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Vecchio 23-10-2009, 02.43.59   #91
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
ARDEA DE' TADDEI

XXV

“Keu, che aveva servito le tavole,
sedeva a desinare insieme ai
contestabili, quando giunse a
corte un cavaliere sfarzosamente
equipaggiato per la battaglia, armato
di tutte le armi.”
(Lancillotto o il Cavaliere della Carretta)


Il Sole quel giorno, come tradizione, splendeva alto e forte, in un cielo terso e sgombro da nuvole.
La solennità dell’Assunzione in Cielo di Nostra Signora era da sempre considerata l’ultima festa religiosa dell’estate e per l’occasione tutta la nobiltà afragolignonese si riuniva al cospetto del re per celebrare i giochi che chiudevano appunto tale periodo dell’anno.
Nel palazzo ovunque, nonostante il caldo afoso, vi era un intenso via vai, che vedeva protagonisti servi, valletti, paggi, stallieri, araldi, tutti impegnati nei preparativi che la tradizione richiedeva per quel santo giorno.
La giornata infatti si era aperta con la messa solenne, alla quale il re e tutta la corte avevano partecipato.
Poi c’erano stati i giochi d’arme, come le corse coi cavalli, la lotta dei sacchi e, come abbiamo raccontato, la gara con l’arco.
Dopo il pranzo di mezza giornata, il tutto sarebbe continuato con la celebrazione detta delle Cento Croci e delle Cento Ave o Maria.
Un antichissima preghiera, composta da invocazioni e litanie, capace di scacciare il male ed i pericoli.
Ma appena tale mistico e sentito rito fu concluso, un’improvvisa e singolare visita giunse al palazzo reale.
Un nano, di severo e brutto aspetto, con modi da villano, si presentò a corte.
“Maestà, nobili signori” iniziò a dire con la sua rauca e sgradevole voce “in questo santo giorno non sarà solo il caldo a portarvi noie! Sappiate che per voi oggi qui riuniti al diavolo son state tolte le catene!”
“Chi sei, villano” chiese adirato il re “che ti presenti a noi qui oggi, con i tuoi deplorevoli modi? La natura ti ha fatto quindi sgradevole anche nell’animo, oltre che nel corpo!”
“Maestà” rispose lesto il nano “anche se siete re, pesate bene le vostre parole, poiché non vi è nel vostro regno un cavaliere degno di poterne rispondere per voi!”
“Scarto della natura, hai dunque tanto veleno sulla tua lingua!” Gridò il re visibilmente alterato. “Sei tanto folle, oltre che storpio, da voler quindi sfidare i nostri cavalieri?”
“Non io, mio signore, ma il mio padrone!”
“E chi sarebbe il tuo padrone?”
“Il più grande cavaliere mai armato!”
“Dubitiamo che sia tanto valente” rispose il re “se si accompagna ad un villano e fellone come te!”
“Vi avevo avvertito di misurare le parole” disse con tono grave il nano “ora questa compagnia ne pagherà le conseguenze!”
“La tua villania ti costerà cara!”
“Vedremo.” Rispose il nano.
Poi continuò:
“Il mio padrone ogni anno, in questo santo giorno, ha fatto solenne voto alla Vergine di annientare e disonorare tutti i cavalieri indegni! Ed oggi è il turno di questa corte.”
A quelle indegne parole, tutti iniziarono a mostrare fastidio, sdegno ed inquietudine.
“Dove si trova ora il tuo malvagio padrone?” Chiese il re.
“Malvagio?” Esclamò il nano. “E perché mai? Perché odia a tal punto la debolezza e l’ignavia da fare scempio di chi ne soffre? Un cavaliere indegno non ha diritto di vivere. Ed egli oggi lo dimostrerà, essendo in attesa, fuori al palazzo, di essere annunciato.
“Che sia fatto entrare allora!” Ordinò il re.
E subito nella sala giunse un maestoso e fiero cavaliere.
Alto e robusto, bardato di una corazza cromata e lucidissima, coperta sul busto da una tunica verde bordata di nero.
Il suo passo era deciso ed il portamento autoritario e nel vederlo passare tutti furono colti da uno strano timore.
Il cavaliere giunse al cospetto del re e si inginocchiò per salutarlo.
“Onore a voi, maestà!”
“Qual è il vostro nome, cavaliere?” Chiese il re.
“Ve lo rivelerò solo quando avrò ucciso tutti i vostri cavalieri, essendo costoro indegni di saperlo.”
Un mormorio di protesta si levò nella sala.
“Sire, dobbiamo subire le ingiurie di un fellone?” Gridò ser Mimino dal breve piede.
“No, vi darò subito soddisfazione!” Rispose il cavaliere senza nome.
Così avvenne il primo duello.
Ma nonostante le accuse e le minaccia tra i due contendenti, lo scontro fu breve e ser Mimino ebbe la peggio.
Tutti vollero allora confrontarsi con quell’arrogante cavaliere ed in breve ci furono tutta una serie di duelli.
E bastò poco più della metà del pomeriggio, al cavaliere senza nome, per vincerli tutti.
I suoi avversari ne uscirono feriti nell’orgoglio e nel corpo. Diversi infatti furono feriti a tal punto da restare storpi.
E quando non ci furono più avversari per quel misterioso cavaliere, il re spazientito ordinò:
“Presto, chiamate ser Ardea de’Taddei e conducetelo qui!”


(Continua...)
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Vecchio 24-10-2009, 20.52.54   #92
elisabeth
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elisabeth è un gioiello nella rocciaelisabeth è un gioiello nella rocciaelisabeth è un gioiello nella roccia
Quante prove deve subire il povero Ardea, un lungo percorso iniziatico per forgiare il suo animo di cavaliere...............vi seguo in silenzio....per non disturbare....
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Vecchio 25-10-2009, 02.25.59   #93
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
La vita di un uomo, che sia un comune mortale o un eroe, è sempre rappresentata da un viaggio. Ed il viaggio altro non è che la più autentica metafora di un percorso iniziatico, attraverso il quale si giunge ad un livello superiore di conoscenza.
Il viaggio di Giasone, quello di Ulisse, quello di Enea; il viaggio che condusse Ercole a superare le Dodici Fatiche, fino ad arrivare al viaggio di Parsifal e a quello di Gawain, altro non sono che percorsi, alla fine dei quali si giunge alla purificazione delle proprie colpe e alla conoscenza più alta.
Ed anche il nostro Ardea dovrà prima purificarsi e poi potrà ambire a conoscere se stesso e quindi il vero senso della vita.
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Vecchio 25-10-2009, 16.07.11   #94
elisabeth
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Devo essere sincera, credo che il periodo di iniziazione non finisca mai, il viaggio e la ricerca del se e' lungo una vita.....e quando questa finisce, ne' comincera' un'altra dove il viaggio continua.......
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Vecchio 25-10-2009, 16.47.31   #95
zaffiro
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Devo essere sincera, credo che il periodo di iniziazione non finisca mai, il viaggio e la ricerca del se e' lungo una vita.....e quando questa finisce, ne' comincera' un'altra dove il viaggio continua.......
E' molto profondo questo pensiero,lady Elisabeth.

Eppure io credo che la vita non sia avvolta tutta intorno ad un solo periodo,l'iniziazione è il principio di ogni periodo diverso seguito da un rallentamento di moto che permette di assaporare l'equilibrio conseguito.Ora sta a chi è più capace di mantenersi in equilibrio più a lungo e a chi,invece,è più fragile nella sua sensibilità dal vacillare anche per la più semplice causa da battersi,ma credo,quanto più sia affinata l'intelligenza tanto più si soffre e si diviene fragili e sensibili alla vita.Intendo dire che chi vive in semplicità,non cerca una spiegazione logica in tutte le cose,con molta probabilità assapora più a lungo le gioie della vita,perchè si ferma un attimo ad afferrare con le mani quanto da altri o da se stesso seminato,e ne gode.
Credo che Ardea appartenga a quella schiera che,conseguita una vittoria se ne prefigge subito una nuova,e questo,da un lato esalta perchè più si è desiderosi dell'ignoto,più si affina l'intelligenza,ma dall'altro,nega gioie,perchè non sente neppure l'odore dell'alloro che sul capo gli è stato apposto,sebbene i sacrifici siano stati innumerevoli,appariranno poca cosa in confronto a quello verso cui si sta propiettando nuovamente,ma,intanto,i profumi dell'alloro svaniranno con l'appassire della ghirlanda.E non li avrà vissuti appieno.
Mi piace molto anche il pensiero di Guisgard,quando scrive che il percorso iniziatico conduce a un livello superiore di conoscenza.La conoscenza non si estinguerà mai,non per chi la ricerca,però,non ne avremo mai conseguito a sufficienza dal poterci fermare un attimo e desiderare di godersi quanto appreso e conseguito come frutto di esperienze di vita,di studi o di rapporti umani,e questo rende gli esseri umani,a mio avviso,sempre piccoli,ingenui,studenti fino alla morte,e chi per indole è desideroso di spingersi sempre oltre le sue conoscenze,fosse anche un uomo di scienza,non si sentirà mai a livelli tali da potersi fermare e realizzare di essere cresciuto,divenuto uomo e magari invecchiato,si sentirà sempre uno scolaro desideroso di carpire quanto più si può dall'universo,e quando si fermerà a gioire,ad assaporare il suo traguardo,lo farà per poco,ma sarà l'unico modo di desiderare la morte quando,oramai all'ultimo respiro,avrà compreso che non ha visto,letto,studiato,scoperto e conosciuto tutto ciò che avrebbe desiderato nella sua fugace vita,ed in cuor suo ne soffrirà un istante.

E' molto bella la sensibilità a cui sta muovendo il racconto di questo cavaliere de' Taddei che si sta mostrando con naturalezza nel suo nobile cuore e nelle sue debolezze di uomo ingenuo e genuino.

Ultima modifica di zaffiro : 26-10-2009 alle ore 00.59.03.
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Vecchio 25-10-2009, 23.52.27   #96
Guisgard
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Mie coretesi dame, i vostri interventi sono molto intriganti.
Ognuno infatti esprime concetti particolarissimi, sebbene palesino due diverse visioni della vita.
Io credo che la vita, come dice Lady Elisabeth, sia un perenne cammino che termina solo quando avviene il passaggio in un altro "quando" ed in un altro "dove".
Tuttavia, credo, esiste un altro viaggio.
Una sorta di viaggio nel viaggio.
Ed è quello che ci porta a conoscere noi stessi. Solo così potremmo affrontare quel grande cammino iniziatico che conduce alla conoscenza della vita in tutta la sua essenza.
Lady Zaffiro raccontava che uomo sia il nostro Ardea.
Io credo che egli sia un uomo che vive con passionalità tutte le cose.
E come tutti i suoi simili è alla perenne ricerca delle gioie e della felicità della vita.
Tuttavia, vi sono alcuni valori che sono comuni ad ogni uomo, al di là del credo e della cultura.
E senza questi valori non vi è gioia.
Il nostro eroe sembra aver smarrito la via che conduce ad essi.
E ritrovarla richiederà immani sacrifici e sofferenze.
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Vecchio 26-10-2009, 02.52.23   #97
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ARDEA DE' TADDEI

XXVI

“Allor le palme il misero gli stese,
e questi profferì pietosi accenti:
Mio diletto figliuolo, Ettore mio,
deh lontano da’ tuoi da solo a solo
non affrontar costui che di fortezza
d'assai t'è sopra.”
(Iliade, XXII, 45)


Ardea intanto, ignaro dei clamori e delle tensioni della corte, era occupato a preparare le sue cose, prossimo ormai a far ritorno nella sua terra.
Una stanchezza che lo affliggeva fin nei meandri dell’anima ed una tristezza senza fine erano le sue compagne in quel triste momento.
Un profondo senso di colpa si era impossessato del suo cuore e non accennava a svanire.
L’immagine di suo padre, ora malato e solo, come uno spettro lo tormentava senza sosta.
Nonostante fosse occupato a prepararsi, quasi costantemente, il pensiero di ciò che aveva fatto, dimenticandosi dell’affetto di suo padre e della nostalgia per la sua casa, lo assaliva in maniera più intensa, quasi insopportabile.
L’unica cosa che ora chiedeva, come un’ossessione, era di ritornare al più presto da suo padre e chiedere il suo perdono.
Ma questi assillanti e laceranti pensieri furono bruscamente interrotti dall’arrivo di due valletti.
“Milord, presto” esordì agitato ed impaurito uno di questi “il re chiede la vostra presenza nella sala del trono!”
“Cosa è accaduto?” Chiese Ardea reso ansioso dall’espressione quasi sconvolta dei due.
“Una sciagura messere!” Rispose ancor più agitato del suo compagno l’altro valletto. “Recatevi dal re!”
Ardea allora lasciò ogni cosa e corse veloce fuori dalla stanza.
Prossimo ormai alla sala del trono, vide fuori di questa una folla irrequieta ed intimorita.
“Ardea fermati!” Gridò Biago, anche lui confuso in quella folla.
“Cosa accade qui?” Gli chiese Ardea.
“Prendi le tue cose e parti ora!” Rispose Biago. “Fallo subito o non rivedrai più tuo padre!”
“Sei impazzito?” Gridò confuso ed infastidito Ardea. “Cosa diavolo sta succedendo? Rispondi!”
“Il re ti reclama per mandarti a morte certa!” Gli disse ancora Biago. “Vattene ora! Avvertirò io che tu eri già partito un’ora fa!”
“Il re chiama ed io dovrei fuggire?”
“Non è il re che ti reclama, ma la morte!”
“Sei pazzo o solo stolto?”
Biago esitò a raccontargli la verità. Infatti, ben conoscendo il suo amico, sapeva che mai avrebbe rifiutato un duello ad un cavaliere che l’avesse sfidato.
“Lasciami entrare allora!” gli intimò Ardea “Se non vuoi dirmi che accade lo scoprirò da solo!”
“Aspetta” gli disse Biago afferrandolo per un braccio “se entri dovrai batterti.”
“Con chi? Tutti ben sapevano che oggi non avrei preso parte a giostre e tornei!”
“Non si tratta di giochi” disse Biago fissandolo con uno sguardo indescrivibile “ma di una singolar tenzone.”
“E con chi?”
“Stamani, a corte, nel bel mezzo della festa” iniziò a dire Biago “si è presentato un misterioso cavaliere scortato da un nano storpio e screanzato.”
“Che cavaliere?”
“Nessuno lo conosce.” Continuò Biago. “Tutti i migliori lo hanno sfidato, ma egli ne ha avuto facilmente la meglio. Ha infangato il buon nome della corte e della nostra compagnia. Ora il re ti chiede di lavare l’onta.”
Ardea senza dir nulla si diresse verso la porta che dava alla sala del trono.
“Ardea” chiamò Biago “non è un cavaliere normale! Sotto quell’armatura vi è un demonio!”
Ardea lo fissò per qualche istante e poi senza rispondere niente entrò nella sala.
Appena lo vide il re si ridestò.
“Eccolo, è giunto!” Gridò alla corte.
Poi, al cavaliere accompagnato dal nano:
“Ora vi confronterete con il primo dei nostri cavalieri!”
“Non chiedo di meglio!” Rispose alla sfida del re quel cavaliere senza nome.
E sfoderò la sua possente e lucente spada, con la quale aveva abbattuto i migliori eroi del reame, disonorandoli e schernendo tutti i presenti.
“Fino alla morte!” Aggiunse fissando Ardea, come se già pregustasse la vittoria per se e l’onta per il suo avversario.


(Continua...)
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Ultima modifica di Guisgard : 27-10-2009 alle ore 01.38.57.
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Vecchio 26-10-2009, 21.18.11   #98
Morris
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Morris è un gioiello nella rocciaMorris è un gioiello nella rocciaMorris è un gioiello nella rocciaMorris è un gioiello nella roccia
[quote=zaffiro;11531] Credo, quanto più sia affinata l'intelligenza tanto più si soffre e si diviene fragili e sensibili alla vita.Intendo dire che chi vive in semplicità,non cerca una spiegazione logica in tutte le cose,con molta probabilità assapora più a lungo le gioie della vita,perchè si ferma un attimo ad afferrare con le mani quanto da altri o da se stesso seminato,e ne gode.
Chi per indole è desideroso di spingersi sempre oltre le sue conoscenze, fosse anche un uomo di scienza,non si sentirà mai a livelli tali da potersi fermare e realizzare di essere cresciuto,divenuto uomo e magari invecchiato, si sentirà sempre uno scolaro desideroso di carpire quanto più si può dall'universo,e quando si fermerà a gioire,ad assaporare il suo traguardo,lo farà per poco,ma sarà l'unico modo di desiderare la morte quando,oramai all'ultimo respiro,avrà compreso che non ha visto,letto,studiato,scoperto e conosciuto tutto ciò che avrebbe desiderato nella sua fugace vita,ed in cuor suo ne soffrirà un istante. quote]

Molto bene lady Zaffiro..molto bene veramente!
La vostra sensibilità, in queste vostre parole da me umilmente quotate, è oltremodo sublime ed evidente!

Sir Morris
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[I][B][COLOR=red]Sir Morris[/COLOR][/B][/I]
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Vecchio 26-10-2009, 21.30.10   #99
llamrei
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llamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamba
Ardea è buono nell'amino ma terribilmente orgoglioso....Affronterà il cavaliere misterioso..non può tirarsi indietro....in cuor mio so che Ardea combatterà lealmente. Attendo di leggere il racconto descrittivo della singolar tenzone....grazie bardo d'eccellenza
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Vecchio 27-10-2009, 01.37.11   #100
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XXVII

“Proteggeteci voi, angeli e
ministri della grazia! Sii tu un
benigno spirito o un folletto,
scendan con te soffi celesti o
raffiche d’inferno, intenti buoni
oppur malvagi, tu t’avvicini in
modo ch’io ti voglio interrogare.”
(Amleto, I, IV)


Nella corte scese un irreale silenzio e tutti aspettavano di conoscere l’esito di quel mortale duello.
Il re aveva già fatto preparare la corazza e le armi del suo campione, quando Ardea prese la parola:
“Vostra maestà. Nobili baroni. Io, da cavaliere devoto e fedele alla corona, accetto di buon grado la sfida, pronto a lavare l’onta che l’arroganza di costui ha portato su di noi.”
“E sia!” Proclamò il re.
“Ma non ora, maestà!”
A quelle parole di Ardea l’intera corte fu scossa da agitazione ed inquietudine.
Tutti si levarono in piedi ed iniziarono a biasimare le parole di Ardea, inveendo contro di lui.
Il re però, conoscendo il valore ed il coraggio del suo cavaliere, zittì i presenti e prese la parola:
“Cavaliere, che storia è questa?”
“Maestà” rispose Ardea “sapete bene che non temo la morte più di quanto non mi disgusti la viltà. Accetto la sfida del mio avversario, ma non ora.”
Di nuovo i presenti protestarono a quelle parole.
“Cosa vi impedisce” chiese turbato il re “di combattere oggi?”
“Sire” rispose con voce rotta Ardea “ho ricevuto proprio oggi un funesto messaggio.”
“Che messaggio?” Chiese il re.
Ardea mostrò il biglietto al re, che appena l’ebbe letto cadde come tramortito sul suo regale seggio.
“Si, maestà” disse Ardea “il duca, padre mio e vostro alfiere, è prossimo a ricongiungersi all’Onnipotente. In fin di vita chiede di rivedermi. Vi prego di acconsentire che io parta subito.”
“Nulla in questa corte” iniziò a dire il re dopo un momento di smarrimento, causato da quel biglietto “vi tratterrà. Tuttavia le regole della cavalleria vi impongono, per rinviare il duello, di chiedere il consenso al vostro avversario.”
“Giammai, che io sia dannato!” Tuonò con arroganza ed ira il cavaliere senza nome. “Questa è solo una meschina scusa per salvarsi dalla mia collera!”
“Mettete quindi in discussione la parola e l’onore di un nostro cavaliere?” Gridò alterato il re.
“Certo!” Rispose il cavaliere. “E con forza!”
“Cavaliere” intervenne Ardea “benché sembrate alieno ad ogni regola di cortesia ed onore, non potete ignorare la pietà di un figlio verso il padre morente.”
“Sciocchezze!” Rispose il cavaliere. “La meschinità umana non ha fine, come non hanno fine le menzogne che può inventare!”
“Non vi curate dunque del mio dramma, marrano?”
“Per niente!” Rispose quasi ridendo il cavaliere. “In voi non c’è né pietà né amore. Come in tutti gli uomini. E se davvero avete un padre sul punto di morte, vorrà dire che morirà da solo, come ha vissuto fino ad ora, visto che non ha un degno figlio!”
Benchè quelle parole suonavano infamanti e provocatorie, tanto da offendere tutti i presenti, Ardea non rispose nulla.
In cuor suo infatti sapeva che quel cavaliere diceva la verità.
Egli si era dimostrato un figlio indegno, senza amore né onore e meritava il veleno di quelle accuse.
Tuttavia, il desiderio di rivedere e dire addio al caro padre, erano troppo forti.
“Cavaliere” iniziò a dire “quella è la mia corazza ed accanto sono riposte le mie armi. Se volete cominciare il duello fate pure, ma sappiate che io non le adopererò. Combatterete quindi con un nemico inerme.”
“Fate leva sulla pietà, gaglioffo?”
“Ciò che più mi preme è rivedere mio padre.” Rispose Ardea. “Altro non chiedo. Anzi, se voi oggi qui mi uccideste, mi fareste senza dubbio un gran favore, facendomi congiungere molto prima con colui che amo più di ogni altro.”
“E chi mi dice che il vostro non sia un inganno per salvarvi?”
“Avete la mia parola” rispose Ardea “qui, davanti al mio re. Se accettate di lasciarmi partire, vi giuro che da qui a un mese ci ritroveremo, proprio in questa sala, per il nostro duello.”
“E sia” disse il cavaliere senza nome “recatevi da vostro padre. Il nostro duello avverrà però tra un anno esatto da oggi, nel giorno dell’Assunta. E non qui, ma sul monte che gli afragolignonesi ritengono sacro, nella Cappella dell’apparizione di San Michele Arcangelo.”
“Con questo gesto” rispose Ardea “dimostrate onore e generosità. Tra un anno mi troverete ad attendervi in quel santo asilo che avete scelto.”
“Ma badate bene, cavaliere” intimò con tono gravoso quel cavaliere senza nome “che se mancherete al nostro appuntamento io verrò a cercarvi! E statene certo che vi troverò!”
Detto questo, scortato dall’irriverente nano, quel misterioso cavaliere abbandonò la corte, lasciando su tutti i presenti un’inquietudine ed un senso di smarrimento mai provati prima.


(Continua...)
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Ultima modifica di Guisgard : 27-10-2009 alle ore 02.04.36.
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