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Vecchio 03-06-2013, 22.27.04   #1371
Clio
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Annuii a Masan e lo seguii in quella galleria.
Passo dopo passo, pensavo all'iscrizione.
Anche se non avevo espresso il mio parere, sapevo che Masan aveva ragione: si parlava di un luogo non di un tesoro.
Eppure doveva essere un luogo molto particolare.
Mi tornò alla mente un libro letto anni addietro per un esame di medievistica, parlava di un Giardino e di una Rosa. Quello era un poema allegorico, certo, ma non mi sembrava poi così diverso. Anche qui, infondo, avevamo un Fiore e un Giardino, sebbene i significati cambiassero radicalmente.
E forse la dottoressa che mi stava così simpatica non aveva completamente torto, magari nel Giardino era nascosto un tesoro inestimabile, anche se avevo i miei dubbi sul fatto che potesse essere in monete sonanti o simili.
Guardai perplessa Masan, quando si accorse di avere molto freddo.
Scossi la testa.
"Io sto bene, mi spiace.. ma non faccio testo.. sono molto calorosa.." dissi, osservando gli operai che rabbrividivano.
Ma era soltanto il freddo a farli tremare?
Sbarrai gli occhi quando Solder prima rimproverò gli operai, poi li minacciò con la pistola.
Una pistola?
Perchè mai un'archeologa dovrebbe avere una pistola? Cosa si aspettava di trovare?
Restai immobile e guardai di sfuggita Masan abbassare l'arma.
Vidi il disappunto con cui trattò la donna ma anche la calma con cui reagì alla vista della pistola. Sapeva perfettamente che la sua collega era armata, lo sapeva e non aveva niente da ridire, anzi, per quanto ne sapevo poteva essere armato anche lui.
D'un tratto, non mi sentii più in colpa per quello schiaffo.
In che razza di guaio ti sei cacciata, Clio?
Sospirai. Chiusi gli occhi per un momento, poi li alzai verso il soffitto, in una preghiera silenziosa.
Non dissi una parola, mi limitai a restare al mio posto, segno che non avevo intenzione di tornare indietro.
Mi feci dare da un operaio lo zaino e la pala.
Si, cara dottoressa.. scaverò io se ci sarà bisogno..
Non sapevo da quanto tempo stavamo camminando. Vidi Masan che tentava di tenere il conto, ma il suo orologio si era fermato, così come quello di Solder e dell'operaio.
Io non lo portavo, ma il mio smartphone era fuori-uso da molto tempo. Non che mi aspettassi di veder funzionare quell'apparecchietto sottoterra.
Poi, si spensero anche le torce.
"Non c'è che dire.. sembra davvero l'entrata dell'Averno.." dissi, vagamente divertita.
Non che lo fossi davvero, ma avevo sviluppato una sorta di patina attorno a me, che mi proteggeva da qualsiasi terrore.
Basta terrore, ne avevo abbastanza.
Al massimo, ci rincontreremo..
Come mi aveva chiamata il fantasma alla festa? Ah, si: incosciente o cinica. Io avevo deviato il discorso ma, infondo, forse aveva ragione.
Perchè, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare in quel momento era il tono della voce di Solder. Dovevo ammettere che sapeva nascondere molto bene la preoccupazione.
Sorrisi.
Clio, sii seria per una volta.. forza..
Alzai gli occhi al cielo e iniziai a pensare.
Mi appoggiai al muro, in modo da riuscire a mantenere l'equilibrio.
"Serve una torcia, una torcia vera.. non le nostre elettriche.. non possiamo procedere al buio, potrebbero esserci delle buche, o peggio..".
Mi chinai e tentai di esaminare il contenuto dello zaino a tastoni.
A prima vista, nulla che potesse servirmi.
Poi, mi venne un'idea e ringraziai di cuore l'operaio di cui non sapevo nemmeno il nome.
Presi la pala, della corda, quella che doveva essere una maglietta di ricambio.
Eppure mancava qualcosa: l'olio. Per poco non scoppiai a ridere, mentre tiravo fuori dalla borsa la boccetta di olio di semi di lino che continuavo a dimenticare di mettere a posto. Beh, magari non sarà servito per il suo scopo originario, ma pregai che fosse utile.
Cercai, in qualche modo, di costruire una torcia rudimentale.
Si sarebbe accesa?
Estrassi l'accendino zippo con due iniziali incise da una tasca della borsa chiusa con una cerniera.
Mi si strinse il cuore.
Perdonami, so che ho promesso che non l'avrei mai usato.. ma.. non posso.. perdonami, ti prego..
Una lacrima invisibile mi percorse, rapida e silenziosa, la guancia.
Quando accesi la torcia era già sparita.
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Vecchio 04-06-2013, 00.34.49   #1372
Guisgard
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“Invece i graffi fanno male...” disse Gem fissando Elisabeth “... e non solo quelli... ho lividi ed escoriazioni su buona parte del corpo... no, mi spiace deluderla, ma siamo ancora cittadini di questa valle di lacrime... lei ha dormito, mi creda. Ha dormito sodo. Forse ha perso conoscenza mentre l'aereo piombava sul fitto bosco sottostante... anche io credo di aver perso i sensi... quando mi sono svegliato, il piper si era spaccato in due... noi eravamo sul lato destro... l'altra parte non so dove sia finita... mi spiace, ma penso che i suoi due amici siano rimasti bloccati lì dentro... forse tra le lamiere... o chissà... magari sbattuti lontano... ho preso allora il suo corpo e ho cercato un luogo sicuro... e fortunatamente abbiamo trovato questo rifugio... non ho idea a chi appartenga, ma per ora ci ha dato un comodo alloggio... c'era della legna e ho acceso il fuoco per scaldare un po' l'ambiente...”
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Vecchio 04-06-2013, 00.42.34   #1373
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“Ottimo.” Disse Daiz ad Altea. “Si, vorrei un identikit e una serie di informazioni su quell'uomo. La farò subito giocare al detective.” Le fece l'occhiolino. “Ora la riporterò dalla sua amica e lei recupererà ogni tipo di informazione sul nostro uomo. Ah, perda subito ogni speranza che la sua amica psicologa possa fornirle informazioni. I medici sono vincolati dal segreto professionale. E per esperienza so che uno strizzacervelli tiene molto al suo rapporto con i pazienti. In un certo senso è un po' come tra un confessore ed il suo penitente. Quindi dovrà essere lei a trovare ciò che cerchiamo. Il piano è questo...” sorseggiando un po' di liquore “... lei tornerà nella casa della sua amica psicologa e quando ci sarà via libera, senza essere vista, mi farà entrare ed insieme cercheremo nello studio della strizzacervelli le informazioni che cerchiamo. Cosa ne pensa? Sono o no il più grande investigatore del mondo? E magari lei è già fortemente attratta da me.” E rise.
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Vecchio 04-06-2013, 01.37.50   #1374
Talia
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Mi voltai verso di lui a quell’ultima domanda...
era forse la prima cosa veramente seria che aveva detto da quando lo avevo incontrato...
e forse fu per questo che mi sorprese, o forse fu per il tono con cui lo disse... si, quel tono... il tono di un uomo che troppo a lungo si era sforzato di non prendersi sul serio...
lo fissai...
“No...” dissi infine, scuotendo appena la testa “No, non la preferisco quando fa il pagliaccio... affatto! Anzi...”
Il mio sguardo su di lui era serio, fermo, penetrante...
“Sa, Guisgard...” ripresi poi a dire, la voce vagamente più bassa, lieve “Penso che, tra noi due, qui il più incauto sia lei... si... si penso che sia veramente incauto!”
Lo osservai per qualche istante, in silenzio...
“Vede... qualsiasi cosa lei dica, o faccia, il suo nome è tutt’altro che sconosciuto... la storia della sua famiglia sconfina nella leggenda, ci sono mille e più aneddoti che dai meandri del passato mi parlano di lei, mille storie, piccoli dettagli... mentre lei di me non sa niente! Mi ha raccolta per strada ed ha deciso di portarmi con sé... mi ha mostrato cose e rivelato particolari... e se non fossi ciò che lei crede? Ha... ha pensato che sarei potuta essere una di quei pazzi che la minacciano, Guisgard? Ha mai pensato a questo?”
Lo fissai per qualche istante, seria... poi sorrisi appena...
“Sono un’incosciente...” mormorai “Adesso che le ho messo questo dubbio, forse mi abbandonerà qui e dovrò tornare a piedi fino in città... e addio aereo... addio volo avventuroso e gita in quegli angoli caratteristici che dice di conoscere così bene...”
Lo osservai per qualche istante, con uno sguardo lievemente indagatore...
“Chissà se lo farebbe...” sussurrai “Chissà...”
Per qualche altro istante restammo così... in silenzio. E tra noi si udiva solo il rombo della macchina che sfrecciava veloce sulla stretta stradina in mezzo alla campagna...
Lo osservavo e mi chiedevo quanto sarebbe stato saggio rivelargli... mi chiedevo se mi avesse presa per matta, se avesse saputo tutto di me...
eppure stavamo andando a Sant’Agata di Gothia...
pensai che se, per caso, avessi raggiunto Capomazda con il preciso intento di andare poi là, avrei di certo faticato di più per trovare chi mi ci avrebbe accompagnata...
e invece ci stavo veramente andando...
ci stavo andando senza che lo avessi chiesto, senza che lo avessi ricercato...
e ci stavo andando con lui.
“Nel mio lavoro...” dissi ad un tratto, senza preavviso “Mi capita di leggere molto, di documentarmi... e... e, per l’ultimo lavoro, mi è capitato di leggere molto su Sant’Agata di Gothia... davvero molto... ed è per questo che...” esitai “E’ per questo che sono eccitata e spaventata all’idea di arrivarci...”
Sorrisi, come a voler smorzare la mia tensione.
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** Talia **


"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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Vecchio 04-06-2013, 02.16.16   #1375
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Il fuoco di quella torcia si accese pian piano, fino ad illuminare le pietre attorno a Clio.
La luce, sebbene debole e incerta all'inizio, poco a poco riuscì a squarciare quel denso velo di tenebre che, fino ad un attimo prima, aveva avvolto ogni cosa.
La ragazza allora tornò a vedere ciò che la circondava e intravide anche le sagome di Masan, Solder e Wako poco distanti da lei.
“Una torcia...” disse il professore “... ottimo, Clio!”
“Possiamo continuare.” Fece Solder.
“Dia a me la torcia...” avvicinandosi Masan a Clio “... così potrò precedervi tutti... mi sentirò più sicuro a sapervi dietro di me...”
Così ripresero a percorrere quella galleria.
Camminarono ancora per un po', con Masan a guidare il gruppo, seguito da Clio, poi da Solder e con Wako a chiudere il quartetto.
Il profondo silenzio di quell'ambiente era rotto solo dal rumore dei loro passi, che echeggiavano sulle pareti di pietra.
Ad un tratto però qualche altra cosa ruppe definitivamente quel silenzio.
Uno sparo.
“Casa è successo?” Voltandosi di scatto Masan.
Wako era alcuni passi più indietro, a terra in una pozza di sangue, mentre la pistola di Solder era ancora fumante.
“Perchè ha sparato a quell'operaio?” Fissandola Masan.
“Stava tornando indietro.” Rispose la donna senza tradire emozioni. “Ho sentito i suoi passi allontanarsi e mi sono voltata. L'ho visto scappare e gli ho sparato.”
“Perchè?” Fece Masan. “Che motivo c'era? Poteva andarsene, come hanno fatto gli altri.”
“Li abbiamo pagati.” Fissandolo la dottoressa. “E non mi andava di essere presa per i fondelli da questi dannati. Ha pagato lui per tutti.”
Masan scosse il capo.
“Si ricordi il nostro scopo.” Disse Solder. “Il motivo per cui siamo qui. Vuole assumersi lei la responsabilità se falliremo?”
Masan non rispose nulla.
“Sa, mi sembra un po' cambiato da quando è iniziato il nostro viaggio qui sotto...” continuò la dottoressa “... non vorrei che qualcosa possa distoglierla dal nostro scopo...” e lanciò un'occhiata verso Clio.
Masan continuava a restare in silenzio.
“Proseguiamo allora.” Aggiunse la donna.
Così Masan riprese il cammino e fece cenno a Clio di seguirlo.
Solder chiudeva il terzetto.
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Vecchio 04-06-2013, 02.20.57   #1376
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Sa...” disse Guisgard a Talia “... quando Lancillotto incontrò Ginevra, ella non rivelò il suo nome... disse soltanto di essere diretta al matrimonio di re Artù e della regina Ginevra... lui non chiese altro... si propose come suo campione e la liberò dal cavaliere che l'aveva rapita...” fissò la ragazza e sorrise “... e se devo dirla tutta... pagherei che lei fosse il demone...” rise “... non si spaventi... vede, si narra che un demone perseguiti la mia famiglia... ma se avesse il suo aspetto non sarebbe poi tanto male.” Le fece l'occhiolino. “Già, dimenticavo... mi preferisce quando non faccio il pagliaccio...” inserì la marcia successiva e l'auto aumentò di velocità “... le propongo un patto... lei non tenterà di uccidermi ed io non la lascerò per strada... ci sta?” Sorrise ancora. “E magari prima o poi mi rivelerà davvero che genere di mestiere fa... così potrò comprendere la sua eccitazione ed i suoi timori nel raggiungere quella città...”
Ad un tratto cominciò ad apparire in lontananza una montagna che dominava l'intero scenario.
“Ecco il Monte Taburn...” indicò Guisgard “... Sant'Agata di Gothia si trova sull'altro versante, dove si intravedono quelle eliche per l'energia eolica, le vede? Noi invece raggiungeremo le pendici orientali del monte... lì troveremo un piccolo aeroporto... noleggeremo un aereo e giungeremo in breve nel nido dei falchi... ovviamente per lei, al ritorno, passeremo per Sant'Agata di Gothia.”
E dopo circa una mezz'ora, la porsche raggiunse il piccolo aeroporto.
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Vecchio 04-06-2013, 10.51.38   #1377
Chantal
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"Buongiorno, Matilde!" Accolsi la donna sorridendo "ha dormito bene? Oh, non badi alla mia stanza, me ne occuperò io più tardi.."
La seguii per le scale. "Sa, mi sono alzata all'alba stamane ed ho passeggiato nel frutteto, c'è tanta frutta matura.. se ne potrebbero fare marmellate, o pesche sciroppate.." mi guardavo ancora intorno in quell'ambiente tutto nuovo e tutto da scoprire, " ed ho anche visitato la piccola aia in fondo, quella ai confini con l'altra proprietà, sa dirmi chi sono i nostri vicini? Sembrano brave persone."
Lei mi ascoltava e mi rispondeva amabilmente e pazientemente, quasi come se a parlarle fosse una bambina eccitata. Forse lo ero.
"Sapesse, ho indossato quei grossi stivaloni di gomma che ho trovato nel box per gli attrezzi da giardino, ho seguito le galline fino al pollaio e lì ho raccolto quattro uova freschissime, desidero subito preparare uno zabaione per mio padre."
Intanto stavamo attraversando il salone.."le piace lo zabaione, Matilde?" Le domandai "Ovviamente.. avrei piacere che sedesse a tavola con noi per la colazione, vedrà, la sorprenderà preparato alla francese."
La donna mi guardava incuriosita.. "Sa che anche i vicini mi guardavano così? Proprio come sta facendo lei..Sì, due anziani signori affacciati al loro balcone che si stupivano a vedermi rincorrere la chioccia, dovevo essere davvero buffa con quella clamide immacolata, la vestaglia con tutti quei volants smossi dall'aria, slacciata e svolazzante, e quei grossissimi stivali da campagna ai piedi."
La donna rise.
"Potrei domandarle una gentilezza, Matilde? Una cortesia da parte sua.. mi aiuterebbe a preparare dei dolci da distribuire a tutti i vicini? Per presentarci e dimostrarci con loro amichevoli, non credo che mio padra abbia ancora avuto il tempo di intraprendere rapporti e socializzare con loro, pertanto, vorrei pensarci io, dunque..e vorrei conoscere tutti loro, anche chi vive ai confini della stradina.. crede di potermi sostenere? Ovviamente, nel rispetto dei suoi impagni.."
Intanto l'avevo seguita in cucina, stavo già preparando il bagnomaria per lo zabaione quando mio padre ci raggiunse.
"Buongiorno, come va con quella spalla? Deve essere l'umidità di questi giorni.." Lo salutai e gli sorrisi.
Indossava ancora la sua giacca da camera di un bordeaux molto elegante e dal collo di raso. Sul taschino spiccavano due viole ricamate tono su tono e sotto le sue iniziali.
Era stato un dono della mamma, era solito indossare quella giacca, stringersi in essa e tenersi caldo, nonostante fosse molto usurata.
Mi intenerii a guardarlo.
Così gli andai incontro e silenziosamente gli adagiai nel taschino una camelia, lasciandola appena traboccante, ne avevo colte alcune per adiagiarle nel piattino del pane come segnaposto per ciascuno.
Avevo apparecchiato anche per Matilde.
Qualche minuto dopo, infatti, sedevamo a tavola in una grande sala da pranzo, lo zabaione caldo e aromatizzato di vaniglia inondava l'ambiente di profumi antichi ed avvolgenti.
Avevo disposto al centro della tavola il mazzolino di rose portato con me dal viaggio, era ancora fresco, e dei tralci di ederina si calavano dal vaso, sinuosi, fino ad avvolgere i calici. Le frittelle preparate da Matilde conferivano opulenza ma anche un tocco di familiarità a tutto il resto. Si respirava accoglienza, semplicità e.. dolcezza.
Lasciai che mio padre ultimasse la sua colazione, e quando fu in piedi lo raggiunsi.
"Aiuterò Matilde a sparecchiare, poi.."guardando alla porta che dava sul salone "le domanderò di riporre quei due ritratti in soffitta, o in cantina.. non desidero che stiano lì, non occorre che occupino più un posto di rilievo in questa casa."
Varcai la soglia e, servendomi di una sedia li raggiunsi e li staccai dalla parete, mio padre mi guardava, tuttavia non mi fermò.
Ne fui lieta e rasserenata.
"Noi, fortunatamente, non siamo imparentati con l'arciduca, e non discendiamo neppure da questi luoghi.. noi apparteniamo al mare.. alla costiera.. sì, alle meravigliose costiere della penisola che separa i due golfi, pertanto.. quei ritratti per me non sono altro che due quadri che ritraggono due nobili a noi sconosciuti, null'altro.."
Mio padre mi guardò serio, forse anche con severità.
Mi accorsi per un momento che 'stavo dettando legge'. Mi sorpresi. E compresi che non fosse necessario, dato che non sarei rimasta in quella casa per sempre, anzi, presto sarei stata richiamata lì dove ero attesa, dove mi sentivo più completa nei miei panni di donna.
Anche se mio padre non voleva accettare che fossi una donna già da un po'.
Tanto meno quella semplicità che avevo scelto come filo conduttore della mia vita.
Forse, i genitori non lo accettano mai, credendo e ritenerdo i figli sempre piccoli e desiderando il meglio per loro.
Non era da biasimare per questo.
"E poi.." ripresi.." quel posto.. il posto sulla parete dell'ambiente più importante e più vissuto della casa spetta a voi, papà, ora siete voi il re di questa casa.."
Accennò un sorriso tra il tenero ed il compiaciuto.. "Conoscete il proverbio.." aggiunsi " ..a casa sua ciascuno è re.. "
Attesi in silenzio, infine conclusi: "Ci starà benissimo il ritratto di famiglia a sovrastare questa parete, quello che fu commissionato per l'anniversario con la mamma, quello in cui ci siamo tutti.." il tono della voce si smorzò piano.."tutti.." andando spegnendosi in un sussurro, con quella dolce malinconia che dagli occhi scivola sul cuore..
Qualche istante di silenzio ancora, poi, lo vidi protendersi verso di me.. "Ve lo impedisco, sapete.." dissi con gli occhi lucidi e accennando un sorriso per sdrammatizzare.."Vi impedisco di abbracciarmi, adesso, o.. oppure.. finirà che scoppio in lacrime e vi renderò responsabile.."
Ero schiva, sempre restia alle effusioni, e rifuggivo sovente le manifestazioni d'affetto.
Il ricordo della mamma, del resto, ancora ci rattristava.. ancora.. dopo tanti anni.. e ci univa sempre più.
Allora compresi che mio padre cercasse quell'abbraccio molto più di me, e mi lasciai andare, stringendolo forte forte a me.
Affidai i ritratti alle mani ed alle decisioni di Matilde, ella li avrebbe riposti dove meglio credesse.
Mio padre si accomiatò da me visibilmente sereno.
Sparecchiai da sola, così,con alcuni pensieri che affioravano senza che cercassi in alcun modo di sfuggire loro.
Non mi turbavano, tutt' altro.. mi sfioravano dolcemente.
Alla fine raggiunsi l'ingresso, mi curai di prelevare un cappellino che tenesse i capelli raccolti e in ordine, presi il cappottino di lana tweed e me lo poggiai sul braccio, ed attesi che mio padre fosse pronto, ammirandolo aggiustarsi l'uniforme davanti allo specchio.
Non sapevo se saremmo stati raggiunti da una macchina o mio padre avesse preferito prendere un'auto per sè, lo avrei accompagnato comunque per un po' fino al più vicino emporio dove avrei reperito il necessario destinato alla preparazione dei dolci per i vicini.
Mi accostai alla finestra, scostai appena con le dita la tendina, pioveva di nuovo.
Pioveva come al mio arrivo, e i toni del mattino prendevano a smorzarsi proprio come il sole nel dolce tintinnio dell'acqua sulle foglie del giardino, mentre le piccole e trasparenti gocce sul vetro luccicavano e mi impensierivano, generando in me sensazioni fluttuanti tra l'essere incantata e desolata.

Ultima modifica di Chantal : 04-06-2013 alle ore 18.25.22.
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Vecchio 04-06-2013, 11.20.34   #1378
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Dapprima fu solo una piccola scintilla ma poi, con mio grande sollievo, la torcia si accese e illuminò la piccola galleria.
La diedi a Masan con un cenno di assenso, e lo seguii.
Dopo qualche passo, di colpo, mi fermai.
Uno sparo.

"Non ti muovere, ragazzina..".
Una voce aspra e tagliente alle mie spalle.
Mi si gelò il sangue nelle vene, potevo sentire l'acciaio freddo contro la mia nuca.
"La borsa.." grugnì l'uomo.
Chiusi gli occhi, cercando di restare calma, di concentrarmi sul mio respiro.
Ma non ci riuscii, la paura ed il terrore si erano impossessati di me.
Ero come paralizzata.
"Ho detto.. la borsa.." ripetè, premendo con forza la pistola contro la mia tempia.
Possibile che nessuno si accorgesse di nulla?
Lentamente, riuscii a sfilarmi la borsa dal braccio, lui la afferrò con forza.
Chinai il capo, sperando che se ne andasse.
Ma non lo fece.
"E quella?" disse sfiorando con la pistola la mia catenina d'oro "Dammela, avanti..".
Sbarrai gli occhi: non potevo permetterlo.
Tenevo a quella catenina enormemente, ma sapevo bene di non avere scelta.
Portai le mani al collo e feci scorrere il sottile filo d'oro finchè non mi ritrovai tra le mani il fermaglio.
Lo slacciai, tra le lacrime.
"Lasciala stare.." urlò qualcuno che sembrava essere molto vicino.
"Mi hai sentito, bastardo? Lasciala stare!".
Non seppi mai che cosa accadde realmente.
Mi ritrovai a terra, spinta dall'uomo che mi aveva rapinato, incapace di muovermi, tremante.
Li sentii lottare.
Poi, uno sparo.
Subito pensai che mi avesse colpita, ma erano soltanto il terrore e l'angoscia a tenermi inchiodata a terra.
Vidi l'uomo raccogliere la borsa e fuggire via.
Avrei voluto alzarmi, inseguirlo, avrei voluto urlare, piangere gridare.
E invece restai immobile, paralizzata.
Ciò che mi destò da quello stato fu un grido, un grido disperato.
Era una donna, ma era dietro di me e io non potevo vedere il suo volto.
Dopo lo sparo, e soprattutto dopo la fuga del malvivente, molta gente si era avvicinata, ed ora osservava la scena, inorridita.
Dovevo alzarmi, sapevo di doverlo fare.
Non ero ferita, perchè non riuscivo a muovermi?
"Stai bene, piccola?" disse una voce gentile di donna "è finita, tranquilla.. va tutto bene..".
Il suono di quella voce era così rassicurante che riuscii ad alzare lo sguardo per guardarla.
Era una signora di mezza età, con un profumo molto dolce ed un rossetto troppo rosso, ma con degli occhi che ispiravano fiducia.
"Ce la fai ad alzarti?" disse dolcemente.
Anuii, in qualche modo.
Lei e un'altra signora mi rimisero in piedi.
Fu allora che lo vidi.
Il ragazzo che mi aveva difeso se ne stava lì, disteso a terra, in una pozza di sangue.
Si chiamava Mark.


Sobbalzai, per la sorpresa, ma restai impassibile.
Masan si voltò di scatto e, per un momento, potei osservare i suoi occhi da vicino, alla luce della torcia. Notai che avevano una luce davvero particolare.
Andiamo… ti sembra il momento di pensare a sciocchezze del genere, Clio?
Poi, mi voltai verso Solder.
Lanciai una rapida occhiata all'operaio, e recitai in silenzio un'antica preghiera per la sua anima.
Come si fa a morire così?
Guardai Solder negli occhi, senza tradire alcuna emozione, e abbassai lo sguardo quando rimproverò Masan.
Davvero era cambiato? Non osavo immaginare come fosse prima.
Mi rimisi in marcia, in silenzio.
Non potevo non pensare a quello che aveva detto: la missione, la responsabilità del fallimento.
Cosa c'era sotto quegli scavi?
Era ormai ovvio che la ricerca non ne era il fulcro. Ci doveva essere qualcos'altro. Ma non mi sembrò utile fare domande.
Io, infondo, ero soltanto una consulente, non avevo responsabilità.
Almeno così credevo.

Ultima modifica di Clio : 04-06-2013 alle ore 11.26.14.
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Vecchio 04-06-2013, 15.01.33   #1379
Talia
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Risi appena a quelle parole...
“Beh, mi sembra una proposta ragionevole...” dissi “Io non tento di ucciderla e lei non mi abbandona in mezzo al nulla... sì, davvero ragionevole...”

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Originalmente inviato da Guisgard Visualizza messaggio
Sorrise ancora. “E magari prima o poi mi rivelerà davvero che genere di mestiere fa... così potrò comprendere la sua eccitazione ed i suoi timori nel raggiungere quella città...”
Ad un tratto cominciò ad apparire in lontananza una montagna che dominava l'intero scenario.
“Ecco il Monte Taburn...” indicò Guisgard “... Sant'Agata di Gothia si trova sull'altro versante, dove si intravedono quelle eliche per l'energia eolica, le vede? Noi invece raggiungeremo le pendici orientali del monte... lì troveremo un piccolo aeroporto... noleggeremo un aereo e giungeremo in breve nel nido dei falchi... ovviamente per lei, al ritorno, passeremo per Sant'Agata di Gothia.”
Fissavo quella montagna avvicinarsi rapida.
L’auto filava morbida e regolare lungo la stradina che serpeggiava, seguendo l’andamento della campagna... il vento mi faceva volere i capelli e quel debole sole primaverile mi accarezzava la pelle sul viso...
La nostra destinazione si avvicinava...
l’aeroporto, poi il monte...
e poi?
Sant’Agata?
Mi chiesi se volessi davvero raggiungere la città di Sant’Agata di Gothia...
“Scrivo!” dissi ad un tratto, dopo quel lungo momento di silenzio, osservando la campagna correre intorno a noi “Il mio mestiere, dico... io per lavoro scrivo... scrivo romanzi, principalmente. Ne ho scritti tre, fino ad oggi... beh... fino ad un anno e mezzo fa, veramente... poi non ho scritto più!”
Tacqui per qualche momento...
“L’ultimo...” ripresi poi a dire, voltandomi a guardarlo “L’ultimo era un romanzo storico, ed era ambientato da queste parti, tre le altre cose... a Capomazda, in parte... e soprattutto Sant’Agata di Gothia...”
Sorrisi debolmente...
“Una bella coincidenza, no?”
Esitai per un momento...
“E forse è per questo che sono venuta a Capomazda... perché quando si legge e si scrive tanto a lungo e tanto diffusamente di un certo luogo, di determinati fatti e di persone che ci hanno preceduti, poi vi si resta in qualche modo legati... se ne resta vittime... e si ha bisogni di... si ha bisogno di visitare quei luoghi di persona...” sospirai appena “Carl, il mio editore, crede che sia una pazzia... crede che dovrei voltare pagina, cavalcare l’onda del successo e non perdere tempo dietro ai fantasmi di un passato lontano... non lasciare che quei fantasmi mi suggestionino, mi condizionino... E forse... forse, in parte, ha anche ragione... in parte...”
La mia voce calò lievemente ed io tacqui per qualche istante.
Poi, come rendendomi improvvisamente conto di aver parlato troppo, sorrisi, vagamente in imbarazzo...
“Beh... mi ha smascherata, infine!” dissi, con la voce di nuovo alta e scherzosa “Ora conosce il mio torbido segreto: sono una scrittrice!”
La macchina raggiunse in quel momento il piccolo aeroporto... rallentando appena, varcò il cancello e procedette verso un vetusto hangar.
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** Talia **


"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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Vecchio 04-06-2013, 15.39.22   #1380
elisabeth
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Gem era provato....ma io ...io no...io ero intatta......mi scostai da lui e mentre mi raccontava del'accaduto lo guardavo sempre con più distacco.......Ingrid era morta ..il Dottor...come si chiama, non aveva importanza erano finiti chissà dove, impossibile......." Gem...se questo e' uno scherzo..credetemi e' di cattivo gusto.......o siamo tutti morti..o siamo tutti vivi.......io...io...non volevo morire ...nessuno lo voleva, in questa stramaledetta storia........il fuoco..si grazie era caldo, la stanza perfetta....io e lei ci siamo assopiti....accidenti Gem...per aver superato quell' impatto senza renderci conto di nulla.....noi eravamo in trance....e non e' possibile.....i bucaneve...i bucaneve alla Madonna.....ma perché lei ha scelto noi e non anche gli altri........".......mi sedetti a terra.....con le spalle alle pareti , tolsi le scarpe....e piegai le gambe appoggiando la mia testa sulle ginocchia..........voltai il capo e guardai Gem..li' davanti a me......." Bene cosa farebbero due persone come noi.......ve lo dico io...nulla.....non ho voglia di fare nulla........Liam avrà previsto anche questo ?......forse lui e' cosi' grande che sa già dove ci troviamo......"......alzai il capo e risi forte...risi talmente forte che si tramutò in urlo.............l'eco...l'eco delle mie urla e il silenzio....il silenzio rotto dallo scrosciare della pioggia....e il crepitio del fuoco
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