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Vecchio 02-03-2010, 09.29.24   #11
Deirdre
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Deirdre è sulla buona strada
scusate la mia intrusione..sir devo farvi i miei complimenti.. :) e volevo chiedervi se quanto avete scritto è opera vostra o tratta da qualche opera..in tal caso me la indichereste? mi ha affascinata!!!...(anche se mi sono fermata alle prime tre mosse,causa:tempo!)
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Vecchio 02-03-2010, 09.35.00   #12
llamrei
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llamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamba
Colgo l'occasione per salutarti Deirdre!!! Benritrovata a Camelot!
(mi intrometto in punta di piedi..poi sarà Mordred giustamente a rispondere alle tue domande: dico solo che Mordred Inlè è brava di suo nello scrivere racconti )
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Vecchio 02-03-2010, 09.43.53   #13
Deirdre
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Deirdre è sulla buona strada
Salute a voi Lady llamrei! ..è passato molto tempo mia cara amica...però Camelot non si dimentica.. ..è una forza che ci attira a sè e non ci abbandona mai!!! sono molto lieta di avervi fatto ritorno!!!..

(Come al solito ho fatto una figuraccia.. scusate lady Mordred Inlè se vi ho dato del sir )
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Vecchio 02-03-2010, 12.05.59   #14
Mordred Inlè
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Mordred Inlè è un gioiello nella rocciaMordred Inlè è un gioiello nella rocciaMordred Inlè è un gioiello nella rocciaMordred Inlè è un gioiello nella roccia
Non temete XD è un errore comune, dopotutto io mi sono scelta Mordred come nickname e quindi in molti mi scambiano per un uomo.
Le cose scritte nei miei post sono tutti di mio pugno. Tutta robaccia mia e della mia perfida fantasia XD

07. Il ritorno

Galahad temette di aver detto, o pensato, qualcosa che avesse potuto ferire la dama del lago perché passarono dieci abbondanti minuti senza nessun ritorno.
Dopo quasi mezz'ora, Nimue uscì dal lago come vi era entrata, scivolando veloce ed asciutta. Non vi era una sola goccia d'acqua sui suoi vestiti o sui suoi capelli. Con sé portava una borsa chiara e colma.
"Non avresti mai potuto dire qualcosa che avrebbe potuto offendermi," rispose la maga ai suoi pensieri.
Si chinò davanti al giovane e gli porse la borsa, lasciando che fosse l'altro ad aprirla. E mentre lui slacciò le corde ed osservò mantelli, vestiti ed una strana boccetta di liquido azzurro, Nimue osservò intensamente Mordred, toccandogli incuriosita i capelli e le palpebre chiuse.
"E' strano," ridacchiò Nimue, tastandogli il naso con un dito.
"E' bello," ribatté Galahad. E subito arrossì per ciò che aveva detto.
"Anche voi siete strano."
"A cosa serve questa?" domandò il cavaliere alzando la boccetta azzurra. Nimue gliela prese e la stappò, strappando il tappo con i denti.
Qualsiasi altra persona sarebbe sembrata rozza o maleducata ma Galahad si rese conto che era impossibile associare queste parole a quella meravigliosa dama.
"Lo farà stare meglio." E prima che Galahad potesse fermarla, Nimue sollevò la testa di Mordred e gli fece bere il liquido azzurro.
"Fidatevi, sir Galahad, non voglio il male di nessuno."
"Ma Merlino-"
"Merlino stava morendo. Lui chiese. Lui desiderò ciò che ha avuto."
Galahad decise di non ribattere ma di aspettare ciò che sarebbe successo. Rimasero in silenzio, seduti sull'erba, l'uno a pregare e l'altra a guardare il verde o il blu del cielo con estrema avidità.
Mordred non si svegliò se non dopo almeno un'ora. Aprì piano gli occhi, sussultò e tossì, sputando qualche goccia della strana acqua azzurra.
Nessuno disse nulla fino a che il suo respiro non si calmò e non poté guardarsi attorno, studiando il freddo della notte, l'erba bagnata, la donna e l'uomo.
"Galahad?"
"Sì, Mordred, vi sentite meglio?" domandò l'interpellato, tornando al rispettoso 'voi' ora che l'altro cavaliere sembrava cosciente.
"Nimue," aggiunse subito, vedendo che lo sguardo del guarito si soffermava sulla strana sconosciuta.
"La dama del lago!" esclamò Mordred, alzandosi a sedere, traballante per la debolezza rimastagli nelle membra.
"La dama, la signora del lago!" rise Nimue, "ed il puro figlio del Graal ed il figlio dell'incesto! Siamo tutti qui."
Galahad la osservò confusa e portò una mano dietro al collo di Mordred, automaticamente. L'altro non sembrò nemmeno accorgersene o, se lo fece, ignorò la cosa.
"Dovreste tornare a Camelot."
"Sapete il mio futuro!" esclamò Mordred, "sapete tutto? Ditemi cosa accadrà, ve ne prego."
"Merlino credeva di sapere tutto. Io so solo il passato."
Mordred fece una smorfia di delusione ed in quel momento si accorse di non indossare quasi nulla. Si voltò ad osservare Galahad, sconvolto.
"Voi- dove sono i miei vestiti?"
"Posso spiegarvi, siete stato male e vi ho portato via così come vi ho trovato."
L'altro cavaliere rimase qualche secondo in silenzio, tentando di ricordare e prese meccanicamente le vesti che Nimue gli passava. Indossò la camicia e la tunica.
"Sì, sono stato male."
"E' stata Morgause." Galahad sussurrò, temendo di offendere in qualche modo il figlio della donna.
"Sì, è stata lei. Ma non voleva fare male, voleva solo tenermi con lei ed avermi accanto."
"Voleva tenervi con lei e tornare a corte, è questo ciò che pensate," lo corresse Nimue, non sentendo affatto la vergogna per l'intrusione che i mortali normalmente sentivano quando interrompevano i pensieri altrui.
"Ed adesso pensate che io me ne debba andare!" sussultò con aria divertita la donna mentre Mordred la occhieggiava con sospetto.
"Mia signora, vi prego di perdonare la sua scortesia," intervenne Galahad ma la donna gli toccò i capelli biondi un'ultima volta, tastando il loro colore soffice. Dopodiché imitò un grazioso inchino e raggiunse velocemente il lago, lasciandosi scivolare con grazia nell'acqua.
Dopo le ultime parole del giovane cavaliere calò un pesante silenzio, interrotto soltanto dal rumore quieto dell'acqua del lago e dal verso di qualche gufo a caccia.
Mordred decise quindi di finire di vestirsi.
"Dov'è la mia spada? E la mia armatura?"
"Le ho lasciate a Carleon. Mi dispiace."
Il figlio di Artù tastò nella borsa lasciata da Nimue e cercò armi o altro ma, trovandola ora vuota, fu costretto a lasciarla stare ed a concentrarsi su Galahad.
"Dov'è Lamorak?"
Galahad aggrottò le sopracciglia, confuso per il modo scontroso in cui Mordred lo stava ora trattando. Persino nei giorni dopo il fatto della fanciulla Gwendolyn Mordred non si era comportato così bruscamente con lui.
"E' rimasto con Morgause."
"Ed allora mia madre è riuscita nel suo intento. Forse non sarà come aver avuto me ma Lamorak è un amico di Artù."
"Gli farà del male?"
"No, non sarebbe da lei. Lo coccolerà e lo addestrerà come un cane."
Mordred tentò di alzarsi ma sentendosi ancora le gambe tremare, barcollò un momento e poi ricadde seduto.
"Volete qualcosa da mangiare?"
"Vi ringrazio."
Galahad interpretò i ringraziamenti come un sì e si alzò per prendere le provviste legate su Lucius ma Mordred gli afferrò il polso e glielo impedì.
"Vi ringrazio, intendo. Per avermi portato via da Carleon."
Il biondo figlio di Lancillotto annuì, non sapendo cosa rispondere. Vi ho portato via perché vi siete aggrappato a me come se vi fidaste solo di me, avrebbe voluto dire, perché mi stavate supplicando e non potevo sopportare la vista di voi così debole.
"Perché lo avete fatto? Non di certo per una forma di lealtà verso il re. Artù mi ha mandato ben sapendo che avrebbe potuto perdermi.
"L'ho fatto perché era giusto. Perché avete apprezzato le poesie che vi ho mandato." La risposta forse poteva non aver senso agli occhi di chiunque ma Mordred capì cosa intendeva. In un modo o nell'altro, era riuscito a sedurre Galahad come lui ed Agravaine avevano progettato.
Arrabbiato per la riuscita del suo piano prese la borsa vuota e la lanciò addosso all'altro. "Dei del cielo Britannico, siete uno sciocco ingenuo. Mi avete portato via, tirandovi addosso l'odio di una delle dame più pericolose, per dei regali. Perché vi ho regalato qualcosa?"
Galahad rimase in silenzio, sentendo che Mordred non aveva ancora finito.
"Perché vi ho regalato un rubino! Volete sapere dove l'ho preso? Lynette l'ha rubata a mio fratello Gaheris e probabilmente lui l'ha preso da Morgause. Me l'ha portato Agravaine, sapete? Io non volevo farvi nessun regalo ma sembrava essere l'unico modo per sedurvi."
L'altro si morse il labbro ed aggrottò le sopracciglia.
"Tutti quei complimenti, che gli dei mi siano testimoni, li ho dovuti cavare a sangue dalla mia bocca. E Gwendolyn, quella povera stolta, serviva solo a farvi ingelosire e farvi cadere ai miei piedi. E voi vi siete lasciato raggirare come un allocco, veramente degno del figlio di Lancillotto di-"
Galahad alzò una mano, fortunatamente libera dal guanto di maglia, e lo schiaffeggiò duramente. Gli prese poi la mandibola e lo spinse a terra, bloccandolo.
Meditò ai complimenti, fasulli evidentemente, che aveva ricevuto. Alla gentilezza ora scoperta forzata. Alle volte in cui Agravaine, evidentemente a conoscenza delle intenzioni di Mordred, aveva tessuto le lodi del fratello tentando di infiammare la sua ammirazione. Il rubino, le vesti, tutto una menzogna.
Suo malgrado provò un'ondata di sollievo all'idea che la falsa storia con Gwendolyn avesse il solo scopo di ingelosirlo.
"Mi avete ingannato."
Mordred tentò di parlare ma la stretta di Galahad glielo impediva e quindi annuì, quasi impercettibilmente.
"Vi ho forse detto che l'ho fatto per i vostri regali?" domandò il biondo cavaliere, non sapendo nemmeno lui cosa stava dicendo. Il tradimento nel suo cuore si univa alla delusione, alla rabbia, alla speranza che risorgeva lentamente come una fiammella. Se Dio lo aveva condotto fino a lì, fino alla scoperta del tradimento, lasciandogli quella speranza significava che c'era ancora altro da compiere.
"No, vi ho detto che vi ho salvato perché avete apprezzato il mio regalo." Strinse ancora un poco la presa su Mordred, per influenzare le proprie parole, ed infine lo lasciò.
"Non mi uccidete?"
"Perché? Ne avete paura?"
"No," rispose Mordred, con orgoglioso disprezzo, "ma questa è solo un'altra prova della vostra stupidità."
"Certo, ma non siete felice? Ora potrete vendicarvi di Lancillotto o di me, annunciando a Camelot come lo stupido sir Galahad si è lasciato sedurre dal figlio del re."
Mordred sussultò alla menzione della sua parentela con il re ma non disse nulla al riguardo. "Sarebbe troppo facile. Non mi divertirei più."
"Certo."
Scattando a sedere, veloce quasi quanto Nimue lo era stata prima, Mordred prese il volto dell'altro fra le mani e lo baciò con forza. Galahad se ne staccò subito. "Cosa fate?"
"Ingenuo fino alla fine."
"No," arrossì il biondo, "so cosa state facendo ma perché?"
"Perché ne ho voglia, per nessun altro motivo," rispose Mordred, seriamente ed i suoi occhi scuri e pieni di rabbia e sincerità squadrarono il biondo con attenzione.
"Sempre meglio dell'altro motivo," replicò Galahad, amaramente, "ma non credo che sia una cosa da fare per-"
Mordred lo ignorò e riprese a baciarlo, mordendogli il labbro, accarezzandogli i capelli con le mani con più forza del necessario.
Galahad si tirò nuovamente indietro, ad osservarlo, senza dire nulla.
"State meditando cosa dirà il vostro Dio? O avete paura che vi costringa a peccare davanti a lui? Con le poche forze che mi sono rimaste dubito che io riesca a costringere qualcuno."
Ed aveva ragione, Galahad sentiva le mani tra i suoi capelli tremare assieme alle braccia per lo sforzo dell'essere così attive dopo i giorni di malattia.
"Potreste persino riuscire ad uccidermi con il pensiero, immagino," rise Mordred, tornando a baciargli la mandibola.
"Non dite queste cose. Non ditelo più," replicò Galahad, prendendo a sua volta il viso dell'altro fra le mani.
"Non ci posso credere," sorrise il figlio di Artù, "vi siete innamorato di me!"
Galahad aprì la bocca per negare, per difendersi da quella che sembrava un'accusa terribile uscita dalle labbra di Mordred ma la richiuse subito. Si accorse che forse ciò che aveva detto Mordred non era così falso né così terribile. Non poteva esserlo perché era un dono di Dio, perché sua madre gli aveva spesso descritto questi sentimenti quando viveva con lei. "E' un dono di Dio," aveva detto Elaine, "ciò che provo per Lancillotto. La gioia di vedere persino i suoi difetti, la rabbia delle sue assenze che svanisce in sua presenza."
Oh Dio, come è potuto accadere?
"Sì. Sono cose che solo Dio comanda," rispose infine, ripetendo parole della madre.
"Non sono cose che accadono!" urlò Mordred, "Sono cose che devono essere evitate- voi! Maledetto!"
Mordred tornò a baciarlo e Galahad seguì le direttive dei propri sensi e lo lasciò fare, tremando ogni volta che l'altro mordeva piano il bordo della sua mandibola. Infine tentò di trascinarlo giù con sé, tremando nello sforzo e sentendo le palpebre pesanti per il sonno.
"Basta, siete stanco," arrossì Galahad, grato di quella scusa per fermarsi lì.
Ed era vero. Senza più protestare, Mordred si lasciò cadere a terra con un tonfo sordo ma, irritato perché l'altro aveva avuto ragione, si aggrappò a Galahad e lo attirò accanto a sé.
"Siete arrabbiato ma mi abbracciate come un amante," commentò Galahad, confuso dal comportamento di Mordred che, contro tutte le aspettative, lo stava realmente abbracciando.
"State zitto, non voglio più sentire una parola uscire dalla vostra bocca di gallo."
"Sapete," replicò Galahad, ignorando l'ammonimento, "devo ammettere che quando eravate forzatamente gentile mi inquietavate un po'. Forse vi preferisco così."
E dopo di quello Mordred non rispose più nulla. Quella notte i due dormirono entrambi, troppo stanchi per preoccuparsi di pitti o banditi e sperando che Nimue, dal lago, li osservasse e li proteggesse.

Ci volle un altro giorno perché Mordred riuscisse a cavalcare da solo senza addormentarsi sulla sella ma infine, a soli due giorni da Camelot, salì su Lucius lasciando Joan a Galahad.
Cavalcarono in silenzio tutto il pomeriggio e la sera decisero di fermarsi nonostante fossero a poche ore dal castello di Artù. Nessuno dei due aveva voglia di tornare a Camelot.
"Artù non sarà felice," commentò Mordred, finito di mangiare.
"Abbiamo fatto tutto il possibile per trattenere Lamorak."
Mordred non rispose.
"Che cosa potrebbe adirarlo?" domandò Galahad.
"Si adirerà comunque. Morgause è mia madre e lui pensa che io abbia una qualche influenza su di lei."
"In questi giorni ho pensato molto."
"Su Morgause?"
Galahad rise, piano, timidamente. "No, su altro."
Impaziente, Mordred gli colpì la gamba con il proprio stivale e Galahad gli prese al volo il piede e lo usò per trascinare il figlio di Artù verso di sé.
"Non dovresti trattare così il principe di Camelot!"
"Ho pensato che- mia madre mi ha insegnato molte cose sul mondo e sulla fede ma non ha mai detto nulla circa due uomini assieme," esclamò Galahad, tornando serio e trascinandosi su Mordred.
"Se anche il tuo Dio non fosse d'accordo non me ne importerebbe nulla."
"Ma quindi tu sei d'accordo."
"D'accordo su cosa?"
Galahad, come dimostrazione, si chinò su di lui ed iniziò a baciarlo delicatamente, quasi timoroso che il volubile Mordred potesse improvvisamente decidere di calciarlo via e trapassargli la gola con una freccia.
"Non c'è nulla su cui essere d'accordo. Tu sei un idiota, uno stolto, ti stai lasciando sedurre da me ed io mi vendicherò su Lancillotto."
La strana minaccia non sembrò avere alcun effetto sul biondo che, finalmente, sorrise. "Certo, se ti piace pensarlo," risponde, adottando istintivamente il 'tu' che aveva usato anche l'altro cavaliere.
"Ti conviene spostarti."
"Sei abbastanza forte da sapermi scacciare," replicò Galahad, tornando a baciarlo.
"Aspetta!" esclamò Mordred, togliendoselo bruscamente di dosso. Si mise a sedere e si tolse i guanti ti pelle, lanciandoli per terra, si tolse la tunica, la malandata cotta di maglia e come ultima cosa si slacciò la cintura del pugnale che Galahad gli aveva dato.
Lo osservò qualche secondo, spostando lo sguardo dall'arma all'altro uomo ed infine lo buttò nell'erba.
Rimase in ginocchio ad ignorare il freddo della sera con un cipiglio ostinato.
Galahad si avvicinò piano a lui, si tolse i guanti, appoggiandoli a terra, insicuro su cosa fare e, soprattutto, su cosa volesse davvero Mordred. Voleva fare l'amore con lui (arrossì al pensiero, sentendosi imbarazzato all'idea di non aver mai fatto nulla né con donne né con uomini)? O forse voleva tutto il contrario?
Inginocchiandosi per arrivare all'altezza dell'altro, Galahad prese il volto di Mordred e lo baciò, sperando di ricevere in cambio una qualche direttiva. Ma non giunse nulla, solo lo sguardo penetrante di Mordred.
"Non so cosa fare, dimmi cosa devo fare," gli chiese il biondo figlio di Lancillotto.
"Il puro Galahad," replicò Mordred, con disprezzo, "prendimi. Puoi avere ciò che vuoi, no? Così quando arriveremo a Camelot ognuno se ne andrà per la propria strada e dimenticheremo tutto."
"Non ho intenzione di dire nulla al re del tuo piano per distruggere Lancillotto," disse Galahad, come risposta.
Mordred fece spallucce, iniziando ad avere davvero freddo.
Galahad portò gli occhi al cielo. Il figlio di Artù sapeva essere più ostinato del padre. Si chinò poi nell'erba per riprendere la tunica di Mordred e gliela infilò.
L'altro lo lasciò fare.
Una volta rivestito, Mordred venne trascinato a terra dal giovane Galahad che, pur inesperto, sembrava aver preso una decisione seria.
"Dormiamo e non fare il melodrammatico," gli ordinò, abbracciandolo.
__________________
[English Arthurian fandom]

❒ Single ❒ Taken ✔ In a relationship with arthurian legends
Mordred Inlè non è connesso   Rispondi citando
Vecchio 02-03-2010, 14.46.45   #15
Deirdre
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Deirdre è sulla buona strada
complimenti!!!!!!!... affascinata dalla vostra "perfida fantasia"!!.. avete un modo di raccontare che cattura chiunque vi ascolti... compresa me..che già mi disperavo perchè volevo saperne di più... quindi vi prego continuate a deliziarci con le vostre splendide storie...del resto lady llamrei me lo aveva detto..e non a torto! (avete una fan in più!!!)
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Vecchio 04-03-2010, 11.21.09   #16
llamrei
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llamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamba
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Originalmente inviato da Mordred Inlè Visualizza messaggio
. Tutta robaccia mia
ù

se questa la considerate "robaccia" ......non riesco ad immaginare quelle che voi stessa considerate "vostre opere ben fatte"

Abbandonate la modestia per un attimo e raccogliete i complimenti che sono, credetemi, veritieri e meritati!
llamrei non è connesso   Rispondi citando
Vecchio 04-03-2010, 14.28.19   #17
Mordred Inlè
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Mordred Inlè è un gioiello nella rocciaMordred Inlè è un gioiello nella rocciaMordred Inlè è un gioiello nella rocciaMordred Inlè è un gioiello nella roccia
Grazie mille ad entrambe ;___;

08. Camelot

Mordred venne svegliato all'alba dalla pioggia e dal freddo. Si alzò a sedere di scatto, completamente fradicio, indossando velocemente un mantello e scrollando vigorosamente Galahad.
Il biondo figlio di Lancillotto si rigirò, incurante della pioggia, e provò ad aggrapparsi alla vita di Mordred.
"Svegliati e preparati, sta piovendo e fa freddo!"
Galahad si mise a sedere anch'egli e prese il mantello che Mordred gli offriva. Il figlio di Artù lo prese poi per l'avambraccio, tirandolo in piedi.
"Sali a cavallo, siamo praticamente a Camelot."
"Ieri non volevi nemmeno avvicinarti a Camelot," commentò Galahad, salendo su Joan con un agile balzo.
Mordred lo imitò e senza rispondere spinse Lucius al trotto, costringendo l'altro cavaliere a seguirlo.
Tenne il trotto del cavallo finché poté e si costrinse a rallentare solo quando sentì il cavallo stremato sotto di sé. In ogni caso non riuscì a perdere di vista Joan e Galahad.
Verso mezzogiorno poterono vedere le torri di Camelot all'orizzonte e la pioggia cessò.
"Se vuoi uccidermi il cavallo ti consiglio di dargli una morte meno dolorosa di questa," lo ammonì Galahad, prendendo le redini di Lucius e fermando Mordred prima che potesse nuovamente spingerlo al galoppo.
"Non voglio ucciderti il cavallo. Ed in ogni caso te lo ripagherei."
"Non è questo che intendevo."
Mordred fece spallucce e aspettò che Galahad lasciasse le redini prima di ripartire ad un passo più lento.
"E' bella Camelot da lontano."
"Bella?" sbottò Mordred, ridendo, "non molto diversa da un accampamento di straccioni. Avresti dovuto vedere il castello di mia madre alle Orcadi."
"Un giorno me lo mostrerai."
Mordred si voltò di scatto ad osservare il compagno di viaggio. Un giorno me lo mostrerai. Sembrava una promessa e sembrava richiedere in cambio un solenne giuramento. Nonostante il freddo lasciato dalla pioggia sentì qualcosa di caldo diffondersi nelle sue vene.
"Certo," sorrise, sentendo i bordi della bocca tremare. Sperò che Galahad non se ne accorgesse.
Non so cosa sto facendo, pensò. La pioggia, la notte, la leggera fame gli facevano sentire la testa leggera e stupidamente felice.
"Certo, fra qualche mese potremmo andare a nord, in Scozia, con Gawain. Lui partirà di sicuro. Non con il freddo però, sarebbe un suicidio," promise.
Molte volte aveva fatto questa proposta ad Agravaine ma lui odiava le Orcadi. E altrettante volte lo aveva chiesto ad Artù, suo padre, ma il re non poteva allontanarsi da Camelot.
Sapeva però che Galahad non gli avrebbe detto di no.
"E potremmo passare per il Corbenic, ti potrei mostrare il monastero di mia madre ed il castello di mio nonno."
"E potresti darmi in pasto ai figli di Pellinore!" rise Mordred, ricordandosi che il nonno materno di Galahad altro non era che il fratello di Pellinore.
"Sai che non lo farei."
Mordred inarcò un sopracciglio al tono serio del biondo e si limitò a scuotere la testa. "Non sai scherzare. Dei del cielo, in che cosa mi sono lasciato trascinare."
E questo purtroppo non lo sapeva nemmeno lui.
Non sapeva cosa gli stava accadendo né perché fosse così felice che un sempliciotto come Galahad lo amasse (perché così aveva detto, o no? Non avrebbe mai mentito, vero?) ma per ora andava bene così. Lo faceva sentire bene.
"Vedo che stai meglio."
"Siamo arrivati, sir Galahad, sarà meglio comportarsi con decoro, ora."
Ed infatti erano arrivati. In meno di un'ora portarono i cavalli agli stallieri del castello e dama Lyonesse, assieme al marito sir Gareth, venne ad accoglierli. Subito dietro di loro giunsero Percival e Lancillotto.
"Fratello mio," salutò Gareth, abbracciando Mordred.
Lancillotto sembrò sospirare di sorpresa vedendo Galahad tutto intatto ma Percival notò subito l'assenza di Lamorak.
"Dov'è mio fratello?"
"Sir Lamorak sta bene ma ho preferito prolungare la sua sosta da mia madre," rispose Mordred, avanzando oltre il gruppetto per raggiungere le stanze del re, che lo stava sicuramente aspettando.
"Cosa significa? E' rimasto con quella strega!" aggiunse Lancillotto, stupito, con ancora il figlio tra le braccia forti.
Gareth sussultò ed arrossì e Mordred lo ignorò.
"Era in sé e secondo la sua volontà," spiegò Galahad, seguendo Mordred dal re.
Con loro però camminarono anche Lancillotto, deciso a scoprire tutto ciò che poteva sul viaggio, e Percival, insistente nelle sue domande sulla scomparsa del fratello.
Trovarono Artù in compagnia di Kay. Stavano discutendo di qualcosa e prendendo delle note quando Mordred entrò nella stanza e si inchinò brevemente.
Lui stesso non si aspettò la gioia che provò improvvisamente nel vedere il padre e, soprattutto, nello scorgere il suo sorriso.
Forse Artù aveva davvero voluto che lui tornasse a Camelot sano e salvo.
Riuscì quasi a leggere le parole 'figlio' sul volto del padre prima che questi si alzasse e lo salutasse con un freddo "Sir Mordred."
Abbracciò Galahad ed anche lui chiese dove fosse Lamorak.
Percival rimase in un silenzio testardo, aspettando una risposta degna di re Artù e che potesse soddisfare i suoi dubbi e le sue curiosità.
"E' rimasto con Morgause," spiegò Galahad, sentendo che l'amico Perceval avrebbe creduto più facilmente a lui che al figlio di Artù, "sembra che sia nata una sorta di amicizia fra lady Morgause e sir Lamorak e lui ha preferito rimanere in sua compagnia."
Artù sembrò ricevere la notizia con un semplice deluso stringere di labbra.
"Capisco. Perceval, potete andare ora."
Perceval aprì la bocca per protestare ma un'occhiataccia del severo Kay gliela fece chiudere immediatamente e lo costrinse a sgattaiolare via.
"Sir Lancillotto, amico mio, vi rivedrò più tardi."
L'uomo strinse brevemente la spalla del figlio e salutò il re, prima di uscire. Sir Kay lo seguì silenziosamente.
"Ditemi cos'è successo?"
"Nulla," assicurò Galahad, "veramente ciò che ho detto."
"Morgause e Lamorak sono diventati amanti. Penso che Morgause volesse trattenerlo per avvicinarsi alla corte."
"Pensate che con Lamorak con lei io la riaccolga qui?" domandò il re.
"Sire, Morgause aveva provato a-" Mordred bloccò la frase di Galahad stringendogli la mano, facilmente nascosta dietro la schiena dei due poiché erano l'uno accanto all'altro spalla a spalla.
"Cosa?"
"Mia madre ha provato a convincermi a restare," rispose Mordred al suo posto, "ed io ho ovviamente rifiutato. Quindi temo che abbia preferito una preda più facile."
Gli occhi di Artù sembrarono parlare quasi a voce alta. Ho sempre pensato che foste voi la preda più facile, sussurrarono rivolti al figlio.
"Penserò a cosa fare con Lamorak," sospirò infine il re.
Mordred lasciò la stretta su Galahad e si inchinò, imitando l'altro.
"Andate pure."
"Padre-"
Gli occhi di Artù lampeggiarono e le sue guance si riempirono di vergogna e rossore. "No, Mordred. Andate," mormorò, voltando loro le spalle finché i due cavalieri non lasciarono la stanza.

Mordred si sentiva umiliato. Artù lo credeva tanto debole da rimanere intrappolato nelle grinfie di Morgause (ed effettivamente era quello che era accaduto, si era lasciato ingannare come un ingenuo).
E come se non bastasse, dopo il viaggio che aveva fatto per lui e la devozione che gli aveva mostrato, il re non solo si vergognava del figlio ma non accettava nemmeno alcun suggerimento, continuando a trattarlo come un bambino reale.
Galahad lo seguì fino alle sue stanze sebbene alcune acide battute di Mordred sulla sua famiglia da parte di madre e padre bastarono a fargli capire l'umore in cui il cavaliere si trovava.
Giunto alle proprie stanze, Mordred entrò e chiuse subito la porta dietro di sé.
L'ultima cosa di cui aveva bisogno era di qualcuno che gli ricordasse la sua umiliazione e che gli facesse domande. Con un breve e pungente senso di colpa si ricordò della mattina passata con Galahad e della sera precedente.
"Mordred, aprimi. Ora."
"Oh, altrimenti? Andrai a piangere da Lancillotto?"
"Non essere sciocco, Mordred," lo chiamò Galahad, con voce calma, "ovvio che non andrò da Lancillotto perché mentre sono via tu potresti sgattaiolare fuori e scappare."
Mordred aprì la bocca, sconvolto. La richiuse. "Era una dannatissima battuta sulla codardia?!"
"Forse," giunse la risposta soffocata dal legno della porta.
Mordred attese qualche minuto. Sentì un rumore di passi.
Aspettò una mezz'ora e non sentì più nulla.
"Sei ancora lì?"
"Sì. Dovresti fare qualcosa per il tuo carattere."
"Tipo pregare? Come fai tu?"
Prima di ricevere una risposta, Mordred si alzò dal letto su cui si era buttato e andò ad aprire la porta. Fece entrare Galahad con un gesto imperioso.
"Perché non hai detto ad Artù di quello che ti ha fatto Morgause?" domandò subito il biondo cavaliere, "Temevi che non ti vendicasse? O che ti vendicasse? Che non gli importasse nulla?"
"Niente di tutto ciò. Non volevo apparire debole ai suoi occhi. Cosa che, evidentemente ho fatto comunque."
"Il fatto che lui non ti riconosca come figlio non significa che tu sia-"
Prima che Galahad potesse finire, Mordred gli prese violentemente il collo e lo sbatté contro il muro. Lo tenne ancorato al muro, aspettando che l'altro si difendesse ma non accadde nulla.
Quando lo vide faticare per recuperare il respiro, il figlio di Artù lo lasciò scivolare a terra e riprendere tutto l'ossigeno perduto.
"Non parlarne più."
"D'accordo. Ho capito."
"Vai pure."
Galahad inarcò confuso le sopracciglia e si rialzò. "Vai pure? No. Voglio stare qui."
"Va bene," concesse Mordred, sedendosi sul letto. Toccò il posto vuoto accanto a sé e lasciò che Galahad giungesse a sedersi con lui.
"E ora?" domandò il biondo.
"Ora puoi dirmi che mi ami e che mi giuri fedeltà eterna, anche sopra Lancillotto."
"Non tradirei mai mio padre."
"Lo so," ammise Mordred, con una smorfia di disappunto.
"Ma posso dirti che ti amo e farò tutto il possibile per non tradirti."
"Il puro Galahad," sospirò l'altro, "non ti ci vedo a girare il castello a sedurre giovani fanciulle."
"Non intendevo quel tipo di tradimento."
Calò il silenzio per qualche attimo e Mordred, volubile come solo sua madre sapeva essere, si voltò verso Galahad, prendendogli le spalle e sdraiandosi su di lui.
"E tu?" chiese Galahad, rimanendo immobile.
"Io apprezzo la tua dedizione."
"Vuol dire che mi ami," sorrise il biondo, con una nota di speranza.
"Vuol dire che apprezzo la tua dedizione," replicò freddamente l'altro cavaliere.
"Certo." Il sorriso di Galahad si storse leggermente, in un'aria delusa e Mordred arrossì per un'emozione che sembrava accompagnarlo spesso e ovunque: il senso di colpa.
Ma Galahad non era fuggito lasciandolo con il senso di colpa. Era ancora lì, con lui, e Mordred avrebbe fatto tutto ciò che poteva per far scomparire quell'orrenda sensazione.
"Vedrai che ti basterà," lo assicurò Mordred, aprendogli la tunica ed iniziando a tracciare di baci il suo petto.
Galahad lo lasciò fare, accarezzando il suo volto ed i suoi capelli, con un ritmo lento e rassicurante.
Mordred si fermò a mordicchiare il collo mentre slacciava il resto dei vestiti di Galahad e, quando l'altro gemette, sorrise soddisfatto.
"Sai cosa stai facendo?"
"Oh, Galahad, non sono stato tutti questi anni a pregare Dio come te."
"Immagino."
"Immagina pure," sorrise Mordred, sembrando recuperare il buon umore della mattinata.
Ma Galahad non ebbe più tempo per immaginare perché il figlio di Artù iniziò a fare cose innominabili, e tremendamente piacevoli, con la sua bocca. Cose che portarono Galahad ad avere uno strano attacco di risa, intermezzato da parole che sembravano Il principe di Camelot è tra le mie gambe! Santo Paradiso, il principe di Camelot è pazzo!.
Il principe di Camelot, ancora vestito di tutto punto, si premurò di far provare a Galahad (citando le sue stesse parole) ciò che rendeva un uomo veramente degno di essere chiamato uomo.
Il giovane figlio di Lancillotto si chiese, per qualche secondo, perché non l'avesse mai fatto prima. Dio non avrebbe mai reso così piacevole ed estatica una cosa condannabile con l'inferno.
Sorridendo come un vero e proprio novellino, il biondo trascinò quindi a sé il giovane Mordred ed iniziò a spogliarlo come prima l'altro aveva fatto con lui. Mordred però lo fermò.
"Basta così. Vuoi di più? Non ti è bastato?"
"Come sarebbe a dire- e tu?"
"Io cosa?"
"Io non ho fatto nulla- tu non-" Galahad arrossì, inciampando sulle proprie parole.
Mordred sorrise, passandosi un pollice sulle labbra. "Non devi fare nulla."
Come un fulmine a ciel sereno, un pensiero sbocciò in Galahad, un pensiero che lo lasciò amareggiato e deluso. "Era un modo per chiedermi scusa? Perché ti ho detto che ti amo e tu non hai risposto?"
"Certo che no," arrossì Mordred.
L'altro cavaliere gli prese i polsi e lo portò delicatamente sotto di sé, stendendosi su di lui per tenerlo fermo.
"Non farlo più. Un dono che non è dato spontaneamente non sarà mai accettato da Dio."
"Tu non sei Dio!" rise Mordred ma Galahad non perse il proprio tono serio.
"Ogni atto d'amore è donato a Dio," spiegò, con le parole della madre.
"Non volevo offendere il tuo Dio."
"Non devi fare nulla. Non devi darmi nulla, d'accordo? Posso amarti anche se non mi dai nulla, te lo assicuro. Te lo prometto."
Mordred rimase fermo a fissarlo, deglutendo. Distolse lo sguardo ed annuì.
"Bene," sorrise Galahad, lasciandolo e rivestendosi. Vedendo che Mordred si limitava a lanciargli occhiate incuriosite fermo dove lo aveva lasciato, Galahad lo raggiunse e si sdraiò nuovamente accanto a lui.
"Raccontami del cagnolino che hai vestito da donna e fatto ballare," gli chiese, ricordandosi di ciò che gli aveva detto Lamorak.
"Io non ho mai avuto un cagnolino," rispose Mordred, osservandolo come se fosse fuori di testa.
"Oh," annuì Galahad, capendo al volo, "allora dimmi delle Orcadi."

---------------

La storia del cagnolino che viene vestito da donna viene raccontata da Maude, la madre di Ezra, nei Magnifici Sette. Ed anche lì la donna inventa la storia sul figlio trascurato, così da potersi mostrare agli altri come una madre amorevole.
Ezra è una figura così triste ;_; povero caro.
__________________
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