere Ivan “… neanche per una degna posta in palio?”
“Non avete nulla che possa interessarmi, milord.”
“Davvero? Mi deludete, cavaliere…” ridendo Ivan “… nemmeno se in palio per questa nostra scommessa ci fosse una notte d’amore con la bellissima lady Melisendra?”
Gouf lo guardò con un impeto di rabbia e solo a stento riuscì a trattenersi dall’aggredirlo.

Guisgard
06-06-2011, 05.11.46
Layla si voltò appena verso Sayla, quando questa fu nella pieve.
“Non puoi entrare qui, ragazza…” disse con indifferenza la donna “… questo luogo non è accessibile a tutti e tu ne stai disturbando la mistica quiete...”
In quel momento due cavalieri apparvero sulla porta.
Erano gli stessi che Sayla aveva assalito ed ucciso davanti alla pieve.
Apparivano però vivi e vegeti.
“Milady, va tutto bene?” Chiese uno dei due a Layla. “Perdonatemi… ma temo sia ora di andare… ormai l’alba è prossima, mia signora.”

cavaliere25
06-06-2011, 11.39.00
Guardai Finiwell e dissi dove la potremmo cercare questa cacciatrice domandai tutto titubante la città è grande siamo sicuri che sia ancora in città continuai a dire e poi dopo che la abbiamo trovata che facciamo aspettai una risposta mentre mi guardavo in torno

Talia
06-06-2011, 12.02.18
La risata fredda e crudele di Layla risuonò nella pieve, rimbalzando sulle pareti e salendo verso l’alto, quasi avvolgendosi sulle nostre teste quando raggiunse la volta.
Mi girai verso di lei, quindi, e la fissai un momento... non ero arrabbiata, o seccata... al contrario, iniziai a provare per lei una sorta di vaga compassione... commiseravo lei e il suo cuore arido.
“Con tutto il dovuto rispetto, milady...” dissi, quando la sua risata si fu esaurita “Io penso che voi non conosciate affatto ciò di cui parlate! Vedete... non mi interessa ciò che dite e non mi interessa ciò che è stato, io mi fido di mio marito e credo in ciò che dice, credo nelle sue promesse. E questo è tutto ciò che conta per me!”
Poi accadde ciò che, inconsciamente, avevo temuto... la donna manifestò la sua richiesta e fu chiaro allora che non ci avrebbe lasciati andare senza un pegno. E fu altrettanto chiaro che quel pegno non sarebbe stato semplicemente quel fiore...
Il ‘No’ impetuoso di Icarius mi avvolse, la sua mano si strinse intorno alla mia e io allora mi sentii più forte, mi sentii quasi invulnerabile... i miei occhi brillarono di gioia e il mio cuore sobbalzò.
Fu allora che accadde l’inatteso...

Entrai di corsa nella pieve, proprio nell'istante in cui la donna misteriosa diceva che stavano arrivando i suoi cavalieri.
"Mi dispiace Mylady. Ma credo che i suoi cavalieri non potranno venire..."
Poi mi ricordai. icarius e Talia pensavano che io fossi una semplice bambina, ma ora indossavo addirittura la tunica da assassina...

“Sayla!” esclamai sorpresa, vedendo la ragazzina entrare nella pieve e parlare a quel modo...
Osservai il suo abito, la tunica che la copriva... ero senza parole!
“Sayla... ma che cosa ci fai qui? Come ci sei arrivata?”
Ma non ci fu tempo per dire altro, poiché due cavalieri entrarono dietro di lei...

“Milady, va tutto bene?” Chiese uno dei due a Layla. “Perdonatemi… ma temo sia ora di andare… ormai l’alba è prossima, mia signora.”

Tornai a guardare mio marito, quindi...
Il cuore mi batteva forte, ma non per la paura...
“Lasciami qui!” gli dissi, la mia voce era bassa e serena “Credo che sia l’unico modo perché tu possa andartene da qui, l’unico modo per farti giungere a Capomazda sano e salvo... Devi andare, Icarius... hai un ruolo là, hai dei doveri e sei stato lontano già per troppo tempo...”
Gli sorrisi, poi mi avvicinai e appoggiai le mie labbra sopra le sue per un momento che parve infinito...
“Poi...” soggiunsi quando tornai a guardarlo “quando tutto sarà finito, potrai tornare a prendermi! E mi troverai qui, ad attenderti... Ti aspetterò ogni giorno ed ogni notte, perché so che tornerai! Io mi fido di te e niente potrà far crollare questa mia convinzione!”
Gli presi il volto tra le mani, carezzandolo... i miei occhi erano nei suoi e in quell’istante le mille e più cose che avrei voluto ancora dire si annullarono: niente occorreva più, niente aveva più importanza...
Infine, con un ultimo sguardo, mi scostai appena da lui...
“Vai!” dissi.
E in quella sola parola risuonò tutto l’amore e tutta la fiducia che avevo per lui.

Lady Dafne
06-06-2011, 17.02.43
"“Avanti, cosa ci fai ancora qui? Esci in strada e mettiti in mostra! Vedrai che qualche bel cavaliere ti prenderà come dama di compagnia e forse si deciderà anche a mantenere il tuo bambino! Avanti, cosa aspetti?”


Non bastavano le brutte parole, ora iniziavano le offese... ero sconsolata, non sapevo cosa fare. Abbassai lo sguardo, non avevo il coraggio di guardare in faccia nessuno. Forse avevo sbagliato ad unirmi a quella famiglia, forse ero solo una sciocca a credere che lui mi avrebbe voluta ancora. Ero io la causa dei suoi mali, era per me che aveva combattuto quel duello! Mi mossi leggermente, presi una seggiola e mi sedetti, mi venne un capogiro e un'intensa vampata di calore.
"Non ce la faccio, Mian, non ce la faccio" dissi sottovoce

Melisendra
06-06-2011, 17.03.57
I miei occhi scintillarono di sdegno a sentire l'assurda proposta di Sir Saint-Roche. Mi raddrizzai sul mio seggio e mi voltai verso di lui.
A voce alta e squillante a cui conferii un tono di comando esclamai: "Potete scommettere quello che più vi aggrada, milord, a patto che ne disponiate... e posso garantirvi che io non rientro nella sfera dei vostri possedimenti."
Lo fulminai con uno sguardo seccato.

Lady Morgana
06-06-2011, 18.23.52
La donna misteriosa mi parlò in modo freddo e distaccato intimandomi di uscire dalla pieve.
Poi fui assalita dalle domande di Talia che mi uardava stupita e allo stesso tempo impaurita.
Non feci nemmeno in tempo a risponderle che i due cavalieri comparirono dietro di me, vivi, anzi, vivissimi.
Mi girai, osservai ogni loro minimo particolare e decisi che non erano assolutamente delle allucinazione, ma non mi feci prendere dal panico.
Quando mi girai riuscii a scrutare fuori dalla pieve una parte di cielo, ove risplendeva in tutta la sua bellezza Rubira, la stella rossa.
Mi concentrai perdendo quelle poche energie che mi rimanevano.
Luna!!! Ti prego rispondimi... ho appena ucciso due uomini, ma... sono ancora vivi! E ti assicuro che i colpi che ho inferto loro erano mortali!
Attesi e dopo pochi secondi sentii il suo tocco leggero; Luna mi parlò, tranquilla e pacata come sempre, ma con una nota di preoccupazione nella voce.
Verdammt, stai bene? Cosa succede? Hai ucciso due uomini e sono ancora vivi? Questo vuol dire che... sono delle specie di morti viventi? A me pare un po' strano...
Luna, puoi dirmi cosa sono quei cavalieri, o no?
Stai calma Verdammt... sento la presenza dell'Arciduca, di sua moglie e quella di un'altra donna. Sono sicura di averla già vista... guardando i dipinti... ho ragione di credere che quella donna centri con la Gioia dei Taddei... I due sposi non usciranno vivi da lì.
Grazie Luna. Ora devo andare.
La grande perdita d'energia mi fece accasciare sul freddo pavimento della pieve e il sangue uscii copioso dalla profonda ferita sul fianco.
"Lei!" urlai guardando la donna che si trovava nella pieve.
"Lei centra con la maledizione della Gioia dei Taddei. Sono i suoi cavalieri che uccidono i regnanti quando trovano l'amore! Nel bosco è stato ritrovato un uomo con il volto sfigurato che indossava i vestiti del duca... i tuoi cavalieri si sono forse sbagliati?"
La fissai con odio e vidi la sua aura. Un'aura nera.

Peggio della mia...

Risi sommessamente, poi mi accorsi di ciò che stava dicendo Talia.
"Mylady, no. Se vostro marito, il nobile Taddei, uscisse da qui verrebbe sicuramente ucciso dai cavalieri di questa donna. Non so cosa ella vi abbia promesso, ma era sicuramente una bugia!"
Guardai Talia, e mi resi conto che non si sarebbe mai più fidata di me.

Le ho mentito... per lei potrei stare mentendo anche ora...

Mi strinsi il braccio, ove il segno aveva ricominciato a pulsare, e sollevai la manica della tunica per osservarlo meglio. Mai mi aveva fatto così male...

Forse è per colpa di questo segno che mi provoca questi dolori che mi chiamano Verdammt la maledetta...

Morrigan
06-06-2011, 19.43.40
Morrigan si mise in guardia, restando appena arretrata. Seguiva con attenzione i movimenti di quell'improvviso duello, pronta ad intevenire all'occorrenza. La sua mano stringeva l'elsa di Samsagra sempre più forte, ogni volta che Guisgard doveva arretrare o era obbligato da quell'abile cavaliere a parare un colpo. Le dita carezzavano le decorazioni con ansia, come cercasse in quel contatto una consolazione a quell'affanno.

“Sono la morte che giunge per voi!” esclamò d'un tratto il cavaliere, lanciandosi di nuovo in un feroce attacco contro Guisgard.

In quel momento, Samsagra si accese di un cupo bagliore, e dall'anima della spada si levò un grido di donna che stordì Morrigan al punto che dovette portarsi una mano alla fronte e chiudere gli occhi. Indietreggiò e cercò con la mano un appoggio, mentre l'urlo di Samsagra copriva il clamore della lotta e cancellava tutto quello che la circondava, ingoiando il bosco, i cavalieri e le loro spade... finchè tutto divenne oscuro...


I due cavalieri lottavano senza tregua. Non era un duello, ma uno scontro all'ultimo sangue. I due contendenti si inseguivano, si cercavano con le lame, e tiravano fendenti con una rabbia che solo il costo stesso della vita poteva giustificare. Uno era più giovane, ma l'età non toglieva nè grazia nè precisione ai suoi colpi. L'altro era di fisico più possente e di età maggiore, ma aveva nel braccio una ferocia che lo faceva assomigliare ad un lupo selvatico. Il giovane indossava una lucida armatura, appena macchiata di sangue, mentre l'altro sembrava essere uscito da un sontuoso banchetto, e le sue raffinate vesti, che prima dovevano essere profumate di ambrosia, erano state stracciate da molti colpi di spada, e l'ermellino sul bordo della sua tunica pendeva lacero da un fianco.
Proprio nel momento in cui quella lotta sembrava destinata a non aver fine se non con la morte di entrambi i contendenti, la spada del giovane cavaliere si accese di un bagliore di smeraldo, talmente luminoso da accecare ogni sguardo. A quel segnale, il giovane sembrò essere riempito di nuovo vigore, e si lanciò con ritrovata forza sul suo avversario, e costringendolo infine contro una parete, lo disarmò, obbligandolo ai suo piedi sotto la minaccia della sua spada.
L'uomo, pur vinto, lo guardò con un ghigno pieno di amara ironia.
"E così, alla fine, il lattante dei Cassis è tornato a reclamare vendetta..." esclamò con una mezza risata.
Il ragazzo represse un moto di rabbia, ma strinse ancor più la lama contro la sua gola.
"E adesso che farai?" mormorò l'altro, mentre il fiato quasi gli veniva meno "Dopo che ho depredato il tuo castello, ucciso tuo padre e violato tua sorella..."
Rise di nuovo, di quella sua risata oscura e maligna.
"Che cosa prenderai che possa ripagarti, mio giovane Morven? Forse la mia vita pensi che ti possa bastare... coraggio, allora... vieni a prenderla!"
E la sua risata si confuse in un attimo all'urlo di rabbia che esplose dalle labbra di Morven. La lama di Samsagra si sollevò e risplendette nella penombra della sala, per poi abbassarsi di colpo sulla testa dell'uomo. Ma all'ultimo istante, la spada si spostò dalla sua traettoria, come se una forza più grande ne avesse deviato il giusto corso. La punta toccò il volto dell'uomo, lasciando un taglio profondo che dal lato dell'occhio scendeva sulla guancia, poi si adagiò contro il pavimento. Morven, dall'alto, guardava il suo nemico fremente d'ira, ma quel sentimento sembrava lentamente placarsi, come se un angelo gli avesse fermato il braccio e gli stesse parlando piano all'orecchio.
Quando fu di nuovo padrone di se stesso, il giovane guardò il nemico sconfitto con risolutezza.
"Ivan de Saint- Roche," proclamò con voce ferma "siete colpevole di tradimento, di furto, di omicidio e di molti altri delitti che vi rendono indegno di essere un uomo. Io, Morven, legittimo duca di Cassis, prendo adesso pieno possesso delle mie terre e dei miei averi, e per grazia di Dio vi faccio salva la vita, perchè la mia spada, la divina Samsagra, non si macchierà mai di un sangue tanto impuro. Per i diritti di cui godo in tutte queste terre, io vi condonna all'esilio e al bando perpetuo, e alla morte immediata se mai foste di nuovo avvistato entro questi domini".
E con un gesto del braccio, ordinò ai suoi uomini di condurlo lontano dalla sua vista...

... Morrigan posò sul tavolo la grande pergamena sulla quale era stata scritta la sentenza che suo zio aveva proclamato ormai quindici anni prima contro Ivan de Saint-Roche.
"Perchè non l'hai ucciso, quel giorno?" chiese.
"Samsagra mi ha ordinato di non farlo" fu l'unica risposta di Morven.
Morrigan scosse la testa, come se quelle parole non avessero per lei alcun senso. E non l'avevano in realtà. Perchè non credeva che un simile ordine potesse mai essere concepibile. Morrigan non conosceva la carità.
"Allora toccherà a me farlo..." mormorò...


... in quel momento aprì di nuovo gli occhi, come se qualcosa l'avesse di nuovo scaraventata nella realtà circostante. Vide l'uomo estrarre un coltello e lanciarsi contro Guisgard.

"Guisgard, attento!" gridò.

E Guisgard, dopo un attimo di sorpresa, riuscì a bloccare l'avversario e a trafiggerlo con il suo stesso pugnale.
Morrigan lo vide levare l'elmo al cavaliere e fissarne il volto con un'espressione profondamente turbata sul viso. Si lanciò verso il suo compagno, preoccupata.

"Sei ferito? Stai bene?" chiese d'impulso.

Poi, senza nemmeno attendere la sua risposta, ancora scossa da quel che le era accaduto...

"Guisgard... ho avuto un'altra visione..." mormorò.

Guisgard
07-06-2011, 00.35.48
Ivan de Saint-Roche sorrise quasi beffardo alle parole sdegnate di Melisendra.
“Oh, milady, ma io so benissimo di non poter ambire a tanto…” disse “… anzi, sono convinto che una donna come voi sia difficile da domare, proprio come una cavalla di razza. Ma vedete, i baroni presenti me ne daranno conferma, noi tutti qui apparteniamo a lord Cimarow, l’uomo che presto disporrà di tutte queste terre e di coloro che le abitano… voi, come me, come gli altri baroni seduti a questa nobile tavola, persino come il nostro sir Gouf, siamo alla mercè di lord Cimarow… e chissà che egli non voglia, per una notte, mettere in palio la sua bellissima gemma, per il più abile e fortunato dei suoi devoti…”
Tutti allora si voltarono verso il signore del castello.
“Beh… niente sarebbe più romantico che vedere un duello per conquistare le grazie di una dama…” fece Cimarow “… non trovate anche voi, milady?” Rivolgendosi a Melisendra.

Guisgard
07-06-2011, 01.06.49
Guisgard sembrò non sentire nemmeno le parole di Morrigan.
I suoi occhi erano fissi sul volto dell’avversario che aveva appena sconfitto.
Guisgard sembrava pietrificato da quegli occhi che lo fissavano.
Occhi azzurri e profondi, intrisi di sangue.
Aytli lo guardava ansimando, mentre un pallore di morte asciugava il rosato candore del suo volto.
“Una… una donna… ho ucciso una donna…” disse Guisgard, lasciando cadere a terra la spada.
Sentì un freddo dolore raggiungere il suo cuore ed indietreggiò di qualche passo.
“Cosa ho fatto…” mormorò disperato “… Dio mio… cosa ho fatto…” mentre gli occhi di Aytli sembravano incapaci di abbandonare il suo volto.
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Melisendra
07-06-2011, 01.12.37
Vicolo cieco. Scacco.
Ero alle strette.
Rifiutare avrebbe costituito un'offesa. Accettare di buon grado di rimettermi alla decisione di Lord Cimarow sarebbe sembrato quanto meno insolito.
Mi guardai intorno, soppesando l'aria carica di attesa. Rivolsi la mia attenzione a Sir Saint-Roche e fissai bene lo sguardo in quei suoi occhietti da rettile.
Era stato abile.
Soffocai una risata. Lo fissai con aria divertita e scoppiai apertamente a ridere.
Mi guardarono senza capire, sorpresi.
Mi voltai verso Lord Cimarow e finalmente parlai.
"Come desiderate Milord..." sussurrai con aria divertita. "Tuttavia non è corretto che assuma su di me l'azzardo di questa scommessa, mentre il nostro Sir Saint-Roche non rischia niente... e poichè è stato proprio lui a chiamarmi in causa... troverei equo se mi rendesse onore sfidando anch'egli il barbaro."
Lanciai un'occhiata sorniona a Ivan de Saint-Roche. Non poteva rifiutare, ne andava del suo onore.
I casi erano due: o l'avrei visto sconfitto e umiliato o lo avrei temporaneamente mandato all'altro mondo appena toccato il talamo. Parola mia. Non era scacco.
Feci un profondo inchino rivolto al signore del castello e poi mi rivolsi ai convitati con un sorriso.
"Potrete sopravvivere al cucciolotto di Sir Saint-Roche, ma chi può dire che sopravviverete a me..." Lo dissi con aria ironica, ma solo una persona sapeva che non stavo scherzando. Lanciai un'occhiata a Gouf.

Guisgard
07-06-2011, 01.29.03
Ivan de Saint-Roche osservò Melisendra per poi abbandonarsi ad una sonora risata.
“Milady…” disse “… ci sono uomini che dispongono solo del proprio onore e su questo costruiscono le loro miserie, o le loro fortune… altri invece che, per loro fortuna, dispongono di un qualcosa di meno nobile, ma più redditizio… io, milady, mi sono sempre definito un cinico e pratico osservatore del mondo… di quelli che restano a guardare mentre gli altri ne forgiano il destino… sapete quanto mi è costato Humlet? Cento Taddei, di cui la metà in oro! Ed ora capirete, dunque, che già facendolo scendere in campo io rischi molto… ma la serata è degna di una simile impresa… e per la mia audacia, vorrò sperare…” voltandosi verso Cimarow “… il nostro signore, in mancanza di validi avversari, disponga per me la nostra bellissima dama in questa notte…” fissò poi di nuovo Melisendra “… milady, io non vi temo… non sono uno sciocco Oloferne, né credo voi siate una novella Giuditta…” e sorrise beffardo.
“E sia…” sentenziò Cimarow “… se nessuno si farà avanti, lady Melisendra delizierà i sogni del nostro audace barone!”
A quelle parole Gouf saltò su in piedi.

Morrigan
07-06-2011, 01.35.04
“Una… una donna… ho ucciso una donna… cosa ho fatto…” mormorava Guisgard, disperato “Dio mio… cosa ho fatto…”

Quelle parole, di colpo, risvegliarono Morrigan dal suo cattivo sogno. Scacciò dalla sua mente le immagini che Samsagra le aveva mostrato e si guardò intorno. Fissò il corpo di Aytli che giaceva riverso accanto a loro, la spada di Guisgard caduta sull'erba, quindi il volto contratto dal dolore del suo compagno. Il cuore quasi le si fermò all'udire quell'accento accorato di lui... Guisgard era sinceramente, profondamente sconvolto da ciò che aveva appena fatto, al punto che sembrava quasi aver smarrito la ragione. Continuava a fissare Aytli, immobile, e a ripetere quelle parole...

"Dio mio… cosa ho fatto…”

Allora Morrigan fece qualcosa che mai avrebbe immaginato di fare, seguendo solo l'istinto femminile, l'unico che in quel momento poteva venirle in soccorso. Prese il volto di Guisgard tra le mani e lo obbligò dolcemente a voltarsi verso di lei. Piegò i suoi occhi al suo sguardo, impedendogli con la sua stretta di rivolgerli verso Aytli, costringendolo a guardare lei, e muovendo le labbra con calma, cominciò a parlargli piano. La sua voce era modulata nella lieve armonia di una ninnananna, come se volesse stregarlo.

"Non potevi saperlo, Guisgard..." prese a dirgli "non hai fatto nulla... lei non si è dichiarata, e tu non potevi saperlo... hai fatto quello che qualsiasi cavaliere avrebbe fatto... hai difeso Capomazda... hai difeso la tua terra... calmati, adesso... e ragiona... non c'è nulla per cui tu debba disperarti..."

E mentre gli diceva questo, le mani gli carezzavano piano il viso, cercando di calmare la violenta e disperata emozione che sembrava essersi impossessata di lui.
Poi Morrigan ebbe un'intuizione subitanea. Era un'idea folle, ma forse non era del tutto inutile. Senza smettere di carezzarlo, cercò di forzare un sorriso e continuò, ostentando una sicurezza che in cuor suo non aveva affatto.

"E poi... non è ancora detto, caro... respira ancora!"

Lasciò così Guisgard e si chinò su Aytli, poggiandosi il suo capo sulle ginocchia.

"La ferità è grave, ma respira ancora... forse possiamo tentare di salvarla!"

Guisgard
07-06-2011, 01.47.31
“Non toccatemi!” Disse Aytli con le ultime forze che le restavano. “Nessuno osi toccarmi!”
Guisgard, vinta la disperazione, si avvicinò.
“Lasciate che estragga quel pugnale…” mormorò.
“No…” ansimò la ragazza “… con la sua lama ancora nella mia carne mi tiene in vita… anche se non so per quanto…”
“E’ follia!” Esclamò Guisgard.
“Era un duello… regolare… avete avuto solo… fortuna…”
Guisgard non rispose nulla.
“Vi domando solo una grazia…” disse Aytli porgendogli il suo guanto in segno di resa “… aiutatemi a salire in… sella… al mio cavallo… e poi… giuratemi… giuratemi… sul vostro onore…”
“Lo giuro…” mormorò Guisgard.
“Giuratemi… di non seguirmi…”
Guisgard annuì ed aiutò Aytli a salire sul suo cavallo.
La ragazza poi bisbigliò qualcosa all’orecchio del suo fedele destriero e questo s’incamminò, fino a svanire nell’oscurità della notte.
Guisagard restò a fissare il buio.
“Capomazda non è la mia terra…” voltandosi verso Morrigan “… non lo è… non dimenticarlo mai…”

Melisendra
07-06-2011, 02.11.52
"Ci sono molti modi di perdere la testa... a Oloferne è solo accaduto il più semplice." Gli risposi. "Da parte mia... io non amo la vista del sangue." Ed era incredibilmente vero. In particolare il suo odore metallico mi infastidiva.
Mi alzai dal tavolo e vi girai attorno per raggiungere l'attrazione della serata. Ben triste spettacolo, ai miei occhi. Sapevo cosa significava indossare catene e appartenere a qualcuno.
Senza timore mi avvicinai al grande e temibile Humlet.
"E così vi è costato cento Taddei poter porre il vostro nome su quest'uomo..." osservai incuriosita quel barbaro. "Non mi sorprende che ci sia tanta esitazione. Il suo aspetto è temibile."
“E sia…” sentenziò Cimarow “… se nessuno si farà avanti, lady Melisendra delizierà i sogni del nostro audace barone!”
Sapevo che lo avrebbe fatto. Infatti Gouf si alzò.
Nemmeno io ero sicura di averlo sperato o no.

Guisgard
07-06-2011, 02.22.34
Appena Gouf si alzò, Cimarow e Ivan si scambiarono un rapido sguardo.
Sulla sala scese un irreale silenzio.
“Forse, cavaliere…” disse Ivan fissando Gouf “… dobbiamo credere che accettate la sfida? Avete già pronto il vostro campione?”
“Basterò io per il vostro barbaro, milord…” rispose Gouf, che fece poi cenno ad uno dei suoi di portargli le armi.
“Cavaliere…” lo fermò Ivan “… per una volta lascerete da parte la vostra celebre corazza… vedete, per deliziare i presenti ed omaggiare la bellezza di lady Melisendra, il nostro scontro avverrà alla maniera degli antichi Goti… senza corazza e solo impugnando un gladio…”
Gouf fissò il barone ed annuì.
Due servi allora portarono le armi scelte per lo scontro, mentre lo spaventoso Humlet prese posto al centro dell’ampia sala, in attesa del suo avversario.

Morrigan
07-06-2011, 02.22.58
Tutto si era svolto troppo in fretta perchè lei potesse capire.
Quella ragazza non le aveva quasi permesso di toccarla. E lei non voleva che salvarle la vita...
Rimase a guardare la scena, ascoltando il dialogo tra lei e Guisgard, senza una parola. La seguì mentre si allontanava nel buio e vide che Guisgard stava fissando la medesima scena.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa, quando...

“Capomazda non è la mia terra…” esclamò lui, voltandosi verso Morrigan “… non lo è… non dimenticarlo mai…”

Quelle parole le gelarono il sangue e le serrarono le labbra. La freddezza che lui le stava rivolgendo in quel momento le parve assurdamente ingiusta.
Anche lui, come quella ragazza... non voleva far altro che aiutarlo, e questo era il ringraziamento?
Sentì stringersi il cuore, e si torse le mani per la rabbia di quel pensiero. Da quando avevano stretto il loro accordo non aveva fatto altro che sostenerlo in quella ricerca, cercando di pesare su di lui il meno possibile. E nel momento in cui l'aveva visto così disperato, aveva fatto tutto quel che le era possibile per stargli accanto... e come mi ripaghi? pensò, guardandolo sottecchi... ah, Guisgard... che tu non abbia a pentirti, un giorno... e al contempo rimproverava se stessa... in un anno ce l'hai sempre fatta da sola... non hai bisogno di lui... non hai bisogno di nessuno!
Scosse il capo, ricacciando indietro l'amarezza di quei pensieri.

"Scusami," rispose brusca, con voce cupa "non parlo ancora bene la tua lingua... devo aver capito male..."

Così, senza nemmeno lanciargli uno sguardo, risalì sul suo cavallo.

"Non perdere altro tempo!" esclamò, e senza attenderlo, spronò con rabbia la cavalcatura, alla volta di Capomazda.

Melisendra
07-06-2011, 02.39.16
Tornai al mio posto e mi sedetti nuovamente. Non nascosi la mia inquietudine.
Non potevo fare niente, solo essere spettatrice dello scontro e attenderne la fine.
Osservai la preparazione con apprensione.
Non mi era sfuggita l'occhiata che Lord Cimarow aveva scambiato con Sir Saint-Roche. MI domandai quale potesse essere la ragione di quello scambio d'intesa. Mi domandai se davvero non ci fosse di più.
"Quali sono le regole, milord?" domandai a Lord Cimarow. "Perdonate, ma non conosco le consuetudini di questo tipo di scontri."
Un'ombra gelida mi attraversò, fredda come il mare in tempesta.
Spiriti inquieti.

Guisgard
07-06-2011, 03.01.07
“Non ci sono regole e si combatte fino a quando uno dei due contendenti non si dichiara vinto, milady.” Disse Cimarow a Melisendra.
“Un bel problema…” intervenne Ivan “… visto che il mio Humlet non ha più la lingua e ho buone ragioni di credere che sia anche sordo…” e rise di gusto.
Gouf allora raggiunse anch’egli il centro della sala e scelse la sua arma.
Cimarow fece un cenno e la sfida cominciò.
Il gigantesco barbaro cominciò a menare forti fendenti contro Gouf, che comprese ben presto quale tattica utilizzare.
Tentare di parare quei colpi sarebbe stato infatti inutile, tanta era la foga del gigante.
Il Cavaliere del Gufo allora cominciò a schivare quegli attacchi, tentando poi di rispondervi.
Arrivò anche a colpire Humlet ad un braccio, ma quel colpo sembrò non procurargli alcun danno.
Nella sala intanto tutti assistevano eccitati ed esaltai, gridando, ridendo ed inveendo contro il Cielo.
Ad un tratto il gigante caricò a testa bassa, colpendo Gouf allo stomaco e lanciandolo pesantemente contro una parete.
Questo lasciò quasi frastornato il cavaliere e spinse il barbaro a tentare il colpo di grazia.
Ma Gouf, lesto, reagì e con un preciso fendente colpì la mano del gigante, mozzandogli tre dita e disarmandolo.
Humlet allora prese una pesante panca di legno e si lanciò contro Gouf.
Questi solo all’ultimo riuscì ad evitare quel brutale attacco e prendendo una torcia gli bruciò gli occhi.
Uno spaventoso grido di dolore si udì nella sala, mentre il gigante vagava senza meta in cerca di un avversario che non riusciva più a vedere.
“Ti arrendi?” Gridò Gouf con un sadico sorriso. “Non risponde il vostro gigante, milord…” fissando Ivan “… forse è davvero sordo!”
Ma in quel momento Humlet afferrò un’altra panca e la fece ruotare velocemente, colpendo Gouf.
Dall’urto il gigante comprese dove si trovava il suo rivale e gli si lanciò contro.
Ma Gouf, nonostante il pesante e tremendo colpo subito, riuscì a sollevare il gladio ed a trafiggere mortalmente il suo terribile avversario.
Fissò allora il gigantesco barbaro nella sua pozza di sangue, per poi volgere il suo sguardo su Cimarow ed Ivan.
Li guardava soddisfatto, mentre si teneva un fianco, a causa del tremendo colpo subito.

Guisgard
07-06-2011, 03.11.12
Guisgard fissò Morrigan montare a cavallo ed avviarsi verso Capomazda.
Lanciò un altro sguardo nel punto in cui Aytli era svanita, per poi salire anch’egli a cavallo e seguire Morrigan.
La loro cavalcata fu silenziosa, mentre le tenebre tutt’intorno avvolgevano ogni cosa.
Poco dopo raggiunsero Capomazda e poi le mura del palazzo ducale.
Qui trovarono due figure a cavallo.
Erano Finiwell e Cavaliere25.
“Quella donna è scappata dal palazzo…” disse Finiwell al suo giovane compagno “… non ci resta che raggiungere il bosco… guarda, sembra si avvicini qualcuno…”
“Da dove giungete? Ci avete quasi spaventato!” Esclamò Finiwell quando Guisgard e Morrigan li raggiunsero.
“Dal bosco.” Rispose Guisgard.
“Avete incrociato alcuni cavalieri che ne inseguivano un altro?”
“No…” fece Guisgard.
“Ne siete certi?” Domandò di nuovo Finiwell, fissando anche Morrigan.
“Si, non abbiamo visto nessun cavaliere...” ribadì Guisgard, per poi dirigersi verso la Porta dei Leoni.

Guisgard
07-06-2011, 03.38.54
Mian si avvicinò a Dafne e la strinse forte.
“Coraggio, amica mia…” disse mentre alcune lacrime cominciavano a rigare il suo bel viso.
Al mattino seguente l’intero villaggio era già attraversato dalla vivacità che ne caratterizzava le intense giornate.
I mercanti già pullulavano nelle strade, mentre le botteghe degli artigiani animavano i vicoletti e la piazza del centro abitato.
Pasuan era steso sul letto, assorto nei suoi pensieri e nelle sue inquietudini.
Rivedeva in ogni momento il duello con Lyowel e non si perdonava per essere stato tanto stolto.
Non avrebbe mai dovuto dargli le spalle.
L’aveva sottovalutato.
Sottovalutata la rabbia e la slealtà di quel cavaliere.
Rabbia e disperazione allora sentì sempre più forti nel suo cuore.
Alla fine, forse per paura di impazzire, si alzò di scatto e cominciò a camminare nella stanza.
Urtò qualche mobile e quasi inciampò su una sedia, ma non smise di cercare la porta.
“Cosa cerchi, Pasuan? Dillo a me e ti aiuterò…” disse Mian.
“Cerco la porta…” rispose seccato Pasuan “… ho bisogno d’aria…”
“Non puoi uscire!” Esclamò sua madre.
“Mamma, ti prego… non sono tanto inutile da non poter uscire nello spiazzo davanti a casa…”
“Non intendevo questo… non puoi uscire perché devi badare al piccolo Hubert.”
“Come sarebbe a dire?”
“Io, Dafne e Mian andremo al mercato…” rispose la madre “… e c’è troppa confusione lì per un bambino tanto piccolo… resterai dunque tu con lui.”
“Ma se impazzita?”
“Si tratta solo per poco tempo… torneremo presto… probabilmente non si sarà nemmeno svegliato prima del nostro ritorno.”
“Mamma, sei sicura?” Le chiese a bassa voce Mian. “Non mi sembra una grande idea…”
“E’ l’unico modo per farlo reagire…” fece la madre “… questo lo aiuterà… Dafne, te la senti di lasciare con lui il bambino?” Chiese poi a Dafne.

Guisgard
07-06-2011, 04.21.28
“No!” Disse Icarius a quelle parole di Talia. “Io non ti lascerò! Non voglio! No, non lo farò mai!” Si voltò poi verso la misteriosa Layla. “Non mi interessa andarmene senza di lei! Non tornerò a Capomazda senza mia moglie!”
“Se quel fiore è la vostra amata…” mormorò Layla con un enigmatico sorriso “… allora non tornerete nel vostro palazzo da solo… quel fiore è la vostra Talia… se ella è davvero vostra, mio signore…” e la sua risata echeggiò nella vecchia Pieve, come un doloroso lamento di cose perdute, o forse mai davvero possedute.
“Che razza di malefico incanto è mai questo?” Gridò Icarius, che istintivamente fissò per un attimo l’altare, quasi a cercare un sostegno contro quella dolorosa ingiustizia.
“Domenica sarà Pentecoste…” disse Layla “… dopo questa Sacra Celebrazione mi porterete quel fiore ed in cambio riavrete, forse, vostra moglie... se Dio vorrà…”
“No!” Urlò Icarius. “No… uccidetemi allora! Fatelo ora, in questo Santo Luogo! Uccidetemi! Perché se non lo farete, io porterò via Talia con me ora!”
Ebbe però solo il tempo di fare un passo in avanti.
I due cavalieri lo braccarono, tenendolo fermo con forza.
“Lasciatemi, maledetti!” Dimenandosi Icarius. “Lasciatemi! Voglio raggiungere Talia e portarla via! Talia! Talia! Talia!”
Layla fissò i due cavalieri e fece loro un cenno.
Uno allora bloccò Icarius in una morsa, mentre l’altro lo colpì alla nuca, facendolo cadere a terra privo di sensi.
Nella Pieve si diffuse poi un forte odore d’incenso ed anche la giovane Sayla perse conoscenza.



Il Cielo ad Oriente era già intriso del rosato alone dell’albeggiare.
I primi uccelli avevano già salutato il nuovo giorno ed anche la desolata brughiera, quasi pietosa e compassionevole, sembrava voler abbandonarsi, per un attimo, all’incanto di quel mattino.
Un leggero e timido raggio di Sole cominciò allora a danzare sul volto di Icarius, fino a quando illuminò l’azzurro dei suoi occhi risvegliatisi come tutta la natura circostante.
Scosse lievemente il capo, per poi massaggiarsi la fronte.
Si guardò intorno e si accorse dei meravigliosi occhi di Santa Lucia che lo fissavano sorridendogli.
La statua, di marmo bianchissimo e puro, era meravigliosamente illuminata dal Sole che filtrava nella Pieve.
Icarius si alzò da terra ritrovandosi nella Pieve vuota.
Accanto a lui vi era solo la giovane Sayla addormentata, mentre di Talia, di Layla e dei suoi cavalieri non vi era più traccia.
L’ultimo dei Taddei fissò le sue mani e poi il suo abito.
Amore, senza più Ragione, la sua compagna.
E nella sua cintura vi era adagiata, come unica ed ultima illusione dell’incanto del borgo vecchio, la rosa del suo costume: Mia Amata.
In quel momento Icarius ricordò ogni cosa accaduta in quella Pieve.
Come nel più brutto dei risvegli, quando i sogni svaniscono, si rese conto di non avere più Talia insieme a lui.
Ed un profondo, angosciante ed insopportabile dolore avvolse il suo cuore.
Lanciò allora un lacerante e straziante urlo che echeggiò nella deserta e silenziosa Pieve.
Un urlo nel quale malediva se stesso ed il suo dolore.
Un urlo che era la sofferenza di un’anima.
Un’anima senza più la Gioia.
E quell’urlo destò anche la giovane Sayla dal suo sonno.



+++

Guisgard
07-06-2011, 04.49.44
Il Sole filtrava dalle grandi finestre a bifore che, attraverso delicate e leggere tendine colorate, tingeva la stanza di un soffuso alone vermiglio.
Una leggera brezza soffiava sui gerani che abbellivano i davanzali, facendo volare nella stanza alcuni petali sospinti da quel profumato soffio mattutino.
Ed uno di quei petali accarezzò il volto di Talia, destandola da quel sonno senza sogni.
La ragazza si trovava in una sala dominata da un bianco purissimo che tingeva pareti e soffitto.
Ovunque vi erano ampolle, bottigline e coppette colorate adagiate su tavolini, sgabellini, e mobili di vario tipo e stile.
A terra un ricco tappeto di gusto bizantino, dai colori vivi ed esotici, ricopriva ogni cosa, fissato ai quattro angoli da grossi ceri posti su massicci candelabri d’oro.
Ad un tratto Talia sentì dei cani abbaiare.
Erano dei superbi molossi, di grandi dimensioni, che giocavano nel cortile sottostante con alcuni fanciulli dalle variopinte vesti.
Ed attorno al cortile sorgeva un verdeggiante e raffinato verziere, abbellito da statue di classicheggiante bellezza ed animato da fontane dai superbi giochi d’acqua.
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cavaliere25
07-06-2011, 14.34.21
allora che facciamo la inseguiamo domandai prima che non riusciamo piu a raggiungerla poi dissi rivolgendomi al cavaliere hei voi come vi chiamate dissi ci dareste una mano a inseguire quella donna e rimasi fermo a guardare il cavaliere

Lady Morgana
07-06-2011, 15.48.20
Icarius urlò parole d'odio contro la misteriosa donna che, a quanto pareva, era la causa di tutte le sue disgrazie e di quelle dei suoi antenati.
Ma ad un ordine della donna, i due cavalieri, che erano rimasti fermi fino a quel momento, colpirono l'Arciduca alla testa, che cadde ai loro piedi privo di sensi.
"No! Icarius!!!"

Sono una stupida... mi sono fermata solo per questa banale ferita e non ho protetto Icarius. Non sono degna di essera stat scelta da Theenar... Perdonatemi, mio Signore...

Nella pieve si diffuse poi un forte odore di incenso,sentii una fitta lancinante al fianco, la vista mi si annebbiò e mi afflosciai sul freddo pavimento della chiesa, svenuta e di fianco a me si formò una pozza di sangue...

-Verdammt, il Sommo Sacerdote vuole vederti...-
-Io?-
-Sì, tu. Il Sommo sacerdote vuole vederti e ti consiglio di sbrigarti, sembrava piuttosto arrabbiato...-
Mi alzai di scatto, lasciando così la colazione a metà e poi camminai nell'ombra dei numerosi corridoi della Tana, attraversai silenziosamente la Sala delle Cerimonie ove alcuni sicari stavano pregando e finalmente arrivai davanti alla così soprannominata Scala Infinita. La percorsi correndo e poi giunsi davanti al portone che dava sulle stanze del Sommo Sacerdote. Bussai e la porta girò cigolando sui cardini, rivelando una enorme stanza dalle pareti color rosso sangue, ornate da bellissimi dipidnti dalle cornici in oro, che ritraevano i precedenti Sommi Sacerdoti.
Poi in fondo alla sala vidi, seduto sul suo trono d'oro, il Sommo Sacerdote; i suoi occhi color ghiaccio mi intimorirono.
-Verdammt, ti stavo aspettando. Vieni avvicinati.-
Mi avvicinai e piegai un poco la testa in segno di rispetto.
-Sommo Sacerdote, sono onorata della vostra chiemate e...- non finii la frase, perchè egli mi interruppe bruscamente.
-Ed invece non dovresti! Tu sei la migliore, eppure... non hai portato a termine la missione!!! Hai fallito, cara Verdammt...-
Mi inginocchiai, tenendo la testa abbassata e chiedendo umilmente perdono per le mie azioni sconsiderate, ma Lui non mi diede ascolto.
-I tuoi sentimenti di amore verso i due giovani sposi icarius e Talia, ti hanno ostacolato; quindi io come tuo maestro, debbo rimediare. Tornerai a Capomazda, scortata da Nishuru e Pardyon e vedrai loro tagliare la testa a l'arciduca ed a sua moglie!!!-
Il Sommo Sacerdote rise beffardo; aspettai che avvesse finto, poi gli chiesi se potevo andarmene e Lui mi congedò.
Corsi, fino a quando non raggiunsi le mie stanze e mi buttai sul letto; poi...

...poi sentii l'urlo di dolore di Icarius e mi svegliai di soprassalto, scappando così da quel sogno, per me indecifrabile.

Ucciderò il cavaliere del Gufo!Non fallirò...

Mi guardai intorno e scoprii che eravamo rimasti solo io ed Icarius nella pieve e decisi che era meglio sbrigarsi.
-Arciduca...Nobile Taddei...- lo chaiamai, ma lui non mi rispose, continuando invece ad urlare il suo infinito dolore.
-Icarius!!!- urlai allora con tutto il fiato che avevo in gola.
Lo guardai nei suoi occhi, pieni di lacrime e gli parlai, pacatamente.
-Dobbiamo andarcene da qui e dobbiamo sbrigarci se vogliamo ritrovare Talia...- Mi alzai in piedi con molta fatica tenendo premuta la ferita da cui ancora sgorgava del sangue.
-Io posso aiutarvi, ma per ora, come vedete, sono troppo debole. Dovrete portarmi Voi fino al Borgo Vecchio, ove alloggio e resterete lì con me. Ormai è l'alba e il vostro cara amico Lho starà tornando alla locanda. Lui potrà aiutarvi... allora, andiamo?-
Lo guardai, vedevo la disperazione nei suoi occhi, una disperazione per la quale un uomo è disposto a fare qualsiasi cosa.

Sì, mi darà retta, è disperato, farà come gli ho detto. Ma è meglio che non sia troppo sicura di me, non sempre tutto va come previsto...

Lady Dafne
07-06-2011, 17.30.28
Mi ero coricata ancora affranta per colpa delle parole che mi aveva detto Pasuan. Mi avevano riservato una piccola ma accogliente stanzetta proprio vicino a quella di Pasuan, non era quella nella quale avevo partorito ma mi piaceva assai. Tenni Hubert a dormire nel mio stesso letto, era incredibile come un bambino così piccolo potesse darmi tanto affetto... cosa che un cavaliere di più di trent'anni in quel momento proprio non era in grado di fare. Piansi prima di addormentarmi, lo feci in silenzio, tra me e me. Verso le cinque di mattina il piccolo si svegliò senza piangere, iniziò a parlottare, capii che aveva fame. Lo allattai e si riadormentò. Io invece mi alzai e inziai a disfare i fagotti che avevo preparato riponendo i vestiti in uno spazioso baule che c'era ai piedi del letto. Uscii dalla stanza solo quando sentii Pasuan parlare con sua madre. Fui interpellata anch'io
Dafne, te la senti di lasciare con lui il bambino?”

"Certo!" risposi io senza troppo entusiasmo, ero ancora molto amareggiata con Pasuan e, non persi l'occasione per prendermi una piccola vendetta "visto che devo affrettarmi a trovare un nuovo spasimante è il caso che non mi faccia vedere con il bambino. Potrei essere poco appetibile. Più tempo me lo terrai tu Pasuan, più in fretta ti libererai di me, è quello che vuoi no?!"

Sapevo di essere stata forse un po' troppo sadica, ma almeno ero sicura di aver colpito nel segno. Lui sarà anche stato cieco ma non aveva il diritto di trattare me come una sgualdrina. Io che avevo perso il sonno per lui per vegliarlo durante la malattia, che avevo pianto, sofferto e poi sperato che si salvasse. Io non mi ero meritata la frase della sera precedente, nemmeno se era stata detta da un uomo disperato!

Talia
07-06-2011, 18.29.43
Aprii gli occhi lentamente, svegliata da quella leggera brezza profumata di gerani che mi sfiorava la pelle.
Tutto intorno a me era bianco, di un candore eccessivo e quasi fastidioso... ma forse mi appariva tale solo a causa di quella vaga pesantezza alla testa che avvertivo, un dolore sottile diffuso e persistente simile a quello che mi causava la pozione che talvolta, soprattutto dopo la partenza di Icarius e la morte di lord Rauger, Izar mi aveva fatto preparare perché dormissi.
Non riconobbi il posto dove mi trovavo, ma questo non mi sorprese: ricordavo distintamente tutto ciò che era accaduto alla Pieve, ricordavo la donna di nome Layla, ricordavo l’arrivo di Sayla, ricordavo la furia di Icarius e le sue grida, ricordavo un forte odore di incenso e quella sorta di vago torpore che esso mi aveva causato...
Mi sollevai dal ricco giaciglio sul quale ero adagiata e mi puntellai sui gomiti...
“Icarius...” chiamai, ma non ricevetti risposta.
“Sayla?” tentai di nuovo... ma ancora nessuno fece eco alla mia voce.
E tuttavia non me ne stupii: era ovvio che qualunque cosa fosse successa dopo che avevo perso conoscenza, mi aveva separata da loro.
Distrattamente mi passai una mano sulla fronte, come a cercare di scacciare quel fastidioso mal di testa... invano. Mi alzai quindi e feci qualche passo per la stanza, passando in rassegna con la punta delle dita ciascuna delle mille ampolle, bottiglie e coppe che ricoprivano ogni singola superficie di quell’ambiente... curioso arredamento, constatai.
E fu allora che udii dei rumori entrare dalle alte finestre... mi affacciai e vidi dei bambini giocare con dei cani in un cortile verdeggiante, tutto intorno un meraviglioso giardino... e così rimasi, immobile, le mani appoggiate sul davanzale e gli occhi che spaziavano tra fontane zampillanti e candide statue...
e, per qualche ragione, tutto questo mi causò un vago senso di oppressione.

Melisendra
07-06-2011, 19.53.01
Strinsi convulsamente il bracciolo del mio seggio per tutto il tempo.
Il mio volto rimase impassibile, ma a un certo punto no riuscii più a celare la mia ansia. Quando Gouf bruciò gli occhi al suo avversario non riuscii a guardare. Chiusi gli occhi.
Una parte di me sapeva che avrebbe vinto lo scontro.
"Non riuscirò mai a capire cosa ci troviate, nobili signori, in spettacoli come questo..." sussurrai, col cuore che mi batteva forte.
Gouf sembrava a suo agio nella lotta, in fondo per lui versare sangue era istintivo. Era una danza di spade e forza bruta.
Trattennti il fiato quando, sull'ultimo vidi il gigante avventarsi alla cieca su di lui. Ripresi a respirare solo quando una macchia di sangue si allargò sul petto del barbaro e questi cadde al suolo, con gli occhi riversi all'indietro.
"Sembra che abbiate perso, Sir Saint-Roche..." dissi, prendendo una coppa di vino per calmarmi i nervi.

Guisgard
07-06-2011, 20.21.17
Dafne, la madre di Pasuan e Mian uscirono per recarsi al mercato.
Pasuan tentò di protestare, opporsi, ma le tre furono rapidissime a decidere e ad uscire di casa.
Allora il cavaliere si sedette e con la mano cercò di capire dove si trovava il piccolo.
Lo trovò e cominciò ad accarezzarlo.
Il piccolo Hubert, quasi a riconoscere la mano di Pasuan, cominciò a ridere.
“Eh, piccolo mio…” disse “… vorrei insegnarti tante cose… farti conoscere il mondo e le sue meraviglie… ma ormai non posso essere d’aiuto nemmeno a me stesso…”
Il piccolo Hubert che gli sorrideva.
“E poi c’è lei, tua madre…” continuò Pasuan “… io…”
Ad un tratto però il piccolo cominciò a piangere forte.
Pasuan cercò di calmarlo, ma inutilmente.
Gli toccò la fronte e si accorse che scottava.
“Ha la febbre!” Urlò.
Si guardò intorno e poi, quasi disperato, avvolse il piccolo in un panno ed uscì di casa.
Al mercato intanto Dafne era con la madre e la sorella di Pasuan.
Fecero un pò di spesa e presero qualcosa per il bambino.
Dopo un pò tornarono a casa e con gran stupore la trovarono vuota.

Lady Dafne
07-06-2011, 20.32.29
Quando tornai a casa ero contenta, mi ero svagata un po' e il rancore era passato.
Entrai e mi diressi subito nella stanza di Pasuan dove avevo adagiato la cesta nella quale si trovava Hubert. Non c'era nessuno. Guardai bene dentro la cesta, le coperte erano scomposte e mancava il lenzuolino. Il bambino non c'era.

"Oddio!" urlai richiamando l'attenzione "Pasuan non c'è, Hubert non c'è!" uscii dalla camera e iniziai a girare per tutte le stanze urlando l'uno e l'altro nome "Hubert! Pasuan! Dove siete???!!! Pasuan??!!!" nessuno rispondeva.
Raggiunsi Mian e sua madre, le guardai sgomenta "Non li trovo! Non c'è nessuno in casa! Sono preoccupata, Pasuan è uscito con il bambino... come li troveremo?? E se cadesse in un burrone?? Oddio..." mi sentii mancare l'aria, mi portai una mano alla gola e mi sedetti lì su un gradino mentre guardavo prima Mian e poi la madre in cerca di risposte...

Guisgard
07-06-2011, 20.52.19
Sayla fissava Icarius che sembrava stravolto e vinto dalla disperazione.
Ansimava e fissava il vuoto della Pieve.
Ad un tratto qualcuno li raggiunse.
Era Lho.
“Mio signore!” Disse il fedele guerriero nel vedere Icarius.
Lo abbracciò forte.
“Come state, milord?” Chiese. “Dov’è lady Talia?”
“L’hanno portata via…” mormorò Icarius “… non sono riuscito a proteggerla…”
“Chi l’ha portata via?”
Icarius fissò prima Lho, poi si voltò verso la Pieve.
“Andiamo, milord…” fece Lho “… avete bisogno di cure… torniamo a Capomazda e poi ci organizzeremo per liberarla….”
“No… spetta a me solo…” sussurrò Icarius.
Si voltò poi verso la giovane Sayla.
“Meglio tornare al palazzo ducale…” disse “… e voglio che anche tu sia lì con noi… saremo al sicuro dagli incanti e dai tormenti di questo luogo…”

Guisgard
07-06-2011, 21.20.07
Ivan de Saint-Roche strinse con rabbia la sua coppa di vino, per poi voltarsi verso Cimarow a testa bassa.
Gouf lanciò un sorriso beffardo ai due baroni, mentre i suoi uomini corsero a portargli abiti nuovi.
“Brindiamo a sir Gouf!” Disse uno dei presenti. “Al più forte ed invincibile cavaliere del mondo!”
E tutti risposero a quel brindisi.
“Al mio migliore cavaliere…” intervenne Cimarow “… a colui che conquisterà per me il ducato di Capomazda…”
Gouf rispose a quel brindisi e poi fissò compiaciuto Melisendra.
“Ora lady Melisendra delizierà i vostri sogni, messere!” Esclamò uno dei baroni.
“Non ho mai pagato una donna…” disse il cavaliere “… né ho mai usato il gioco o la lotta per conquistarne una…”
“Nemmeno un bacio merita quella dama, messere?” Chiese una delle dame presenti. “Io, fossi in lei, lo pretenderei, dopo una simile prova di valore da parte vostra…”
Gouf sorrise e poi baciò quella dama, sotto gli sguardi divertiti dei presenti.
Un attimo dopo uscì dalla sala.

Lady Morgana
07-06-2011, 21.23.05
Icarius era davvero stravolto; cercai di convincerlo ad andarcene da lì, ma invano.
Poi sentii dei passi e Lho comparve sulla soglia; appena vide Icarius gli corse incontro e tentò di calmarlo, gli disse che sarebbero tornati al palazzo ducale e che poi avrebbero liberato Lady Talia insieme.
“No… spetta a me solo…” sussurrò Icarius, ma Lho non gli diede ascoloto.
Poi si girò verso di me e mi disse che anche io sarei andata con loro a Capomazda e che avrei ricevuto delle cure.
"No... io resterò qui. Non merito di venire con voi a palazzo e di ricevere delle cure, sono indegna. L'unica cosa che dovreste fare dopo avermi riportata a Capomazda, sarebbe giustiziarmi."
Feci qualche passo, ma la testa mi girò e lanciai un urlo per il forte dolore al fianco. Mi appoggiai ad una parete della chiesa e sollevai la tunica per vedere la ferita. Era profonda e avevo perso molto sangue, bastava guardare la pozza che si era formata sul pavimento per capirlo.
"Signore" dissi rivolgendomi a Lho "Dovete portare sua signoria lontano da qui. Sono quasi certa che nascosti nel bosco ci siano dei cavalieri invincibili pronti ad ucciderlo appena esce da questa pieve. Fate attenzione..."
Mi sdraiai per terra e strisciai finchè non fui fuori dalla chiesa, poi feci un respiro profondo, mi concentrai e cercai delle forme di vita nei paraggi. Subito pensai che in quel momento la cosa migliore era prendere il mana che mi serviva da una pianta. Lo feci e sentii un albero, poco lontano dalla pieve, cadere a terra, morto, abbattuto dalla forza del mio potere.

Mi dispiace dover fare questo, ma se non lo avessi fatto ora sarei sicuramente morta...


Finalmente ebbi abbastanza energia per curarmi. Poggiai una mano sulla ferita e sentii diffondersi in tutto il mio corpo un calore rassicurante che presto raggiunse le mie dita, da cui scaturì una luce azzurrina, che richiuse la ferita, ma che non riuscì a ricostruire le pareti interne, lacerate dalla spada del misterioso cavaliere.
Mi alzai e m'incamminai. Non sapevo dove sarei andata o cosa avrei fatto, volevo solo allontanarmi da lì. Poi ricordai quello strano sogno...

No... non posso andarmene, perchè io non fallirò!


Mi girai e tornai correndo alla pieve, ove trovai Lho intento a sorreggere il suo signore.
"Aspettate... vi aiuto io." gli dissi prendendo per un braccio Icarius; una volta messo in piedi l'Arciduca guardai Lho negli occhi.
"Avrete molte domande da pormi, signore, ed io sarò lieta di rispondere ad ognuna di esse... sinceramente."

Melisendra
07-06-2011, 21.40.03
Posai la mia coppa e osservai Gouf uscire dalla sala.
La sua impulsività aveva qualcosa di affascinante.
"Non sono certa di come dovrei sentirmi... forse offesa..." risi. "Oppure grata per non essere considerata al pari di un bottino di guerra."
Sfiorai il braccio di Sir Saint-Roche.
"Oggi la sorte vi è stata avversa, milord... forse domani vi sorriderà."

Guisgard
08-06-2011, 00.32.23
“Oh, milady…” disse sorridendo Ivan de Saint-Roche “… della sorte, in verità, mi interessa ben poco… ma se sarete voi a sorridermi domani allora potrò definirmi soddisfatto.”
“Ora che ci penso” intervenne Cimarow ormai quasi del tutto ubriaco “sir Gouf pare non abbia mai mostrato molto interesse per questo genere di cose.”
“Ma è pur sempre un uomo!” Esclamò uno dei baroni presenti.
“A me piace immaginare” prendendo la parola la dama che Gouf aveva audacemente baciato poco prima di uscire dalla sala “un qualcosa di romanzesco, avventuroso e romantico celato nel passato del nostro cavaliere… non saprei, magari anni passati in qualche prigione, o un duello mortale dal quale sia uscito miracolosamente vincitore…”
“E perché mai poi il nostro valoroso cavaliere avrebbe dovuto vivere tali eventi, milady?” Chiese Cimarow.
“Ma per una donna, milord!” Rispose lesta la donna. “Per cos’altro!”
“Lady Rawel, voi, come tutte le donne, amate dipingere il mondo con toni da fiaba o da romanzo, ma sappiate che quasi sempre la verità che si cela nelle cose è quanto di più plebeo e banale ci sia.” Replicò un altro degli invitati.
“Io credo che sir Gouf sia un uomo molto misterioso…” sorridendo la donna “… ed è questo il suo fascino…”
“Forse però qualcuno tra noi lo conosce bene…” intervenne Ivan “… chissà…” fissando con la coda dell’occhio Melisendra.
“Non credo che ci sia qualcuno che possa davvero conoscerlo bene…” replicò lady Rawel “… e sono certa che anche voi, milady, sarete d’accordo con me.” Rivolgendosi con un sorriso malizioso a Melisendra.

Melisendra
08-06-2011, 01.13.50
I gingilli intorno al mio collo tintinnarono quando mi voltai verso la dama.
Non ero mai stata una romantica. Per tutta la vita non avevo mai pensato a sciocchezze come quelle descritte dai menestrelli e per cui ogni donna sospirava. Non c'era mai stato altro che l'inganno e l'illusione. Pensavo che Amore fosse l'Illusione più grande. Lo scorgevo talvolta. Negli occhi di qualcuno, più spesso quegli occhi appartenevano a una delle mie prede. Ma ancor più spesso non era Amore... era vanità e desiderio di cattura, di poter avvincere con i lacci d'amore, il più strettamente possibile, l'animo e il corpo di qualcuno. La verità era che gli uomini si sentivano tutti spaventosamente soli.
E molte donne erano ansiose di indaffararsi per riempire tale vuoto, senza rendersi conto che in quel vuoto si poteva scomparire.
Sorrisi, le fantasticherie di quella dama avevano qualcosa di ingenuo eppure non dissimile dalla realtà.
"Credo che Sir Gouf sia come una di quelle bestie dal corpo coperto di aculei... sì, come l'istrice! Tenacemente determinato a difendere se stesso e i suoi pensieri. Certi aculei impediscono di avvicinarvisi troppo."
Mi voltai verso Sir Saint-Roche.
"Non prendetevi gioco della sorte... certi dei non vanno sfidati." Lo ammonii scherzosamente. "Quanto al mio sorriso... in questo momento credo che non sia così scintillante, se il prode Sir Gouf lo ha accantonato senza esitazione per cosa? Un turno di guardia, forse?"
Lasciai che mi versassero da bere, mentre osservavo Lord Cimarow.

Guisgard
08-06-2011, 01.27.33
“Per sir Gouf la guerra, le battaglie e tutto ciò che di bellicoso c'è al mondo vengono prima di ogni cosa, milady.” Disse Cimarow. “Non fatevene dunque cruccio.”
“Allora posso osare sperare” intervenne Ivan “che la nostra bellissima posta in palio” con fare scherzoso “mi conceda una passeggiata sulle mura del castello, nella magia di questa velata notte sulla brughiera… posso avere tale onore?”
“Purchè lady Melisendra non veda aculei anche in voi, mio caro barone!” Esclamò divertita lady Rawel.
“Io credo che neanche gli aculei di un istrice riuscirebbero a difendere un uomo dalla bellezza della nostra dama…” rispose Ivan “… e, detto tra noi, io non ho alcun interesse a difendermi dal fascino di lady Melisendra…”

Guisgard
08-06-2011, 01.47.09
Subito la madre di Pasuan e Mian apparvero allarmate per l’accaduto.
“Oh, Cielo!” Disse la ragazza. “Cosa può essere accaduto? Forse è arrivato qualcuno! Magari dei ladri!”
“Smettila di dire sciocchezze!” La riprese la madre. Tutti i nostri vicini erano in strada e se davvero fosse giunto qualcuno loro se ne sarebbero accorti!”
“Allora dove sono Pasuan ed il bambino?” Domandò in preda al panico Mian.
La madre non rispose.
“Usciamo e cerchiamoli!” Disse poi. “Non possono certo essere andati lontano! Vieni anche tu, Dafne!”
Ma appena uscirono in strada si ritrovarono davanti Pasuan col piccolo Hubert in braccio.
Ad accompagnare il cavaliere c’era il vecchio Zimail, il capo villaggio, che tra le sue innumerevoli conoscenze annoverava anche quelle mediche.
“Salute a voi, mie belle signore!” Salutò il vecchio. “Il bambino aveva una brutta febbre, ma l’estratto che gli ho somministrato sta già facendo il suo effetto! Fortuna che il buon Pasuan l’ha subito portato da me!”
Hubert ora appariva sereno e giocava divertito fra le braccia di Pasuan.

Morrigan
08-06-2011, 02.02.54
“Avete incrociato alcuni cavalieri che ne inseguivano un altro?”
“No…” rispose Guisgard.
“Ne siete certi?” domandò di nuovo Finiwell, fissando anche Morrigan.

Gli occhi di Finiwell, se li sentì addosso, e impercettibilmente la fecero sobbalzare. Morrigan si impose di reggere quello sguardo senza un fremito.
Finiwell... non erano mai andati molto d'accordo, fin dal primo momento. Certo, lei era stata molto indispettita dai suoi modi e dalle sue frequenti battute, ma quel cavaliere era sempre stato onesto con lei, e una volta aveva persino tentato di aprirle sinceramente il suo cuore. E in quel momento lei avrebbe dovuto guardarlo dritto negli occhi e avrebbe dovuto mentire. Sapeva che Finiwell avrebbe creduto a lei e non a Guisgard, di cui non si fidava. Sapeva che era da lei che attendava quella risposta. E lei avrebbe mentito.

"Nessuno..." fece eco alle ultime parole di Guisgard, quindi si voltò e si affrettò a seguirlo.

Lo seguì, sì... ma senza rivolgergli la parola. Ripensava alla scena che si era svolta nel bosco, allo sguardo di Finiwell, al modo in cui aveva scelto di nascondergli la verità... mentire... per sostenere Guisgard aveva fatto anche questo! Ma, a pensarci bene, era l'ultima delle sue pazzie. Aveva scelto di aiutarlo e di mettere a disposizione le sue conoscenze senza nemmeno sapere bene chi fosse. Gli aveva messo tra le mani un dono potente e pericoloso, e Guisgard avrebbe potuto essere chiunque... un ladro, un assassino, un traditore! Ma lei non gli aveva chiesto nulla, e in maniera del tutto parziale aveva sposato la sua causa... forse era li per tramare contro il potere di Capomazda, esattamente come Cimarow e i suoi... forse era lì per compiere qualche spaventoso delitto... ma a lei sembrava non importare tutto questo. Se Guisgard avesse commesso qualche reato, lei ne sarebbe stata la complice, che ne fosse cosciente o meno, e la sua ignoranza sui fatti non poteva certo essere per lei una prova di innocenza. Eppure... eppure lo seguirò, perchè è questa è la strada che ho visto...e poi... ma quel pensiero quasi stentava ad esprimerlo chiaramente perfino a se stessa... e poi ho ben poco di cui lamentarmi... in fondo, quel che gli chiederò in cambio del mio aiuto non è certo un compito da educande!

Scrollò così da sè ogni rimorso, e tra loro rimase soltanto il silenzio imbarazzato che li aveva accompagnati lungo la strada del ritorno a Capomazda. Un silenzio che Morrigan aveva detestato, e che desiderava soltanto infrangere.

"Dobbiamo andare a cercare Ravus..."

Lo disse decisa, evitando accuratamente ogni forma di cortesia o di gentilezza. Erano soci, e servivano ognuno lo scopo dell'altro. Non ci sarebbe mai stata altra delicatezza da parte sua, nessuna...

"Se sei d'accordo" continuò con tono secco, distaccato, volutamente pragmatico "potrei parlargli io... di me si fida, e rubare i suoi ricordi non sembra essere un compito così complesso..."

Melisendra
08-06-2011, 02.17.14
"Con piacere, milord." Accettai, ero incuriosita da quell'uomo.
"Lady Rawel, il nostro barone non è un istrice... certamente è un predatore, ma ancora non ho capito di quale genere."
Mi inchinai e uscii dalla sala in compagnia di Sir Saint-Roche.
"Ditemi, milord, qual è il vostro ruolo in questa guerra? Non vi ho mai visto in compagnia di Sir Gouf e del suo esercito... dunque presumo che non siate un soldato. Anche i vostri modi non sono come quelli di un uomo d'arme... non c'è in voi quella ruvidità e quella rudezza tipica chi conduce quella vita."
Raccolsi le gonne per salire alcuni gradini.

Guisgard
08-06-2011, 02.34.46
“Il mio ruolo…” disse Ivan de Saint-Roche “… chiedete del mio ruolo in tutto ciò, milady?” Rise di gusto. “La guerra, come tutte le cose animate dall’amore e dall’odio, è cosa assai complessa, mutevole e sfuggente… prendete la prima guerra conosciuta e narrata dall’uomo… quella per la favolosa città di Troia… i vari eroi, Diomede, Aiace e lo stesso Agamennone, tenevano in grande considerazione Ulisse, al quale saggiamente voi stessa mi avete paragonato poco fa… perché? Perché era forte? No, la sua virtù non era certo quella… sapete perché tutti volevano avere Ulisse accanto? Perché era il favorito di Atena!” Ed un lampo attraversò i suoi occhi. “La dea lo seguiva e lo proteggeva. Questo rendeva Ulisse speciale e superiore a tutti i suoi compagni. Teti non riuscì a salvare suo figlio Achille e Apollo non evitò ai troiani la loro sciagurata fine… Atena invece riuscì a difendere ed a far trionfare il suo prescelto… ebbene, milady, io questo sono… come Ulisse io sono protetto da forze onniscienti ed imperscrutabili… forze che rendono gli uomini prescelti e predestinati… a cosa? Alla gloria, mia signora… alla gloria…
“ rise di nuovo. “Io sono l’uomo destinato a far trionfare lord Cimarow.”
“Attento a non ripeterlo ad alta voce durante la battaglia, milord…” fece qualcuno giunto dal buio interrompendolo “… altrimenti l’Arciduca di Capomazda potrebbe decidere di venirvi a cercare sul campo di battaglia con la sua formidabile spada…” Gouf sorrise “… conoscete Parusia e la sua leggenda? O forse siete esperto solo di antichi miti greci? Beh, mio signore, quella spada, si narra, impugnata da San Michele trafisse Lucifero quando tentò di scalare i Cieli… ed anche l’angelo ribelle, come voi, credeva di essere un predestinato…”
E detto ciò, Gouf restò a fissare Ivan.
Lo fissava attraverso i suoi profondi e penetranti occhi neri e con quel suo pallore quasi livido, che lo rendeva simile a quell’antico angelo ribelle e caduto dall’Alto dei Cieli.

Melisendra
08-06-2011, 03.10.49
Sentii del nervosismo nell'aria, nonostante i due uomini non dessero segno di ostilità e si limitassero a scrutarsi. Gouf con un'espressione austera, Sir Ivan con un sorrisetto sornione e fin troppo sicuro di sè.
"Ah eccovi, Sir Gouf! Che magnifica dimostrazione questa sera... immagino debba esservi grata per avermi sciolto da quella scommessa." Sussurrai con un sorriso un po' indispettito, dispetto che andava a beneficio del barone.
"Sembrate molto sicuro di voi, Sir Saint-Roche... sembra quasi, dalle vostre parole, che la gloria di cui parlate sia lì ad attendervi, che dobbiate semplicemente allungare la mano per prendere ciò che sentite appartenervi di diritto..." pensierosa guardai l'oscurità che incombeva su di noi. "Quale dio vi infonde così tanta certezza?"
Girai attorno a un braciere, fissando lo sguardo nel fuoco e percependone la vitalità. Gli spiriti erano quieti, ma chissà quando avrebbero ricominciato a tormentarmi.
Lanciai un'occhiata a Gouf per cercare di capire cosa si muovesse dietro quella maschera di autocontrollo che aveva indosso. Mi augurai che la gelosia o qualche altra sciocca passione non lo annebbiasse. Nel contempo mi domandai se io fossi gelosa. Quella domanda rimase dentro di me, senza osare cercare una risposta.

Guisgard
08-06-2011, 03.32.10
“Giungete col favore delle tenebre, cavaliere…” disse infastidito Ivan de Saint-Roche.
“Quale alleato migliore delle tenebre, non trovate? Confondono il male ed oscurano il bene, milord…” sorridendo Gouf.
“Parlate di Angeli Buoni ed angeli ribelli… avevo sentito dire che non credevate a nulla di tutto questo…”
“Lucifero ed il suo sogno sono da sempre il mio più alto ideale, mio signore…” rispose Gouf.
“Attento a non volare troppo in alto, o potreste poi cadere proprio come il vostro angelo rinnegato, cavaliere.” Con un ghigno Ivan. “E si dice che le torri di Capomazda siano tanto alte da arrivare a sfiorare il Cielo…”
“Quello che cadde dopo il suo ambizioso volo era Icaro, non Lucifero, milord…” mormorò Gouf “… e si sa… la mitologia è il vostro campo, non il mio…”
“Quale Dio mi infonde tanta certezza, milady?” Rivolgendosi poi Ivan a Melisendra, quasi a voler ignorare Gouf. “Lo stesso che a Capomazda credono abbia investito il loro Arciduca… e non trovate curiosa ed allettante la coincidenza che vede un deciso richiamo tra il nome del mitico Icaro e quello del nobile Icarius de Taddei?”
“Le coincidenze non esistono, milord…” intervenne Gouf “… e voi dovreste saperlo… ora perdonatemi, ma devo lasciarvi… ovviamente in compagnia di ciò che stasera ho vinto contro il vostro barbaro, mio barone… andiamo, mia cara…” porgendo la mano a Melisendra.
“Avevate rinunciato al vostro premio…” disse Ivan.
“Ho solo detto che non scelgo la compagna di una notte attraverso un duello…” rispose Gouf “… e poi ora sto solo reclamando la compagnia della nostra bella dama… nulla di più…”
“Forse dovrebbe essere lei a scegliere, non trovate?” Replicò Ivan.

Guisgard
08-06-2011, 04.05.24
“Troveremo da soli quella donna…” disse Finiwell a Cavaliere25 “… andiamo, il bosco ci attende, ragazzo!”
E detto ciò, i due si lanciarono fuori Capomazda, verso il lussureggiante bosco, sulle tracce della misteriosa donna che loro credevano essere Sara de Mornay.



Intanto, nella cittadella fortificata, Guisgard e Morrigan discutevano sul da farsi.
“Vorresti andare tu dall’abate Ravus? E come ti comporteresti? Forse chiedendogli delle amanti di qualcuno dei nobili Arciduchi? O perché mai hanno perseguitato una donna col suo bambino appena nato? Cosa credi ti risponderà l’abate? Sarai fortunata se non ti farà mettere ai ferri!” Esclamò Guisgard. “Conosco questa gente… per i loro ideali e valori calpesterebbero ogni cosa… anche una donna con un bambino…”
Restò un attimo a riflettere, fissando l’infinito manto di quella notte che stava per giungere al termine.
“Scusami, non volevo essere così brusco…” voltandosi di nuovo verso di lei “… perdonami, ti sto coinvolgendo in una brutta e pericolosa storia… e non ho nessun diritto di fare questo… forse dovresti andare e lasciarmi in balia dei fantasmi e delle miserie del mio passato, Morrigan…”

Melisendra
08-06-2011, 04.14.50
"Perchè ovunque io vada gli uomini pensano solo alla guerra e sono litigiosi come pettirossi nella stessa gabbia?" domandai a voce bassa, come se lo stessi domandando alla fiamma che guizzava davanti ai miei occhi. Mi stavo riscaldando. Il vento aveva iniziato a soffiare e a portare strani echi.
Le gonne del mio vestito si gonfiarono e si agitarono. Rabbrividii e cercai di coprire le spalle nude con il velo che portavo con me.
"Dal momento che non gradisco essere una pedina in questa vostra dimostrazione di forza, penso che rientrerò nella sala grande. Questo vento mi fa rabbrividire."
Mi inchinai dignitosamente e mi voltai per andare.

Guisgard
08-06-2011, 04.35.10
Melisendra si allontanò dai due uomini e si diresse verso la sala del banchetto.
Ivan la salutò rispondendo al suo inchino, mentre Gouf restò impassibile.
Poco dopo Melisendra rientrò e riprese il suo posto accanto a Cimarow.
Un attimo dopo fece lo stesso Ivan, per poi essere imitato anche da Gouf.
Il banchetto procedeva nello stesso modo in cui i tre l’avevano lasciato.
“Va tutto bene, milady? Potevate tranquillamente manifestare la vostra insofferenza verso sir Gouf ed i suoi discutibili modi…” disse Ivan “… del resto è pur sempre un miserabile capitano di ventura…” aggiunse con disprezzo, ma attento a tenere bassa la sua voce, in modo che solo Melisendra potesse sentire.
“Diteci, cavaliere…” prendendo la parola lady Rawel e rivolgendosi a Gouf “… conosciamo ormai a memoria i vostri successi in battaglia e le vostre straordinarie avventure cavalleresche… ma nulla invece sappiamo di quelle amorose…” sorridendo maliziosa.
“Oh, milady… siete ardita stasera!” esclamò uno dei presenti.
“Trovate? Eppure sono certa che le avventure amorose del nostro sir Gouf potrebbero largamente gareggiare con quelle cavalleresche… ditemi, cavaliere… sbaglio forse?”
“Milady…” rispose Gouf “… sarò franco anche a costo di deludervi…”
“Non credo sia possibile essere delusa da voi, messere…”
“Eppure vi dirò… non serbo un gran ricordo di fatti d’amore che mi riguardano…”
“E perché mai?” Domandò la donna.
“Perché mentre in battaglia mi sono misurato contro grandi e formidabili avversari…” rispose Gouf “… non sono stato altrettanto fortunato in amore, visto che ho sempre conosciuto donne di poco conto e di dubbia fama…” aggiunse senza sollevare mai lo sguardo verso Melisendra.
“Allora siete stato fortunato a giungere qui, cavaliere…” sorridendo la donna “… sono certa che troverete di vostro gradimento le dame di Capomazda…”
Gouf accennò un lieve e forzato sorriso.

Guisgard
08-06-2011, 04.45.32
Lho fissò Sayla senza dire nulla.
“Andiamo…” disse Icarius “… torniamo tutti a Capomazda… voglio che anche tu venga con noi… ti prego…” fissando con uno sguardo senza luce la giovane ragazza.
“Si, torneremo tutti a Capomazda.” Annuendo Lho.
Lho fece salire il suo signore e la fanciulla su due dei tre cavalli che aveva condotto con sé.
“Il terzo cavallo era per Talia…” pensò Icarius, mentre montava in sella al suo.
I tre allora presero il sentiero e si allontanarono dalla Pieve.
Icarius più di una volta si voltò indietro a fissarla, mentre un lacerante dolore gli nasceva nel petto.
“Passeremo per il Borgo Vecchio?” Domandò.
“No, taglieremo per il bosco, milord.” Rispose Lho.
“Dovrei restituire il mio costume al vecchio delle marionette…” mormorò Icarius “… ho dato la mia parola… anche se l’altro costume, quello di Ragione…” il dolore e le lacrime, che a stento riuscì a trattenere, gli impedirono di dire altro.
“Mio signore, il vostro debito è pagato con quel vecchio…” rispose Lho “… non datevi pena per questo.”
Icarius restò in silenzio per il resto del viaggio, mentre il bosco e poi la campagna fecero da scenario al loro tragitto.
“Perché sei andata alla Pieve?” Chiese Lho a Sayla. “Si, a Capomazda tu dovrai rispondere a molte delle mie domande…”
Ad un tratto scorsero in lontananza le mura di Capomazda e le sue alte e possenti torri.
Giunsero così presso la monumentale e secolare Porta dei Leoni ed entrarono nella cittadella fortificata.
Subito furono raggiunti e circondati da cavalieri e servi.
Lho però portò nel palazzo il suo signore, chiedendo a tutti di non disturbarlo oltre.
E quando tutti e tre furono dentro, subito Izar corse incontro al suo signore.
“Cosa è accaduto, milord?” Domandò il filosofo e consigliere dell’Arciduca. “Dov’è lady Talia?”
“E' stata portata via dalla maledizione…” mormorò Icarius,
“La… maledizione?” Ripeté turbato Izar.
“Si… la Gioia dei Taddei…” fissandolo Icarius “… quella che per tutto questo tempo tutti voi avete cercato di nascondere ai miei occhi…”

Melisendra
08-06-2011, 05.14.40
Un brivido mi percorse la schiena non appena Sir Ivan comparve accanto a me. Era come sentire su di sè l'ombra di un rapace. Non potevo farci niente, mi inquietava.
"Milord, come avrete capito non amo ricevere ordini... e non amo nemmeno essere contesa come un giocattolo tra bambini viziati. Poichè gli uomini spesso si comportano come tali, io ho imparato a defilarmi prima che il gioco diventi noioso. O pericoloso."
Ascoltai la lady che incalzava Gouf di domande e ascoltai silenziosamente le sue risposte. Mi mordicchiai un labbro, ricambiando lo sguardo di Gouf con un'aria un po' interrogativa.
"Vi prego, Sir Gouf..." intervenni. "Cosa intendete con di poco conto e di dubbia fama?" Lanciai un'occhiata tra il divertito e il piccato.
"Milady, le dame di Capomazda sono estremamente pie..." dissi, rivolgendomi al Lady Rawel.

Guisgard
08-06-2011, 05.27.22
“Siete saggia, oltre che bella, milady…” disse Ivan, sempre a voce bassa “… ma anche una donna audace come voi comprenderà che presto a Capomazda ci saranno nuovi signori… e sarebbe saggio ingraziarsene i favori…” e le sfiorò i capelli con una mano.
Gouf fissò allora Melisendra.
“Intendo che, crescendo nella miseria e nelle difficoltà, ho imparato, per sopravvivere, a saper riconoscere chi mi circonda…” mormorò con disprezzo“… so che la disperazione e la paura spinge molte donne a rinunciare a tutto pur di sentirsi protette… a rinunciare alla lealtà, alla sincerità, oltre che al proprio corpo messo in palio per l’ultimo arrivato… donne capaci di vendersi notte dopo notte… donne che arrivano ad usare i loro figli come merce di scambio per ingannare gli altri…”
“Cavaliere, esistono donne simili?” Chiese lady Rawel.
“Si, milady…” rispose Gouf senza alzare mai lo sguardo da Melisendra e da Ivan “… e non immaginate quanto sia facile incontrarle…”

Guisgard
08-06-2011, 05.47.26
Il Sole aveva raggiunto il punto più alto del cielo ed i suoi raggi scendevano caldi e poderosi su quel verziere dai tratti quasi fiabeschi.
Foglie di ciliegi, di peschi, dei mirti, di erica e di salici, che cingevano, come una corona, quel bianco e marmoreo cortile, si agitavano lievemente alla debole e gradevole brezza in un suono quasi ritmico.
Il cortile, tutto in marmi pregiati, appariva bianchissimo e di esotica bellezza, con piante sconosciute per quelle terre ed uccelli, rinchiusi in gabbie ottonate, dal raro e variopinto piumaggio.
Ad un tratto uno dei fanciulli che giocavano coi molossi si accorse di Talia e la indicò ridendo.
Un attimo dopo anche gli altri si abbandonarono ad ingenue ed infantili risate.
Subito allora giunse una ragazza.
Era alta ed aggraziata, con capelli biondi e carnagione chiara.
Fece prima cenno ai fanciulli di smettere di ridere, poi alzò lo sguardo verso Talia, restando a fissarla per qualche istante con i suoi bellissimi occhi verdi.
http://cinema-tv.corriere.it/multimedia/cinema/2008/4158/scarlett_2.jpg

Ma proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta ed un attimo dopo entrò nella stanza di Talia.
Era un uomo che indossava un abito di chiaro gusto orientale, di seta preziosissima e dai colori molto accesi.
Aveva un volto pulito e solo lievemente ambrato, nel quale spiccavano denti bianchissimi come perle.
Gli occhi invece erano di ebano lucidissimo.
“Spero abbiate dormito bene, mia signora…” disse sorridendo e mostrando un lieve inchino “… sono Shezan, l’eunuco… ai vostri ordini, milady.”

Melisendra
08-06-2011, 05.51.30
Socchiusi gli occhi e non cedetti. Mi sentii offesa.
"Sembra che abbiate fatto incontri terribili, cavaliere..." irrigidii la mascella.
Mi strinsi nel velo e mi alzai dal mio seggio. L'aria si era fatta decisamente irrespirabile. Tra i fumi dell'alcol, quelli che salivano dai bracieri e le sciocchezze che stava blaterando Gouf, iniziai ad averne abbastanza.
Mi rivolsi a Sir Ivan.
"Siete davvero generoso, Sir Saint-Roche, a preoccuparvi del mio benessere..." sussurrai non senza un pizzico di sarcasmo.
Mi inchinai al cospetto di Lord Cimarow e mi accomiatai.
"Milord, spero che non vi sia sgradito, ma credo mi ritirerò nelle mie stanze."
Feci un cenno di saluto rivolto a tutti i presenti.
Sapevo che non avrei chiuso occhio. Se non fosse venuto lui da me, allora sarei andata io da lui.
Lanciai un'occhiata a Gouf con la coda dell'occhio.

Talia
08-06-2011, 15.36.19
Da quando mi ero svegliata non avevo speso molto tempo a riflettere su ciò che era successo... erano passati solo pochi minuti, in fondo... sorprendenti, inusuali, inattesi, comunque solo pochi minuti! Ma ad un tratto quei bambini si accorsero di me e una ragazza giunse a calmarli... provai subito una strana sensazione nel vederla arrivare, era come se avessi la sensazione di averla già vista, di conoscerla... Poi, improvvisamente, lei sollevò lo sguardo ad incrociare il mio e allora vacillai. Vacillai per la sorpresa, per lo sconcerto e per quella sorta di vago timore che mi riempì il petto... perché io conoscevo quella ragazza, avevo osservato a lungo il suo ritratto, l’avevo incontrata in sogno, le avevo persino parlato...
Ma come poteva essere lì?
O forse avrei dovuto chiedermi, dov’ero finita?
Ero tutta immersa nei miei pensieri, perciò quel lieve battito alla parta mi fece sobbalzare bruscamente... mi voltai di scatto, quindi, in tempo per vedere quel giovane uomo entrare nella stanza.

“Spero abbiate dormito bene, mia signora…” disse sorridendo e mostrando un lieve inchino “… sono Shezan, l’eunuco… ai vostri ordini, milady.”

Sollevai appena un sopracciglio, osservandolo intensamente...
“Shezan...” mormorai infine, avvicinandomi a lui di qualche passo “E dite di essere ai miei ordini, Shezan?”
Inclinai impercettibilmente la testa da un lato, senza staccare gli occhi dal suo volto...
“Vorrete, dunque, avere la bontà di spiegarmi dove mi trovo, come sono arrivata qui e soprattutto dov’è adesso mio marito.”

Lady Morgana
08-06-2011, 15.37.22
"Certo, mylord, tornerò con Voi a Capomazda..." risposi ad Icarius.
Salimmo a cavallo e ci allontanammo dalla pieve, per poi arrivare a Capomazda; lì affidammo Icarius alle cure di Izar, che preoccupato gli corse incontro.
Scesi agimente da cavallo e guardai Lho negli occhi, ma abbassai lo sguardo. Mi sentivo male ed non era di certo per la ferita al fianco.
"Signore, so che vi aspettate delle risposte da me, ma credo sia meglio se ne parliamo nelle mie stanze. Sappiate che vi dirò solo la verità, ma voi dovete promettermi che non ne farete parola con nessuno."
Mi avviai a passo svelto verso il palazzo e dopo essermi fatta riconoscere da una guardia, mi affrettai a raggiungere le mie stanze e mi ci chiusi dentro.
"Aspettate un momento, signore..." gridai, sicura che Lho fosse dietro quella porta.
Mi tolsi la tunica e i vestiti e ispezionai la ferita, la fasciai e mi misi una leggera veste verde, poi andai ad aprire a Lho.
"Entrate, abbiamo molto di cui parlare..." dissi sospirando affranta.
Mi sedetti sul letto e feci a Lho una unica e semplice domanda.
"Ditemi, signore. Cosa volete sapere?"

Lady Dafne
08-06-2011, 18.48.07
Appena vidi Pasuan, Hubert e il vecchio andai subito loro in contro. Mi ero seriamente preoccupata quando non li avevo trovati a casa e mi ero ancora più preoccupata sentendo che Hubert aveva la febbre.
"Come la febbre?" chiesi sconcertata al vecchio "ha avuto un notte tranquilla, non ho notato nulla, che cosa può avere?" intanto mi avvicinai a Pasuan che teneva Hubert in braccio. Vedendo che il bambino era tranquillo lì dov'era non mi azzardai a prenderlo in braccio, mi chinai invece per posargli le labbra sulla fronte.
"Effettivamente scotta ancora un po'... ma immagino che stia iniziando a scendere" guardai poi Pasuan che teneva gli occhi chiusi, gli accarezzai la guancia "Ti ringrazio, Pasuan, per aver portato Hubert da questo signore. Grazie per averlo fatto guarire!".
Poi mi voltai verso l'anziano "quanto vi devo per il vostro disturbo, Signore?"

Guisgard
08-06-2011, 19.30.46
Il vecchio Zimail rise di gusto a quelle parole di Dafne.
“Praticamente ho fatto nascere io Pasuan e sua sorella Mian!” Disse. “Sono come figli per me e di certo il denaro non è stato mai al centro delle nostre chiacchierate!”
Diede un ultimo sguardo al piccolo Hubert e fece l’occhiolino a Dafne.
“E’ proprio un bel bambino!” Aggiunse. “Diventerà forte e coraggioso! Ha la stoffa del cavaliere!”
Salutò e dopo aver dato una pacca sulla spalla a Pasuan andò via.
“Grazie, signore.” Rispose Pasuan.
Consegnò poi il piccolo a Dafne e rientrò in casa senza chiedere aiuto a nessuno.
La madre di Pasuan sorrise ed invitò Dafne e Mian a rientrare.
“Stasera cucineremo una bella cena per festeggiare la guarigione del piccolo Hubert.” Disse sorridendo.
“Ed io preparerò la mia famosa crostata con formaggio e pere!” Esclamò Mian.
Si sedettero tutti a tavola e gustarono così quella deliziosa cenetta.
Finito di mangiare, Pasuan si alzò per uscire sulla staccionata.
“Dove vai?” Chiese sua sorella.
“Voglio prendere una boccata d’aria.” Rispose lui, raggiungendo la porta di casa.

Guisgard
08-06-2011, 19.57.42
Melisendra uscì e tutti i presenti la salutarono con rispetto.
Ivan la fissava andar via tra mille pensieri.
Il suo sguardo saltava dalla bella incantatrice a Gouf, passando per Cimarow ormai del tutto preda dei fiumi dell’alcol.
“Si, lady Melisendra ha ragione, messere…” disse lady Rawel “… avete fatto davvero dei brutti incontri…”
Gouf annuì distrattamente, mentre il suo sguardo seguì Melisendra fino a quando la ragazza non uscì dalla sala.
Il banchetto proseguì per un altro pò, poi tutti si ritirarono nelle loro stanze.
Solo Gouf restò presso le mura, in balia di inquietudini ed angosce.

Lady Dafne
08-06-2011, 20.13.02
Parlai poco durante la cena. Hubert non aveva bevuto molto latte ma non me ne preoccupai più di tanto, se non stava bene era meglio piuttosto che dormisse e infatti lo feci addormentare cantandogli quelle belle canzoncine che amava tanto. Lo adagiai nella sua cesta proprio mentre Pasuan decise di uscire. Decisi di seguirlo senza fare rumore, avevo bisogno di stare un po' sola con lui. Gli diedi qualche metro di vantaggio e aspettai sullo stipite della porta che raggiungesse la staccionata poi avanzai verso di lui. Quando gli fui a meno di un metro gli poggiai una mano sul braccio e piano piano passai il mio sotto al suo. Sapevo che mi avrebbe riconosciuto in qualche modo.
"Sei stato molto previdente oggi con Hubert, non mi ero accorta che stesse male, grazie per averlo portato da Zimail..." levai il braccio dal suo credendo di dargli fastidio, poi proseguii a parlare "Per me non è cambiato nulla tra noi, volevo che tu lo sapessi. So che sto per fare una cosa inusuale ma ti volevo chiedere se.... se.... se vuoi diventare mio marito, se vuoi formare una vera famiglia con me. Se rispondi di no io me ne tornerò a Capomazda nella mia casa e ti lascerò in pace per sempre. Scegli tu, ma fallo subito!"

Guisgard
08-06-2011, 20.19.08
Lho entrò nella stanza dove si trovava Sayla e restò a fissare la campagna che si tingeva di ombre e luci portate dall’imbrunire.
“Da piccolo fissavo per ore i colori che assumeva la campagna con l’arrivo del crepuscolo…” disse Lho “… mi piaceva immaginare di mondi e creature fantastiche che con il buio tornavano a prendere possesso del mondo… rammento che avevo un amico immaginario… Nagon lo chiamavo… era una sorta di elfo che esaudiva tutti i miei desideri… poi, col tempo, come sempre accade, ci convinciamo a non credere più a nulla della nostra infanzia… e ci illudiamo di essere cresciuti…” sorrise amaramente “… perché sei andata alla Pieve? Cosa volevi trovarci? Perché sei giunta qui a Capomazda?” Si voltò e la fissò. “Ma soprattutto… chi sei veramente?”

Guisgard
08-06-2011, 20.35.14
Pasuan riconobbe Dafne ancora prima che la ragazza cominciasse a parlare.
Aveva riconosciuto il suo profumo, il suo respiro ed anche il contatto con la sua pelle.
E quando il braccio di lei sfiorò il suo, il cavaliere avvertì un profondo ed intenso brivido.
Il cuore gli batteva forte e i bellissimi ricordi dei tanti momenti trascorsi insieme attraversarono la sua mente.
“Io…” disse titubante “… io non posso offrirti nulla… non sono più un cavaliere… i miei sogni sono finiti per sempre… guardami… sono solo il pallido fantasma di me stesso… e tu non hai bisogno di un altro fantasma, Dafne… sei giovane e bella… qualsiasi uomo a questo mondo potrebbe innamorarsi di te… sei solare, sensibile, dolcissima… hai una vita lunga e ricca di gioia davanti a te… prendi il piccolo Hubert e torna a Capomazda… lascia questa casa e le sue miserie…”

Guisgard
08-06-2011, 20.49.21
“Mia signora…” disse Shezan a Talia “... non mi è consentito rispondere a tutte le vostre domande… sappiate solo che siete al sicuro… più al sicuro di qualsiasi altro essere di questo mondo… potete disporre di questo palazzo, del giardino, del verziere e di tutta la servitù… a me sono affidate le vostre cure e qualsiasi vostra richiesta sarà mia premura esaudire…”
Batté le mani e subito nella stanza entrarono alcune ancelle.
Queste posarono sul letto alcuni abiti di raffinatissima seta, ognuno di un colore diverso e vi era un abito per ciascun colore dell’arcobaleno.
Insieme ai vestiti le ancelle portarono anche uno scrigno ricolmo delle più straordinarie pietre preziose conosciute.
“Quando sarete pronta, potrete scendere giù nel cortile, dove milady vi sta attendendo…”
Detto questo, Shezan mostrò un cortese inchino e si ritirò, seguito dalle ancelle.
Ma proprio in quel momento uno strano bagliore arrivò agli occhi di Talia.
Proveniva dal verziere.
Il Sole illuminava qualcosa nel giardino con i suoi raggi, causando quel vivo e fastidioso riflesso.

Melisendra
08-06-2011, 20.52.32
Non appena fuori dalla sala mi precipitai nella mia stanza.
Mi sentivo oppressa, mi sembrava che l'aria fosse fin troppo immobile. Spalancai la finestra e respirai a fondo.
Non solo le accuse di Gouf, nemmeno troppo velate, avrebbero potuto costituire un pericolo, ma le trovavo profondamente ingiuste. Non ero mai stata la terribile persona che descriveva. Non dopo tutto quello che era successo.
Piuttosto che piegarmi nuovamente alla volontà di qualcuno... bè, ormai non la consideravo più nemmeno un'opzione plausibile. Non avevo bisogno della protezione di nessuno.
Scagliai una coppa contro la parete e quella cadde a terra provocando un frastuono.
Mi appoggiai nuovamente alla finestra e scrutai le tenebre. La fiamma delle candele vacillò e brillò più forte. Crebbe e diminuì come se stesse danzando. O sgranchendosi.
"Dove siete?" sussurrai, mentre le ombre si muovevano come pesciolini in uno stagno. "Non siate impazienti... entro la prossima luna vi farò dono di una vita... ve l'ho promesso."
La fiamma ondeggiò, quasi in un inchino.
Soffiai sulle candele e uscii da lì.
Mi ero coperta con un velo scuro, per passare inosservata.
Passai nei corridoi deserti, guardandomi intorno. Non c'erano guardie. A quanto pare il banchetto aveva stremato tutti i valorosi soldati di quella fortezza.
Giunta sulla soglia delle stanze di Gouf vi entrai. Era vuota. Decisi che avrei aspettato. Quindi mi sedetti sul letto, con la candela spenta perchè da fuori non si vedesse la luce del lume. Una falce di luna brillava nel cielo, lasciando filtrare i raggi dalla finestra.
Ero assorta nei miei pensieri. Non mi accorsi di essere stanca, fino a quando non mi addormentai e sognai.

La foresta era scura e nebbiosa. La nebbia lambiva e accarezzava ogni cosa.
Il freddo mi sfiorava la pelle, mentre mi stringevo nelle pelli di lupo e sfioravo con i piedi le foglie secche, ogni cosa scricchiolava al mio passaggio. Sembrava che il bosco fosse vivo.
"Dove sono?"
"Sei a casa..." rispose una voce.
Mi voltai e lo vidi farsi strada tra gli alberi. O meglio, pareva che gli alberi si inchinassero e aprissero al suo passaggio. Il consueto cappuccio calato sul volto lo rendeva insieme irriconoscibile e a me disgraziatamente familiare.
"E' questo che vuoi?"
Non rispose.
"Vuoi che tutto torni come prima?" domandai. "Che cosa vuoi?! Dimmelo!"
Corsi verso di lui e cercai di scuoterlo, ma non mi rimase in mano altro che uno straccio scuro, mentre si dissolveva lasciando solo la sua risata di scherno dietro di sè.
"Me! In cambio di Uriel!" Gridai, gettando a terra quegli stracci. "Prendi me!"
Tutto iniziò a vorticare...

Mi svegliai, improvvisamente. Ero spaventata. Non ero certa che fosse stato solo un sogno o una visita sgradita.

Lady Dafne
08-06-2011, 21.05.33
"Questa casa non ha proprio nessuna miseria e se è per questo che dovrei lasciarla non lo farò! Tu non sei un fantasma, tu sei sempre tu e io sono sempre io! Ho creduto di perderti e, se anche prima volevo stare con te, mentre giacevi lì immobile in quel letto ho capito che, se mai ti fossi risvegliato, io non ti avrei più lasciato".
Feci una pausa per vedere se le parole erano arrivate alle sue orecchie con la stessa intensità con la quale erano uscite dal mio cuore. Poi ripresi
"Pasuan, hai visto come sei stato bravo oggi con Hubert? E hai visto che piano, piano inizi a prendere confidenza con il mondo che ti sta attorno? E poi ricorda che i medici ci hanno detto che puoi recuperare la vista! Sta a te tornare ciò che eri e io sono disposta ad aiutarti. Lasciati andare Pasuan, torna ad essere l'uomo fantastico che mi hai dimostrato di essere in moltissime occasioni!"

Lady Morgana
08-06-2011, 21.15.16
Fissai Lho, ma il mio sguardo era perso in mille pensieri e mille parole. Avrei risposto a quelle domande solo con la verità, di questo ne ero certa, ma... mi avrebbe mai creduto? Feci un respiro profondo ed iniziai a raccontare.
"La storia che sto per raccontarvi è lunga, signore. Fareste bene a sedervi qui, di fianco a me." sorrisi, poi ripresi a parlare, tranquilla e pacata.
"Oramai, in queste terre non si crede più negli dei, ma da dove vengo io, il loro mito è ancora vivo. Ancora oggi si narrano leggende su dei che scelsero dei comuni mortali e donarono loro grandi poteri. Secondo questa gente, ci sono molti dei, del bene e del male, ma il più temuto è senza dubbio Theenar, il Signore del Sangue. Egli era tanto temuto che fu rilegato in una prigione di ghiaccio dai suoi fratelli, ma il suo potere era troppo grande e fuggii da quella gelida condanna. Si rintanò poi nelle viscere della Terra, nascondendosi così agli occhi deigli altri dei, ma continuando a tramare contro d loro, piani subdoli. Egli informò di questa sua fuga, solo i suoi seguaci più fidati, che formarono una setta a Lui devota. La setta era però molto conosciuta, perchè i seguaci di Theenar non sono altro che sicari. Il Signore del Sangue venne poi a conoscenza che tutti i suoi fratelli avevano donato parte dei loro poteri ad un umano, nominandolo loro prescelto; ovviamente Theenar non voleva essere da meno. Scelse quindi una bambina, venuta al mondo in una famiglia molto povera e che quando era solo una neonata venne affidata alle Sacerdotesse di un Tempio. Theenar mandò alcuni dei suoi seguaci a rapire la bambina e disse loro di portarla alla tana e di immergerla nella enorme piscina stracolma di sangue. Quando quella bimba venne tirata fuori dalla piscina aveva un segno su un braccio, da cui proviene tuttora il potere donatogli da Theenar..."
Smisi di raccontare e porsi il mio braccio sinistro a Lho, ove il Segno Maledetto risplendeva di una debole luce azzurrina.
"Nessuno sapeva quale fosse il nome della piccola, così la battezzarono come Verdammt, la maledetta. La bambina crebbe nella Tana e imparò le tecniche di combattimento dei sicari. In breve tempo divenne la migliore e Theenar, attraverso il Sommo Sacerdote, decise che sarebbe stata lei a svolgere la missione più importante e pericolosa di tutti i tempi: uccidere il tanto temuto Cavaliere del Gufo. Per farlo la ragazzina, di soli 13 anni, si fece passare per una bambina in difficoltà e si fece accogliere a palazzo, entrando nelle grazie di Lady Talia e di Icarius, per poi trovare un modo per completare la sua missione. Ovviamente, quella bambina sono io... E questa notte mi trovavo alla pieve perchè avevo avuto la strana sensazione che il nobile Taddei e sua moglie si trovasserò lì..."
Sospirai, mi portai le ginocchia al petto e mi presi la testa fra le mani.
"Mi dispiace di aver mentito... Ma voi non potete capire. Ora, me ne andrò, ma vi prego di non intralciare la mia fuga, non voglio commettere altri errori o cose di cui potrei pentirmi..."
Mi alzai dal letto, cercando di non incrociare lo sguardo allibbito di Lho e iniziai ad infilare i miei averi nella sacca.

Theenar... spero che Voi non vogliate punirmi per questa rivelazione. State certo che non fallirò, porterò comunque a termine la missione, sarò la migliore...

Guisgard
09-06-2011, 00.33.25
I sogni.
Arcani portali in perenne bilico tra noi stessi e l’infinito, tra i meandri del nostro essere e l’assoluta essenza del Creato.
Melisendra si svegliò di soprassalto.
Un forte senso di paura e d’inquietudine si erano impossessati di lei.
Rivedeva le sofferenza di un tempo, il male subito.
Ma anche il volto del suo bambino.
E l’angoscia, mista a vivo terrore, aumentò.
Ad un tratto la porta si aprì e qualcuno entrò nella stanza.
Era buio e Melisendra vide una sagoma muoversi in quelle tenebre.
Fino a quando attraversò l’alone lasciato dalla Luna.
E riconobbe quegli occhi neri e luccicanti di un’inquieta luce e quel pallore mortale sul viso.
“Ah, sei qui…” disse quasi con indifferenza Gouf, slacciandosi il mantello e lasciandolo cadere sul letto “… pensavo fossi già entrata nel letto di Ivan de Saint-Roche…”

Melisendra
09-06-2011, 01.16.22
Mi sollevai a sedere e lo guardai imbronciata.
I miei occhi luccicarono ferocemente nell'oscurità.
"Vai al diavolo, Gouf..."
Rimasi in silenzio a guardarlo mentre compiva quei gesti abituali con una strana indolenza, quasi come se volesse ostentare indifferenza.
"Di poco conto? Di dubbia fama?" sibilai come se stessi sputando un boccone velenoso. "Immagino di aver sbagliato camera da letto, allora..."
Mi alzai e feci per uscire.
"Quanto a mio figlio... non ti azzardare mai più a metterlo in mezzo."
Quel sogno oscuro non aveva fatto altro che peggiorare il mio umore. Se ero andata lì con l'intenzione di chiarire le cose, le mie buone intenzioni si erano sciolte come neve al sole di fronte all'ostinazione di quell'uomo.
Nell'oscurità lo vedevo a mala pena. Avanzai di un passo.

Guisgard
09-06-2011, 01.36.40
Gouf restò per un attimo impassibile alle parole di Melisendra.
Poi, improvvisamente, quando la ragazza si mosse lui si voltò di scatto e afferrandola per un braccio la spinse sul letto.
Le strappò con rabbia i vestiti, lasciandola nuda tra le coperte.
Il suo corpo, di una bellezza quasi proibita, risaltava nel vago chiarore che la Luna lasciava entrare nella stanza.
Un chiarore che, accarezzandola, sembrava disegnare vaghi ed incerti riflessi sulla sua pelle morbida e vellutata.
Gouf la fissò prima negli occhi, per poi guardarla tutta.
Aprì poi un baule, dal quale prese alcune stoffe.
“Ecco…” disse lanciandole una preziosissimo e raffinato velo di seta purissima e trasparente “… indossa questo… metti anche dei gioielli… vistosi e volgari… si deve vedere subito che tipo di donna sei… va, ora sei pronta per sedurre e deliziare il più potente alleato di lord Cimarow…”
Si avvicinò poi alla finestra e restò a fissare l’incanto della brughiera addormentata.
“Quanto a tuo figlio…” aggiunse con rabbia “… hai poco da offenderti… qualsiasi altra dama di questo castello sarebbe miglior madre di te…”

Melisendra
09-06-2011, 02.16.36
Per un attimo credetti che un uragano si fosse liberato nella stanza.
Rimasi sul letto a osservare Gouf per un attimo e poi gettai lontano da me quella stoffa. Ero furibonda.
Mi alzai in piedi, scrollandomi di dosso brandelli di vestiti e sottovesti.
Come se avessi indossato il più regale dei vestiti, mi avvicinai a Gouf a testa alta, aspettando che si voltasse verso di me.
Quando i nostri sguardi si incrociarono, abbassai gli occhi. Quasi dolorosamente chinai il capo.
Poi fu un guizzo. Lo schiaffeggiai.
Fu un attimo e, nemmeno io me ne resi conto, ma la mia mano lo colpì con rabbia su una guancia.
"Non ho fatto nulla perchè tu mi possa accusare di questo..." arretrai, sull'orlo del pianto. Rabbia e tristezza mi stavano facendo esplodere il petto.
Tornai verso il letto e raccolsi ciò che restava del mio vestito.
Cercai di tenere unti i lembi di stoffa, con le mani tremanti, ma non ci riuscii.

Guisgard
09-06-2011, 02.47.24
Melisendra raccoglieva ciò che restava del suo abito, quando lui la strinse da dietro fra le sue braccia.
“Se quel maledetto ti guarderà di nuovo come ha fatto stasera…” disse col viso tra i suoi capelli “… io lo sgozzerò come un maiale…”
La schiena nuda di lei era contro il suo petto, mentre le sue braccia l’avvolgevano e la proteggevano.
Poi le sue mani cominciarono ad accarezzarla per tutto il corpo.
Ad un tratto però si udì un corno suonare.
Era il segnale che qualcuno si avvicinava al castello.
Giuf allora prese il suo mantello e coprì Melisendra.
La fissò per un istante, per poi uscire di corsa dalla stanza.
“Milord, si sta avvicinando qualcuno…” lo avvertì uno dei suoi quando Gouf raggiunse il posto di guardia “… laggiù, guardate…”
Gouf fissò l’indefinito buio della brughiera, fino a quando riuscì a scorgere una sagoma.
Era un cavallo che portava con sé qualcuno.
E riconobbe quel cavallo.
“Abbassate il ponte!” Ordinò.
Un attimo dopo Aytli, accasciata sul suo destriero, entrò nel castello.
Tutti accorsero.
Gouf però fu il più lesto, prendendo la ragazza in braccio e facendola scendere dal cavallo.
“Aytli… cosa è accaduto?” Domandò.
Lei non riusciva a parlare, a causa del troppo sangue perso.
“Presto, chiamate i medici!” Urlò Gouf.
Ma Aytli, sfiorando le sue labbra con un dito, lo zittì.
Gli sorrise e gli mostrò il Taddeo con Icarius coronato.
“E’ stato dunque lui a farti questo?”
Ma ormai la ragazza era giunta alla fine.
Tentò di toccare il pugnale che aveva nel fianco.
Estraendolo sarebbe morta, ma avrebbe anche messo fino a quel lacerante dolore.
Fissò Gouf e con lo sguardo lo implorò di estrarre quel pugnale.
Il cavaliere strinse il pugnale e la fissò.
Gli occhi di lei lo salutarono per l’ultima volta.
“Ti… a… amo…” sussurrò lei.
Gouf estrasse il pugnale e gli occhi azzurri di lei divennero, per un attimo, grandi ed intensi, per poi spegnersi per sempre.
Ed il grido di rabbia, odio e dolore di Gouf echeggiò nel castello e nell’intera brughiera.

Melisendra
09-06-2011, 03.26.13
Rimasi in silenzio, mentre Gouf sibilava i suoi propositi nei confronti del barone. Aprii la bocca per rispondergli.
"Andrà tutto bene..." feci appena in tempo a sussurrare quelle parole, quando un corno ruppe la tranquillità della notte.
Osservai Gouf uscire di corsa dalla stanza, lanciandomi un'ultima occhiata.
Confusa e preoccupata, rimasi da sola, in ginocchio sul letto, con quel che rimaneva dei miei vestiti intorno a me. Perfino i miei pensieri si erano arrestati, ero senza parole e troppo stanca. Stanca di preoccuparmi.
Rimasi incantata a osservare i raggi della luna che si infrangevano nella stanza.
All'improvviso la luna si tinse di rosso. Un velo rosso sangue mi offuscò la vista per un attimo, ma fu sufficiente a lasciarmi intuire.
Mi precipitai alla finestra, per osservare ciò che avveniva in cortile, ma non ebbi bisogno di vederlo con i miei occhi.
Raggelai sentendo quel grido.
Aytli...
Non potevo uscire da quella stanza così, senza vestiti, soprattutto in quel momento, in cui certamente i corridoi del castello erano pieni di gente.
Rimasi rannicchiata nel mantello, sperando che Aytli non avesse svelato il mio vero rapporto con Capomazda.

Guisgard
09-06-2011, 04.10.08
Trascorse buona parte della notte, mentre nel cortile e per tutto il castello vi era un gran via vai di cavalieri e servi.
Il corpo di Aytli fu posto su un letto costituito da erba, paglia e legna ed in suo onore fu eseguito un disumano sacrificio.
Gouf, accecato dal dolore e dalla rabbia, fece portare dalle prigioni alcuni fanciulli catturati nelle varie scorrerie sui territori ducali.
I fanciulli furono barbaramente trucidati in nome dell’odio di Gouf sulla tomba di Aytli.
Una scena straziante e disumana la cui indelebile colpa sembrò perdersi nel primordiale scenario della brughiera.
Fu Gouf stesso ad appiccare il fuoco che avrebbe portato via con sé le spoglie mortali della ragazza.
Il Cavaliere del Gufo restò immobile a fissare le fiamme che avvolgevano e consumato il corpo di Aytli.
“Addio, amica mia…” disse davanti a quel fuoco “… ci ritroveremo presto…”
Oltre queste parole non pronunciò più nulla per tutto il tempo.
Quando di quel rogo non restò altro che cenere, il cortile finalmente si svuotò.
Gouf tornò nella sua stanza, lasciandosi cadere pesantemente su una sedia.
Non disse nulla e restò a fissare, con occhi enigmatici, il volto di Melisendra.

Guisgard
09-06-2011, 04.25.14
“Sono stato solo fortunato oggi…” disse Pasuan a Dafne, mentre la magia e l’incanto di quella fresca sera di Giugno scendevano su di loro “… la strada che conduce alla casa del vecchio Zimail non è poi troppo difficile da percorrere… ho camminato lungo il parapetto consumato e mi sono ritrovato davanti alla sua abitazione… la fortuna ha voluto che non passasse nessun carro in quel momento…” sospirò, come se cercasse il coraggio di dire qualcosa “… Dafne, ascolta… tu hai frainteso…” esitò “… io… io non ti amo… si, sei una bellissima ragazza e mi piaci molto, come mi piacciono tutte le altre belle donne… ma nulla di più… non sono nato per il matrimonio e la vita familiare… non sono mai stato capace di restare fedele troppo a lungo ad una donna… e con te non sarebbe diverso… ora va, torna a Capomazda… sono stato sincero… dovresti apprezzarmi… va… va, Dafne… ti auguro il meglio dalla vita…”
Si alzò e fece qualche passo, fino a raggiungere il piccolo orto davanti alla casa.
Restò così immobile a fissare la sera, quasi a volersi perdere in essa, mentre un lontano eco di dolore si diffuse ovunque.
Ma nessuno poteva udire quell’eco, poiché era racchiuso nel cuore di Pasuan.

Melisendra
09-06-2011, 04.27.49
Avevo sentito le grida provenire dal cortile e ne ero rimasta scioccata.
Tale furia non aveva giustificazione alcuna.
Mi stavo ancora stringendo la testa tra le mani, cercando di non sentire più quelle grida, quando Gouf entrò nella stanza.
Ricambiai il suo sguardo con gli occhi annebbiati di lacrime.
Singhiozzai e mi asciugai gli occhi. Se avessi potuto nascondermi, scomparire in quel mantello, lo avrei fatto. Quello che era accaduto era insopportabile.
Respirai a fondo e spostai lo sguardo sulle mie dita che stringevano il bordo del mantello.
"Che cosa hai fatto?" chiesi, ansante di angoscia. "Che cosa..." mi persi nell'irrealtà di quel momento, con la luna che mi appariva minacciosa foriera di cattive notizie e temevo che la caligine rossa sarebbe di nuovo scivolata sui miei occhi.
"Non c'è pietà... non c'è redenzione da quest'oscurità..."
Per un attimo sentii distintamente le risate soddisfatte degli spiriti e li vidi guizzare tra le ombre. Ero colpevole. Ero colpevole quanto lui.
Mi raggomitolai, mentre gli occhi mi si annebbiavano nuovamente.
Ogni passo avanti erano due indietro.

Guisgard
09-06-2011, 04.43.22
Gouf restò un attimo a fissarla.
“Dopo mia madre…” disse “… si sono portati via anche Aytli… ed in nome di cosa? Di una Fede che invece di redimere e perdonare, condanna ed uccide? Quale Dio può permettere ai Suoi prescelti di amministrare in questo modo la Sua giustizia? Se invece di quei pochi fanciulli avessi avuto tutta la gioventù di Capomazda nelle mie prigioni, avrei sacrificato fino all’alba… e neanche allora il mio odio sarebbe stato placato… guardami, Melisendra…” mormorò “… la vedi questa moneta?” Mostrandole il Taddeo portato da Aytli. “Questa moneta indica che a Capomazda vi è un nuovo Arciduca… e che è stato lui ad uccidere Aytli… questa ora non è più la guerra per decidere le sorti di Capomazda e dei suoi signori… no, questa ora è la mia vendetta… e scorrerà tanto di quel sangue da spingere la terra stessa a maledire l’intero genere umano… e non mi fermerò fino a quando non avrò ucciso l’ultimo dei Taddei… solo allora Aytli potrà riposare in pace…”
Restò a fissarla in silenzio per alcuni istanti.
“Melisendra, devo saperlo…” mentre un lampo infiammò i suoi occhi neri come la pece “… sei con me, vero? Dimmelo, Melisendra… dimmelo che sei dalla mia parte…”
In quel momento entrò Freia con del vino.
“Poggialo sul tavolino e vattene, vecchia megera.” Disse Gouf.
Freia posò il vassoio sul tavolino e restò a fissare Melisendra.

Guisgard
09-06-2011, 05.08.36
Izar fissava turbato Icarius.
“So tutto…” disse questi “… l’ho scoperto nel modo peggiore… ora che tutto sembra ormai segnato, deciso…”
“Calmatevi, milord…” fece Izar “… avanti, raccontatemi tutto…”
“Cosa volete che vi dica!” Esclamò l’Arciduca. “Voi sapete già tutto… e sicuramente molto meglio di me!” Respirò forte, quasi volesse esorcizzare l’insostenibile dolore che sembrava renderlo folle. “Che idiota… vivevo qui, in questo palazzo, camminavo in questi corridoi ogni giorno eppure non mi sono mai reso conto degli spettri che animano queste mura… e quella notte alla locanda del Borgo Vecchio… quello spaventoso lamento… ed io che ignoravo tutto, mettendo a rischio la mia vita e quella di Talia!”
“Mio signore, io…”
“Fate silenzio, Izar!” Lo interruppe Icarius. “Perché mi avete celato tutto? Io mi fidavo di voi!”
“L’ho fatto per proteggervi, milord!”
“Ah, si? E vi sembro salvo ora? E Talia? L’abbiamo salvata? No, lei non è qui… è stata condotta chissà dove… e ora questo palazzo, questa notte ed ogni cosa mi parla di lei… lei… oh, Dio… Dio mio...” sospirò “… io non posso stare senza di lei… aiutami… aiutami Tu, Dio mio…”
In quel momento si udirono delle grida e qualcuno entrò poi nella sala.
“Sei qui, maledetto!” Gridò Matthias verso Icarius. “Alla fine ci sei riuscito, vero? Sei riuscito a farle accadere qualcosa!”
“Guardie! Guardie!” Chiamò allarmato Izar.
Ma Matthias raggiunse Icarius e lo colpì con forza.
Un attimo dopo giunsero alcune guardie che subito bloccarono Matthias.
“Maledetto!” Urlò questi. “Se è accaduto qualcosa a Talia giuro che me la pagherai!”
“Portatelo via!” Ordinò Izar.
“No, lasciatelo…” mormorò Icarius, mentre si puliva il sangue che gli usciva dal labbro “… lasciatelo… che nessuno lo tocchi…” rise poi amaramente “… questo pugno che mi hai dato…” fissando Matthias “… è stata la risposta alle mie preghiere di poco fa…”
Si avviò allora verso la porta.
“Sono nella biblioteca…” disse ad Izar “… fatemi raggiungere là da Sayla, la ragazzina che è tornata con me dalla Pieve…”
“Milord, siete stremato ed avete bisogno di riposo, vi prego!” Lo chiamò il filosofo.
“Lasciatemi in pace ed eseguite quel che vi ho ordina!” Rispose Icarius per poi uscire dalla sala e dirigersi nella biblioteca.
http://www.filmweb.no/bilder/multimedia/archive/00100/James_Franco_som_Tr_100181n.jpg

Melisendra
09-06-2011, 05.35.10
Ero in uno stato pietoso.
Un ridicolo cumulo di stracci su un letto da cui facevano capolino i miei occhi lucidi. Lanciai uno sguardo a Freia, come a dire che andava tutto bene e di andare, ma era una palese menzogna. Chinai il capo e cercai di riordinare le idee.
Un rumore di passi mi disse che Freia aveva colto il messaggio di sparire il più rapidamente possibile.
Smisi di tremare, ma continuavo a sentirmi il cuore gonfio e tremolante come un passerotto.
"Mi odierai per quello che sto per dirti..." mi schiarii la voce rotta dal pianto.
Mi asciugai le lacrime.
"Aytli non l'hanno uccisa loro... è stata questa guerra! Se pensi di dare la colpa a loro..." scossi il capo. "Se non vi foste uniti a Lord Cimarow! Sai quante vite sarebbero state risparmiate? Anche quella di Aytli... ha scelto il suo destino quando ha deciso che ti avrebbe seguito all'Inferno, se necessario... e si è infilata tra i nemici, conscia del rischio."
Parlavo a bassa voce, ma le mie parole sembravano infrangere specchi e rompere cristalli.
"Era una spia... cosa pensavi che le sarebbe successo se l'avessero scoperta? Siete stati voi, insieme a Lord Cimarow, ad attaccarli."
Feci una pausa per guardare Gouf negli occhi. I miei dolevano dal tanto piangere che avevo fatto durante il massacro.
"La mano che ha ucciso Aytli è quella che ci muove come pedine di questa scacchiera e che si serve delle ambizioni di Lord Cimarow per raggiungere Dio solo sa quale scopo... possibile che non riesci a vederlo?"
Sospirai.
"Tua madre è morta vittima della superstizione... Aytli per sua scelta. Non confondere le cose. Tua madre era una brava donna..." ricordavo quello che avevo percepito nel momento in cui avevo visto quel passato. "Aytli era come noi."
Su quelle ultime parole chinai il capo.

Guisgard
09-06-2011, 06.04.25
A quelle parole Gouf saltò in piedi.
“Ringrazia il Cielo di essere una donna…” disse fissandola con rabbia “… o ti avrei già soffocata con le mie stesse mani! Cosa sai tu di mia madre e di coloro che l’hanno uccisa? E cosa sai del motivo per cui l’anno uccisa? Lo stesso per il quale si difendono le mura di Capomazda…”
Camminò nervosamente nella stanza, senza trovare pace.
“Cosa cerchi di fare?” Chiese sempre più adirato. “Di scongiurare questa guerra? Sei sicura che siamo noi quelli da convincere? Credi davvero che a Capomazda potrebbero lasciarci andare così? Lo credi davvero? E t’inganni allora… loro ci rincorreranno, ci perseguiteranno, infaticabili come Alessandro di Macedonia sulle tracce del re Persiano… e non si fermeranno fino a quando l’ultimo di noi non sarà morto… conosco il fanatismo di quella gente… l’ho visto con i miei occhi in Terrasanta… li ho uditi io stesso gridare <<Dio lo vuole>> prima di massacrare donne e bambini il cui unico torto era quello di non adorare una Croce… non sono diversi da me… anche loro fanno scorrere sangue innocente, giustificandolo dietro l’ennesima Crociata…”
Prese il volto di Melisendra fra le sue mani.
“Io vendicherò Aytli e cancellerò l’ultimo sangue dei Taddei da questo mondo… e non ho bisogno di te… non ho bisogno di nessuno… vattene, torna da tuo figlio… e non cercarmi mai più…”
Restò a fissarla per un momento che sembrò infinito.
Poi scosse il capo ed uscì dalla stanza.

Guisgard
09-06-2011, 06.09.24
Lho restò in silenzio ad ascoltare il racconto di Sayla.
Fissò poi con una vaga inquietudine il segno maledetto che la ragazza gli mostrò sul suo braccio.
“Tu, un’assassina…” disse “… chi può decidere di strappare la vita e l’innocenza ad una ragazzina e renderla un sicario?”
Si avvicinò poi alla giovane che era intenta a preparare le sue cose.
“Se lasci questo palazzo non potrai sfuggire al tuo destino…” mormorò Lho “… dovrai seguire la strada di sangue che altri hanno tracciato per te… e forse troveresti la morte nell’affrontare il Cavaliere del Gufo… se sei giunta qui c’è senza dubbio un perché… il mondo è oscuro, malvagio ed in balia di potentissime forze che tu conosci bene… ma Capomazda è la luce, la civiltà, l’ordine… resta qui se vuoi davvero sfuggire al tuo destino maledetto…”
Ad un tratto entrò un servitore.
“Lord Icarius ha chiesto di te.” Fissando Sayla. “Si trova nella biblioteca… dove ti sta aspettando.”

cavaliere25
09-06-2011, 11.33.29
dissi guardando Finiwell ma non era meglio portarci una squadra di cavalieri con noi ce la faremo in due domandai tutto perplesso e se ha dei complici continuai a dire noi siamo solamente in due e aspettai una sua risposta

Lady Morgana
09-06-2011, 14.35.25
Finii di preparare le miei cose, per andrmene da quel palazzo, mentre Lho mi parlava.
-Voi non capite- gli dissi. Le mie labbra si piegarono in un terrificante ghigno.
-Io non ho mai detto di voler sfuggire al mio destino. Tutti dicono che sono maledetta per essere stata scelta da Theenar e io rispondo loro che è per me un'onore! Io amo il Mio Signore e mai lo tradirò. Lo servirò fedelmente fino alla mia morte! Spero solo che non metta fine alla mia vita perchè ho raccontato a voi questa storia...-

Prima o poi, caro Lho, tu racconterai questa storia a qualcuno e io prenderò la tua vita e quella della persona a cui hai raccontato tutto...

Poi improvvisamente la porta si aprì ed entrò un servo, dicendomi che Icarius mi stava aspettando nella enorme biblioteca di palazzo.

No... non posso raccontare tutto anche a lui e soprattutto non posso sopportare di vederlo soffrire...

-Lo raggiungo immediatamente.- dissi, rivolgendomi al servo.
-Vado da l'arciduca in biblioteca, poi me ne vado. Lascio questo posto e spero un giorno di dimenticarmi di tutti voi.-
Uscii dalla stanza e a passo svelto raggiunsi l'enorme biblioteca.
Quando giunsi davanti alla gigantesca porta bussai, ma non ricevetti risposta alcuna.
Spinsi i battenti e la porta si aprì cigolando.
Non ero mai stata nella biblioteca e lo trovai un posto molto affascinante.
Addossati alle pareti c'erano scaffali stracolmi di libri impolverati, un lungo tavolo occupava il resto della stanza, ove c'erano anche delle comodissime poltrone di velluto rosso.
Seduto su di una di esse c'era Icarius, che guardava il vuoto davanti a se con malinconia. Mi avvicinai piano, mi inginocchiai davanti a lui e presi la sua mano tra le mie e la strinsi un poco.
-Nobile Taddei, ditemi, perchè mi avete fatto venire qui, da Voi?"
Respirai a fondo e ripresi a parlare.
-Potete farmi qualsiasi domanda io risponderò a tutto ciò che mi chiederete, vi capisco, io...-
L'arcidua mi interruppe con un gesto brusco della mano.
Smisi quindi di parlare e attesi in silenzio.

Talia
09-06-2011, 15.06.44
Non mossi un solo muscolo mentre quelle ancelle mi sfilavano di fronte e poggiavano sul mio letto abiti meravigliosi e i più ricchi gioielli, non rivolsi loro neanche un pur minimo sguardo né degnai quelle ricchezze di nessuna attenzione... il mio sguardo, severo e inflessibile, rimase puntato su Shezan fino a quando non uscì dalla stanza.
Solo una volta rimasta sola mi accostai al letto e sfiorai la seta leggera di quegli abiti con una mano... erano ognuno di una foggia diversa e di un diverso colore, tutti tanto splendidi che ben difficile sarebbe stata la scelta... li considerai per un istante uno ad uno, poi i miei occhi si spostarono ad osservare il vestito che ancora stavo indossando: quel costume così particolare che avevamo preso al Borgo Vecchio, quel costume che aveva senso e trovava compimento solo insieme a quello indossato da Icarius... erano un tutt’uno quei due abiti, erano legati e si chiamavano l’un l’altro... pensai che, finché avessi indossato quell’abito, una parte di Icarius sarebbe stata con me e una parte di me con lui.
Fu per questo motivo che decisi che non mi sarei affatto cambiata.
Feci scivolare la mano lontana dai ricchi abiti che ricoprivano il letto, quindi, e voltai loro le spalle con noncuranza...
E fu nel compiere questo gesto che, in modo assolutamente inatteso, un bagliore mi colpì gli occhi...

Ma proprio in quel momento uno strano bagliore arrivò agli occhi di Talia.
Proveniva dal verziere.
Il Sole illuminava qualcosa nel giardino con i suoi raggi, causando quel vivo e fastidioso riflesso.

Incuriosita, tornai quindi alla finestra... oltre il cortile, nel giardino, qualcosa riluceva colpito da un vivido raggio di sole... strinsi gli occhi, cercando di aguzzare la vista, e schermai con la mano quel raggio molesto per riuscire a riconoscere la natura dell’oggetto in questione...
E tuttavia non riuscii che a distinguerne appena i contorni in controluce.

Melisendra
09-06-2011, 16.06.09
"Sei come loro! Quanti ne hai uccisi solo per cercare inutilmente di alleviare la tua sofferenza? Quanti?" Gli gridai quando mi voltò le spalle. "Anche Uriel si merita questa vita? O lo grazierai con la tua spada?"
Lanciai un grido di rabbia e iniziai a lanciare tutto ciò che mi capitava sotto mano. Una volta messa a soqquadro la stanza e senza più forze, mi lasciai di nuovo cadere sul letto.
Ero a piedi nudi, discinta e scarmigliata. Pettinai i capelli con le dita e mi asciugai le lacrime.
Raccolsi da terra quella stoffa che poco prima Gouf mi aveva lanciato addosso per ferirmi e me la drappeggiai addosso alla maniera greca, come un chitone. La chiusi in vita con la mia cintura e diedi un ultimo sguardo a quel disastro.
Con un sospiro uscii di lì e mi avventurai nei corridoi oscuri.
L'alba era ormai prossima.
Mi trovavo nel corridoio che conduceva alla mia stanza, quando udii un rumore alle mie spalle.

Lady Dafne
09-06-2011, 21.17.53
Ascoltai in silenzio le parole di Pasuan, più proseguiva nel discorso più mi sentivo poco bene. Mi sembrò così sicero, il tono della sua voce era così grave.... mi sentii trafiggere da mille frecce avvelenate.
Prima che potesse essere troppo lontano parlai
"E così, non mi ami. Tiri pure in ballo le altre donne, quelle che hai avuto per una notte, quelle che ti hanno dato il loro corpo. Pensavo di essere diversa da loro io che ti ho dato il mio cuore, non questo stupido corpo. Tu mi rifiuti e lo fai umiliandomi, trattandomi come una delle tante, una di una notte. Ricordati però che tu e io abbiamo condiviso notti e giorni assieme, che tu hai visto nascere mio figlio, sei stato il primo uomo ad averlo tenuto in braccio. Ti ho permesso di vedere dei momenti estremamente intimi per una donna come il dolore e la gioia. Sì, noi donne piangiamo facilmente, ma il dolore, quello vero, lo mostriamo solo a pochi scelti. Ma se tu vuoi che d'ora in poi le nostre vite si dividano così sarà".
Feci una pausa per riordinare le idee, piano piano i miei occhi si riempivano di lacrime che non riuscii a trattenere. Con la voce rotta continuai
"Addio Pasuan, me ne vado, tu non hai solo gli occhi offuscati.... hai anche un cuore di pietra".
Mi voltai e tornai in casa, Mian e sua madre non c'erano, non le avevo viste uscire. Fui dispiaciuta di non poterle salutare, erano delle brave persone! Avevo tanto sperato di entrare nella loro famiglia, invece.... il sogno era finito! Scrissi un biglietto per loro

Signora, Mian,
vi debbo lasciare a malincuore!
Il destino non ha voluto che entrassi a far parte della vostra famiglia, lascio questa casa e lascio Pasuan.
Risparmiategli troppe domande, non troverebbero risposta.
Vi ricorderò sempre. Parlerò di voi a Hubert quando sarà abbastanza grande.
Con affetto
Dafne

Presi poi il bambino e tutte le nostre cose ma lasciai una delle fasce di Hubert sopra il cuscino di Pasuan, volevo che dimenticasse me, ma speravo che in quel modo ricordasse il bambino.
Poi uscii dalla casa, non incontrai nessuno per la via, seguii la vecchia staccionata ed arrivai alla casa del vecchio Zimail, bussai e quando mi apersero dissi semplicemente:
"Vi prego, concedetemi ospitalità per questa notte, non posso più abitare aa casa del cavaliere e con un bambino piccolo non posso affrontare il viaggio fino a Capomazda. Vi prego, mi basta un pagliericcio in una stalla, domani me ne andrò!" Hubert intanto piangeva forte e dimenava le gambine, tastai la fronte, scottava molto. La febbre era salita nuovamente.

Guisgard
10-06-2011, 00.34.00
Un frastuono, un chiasso caotico e disperato scoppiò all’improvviso.
Melisendra si voltò per tentare di capire.
Dal cortile giungevano grida di uomini, lamenti di schiavi ed un sordo boato che sembrava scuotere la terra.
Il ponte levatoio del castello era stato abbassato e il terribile ariete, costruito per abbattere le porte di Capomazda, aveva fatto il suo ingresso nel maniero.
Tutti esultavano ed invocavano la vittoria a gran voce.
In breve l’esercito fu armato e fatto riunire nel castello.
Poi quel gran clamore cessò di colpo appena Gouf scese nel cortile.
Aveva indosso la sua formidabile corazza e il solo vederlo bastò ai suoi per credere ciecamente in un trionfo quasi annunciato.
Melisendra fissava tutto ciò da una delle finestre.
“Tutto è cominciato…” disse una voce alle sue spalle “… è cominciato l’inizio della fine… la fine di ogni cosa…” aggiunse la vecchia Freia.

Melisendra
10-06-2011, 01.03.10
"No, non è detta l'ultima parola..." sussurrai. "Anche se si prospetta più arduo del previsto."
Mi allontanai dalla finestra ed entrai nella mia camera.
Freia era con me e si affaccendava intorno a me, con abiti puliti.
"Non adesso." Le dissi mentre mi spogliavo e rimanevo nuda in mezzo alla stanza. Posizionai una candela di fronte a me e mi apprestai a chiamarli.
Il vento soffiò come se ci trovassimo all'aperto. La fiamma crebbe.
"Datemi la vostra forza... e questa notte farò il primo sacrificio!"
Li sentii muoversi nell'oscurità.
"Io vi prometto... l'anima di Lord Cimarow."
Sapevo cosa significava. Ricominciare a uccidere mi avrebbe cambiata. Ma non era più tempo di cercare soluzioni ponderate. Dovevo rallentare quella guerra ad ogni costo.
Mi tagliai la mano e il sangue andò a nutrire la fiamma. Si levò un fumo sottile che si addensò in una nuvola.
Chiusi gli occhi e cercai di sfiorare la mente di Lady Talia, ma inaspettatamente trovai solo una eco. Dovevo avvertire Capomazda che tutto per iniziare. Inspiegabilmente non ci riuscii.
Un po' sorpresa e frustrata mi inginocchiai di fronte alla fiamma. Ero perplessa.
Soffiai mestamente sulla candela e attesi che Freia scostasse i pesanti tendaggi. Ormai era giorno. Un triste giorno.

Guisgard
10-06-2011, 01.35.04
Freia restò a fissare Melisendra, avvolta nel più vivo sconforto.
“Il destino di tutti noi si sta compiendo…” disse la vecchia “… e nessuno può fermare ciò che sta per accadere… questa guerra è stata scritta nell’odio e nella paura… è impossibile fermarla ora… va, lascia questo posto… prendi tuo figlio e cavalca fino a raggiungere il luogo più lontano che esiste da queste terre… va, prima che sia troppo tardi… altrimenti anche tu sarai condannata, come tutti noi…”
Ad un tratto si udì la voce di Cimarow sul cortile.
“Miei fedeli guerrieri…” gridò dalla torre “… fratelli… oggi lotteremo per la libertà… la libertà di vivere le nostre vite senza che nessuno ci imponga cosa credere… la libertà di chiamare i nostri figli come più ci aggrada, senza più essere schiavi di antiche e defunte tradizioni… la libertà che ci daranno il nostro lavoro ed il nostro sudore, senza che i frutti della nostra fatica vadano ad ingrassare i chierici che muovono i nostri padroni come marionette… Oggi, con la forza e con il valore, ci riprenderemo il nostro onore… l’onore che spetta a chi è nato per comandare e non per obbedire e servire… fratelli, ciò che faremo oggi sarà immortalato per sempre nella storia e nella terra di Capomazda... e noi ne saremo i padroni!”
Esaltazione ed esultanza salutarono il discorso di Cimarow.
E poco dopo tutto era pronto per attaccare Capomazda.
“Ogni uomo, ogni cavallo ed ogni macchinario da guerra è al proprio posto…” disse uno dei cavalieri a Gouf “… attendiamo solo i vostri ordini, milord.”

Melisendra
10-06-2011, 02.01.46
"Partiranno oggi stesso, dunque?" domandai a Freia, mentre finiva di allacciare una lunga fila di bottoni che chiudevano il mio abito.
"Sono stata una sciocca, ho sprecato tempo prezioso cercando di far ragionare Gouf...sarei dovuta andare dritta sul mio obiettivo!"
Bevvi una lunga sorsata di acqua fresca. Mi lasciai spazzolare i capelli e sistemare il volto, gli occhi erano ancora lucidi, ma un po' di acqua di rose fu sufficiente a cancellare quei segni di stanchezza e preoccupazione dal mio viso.
"Anche se..." Mi era venuta un'idea e forse avrebbe funzionato.
Chiesi a Freia di portarmi un braciere.
Accesi un fuoco, mentre invocavo gli spiriti, che sentivo sempre più inquieti e impazienti. Bruciai delle erbe e poche gocce del mio sangue.
"Vi prego... datemi tempo!"
Continuai a sussurrare una preghiera agli spiriti fino a quando non mi sentii esausta e crollai al suolo.
Un tuono proruppe nell'aria immobile, mentre un fulmine spaccò il cielo. Ne sentii il contraccolpo, quasi mi sentii svenire. Mi contorsi di dolore sul pavimento mentre là fuori si scatenava una tempesta come ben poche se ne erano mai viste. Li avevo liberati e ora stavano guerreggiando nel cielo.
Strinsi i denti per non urlare e cercai di alzarmi fino a raggiungere il letto.

Guisgard
10-06-2011, 02.05.05
Zimail restò un momento sorpreso quando si ritrovò davanti Dafne col suo bambino.
“Vi prego, entrate e non fate complimenti o sciocchi convenevoli…” disse destandosi dalla sua meraviglia ed invitandola ad entrare “… fate come se foste a casa vostra, damigella…”
Mise a scaldare dell’acqua e con quella preparò poi una tisana per calmare la ragazza ed il suo bambino.
“Datene un pò anche al piccolo…” indicando la tisana “… vi sono foglie ed estratti adattissimi anche per i bambini piccoli come lui…”
Suonò poi un campanellino ed un attimo dopo un’anziana signora entrò nella stanza.
“Sellia, per favore, prepara il letto nella stanza degli ospiti…” le disse Zimail “… abbiamo una piacevole visita stasera.”
Sellia annuì.
“Questa casa è grande” fece il vecchio “e certe sere diventa eccessivamente ed insopportabilmente vuota… ci viviamo io e la mia anziana servitrice, ma sono lieto che stasera siate giunta a farci visita.”
Offrì a Dafne poi anche dei biscotti e della focaccia col miele.
“La stanza è pronta.” Disse Sellia tornando da loro.
“Quando vorrete, damigella, la vostra stanza vi attende.” Sorridendo Zimail. "E se vi andrà, domani mi racconterete il motivo per cui i vostri bellissimi occhi sono gonfi di lacrime."
Nel frattempo, a casa di Pasuan, sua madre e Mian tornarono e non trovarono più Dafne col bambino.
“Cosa è accaduto?” Chiese sua madre. “Dove sono Dafne ed il bambino?”
“Sono andati via…” rispose Pasuan “… cosa ti aspettavi? Che sprecasse la sua vita ad accudire un povero cieco?”
“Cosa le hai detto? Lei non se ne sarebbe mai andata senza motivo!” Esclamò Mian.
“Ora lasciatemi in pace…” mormorò Pasuan “… sono stanco e vado a letto…”
E la notte, per lui, trascorse tra amare lacrime e laceranti rimpianti.

Guisgard
10-06-2011, 02.21.04
Freia aiutò Melisendra a raggiungere il letto.
“Vuoi invocare e scatenare gli spiriti…” disse la vecchia, come a volerla ammonire “… ma attenta… strane forze, sconosciute anche a te e a me, si contendono le anime di quei dannati…”
Intanto la tempesta incalzava e possenti boati scuotevano il Cielo ed i suoi pilastri.
“Vuoi rallentarli, vero?” Chiese Freia. “Ma ciò non basterà…”
La pioggia, nel frattempo, scrosciava sui vetri, mentre le folgori illuminavano la brughiera come dardi incandescenti piovuti dal Cielo.
Nel cortile tutto si fermò.
“Sembra che la natura si stia scatenando!” Esclamò uno dei cavalieri a Gouf.
Questi fissò l’inquieto Cielo e maledì la pioggia ed il vento.
“Cosa facciamo, milord?”
“Attenderemo che la tempesta si calmi…” rispose nervosamente Gouf “… non può durare in eterno…”

Melisendra
10-06-2011, 02.50.53
Mi sdraiai e cercai di respirare.
Mi sembrava di avere una pietra sul petto.
Cercai di calmarmi, di placare la paura e di lasciare che le energie e la forza di quel temporale fluisse attraverso il mio corpo senza distruggermi.
"Lo so... non basterà..."
Chiusi gli occhi e rimasi ad ascoltare quella bufera che faceva tremare ogni cosa.
"Lasciami... vai pure. Riposerò e presto starò bene... questa sera... so cosa fare, questa sera..." soffocai un grido, stringendo a me il cuscino. Mi sembrava che qualcosa mi bruciasse la pelle.
"Se qualcuno mi cerca... digli che ho mal di testa e non desidero vedere nessuno."
Con un gesto della mano chiusi i tendaggi del letto a baldacchino e rimasi al buio, aspettando che gli spiriti smettessero di usare il mio corpo come campo di battaglia.

Guisgard
10-06-2011, 03.14.58
I boati che scuotevano la terra e le folgori che illuminavano il Cielo in qualche modo estraniarono, per un momento, Melisendra dalle sue inquietudini, facendola quasi abbandonare ad un’insolita stanchezza.

Una spada insanguinata…
La vendetta…
L’odio…
L’amore…
Una corazza scalfita...
Un lamento lontano…
Gli occhi azzurri di una donna…
E poi un volto velato dal buio, dentro il quale due occhi d’odio la fissavano…
Il pianto di un bambino...
Il suo…

In quel momento la porta si aprì all’improvviso, destandola da quegli sprazzi di sogno ed illuminando il letto sul quale lei era stesa.
Qualcuno si avvicinò, scostando i tendaggi del baldacchino e fissandola.
Alle sue spalle apparve Freia.
“Non sono riuscita a farlo desistere…” disse “… è voluto entrare…”
“Vattene, vecchia megera…” le ordinò Gouf senza distogliere lo sguardo da Melisendra.
Freia chinò il capo ed andò via.
“Credevi che una vecchia servitrice e qualche effeminato valletto potessero tenermi fuori da questa stanza? Alzati e vestiti!” Fissandola con uno sguardo di ghiaccio. “Presto!”

Melisendra
10-06-2011, 03.32.55
Mi accorsi che Gouf mi stava trascinando fuori dal letto troppo tardi per reagire.
"Cosa..." la luce mi ferì gli occhi. "Ma che succede?"
Non riuscii a opporre resistenza.
Barcollai e mi aggrappai a una colonna del baldacchino per non cadere.
I lacci del vestito erano allentati sul petto, li avevo sciolti per alleviare la sensazione di soffocamento.
Guardai Gouf con aria interrogativa.
"Lasciami in pace... per favore... Gouf!"
Le vertigini mi colsero nuovamente.
"Hai già chiaramente espresso il tuo pensiero e hai detto di non volerne più sapere di me... lasciami sola."
Ricacciai indietro quel senso continuo di cadere, senza mai toccare suolo. Gli spiriti non avevano ancora finito con me.

Morrigan
10-06-2011, 03.41.41
Scusami, le aveva detto.
Morrigan si domandò se sarebbe bastato.
Continuava a non comprendere perchè lui si ostinasse a tenerla sempre distante. Giunti al punto in cui erano, avrebbero dovuto fidarsi l'uno dell'altra. Che a Guisgard piacesse o meno, lei aveva visto dentro i suoi ricordi come nessuno prima di allora, e ciò che era mancato alla sua visione gliel'aveva suggerito il suo istinto di donna... perchè, allora, perseverare in quell'atteggiamento?

Sollevò lo sguardo a fissarlo, ed era la prima volta che lo faceva da quando avevano avuto quell'incidente nel bosco. Forse per questo motivo ebbe uno strano sussulto incrociando i suoi occhi, e forse quel sussulto lo ebbe anche lui... perchè avevano condiviso un momento che ancora turbava Guisgard nel profondo... un incidente di cui non avrebbero mai più dovuto parlare, ma che in quello sguardo, per un istante, passò come un riflesso tra i loro occhi. Fu proprio per cancellare quella visione che Morrigan abbassò le ciglia, pensosa.

"Talvolta parli come se la battaglia dovesse ancora iniziare e tu pensassi di essere sconfitto in partenza..."

Tornò a fissarlo, con una luce diversa negli occhi e uno strano bagliore.

"... ma sei errore, Guisgard... perchè stiamo già combattendo da un pezzo, e tu... tu non perderai"

Mentre gli diceva quelle parole, sentì crescerle dentro una forte emozione... tu non perderai... perchè gente come noi non ha niente da perdere... abbiamo una vita e una missione, ma la missione è la nostra vita... quindi non esiste molta scelta... riuscire a compierla è tutto... il resto non ha significato... per questo non possiamo perdere...
Quel pensiero la turbò profondamente, e pensò che non desiderava che Guisgard scorgesse in lei quell'emozione. Così si voltò di colpo e si allontanò da lui di qualche passo. In quel punto la luce delle torce non arrivava, e lei sarebbe diventata poco più di un'ombra. Adesso che lui non poteva più vederle gli occhi, si sarebbe sforzata di mutare tono di voce, e imponendosi di essere fredda e decisa, sarebbe riuscita a nascondergli i suoi veri pensieri.

"Io non ho bisogno di chiedere a Ravus nulla, in maniera diretta!" esclamò d'un tratto, come se non avessero parlato d'altro fino a quel momento e quello fosse l'unico argomento di interesse "Mio zio, pur essendo più devoto di un chierico, non si è mai accorto dell'opera della mia magia... non credo che un abate possa fare di meglio! Ma il problema qui non è Ravus, nè il modo in cui io intendo operare... il problema sei tu, Guisgard! Sei tu, che non riesci a fidarti di me..."

Guisgard
10-06-2011, 03.45.51
Gouf la fissò quasi indispettito.
“Tra non molto io lascerò questo castello…” disse “… ma lord Cimarow e forse Ivan de Saint-Roche resteranno qui ad attendere l’esito della battaglia… non voglio che tu resti in questo posto, saresti in balia e alla mercè di quegli uomini…”
L’aiutò a restare in pedi, per poi metterla a sedere sul letto.
“Si, di te non mi interessa più nulla” mormorò “e forse non ci rivedremo mai più… ma sei la madre di mio figlio e voglio che tu possa tornare da lui… ho fatto preparare il tuo cavallo e dato ordine a due servitrice di venire con te… non andrai però a Poggio del Sole, non ora almeno… le strade saranno i luoghi che ospiteranno le battaglie più feroci… taglieremo ogni collegamento tra Capomazda ed il resto del regno, fino ad isolarla da tutto e tutti… tu invece prenderai la direzione ad ovest di questo castello… lì vi è un convento di monache… ti ospiteranno fino a quando potrai tornare a Poggio del Sole… da quel momento in poi ciò che farai della tua vita non sarà più affar mio…”

Guisgard
10-06-2011, 04.04.42
Intanto, nella Sala Ducale, Izar era con Monteguard e l’abate Ravus, quando si udirono delle grida provenienti dal cortile.
“Icarius de Taddei! Mi sentite? Uscite allo scoperto e mostratevi a me ed al vostro popolo!” Disse un cavaliere che avanzava tra lo stupore generale. “Avanti, mostratevi ora, vi attendo!”
“Che storia è questa?” Esclamò sorpreso Izar.
Tutti e tre allora uscirono nel cortile, dove le guardie avevano già circondato quel misterioso cavaliere.
“Mi mandate contro i vostri sgherri? Così volete zittirmi, milord?” Gridò il cavaliere. “Eppure sono stato qui giorno e notte… ho anche partecipato alla giostra per la vostra incoronazione! Ora invece mi fate circondare dai vostri uomini!”
“Ora lo riconosco…” mormorò August “… quel cavaliere ha partecipato alla giostra come egli stesso afferma…”
“Sono il Cavaliere Custode!” Gridò. “Mi riconoscete? Ho fatto voto di non rivelare a nessuno il mio nome… per poter difendere e custodire i valori di queste terre! Ed in nome di quei valori vi dico… siete indegno di governare Capomazda! Indegno sia davanti al re, sia davanti a Dio Onnipotente! Avanti, venite fuori!”

Guisgard
10-06-2011, 04.17.50
Guisgard ascoltò in silenzio ed a capo chino Morrigan.
“Si, forse hai ragione…” disse quando lei ebbe finito di parlare “… scusami… mi sei stata compagna in questa storia ed ora sarebbe ingrato ricambiarti con dubbi e titubanze… vuoi davvero parlare tu con l’abate Ravus? Allora io attenderò… attenderò ciò che scoprirai…”
La fissò.
“Sai che forse potrebbero condannarmi a morte a causa di quella verità che tanto cerchiamo? Se così accadrà, tu però resterai fuori da tutta questa storia… capito, Morrigan?”
Ad un tratto udirono delle grida provenienti dall’altra parte del cortile.
In quel momento un bambino sbucò da uno dei viali laterali.
“Ehi, tu! Fermati!” Gridò Guisgard.
“Dite a me, messere?”
“Si, avvicinati!”
“Cosa vi occorre?”
“Cos’è il trambusto che si sente?” Chiese Guisgard.
“E’ apparso un cavaliere che sta minacciando sua signoria…” rispose il bambino.
“Che cavaliere?”
“Non so, nessuno lo sa… ha un elmo che gli copre il viso…” raccontò il bambino.
Guisgard fissò turbato Morrigan.
“Presto, andiamo a vedere!” Disse alla ragazza e tutti e tre raggiunsero la parte del cortile dove si trovava il misterioso cavaliere.

Melisendra
10-06-2011, 04.19.11
Improvvisamente il dolore che mi lacerava cessò.
Rimasi un attimo sorpresa e meditai su ciò che aveva detto Gouf.
"Non è necessario che ti preoccupi per me... sono andata avanti a lungo senza il tuo aiuto o quello di chicchessia." Replicai con tono asciutto.
"Non ho mai fatto quello che mi dicevi, perchè mai pensi che inizierò proprio ora?" finsi un altro capogiro e mi lasciai nuovamente sorreggere.
Mi staccai da lui e mi sedetti, meditabonda.
"Ma forse... stavolta hai ragione..." abbassai gli occhi, mentre avrei tanto voluto dare sfogo alla mia rabbia verso la sua testardaggine.
"Non mi sento bene... tutto questo..." sussurrai con una voce che non celava la mia disperazione. "Ti prego, lascia che parta domani all'alba... andrò in quel convento fino a quando non potrò raggiungere mio figlio."
Lo scrutai di sottecchi, mentre nella mia mente un piano prendeva forma.

Guisgard
10-06-2011, 04.35.29
Gouf restò un attimo in silenzio.

"Non è necessario che ti preoccupi per me... sono andata avanti a lungo senza il tuo aiuto o quello di chicchessia. Non ho mai fatto quello che mi dicevi, perchè mai pensi che inizierò proprio ora?"

Quelle parole di lei attraversarono lentamente la sua mente.
Tentò di farle scivolare via, ma sembravano addensarsi dentro di sé e raschiare fino in fondo alla sua anima.

“Diglielo, Melisendra… diglielo che verrai con me di tua spontanea volontà!”

Ed altre parole, emerse dal passato, tornarono a tormentarlo.
“Che sciocco…” disse fra sé “… la gente non cambia… come i sentimenti non nascono dal nulla… non in una notte senza Luna e senza stelle…”
“Hai ragione…” mormorò fissando Melisendra “… sei sempre stata capace di badare a te stessa e saprai farlo anche ora… non credo ci sia altro da dire…”
In quel momento un corno echeggiò nel cortile.
Era il segnale.
“E’ ora che vada…” disse Gouf, proprio mentre un tuono sembrò scuotere il cielo “… addio, Melisendra…”
Si voltò ed uscì dalla stanza, lasciando dietro di sé un vago ed angosciante senso di solitudine.
Un’ombra allora apparve sull’uscio della porta.
Era Freia.

Guisgard
10-06-2011, 04.45.04
Icarius fissò con tenerezza Sayla.
“Quando ti guardo” disse con un sorriso amaro “mi rammenti quella giornata al Borgo Vecchio… la cavalcata con Talia, il mio scherzo… poi arrivasti tu… ti mentii, dicendoti che non ero il duca… non potevo fidarmi di tutti quelli che incontravo… poi la notte alla locanda dove ti facemmo curare…”
Sospirò come a voler ingoiare lacrime e pene.
“C’è qualcosa nella brughiera…” continuò “… quel lamento spettrale ed angosciante, gli incanti del Borgo Vecchio durante il ballo in maschera… poi quella Pieve…” tornò a fissare Sayla “… e giungesti tu… perché? Perché venisti là? E quei tuoi strani abiti… sento che nascondi un segreto… non voglio obbligarti a rivelarmi nulla… ma se sai qualcosa che possa aiutarmi a ritrovare mia moglie, allora, in Nome del Cielo, aiutami! Sin dal primo istante ho sentito che celavi qualche segreto… conoscevi me e Talia senza averci mai visti… e poi la naturalezza con cui vivevi ciò che accadeva intorno a te… io non voglio sapere tu chi sia… ma se puoi aiutarmi, ti prego… fallo…”
Si alzò di scatto e prese un grosso volume.
“Talia nella Pieve mi parlò di questo antico codice…” aprendolo Icarius “… è conosciuto come Le Angosce di Santa Lucia… lo stavo sfogliando mentre ti attendevo… credo sia una specie di manuale di demoni… ed ho trovato la citazione riportata sulla statua di Santa Lucia nella Pieve…”

“Nel cuore dimora l’amore, quello vero.
E tu, reo, il volto vedrai del diabolico sparviero.
La punizione sarà per te l’Acefalia e sarai dannato.
E il corpo, come l’anima, dalla colpa verrà sfigurato.”

E letta quella citazione, Icarius si voltò a fissare Sayla, quasi ad attendere dalla ragazzina una qualche risposta a quel misterioso dramma.
Ma ad un tratto nella biblioteca si udirono delle grida giungere dal cortile.
Erano quelle del misterioso Cavaliere Custode.

Melisendra
10-06-2011, 05.01.17
Non ci credevo. Lo avevo lasciato andare via senza nemmeno cercare di trattenerlo, senza suppliche, senza nemmeno l'ombra di una lacrima, di un tentennamento.
Per un attimo mi sentii vuota.
Di nuovo sola. Smarrita in un mondo troppo grande.
Mi scossi. Non dovevo distrarmi.
"Freia... procurami un infuso di artemisia e un estratto di belladonna. Bada di non farti scoprire..."
Osservai Gouf nel cortile e cercai di non farmi prendere dal rimpianto.
Chissà dove avrebbero posto l'accampamento.
Poco ma sicuro, in convento non ci sarei andata!
"Scopri dove si trovano le stanze di Sir Saint-Roche..."
Lanciai un'ultima occhiata fuori dalal finestra e sospirai.

Guisgard
10-06-2011, 05.31.14
Freia lanciò un’enigmatica occhiata a Melisendra, per poi andare via scuotendo il capo.
Passarono diversi minuti senza che la vecchia ritornasse da lei.
Il temporale, nel frattempo, sembrava perdere consistenza e la pioggia cominciò, pian piano, a scendere con meno intensità.
I boati che scuotevano quel Cielo, lacerandolo con lampi e folgori, si allontanavano lentamente, divenendo sempre più deboli.
Nel cortile allora l’esercito si riorganizzò e si rimise in azione il mostruoso ariete trainato dagli schiavi.
Gouf raggiunse la testa delle sue armate e diede ordine di partire.
Si voltò una sola volta verso la finestra dalla quale Melisendra osservava ogni cosa.
Poi, al comando delle sue truppe, uscì dal castello.
“Ecco quel che mi hai chiesto…” disse Freia entrando nella stanza “… la stanza di quell’uomo è all’ultimo piano della torre Nord…”
Il ponte levatoio fu rialzato ed un senso di angoscia e malinconia si diffuse nel cortile ormai vuoto.

Guisgard
10-06-2011, 05.48.59
Talia fissava il verziere, attratta da quel singolare ed intenso bagliore.
Cercava di comprenderne la natura, ma quella luce restava tanto misteriosa quanto indefinita.
Poi, all’improvviso, una nuvola attraversò il cielo e tagliò, per un breve momento, i raggi del Sole che scendevano quasi a picco sul giardino.
Il chiaro scuro allora mostrò, per quel breve momento, ciò che aveva generato quel riflesso.
Erano due lunghe fila di lance parallele conficcate nel terreno, che attraversavano il verziere fino a perdersi nel suo lussureggiante ed idilliaco scenario.
Ma ciò che turbò ed inquietò Talia erano gli elmi posti su ciascuna lancia.
Erano tutti diversi fra loro, per stile e fattezze e ciascun elmo presentava un danno.
Così vi erano elmi perforati, ammaccati, tagliati, lacerati e così via.
Quella visione sembrava essere in netto contrasto con lo scenario dai tratti fiabeschi che animava il palazzo, il cortile ed il giardino.
Come se qualcosa di oscuro ed inquietante si celasse nel ventre di quell’incantato mondo che circondava ed ospitava la principessa di Sygma.

Melisendra
10-06-2011, 06.11.27
"Non mi guardare così... so quel che faccio..." dissi, cercando di convincere Freia... ma anche me stessa. "So sempre quel che faccio..." brontolai.
Presi un'ampollina e vi versai l'infuso di artemisia, aggiungendovi qualche goccia di belladonna. Mi augurai di non avere esagerato e mi maledissi per non aver prestato più attenzione quando il mio signore distillava veleni. Ero stata un'apprendista distratta e in quella scienza l'approssimazione poteva essere fatale. Osservai la pozione e mi augurai di aver indovinato le dosi.
Dovevo stordirlo, non ucciderlo.
Lanciai un'occhiata a Freia e sussurrai: "Domattina o sarò morta o su un cavallo, sulla strada per Capomazda."
La pioggia era cessata ormai. Sperai che il fango rallentasse l'esercito e il mostruoso giocattolo di Gouf. Avrebbero lasciato numerose tracce, almeno fino all'accampamento.
Attesi che calasse la notte e mi preparai con cura alla prossima mossa.
Indossai un vestito sfacciatamente leggero e trasparente, mi spazzolai con cura e bistrai gli occhi. Indossai delle catenelle dorate alla caviglia e ai polsi. Quando Freia accennò a profumarmi la fermai. No, il profumo avrebbe lasciato tracce.
Non avevo mai compito un piano simile. Un inganno e un omicidio nella stessa notte. Pregai gli spiriti di assistermi. Se lo avessero fatto, avrebbero presto avuto la loro ricompensa.
Ormai la luna era alta nel cielo. Quella luna mi ricordava la promessa fatta. Per un attimo mi parve di scorgervi un alone rosso di sventura.
"Andrà tutto bene..." dissi tra me e me.
Mi guardai allo specchio e mi vennero in mente tutte le parole offensive che mi aveva rivolto Gouf. Se mi avesse vista in quel momento... ero esattamente la persona che aveva descritto.
Afferrai l'ampolla e mi sistemai un mantello scuro sulle spalle. Sistemai l'ampolla in una tasca del mantello e lo chiusi, per celare quello che era praticamente offerto alla vista, attraverso la stoffa sottile.
"Se domattina sarò viva... ce ne andremo."
Uscii dalla mia camera e mi recai alla torre Nord. Feci attenzione perchè non passassi inosservata. Le catene ai polsi e alle caviglie tintinnavano al mio passaggio. Qualcuno mi lanciò un'occhiata incuriosita. Non feci altro che sorridere.
Una volta giunta all'ultimo piano mi apprestai a bussare alla porta dietro la quale avrei trovato Sir Saint-Roche. A lui era destinata la pozione.
Ora la sfida sarebbe stata superare la sua astuzia e fargliela bere. Una volta drogato e lasciato ai suoi sogni, avrei raggiunto il mio vero obiettivo.
Sarebbe stata una lunga notte.
Feci un sospiro profondo ed entrai.

Lady Dafne
10-06-2011, 19.29.24
La tisana che ci aveva offerto il vecchio Zimail era davvero molto buona e rilassante. Sentii quasi subito il bisogno di coricarmi mentre Hubert si era calmato e aveva chiuso gli occhi addormentandosi. Gli sentii la fronte
"La febbre sembra essere scesa, che cosa avrà il mio bambino? Perchè ha sempre la febbre?" chiesi a Zimail. Non so se sentii la risposta o meno, credo di essere caduta in un sonno profondo mentre ancora sedevo lì a tavola.
Ricordo che dormii profondamente e feci un lungo sogno

Stavo raccogliendo alcuni fiori e ortaggi dall'orto di una graziosa casetta di legno posta un po' in disparte rispetto ad un piccolo ma grazioso borgo che non avevo mai visto. Ero accucciata e le ginocchia mi facevano male, mi accorsi che facevo fatica ad alzarmi in piedi. Mi sentii chiamare
"Mamma, mamma, sono qui! Sono tornato!"
Mi voltai e vidi avanzare un giovane uomo, alto e imponente che montava un cavallo nero. Rimasi a guardare incoriosita e titubante, non avevo mai visto quell'uomo. Si levò il cappuccio
"Sono io mamma, non mi riconosci? Sono Hubert!"
"Figlio mio, da quanto tempo manchi da casa! Che immensa gioia mi dai... Ti trovo tanto cresciuto. Sei partito che non eri che un ragazzino e ti ritrovo ora forte e bello... e parecchio più alto di me!"
"Lo so mamma, perdonami se non sono tornato prima ma volevo portarti buone notizie. Mamma, sono diventato un Cavaliere! Mamma?! Sei contenta?"
"Un...un...un...cavaliere?"
"Sì mamma..."
"Ma...ma...ma non eri partito per diventare un buon medico, non volevi apprendere l'arte della chirurgia per curarli i cavalieri?"
"L'ho fatto per un periodo, mamma, ma poi un giorno sono entrato nell'archivio della caserma per cercare alcune informazioni per il mio maestro. L'attenzione mi cadde su di un registro di vent'anni fa. L'apersi per caso su di una pagina che portava questo titolo "Cronaca della valorosa morte di Sir Friederich cavaliere del Duca". Quando lo richiusi seppi quel che dovevo fare: seguire le orme di mio padre!"
"Hubert! Non volevo che diventassi un cavaliere. I cavalieri sono tanto valorosi quanto spietati..."
Lasciai il discorso in sospeso e osservai la spada che pendeva dal fianco di mio figlio, era molto grande e forse molto pesante. Poi notai qualcosa che mi portò indietro nel tempo: un grosso anello che non vedevo da moltissimo anni...
"Ma quell'anello, chi te l'ha dato?"

Non seppi mai la risposta, il vero Hubert, il mio piccolo bambino, iniziò a piangere. Mi svegliò.
"Non piangere piccolo, non piangere! Oggi torniamo a casa nostra sai??"
Mentre lo cullavo appoggiai le labbra sulla sua fronte, scottava come non mai. Lo copersi con un panno di lana e uscii dalla camera
"Zimail, signore, perfavore venite! Il bambino scotta, ha la febbre altissima! Per favore aiutatemi vi prego..."

Lady Morgana
10-06-2011, 22.27.56
Ascoltai Lord Icarius con attenzione, sedendomi di fronte a lui.
"Vedete, Nobile Taddei. Voi avete assolutamente ragione. Vi ho celato il mio segreto, ma sono pronta a parlarne ora."
Gli raccontai tutta la mia storia, ma vidi che la sua espressione non cambiò, come se ormai potesse ricevere qualsiasi tipo di notizia senza scandalizzarsi.
"Ma purtroppo, io non so nulla su come poter trovare la cara Lady Talia, mi dispiace davvero tanto..."
L'espressione di Icarius mutò improvvisamente, trasformandosi in un smorfia di dolore e preoccupazione.
"Però possso comunque aiutarvi a cercarla! Davvero... potrei esservi d'aiuto, se mi prestate questo volume, nobile Taddei..."
Pensai un poco a cosa potevo fare per aiutarlo e mi venne un illuminazione.

Luna... Chiamerò Luna...

"Però vorrei chiedervi un favore, vorrei che una persona che ci potrebbe aiutare davvero molto nel cercare la Granduchessa mi raggiungesse a palazzo... voi cosa ne pensate, mylord?"
Mentre attendevo pensierosa una risposta, sentii delle grida provenienti dal giardino, corsi ad una finestra e guardai fuori, preoccupata.
Vidi un cavaliere avanzare verso palazzo, con il viso coperto da un'elmo e chiamai Icarius.
Aspettai che dicesse qualcosa, intanto inizia a chiamare Luna e ad avvertirla dell'accaduto, sperando che accettasse di venire a palazzo.

Luna, ti prego....

Morrigan
11-06-2011, 00.31.31
Sai che forse potrebbero condannarmi a morte a causa di quella verità che tanto cerchiamo?...
Quasi sorrise tra sè, inavvertitamente, udendo quelle parole... sì, lo sapeva...
... Se così accadrà, tu però resterai fuori da tutta questa storia… capito, Morrigan?


"L'ordine e la disciplina sono cosa buona, sia per gli uomini che per le donne... ma tu, Morrigan, hai un difetto che troppe volte ti trascina in un mare di guai... sei curiosa, nipote mia, e la curiosità uccise il gatto!"
"Ma, zio Morven... ti giuro che questa volta io..."
"Basta così! Non si deve giurare! Promettimi solamente che la prossima volta che sarai tentata da qualche evento che scateni la tua curiosità, cercherai di restarne fuori... capito, Morrigan?"


Capito, Morrigan? Sorrise a quel ricordo, legandolo al suo presente... sì, sì... capito...
Ma proprio in quel momento furono interrotti da un frastuono, e un ragazzino li avvertì che uno strano cavaliere stava minacciando Lord Icarius.
Guisgard fissò turbato Morrigan.

“Presto, andiamo a vedere!” disse alla ragazza, e seguendo il ragazzino si mosse verso il punto da cui provenivano le grida.

Morrigan, d'istinto, seguì Guisgard, chiedendosi anche lei cosa stesse accadendo, ma poi qualcosa le balenò alla testa e la fece fermare. Trattenne Guisgard un istante, prendendolo per un braccio.

"Aspetta... non ha senso andare entrambi... abbiamo una cosa molto urgente da fare, che non può essere rimandata! Tu vai a vedere se Lord Icarius ha bisogno di aiuto... io vado a cercare Ravus. Raggiungimi nella mia stanza tra due ore, così ti dirò cosa ho scoperto"

Detto questo lo lasciò andare, si voltò e prese la strada che l'avrebbe portata verso la cappella del palazzo e verso le stanze dove probabilmente era stato alloggiato l'ecclesiastico. Ma non aveva fatto che pochi metri, quando si bloccò e di corsa tornò indietro, come se avesse dimenticato qualcosa di molto importante. Corse veloce verso Guisgard che già si era avviato, lo fermò con tutta la forza che potè e lo costrinse a girarsi verso di lei. Sorrise di fronte alla sua espressione sorpresa.

"Dimenticavo... questo serve a me!" esclamò, con voce brillante.

Tese le mani e gli sfilò il medaglione dal collo. Poi, vedendo che ancora lui non si era ripreso dallo stupore causato da quel suo repentino piombargli addosso e dal rapido gesto con cui gli aveva tolto l'amuleto, le venne ancor più voglia di ridere e di prenderlo in giro.

"Adesso vai, maritino... e stavolta cerca di non cacciarti nei guai come tua abitudine!"

Con un'occhiata divertita gli diede una pacca sulla spalla, quindi gli lasciò un rapido bacio sulle labbra, gli fece l'occhiolino e corse via, alla ricerca di una sentinella o di una guardia a cui chiedere dove fosse alloggiato l'abate Ravus.

Trovare quella stanza non fu per lei impresa difficile. Le bastò dispensare qualche sorriso perchè le guardie fossero ben leste a darle l'informazione che cercava. Il difficile era invece da venire. Davanti alla porta chiusa della stanza dell'abate, Morrigan fece un profondo sospiro, si strofinò gli occhi per farli apparire un po' più lucidi e arrossati, cercò di atteggiare l'espressione del viso a fingere un profondo turbamento, quindi bussò.
Attese, ma dell'interno non giunse alcuna risposta. Morrigan rimase a riflettere per qualche minuto, poi, vedendo che non c'era nessuno nelle vicinanze, spinse l'uscio ed entrò. La stanza era vuota, ma c'erano ancora le candele accese, segno che l'abate si era dovuto allontanare per qualcosa di imprevisto ed urgente. Così decise che l'avrebbe atteso lì, e nel frattempo cominciò a guardarsi intorno con interesse.

Guisgard
11-06-2011, 00.36.12
Melisendra bussò a quella porta ed attese.
“Avanti.” Disse distrattamente qualcuno dall’interno.
La ragazza entrò e vi trovò Ivan de Saint-Roche insieme a due paggi che lo aiutavano per la sua vestizione.
“Siete un incanto, milady…” sospirò vedendola “… se volevate farmi maledire questa guerra più di quanto non abbia già fatto, allora sappiate che ci siete riuscita alla grande…”
Con un cenno fece smettere i suoi paggi e si avvicinò alla donna.
“Notte inquieta, vero?” Baciandole la mano. “Anche io ne avverto i lamenti su tutti noi…” le sfiorò i capelli “… forse comprendo cosa provò Paride quando suo fratello gli impose di scendere in campo e lasciare, per una notte, il letto di Elena… ditemi solo una cosa, anche solo con un cenno… attenderete così il mio ritorno?”
In quel momento un soldato entrò nella stanza.
“Siamo pronti per partire, milord.”
Ivan annuì senza togliere lo sguardo dagli occhi di Melisendra.

Melisendra
11-06-2011, 01.04.28
Rimasi immobile, osservando il gatto che girava intorno al topolino.
Ricambiai il suo sguardo con un sorriso malizioso.
"Milord... temo che non sia possibile... sembra che qualcuno abbia disposto diversamente. All'alba sarò accompagnata fuori da queste mura."
Lasciai cadere il mantello, mentre la piccola ampolla finiva dentro una manica del mio vestito, ben nascosta tra gli strati di stoffa e i lacci.
"Sembra che ci diremo addio..." sussurrai.
"L'esercito è già partito, voi pensate di raggiungere l'accampamento questa notte? C?è davvero tanta urgenza?" domandai con ingenuità, mentre fuori la falce di luna che aveva appena fatto capolino mi ricordava la mia promessa.
"Mi è stato detto che raramente gli accampamenti sono confortevoli..." mi trattenni a stento dall'usare i miei poteri, dovevo conservarli per quello che sarebbe accaduto dopo. Piegare la volontà di qualcuno non mi avrebbe lasciato le forze necessarie per il resto.
Gli girai attorno, sfiorandolo appena. E maliziosamente suggerii: "A meno che non preferiate la compagnia di Gouf e di suoi... alla mia..."
Le cavigliere tintinnarono e sembrarono risate argentine.
Avrei dovuto trattenerlo e convincerlo a passare la notte nel castello. L'indomani mattina si sarebbe svegliato convinto di molte cose, mentre io avrei fatto ben altro. Nessuno avrebbe messo in dubbio la sua parola.
Mancava così poco... e gli spiriti avrebbero avuto il loro sangue. Io, forse, qualche risposta.

Guisgard
11-06-2011, 01.17.31
Ivan fissò Melisendra con gli occhi già infiammati dal desiderio.
“Lord Cimarow ha disposto che l’esercito, diviso in due, raggiunga Capomazda attraverso i due grandi passaggi che la collegano con la capitale del regno…” disse prendendole la mano e stringendola a sé “… rinviare la partenza sarebbe impossibile ora… la compagnia di Gouf? Detesto quell’uomo! Anzi, spero possa cadere sotto le mura di Capomazda, una volta che la battaglia decisiva ci avrà sorriso! Ma chi vi ha imposto di lasciare questo castello? Io sono il braccio destro di lord Cimarow e la mia volontà è legge… resterete qui… fra quelle lenzuola ad attendermi, milady…” indicando il suo letto “… ed al mio ritorno vi farò la prima dama del ducato… del regno!” La sua mano cominciò ad accarezzare le sottile stoffa che copriva il seno di lei. “Sarete il premio al mio trionfo, milady…” e la baciò con lussuria “… come una Cleopatra che attende il suo Antonio…”
“Milord, perdonatemi, l’esercito vi attende…”
Ivan fissò Melisendra e le sorrise compiaciuto.
“Al mio ritorno, milady…” mormorò.
Un attimo dopo uscì dalla stanza insieme ai suoi.

Guisgard
11-06-2011, 01.42.22
Morrigan entrò nella sala e cominciò a guardarsi intorno.
Vi erano libri ovunque, sul solido tavolo in legno, sulle sedie, persino sull’inginocchiatoio per le orazioni.
Ma un ritratto attirò la sua attenzione.
Era di un giovane uomo, bruno e dai profondi occhi azzurri.

“Come lo chiameremo? Io credo che il nome sia intimamente legato alla persona che lo porta…” disse Rasyel mentre sfogliava un vecchio libro.
“Sceglilo tu…” sorridendo Ardross mentre fissava la pioggia scendere e bagnare i vetri.
“Ma voi Taddei non siete legati alla tradizione per scegliere i nomi dei vostri figli? Ma forse quello che porto in grembo non merita di essere legato alla storia della tua famiglia, vero? Che sciocca a pensare il contrario!”
“Sei adorabile, amore mio…” avvicinandosi e stringendola sé.
“Lasciami!” Esclamò lei imbronciata. “Ti odio!”
“Ed io ti amo invece!”
“Per te non sarà mai come l’altro tuo figlio, vero? Nasceranno quasi lo stesso mese, ma per te saranno sempre diversi!”
La strinse ancor più forte a sé e la fissò negli occhi.
“Quel bambino mi ricorderà sempre te…” le sussurrò “... la donna che amo… l’unica… colei a cui è legata tutta la mia gioia…”
“Sarà odiato da tutti, lo sai questo, vero?”
“Odiano già anche me…” sorridendo lui.
“Ma tu sei il grande Ardross, il figlio prediletto di queste terre ed il protetto da San Michele, mentre il nostro bambino…”
Le sfiorò le labbra con un dito.
“Che libro leggevi?”
“Il mio preferito...” rispose lei “... Il Cavaliere della Carretta...”
“Nostro figlio sarà come Lancillotto...” disse lui sorridendole “… ed un giorno, ti giuro, impugnerà Parusia...” e la baciò.
"Guarda... il cielo sembra aprirsi..." le sussurrò "... lo vedi il tramonto... è rosso ed illuminerà il futuro... <<rosso di sera, bel tempo si spera>>..."
E i due restarono a fissare quel meraviglioso tramonto con la sua purpurea promessa di felicità e gioia.
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Morrigan si destò da quella visione, simile ad un sogno, ritrovandosi a stringere il suo medaglione.

Melisendra
11-06-2011, 01.45.32
Repressi il desiderio di fulminarlo nel preciso momento in cui mi sgocciolò addosso quella bramosia. Invece sorrisi.
Mi venne un guizzo di cattiveria, mentre già pensavo a un piano di riserva. Una volta fuori da quella stanza avrei cercato Freia.
"In realtà..." azzardai, mentre Sir Saint-Roche si stava allontanando. "Sir Gouf ha disposto che lo raggiunga al suo accampamento. E così sarà... sembra abbia preso più seriamente di quel che pensavo ciò che accadde al banchetto."
Non ero certa che mi avesse sentito. Mi era del tutto indifferente.
Ma se mi avesse udita, avrebbe contribuito a gettare zizzania tra quei due uomini.
Presi il mantello e uscii nel corridoio.

Guisgard
11-06-2011, 01.58.14
Ivan sentì le parole di Melisendra ed ebbe un sussulto solo a stento trattenuto.
Non si voltò e si allontanò con i suoi.
Raggiunse la testa dei suoi uomini e diede ordine di partire.
“Tieni d’occhio quella donna…” disse ad uno dei suoi fedelissimi “… se si allontanerà falla seguire…”
“Si, padrone.” Annuendo il servo.
L’esercitò finalmente lasciò il castello.
Intanto, l’altra parte delle armate di Cimarow erano prossime a Capomazda.
Gli uomini guidati da Gouf, attraversarono i selvaggi territori del nord, per evitare possibili truppe ducali vaganti.
Incontrarono diverse tribù di feroci Burgundi, Alemanni e Bulgari.
Alcuni li lasciarono passare per timore, altri furono pagati, molti gli si allearono.
Alla fine, l’esercito del Gufo entrò nelle terre Capomazdesi, accampandosi presso la sponda occidentale del Lagno.

Melisendra
11-06-2011, 02.10.36
Mi diressi nuovamente verso i miei appartamenti.
Freia stava rassettando la stanza quando entrai.
"Temo dovrò seguire un piano più azzardato... E temo che non riuscirò a raggiungere Capomazda. L'esercito stringerà la città in una morsa e ogni via che collega la città a una possibile via di fuga sarà interrotta."
Mi lasciai cadere su una poltrona.
"Freia... ho bisogno che mi aiuti... dovresti diventare me... fino all'alba." Mormorai, osservando il fuoco crepitare nel braciere. "Potresti? Muterò il tuo aspetto nel mio e girerai nel castello nelle mie sembianze."
Disposi i cristalli sul pavimento e scrutai nel fuoco. Erano lì.
"Io mi occuperò di Cimarow, ma ho bisogno di qualcuno che mi tenga lontana da quella stanza, almeno all'apparenza."
La guardai molto seriamente.
"E domattina partiremo come stabilito."

Guisgard
11-06-2011, 02.46.26
Freia fissò Melisendra con uno sguardo enigmatico.
“Non lo comprendo…” disse “… non comprendo perché tu stia facendo tutto questo… Cimarow deve morire… si, ma insieme a tutto questo castello… solo così laveremo il suo lerciume da questo mondo… egli però è maledetto… e chi toglierà a lui la vita erediterà la sua dannazione… rendilo invalido, anche solo per un giorno, o una notte… che sia esiliato nel suo letto senza forze, ma cosciente!” Un lampo attraversò i suoi occhi. “Cosciente per riconoscere la morte…”
Si lasciò cadere su una sedia e fissò il vuoto della stanza.
“Prendi pure il mio corpo e la mia immagine…”

Melisendra
11-06-2011, 03.35.19
Ero esausta dopo il rituale. Ma l'aiuto degli spiriti non mi aveva ridotto a un mucchietto di stracci vecchi, come avvenuto quando avevo trasformato Gouf in Nyclos. Quel ricordo mi fece male. In un certo senso da lì avevo ripreso a esercitare le mie arti e avevano segnato questi eventi.
Mi voltai verso Freia, che si osservava nello specchio.
"Non lo ucciderò io. Lo faranno loro. GLi ho promesso la sua anima."
le allungai delle vesti riconoscibili, come quella di colore rosso e le feci segno di indossarla.
"Non volevo ucciderlo, ma..." perchè allora? Cosa mi aveva portata a decretare quella morte? "Voglio sapere chi c'è dietro a tutto questo disegno. Quando me lo avrà detto, allora dovrò ucciderlo."
Mi mossi verso la porta.
"Hai tempo fino all'alba. Usa bene questo tempo... dovrai essere me e fare in modo che domattina nessuno mi colleghi alla morte di Lord Cimarow..." riflettei un attimo. "Vai pure sulle mura a civettare con le guardie, fai quello che vuoi, ma non rimanere mai da sola."
Aprii la porta e feci cenno a Freia di andare.
"Appena il sole sorgerà, ricordalo bene."
Io avrei aspettato che tutti nel castello si fossero addormentati prima di uscire da quella stanza.

Guisgard
11-06-2011, 04.05.01
La notte.
Animata da echi antichi ed inquieti si posava sul castello, avvolgendone ogni angolo.
La notte era il dominio dell’etereo, dei sogni e dell’oblio.
I suoi incanti, meravigliosi o spaventosi che siano, si aggirano nei meandri dell’animo umano portando talvolta paura, altra volta follia.
Ma la notte consente di riconoscere il vero volto di un’anima, se si hanno gli occhi per farlo.
Occhi capaci di leggere nelle tenebre.
Ma nessuno poteva scorgere quell’anima.
Tutti allora videro il bellissimo volto di Melisendra, i suoi profondi occhi verdi e la sua sensuale bellezza.
Raggiunse il camminamento sulla mura e si mostrò alle sentinelle.
“Ehi, guarda là…” disse una di loro.
“Ma è lady Melisendra…” fece l’altra “… cosa ci fa qui a quest’ora?”
“Una bella donna ti appare nel cuore della notte e tu stai a chiederti il perché? Può significare una sola cosa…”
“Quella donna porta guai… e poi hai visto come la guarda sir Gouf? No, meglio lasciarla perdere…”
“E cosa significa? Sir Gouf non ama nessuno… soprattutto non certo una donna come quella… ed a quest’ora poi l’avrà già dimenticata… oppure a fargliela dimenticare ci penseranno le donne di Capomazda che prenderà come bottino, dopo aver conquistato la città!”
Freia si avvicinò alle sentinelle con un sorriso inequivocabile e restò in loro compagnia fino all’alba.

Melisendra
11-06-2011, 04.32.18
Ormai la notte era silenziosa e immobile. Sentii gli spiriti scalpitare e cercare di trascinarmi. Resistetti con molta fatica.
In realtà la testa mi doleva terribilmente.
Ma non c'era altro tempo da perdere, dunque mi infilai nei corridoi, di nero vestita e con un pugnale stretto in una mano, nascosta dal velo.
Camminai silenziosamente fino a quando non giunsi vicino alle stanze di Lord Cimarow.
Mi sporsi appena e controllai che non arrivasse nessuno.
Aprii silenziosamente la porta ed entrai.
Abituai gli occhi alla penombra e vidi la sagoma di un letto, in fondo alla stanza. Le pareti erano riccamente decorate da pelli, arazzi e tessuti pesanti.
I miei piedi nudi sfiorarono un tappeto e sprofondarono nella sua morbida consistenza. Avanzai verso il letto e lentamente scostai una tenda.
Non so cosa pensò quando mi vide accanto al letto, forse nel dormiveglia.
Velocissima mi chinai su di lui e, quasi abbracciandolo, posai le mie labbra sulle sue. In quel preciso momento lasciai che la mia sete facesse il resto. La sua vita iniziò a fluire via, le sue energie si riversarono in me e lui non potè fare nulla per impedirlo. Respirai a fondo, fino a quando non fui sicura che fosse esausto.
Lo lasciai lì, intontito e incredulo, così esausto che non sarebbe riuscito a scostare il tessuto riccamente ricamato che lo copriva.
Presi una candela e la accesi. Entrai nel baldacchino e chiusi le tende.
Lo guardai un po', silenziosamente, senza manifestare nessun sentimento.
Quindi, mentre le energie che gli avevo appena sottratto fluivano dentro di me ridestandomi dal torpore che mi aveva colta dopo il rituale, parlai.
"Nel caso te lo stia domandando... non è un sogno. E non puoi farci proprio niente..." gli puntai il pugnale alla gola e scesi verso lo stomaco. Strappai la camicia e vi posai la punta del pugnale. Come indecisa sul punto in cui affondare.
"Non mi piace giocare col sangue, quindi spero di non esserne costretta... se rispondi alle mie domande, potrei decidere di non torturarti troppo a lungo..."
Mi chinai nuovamente su di lui e gli sottrassi un altro po' di energie.
Percepivo sopresa, paura, rabbia.
Sorrisi e lasciai che gli spiriti giocassero con la fiamma della candela. Erano lì ed erano sempre più eccitati.

Guisgard
11-06-2011, 04.37.33
Zimail prese il piccolo Hubert e cominciò a visitarlo.
“La febbre sta salendo di nuovo…” disse preoccupato a Dafne “… di questo passo sarà altissima…”
Chiamò la vecchia donna che era con un lui in quella casa ed insieme prepararono un’altra tisana per il piccolo.
“Questa dovrebbe calmare un pò la febbre…” mormorò dopo avergliela fatta bere “… almeno per fargli superare la notte senza problemi…” restò un attimo in silenzio “… occorre però un rimedio più forte…” riprese a dire “… come alcune erbe che crescono nel bosco… sono rare ma efficacissime in questo genere di cose… purtroppo però non ho nessuna di quelle erbe qui con me in casa…”

Guisgard
11-06-2011, 04.41.19
Cimarow fissava quasi incredulo Melisendra.
Avrebbe voluto alzarsi ed uccidere quella donna con le sue stesse mani.
Ma non vi riuscì.
La notte era ancora lunga e lui era totalmente alla mercè di quella creatura tanto bella quanto letale.
Il suo pugnale scintillava sotto la luce delle inquiete candele e sembrava pronto a lacerare le carni del barone rinnegato.
Alla fine, costretto, Cimarow annuì alle parole di Melisendra.

Guisgard
11-06-2011, 05.01.04
Finiwell e Cavaliere25, intanto, galoppavano nel bosco, quasi giunti ormai dove cominciava a sorgere l’informe brughiera.
Ad un tratto udirono dei rumori possenti.
“Seguimi…” disse Finiwell a Cavaliere25.
Senza farsi scorgere, ben celati nella selvaggia boscaglia, i due strisciarono fin dove si mostrò loro un’apocalittica visione.
Un forte e numeroso esercito, formato da cavalleria pesante e fanti ben equipaggiati, si era accampato presso la riva del Lagno.
Sventolavano su di esso gli stendardi di lord Cimarow ed i colori dei cavalieri del Gufo.
“Per tutti i duelli che ho vinto in passato!” Esclamò Finiwell. “Quello è l’esercito di quel traditore di Cimarow! Si apprestano ad attaccarci!”
Fissò allora il suo giovane compagno con un’espressione di vivo terrore.
“Presto, torniamo a Capomazda a dare l’allarme!”

Melisendra
11-06-2011, 05.07.20
In realtà quello che stavo facendo mi disgustava.
Ero combattuta. Più mi sentivo forte e più desideravo sentire la vita scorrere via da quell'uomo e fluire in me. Eppure al tempo stesso mi faceva orrore la semplicità con cui ero tornata a uccidere.
Gli sorrisi con aria di approvazione.
"Molto bene." sussurrai. "Ora dimmi... qualcuno ti sta appoggiando nella conquista di Capomazda? Chi e per quale ragione?"
Mi sdraiai con noncuranza al suo fianco, stringendo il pugnale e abbastanza vicina da sottrargli altre energie.
"Dimmi tutto. Non risparmiare i dettagli... più parli e più a lungo vivrai. Se sarò soddisfatta farò in modo da risparmiarti dolore."
Lo scrutai con attenzione e attesi che riuscisse a raccogliere le idee.

Guisgard
11-06-2011, 05.14.28
Cimarow la fissava mentre un freddo sudore, causato probabilmente dall’improvvisa perdita di energie, cominciava a rigargli la fronte.
“Hai già deciso di uccidermi…” disse raccogliendo tutte le forze rimastegli “… perché dovrei rispondere alle tue domande…?”
Accennò un ghigno.
“Cosa cerchi?” Chiese ansimando. “Posso darti tutto ciò che desideri… sii furba e potrai vivere in ricchezza per il resto della tua vita… mi sei sempre piaciuta… vuoi la metà delle mie terre? Vuoi il potere? Chiedi… ed io ti concederò ogni cosa…”

Melisendra
11-06-2011, 05.38.07
Lo guardai molto severamente.
La pietà fu sommersa da un forte desiderio di rivalsa. Tentare di corrompermi non era stata una mossa abile.
"Quello che voglio tu non puoi darmelo."
Lo baciai e, mentre mettevo a tacere la sua voce giocando con le sue energie, gli provocai un taglio nel petto. Non profondo, ma sufficiente a far sgorgare sangue che presto inzuppò il lenzuolo.
La fiamma si gonfiò come se ci fosse stato vento e le ombre si precipitarono su di lui. E iniziarono a lambire la ferita.
Poteva sembrare spaventoso.
"Dovresti rispondere perché posso lasciare che giochino con te fino a quando non mi supplicherai di ascoltare ciò che, a quel punto, non vedrai l'ora di raccontarmi."
Socchiusi gli occhi come un gatto annoiato.
"Non c'è ricchezza che possa salvarti... ormai è la fine, io sono la Morte. Dimmi tutto e forse qualcuno avrà pietà di te. In questo mondo o nell'altro."

Guisgard
11-06-2011, 06.10.38
“No…” disse stravolto dalla paura Cimarow.
Fissava con grandi occhi il volto di Melisendra, cercando in quelle angeliche fattezze un barlume di compassione e di pietà.
“Non è la forza, o la ricchezza, la virtù più grande di un imperatore, ma la misericordia.” Scriveva Marco Aurelio.
Cimarow non era un imperatore.
Forse non sarebbe diventato mai neppure duca.
Ma allo stesso modo non era misericordioso.
Non lo era mai stato.
E probabilmente di misericordia non ne avrebbe trovata neanche nel cuore di Melisendra.
“Maledetta!” Gridò vinto dalla disperazione. “Non uscirai mai viva da questo castello! Tu ed il tuo amante non sopravviverete a Capomazda!”
Poi la vista di quella ferita e del suo stesso sangue gli fecero recuperare il senno.
“E sia, parlerò…” ansimò “… non sono l’unico artefice di questa guerra… ho un alleato… fu lui a propormi la ribellione… diceva che lord Rauger non sarebbe vissuto per molto… e fu sempre lui a spingermi ad assoldare Gouf ed i suoi mercenari… diceva di conoscerlo bene e che con lui saremmo stati invincibili… il mio alleato però non è qui… è a Capomazda… dove sta attendendo l’arrivo del mio esercito…”

Guisgard
11-06-2011, 06.12.27
Icarius fissò Sayla ed annuì.
“Qualsiasi cosa per ritrovare mia moglie…” disse.
Poi le grida di quel cavaliere.
Subito Icarius corse fuori nel cortile.
“Eccovi, milord!” Esclamò il misterioso Cavaliere Custode.
“Chi siete?” Domandò Icarius, mentre un irreale silenzio era sceso sul palazzo.
“Un cavaliere, milord…” rispose “… un vostro cavaliere… un cavaliere braccato dai vostri soldati…”
“Lasciatelo.” Ordinò l’Arciduca. “Cosa volete da me?”
“Da voi? Nulla, mio signore!” Esclamò. “Perché nulla potete dare… né a me, né al ducato…”
Icarius lo fissò.
“Siete indegno di governare e di rappresentare sua maestà il re!” Sentenziò il Cavaliere Custode. “Indegno di dimorare in questo palazzo e incapace di salvare Capomazda dall’imminente catastrofe!”
“Morte al traditore mentre ha ancora caldo il veleno sulla bocca!” Gridò sir German verso di lui.
Icarius lo zittì con un cenno.
“Perché mettete in discussione il mio potere?” Chiese.
“Siete un folle…” rispose il cavaliere.
“Badate a come parlate!” Gridò Izar interrompendolo.
“Voi…” fissandolo il cavaliere “… voi, fedele servitore del defunto lord Ranger… giurate allora che mento! Giuratelo e smentitemi! Quest’uomo” indicando Icarius “ha perso il senno, tanto da dimenticare anche il suo passato! Un uomo incapace di proteggere sua moglie, la cui scomparsa l’ha reso inetto ed in balia di un irrimediabile dolore! Giurate, Izar! Giurate sulla falsità delle mie parole ed io accetterò anche la prigionia, anche la morte!”
Tutti fissarono Izar.
Ma il filosofo non rispose nulla e chinò il capo.
“Anche Izar ha compreso!” Esultò il Cavaliere Custode. “Capomazda non ha un Arciduca!”
In quel momento si alzò un grido di protesta contro quel cavaliere.
Icarius invece restò a fissare Izar.
Questi ero muto, col capo chino, senza ribattere alle parole del misterioso cavaliere.
E questo silenzio del fedele Izar affossò Icarius.
Restò a fissare Izar per un lasso di tempo che parve infinito, per poi, come vinto da quel silenzio, scappare via.

Melisendra
11-06-2011, 06.28.30
Sorrisi e con un gesto della mano imposi alle ombre di fermarsi.
"Il suo nome... dimmi il suo nome."
Mi avvicinai per cogliere meglio le sue parole.
"Come lo riconoscerò?"
Soffiai dentro di lui le forze necessarie per continuare a parlare.
"Dimmi chi è e quale patto c'era tra voi... forse doveva proteggerti? Invece sembra che ti abbia lasciato alla mia mercé... e a quella dell'amabile Sir Gouf... ha ucciso lui Nyclos, sai?" Feci una pausa per farlo riflettere su quelle parole.
"Sembra che il tuo alleato ti abbia lasciato solo, ben sapendo che qualcuno ti avrebbe fatto questo..." accennai al sangue che mi macchiava le dita, "Sei stato solo una pedina in un gioco più grande di te. Quindi... non ha senso proteggerlo."
Gli accarezzai la fronte.
"Forse ti sentirai meglio se mi dirai chi è... e come scovarlo."

Lady Morgana
11-06-2011, 11.09.51
Icarius ed io andammo nel cortile, da quello strano cavaliere e lì capii tutto.

Icarius ha perso la memoria... non ricorda nulla del suo passato...

Il Nobile Taddei corse via, dopo le terribili parole del Cavaliere Custode che anche Izar riteneva vere. Ma io non lo seguii. Lo lasciai andare e mi diressi invece a passo svelto verso le mie stanze.
Mi sdraiai sul letto, feci un respiro profondo e abbassai le barriere che rendevano la mia mente impenetrabile, poi la chiamai nuovamente, per essere sicura che avesse ricevuto il mio messaggio.
Luna, ci sei? Hai ricevuto il mio messaggio? Rispondimi... è urgente, davvero!
Attesi e finalmente sentii il suo tocco leggero, infiltrarsi tra i miei pensieri e i miei ricordi, sondandoli con una punta di interesse.
Poi udii la sua voce cristallina, come se fosse lì, accanto a me.
Verdammt, ho ricevuto il tuo messaggio e mi sto preparando a partire. Ho chiesto a mia madre di coprire in qualche modo la mia assenza, giungerò a Capomazda tra poco, aspettami...
No! Replicai io. Ti verrò incontro, con lord Icarius. Ora devo andare, a presto...

Lady Dafne
11-06-2011, 15.06.16
Lasciai che i due visitassero il piccolo Hubert. Era tutto rosso e sudato per la febbre. Ero molto preoccupata.
"Vado io a prendere quelle erbe, ditemi solo dove le devo cercare. Spiegatemi come sono fatte, ho anch'io un po' di conoscenze mediche, forse già le ho usate e riuscirei a trovarle più facilmente! Vi prego però, fate guarire il mio bambino... non ho che lui al mondo!"
Presi le mani di Zimail e le strinsi forte tra le mie. Ero davvero terribilmente preoccupata...

Guisgard
11-06-2011, 17.48.01
Zimail fissò Dafne e scosse il capo.
“Da sola in quel bosco è troppo pericoloso per voi, damigella!” Disse. “Ci sono banditi e in questa stagione molte tribù di bulgari abbandonano le loro terre per avventurarsi sui confini delle nostre, in cerca di oro, cibo e donne… andare da sola sarebbe una pazzia!”
Controllò di nuovo il piccolo Hubert.
“La febbre sta salendo di nuovo…” mormorò il vecchio “… capisco la vostra pena, ma se vi accadesse qualcosa chi penserebbe poi a vostro figlio?” Rivolgendosi di nuovo a Dafne. “No, damigella, desistete dal proposito di andare da sola in quel bosco…”

Guisgard
11-06-2011, 17.55.48
“E’ stato quel cane di Gouf ad uccidere mio fratello? E tu lo sapevi? Dannata strega, me la pagherai!” Disse Cimarow in preda ad un attacco d’odio. “Ma tanto la sorte di Gouf è segnata…” continuò con un ghigno di dolorosa ed inesorabile rassegnazione a ciò che aveva udito da Melisendra circa la morte di Nyclos “… quando Capomazda cadrà non saranno sacrificati solo capretti dai miei cavalieri!”
Respirò forte, quasi a darsi coraggio.
“Il mio alleato?” Ridendo. “Forse potrai uccidere me, ma non lui… lui è troppo potente… troppo…” accennò una nuova risata, ma una tosse convulsa glielo impedì.

Guisgard
11-06-2011, 18.13.27
Icarius giunse nella grande loggia dove erano custodite le statue raffiguranti gli eroi e gli Arciduchi di Capomazda.
Osservava quelle solenni immagini che incarnavano i più alti ed eterni valori di quelle terre.
Ed un sorriso beffardo sorse sul viso.
Tutto ciò che si trovava in quella loggia gli apparve lontano secoli dalla realtà di Capomazda.
Lapidi ed incisioni decantavano ovunque in quel luogo la magnificenza di quegli ideali, mentre invece il suo stesso ducato sembrava volerlo rinnegare.
Si accasciò e pianse amaramente.

Le lacrime rigavano il suo viso ed i suoi occhi erano divenuti vermigli per il dolore.
Ad un tratto avvertì qualcosa.
Una figura, simile ad un’ombra, ad un sogno, si muoveva fra le colonne marmoree della loggia.
Lui la riconobbe e si asciugò le lacrime, quasi imbarazzato per essere stato visto da lei in quelle condizioni.
“Oh, Talia…” disse Icarius.
“Sapevo di trovarti qui…” sorridendo lei “... solo in questo posto potevi sentirti al sicuro, Icarius… lo so...”
“Vorrei essere dove sei tu ora...”
“Ora non è possibile, cuore mio...”
“Perché? Io non capisco…”
Talia sorrise e si sedette accanto a lui.
“Ho fatto bene a venire, sai... ricordi la donna del Borgo Vecchio a cui chiedesti di preparare il pane senza sale di Sygma? Ne ha portato un pò per me stamattina... ed anche della marmellata.”
“Marmellata?” Ripeté Icarius. “Ai frutti di bosco?”
Talia annuì.
“Bene…” sussurrò lui “… è la più buona...”
Talia sorrise, poi disse:
“Perché sei qui? Dovresti essere al comando dei tuoi cavalieri...”
“Non sono adatto ad essere Arciduca…” mormorò lui “... non lo sono mai stato e non lo sarò mai…quando Izar, il mio fedele consigliere, è rimasto in silenzio davanti alle accuse di quel misterioso cavaliere, mi sono sentito franare il mondo sotto i piedi… mi sono sentito un estraneo, un fallito… ho fatto di tutto per essere degno del mio titolo, ma probabilmente non è stato abbastanza… e gente come Cimarow, che nasconde i suoi veri intenti dietro a false promesse di libertà, alla fine avrà la meglio...”
“Cosa farai ora?”
“Voglio andar via molto infretta da questo palazzo e da queste terre!” Esclamò lui. “Fuggire il più lontano possibile e dimenticare ogni cosa… sono solo uno sciocco che crede in grandi ideali come l’amore e la Fede, convinto che bastino a salvare il mondo… ma qui gli ideali non valgono più nulla…”
“E cosa dirai al tuo popolo?” Domandò Talia. “Alla gente che crede in te?”
“Ormai nessuno più crede in me!” Rispose Icarius. “Forse sarà un bene la mia fuga... sono stanco di tutta questa falsità… stanco...”
“Capisco…” fece Talia “… fuggire è facile… proverai a dimenticare tutto di nuovo, il tuo passato ed il tuo ruolo, per ricominciare una nuova vita... io credo che questa solenne loggia sarà la prima cosa ad essere distrutta quando Cimarow entrerà a Capomazda… del resto è solo una vuota esposizione di preziosi marmi senza alcun significato...”
Icarius la fissò.
“Dov’è mio marito? L’uomo che avrebbe sfidato il mondo per proteggere me e la sua gente? L’uomo che è tornato dal passato per portarmi via con lui e rendermi finalmente felice? Ricordo quando restavi rapito a fissare queste statue... quello era l’uomo che amavo...”
“Cosa dovrei fare? Sono solo contro tutti...” scuotendo il capo Icarius “… ho perso anche te…”
“Una volta mi leggesti un passo del Lancillotto in Prosa… <<ascolta sempre il tuo cuore>>, recitava quel passo… ed a dirlo fu il tuo cavaliere preferito...”
“Lancillotto…” sospirò Icarius.
“Ascolta il tuo cuore e da esso trarrai la forza per vincere i tuoi nemici e salvare il tuo mondo!” Lo esortò Talia. “Il tuo cuore, Icarius! Il tuo cuore, capace di conquistare il mondo intero…”

In quel momento Icarius si destò da quel sogno.
Era sui gradini marmorei dell’Ara dei Taddei, dove superbi bassorilievi raccontavano la grandezza di quella nobile stirpe.
Ripensò a Talia e sentì forte un senso di solitudine e malinconia.
Ma le grida che giungevano dal cortile lo riportarono alla dura realtà.
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Lady Dafne
11-06-2011, 18.19.53
"Ma allora come posso fare? Conoscete qualcuno qui che potrebbe recarsi nel bosco? Io non conosco molta gente qui... se ci fosse qulcuno che mi potesse accompagnare..."
Sospirai. Guardai Zimail e proseguii
"Se non diamo quelle erbe al piccolo, quali sarebbero le conseguenze?"