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Vecchio 12-08-2010, 02.31.23   #51
Guisgard
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"Non sono completamente d'accordo con una tua frase...
_“Mia signora…” rispose Icaro “… io non ho più un nome. L’onta e l’infamia lo hanno coperto. Vi farei un torto se lo rivelassi ora.”_
Il suo nome è stato ingiustamente coperto d'onta e d'infamia quindi rimane un nome di cui andare fieri... "
Si, è verissimo, milady
Icaro è stato colpito da un'ingiusta accusa e condannato pur senza avere colpa.
Chi lo ha accusato e screditato pubblicamente (perchè l'ingiustizia si fa forte nell'essere spesso gridata ad alta voce) non si è curato di ascoltare la sua versione dei fatti.
Tuttavia, il nostro eroe ben sa, ora che ne ha subito la furia, di quanto possa essere feroce l'ingiustizia umana.
E chi è stato tanto ingiusto ed inclemente verso di lui, non avrà certo remore a screditare chi, come Raleria in questo caso, possa dargli soccorso ed ospitalità.
Quindi, egli ora teme che la sua digrazia, per ingiusta che sia, possa recare danno anche a Raleria.
Icaro fa parte di quella categoria di uomini, ahimè sempre numerosa in ogni epoca, accusata e screditata dalla vigliaccheria e dalla malafede dei propri simili.
Ma uomini come lui, per fortuna, non perdono la nobiltà d'animo che li contraddistingue, rispetto alla miserevole indole dei propri calunniatori.
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Ultima modifica di Guisgard : 12-08-2010 alle ore 19.27.52.
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Vecchio 13-08-2010, 03.09.58   #52
Guisgard
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IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

XI

Icaro si svegliò dolcemente e subito sentì il suo fisico rigenerato da quel sereno riposo.
Si alzò e coprendosi con una bianca e profumata camicia di seta adagiata sul suo letto uscì dalla stanza.
Attraverso un ampio corridoio illuminato da raffinate e sottili finestre che si aprivano lungo le pareti laterali, giunse su una magnifica terrazza animata dalle più incredibili e profumate varietà di fiori esistenti.
Molte delle quali sconosciute al giovane.
Appena lo videro, alcune ancelle si ritirarono ridendo in maniera fanciullesca.
“Non badate a loro…” disse una voce proveniente dall’altra parte della terrazza “… in fondo sono giovani ed ingenue… e non hanno mai visto un uomo da vicino.”
A parlare era Raleria, seduta su uno sfarzoso seggio, intenta a tessere una variopinta tela dal gusto orientale.
“Quindi non vi sono altri uomini qui?” Chiese Icaro avvicinandosi alla donna.
“Questo vi impaurisce?” Chiese lei.
“Affatto.” Rispose lui. “Perché dovrebbe?”
Il vento soffiava con mitezza, rendendo fresca e gradevole quella mattinata.
La vista da quel terrazzo era meravigliosa.
Lo sguardo poteva abbracciare una sterminata distesa blu che sembrava perdersi in un orizzonte senza fine.
Da lontano si intravedevano lunghi e sfocati promontori che scendevano a picco sul mare ed il cielo sembrava or ora volersi unire a quello straordinario scenario.
“Questo posto è un incanto.” Disse Icaro.
“Si, gli antichi greci lo ritenevano uno dei posti più belli al mondo.” Rispose Raleria, sempre intenta a tessere la sua tela.
“Monte di Miseno… non l’ho mai sentito nominare…”
“Di dove siete originario?” Chiese Raleria.
“Delle terre toscane.”
“Conosco quei luoghi… sono straordinariamente belli…”
“Si…” disse Icaro chinando il capo.
“Da lì era salpata la vostra nave?”
“Non era mia, milady.”
“Eravate a bordo di quella però.”
“Io non sono né un marinaio, né un mercante, mia signora.”
“Infatti non mi sembrate tipo per simili mestieri.”
“E non sono nemmeno un soldato.”
“Perché mi dite tutto questo?” Chiese Raleria, senza smettere di tessera la sua tela.
“Perché vi devo la vita e non voglio mentirvi o recarvi danno.”
“Recarmi danno?” Ripeté la donna. “Non vedo come potreste.”
“Celandovi la mia vera identità.”
“E questo potrebbe nuocermi?”
“Si…” rispose Icaro “… al vostro onore.”
“L’onore…” ripeté la donna “… è un concetto molto astratto ed individuale, non trovate?”
Icaro l’ascoltava in silenzio.
“Per un cavaliere attaccare un nemico disarmato” continuò a dire lei “è un’onta, un’azione da vigliacchi. Mentre invece per un samurai giapponese è possibile uccidere un uomo disarmato mozzandogli il capo con un colpo solo. Questo salva loro l’onore. Come vedete, ai due estremi del mondo l’onore assume significato e valore diversissimi.”
“Milady, chi siete veramente?” Chiese Icaro in qualche modo rapito dall’indole di quella donna.
“Parlavamo di voi, se non erro…”
“Si, scusatemi…” sussurrò Icaro col capo chino “… io sono… sono… un galeotto, un condannato, un esiliato dalla propria città…”
“Si, lo so.” Disse lei alzandosi in piedi ad ammirare la sua tela. “Non trovate che sia splendida?” Chiese mostrando al giovane quella tela.
“Lo sapevate già? Ma come?”
“Avevate ancora i segni delle catene sui polsi e sulle caviglie quando le mie ancelle vi hanno raccolto.”
Si avvicinò poi al bordo della terrazza e lasciò che il vento soffiasse tra i suoi biondi e morbidi capelli.
Poi si voltò verso Icaro e lo inebriò col suo incantevole e caldo sorriso, che per un momento offuscò la straordinaria bellezza del paesaggio circostante.


(Continua...)
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Vecchio 13-08-2010, 11.03.24   #53
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Occorrerà anche a lui tanto tempo per partire?
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Vecchio 14-08-2010, 03.10.47   #54
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IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

XII

Quella donna, i suoi occhi, il suo sorriso, la sua voce, i suoi modi.
Aveva qualcosa.
Un qualcosa di misterioso, che affascinava, attraeva.
Quella donna possedeva una sensualità sconosciuta ad Icaro.
Era così diversa da tutte le altre.
“Quella è l’antica Cuma…” indicò Raleria “… secondo la tradizione lì approdarono i primi navigatori greci che raggiunsero l’Italia. Prima ancora della nascita di Roma.”
Icaro ascoltava rapito quella donna e la sua melodiosa voce.
“Ma prima ancora” continuò lei “giunsero sull’isola d’Ischia. E’ quella che vedete laggiù.”
“E’ meravigliosa…” disse Icaro “… tutto questo luogo è magico.”
Poi, indicando un’isoletta che sorgeva proprio tra la costa ed Ischia, Chiese:
“E’ quella? Sembra una piccola striscia di terra in mezzo al mare.”
“Quella è l’isola di Procida.” Rispose Raleria. “E’ sede di pescatori, nulla più.”
“Vedo un isolotto tra quelle due isole…”
“Si, ma è disabitato.” Rispose quasi con indifferenza Raleria. “Non vi è nulla lì.”
“Avrà pure un nome quell’isolotto?”
“Vivara…” rispose quasi con fastidio Raleria.
E ritornò a sedersi, riprendendo a tessere la sua tela.
Icaro fu molto colpito da quell’atteggiamento della donna.
In un attimo sembrava aver mutato il suo umore.
La sua solarità si era di colpo offuscata.
“Ho detto qualcosa che non dovevo?” Chiese candidamente Icaro.
“Affatto.” Rispose di getto la donna. “Non vedo cosa avreste potuto dire di male.”
Icaro tornò a fissare il panorama.
“Mi sento meglio…” prese a dire il giovane “… ho voglia di camminare. Vorrei uscire dal palazzo e visitare un po’ questi luoghi. Vi dispiace?”
“E perché mai dovrebbe dispiacermi?” Chiese lei tornando a sorridere. “Del resto non sono Circe e voi non siete Ulisse.”
“Allora verreste con me a passeggiare?”
La donna lo fissò divertita.
“Un posto come questo è sprecato se contemplato da lontano, non trovate?”
“Massì…” rispose la donna “… perché no. Darò ordine alle mie ancelle di preparare la carrozza.”
“Ma no, perché?” Ribatté Icaro. “E’ una giornata meravigliosa in una natura incanta. L’assaporeremo camminando tra le scogliere fiorite ed i promontori verdeggianti.”
“Raramente esco senza la mia carrozza.”
“E di cosa avete paura?” Chiese Icaro. “Ora siete con me.” E rise con fare sicuro di se.
La donna gli sorrise.
“E sia…” rispose riponendo in una cesta la sua tela “… oggi mi farete da cavaliere.”
“Ne sarei onorato.”
“Ma è scortesia per un cavaliere” disse la donna “celare il proprio nome ad una dama.”
“Avete ragione” rispose Icaro “e benché per molti ora esso è sinonimo di tradimento e vergogna, non ve lo negherò… il mio nome è Icaro…”
“Un bellissimo nome.” Rispose lei sorridendo.
E poco dopo, i due lasciarono il palazzo.
Vi era una stradina, contornata da lussureggianti piante che sembravano racchiuderla come a proteggerla dal resto del mondo.
Quando l’ebbero imboccata, Icaro e Raleria si ritrovarono a scendere in una piccola ma boscosa insenatura che, attraverso un piccolo sentiero scavato nella roccia, permetteva di calarsi lungo i pendii del monte.
Giunsero così presso una piccola grotta che dava con la sua apertura sul golfo.
“Non credo potrò mai abituarmi allo splendore di questa terra.” Disse Icaro perdendosi ad ammirare lo scenario che li circondava.
Ma, ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione.
“Avete visto, laggiù?” Chiese indicando un punto lontano. “Verso quell’isolotto… Vivara! Guardate… non vedete nulla?”
“Nulla.” Rispose freddamente lei.
“Eppure… eppure mi è sembrato di vedere un riflesso proveniente da lì…”
“E’ stato solo frutto della vostra immaginazione.” Rispose la donna.
“Eppure sono sicuro di averlo visto…”
“Forse un’illusione dovuta al Sole.”
“Ed io giurerei di averlo visto davvero…”
“Quel luogo è disabitato da tempo. Il caldo vi ha giocato un brutto scherzo.” Lo interruppe lei. “Ora, vi prego, torniamo al palazzo… mi sento stanca…”
E i due ritornarono nella signorile dimora di Raleria.
Ma quella passeggiata aveva lasciato una strana inquietudine nel cuore di Icaro.


(Continua...)
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Vecchio 16-08-2010, 00.42.24   #55
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sarò anche prevenuta, ma a me questa Raleria mica convince tanto...
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Vecchio 16-08-2010, 03.21.38   #56
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IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

XIII

I giorni trascorrevano pigri e lenti, in quello straordinario scenario d’altri tempi.
Icaro oziava tra il palazzo, il suo sfarzo e lunghe passeggiate tra verdeggianti giardini traboccanti di agrumi e fiori di esotici e vivaci colori.
Quella nobiliare dimora aveva un’infinità di stanze che sembrava impossibile non solo visitarle tutte, ma anche solo contarle.
I grandi cortili erano animati da classicheggianti fontane che generavano giochi d’acqua di strabiliante effetto e da marmoree statue, raffiguranti personaggi dell’antica mitologia greco romana.
Icaro trascorreva così le sue lunghe giornate, abbandonandosi agli incanti di quel luogo e all’illusione di eterna serenità che sapeva emanare.
In breve gran parte dei suoi sogni di un tempo sembravano essere svaniti.
Pensava sempre più raramente a cosa avrebbe fatto domani o domani l’altro e non riusciva più ad immaginare la sua vita lontana da quel palazzo.
In certi momenti, quando si fermava a guardarsi dentro, si sentiva spento, apatico, come se le avversità della vita l’avessero fiaccato.
In altri momenti invece, quando si sentiva troppo stanco anche solo per pensare, tutto gli appariva superfluo.
Del resto, si diceva, qui aveva tutto.
Cibo, tranquillità, bellezza e sicurezza.
Raleria, per misteriosa ed enigmatica che appariva, era una splendida padrona di casa, colta ed affascinante, e spesso accadeva che i due trascorressero diverso tempo sul la grande terrazza a leggere e commentare opere classiche di cui Icaro ne ignorava da sempre l’esistenza.
Il giovane sentiva una strana attrazione per quella donna.
La sua bellezza appariva agli occhi di Icaro variegata in mille e più sfaccettature.
Era come se conoscesse quella donna da sempre.
E benché ne fosse molto attratto, mai si era abbandonato ad un complimento ambiguo o ad un effimero corteggiamento.
In realtà non conosceva neppure la stanza dove Raleria trascorreva la notte.
E si chiedeva spesso se quella bellissima donna avesse o meno rapporti con altri uomini.
Ma non diede mai sfogo a queste sue domande, che restarono sempre custodite nel suo cuore.
Trascorse così un intero anno.
Fino a quella mattina di Settembre.
Icaro era sulla terrazza a fissare l’orizzonte lontano, quando di nuovo, ad un anno di distanza, rivide quel riflesso sull’isolotto di Vivara.
In un primo momento ritenne quella cosa frutto di qualche gioco di luce, ma dopo alcuni istanti un secondo riflesso fu emanato dallo stesso punto.
“Forse vi è qualcosa in quel punto…” pensò “… forse una roccia di granito o quarzo, resa liscia e levigata dal Sole.”
Ma poi, fissando sempre quel punto dell’isolotto, si accorse che qualcosa stava prendendo fuoco.
Una leggera ma chiara colonna di fumo cominciò a sollevarsi, sospinta dal vento.
Icaro cercò di capire, ma l’isolotto era abbastanza distante per comprendere bene cosa stesse accadendo.
Restò allora a fissare quel fumo lontano per tutto il pomeriggio, fino a sera, quando finalmente quel fuoco si spense.
La sera a cena Icaro apparve silenzioso e visibilmente distratto.
“Cosa avete?” Chiese Raleria. “Forse la cena non è di vostro gradimento? Mi sembrava di ricordare che il pesce vi piacesse molto.”
“E’ squisito, mia signora…”
“Allora cosa vi angustia?” Domandò lei. “Forse la nostalgia per la vostra lontana terra?”
“Mi diceste, una volta…” prese a dire Icaro “… che l’isolotto di Vivara era disabitato…”
“Infatti.”
“Eppure oggi c’era qualcosa su quella terra.”
Raleria smise di mangiare e fece cenno ad una delle ancelle di portare via il suo piatto.
“La cosa ha qualche importanza per voi?” Chiese sorseggiando dal suo calice.
“Mi incuriosiva, tutto qui.”
“Si, è disabitata.” Aggiunse lei. “Però questo non impedisce a qualche pescatore o pirata di approdare di tanto in tanto. Lo trovate tanto strano?”
“Affatto. Sarà come dite.”
“Non vi piace più stare qui?” Chiese lei come vinta da una strana inquietudine.
Icaro la fissò.
“Al mondo c’è anche altro…” rispose.
“Certo” disse lei “e voi ne avete avuto prova. Siete fuggito dalla morte ed avete trovato qui la vita.”
“Milady, vorrei una barca per domani.”
“Perché mai?” Chiese lei stupita e vagamente preoccupata.
“Vorrei visitare Vivara.”
“Non è un posto sicuro.” Disse lei. “Come detto è frequentata anche dai pirati. Se volete, potremmo visitare Procida o Ischia, luoghi decisamente più ospitali e piacevoli.”
“Col vostro permesso, mia signora, vorrei visitare Vivara” Precisò con tono fermo Icaro. “E farlo da solo.”
“Perché mai questa assurda volontà?”
“Perché mi sento come se avessi dormito per un anno.” Rispose Icaro. “Voglio destarmi da quest’apatia.”
Raleria lo fissò con attenzione. E qualcosa di misterioso attraversò i suoi occhi.


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Vecchio 16-08-2010, 18.17.22   #57
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Milady, se ci sarà una Penelope ad attenderlo, ogni eroe degno di questo nome ritornerà primo o poi a casa
Vedremo se il nostro Icaro ci regalerà un ritorno degno dei mitici Nostoi greci
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Vecchio 16-08-2010, 18.48.29   #58
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E' per l'appunto quel 'prima o poi', sir, che mi turba!
Comunque, aspetterò fiduciosa l'happy ending!
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Vecchio 16-08-2010, 19.01.40   #59
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Milady, da esperto conoscitore di materia eroica (modestamente... ) posso dire riguardo alle perplessità che avete espresso, che solitamente gli eroi sono di due tipi:

1) Alla Perseo, cioè fedeli ed innamoratissimi della propria donna.
2) Alla Teseo, cioè farfalloni e dannaioli incalliti e senza speranza.
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Vecchio 17-08-2010, 00.44.55   #60
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...e il vostro Icaro a quale delle due categorie viene associato?
No, via, scherzavo... era davvero una domanda retorica questa!!
Ripeto... attenderò con ansia l'happy ending in quel di Toscana, anche se temo sia ancora lontano!!
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