I racconti del Bianco e del nero

[Guisgard]

Queennie si stiracchiò, poi prese il telefono e scoprì di avere un messaggio.
Era di suo padre e così diceva:
"Queennie, figlia mia, prendi le tue cose e recati all'abbazia di San Lorenzo, non lontano da Casyr. Lì sarai al sicuro. Che il Cielo abbia cura di te..."

[Lady Gwen]

Mi baciò con la passione sfrenata che fin ora era sempre stata stroncata, trattenuta.
La sua bocca su di me rischiò di strapparmi intensi gemiti, che dovetti però trattenere.
Rischiai ancora di più di impazzire, dovendo trattenere qualcosa che avrei voluto urlare al mondo intero.
Quella dolce tortura finì e finalmente mi fece sua, per tutta la notte.
Temevo che questo momento non sarebbe arrivato mai, ogni volta eravamo stati costretti a sedare quell'impeto che ci animava e ci travolgeva, ma successe e nonostante fummo costretti ad amarci sottovoce, di nascosto, fu meraviglioso.
Mi svegliai al mattino sentendo la sveglia, ci misi un istante in più a realizzare, ma scattai subito.
"Maledizione..." dissi assonnata, mentre cercavo i miei vestiti per tornare subito in camera.
Non potevo rischiare che Oko mi trovasse mentre stavo tornando a mattinate, specie perchè non avrei saputo come giustificare la cosa.

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[Riku966]

Quasi mi tremarono le mani vedendo il messaggio di mio padre.
Voleva che andassi all'abbazia di San Lorenzo, un luogo, a sua detta, sicuro.
Le ultime parole mi lasciarono terribilmente perplessa, quindi decisi di telefonargli.
Al sicuro... al sicuro da cosa?

[Guisgard]

Gwen si svegliò e realizzò di essere nel letto di Elv.
Erano le 7.00 del mattino ed Oko si sarebbe svegliata a momenti.
Nel frattempo Queennie, nella sua camera, telefonò subito a suo padre, ma il telefonino di Rotly era chiuso.

[Riku966]

Il telefono di mio padre risultò staccato.
Mi alzai di scatto dal letto, mi portai all'indietro i capelli e cominciai a camminare avanti e indietro per la stanza.
Poi mi venne in mente di telefonare alla clinica che l'aveva preso in cura.

[Lady Gwen]

Erano le sette e non mancava molto a che Oko si svegliasse.
Indossai nuovamente il pigiama della sera prima e baciai Elv, ancora mezzo addormentato.
Non avrei voluto che fosse così repentino e svelto il nostro risveglio, na non potevo davvero rischiare.
A quel punto, lasciai la sua stanza e volai nella mia, sperando di anticipare la mia collega.

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[Guisgard]

Queennie telefonò alla clinica, ma le fu detto che suo padre ora era sotto sedativi.
Da diverse ore si era chiuso in un profondo mutismo, rfiutandosi di interagire con chiunque.
Il suo telefonino era scarico perchè lui, spiegò il medico che si occupava del professore, non l'aveva più usato sin dal suo arrivo in clinica.

[Riku966]

Frottole. Quelle altro non erano che frottole.
Se mio padre davvero, come i medici sostenevano, non aveva più utilizzato il telefono, come aveva fatto ad inviarmi un messaggio?
Riattaccai davvero poco convinta, assolutamente certa che qualcuno, o qualcosa, mi stesse nascondendo la verità.
Mi spogliai rapidamente e mi concessi il lusso di una rapida doccia. Poi mi rivestii, legandomi i capelli umidi in una morbida coda, dirigendomi verso l'uscita dell'hotel.
Avevo bisogno di andare alla ricerca di vestiti puliti quindi, quella mattina, necessitavo di esplorare la cittadella.

[Guisgard]

Gwen corse in camera sua, aprì la porta ed entrò, sperando di trovare Oko ancora addormentata.
Ma lo spettacolo che vide fu terrifficante.
La stanza era devastata, con i mobili capovolti, il tappeto a terra lacerato, graffi profondi alle pareti.
Il letto era completamente sfondato, come se qualcosa di pesante ne avesse sfondato le reti.
Ma la cosa terrificante fu ciò che Gwen vide davanti alla porta del bagno.
Il corpo di Oko tutto sbranato e maciullato.

[Lady Gwen]

Corsi in stanza, preoccupandomi solo che il segreto mio e di Elv rimanesse tale, ma quando entrai mi fu riservato uno spettacolo ben peggiore.
Lanciai un urlo, con tutta me stessa, probabilmente facendo rimbombare il mio grido in tutto l'albergo e coprendomi poi la bocca con le mani.
Non riuscivo a credere a ciò che avevo davanti agli occhi.
Era crudele, raggelante, non esistevano parole per definire quello scempio devastante.
Di Oko non restava nulla, era stata totalmente devastata, così come la stanza.
Mi chiedevo chi mai potesse aver compiuto un atto così deplorevole ed aberrante, mentre rimanevo sulla porta aperta della stanza inorridita e in lacrime.

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