Il mio sonno fu turbato da profondi incubi, mi svegliai di soprassalto, quasi non ricordavo più dove mi trovassi, poi mi ripresi e mi guardai attorno, ancora indossavo gli abiti ma vidi che i miei bagagli erano stati portati nella stanza. Mi avvicinai allo scrittoio con la candela in mano, e mi accorsi che Angry aveva portato ciò di cui avevo bisogno per mettermi in contatto con i miei genitori.
Mia adorato padre, mia amata madre
molte cose strane sono occorse in questi giorni qui in terra d'Inghilterra.
Ho fatto la conoscenza con un giovane cavaliere, messer Lyo, un giovane che mi salvò la vita da dei gaglioffi. Ma soprattutto ciò che cambiò la mia vita fu l'incontro con Milord Carrinton, egli mi sta ospitando nella sua dimora di caccia, ovviamente egli dimora nel suo palazzo a Camelot. A mio servizio ci sono dei fedeli suoi servitori, quindi non dovete temere per me. Non ho mai voluto confessarvi che Lady Sophia con me è stata scortese, infatti quasi me ne sono andata da casa sua perchè offese il mio sangue irlandese e l'Irlanda intera, ella era solo interessata alla vostra rendita. Ora sarò io a provvedere ad essa, ringrazio voi madre per i bellissimi vestiti e gioielli che mi mandate, sapete benissimo che non amo andar per negozi, e ringrazio voi padre per quella catenina di diamante a forma di trifoglio, con un significato particolare. Mi mancate molto, vorrei potervi incontrarvi, sono nelle vostre mani. E ogni notizia potete mandarmi ne sarei lieta.
Con affetto e amore, vostra figlia Altea Costance O'Kenninghton.
Chiusi la lettera, la sigillai con la cera lacca e con uno stampino preso dal mio borsello impressi il simbolo del nostro casato. Ora dovevo farla recapitare ai miei genitori ma ci avrei pensato domani mattina.
La casa era avvolta nel silenzio, aprii la porta e mi incamminai scalza a curiosare nelle varie stanze, quando entrai in una stanza da letto sontuosamente arricchita con arazzi e appeso un ritratto di una donna bellissima, rimasi a bocca aperta davanti tale bellezza ma anche perplessa. Non sapevo se stessi facendo la cosa giusta, troppe cose stavano accadendo.