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Vecchio 02-04-2014, 03.15.15   #1
Guisgard
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La moneta d'oro e il credito d'Amore illimitato

L'Amore è simile ad un giovane che riceve una moneta d'oro purissima.
Una moneta senza traccia di ferro o piombo al suo interno e col volto del re impresso su di essa.
Una moneta dunque che nessuno può rifiutare, essendo raffigurato il re e che per il suo immenso valore non è possibile scambiare.
Una moneta che finisce per concedere al giovane un credito illimitato presso qualsiasi individuo e bottega, per acquistare tutto ciò che desidera, senza vedere mai diminuire il suo straordinario patrimonio...



Un nobile signore un giorno, per mettere alla prova le abilità e l'onestà di tre suoi servitori, consegnò loro tre monete d'oro, col volto del re impresso su di esse.
Tre monete dunque dal valore inestimabile, essendo di oro purissimo e impossibili per legge da rifiutare, in quanto recanti l'immagine del sovrano.
“Vi affido queste monete” disse il nobile ai tre servi “affinchè le facciate fruttare senza farne diminuire il valore o perderle. Ritornerò fra un mese esatto e alla scadenza di ciò tornerete da me per rendere conto del vostro operato.”
Detto ciò, l'uomo congedò i tre servitori.
Ognuno allora decise di comportarsi secondo la propria indole ed il proprio cuore.
Il primo servitore, credendosi furbo, cominciò a raschiare la moneta, ricavandone polvere d'oro da conservare per sé e presentandosi presso mercanti ed artigiani con un patrimonio che, sebbene di fatto apparisse immutato, in realtà valeva molto meno del suo potere d'acquisto.
Ma scoperto il suo trucco, alcuni mercanti lo consegnarono al giudice che lo condannò poi all'impiccagione.
Il secondo servitore invece, essendo disonesto, decise di fondere la preziosa moneta, ottenendone monete più piccole che coniò mischiando all'oro del piombo e del rame fuso.
Conservò allora le monete nella sua borsa e lasciò la città, deciso a farsi una nuova vita con quella fortuna.
Ma durante la strada incontrò dei briganti che lo derubarono e lo percossero a morte.
Il terzo servitore, infine, essendo di animo semplice e di sentimenti puri, riconoscendo di non avere esperienza e conoscenza per far fruttare un simile tesoro, conservò la moneta in attesa che il suo padrone ritornasse.
La sua unica preoccupazione era infatti quella di non perdere la moneta.
Alla fine della giornata però, vinto dalla fame, decise di entrare in una locanda.
Si fece così servire ogni tipo di pietanza, innaffiata con del buon vino, mangiando fino a saziarsi.
Quando il locandiere gli presentò il conto, non sapendo cosa fare, il giovane servitore mostrò all'uomo la sua moneta d'oro.
“Avete da cambiare spero...” mormorò il servo.
Il locandiere guardò e riguardò l'incredibile moneta, quasi incredulo di ritrovarsi fra le mani quell'indicibile tesoro.
Si scusò allora col giovane, in quanto, avendolo scambiato per un perdigiorno, gli aveva servito cibo e vino non certo all'altezza della sua locanda.
Per questo gli offrì un credito illimitato presso la sua locanda, pregandolo di ritornare ancora.
E uscito da quella locanda con ancora la meraviglia per ciò che era successo, il giovane servo decise di battere il ferro finchè caldo.
Si recò allora in una ricca sartoria per acquistare abiti nuovi e soprattutto caldi.
Nel vederlo così, con quell'aria da miserabile, il sarto ed i suoi garzoni gli rifilarono abiti usati e rappezzati, che forse neanche un giullare avrebbe accettato di indossare.
Tuttavia l'intera faccenda mutò all'improvviso, quando il servo mostrò la moneta per pagare quei miseri vestiti.
Il sarto, credendo di trovarsi di fronte ad un conte o ad un duca, sfilò letteralmente quegli stracci da dosso al giovane, ordinando ai suoi apprendisti di prendere per filo e per segno le misure di quell'onorevole cliente.
Alla fine gli cucirono su misura un abito degno di un aristocratico, che conferiva tutt'altro aspetto al giovane squattrinato.
“Quanto al pagamento” fece il sarto “esso è di certo l'ultimo dei nostri pensieri, milord. Lo salderete con comodo, magari dopo che avremo preparato per voi tutto ciò che occorre al vostro soggiorno in città. Mi riferisco ad abiti di cerimonia e di ricevimento, passando poi per quelli adatti a cavalcare ed andare a caccia. Non mancheranno naturalmente quelli da parata, da festa e tutto il corredo necessario ai vari impegni di società che Sua Signoria sarà poi chiamato a soddisfare.”
Il servo era sempre più incredulo per quegli accadimenti.
Si convinse allora di cavalcare con determinazione quell'inaspettata fortuna e decise di prendere in affitto un alloggio.
Dopotutto doveva pur abitare da qualche parte in attesa di vedere il suo padrone ritornare.
All'inizio tentò di prendere una piccola cameretta in una dimenticata soffitta, giusto per avere un tetto sulla testa.
Ma i suoi abiti sfarzosi, l'interesse che suscitava nell'attraversare le strade e soprattutto quella moneta d'oro che si portava dietro, in breve e senza quasi che se ne accorgesse, fecero ritrovare il giovane in una sontuosa villa che fino ad un mese prima era appartenuta ad un nobile signorotto straniero.
Ovviamente nella villa erano compresi paggi, valletti e governanti, oltre a stallieri, cocchieri e giardinieri.
In pratica, in pochissimi giorni, tutti ormai conoscevano quel nobile giovane dalle enormi ricchezze.
Questo perchè, vedendo al momento del pagamento quella moneta, nessuno era in grado di cambiarla o di rifiutarla, facendo sì che il giovane servo godesse presso tutti i maggiori esercizi cittadini di un credito praticamente illimitato.
E tutto ciò spinse i nobili e i ricchi della città a gareggiare per accaparrarsi la presenza di quello che credevano essere un ricchissimo aristocratico.
Così, il giovane servo, cominciò a frequentare i migliori ambienti di quella comunità e a conoscere le persone più in vista ed importanti.
E a contatto con questo mondo, per lui fino ad allora sconosciuto, cominciò ad apprendere cose che aveva da sempre ignorato, come le arti, la politica e l'economia.
E più discuteva di queste cose, più realizzava quanto in realtà fosse effimera la sua felicità.
Egli infatti non aveva nulla se non un credito fittizio pronto a svanire come neve al Sole al ritorno del suo padrone.
E quando ad una di queste feste vide un'incantevole ragazza, di cui s'innamorò subito perdutamente, in lui maturò ancor più l'insoddisfazione per la sua miserevole condizione.
E per questo non osò presentarsi a lei, nonostante per tutta la sera i loro sguardi si rincorsero senza sosta.
Ma alla fine, spronato dall'amore che provava verso quella nobile ragazza, decise di tentare la fortuna.
Quella vera e duratura.
Entrò così in affari con alcuni onesti ma sfortunati borghesi che aveva conosciuto in una delle feste nelle nobili dimore che ora frequentava.
Costoro avevano impegnato ingenti capitali nell'acquisto di terre messe all'asta dal demanio regio, tuttavia senza però vedere i propri capitali levitare.
Il giovane servitore, con la reputazione ed il buon nome che la moneta gli aveva fatto guadagnare, garantì per i suoi compagni, fornendo loro la possibilità di acquistare a credito altri terreni.
In breve i loro affari fruttarono, ritrovandosi così a guadagnare non poco profitto da quelle terre.
Ora il giovane possedeva davvero un patrimonio.
E allo scadere del mese, ritornato il padrone, il servitore si presentò a lui con la moneta.
E nel vederlo abbigliato come un gran signore, il padrone restò favorevolmente sorpreso.
“Essendo riuscito a far fruttare ciò che ti avevo affidato” fece l'uomo “meriti una ricompensa.”
“Mio signore, non chiedo nulla.” Disse il servo. “La vostra fiducia mi ha permesso di trovare la mia fortuna e ve ne sarò grato per sempre.”
In quel momento entrò nella stanza la ragazza di cui si era innamorato e con sorpresa scoprì essere la nipote del suo padrone.
“Mio signore...” mostrando un inchino al suo padrone “... se davvero volete offrirmi qualcosa, allora vi chiedo la mano di vostra nipote, che io amo più della mia stessa vita. E se non ho osato dichiararmi a lei prima è solo per pudore della mia condizione servile.”
Il padrone, allora, compiaciuto non solo acconsentì al matrimonio, ma rese la libertà al giovane servitore.
E in dono, come dote, lasciò ai due amanti quella moneta d'oro, che il giovane conservò gelosamente.
Poiché essa era riuscita a fargli guadagnare il più grande tesoro del mondo: l'Amore.
E l'Amore è proprio simile a quella moneta.
L'Amore infatti, donato ad ogni suo devoto, è in grado di concedere un credito illimitato presso la Gioia e tutte le cose di questo mondo.



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Vecchio 02-04-2014, 08.07.12   #2
Taliesin
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Cavaliere dell'Intelletto...
Come sempre il vostro acumne unito ad una rara sensibilità difficilmente riscontrabile nella natura dell'uomo, tra i bastioni sonnecchiosi della notte e le rugiade del mattino, ha regalato un'altra perla caduta come per caso dalla vostra preziosa bisaccia, e come per magia, una storia apparentemente lontana nel tempo e nello spazio, è strettamente legata alla materialtà di quest'epoca bizzarra come un dannato bisogno...

Taliesin, il Bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
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Vecchio 02-04-2014, 13.42.05   #3
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Oh, milord.. Non mi stancherò mai dei vostri scritti, delle metafore sempre nuove che usate per descrivere quanto di più bello esista al mondo...
Avete ragione, anche questa volta, Amore dona tutto questo..
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Vecchio 02-04-2014, 14.57.11   #4
Altea
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Grazie per questo prezioso dono sir Guisgard..
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

"I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam)

"La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea
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Vecchio 05-04-2014, 02.24.18   #5
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Taliesin: si, un bisogno, mio buon bardo.
Perchè l'amore questo è, un bisogno.
Anche se, ahimè, quelli come noi che lo credono davvero sono spesso etichettati come sognatori, idealisti, addirittura visionari.
Insomma dei folli.
Ma cosa dire?
Benedetta la follia allora!
Ed io sono onorato e lieto di ammattire insieme a voi e a tutti coloro che vivono solo per cercare quel bisogno

Lady Clio: ed io, milady, non mi stancherò mai di raccontarli...

Lady Altea: Amore, milady, è un dono per tutti...
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Vecchio 06-04-2014, 19.05.02   #6
elisabeth
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Avete scritto una bellissima storia Sir Guisgard, che insegna a riconoscere l' Amore....e ad averne la giusta ricompensa....

Dovremmo imparare a non catalogare e ad etichettare questo meraviglioso sentimento.....l'Amore e' tante cose.....ed spesso...la follia e' quel margine che dopo il sogno ci regala Amore.....

Grazie ancora Sir Guisgard
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Vecchio 10-04-2014, 02.21.23   #7
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Milady, parlare d'amore abbellisce qualsiasi storia.
Non ho dunque tutto questo gran merito.
La morale di questa storia ci insegna che davvero ad un innamorato viene fatto un grande dono, poiché col suo amore può acquistare qualsiasi meraviglia di questo mondo.
Soprattutto la Gioia, ossia la felicità vera.
Ed essa non può essere acquistata con nessun'altra moneta, se non quella che appunto reca impresso il volto di messer Amore.
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Vecchio 08-05-2014, 11.30.32   #8
MESSER_MITE
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MESSER_MITE è sulla buona strada
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Amare, per un grande amore, per la vita oltre la vita fino in paradiso
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