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Vecchio 04-05-2010, 17.08.01   #1
lady rainbow
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lady rainbow sarà presto famoso
Il castello di Lagopesole...

Itinerario suggestivo nel cuore della provincia di Potenza,il castello-residenza (alternativamente citato nei documenti come castrum e domus) è generalmente attribuito a Federico II (dal 1242 al 1250, forse il suo ultimo sforzo costruttivo), benché più plausibilmente eretto su precedente costruzione normanna. La pianta rettangolare lo allontana,però, dall'esagono figura classica adottata nel periodo di Federico II. Nella “lettura” del castello di Lagopesole si distinguono due complessi, uno prettamente residenziale e l’altro di carattere militare, quest’ultimo di probabile fondazione normanna. L’insieme si articola su una forma rettangolare allungata, plausibilmente funzionale all’adattamento al terreno che offre una scarsa superficie ed una forte pendenza su ogni lato. Il paramento murario esterno è caratterizzato dalla massiccia compattezza della superficie bugnata, interrotta soltanto dall’ingresso presente sul versante occidentale (ricavato presumibilmente in epoca angioina in corrispondenza della torre angolare nord-occidentale dell’impianto pre-svevo), e protetto da due avancorpi simmetrici. All’interno, gli spazi sono scanditi da due cortili; gli ambienti residenziali si raccolgono su due livelli e su tre lati intorno a quello maggiore, nella zona settentrionale dell’edificio.
Nel salone occidentale del piano superiore (il cosiddetto “salone dell’imperatore” – per distinguerlo da quello “dell’imperatrice”, sul lato nord – affacciato all’esterno sul fronte dell’ingresso principale) si possono ancora ammirare le raffinate sculture dei capitelli e delle mensole di sostegno delle originarie coperture, con i loro motivi osservati quasi “in presa diretta” dal repertorio della natura (gelso e cerri, uva e fichi, uccelli svolazzanti, orsi e cinghiali), a riproporre un intento già manifestatosi nella compilazione del famoso De arte venandi cum avibus, il trattato di ornitologia e falconeria che è lo specchio fedele dei molti e variegati interessi dell’imperatore in materia di caccia e di fenomeni naturali.




















Insolita è, al centro del cortile minore, la presenza del robusto torrione quadrato, il donjon, la cui posizione leggermente ruotata e disassata in relazione all’impianto confermerebbe l’ipotesi di una preesistenza di età normanna a destinazione specificamente militare. Detta torre contiene all’interno due soli ambienti, quello a livello superiore dotato di servizi igienici ricavati nello spessore dei muri, ed un vano inferiore dotato di cisterna. L’ampliamento, e non quindi la costruzione ex novo, sarebbe testimoniato anche dalle differenti estensioni dei due cortili interni, mentre ad un intervento sicuramente angioino è da attribuire la presenza della cappella, ricavata forse da una precedente torre (la torre angolare nord-orientale dell’impianto pre-svevo), e mai presente nelle progettazioni federiciane. A tale cappella, che conserva nella zona absidale resti di affreschi, si accede attraverso un portale ornato da denti di sega (motivo decorativo tipico dell’età angioina in Puglia – si vedano i portali laterali delle cattedrali di Bitonto e di Altamura, in provincia di Bari).

Le dimensioni imponenti del castello di Lagopesole, notevolmente maggiori rispetto ad altre costruzioni (e allo stesso castello di caccia di Gravina) funzionali per le loro caratteristiche alle esigenze della sosta e di soggiorni prolungati, nonché la scelta del sito, inducono a pensare che Federico avesse progettato e coscientemente voluto Lagopesole proprio come residenza di caccia, e lo confermerebbe il fatto che il figlio Manfredi vi soggiornò a lungo negli anni del suo breve regno.



LEGGENDE LEGATE AL CASTELLO.


Le orecchie dell’imperatore

Le leggende della valle di Vitalba raccontano che Federico I Barbarossa, in vecchiaia, si ritirò nel castello di Lagopesole, afflitto da una deformità congenita che lo costringeva a nascondere delle orecchie allungate e puntute sotto una fluente capigliatura.
Affinché nulla trapelasse di questa imbarazzante situazione, i barbieri chiamati nella sua dimora e incaricati di raderlo, al momento di lasciare il castello incappavano in un apposito e letale trabocchetto approntato in una torre alla fine di un lungo corridoio.
La tradizione, pur senza riferirne il nome, racconta che un giovane barbiere, forse meno sprovveduto degli altri, riuscì a sfuggire all’agguato mortale, e ad aver salva la vita a patto che non avesse fatto parola di quanto a lui noto riguardo alla deformità dell’imperatore. La promessa venne mantenuta
.... in parte: il barbiere ci teneva alla pelle, fors’anche a mantenere la parola data, ma cercava uno sfogo per quel segreto straordinario. Lo trovò in un luogo isolato delle campagne di Lagopesole, scavando una profonda buca nel terreno, e gridandovi a squarciagola la storia che nessuno doveva conoscere.
Dopo qualche tempo, in quel luogo, crebbero delle canne che, agitate dal vento, rimandavano il segreto dell’imperatore ai quattro angoli della terra come una canzone: “Federico Barbarossa tène l’orecchie all’asinà a a a a ...”! Strano a dirsi, ma è un famoso ritornello ripreso in tanti canti popolari di questa zona
......
Chi non crede alle storie soffiate nel vento, può sempre accontentarsi di osservare la mensola in forma di testa maschile scolpita sul donjon del castello sopra il suo ingresso: è una testa coronata, con due grandi orecchie a punta in bella vista, in cui la tradizione riconosce ancora una volta il nonno di Federico II, istituendo per quel poco lusinghiero attributo addirittura un parallelo con re Mida.


Il pianto della regina

Si dice vi siano notti, a Lagopesole, specie quando la luna è piena e con il suo chiarore diffuso sigilla rumori e colori rendendo immobile la campagna circostante, nelle quali una luce più intensa appare e scompare in corrispondenza del castello, accompagnata da lamenti, invocazioni e singhiozzi disperati.
Si dice anche sia Elena degli Angeli, la principessa venuta dal mare, la sposa felice di Manfredi di Svevia, che torna nel luogo che vide la sua felicità, ma anche la sua resa, a cercare il suo amato e i suoi figli perduti per sempre.
Si dice ancora che negli angoli della campagna meno illuminati da quella luna Manfredi, all'oscuro di tutto, vaghi anch’esso alla ricerca ormai inutile e vana della sua felicità perduta, su un magnifico cavallo bianco e avvolto da un lungo manto verde, e lo si possa incontrare aggirandosi intorno al castello.


FONTE:www.stupormundi.it/lagopesole.htm


Mi piace sognare ad occhi aperti e questo castello è misterioso,imponente e si trova in una Regione baciata dal sole...da visitare ve lo consiglio e sono sicura che ne rimarrete affascinati quanto me..
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lady rainbow
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