I racconti del Bianco e del nero

[Lady Gwen]

Cercai di respirare a fondo e di ascoltare tutte le sue istruzioni, imponendomi di calmarmi.
Sì, avrei fatto come diceva lui, non c'era altro modo.
"Okay, okay" risposi, più tranquilla.
"Sbrigati allora, per quei tubi..." dissi sarcasticamente, riferendomi alla scusa che avevo usato con la moglie un attimo prima.


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[Guisgard]

"Sto già uscendo di casa..." disse Herbert a Gwen "... tu fa come t ho detto. Avanti stacca e guarda fuori... se il vialetto è libero corri veloce verso la vicina, Gwen... e poi chiamami quando sarai lì dentro al sicuro, chiaro?"

[Lady Gwen]

"Va bene va bene, mi sbrigo, volevo sdrammatizzare un po'..." sbuffando.
Chiusi allora la telefonata e guardai il vialetto, sia il mio che quello della vicina, insieme alla strada tutt'intorno, per vedere se potessi andare.
Avevo il cuore in gola, ma dovevo farcela.
Dovevo solo attraversare la strada, entrare e aspettare Herbert.
Semplicissimo, no?

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[Destresya]

Sbattei le palpebre un paio di volte, sconvolta e intorpidita.
Avevo dimenticato di dirgli che io prima delle 11 di mattina non sapevo nemmeno come mi chiamavo.
"Si si, arrivo!" riuscii solo a bonfonchiare, per poi attaccare.
Nonostante tutta la buona volontà, ci misi un po', ad alzarmi, rendermi conto di essere al mondo, prendere un caffè, lavarmi vestirmi, uscire.
Sulla strada mi fermai a prendere un altro caffè per me e uno anche per Drew, anche se non sapevo bene come lo volesse.
Poco male, se non lo voleva lo avrei bevuto io.
Entrai col caffè in mano porgendoglielo.
"Buongiorno stakanovista!" sorrisi "Caffè?" porgendoglielo.
Poi mi sedetti alla scrivania davanti a lui.
"Allora, che programma hai stilato, capo?" sorridendo divertita.

[Altea]

"Ah davvero... Era in un bosco con attori? Come mai?" sorpresa

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[Guisgard]

Gwen guardò il vialetto, casa sua e quella dei vicini.
Non c'era nessuno. Faceva caldo, molto caldo.
Il Sole batteva forte.
La ragazza uscì e corse, raggiunse l'altra casa, la cui porta era aperta come detto da Hebert, per poi entrare.
Ce l'aveva fatta.
Un attimo dopo vide apparire la vicina un pò stupita.
"Oh, che bella sorpresa." Disse sorridendo. "Non ti aspettavamo così presto. Ma meglio così." Annuì.
Nel frattempo, dopo essersi alzata con tutta la fatica di questo mondo, Destresya era arrivata nel suo studio, trovando Drew già arzillo ed operoso.
"Ottimo, mi ci voleva un caffè." Lui bevendo e facendo l'occhiolino alla ragazza. "Bene, aspettavo te per cominciare. Ho dato un'occhiata ai giornali ed ai siti, scoprendo che stranamente la polizia non ha indagato molto sulla donna uccisa... la dottoressa Loff. Vuol dire che lo faremo noi. Cominciando da casa sua."
Nello stesso momento, al castello diroccato, Altra era con il nipote del duca.
"E chi può dirlo..." mormorò lui alla domanda di lei "... forse si sarà invaghito di una bella attrice della compagnia. Conoscendolo credo sia molto probabile." Seccato.

[Lady Gwen]

Via libera.
Dovevo sbrigarmi.
Corsi veloce, continuando a guardarmi attorno, quando alla fine arrivai nel giardino della vicina.
La porta era aperta come detto da Herbert e mi sorprese che conoscesse così bene le abitudini delle persone, forse era davvero l'ottimo osservatore che sembrava.
Arrivò la vicina, che mi vide spuntare.
"Oh... Non avevo altro da fare oggi e ho pensato di passare a fare quattro chiacchiere..." Forzando un risolino.
Mi sentivo un po' più sicura, ma non sarei stata totalmente a posto finché Herbert non fosse arrivato.

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[Altea]

A quelle parole risi e lo guardai, il suo sguardo era cupo, l'antagonismo tra i due cugini era chiaro. Posi le gambe sopra il divanetto massaggiandole leggermente "Ti noto seccato, potremmo invitarlo qui.. Mica ci proverà con me. Non sono la tipa ideale di tuo cugino Guisgard".

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[Guisgard]

"Hai fatto benissimo, cara." Disse la vicina a Gwen. "Vieni, mio marito stà già preparando la brace in giardino. Cosa vuoi bere? Fa così caldo e qualcosa di fresco serve, no?" Ride.

[Lady Gwen]

"Vi raggiungo subito, devo solo fare una telefonata a mio zio e sono subito da voi" sorridendole.
Poi, mi misi in disparte in salotto e chiamai Herbert, per dirgli che ce l'avevo fatta ed ero al sicuro.

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