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Vecchio 02-12-2012, 23.09.34   #31
Clio
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Un racconto che, inizialmente, sembra fresco e dinamico, ma che poi conduce oltre, nell'animo, nelle paure e nelle speranze.
Come scenario mi ha ricordato un po' quei cartoni animati giapponesi, con protagonisti impegnati ad affrontare le emozioni e le sensazioni di ogni giorno, tra paure, responsabilità e sogni.
E poi fa pensare quella frase... “la magia dei sogni non è viverli, non realizzarli...”
Ma forse le due cose non sono poi così diverse.
Forse i sogni si realizzano solo quando riusciamo a viverli.
Chissà.
Grazie per questa bella storia, milady.
Vi faccio i miei complimenti
Sono felice, Milord che abbiate apprezzato e compreso il mio racconto..
Già dicendomi che appare "fresco e dinamico" mi avete fatto un gran complimento.. Ma poi vedo che avete inteso la natura più profonda di ciò che ho scritto, e questo non può che farmi piacere...

Concordo con voi sull'interpretazione di quella frase.. a volte ci si dispera perchè un progetto in cui credevamo è andato in fumo.. e solo il tempo insegna che il fatto stesso di averlo vissuto, anche solo per poco tempo, significa averlo realizzato, perchè lo porteremo sempre con noi..

Interessante lo scenario dei cartoni animati.. non mi sarebbe mai venuto in mente..

Grazie dunque di aver letto queste mie parole, e ancor di più per avermi lasciato il vostro pensiero..
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Vecchio 03-12-2012, 20.08.12   #32
Altea
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Ho letto con piacere questo racconto, molto particolare..si..io convengo invece che se un desiderio o un sogno non venga vissuto o sognato sarebbe come non aver mai provato a realizzare ciò che desideriamo, indipendentemente dal risultato.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

"I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam)

"La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea
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Vecchio 03-12-2012, 23.36.04   #33
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Ho letto con piacere questo racconto, molto particolare..si..io convengo invece che se un desiderio o un sogno non venga vissuto o sognato sarebbe come non aver mai provato a realizzare ciò che desideriamo, indipendentemente dal risultato.
Sono molto lieta, Milady, che abbiate letto con piacere le mie parole...

Vi ringrazio immensamente per il commento che avete lasciato...
In effetti, avete aggiunto un ulteriore spunto alla riflessione: l'importanza di sognare e di lottare per i propri sogni...

Attività, quest'ultima, che , a parer mio, ci spinge ad andare avanti ogni mattina.. Abbandonare i nostri sogni significa, a mio modesto parere, tradire la propria anima..

Già, ciò che conta è lottare per loro, sognarli, viverli.. "indipendentemente dal risultato"...
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Vecchio 28-02-2013, 02.41.59   #34
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"Sorelle di Storia"

Questo racconto è, in realtà, un regalo.

Lo avevo programmato da più di un mese ma il fato, come spesso avviene, ci ha messo un po' del suo.
Per giorni e giorni, intere settimane, non sono riuscita a scrivere una sola parola, pur avendo chiaro in testa il contenuto e la struttura del mio componimento.
Così, il fatidico giorno in cui avevo programmato di consegnare questo testo alla mia amica è arrivato, senza che io avessi pronto nulla.
Ad oggi, però, sono ben felice che sia andata così. Sono felice per due motivi.
Uno banale: il titolo di questo componimento, in verità, l'ha coniato l'ignara destinataria.
L'altro più profondo: quel giorno, così importante e significativo in cui avrei voluto consegnarle il regalo, sarebbe mancato nel racconto.

Vi chiederete perchè vi annoio con queste sciocchezze. In realtà vorrei solo portare il mio piccolo esempio quotidiano, perchè mi sono resa conto spesso che da un imprevisto, o da un evento che non va come vorremmo nasce poi qualcosa di ancora più bello e inaspettato.
Era solo questa piccola riflessione che volevo condividere con voi, augurandovi che dietro ogni imprevisto si nasconda una nuova opportunità.

Mi fa molto piacere condividere con voi questo scritto, a cui tengo molto.
Infondo, è grazie a Camelot che ho ripreso a scrivere così tanto.
E non sapete quanto sia importante per me!


"Sorelle di Storia"



Abbiamo tutti quella zia che, puntualmente, ad ogni riunione familiare pronuncia la fatidica domanda: “La scuola come va?”.
Ci sono momenti in cui vorremmo scaraventarla fuori dalla finestra, altri in cui invece esponiamo orgogliosi i nostri successi, ma quello su cui mi vorrei soffermare è un momento ancora più singolare.
Arriva, infatti, un punto in cui a quella domanda non sai più come rispondere, e speri che sia l'ultima volta in vita tua in cui la dovrai sopportare: l'inizio dell'università.
Quello che la giovane matricola non sa, però, è che non solo quello è il momento in cui la curiosità della fantomatica zia si accenderà ancora di più, ma le domande saranno più serrate e precise e si articoleranno sempre più col passare degli anni. E non smetteranno nemmeno quando, dopo tante fatiche, avrai raggiunto l'agognato traguardo.

“Allora, com'è stata l'università?” incominciò la zia, presa dall'eccitazione.
“..Beh, sicuramente interessante..” risposi.
Come si può descrivere in poche parole un'esperienza così complessa e sfaccettata? Impossibile, mi dissi.
“Hai conosciuto persone simpatiche?”.
Non ho mai amato l'aggettivo “simpatico”. Che cosa vuol dire? Persone interessanti, disponibili, vere e sincere, con cui dialogare, o semplicemente capaci di fare battute divertenti?
Ci pensai un po'.

Era una delle prime lezioni, ad essere sincera non mi sembrava di essere stata catapultata sulla luna.
L'università era poco distante dal liceo, le lezioni iniziavano alle 8.30 e la professoressa parlava ancora di Ateniesi e Spartani; il vero cambiamento era la perdita del terrore costante di essere interrogata. E quello già mi bastava.
Avevo conosciuto una sola ragazza, di cui ancora oggi non rammento il nome, sebbene abbia un posto speciale nel mio cuore.
Mi ricordo poco di lei, se non il fatto che nell'aula semi deserta, averle parlato mi aveva dato speranza e coraggio.
Certo mi mancava ancora il sorriso della mia compagna di banco, mi mancava vederla arrivare nel corridoio, quel sorriso dava la forza di affrontare ogni nuovo giorno, ogni dolorosa sfida in quelle quattro mura.
Ora, però ero libera, già, libera ma sola.
Quella particolare mattina, la ragazza mi chiese di fare la pausa con lei, e uscimmo insieme sulla scala antincendio.
Il sole era alto ma il suo calore era poco più che un'illusione, e ci stringevamo nei nostri maglioni.
La vidi salutare un'altra ragazza, capelli neri e corti, seduta sulle scale, che sorrise.
Ci presentò: “.Anche lei fa storia, sai.. come te..”.


“Si, zia..” risposi “.. anche all'università si incontrano persone simpatiche.. anche se i rapporti sono difficili... sai, non è come al liceo dove ti vedi tutti i giorni..” un sorriso a metà tra il triste e il nostalgico mi attraversò il visto.
“..Quindi sono solo conoscenze.. non hai trovato dei nuovi amici..”.
“..No, non ho detto quello..” ritrovando improvvisamente l'allegria.

La città era ancora addobbata a festa, il Natale era appena passato, e lentamente la vita stava ritrovando il suo ritmo laborioso.
Ero davvero stanca, il giorno dopo avrei dovuto sostenere un esame pesante, ma sapevo che vederla mi avrebbe risollevato il morale. Come sempre, del resto.
Fu un giorno davvero bellissimo, nonostante il freddo.
Sapevo che poteva dedicarmi solo qualche ora prima di riprendere il treno per la sua bella cittadina, così, abbandonai i libri e i riassunti in biblioteca e la seguii.
Ci concedemmo una lussuosa colazione.
Eravamo sedute l'una di fronte all'altra in un tavolino di legno, nell'angolo del bar davanti all'università.
Parlavamo del più e del meno, mi raccontava della sua tesi, e io mi lamentavo dell'esame che non sopportavo più.
Poi, mi chiese delle vacanze di natale, di capodanno, del mio compleanno.
Era il momento.
Sorrisi, come chi non aspettava altro che quel momento.
“..Ti devo dire una cosa...” dissi con occhi sognanti. Ma poi, non riuscii a parlare.
Così allungai soltanto la mano sinistra, con gli occhi che brillavano, mostrandole l'anello di fidanzamento che portavo al dito.
La sua reazione bastò per tutte le altre. Nemmeno la mia migliore amica mi riempì il cuore così tanto.
Mi prese le mani, e iniziò a lanciare urli di giubilo, con gli occhi che brillavano all'unisono con i miei.
Poi battemmo le mani come due adolescenti elettrizzate. E ridemmo, felici.
“..Ma, allora? Allora?”.
“..Si! Eh, si!” non riuscivo a dire altro.
“..Ma, Quando?” con due occhi sgranati “..Guarda che io ci devo essere..”.
“..Che domande, ovvio!” sorrisi “.. quando non lo so.. Non domani.. Però..” non riuscii a finire la frase, la verità era che non avevo nemmeno io una risposta.
“.. Oh, non sai come sono felice..” battendo di nuovo le mani, tra gli sguardi stupidi degli studenti.
Ed era vero, sapevo che non stava mentendo.


“Un amico vero puoi incontrarlo dappertutto.. anche in università..” con un gran sorriso.
“Beh, questa è davvero una bella cosa..” disse la zia, sorridendo nel vedere la mia espressione.
“..Ricordami un po' in che cosa sei laureata, esattamente?” continuò poi, pensierosa.
Sospirai, e ripetei per l'ennesima volta la mia specializzazione, il mio campo di studi, parlai della mia tesi, di quanto avevo imparato, e della mia bravissima relatrice.
Ma la mia mente, in realtà, vagava tra i ricordi non molto lontani.

“..Non arrivano.. sono già le 10.15.. possibile che non siano ancora qui? Eppure mi hanno chiamato poco fa..” mi aggiravo per il piccolo spiazzo messo a disposizione dall'università, l'ansia mi divorava.
Eppure, per quanto possa fare sorridere, non ero tanto preoccupata per la commissione che mi attendeva, per il discorso, per il verdetto finale.
No, ero semplicemente terrorizzata alla sola idea che le persone a me care non arrivassero in tempo. E passavo quei minuti di attesa attaccata al cellulare, in preda al panico.
“..Tesoro,stai tranquilla... se hai detto a tutti alle 11, arriveranno per quell'ora..” la voce gentile del mio amore non mi rassicurava affatto in quel momento.
“...Lo so.. ma alle 11 avrò già finito!”.
La commissione doveva avere parecchia fretta quella mattina, ancora due laureandi e sarebbe toccato a me.
“..Bu!..” una voce familiare alle mie spalle, seguita da rapidi passi in avvicinamento.
Mi voltai di scatto “.. Siete arrivate...” e le abbracciai d'impeto.
Fu in quel preciso momento che tutte i pensieri cupi svanirono.
Loro erano lì, e tutto sarebbe andato per il meglio.
Infondo, cosa poteva andarmi male? Avevo il mio portafortuna con me.


Di quell'istante liberatorio, ad oggi, non resta che una fotografia dai contorni sfocati ma, d'altro canto difficilmente potrò dimenticare emozioni così forti e poi, pensandoci bene, nemmeno la migliore macchina fotografica digitale riesce perfettamente a catturare la felicità. Per fortuna, oserei dire.
“...Non eri emozionata? Non avevi paura?” con occhi inquisitori.
“.. Paura? No, paura no...” con un sorriso furbo “.. avevo il mio portafortuna..”.
“..Ah, quel ciondolo che metti solo durante gli esami?” in tono canzonatorio.
“..Niente affatto.. E' l'amicizia che mi porta fortuna.. quella vera..”.
Ma in realtà, pensai, forse è il contrario: l'amicizia stessa è la vera fortuna.

Il mio turno era finalmente finito.
Guardai nervosamente il display del cellulare per controllare l'ora, se il tram fosse arrivato di li a poco sarei riuscita ad arrivare in tempo.
Ma i minuti passavano e le rotaie restavano vuote e roventi sotto l'azzurro cielo di giugno.
Iniziai a camminare avanti e indietro per il piccolo predellino, nell'attesa, sventolandomi con un foglio di quaderno ripiegato per tentare di sopportare meglio il caldo.
Finalmente, il vecchio tram fece capolino dalla vicina piazza alberata, avvicinandosi con la sua inconfondibile lentezza.
O era la mia fretta a farlo apparire tanto lento?
Salii, e in pochi minuti mi portò a destinazione, percorsi i corridoi grigi e vuoti senza fermarmi un attimo, presi fiato solo un momento prima della lunga rampa di scale che mi avrebbe condotto all'ultimo piano.
Arrivai boccheggiando davanti alla porta dell'aula semi deserta. L'accostai leggermente e guardai dentro.
Sorrisi, lei era lì, china su un quaderno che stava riempiendo di scritte.
Conoscendola, sapevo bene che quel quaderno era talmente ricco e completo, che sarebbe bastato a far passare qualunque studente assolutamente scevro della materia, e mi chiesi che cosa ci fosse di tanto importante da scrivere a pochi minuti dall'esame.
Poco importava, ero arrivata in tempo.
“..Allora, si può sapere cosa stai scrivendo?” avvicinandomi di soppiatto.
Lei sobbalzò “..Oh, mamma.. mi hai fatto spaventare..” poi, evidentemente, realizzò che ero arrivata, che ero arrivata in tempo “..ma ciao!” mi disse con un gran sorriso “..ce l'hai fatta..”.
“..Cos'è avevo dubbi?” sorridendo a mia volta.


Ovviamente quell'esame le andò benissimo, come tutti quelli che avevamo affrontato insieme.
“..Sono contenta che tu abbia avuto accanto persone speciali con cui condividere questo momento di gioia... Infondo, dev'essere stata una bella soddisfazione anche quella...” disse la zia, tutta orgogliosa.
La mia mente, che si era persa per un momento nel viale dei ricordi, riprese il filo della conversazione e fu catapultata ancora una volta in quel caldo giorno di Luglio.
“...Altrochè... la migliore di tutte..”

Era fatta. Non riuscivo a crederci.
Certo, lo avevo immaginato molte volte nelle settimane prima del grande evento ma, infondo, dicevo a me stessa di non crederci, di non illudermi.
E invece, avevo vinto davvero.
Uscii dall'aula raggiante, tra le urla e gli abbracci delle persone amate.
Abbracciai il mio amore, mio padre, mia madre, mia suocera, il mio saggio maestro di vita, vidi finalmente mia nonna darmi un pegno che conservava gelosamente da quando ero bambina.
E tutto questo mi riempì l'anima mille volte di più del titolo appena conquistato.
Poi, però, mi voltai. Loro erano lì, lei era lì, non aspettavano che me.
Allungò le mani, gridando di gioia. Avevamo atteso insieme, avevamo lottato, sperato, e adesso era lì, senza invidie o gelosie, fiera di me. Lo leggevo nei suoi occhi, nei suoi gesti, nelle sue parole.
Ci abbracciammo forte.
“Quanta strada abbiamo fatto insieme, amica mia.. dal primo esame.. alla laurea...”.

“Infondo, non ci hai messo neanche tanto..” continuò la zia “..quanti esami dovevi dare?”
Risposi spiegando un po' come funzionava il mio corso di laurea di primo livello.
“.Ah, capisco.. però, senti.. hai fatto comunque in fretta.. E' difficile dare gli esami?”.
Ovviamente queste sono domande classiche, standard, che però non hanno una risposta altrettanto preconfezionata.
Esistono temi facili e difficili, ma anche materie facili per alcuni che risultano difficili per altri, e poi ci esami talmente interessanti che vorresti approfondirli all'infinito.
Parlo di quel tipo di esame che, una volta finito, ti lascia lo stesso senso di vuoto che si avverte quando si finisce di leggere un bel libro.
“..Dipende dall'esame..” dissi soltanto.

“L'hai pensato anche tu, vero?” lei mi guarda, stanca ma soddisfatta.
Il caldo di luglio ci si appiccicava addosso, e i pallidi tentativi di donare areazione alla piccola stanza tenendo aperte le finestre non miglioravano affatto la situazione.
Eppure, eravamo felici, stanche ma elettrizzate e felici.
“..Che cosa?” dissi di rimando, osservandola perplessa.
“..Adesso, lo rifacciamo..” con un gran sorriso.
Scoppiai a ridere.
“...Ah, si! Ci manca solo quello! Adesso vacanze.. Altroché...” gesticolando “No, però è stato interessante... davvero.. sai che cosa mi ha chiesto?”
E per i venti/venticinque minuti seguenti ci raccontammo dei nostri rispettivi esami, dei collegamenti che eravamo riuscite a tirare fuori durante l'interrogatorio, come prestigiatori alle prese con conigli e cappelli, delle splendide idee che nel frattempo ci erano venute, e di temi lontani che nemmeno noi sapremmo bene ricostruire come fossero entrati a buon diritto nel nostro discorso.
Eppure, per noi non c'era nulla di meglio.
Quando calò il silenzio ci guardammo per un attimo.
“..Allora.. è andata..” dissi io piano “...ti ricordi cosa ti ho detto prima dell'esame?”.
Lei annuii, simulando un broncio infantile “..Il nostro ultimo esame insieme...come farò?”.
Ricambiai lo sguardo triste: “..dai.. ci vedremo ancora.. ne abbiamo di strada da fare..” con un sorriso.
“...Puoi starne certa..” battendo le mani, gioiosamente.


“Ma, insomma..a parte la laurea..” disse la zia in tono conclusivo, il sole ormai stava tramontando e gli altri parenti cominciavano a guardare l'orologio, smaniosi di tornare alle rispettive case.
“.. se tu dovessi scegliere il momento più bello, più emozionante di questi anni, cosa sceglieresti?”.
Chiusi gli occhi.

La voce, solenne anche se un po' tremante del presidente di commissione, si mescolava nella mia mente a quella, decisa e ferma, di una giovane donna, sicura di sé ma sorridente e gentile.
La vedevo, seduta, discutere di una principessa lontana, davanti agli sguardi ammaliati dei presenti, sentivo il cuore battere e le lacrime premere perché le lasciassi libere.
Ora invece era in piedi poco distante da me, trionfante, con un gran sorriso, e uno sguardo sereno, e il mio cuore tremava per l'emozione troppo grande.
Ma tutto questo, ormai, erano solo ricordi, ricordi indelebili e meravigliosi, che portai con me nell'istante più bello ed emozionante di questi anni : l'abbraccio stretto e liberatorio della mia “sorella di Storia”, trionfante!
Un abbraccio che racchiuse in sé conversazioni infinite che divertono solo noi, frustrazioni e sogni, aspettative e desideri, confronti costruttivi, mattine implacabili, pranzi succulenti ed esami superati.
Eppure, in quel momento, così emozionante e solenne, ignoravo persino che i momenti migliori dovevano ancora arrivare.
Già, perché la vera soddisfazione è stata saltellare insieme, in mezzo alla folla, inneggiando al suo trionfo, come due bambine felici, tra gli sguardi sbigottiti degli astanti.
La vera soddisfazione, in realtà, è racchiusa in poche parole, le prime che mi disse uscita da quell'aula: “...e due..”.


Raccontai questo episodio alla zia e mi sorrise, commossa.
Dopodiché presi il cellulare e scrissi un breve messaggio:

Qui c'è qualcosa che non quadra..E' mai possibile che tu ci sia in ogni ricordo che ho dell'università? Ma ti sembra una cosa normale?
Beh, senza dubbio, in caso contrario sarebbe stata terribilmente noiosa e insipida, non trovi?
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Vecchio 05-03-2013, 13.38.25   #35
Hastatus77
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Complimenti Clio
Mi piace molto il tuo modo di scrivere.. riesci a trasmettere calore ed emozioni forti.
Bravissima, bravissima bravissima.
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"La Morte sorride a tutti... Un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando..."


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Vecchio 05-03-2013, 16.49.42   #36
Clio
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Vi ringrazio di cuore, Milord per le vostre bellissime parole...
Il complimento che mi fate è davvero molto prezioso per me, grazie davvero...
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Vecchio 05-03-2013, 17.10.53   #37
Altea
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Sempre cosi avvicente lady Clio...sapete che avete sempre la mia ammirazione.
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Vecchio 05-03-2013, 20.01.34   #38
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Oh, cara Lady Altea.. Le vostre parole mi riempiono sempre il cuore di gioia... Vi ringrazio davvero...
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Vecchio 05-03-2013, 20.15.53   #39
Guisgard
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Ateniesi e Spartani...
Non so perchè, ma sin da piccolo ho sempre fatto il “tifo” per gli Spartani.
E forse oggi la gente dimentica, o sottovaluta, che furono loro a vincere la guerra e non gli Ateniesi.
E questa la dice lunga su molte cose...
Perdonate, lady Clio, per questo mio esordio.
In verità è anche frutto di ciò che avete scritto.
Mi spiego meglio...
Voi possedete una qualità particolare e forse l'ho già sottolineato in altri commenti ai vostri scritti: la freschezza.
Leggendovi io avverto quell'atmosfera luminosa, pulita, lineare e spensierata che può essere racchiusa in uno di quei telefilm o soap che danno spesso in tv, soprattutto di pomeriggio.
Un'atmosfera che definirei scolastica, perchè fatta di buoni sentimenti, ottimismo, positività.
Milady, questo è un gran dono.
La capacità di rendere i propri scritti “visivi”, fatti di immagini, oltre che sensazioni ed emozioni.
E in questi racconti, come anche in tutto ciò che scrivete, compresi i nostri gdr, questo ruolo luminoso e positivo vi calza a pennello, proprio grazie a questa caratteristica e luccicante abilità che avete di rendere tali le atmosfere di cui narrate.
E così, leggendovi, quello straordinario e dinamico “mondo scolastico”, fatto di buoni sentimenti, fantasticherie, complicità, dove tutto è speciale, magico, perchè sembra mostrarsi per la prima volta, assume un senso reale e fattibile.
Leggervi è sempre piacevolissimo.
Che altro dire?
Nulla, se non ringraziarvi di aver voluto condividere con noi questa bella storia.
E ovviamente vi faccio i miei più sinceri complimenti
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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Vecchio 06-03-2013, 10.29.05   #40
Taliesin
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Giovane Clio,
è da un pò che nelle sonnecchianti strade lastricate di Camelot non si incrociano i nostri pensieri, ma devo confessarvi che ritrovarvi con tutto il vostro entusiasmo letterario e poetico è una cosa molto piacevole, ma soprattutto profuma di primavera, come quell'affresco che un Cavaliere dell'Inteleltto, eccezionalmente di passaggio nelle sue ronde di ritorno, ha già manifestato molto meglio di me...

Taliesin, il bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
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