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Vecchio 26-07-2011, 02.01.22   #2011
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
La Sala del Consiglio dei Migliori.
Era qui che avvenivano le grandi assemblee tra i Taddei ed i loro baroni.
In questa sala i signori di Capomazda da sempre incontravano le delegazioni ecclesiastiche e gli emissari del re.
Statue di classicheggiante bellezza, raffiguranti eroi e sovrani dell’antichità greco-romana, adornavano le nicchie laterali che scandivano le arcate che dal centro della sala correvano a racchiudete la volta in unghie alternate a falde.
Tra le nicchie correvano lunghi panelli dipinti, con scese sacre, di caccia, pastorali e tratte dai miti capomazdesi.
Dietro il grande seggio dell’Arciduca prendeva forma un ampio dipinto raffigurante Ardea de Taddei che infilzava il drago impugnando Parusia.
“Signore, ormai ogni difesa sembra inutile…” disse uno dei dignitari “… le acque che arrivano in città sono irrimediabilmente avvelenate e la popolazione è ormai allo stremo.”
Izar ascoltava in silenzio il rapporto che gli veniva letto.
“Inoltre” intervenne un altro dei dignitari “sul campo è apparso anche lo spaventoso ariete dei nostri nemici. Loro sanno che siamo stremati e presto forzeranno la Porta dei Leoni.”
Ma all’improvviso qualcuno entrò nella sala.
Era Monteguard accompagnato da diversi dei suoi cavalieri e tutti ben armati.
E con loro vi era anche il vecchio Diacono.
“Capitano, come osate entrare in questa sala senza essere stato convocato?” Alzandosi in piedi Izar. “E quegli uomini armati? Sapete bene che non sono ammesse armi qui!”
Monteguard si avvicinò al consigliere dell’Arciduca e restò a fissarlo per alcuni istanti.
“Una volta lord Rauger mi disse” fece Monteguard “che per il bene del ducato avrei dovuto compiere qualsiasi gesto. Anche contro ogni legge e codice scritto.”
Izar lo fissò turbato.
“Mi disse” continuò il capitano “che avrei dovuto combattere i nemici di Capomazda ad ogni costo ed in qualunque luogo.”
“E li cercate qui dentro, capitano?” Chiese Izar. “Forse vi è sfuggito che sono tutti là fuori che ci assediano!”
“Purtroppo i peggiori non sono là fuori…” rispose Monteguard “… ma qui dentro!”
Nella sala sorse un vocio stupito e confuso.
“Questa vi appartiene…” fece Monteguard mostrando una lettera a Izar “… è stata scritto dalla vostra stessa mano ed è indirizzata a lady Rasile, la donna amata da sua signoria lord Ardross.”
Essa era stata consegnata a Monteguard dal vecchio Diacono, il quale l’aveva avuta da Guisgard prima della sua partenza.
Izar prese la lettera e cominciò a guardarla.
Poi un ghigno sorse sul suo volto.
“Sciocche e patetiche nullità…” mormorò “… parlate di cose che neanche potete concepire… le vostre misere ed inutili esistenza non possono minimamente comprendere quale grandezza si cela dietro a tutto questo e dietro la mia vendetta…”
“Siete un povero pazzo, oltre che un vile traditore.” Disse Monteguard. “Arrestatelo.” Ordinò ai suoi cavalieri.
Ma Izar si abbandonò ad una delirante risata, che echeggiò fra il luminoso marmo di quella sala.
“Folli!” Gridò. “Nessuno di voi potrebbe mai nuocermi! Forse avete vinto una misera battaglia, ma la guerra alla fine sarò io a vincerla! Il mio odio è implacabile ed eterno!”
Aprì le braccia e dalle sue mani cominciarono a scintillare folgori e fiammate.
“Io ritornerò e distruggerò questo luogo, ora che anche l’ultimo Arciduca è ormai morto!”
Urlava, mentre una densa nuvola di fumo nero avvolgeva la sua figura.
Un attimo dopo svanì sotto i loro occhi.
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Vecchio 26-07-2011, 02.21.31   #2012
Guisgard
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Lho fissò Talia.
“Milady, lord Icarius ha deciso di voler affrontare quella prova perché è l’unico modo per riavervi…” disse il guerriero “… per voi lui farebbe qualsiasi cosa… qualsiasi…”
Poi alle parole di Talia, Morgan annuì.
“Milady…” rispose Lho alla richiesta della Granduchessa di accompagnare lei ed il bambino nella stanza di Layla “… voi siete la moglie del mio signore e per voi darei la vita. Prima di partire lord Icarius mi ha chiesto di vegliare su di voi. Andiamo, vi seguirei in capo al mondo.”
Talia e Lho allora, seguendo il piccolo Morgan, raggiunsero, attenti a non farsi scoprire da nessuno, la stanza di Layla.
“Lady Layla è dentro…” mormorò il bambino “… quando un cavaliere parte per la prova, lei si rinchiude nella sua stanza a pregare.”
Lho allora poggiò l’orecchio sulla porta, cercando di sentire eventuali voci o rumori provenienti dalla stanza.
“Questa stanza sembra vuota…” disse il guerriero.
Estrasse allora un affilato coltello e forzò la porta.
Un attimo dopo i tre entrarono nella stanza.
E nessuno vi era in essa.
Tra la raffinatezza degli arredi e le preziose icone raffiguranti la Vergine col Bambino, i tre Arcangeli e i Santi, un bellissimo ritratto si mostrò agli occhi di Talia e Lho.
Era raffigurato un cavaliere dai capelli scuri e gli occhi come il cielo.
Aveva uno sguardo fiero, come chi si apprestava a conquistare il mondo intero, o forse il cuore della sua amata.
Fissava qualcosa che sembrava essere al di fuori del ritratto stesso, forse una terra lontana con tutte le sue promesse di ricchezza e felicità eterna.
Ed impugnava una magnifica spada.
“Cosa ci fa questo ritratto qui?” Stupito e turbato Lho.
Si avvicinò di qualche passo e restò a fissare il quadro per diversi istanti senza aggiungere altro.
“Questo è il ritratto di lord Ardeliano, il conquistatore di Sygma…” mormorò Lho, rompendo il suo silenzio e voltandosi verso Talia “… e non capisco per quale motivo si trovi in questo luogo…”
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Vecchio 26-07-2011, 18.05.27   #2013
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Lady Morgana è sulla buona strada
Ascoltai con orrore le parole della vecchia e mi coprii le orecchie con le mani, quando si mise ad urlare. Un urlo che non dimenticherò mai.
"Ma allora... tutto ciò è una menzogna! La maledizione della Gioia dei Taddei, non esiste. O comunque è stata creata da Layla... Ma perchè, perchè vuole uccidere tutti i Taddei? Cosa le hanno mai fatto?"
Fissai la vecchia, aspettando una risposta.
Ma ella si mise a parlare d'altro e scoppiò improvvisamente a piangere.

Questa vecchia... non è in se! Chissà da quanto è chiusa qui dentro... Oramai la Follia l'ha consumata, non posso aspettarmi altro da lei.

Improvvisamente la porta dietro di me si aprì e Luna e Nishuru entrarono nella stanza. Luna corse subito ad aiutarmi e la ringraziai.
"Cosa posso fare, quindi? Cosa? Devo forse, uccidere Layla per salvare l'Arciduca da morte certa?" chiesi visibilmente turbata, alla vecchia.
La voce mi tremava e faticavo a reggermi i piedi.
Presi la candela dalle mani di Nishuru e la riavvicinai al viso della vecchia.
Gli occhi erano chiusi e il suo respiro pesante.
"Credete che stia... morendo?" chiesi rivolta a Luna e Nishuru.
"Comunque, non importa! Dobbiamo trovare Lady Talia,uccidere Layla e salvare l'Arciduca, che ora è in pericolo." lo dissi tutto d'un fiato, per paura di accorgermi che era praticamente impossibile riuscire a portare a termine tutto ciò.
Ridiedi la candela a Nishuru e uscimmo dalla stanza, lasciando la vecchia al suo destino.
Camminammo per i corridoi del palazzo, perlustrando ogni stanza alla ricerca della Granduchessa.
Poi vidi in lontananza una porta già aperta e dei bisbigli sommessi provenire dall'interno. Mi avvicinai piano e guardai nella stanza.
Tirai un sospiro di sollievo.
Lho stava osservando attentamente un quadro e dietro di lui stava Lady Talia; e in un angolo della stanza scorsi anche il piccolo Morgan.

Sono tutti qui... Lady Talia e Morgan stanno bene! Sono così contenta... Ma ora è Icarius ad essere in pericolo non devo scordarmelo!

Feci segno a Luna e Nishuru di seguirmi ed entrai nella stanza.
"Lady Talia, mia Signora! Siete qui! Finalmente vi ho trovata. Sono contenta che Lho vi abbia liberata..." dissi lanciando un'occhiata di sincera gratitudine a Lho.
"E ci sei anche tu, Morgan! Sono felice che non ti sia accaduto nulla! Ero davvero in pensiero..." dissi correndo verso Morgan. Gli passai una mano tra i folti capelli e gli sorrisi.
"Noi" dissi indicando me, Luna e Nishuru " abbiamo incontrato una vecchia, che ci ha detto la vera ragione per cui la Granduchessa è stata rapita e altre cose che preferirei raccontarvi dopo. Voi invece... cosa state facendo in questa stanza?"
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Vecchio 26-07-2011, 18.57.57   #2014
Talia
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
Rimasi sulla soglia, di qualche passo dietro Lho e Morgan, fissando la stanza deserta... Layla non era lì, ma per qualche ragione ciò non mi stupì... la mia mente lavorava freneticamente: Layla non si vedeva mai in giro quando un cavaliere partiva per la prova, aveva detto il bambino... non si vedeva più da nessuna parte... poteva essere una coincidenza quella?
All’improvviso la voce di Lho mi destò dai miei pensieri...

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“Cosa ci fa questo ritratto qui?” Stupito e turbato Lho.
Si avvicinò di qualche passo e restò a fissare il quadro per diversi istanti senza aggiungere altro.
“Questo è il ritratto di lord Ardeliano, il conquistatore di Sygma…” mormorò Lho, rompendo il suo silenzio e voltandosi verso Talia “… e non capisco per quale motivo si trovi in questo luogo…”
Osservai per un istante gli occhi del guerriero, il suo sguardo ora teso e allarmato, poi spostai la mia attenzione verso il ritratto appeso alla parete dietro a lui...
Ardeliano...
Certo! Avevo visto quel ritratto, lo avevo visto molte volte...
C’era il suo ritratto nella Sala Grande nel palazzo dei Taddei a Capomazda...
C’era il suo ritratto nel Salotto Azzurro nel palazzo di Sygma...
Ardeliano, il marito della principessa Gyaia...
Ardeliano, il conquistatore di terre e uomini, il conquistatore di Sygma...
Ardeliano de’ Taddei... con quei suoi occhi color del cielo e quello sguardo fiero, gli stessi occhi e lo stesso sguardo di tutti i Taddei, gli stessi occhi e lo stesso sguardo di Icarius...
Lentamente mossi qualche passo nella stanza, mi avvicinai a Lho, lo oltrepassai e mi accostai al dipinto... lo raggiunsi e lo osservai per qualche momento...
Ardeliano...
In preda a mille e più pensieri, sollevai una mano e sfiorai la tela con la punta delle dita...
Morgan mi aveva detto che Layla giurava vendetta di fronte al dipinto di Ardeliano... Layla e Ardeliano... Ardeliano e Gyaia...
Ardeliano... lui sembrava essere il fulcro di tutto!
E un’idea mi balenò in mente... così assurda... così spaventosa... eppure così chiara, nitida, evidente...
Trattenni il respiro in preda a quel pensiero, sgranai gli occhi e mi portai una mano alla bocca...
Fu allora che udii dei passi e poi una voce familiare.

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"Lady Talia, mia Signora! Siete qui! Finalmente vi ho trovata. Sono contenta che Lho vi abbia liberata..." dissi lanciando un'occhiata di sincera gratitudine a Lho.
"E ci sei anche tu, Morgan! Sono felice che non ti sia accaduto nulla! Ero davvero in pensiero..." dissi correndo verso Morgan. Gli passai una mano tra i folti capelli e gli sorrisi.
"Noi" dissi indicando me, Luna e Nishuru " abbiamo incontrato una vecchia, che ci ha detto la vera ragione per cui la Granduchessa è stata rapita e altre cose che preferirei raccontarvi dopo. Voi invece... cosa state facendo in questa stanza?"
Mi voltai e fissai Sayla... ero felice di vederla, ma ero troppo sconvolta per sorridere o per parlare... ero scioccata... ero spaventata.
Spostai gli occhi tra i tre nuovi venuti, poi li portai su Lho...
“Lei lo amava...” mormorai, la voce roca per il terrore “Lei era innamorata di lui... e lui... lui ha amato lei... ma poi... poi il gesto di Gyaia...”
Le gambe mi tremavano... sapevo che avrei dovuto spiegarmi ma non ci riuscivo, non riuscivo a formulare un discorso sensato perché il terrore mi invadeva sempre più.
E Icarius era andato incontro a quell’impresa...
Icarius vi si era gettato, ignaro...
Oh, Icarius...
Mi mancò l’aria e la testa mi girò forte... tanto forte che dovetti appoggiarmi al muro per mantenermi in piedi.
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"Essere profondamente amati ci rende forti.
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Vecchio 27-07-2011, 03.14.06   #2015
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Lho fissò stupito Talia e vedendola poi appoggiarsi al muro per non cadere, cercò di sostenerla.
“Adagiatevi sul letto, milady.” Disse aiutandola. “E’ solo un capogiro per le troppe emozioni.”
Si voltò poi verso Sayla e gli altri appena giunti nella stanza.
“Lei lo amava?” Ripeté il guerriero rivolgendosi di nuovo a Talia. “E’ impossibile, milady! Layla è una giovane donna, mentre lord Ardeliano è vissuto trecento anni fa! O volete forse dire che quella donna si è innamorata di un ritratto?”
“La vecchia con cui ha parlato Sayla” fece Nishuru “le ha fatto capire che Layla è coinvolta nella maledizione dei Taddei… e forse quel ritratto può aiutarci a capire la verità che si cela dietro a questa storia…”
“Lady Layla non è qui…” mormorò Morgan tirando la gonna di Sayla per attirare la sua attenzione “… dove sarà andata? Lei viene sempre a chiudersi in questa stanza quando un cavaliere affronta la prova…”
All’improvviso Luna si avvicinò alla finestra e restò a fissare il verziere per qualche istante.
La stanza di Layla era l’unica del palazzo che guardava a Levante e dalla sua finestra era possibile vedere dall’alto uno scorcio del giardino, che risultava invece nascosto a chiunque si fosse affacciato da qualsiasi altra stanza del palazzo.
Luna allora indicò a tutti loro qualcosa che si trovava nel giardino.
“Non si riesce a vedere bene da qui…” disse Nishuru “… bisognerebbe scendere nel verziere.”
Lho diede un’occhiata nel corridoio e vedendo che non c’era in giro nessuno, fece segno a tutti gli altri di seguirlo.
Poco dopo Talia, Lho, Sayla, Morgan, Nishuru e Luna raggiunsero il punto del verziere che avevano visto dalla stanza di Layla.
E davanti a loro si mostrò uno spettacolo tanto incredibile quanto spaventoso.
Circondate da una fitta e folta fila di alberi, quasi a volerne nascondere l’esistenza, si trovavano diverse tombe.
Erano abbastanza antiche e su di esse vi erano incisi dei nomi.
Lho e Nishuru si avvicinarono per leggere i nomi su quelle tombe.
Un attimo dopo i loro volti apparvero contratti ed alterati per ciò che avevano visto.
Si voltarono allora verso le tre ragazze e fecero segno loro di venire a leggere.
Talia, Sayla e Luna scoprirono così che quelle tombe appartenevano a tutti coloro che abitavano quel palazzo.
E tra quei nomi vi erano anche quelli di Shezan e del piccolo Morgan.
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Vecchio 27-07-2011, 10.14.45   #2016
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Mi sedetti sul letto, come Lho mi aveva suggerito... quell’idea che mi vorticava in mente era assurda, lo sapevo bene, eppure non riuscivo ad accantonarla come tale... Layla era una giovane donna, sì, ma non era una donna comune...
Tacqui alle successive domande di Lho: mi avrebbe di certo presa per pazza se gli avessi detto ciò che stavo pensando, tutti loro mi avrebbero presa per pazza! Rimasi quindi in silenzio, continuando a seguire la conversazione tra loro...
Quando, ad un cenno di Luna, decisero di scendere in giardino, li seguii.

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Circondate da una fitta e folta fila di alberi, quasi a volerne nascondere l’esistenza, si trovavano diverse tombe.
Erano abbastanza antiche e su di esse vi erano incisi dei nomi.
Lho e Nishuru si avvicinarono per leggere i nomi su quelle tombe.
Un attimo dopo i loro volti apparvero contratti ed alterati per ciò che avevano visto.
Si voltarono allora verso le tre ragazze e fecero segno loro di venire a leggere.
Talia, Sayla e Luna scoprirono così che quelle tombe appartenevano a tutti coloro che abitavano quel palazzo.
E tra quei nomi vi erano anche quelli di Shezan e del piccolo Morgan.
Scorsi i nomi su quelle lapidi, leggevo avidamente, freneticamente... ma, stranamente, non vi era traccia di terrore in me, né di angoscia... al contrario, una parte di me si sentì quasi sollevata: non ero pazza, dunque! Non ero pazza e quelle tombe ne erano la prova.
Era strano... era come se il cieco orrore che mi aveva invasa e sopraffatta poco prima mi avesse, adesso che era stato assimilato dalla mia mente, resa immune da altro spavento...
E tuttavia il sangue mi si gelò nelle vene poco dopo, quando inaspettatamente i miei occhi lessero il nome di Morgan su una di quelle pietre...
Mi bloccai, allora...
Oh, no... Morgan...
Rimasi immobile per alcuni lunghissimi istanti, fissando quella consunta iscrizione appena leggibile sulla lastra sbrecciata...
Poi lentamente alzai lo sguardo e cercai il bambino...
Se ne stava in piedi poco distante da noi e sul suo volto era dipinta una strana espressione, incerta, interrogativa e forse un po’ spaventata... lo fissai per un attimo e lui fissò me... e fui certa che Morgan non sapesse nulla di tutta quella storia, di qualsiasi cosa si trattasse probabilmente lui non lo ricordava... e probabilmente aveva soltanto molta paura... ma chi era Morgan, dunque? Cos’era?
Rapidamente, in preda ad un forte sentimento, mi mossi verso di lui, lo raggiunsi e lo presi in braccio, stringendolo forte...
“Va tutto bene, Morgan...” dissi con voce spezzata, iniziando a cullarlo piano “Non preoccuparti, va tutto bene!”
Cullandolo così, lentamente, tornai a voltarmi verso gli altri e mossi lo sguardo tra loro... osservai Nishuru, poi Luna, Lho e infine puntai gli occhi su Sayla...
E nei miei occhi era dipinta con chiarezza un’unica domanda... che cosa potevamo fare?
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Vecchio 27-07-2011, 14.05.19   #2017
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La luce del Sole alto di Mezzogiorno scendeva sulle radure del bosco e le verdeggianti fronde scintillavano delle loro meravigliose e lussureggianti tonalità d’Estate.
Icarius era immobile, davanti alla tomba, a fissare attonito quella spaventosa e spettrale figura sorta dal nulla.
Le erbose zolle di terra si spaccavano e rivoltavano sotto il peso dell’austero sauro che il cavaliere montava, mentre l’ombra di una nodosa quercia che cresceva presso la tomba, posandosi di lui, rendeva sfocato ed indefinito il suo aspetto.
Ad un tratto il cavaliere spronò il suo destriero e questo rispose con un nutrito, per poi lanciarsi verso l’Arciduca.
Icarius allora cercò di montare in sella a Matys, ma inutilmente.
Il suo misterioso avversario lo raggiunse e con un colpo di spada mozzò le redini della cavalla di Sygma, facendo cadere a terra Icarius.
Un attimo dopo era già pronto per la seconda carica.
Si lanciò nuovamente sull’ardeide, ma questi riuscì ad evitare il secondo attacco.
Cominciò allora a rotolare giù dalla collinetta, cercando riparo fra i cespugli e le folte siepi della conca sottostante.
Ma il suo indomito avversario lo raggiunse, continuando a braccarlo.
Icarius allora, messo alle strette, accettò finalmente battaglia.
Evitò l’ennesimo fendente del misterioso cavaliere e riuscì ad indirizzarne uno sulle briglie del destriero che lo incalzava.
Un attimo dopo l’oscuro cavaliere si ritrovò disarcionato sul terreno.
Ma con un’agilità fuori dal comune si rialzò, per poi lanciarsi nuovamente contro l’odiata preda.
Il taddeide si difesa dalla foga di quel nuovo attacco, riuscendo poi a colpire il suo avversario.
Lo colpì lacerandogli il ventre.
Un colpo mortale.
Ma il cavaliere non barcollò, ne mostrò segni di smarrimento.
Incredibilmente quel fatale fendente sembrava non averlo nemmeno scalfito.
“Com’è possibile?” Fra sé Icarius. “Gli ho lacerato la corazza! Ho sentito la mia spada affondare nelle sue viscere!”
Il cavaliere attaccò nuovamente ed approfittando dello smarrimento dell’Arciduca lo disarmò con un colpo preciso e violento.
Allora la spettrale si avvicinò per il colpo di grazia.
Ma Icarius bloccò il suo braccio ed i due cominciarono a spintonarsi in balia di quel fatale abbraccio.
Alla fine entrambi caddero a terra ed anche l’arcano cavaliere perse la sua spada.
Ma il cavaliere, come mosso da un’inumana determinazione, estrasse un coltello e si lanciò su Icarius.
“Sono disarmato!” Pensò questi, portando la mano sulla sua cintura. “E’ la fine!”
Un attimo dopo il suo avversario gli fu addosso ed un grido di disumano dolore echeggiò tra la vegetazione.
Il misterioso cavaliere si alzò di scatto, con l’elmo completamente sporco di sangue.
Nella visiera era conficcato un fiore, una rosa.
Era Mia Amata, l’arma che del costume di Cuore che Icarius aveva avuto per il ballo in maschera al Borgovecchio.
L’ardeide aveva conficcato il gambo del suo fiore nella fessura dell’elmo del suo misterioso avversario.
Questi sanguinava e si contorceva per il dolore.
Icarius allora riaccolse la sua spada e con un preciso fendendo tagliò in due l’elmo del suo avversario, mostrando così il suo volto.
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Vecchio 28-07-2011, 02.28.03   #2018
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Quella scoperta era stata agghiacciante.
Quelle tombe ed i nomi incisi su di esse.
Tutti loro si voltarono a fissare Morgan, mentre il bambino li guardava stupito, con i suoi occhi carichi di candore ed innocenza.
Poi Talia corse ad abbracciarlo.
Lo teneva fra le sue braccia e lo cullava.
“Che io sia dannato…” mormorò Lho “… tutto questo è assurdo… è un incubo… non può essere…”
“E’ un incanto.” Gli fece eco Nishuru. “Un sortilegio. E noi ne siamo intrappolati. E’ dunque questa la Gioia dei Taddei?”
“Io voglio seguire il sentiero delle lance e raggiungere il mio signore!” Esclamò Lho. “Tutta questa storia è un’enorme trappola! Voglia il Cielo che non sia troppo tardi per sua signoria…”
Luna si avvicinò ancor più a quelle tombe e le osservò tutte.
“Ne sento il lamento…” mormorò chiudendo gli occhi ed abbandonandosi alle energie di quel luogo “… ne avverto chiaramente il tormento… in questo posto vi è solo tanto dolore e sofferenza…”
“Vi è anche tanta malvagità!” Replicò Lho.
Morgan aveva la testa adagiata sulla spalla di Talia e con le sue braccine cingeva il collo della Granduchessa.
I lunghi capelli di lei sfioravano ed accarezzavano il viso del bambino, che sembrava tranquillo ed estraneo all’angoscia che invece attanagliava tutti loro.
Ma all’improvviso Morgan si voltò di scatto.
“E’ davvero spiacevole che siate giunti in quest’angolo del verziere, miei signori.” Disse Shezan. “Si, davvero spiacevole… per voi.”
L'eunuco era affiancato da diversi valletti che in breve circondarono tutti loro.
Lho allora fece qualche passo in avanti, mettendosi davanti ai suoi compagni.
“Non osare avvicinarti, maledetto.” Intimò all’eunuco e portando la mano sull’elsa della sua spada. “Sin da quando siamo giunti in questo dannato posto ho sentito la voglia di darti una lezione…”
“Allora vi darò l’occasione che cercavate, mio signore…” rispose Shezan, prendendo la sua micidiale scimitarra.
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Icarius fissava incredulo quel volto.
Il lunghi capelli biondi che, come pendagli, scendevano sulla luccicante corazza, mentre il sangue colava come una sorgente sul quel meraviglioso volto intriso di pallida bellezza.
Layla allora si strappò il fiore dall’occhio, tirando via brandelli di carne e sangue.
Quel fiore era riuscito dove migliaia di spade in centinaia d’anni avevano fallito.
Quel fiore, Mia Amata, aveva vinto quell’invincibile cavaliere ed il suo antico odio verso i Taddei.
“Maledetto…” mormorò con un gemito quasi soffocato Layla, mentre teneva la mano stretta sull’occhio sanguinante “… maledetto tu ed il tuo sangue…”
Icarius la guardava in silenzio.
“Mi hai ingannata, tradita ed abbandonata…” continuò lei ormai ansimando per il dolore “… come hai potuto… come?” Urlò con un impeto di rabbia. “Ardeliano, ti odio!” Gridò fissando Icarius. “Ti odio per il male che mi hai fatto! Come hai potuto? Tutte quelle promesse… tutti quei sogni…” e bianche lacrime cominciarono a rigare il suo volto, mischiandosi e confondendosi con il sangue della ferita “… sei partito per Sygma… ti ho atteso per anni… e gli anni sono fatti d’infiniti giorni e di eterne notti… poi un maledetto giorno…” esitò “… un maledetto e sconsacrato giorno sei tornato con quella donna… <<E’ per la pace!>> Diceva la gente. <<Per il bene di Capomazda!>>… e la mia pace? I miei sogni? La mia vita?”
Icarius chinò il capo.
“Allora ho tratto la forza dalla sola cosa che mi era rimasta!” Aggiunse Layla. “Il mio amore per te, Ardeliano! Ma l’amore si mutò in odio ed io ti maledii! Maledii te, il tuo sangue e la tua terra! Ho patteggiato per il mio odio! Per avere la mia vendetta! Una vendetta infaticabile ed eterna… come solo l’amore… quello vero… sa essere… odio te e quella ragazza di Sygma! L’ho rinchiusa nella torre, a morire di stenti!” Disse compiaciuta in un delirante sussulto. “E tu non potrai liberarla, Ardeliano! E sai perché? Perché io ti ucciderò! Perché solo chi ti ama come me può ucciderti! Si, ho atteso il tuo ritorno per rendere conto del mio patto! Ed ora, insieme, bruceremo nel medesimo fuoco! Per sempre!”
Estrasse un altro coltello dalla sua cintura e lo puntò verso Icarius.
Ma proprio in quel momento la pesante porta della tomba cominciò a scricchiolare, per poi aprirsi lentamente.
Una serie di angoscianti lamenti allora si udirono provenire dal suo interno.
“No… voi…” indietreggiando Layla “… cosa volete? La prova non è ancora terminata… state lontani da me… lontani…”
Delle ombre allora uscirono dalla tomba ed avvolsero Layla.
La donna cercò di divincolarsi, di lottare, ma quella morsa sembrava inviolabile.
Layla gridò come se fosse posseduta da tutti gli angeli ribelli precipitati dal Cielo.
E nel gridare, malediceva se stessa e i Taddei.
Un attimo dopo una lieve brezza soffiò sul bosco e sul marmo della tomba.
E quel leggero sibilo sembrava aver assorbito i lamenti di quelle ombre e le sacrileghe grida di Layla.
A contatto con quella brezza, Icarius sembrò come destarsi da un sogno, da un incanto.
Si guardò allora intorno e non vide più nessuno.
La porta della tomba era intatta.
Si voltò dove in precedenza aveva visto Capomazda assediata e vide l’esercito nemico che si ritirava davanti alle armate ducali che erano uscite dalla Porta dei Leoni.
Sentì allora un sussulto nel cuore.
Immagini, suoni, echi, tutto sembrò come tornare nel mare delle sue emozioni e dei suoi ricordi.
“Io…” mormorò “… io… ricordo tutto… la mia memoria, il mio passato, la mia vita…”
Poi, quasi nello stesso istante, gli apparve il volto di Talia.
Saltò così in sella a Matys, annodando alla meglio le redini recise dalla spada di Layla e ripartì verso il sentiero.
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Gouf giaceva a terra, con la mano stretta sulla ferita sanguinante.
Era riuscito a strapparsi Parusia dal petto e a conficcarla nel terreno.
Come una croce l’invincibile spada stava davanti al Cavaliere del Gufo, proiettando la sua ombra sul livido volto di Gouf.
I suoi occhi neri erano ancora vivissimi, indomiti ed accesi di quella stessa fiamma che aveva animato il fiero sguardo del cavaliere in mille e più battaglie.
Ma il respiro era rotto ed un tremore cominciò a diffondersi su tutto il suo corpo.
Fissò allora Parusia che brillava davanti al Sole nascente.
Fissava quella Croce che però per lui sembrava più un giudizio, una condanna, che una redenzione.
Cercò allora di afferrarla, ma le forze sembravano averlo abbandonato.
Tentò nuovamente di raggiungere quella spada, ma ogni sforzo fu inutile.
Lui, il grande e terribile Cavaliere del Gufo, incapace di raggiungere ed impugnare una spada.
Comprese allora che tutto era finito.
Quella spada, che ora si ergeva come una Croce, era riuscita a penetrare la sua invincibile corazza.
All’improvviso avvertì dei passi e si voltò di scatto.
A pochi passi da lui c’erano Melisendra ed Uriel.
Lo guardavano in silenzio, a pietosa distanza.
Gouf fissò prima Melisendra, poi suo figlio.
Fece allora un cenno col capo ed un ghigno sorse sul volto.
Era un sorriso reso deforme da un volto ormai contratto per il dolore.
“Non…” mormorò il Cavaliere del Gufo “… non vi avrei mai… fatto del male… non avrei… potuto…”
Poi altri passi.
Guisgard era risalito dalla conca della palude, dopo essersi salvato dalle sabbie mobili grazie alla sua fedele Peogora.
I due cavalieri si scambiarono un lungo sguardo.
Rabbioso quello di Gouf, indecifrabile quello di Guisgard.
Poi, con un gesto d’ira, Gouf tese la mano verso il suo avversario, come a volerlo raggiungere per strappargli il cuore.
Un attimo dopo spirò con una smorfia di rabbia mista a dolore sul volto.
A quella visione tutti i suoi cavalieri furono colti da sgomento.
Nessuno fra loro avrebbe mai immaginato la morte del loro invincibile signore.
In quel momento squilli di trombe raggiunsero il campo e si diffusero nel Cielo.
La Porta dei Leoni si aprì e l’esercito ducale, ormai costretto dalla trappola racchiusa nelle acque avvelenate di Capomazda, uscì per affrontare il nemico.
Ma senza più il loro campione gli invasori si sentivano persi ed in balia del caos.
L’esercito di Gouf allora cominciò a sciogliersi e a sparpagliarsi fra quelle lande, davanti all’avanzata dei cavalieri capomazdesi.
Ed un grido di vittoria si levò alto da quei cavalieri, davanti alla fuga disperata dei loro nemici, i quali, in preda alla paura, abbandonarono ogni cosa sul campo di battaglia.
Ed insieme alle loro armi, i cavalieri capomazdesi si impossessarono anche dello spaventoso ariete dei loro avversari.
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