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Vecchio 01-06-2013, 21.35.52   #1351
Altea
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Altea ha un'aura spettacolareAltea ha un'aura spettacolareAltea ha un'aura spettacolare
Osservai attentamente lo studio di Diaz, vi regnava la confusione più completa e dietro una tendina vi era pure una brandina...quell'uomo trascorreva tutta la sua vita in quel posto.
Lo guardai perplessa...quindi lavorava per uno sconosciuto.."E voi? Vi fidate a lavorare per una persona che nemmeno conoscete e forse ha pure dei motivi poco positivi per avervi ingaggiato?....non avete scrupoli vedo" lo osservai mentre prendevo delle carte sbadatamente sulla scrivania.."Quanto al furto al Museo Archeologico, io direi e penso...che quello che cercavano, come detto non si trovava in quel museo, e deve essere qualcosa pure di speciale e raro, quasi da tenere segreto, altrimenti ci sarebbe pure in Palazzo dei Taddei, so che hanno degli oggetti antichi della famiglia pure là"...riflettevo e guardai Daiz quasi più facendo una domanda a me stessa..."E se avesse a che fare con...la Gioia dei Taddei?".
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

"I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam)

"La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea
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Vecchio 01-06-2013, 21.38.28   #1352
Chantal
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Chantal sarà presto famosoChantal sarà presto famoso
Il generale si mostrò visibilmente apprensivo e premuroso con me, compresi che la città non dovesse essere realmente sicura come prima di quegli avvenimenti, così lasciai che disponesse ogni cosa per il viaggio che avremmo intrapreso in macchina io ed i suoi uomini, e che prevedeva l'essere scortata fino a casa.
Non avrei voluto si osservasse a tal punto il protocollo di protezione per me, non meritavo tante attenzioni nè desideravo essere causa di tanto disturbo per loro, sentivo di sottrarre quegli uomini a doveri più importanti ed urgenti, tuttavia, non avevo mai discusso le decisioni di mio padre, così, quasi remissiva, seguii il tenente fino all'auto.
Il generale mi accompagnò vicino alla portiera, scomodandosi di aprirla per me, sebbene non lo ritenessi necessario che provvedesse anche a quello. Tutto questo mi creava disagio e soggezione. Ma comprendevo che quel portamento ossequioso e galante fosse un'indole per uomini dediti alla disciplina.
Prima di occupare il mio posto sul sedile posteriore lo guardai in volto.
In quel frangente, quando nei suoi occhi lessi preoccupazione ed anche irrequietezza, nutrii una sensazione di freddo e desolazione, ma anche di tristezza, profonda tristezza.
Guardai il cielo cupo e grigio, poi di nuovo il volto teso dell'uomo, si respirava un'aria di agitazione inconscia e di dolore, come se il Cielo stesso piangesse l'orrore di quella morte di quell' uomo tanto amato a Capomazda e patisse lo sfregio degli eventi susseguitisi.
Sì, era come se il Cielo provasse lo sgomento nel quale si stava riversando la città, e lo esprimesse col suo pianto rilasciato attraverso quella fredda e scrosciante pioggia che improvvisamente prese a venire giù più abbondante.
Mi congedai dal generale, lo ringraziai e lo invitai ad essere prudente, probabilmente egli, come il corpo da lui capitanato, e mio padre stesso, erano molto più candidati probabili di un'eventuale minaccia di quanto non lo fossi io stessa, pur figlia di un militare, nell'attraversare la città in quel tempo infausto.
L'auto fu avviata.
Partimmo.
Il tenente guidava con prudenza e morbidezza, tuttavia più volte si rivolse a me, gentilmente, per domandarmi cosa mi occorresse in quella corsa verso casa, se io desiderassi che andasse più velocemente o più lentamente rispetto alla sua attuale guida, e premurandosi di non esitare ad avvertirlo se avessi desiderato fare una sosta.
Con noi, seduto di fianco al posto di guida, c'era il sergente che per primo mi era venuto incontro sulla pista dell'aeroporto.
Entrambi uomini silenziosi, seri, ma tanto giovani che, a guardarli, nutrii tenerezza chiedendomi se veramente avessero coscienza dei pericoli ai quali li esponeva il loro mestiere.
Ma poi.. mi ritenni sciocca e ingenua, probabilmente sottovalutavo il fatto che quegli uomini avessero un coraggio tale da essere preparati a fronteggiare il pericolo e la morte stessa a viso aperto, senza remore.
Lucidità..
Riflessi..
Intuizione..
E.. coraggio.
Tutte cose, tra tante altre, che già apprezzavo in mio padre.
ll guidatore teneva un andamento costante e regolare, e alcuno parlava, ognuno assorto nei propri pensieri.
Ad un tratto il tenente sdrammatizzò quel silenzio nel quale ci eravamo calati facendomi osservare qualcosa di straordinario, una costruzione risalente all'epoca romana.. l'antico acquedotto, ci sovrastava, e attraversato di esso si apriva come un mondo fiori dal comune, custodito in uno scenario d'altri tempi.. d
Si vedevano distese di campagna bellissima ed opulenta, pacata ma fervente, senza ombra di contaminazione, e sotto quella leggera nebbiolina generata dalla pioggia riversatasi sulla terra calda, appariva come il ritratto di un paesaggio fiabesco.
Come avrebbe mai potuto arrendersi al terrorismo un posto così intimamente e sapientemente conservato?
Il pensiero andò alle sue genti, agli abitanti di quei luoghi, ai coltivatori, possessori, amatori e protettori di quella campagna.
Che occhi potessero mai avere quelle genti? Mi domandavo.
Sicuramente ricchi, ricchi di tesori, e splendenti.
Attraversarla all'avvicinarsi della calma della sera, quando la campagna sta per addormentarsi dolcemente sotto i fumi dei focolai che accolgono pane caldo e fragrante, mi dava la sensazione di tornare ad un passato molto lontano, fatto di antichi profumi e cavalleria..
Che meravigliosa sensazione.. subivo quel fascino delle cose di un tempo passato, e quelle cose erano lì, a portata di mano.
Persino la pioggia sembrava battezzare quelle terre di una quasi completa sacralità.
Abbassai a metà il finestrino per sentire gli odori risalenti dai campi e lasciare che l'aria mi accarezzasse il viso. Era un'aria fresca e frizzante, impregnata di aromi fruttati e di muschi.
Terre coltivate, distese di granoturco di un brillante verde smeraldo, ulivi lucidi come giada e viti screziate di magenta .. e poi macchie di paglia ricoperte di pennellate di porpora e cardinale che affascinavano come rubini. Erano mele, mi spiegava il tenente, mele.. ripetei a me stessa.. succulenti frutti che ingolosivano gli occhi, disposti su letti dorati a maturare al sole. Colte, anch'esse, da quell'improvviso temporale di fine maggio.
Credo che se avessi allungato una mano ne avrei preso una, certamente, tanto erano vicine allo stupore dei miei occhi.
E quel temporale non sembrava scomporle da quell'allineamento meticolosamente disposto.
Fiancheggiammo, poi, i ciliegi matur e gli albicocchi traboccanti di frutti di un campo coltivato.
Ricordai in quel momento che mio padre, un tempo, mi aveva narrato che i temporali estivi scaturissero per maturare le ciliegie, e i tuoni risuonavano come campanelli per risvegliare le serpi d'acqua, annunciando loro l'arrivo della bella stagione.
Sorrisi. Attraverso lo specchietto retrovisore, guardai l'uomo alla guida, colsi nei suoi occhi compiacimento del fatto che quel viaggio si stesse rivelando per me piacevole e non una preoccupazione.
Ci sarebbe stato di certo tempo per le preoccupazioni.
Ma lì sembravano non poter mai giungere a scalfire lo scorrere lento del tempo.
L'uomo guidò per circa due ore, arrivammo alla villa che era quasi sera.
La casa mi apparve subito un'abitazione accogliente e deliziosa, sembrava risalente alla fine dell '800 ma era stata adibita, abbellita e disposta come una villetta di quelle che compaiono in quei vecchi film anni '40 , dove il bianco e il nero accolgono tutte le sfumature dei colori conosciuti al mondo. Si intravedevano le tendine di pizzo uncinetto alle finestre, mentre un lussureggiante e fiorito gelsomino ricopriva in larga parte la facciata antariore ed il lato sud.
Tutto era reso ancor più suggestivo da quelle ore di luce fioca che precedono il crepuscolo.
Mi piaceva molto quel momento.
La casa era sormontata da una mansarda dalla cui finestra si scorgeva la luce fioca di un lume.
Una figura si mosse all'interno, riconobbi il profilo di mio padre.
Il sergente mi aprì la portiera, la terra bagnata del sentiero sterrato emanava sentori di foglie e pacciamatura che abbondavano ai bordi, e sotto i piedi quella terra scura appariva un velluto.
Le mie scarpe di vernice lucida e arrotondate sulla punta, trattenute alla caviglia da un sottile "braccialetto" a cavigliera impressero le mie orme sul fango, anche quello mi piaceva molto, mi dava l'idea di appartenere già a quel luogo.
Sul retro dell'abitazione si intravedeva un abbondante frutteto, alberi variegati di frutti succosi e profumati già maturi.
Oh! fu una sensazione bellissima raggiungere quel luogo a me completamente sconosciuto e sentirlo proprio come casa mia, come la mia terra.
Intanto, intenta ad osservare, non mi ero accorta d'essermi incamminata verso l'ingresso sotto la pioggia, il sergente accorse subito a ripararmi, raccomandandomi più prudenza a meno che non desiderassi prendermi un malanno.
Ne fui contenta.
Varcammo il cancelletto di uno steccato di legno tinteggiato di bianco e verde a file alterne, rivestito di cespugli di rose, ortensie ed edere rampicanti.
Ci immettemmo sul vialetto di ciottoli che separava in due il giardinetto antistante, c'erano ancora le primule e le viole favorite da quelle insoliti temperature primaverili più fresche per quella stagione, ed una camelia bianca sul pianerottolo sembrava posta lì appositamente per accogliere gli ospiti.
Le luci degli interni andarono accendendosi una ad una, piano piano.
Il tenente seguiva me ed il sergente.
Io salii l'ultimo gradino delle scale del porticato e mio padre varcò la soglia della porta per accogliermi.
Sorrisi felice e nel rivederlo.
"Bentrovato, padre.." gli dissi incrociando il suo sguardo. E lui mi strinse forte nel suo abbraccio.
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Vecchio 02-06-2013, 00.08.38   #1353
Talia
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
Anche io sorrisi a quelle parole...
"Ah, ma lei corre un po' troppo, caro il mio eroe da romanzo... voglio dire, non mi ha ancora salvata che già pensa al passo successivo?"
Lo osservai per un momento...
"E tuttavia..." soggiunsi, con un vago tono divertito "Beh, non vorrei mai rischiare di privarla della sua pensione da Eroe... certo che no... e perciò... beh, diciamo che le permetterò di salvarmi, la prima volta che se ne presenterà l'occasione... è contento? Così il suo 'Comitato degli Eroi' sarà soddisfatto..."
E ridendo appena tornai a guardare la strada davanti a noi.
Vidi che ormai ci stavano lasciando dietro le ultime case della città e, oltrepassata una zona industriale, ci addentravamo verso la campagna...
aveva detto che saremmo andati all'aeroporto, ma io non sapevo dove fosse né vedevo torri davanti a noi...
l'auto continuava a sfrecciare veloce sulla striscia di asfalto...
appoggiai la testa all'indietro...
"Mi chiedo..." mormorai poco dopo "Qui a Capomazda siete tutti piloti così audaci o è una prerogativa di voi Eroi senza macchia, correre così?"
Mi voltai a guardarlo e sorrisi...
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** Talia **


"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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Vecchio 03-06-2013, 00.28.56   #1354
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
A quelle parole di Clio, Solder e Masan si scambiarono un rapido sguardo.
Nessuno dei due però disse niente.
Seguirono così la ragazza e insieme continuarono quell'angusto cammino.
“Entravamo nelle gallerie, scavate nelle viscere della terra, completamente interessate dalle sepolture” disse all'improvviso uno degli operai “e così oscure che sembrava si realizzasse il motto profetico...”
“Discendano vivi nell'Inferno...” fece un altro operaio “... Salmo 54,16...”
“Gli operai” mormorò Solder “sono Capomazdesi e quindi facilmente influenzabili da questo genere di atmosfere... recitano San Girolamo e un Salmo...”
Masan annuì.
Continuarono allora a percorrere quella galleria, mentre il rumore dell'acqua era divenuto più vicino.
Ad un tratto però quel tragitto sembrò interrompersi.
Si ritrovarono davanti ad un muro.
“Possibile che non si vada oltre?” Stupito Masan.
“Impossibile!” Avvicinandosi alla parete di roccia Solder. “Non si scava una simile galleria sotto una chiesa per niente!”
“Forse era solo un nascondiglio...” mormorò Masan “... magari per fuggire dalle persecuzioni...”
“Se così fosse” replicò Solder intenta a studiare quella parete “ci sarebbero graffiti ed incisioni... i Cristiani usavano farli in posti simili... un momento!” All'improvviso. “C'è qualcosa qui! Presto, una torcia!” Illuminò quel punto. “Qui non c'è più roccia, ma... ma malta! C'è della malta! Qualcuno ha bloccato il passaggio con della malta!”
“Faccia vedere!” Avvicinandosi Masan.
“E c'è un'iscrizione qui!” Indicò Solder.
E la illuminò con la torcia:

“Per me si va dove avete perduto e lasciato i sogni.
Quando essi non sono più solo desideri, ma bisogni.
Dai campi svolazzanti di quaglie, ai giardini di pavoni screziati.
Dove ogni suo petalo premia i cuori degli uomini fra tutti privilegiati.”
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Vecchio 03-06-2013, 01.04.08   #1355
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Abbassai lo sguardo, e repressi a stento un sorriso. Fui lieta che nel buio della galleria i due archeologi non potessero vedere il mio sguardo divertito.
Camminai in silenzio, ed in silenzio ascoltai le preghiere degli operai e le considerazioni di Solder e Masan.
Avevo parlato abbastanza. Non avevo intenzione di scompormi maggiormente.
Corrucciai lo sguardo nel vedere che la galleria arrivava ad un vicolo cieco.
Non mi stupii quando trovarono la malta, Solder aveva ragione, non si scava una galleria per niente.
Mi avvicinai all'iscrizione illuminata dalla luce della torcia.
Il Giardino.. il Fiore..
Tutto in quella chiesa sembrava esservi legato. Stavolta, però, mi guardai dal comunicare il mio entusiasmo.
Mi allontanai dall'iscrizione ed osservai meglio la porta chiusa dalla malta.
Non sembrava poi così resistente.
Restai ferma, sfiorando la parete con il palmo della mano, delicatamente, e mi misi a pensare.
Perchè avete chiuso questo passaggio? Per non entrare? Per proteggere il contenuto dai profanatori? Perchè solo la malta, allora.. perchè non usare qualcosa di più duraturo? Dove conduci, dove ci porterai?
Mi voltai verso Masan e Solder.
"Beh, dobbiamo riuscire ad aprirci un passaggio.." dissi soltanto calma e sicura "..non siamo certo arrivati fin qui per poi fermarci!".
Non avrei fatto nuovamente l'errore di condividere le mie considerazioni, almeno finchè non avessi compreso appieno che cosa mi stavano tenendo nascosto quei due.
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Vecchio 03-06-2013, 01.11.35   #1356
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Marmellata di ciliege per me...” disse Gem a quelle parole di Elisabeth, mentre cercava di fare restare l'aereo in rotta, nonostante la forza del vento e della pioggia.
Ad un tratto però la velocità aumentò di colpo.
Aumentava sempre di più, con un sibilo che invase in un momento tutti loro.
Un sibilo insopportabile.
“Cosa accade?” Gridò Streinz, rompendo finalmente il silenzio in cui si era chiuso.
“Stiamo precipitando...” rispose Gem, cercando di non perdere la testa.
“Moriremo tutti!” Urlò Ingrid.
“Restate ai vostri posti!” Ordinò il pilota ai tre passeggeri. “Non muovetevi per nessun motivo!”
Intanto il piper scendeva in picchiata senza più freni.
Sempre più veloce.
“Non riusciremo ad atterrare!” Fuori di sé Ingrid. “Ci schianteremo al suolo!”
Gem non rispose nulla, sempre con gli occhi fissi sulla strumentazione di bordo.
“E' la fine!” Gridò ancora la svedese.
Le sue mani erano strette a quelle di Elisabeth.
Il sibilo si fece più forte ed assordante.
Poi un boato e l'aereo che sussultò fortissimo.

“Raccontaci una storia, dottoressa...” fece uno dei bambini ad Elisabeth.
“Si, una bella storia.” Un altro bambino. “Con un eroe che vince il cattivo e sposa la bella.”
“Dottoressa...” arrivando una delle suore dell'ospedale “... avete visto? Bisogna mettere fiori nuovi davanti alla statua della Madonna... quelli vecchi sono tutti seccati... ho chiesto ad uno degli inservienti di cambiarli... ha detto che avrebbe preso dei bellissimi bucaneve... nel linguaggio dei fiori indicano consolazione ma anche speranza...” sorrise “... così, chi pregherà nella cappella avrà fiducia...”

Elisabeth aprì pian piano gli occhi.
Dopo qualche istante cominciò a guardarsi intorno.
Era una stanza con pareti e mobili di legno.
E vi era acceso un camino.
Ma non vi erano altre persone con lei in quella stanza.
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Vecchio 03-06-2013, 01.41.16   #1357
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La villa accolse così Chantal.
Come se fosse il cancello d'ingresso di un mondo fatto di profumi, colori e forme giunte da un tempo lontano.
Il tragitto si era mostrato alla ragazza traboccante di fiori e di piante, di frutti e di odori.
E tutte queste cose si erano mutate in sensazioni ed emozioni a contatto con i sensi di Chantal, facendola sentire come parte di quello scenario.
Ma l'emozione più viva e più forte fu quando la ragazza riabbracciò suo padre.
Poche parole e dolci carezze ebbe lui per sua figlia.
I due cenarono nel grande salone, dove un mobilio di gusto antico ne abbelliva il raffinato ambiente.
Ma più del mobilio erano due grossi ritratti alla parete, uno accanto all'altro, a rendere particolare quella sala.
Erano raffigurati un uomo ed una donna.
Entrambi indossavano abiti sfarzosi.
La differenza stava in ciò che appariva alle spalle dell'uomo e della donna dei ritratti.
Una campagna simile a quella vista da Chantal nel raggiungere la villa, alle spalle dell'uomo e uno scenario invece fatto di colline e cipressi abbelliva ciò che veniva mostrato dietro alla donna.
“Questa villa” disse il padre a Chantal “era uno dei soggiorni itineranti dell'Arciduca, durante le sue visite al re. Capitava che il viaggio dalla capitale lo portasse a sostare in alcune sue dimore lungo la strada e questa villa era una di esse.” Cenarono così, per poi prendere del tè nel pronao laterale. “La servitù è gente fidata. Vedrai che ti troverai bene. Ho già fatto preparare la tua stanza al piano superiore. Sono certo che la troverai accogliente. Immagino sarai stanca per il viaggio. Va a riposare. Io ho da sbrigare alcune cose, poi anche io mi ritirerò. Domattina faremo colazione insieme ed avremo un po' di tempo per noi due.” La baciò sulla fronte e si chiuse nello studio.
Una cameriera accompagnò Chantal nella sua stanza.
“Domattina” disse alla ragazza “verrò a svegliarla verso le nove, come ha disposto suo padre. Così farete colazione insieme. Il mio nome è Matilde. Se vi occorre qualcosa basterà suonare il campanello che si trova accanto al suo letto. Le auguro una buona notte.” E andò via.
La notte trascorse serena e silenziosa.
L'indomani, all'ora stabilita, Matilde bussò alla porta di Chantal.
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Vecchio 03-06-2013, 01.51.06   #1358
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“Beh...” disse Daiz ad Altea “... in verità mi interessano poco le intenzioni del mio sconosciuto cliente... mi ha pagato in anticipo e profumatamente. E so che a lavoro ultimato avrò la medesima cifra. Quindi, come vede, il mio unico scopo è scoprire ciò per cui sono stato pagato.” Si lasciò cadere svogliatamente sulla sedia dietro la sua scrivania. “La Gioia dei Taddei...” ripetè “... intende la maledizione, vero?” Fissando la ragazza. “In verità capisco poco di queste cose io... e anche per questo ho chiesto aiuto a lei, visto che è una studentessa di storia... in cosa consiste precisamente questa maledizione? E in che modo secondo la leggenda colpisce i Taddei? Voglio dire... ha segni distintivi? Riconoscibili? Le dirò ciò che penso...” accendendosi una sigaretta e porgendo il pacchetto ad Altea “... potrebbe esserci un pazzo in giro, un maniaco, imbevuto di cavolate varie su leggende antiche... e questo, dato il cervello ormai andato, potrebbe aver spinto quel folle ad uccidere Robert de' Taddei... ipotesi tutt'altro che fantasiosa, non trova, bellezza?” E le fece l'occhiolino.
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Vecchio 03-06-2013, 02.08.08   #1359
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Solder fissò Clio ed annuì.
Ma Masan, prima che la donna dicesse qualcosa, studiò ancora una volta quel passaggio bloccato dalla malta e la sua misteriosa iscrizione.
“Queste parole” disse “mi fanno pensare ai versi della Commedia di Dante, dove a parlare è la stessa Porta dell'Inferno al Sommo Poeta... e anche questa iscrizione pare avvertirci della sua funzione... non so, ma mi sembrano le parole di una porta...”
“Una porta per dove?” Chiese Solder.
“Non lo so...” scuotendo il capo Masan.
“Ha ragione la dottoressa!” Esclamò Solder ed indicando Clio. “Dobbiamo rompere la malta e vedere cosa c'è dietro!”
“Forse ciò che nasconde” fece Masan “è racchiuso in queste parole... quaglie e pavoni... uccelli di terra e uccelli d'aria... quali terre descrivono?” Pensieroso.
“Abbiamo solo un modo per saperlo!” Decisa Solder. “Voi, rompete la malta!” Ordinò agli operai.
Quelli allora con dei picconi cominciarono a rompere ciò che bloccava il passaggio.
E quando la malta fu distrutta, subito si alzò uno strato di polvere.
E quando quello si dissipò, apparve una lunga e buia galleria oltre quel passaggio liberato.
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Vecchio 03-06-2013, 02.42.00   #1360
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“Ovviamente” disse Guisgard a Talia “è una prerogativa di noi eroi.” La fissò e sorrise. “In verità pensavo già di doverla salvare subito da qualcosa... magari da ciò cui sta fuggendo ora... non so, ma ho idea che lei stia scappando da qualcosa... magari creditori, o spasimanti troppo insistenti... o forse, chissà, da una vita poco appagante...” inserì la marcia successiva e l'auto, ormai fuori dal centro abitato, sfrecciò ancora più velocemente sulla strada “... piccolo cambiamento di programma... dal dossier preparato da Kuon su quei piloti mercenari, ho visto che ci sarà più comodo raggiungere il territorio di Sant'Agata di Gothia, da cui poi risaliremo con un aereo le pendici del Taburn. In breve, così, saremo nel quartier generale dei Falchi. Naturalmente, essendo zone di confine, non ci saranno molti comfort. Noleggeremo quindi un aereo privato per raggiungere il covo di quei militari. Ah, dimenticavo... meglio viaggiare in incognito, visto che laggiù i ricchi turisti non godono di molta protezione... magari potremmo dire di essere una coppia in viaggio per cure termali o per respirare un po' d'aria pulita di montagna... oppure dire che siamo in viaggio per risolvere la nostra crisi coniugale... così non sarà obbligata ad essere carina ed affettuosa con suo marito... ho pensato a tutto, vero?” Rise di gusto.
Accese lo stereo e cominciò a canticchiare la vecchia canzona che la radio mandava.


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