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Vecchio 09-09-2013, 02.52.26   #91
Guisgard
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Capitolo II: Il Cavaliere di Altafonte

"Va Firenze, fatti in là
Semifon divien città»

(Motto di scherno dei cavalieri di Semifonte)



Un ampio corridoio, formato da diverse stanze fastose e ben arredate, aveva condotto in quel salotto, ammobiliato con la sontuosità di uno studio privato di qualche notaio o legale.
Era una stanza quadrangolare, non molto ampia, ma neanche eccessivamente piccola, tappezzata di seta color porpora e ricoperta da mussola di Bombay, con i mobili in vecchio legno di noce fregiati con stoffe e avorio, un largo lampadario circolare che pendeva al centro del soffitto e un elegante tappeto persiano sul pavimento.

“Guarda bene, figlio mio...” disse il teatrante
“Vi ascolto, Carlo...” annuendo il giovane.
“E' norma degli uomini” continuò Carlo “che ogni padre lasci al proprio figlio ciò che possiede...” sorrise “... ed è regola naturale che l'eredità sia giusta... e a te che mi sei caro come un figlio, perchè tale sei stato in questi tre anni, lascio ciò che possiedo e che non posso portare con me ora che corono il mio sogno a causa di un antico voto fatto al Cielo...”
“Un voto?” Ripetè il giovane, fissandolo meravigliato con i suoi occhi azzurri.
“Ascolta e non interrompermi...” stringendogli la spalla Carlo “... i regnanti e i potenti di oggi non sono più gli uomini di una volta... re Salomone e l'imperatore Traiano spinsero i loro soldati fino ai confini del mondo per trovare immensi tesori e dare il loro nome alla storia dell'umanità... per questo ciò che è conservato laggiù è rimasto intatto... perchè gli uomini hanno perduto la forza della volontà, che li differenzia tra loro...”
“Io non comprendo, Carlo...”
“Ti ho insegnato tutto ciò che conoscevo...” lo zittì l'attore “... l'arte del recitare... ti ho istruito su come dare il tuo volto a mille e più personaggi... ti ho reso Giulio Cesare, Orlando e Bassanio... persino Lancillotto insegnandoti a tirare di spade... ho sciolto la tua lingua per mille e più versi... ma ora ascoltami... ora non è più una recita...”
“Se lascio questa compagnia” fece il giovane “mi troveranno e sarò giustiziato...”
“Io ti renderò libero... e ricco...” sgranando gli occhi Carlo “... ricco come neanche puoi immaginare... un tesoro più grande di quello che Alarico portò via da Roma dopo il suo sacco...” fissandolo Carlo “... più inestimabile di quello che i Turchi trassero da Costantinopoli dopo il suo assedio... un tesoro immenso, col quale potresti realizzare l'antico sogno dei re Longobardi e poi di Machiavelli, che fantasticavano di rendere l'Italia un regno unito e potente... poiché avrai questo paese ai tuoi piedi...”
“Io non so nulla di queste cose...” disse il giovane.
“Ma le imparerai...” sorridendo Carlo “... poiché sarai così ricco da rendere tutti gli altri poco più che mendicanti... e avrai per te una nuova vita... quella che hai sempre sognato, figlio mio...”

La porta della stanza si aprì di colpo, destando quell'uomo seduto dal suo ricordo.
“Perdonatemi se vi ho fatto attendere...” avvicinandosi quello appena entrato “... sono corso da voi appena il mio segretario mi ha informato del vostro arrivo... sono Nicolò di Accio, direttore di questa banca.”
L'uomo seduto lo salutò con un lieve cenno del capo, mostrando un sorriso di circostanza.
“State comodo.” Disse il banchiere, per poi sedersi anch'egli alla scrivania.
“Immagino” fece l'altro “abbiate ricevuto la lettera della banca dei Bardi...”
“Certo.” Annuendo Nicolò. “Per questo sono corso da voi, per mettermi a completa disposizione delle vostre richieste.”
“Prelevare dai Bardi” spiegò l'uomo “mi avrebbe fatto perdere del tempo ed in verità non ne ho molto.”
“Per questo vi hanno segnalato la nostra banca...” con soddisfazione Nicolò “... perchè siamo i loro più importanti soci... credetemi, non avrete da pentirvene.”
“Lo spero...” con sufficienza l'altro.
“Non ho ben compreso però a nome di chi intendiate aprire un conto presso la nostra banca.” Fece il banchiere. “Nella lettera era indicato solo il vostro titolo e nessun nome. Un titolo che francamente non conosco, milord.”
“E' a quel titolo” disse l'uomo “che aprirete un conto per me. I Bardi hanno allegato tutti i documenti del caso, dunque credo non vi siano problemi per voi.”
“Assolutamente.” Disse Nicolò. “Le garanzie poste dai Bardi sono più che sufficienti. Solo che mi incuriosiva questo vostro titolo... Cavaliere di Altafonte... non conoscevo questo casato devo ammettere...”
“Infatti” annuì l'uomo “non sono nobile.”
Il banchiere lo fissò stupito.
“Affatto.” Con naturalezza il cavaliere. “Appartengo invero al Patriziato. A coloro, cioè, che pongono il loro lignaggio sul possesso e non sul sangue. I nobili de' Medici, tanto per fare un esempio, appartengono al Patriziato e non alla nobiltà. Ciò era in voga nell'antica Grecia, quando sorse la distinzione tra aristocrazia e oligarchia. La prima era la nobiltà dettata dal sangue e dalla discendenza... l'altra invece basava tale privilegio sul denaro e sulle terre...” sorrise candidamente “... ma ormai ho preso così l'abitudine di vivere come tale, che non potrei non concedermi gli sfarzi propri dell'aristocrazia... e con essi anche le insofferenze che angustiano quella classe... come i miei abiti...” indicando la sua giacca di ciniglia blu cobalto “... sono giunto qui a Sygma direttamente dall'isola d'Ischia, arrivato lì in seguito ad una traversata dell'Egeo, con questi vestiti che risentono appieno della scomodità di non poter disporre, ahimè, di un bagaglio sufficientemente adeguato per simili spostamenti... ma in verità a rendermi seccato sono i miei capelli, che l'umidità del mare ha reso crespi... e sia... mi riposerò a dovere in questi giorni... ma veniamo a noi...”
“Vi ascolto.” Sorridendo Nicolò.
“Mi occorrono ingenti capitali durante questo mio soggiorno a Sygma...” chiarì il cavaliere “... anche perchè sono vittima di un pessimo affare...”
“Davvero?”
“Già...” seccato l'uomo “... ho perduto una discreta quantità di denaro a causa di un esperimento scientifico...” rise “... o per meglio dire letterario...”
“Mi incuriosite.” Fece il banchiere.
“Ah, lo immagino!” Esclamò il cavaliere. “Vedete, a Cipro ho scommesso con l'Arconte Michele Skotos sulla riuscita della fuga di un'odalisca dall'harem del sultano di Istanbul...”
“Ebbene?”
“Beh, ho corrotto alcuni eunuchi turchi per farla fuggire” raccontò il cavaliere “sperando poi nella sua riconoscenza... ella invece ha pensato bene di scappare anche dalla residenza dove mi trovavo per il suo, pare, sogno d'amore con un marinaio armeno... certo avrei potuto farla inseguire dagli uomini dell'Arconte... ma, cosa volete, sono un romantico e del tutto incuriosito dall'esito di questa faccenda ho lasciato volar via l'odalisca...”
“E l'esperimento di cui parlavate?” Domandò il banchiere.
“Si dice che la vita sia come un romanzo, no?” Guardandolo l'uomo. “E che l'amore ne sia la sua trama più eccelsa, giusto? E allora, per vedere se ciò corrisponde al vero, ho voluto concedere questa possibilità ai nostri due colombi... vedremo se mi smentiranno.”
“Smentiranno?” Ripetè Nicolò.
“Si... io non credo all'Amore Vero...” sentenziò l'uomo “... lo ritengo un magistrale artificio di menti dalla straordinaria immaginazione... ma vedremo cosa combineranno l'odalisca ed il suo innamorato armeno.”
“Capisco.” Fece il banchiere. “E riguardo al vostro conto presso di noi, milord?”
“Vediamo...” annusando un fazzoletto di pizzo intriso di profumo il cavaliere “... visto che ho da poco preso casa in questa città...”
“Allora” meravigliato Nocolò “siete voi il misterioso forestiero che ha preso in affitto Palazzo Lorena...”
“Si, in effetti si...” senza tradire reazioni significative il cavaliere “... in verità ho lasciato fare al mio servitore... credete abbia fatto una buona scelta?”
“Milord, la residenza dei Lorena è tra le più belle di Sygma.”
“Mi compiaccio...” accennando un debole sorriso l'uomo “... quanto al mio credito...”
“Prego, milord...”
“Diciamo che per questo mese mi contenterò di tre milioni di Taddei. Naturalmente andranno bene anche in Fiorini.”
“Tre milioni...” pensieroso Nicolò.
L'uomo lo guardò.
“Beh, per questo mese non avremo problemi a fornirvi tale cifra...”
“Ottimo.”
“Ci attrezzeremo per sostenere questo credito anche in quelli successivi.”
“Benissimo.” Quasi con insofferenza il cavaliere. “Credo che ognuno abbia abusato fin troppo del tempo e della disponibilità dell'altro...” alzandosi il cavaliere “... siete stato estremamente disponibile...”
“E' un onore servirvi, milord.” Con un lieve inchino Nicolò. “Posso chiedervi del motivo di questo vostro soggiorno qui a Sygma?”
“E' presto detto...” sistemandosi il fazzoletto nel taschino il cavaliere “... vedete, sono giunto qui per un motivo, diciamo, di diletto, di piacere...” mostrò un sorriso quasi ebete “... voglio trovare moglie... e siccome si dice che le donne italiane siano le migliori, beh, ho pensato bene di dar credito all'Alighieri e al Petrarca che cantarono i divini pregi del genere femminile di queste terre...”
“Perbacco!” Esclamò il banchiere. “Siete una continua sorpresa! Ma sono certo che le dame di Sygma cadranno tutte ai vostri piedi, milord!”
“Oh no...” scuotendo il capo il cavaliere “... troppo svenevoli e sdolcinate non fanno per me... ora vi saluto... ancora grazie...” un lieve cenno col capo ed uscì, accompagnato dal segretario di Nicolò.
Raggiunse allora la sua carrozza che lo attendeva davanti alla banca, per poi partire.
“E' andato tutto bene, signore?” Chiese un servitore all'interno.
“Si, tutto tranquillo...” rispose il cavaliere ora con un'espressione diversa sul volto “... il meno è fatto...”
“Volete vedere la vostra nuova residenza?” Domandò il servitore.
“Si...” fece il cavaliere “... ma sono certo che avrai scelto per il meglio, Erniano...”
Il servitore ringraziò con un cenno del capo.
“E comunque...” disse poi “... voi conoscete bene questa città, signore...”
“No...” fissandolo il cavaliere “... non conosco queste terre... non più... il Cavaliere di Altafonte non vi è mai giunto prima d'ora... intesi?” Con quei suoi occhi azzurri che ora erano divenuti freddi ed enigmatici.
“Si, signore...” annuì Erniano.
E la carrozza raggiunse dopo un po' lo splendido Palazzo dei Lorena.
E nel pomeriggio il misterioso cavaliere uscì a galoppare nei giardini della sua nuova dimora.
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Vecchio 09-09-2013, 06.53.09   #92
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Una voce familiare mi fece voltare di scatto.
Riportai gli occhi sul mercante ed osservai l'uomo con cui stava discutendo.
Trattenni il fiato: lo conoscevo.. come poteva essere possibile?
In pochi istanti mi rammentai di lui, sebbene non riuscissi a ricordarne il nome: era stato il nostro maniscalco anni addietro.
Servizievole e gentile, se n'era andato per conto suo.
Lo guardai, era sporco e impoverito, aveva bisogno di un lavoro, diceva, quindi aveva bisogno di soldi.
Rabbrividii.
La mia famiglia aveva resistito molto più delle altre, avevo avuto tutto il tempo di vedere i nostri nemici distruggere uno per uno i casati del regno.
Se il mio non aveva ricevuto un trattamento diverso, e non avevo motivo di pensarlo, allora c'era una taglia sulla mia testa, e anche molto ingente.
Mi calai il cappuccio sul capo con mani tremanti, pregando che l'uomo non mi avesse scorto.
Quale modo migliore per fare fortuna?
Il cuore batteva forte, e respiravo a fatica, colta dal panico.
Poi, iniziai a cavalcare dapprima piano, a causa della moltitudine di gente, poi più velocemente man mano che la strada si liberava, senza sapere dove stessi andando, cercando solo strade libere che mi conducevano inevitabilmente verso i confini della città.
Era stato un errore, continuavo a ripetermi, un terribile errore arrivare fin lì.
Mio padre si sbagliava, Sygma non era abbastanza lontana, nonostante i lunghi giorni di traversata che la separavano da casa mia.
Mi fermai, esausta, in una radura appena fuori le mura della città, c'era una fontana, e una quiete che avrebbe calmato i miei pensieri.
Non era acora calata la sera, dopotutto.
Smontai da cavallo e condussi Ercole ad abbeverarsi, restando ad osservarlo mentre immergeva il muso nella fresca acqua corrente, sereno e fiducioso: avrei voltuto essere tranquilla come lui.
Avevo sbagliato tutto, mi ripetei, non dovevo fermarmi, dovevo andare più lontano.
Appoggiata sul bordo della fontana, vi immersi le mani, per rinfrescarle.
Mi imposi di calmarmi, ormai ero arrivata fin lì, e dovevo almeno tentare.
Decisi di sedermi sul prato, la schiena appoggiata alla fontana, in balia di quella malinconia.
Un pensiero mi attraversò la mente.
E se tutto fosse passato? Se mio padre fosse riuscito a respingerli e debellarli? Se avesse trionfato dove tutti gli altri avevano fallito?
Io non lo avrei mai saputo.
Avevo la sua promessa, certo, che mi avrebbe trovata, ma sarebbe riuscito a mantenerla?
Sospirai, un sospiro doloroso e malinconico.
Mi mancava casa mia, mi mancavano i boschi, l'alto monte, il mare impetuoso e gli immensi giardini che lo univano al palazzo, mio fratello e i nostri battibecchi, mio padre e i suoi sguardi severi.
Chiusi gli occhi per un momento, chiudermi nella malinconia e nel dolore non avrebbe portato a niente, dovevo essere forte e riuscire a farcela, nonostante tutto.
Avevano fiducia in me, non potevo deluderli.
Guardai Ercole, fermo accanto a me, che si guardava intorno, brucando di tanto in tanto un po' d'erba, con poca convinzione.
"Adesso andiamo, eh.." dissi, con un sorriso "…dammi due minuti e mi rimetto di nuovo in piedi, così ci cerchiamo un bel posto dove dormire…" strizzandogli l'occhio. Lo guardai, sembrava quasi che mi avesse compreso.
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Vecchio 09-09-2013, 15.05.32   #93
Guisgard
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Cestia sorrise ad Eilonwy.
“E' una storia vecchia come il mondo...” disse “... una storia che ognuno di noi ha udito da piccola e che poi, crescendo, non ha più voluto crederci...” si sedette ed accarezzò il volto della fanciulla “... lady Angelica era una giovane dama come voi... amava leggere, ascoltare musica, cavalcare e sognare... ed era molto devota a suo padre... per questo non mostrò obiezioni quando egli le impose di prendere marito... in realtà ella ama già un giovane, di nome Marco... chiese allora al suo amato di presentarsi da suo padre e chiedere la mano di lei... Marco così fece e pattuì con lui di sposare Angelica dopo tre anni di lavoro presso la sua fattoria... venne infine il giorno delle nozze e Marco vide giungere in chiesa la sua sposa coperta da un lungo velo bianco... la sposò davanti a Dio, ma solo di notte, nella loro stanza nuziale, si accorse che la donna prese in moglie non era la sua Angelica, ma la cugina Penelope... protestò così col padre della ragazza e questi gli propose di lavorare altri tre anni presso le sue terre, allo scadere dei quali avrebbe potuto unirsi in matrimonio con sua figlia... Marco, con le spalle al muro, accettò... lavorò per altri tre anni e alla fine di essi sposò finalmente Angelica... Penelope però, sentendosi messa da parte, pagò uno dei servi affinchè uccidesse Marco a tradimento... il funerale del giovane avvenne in gran segreto per nascondere la tragedia ad Angelica... ella però vide il corteo funebre dalla finestra della sua stanza e in preda alla disperazione si lanciò giù, per abbracciare il corpo del suo amato Marco... da quel giorno, ogni Primo Venerdì del mese, allo scoccare della Mezzanotte, gli spettri rievocano quel corteo funebre e il fantasma di Angelica appare in lacrime a recitare il Santo Rosario dietro la bara di suo marito...” Cestia sorrise ancora “... naturalmente è solo una leggenda... su, ditemi ora come volete trascorrere questa giornata, in attesa del ritorno di vostro zio...”
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Vecchio 09-09-2013, 15.24.35   #94
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Clio era giunta in quella radura, appena fuori le mura Ovest della città.
Era ancora agitata e per questo si accorse solo in un secondo momento che a pochi metri da lei, protetta da alcuni cipressi, si trovava una piccola pieve.
E notò, infine, che in fondo al piccolo sentiero, che dalla campagna correva verso il bosco, sorgeva una casupola preceduta da uno spiazzo irregolare e dal cui porticato pendeva un'insegna con l'immagine di un'incudine.
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Vecchio 09-09-2013, 15.29.58   #95
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Altea ha un'aura spettacolareAltea ha un'aura spettacolareAltea ha un'aura spettacolare
Guardai perplessa il barone...avevo pure delle perplessità sulle sue origini nobili.
Ci fu un momento di silenzio e riflessione...che fare? Ero sola..non avevo un alloggio, ero partita consapevole che avrei dovuto sopravvivere sola e vivere senza gli agi a cui ero abituata e tra me e me pensavo sinceramente che mi mancavano...fare la modella per questo artista.

"Alzate il viso, sorridete milady Altea..cosi proprio non va" disse il pittore rassegnato e sedendosi aprendo le braccia al cielo.
"Mi spiace per voi..mio caro Joshua. Ma proprio non ho nulla da ridere e per cui sorridere" dissi col viso imbronciato.
Entrò mia madre, attratta dagli schiamazzi che vi erano nel salone da parte del pittore.
"Cosa succede qui?" disse con aria severa, come sempre, voltandosi verso me e il pittore.
Joshua si alzò, profondamente isterico inveiva al cielo come ogni artista e gironzolava attorno alla tela..."Vostra figlia non collabora milady Elisabeth, e io devo portare questo dipinto al futuro sposo..il duca Kensinghton tra due giorni, vuole appenderlo al salone cosi potrà vederla in ogni momento".
Mi alzai di colpo... "Mi rifiuto categoricamente di posare e che quel uomo, quel vecchio anzi mi guardi ogni giorno...non lo amo e non lo sposerò mai".
Lo sguardo accigliato di mia madre su di me.."Altea Victoria Mac Parker..ricordati chi sei, non sei la figlia di un pescivendolo del mercato ma di un barone ed eseguirai i nostri ordini...e non accetto un rifiuto".
Mi sedetti deglutendo le parole che avrei voluto controbattere e continuai a farmi ritrarre....senza un minimo accenno di sorriso.

"D'accordo" risposi "in cambio però vorrei alloggio, vitto poichè non so dove recarmi, dove alloggiate voi? Sapete io provengo da Camelot e sono proprio arrivata ora a Sygma".
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

"I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam)

"La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea
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Vecchio 09-09-2013, 15.39.21   #96
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Mi alzai e mi guardai intorno, cercando di capire meglio dove mi trovassi.
Notai così una piccola Pieve e un sentiero che si inoltrava nel bosco.
L'idea di tornare in città non mi allettava, con tutta quella gente giunta da ogni parte del regno, persino camminare era complicato.
Così, senza nemmeno sapere bene perché, forse spinta dalla tranquillità che quella radura mi donava, mi incamminai verso la casupola, ignorando sia cosa stessi cercando che cosa avrei potuto trovare.
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Vecchio 09-09-2013, 15.56.48   #97
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Azable sorrise a quelle parole di Altea.
“Milady, come barone non posso che alloggiare in una degna dimora...” disse facendo un cenno al locandiere per avere il conto “... e naturalmente” continuò dopo aver pagato “in quanto mia musa, a voi spetterà il mio medesimo asilo, comprese tutte quelle frivolezze che il denaro è solito comprare...” si alzò e chiese il braccio alla ragazza “... s'intende che vi occorre subito un degno abito...” fissandola con attenzione.
Uscirono allora dalla locanda e trovarono in strada l'energumeno al servizio del barone.
“Kos...” disse questi “... accompagna milady Altea presso il miglior sarto della città e falle scegliere l'abito più bello.”
“Barone...” mormorò Kos “... temo che... ecco, insomma... purtroppo le nostre disponibilità...”
“Taci, beota!” Esclamò Azable, lanciandogli in mano un sacchetto. “Vi attendo in albergo.” Baciò la mano di Altea e andò via.
Kos aprì allora il sacchetto e vide fuoriuscirne un bel gruzzolo di monete.
“Andiamo a scegliere il vostro abito, milady.” Fissando Altea con un sorriso.
Intanto dalla locanda si udirono le improvvise grida del locandiere, che lamentava il furto del suo denaro.
Ma Altea e Kos erano già diretti alla sartoria.
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Vecchio 09-09-2013, 16.01.21   #98
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"Il fatto è che indosso questo meraviglioso vestito greco per il ballo e quindi se voglio fare quello che avevo in mente dovrò di nuovo ricambiarmi.
Sennò si sciuperà. Sapete, Cestia, avevo in mente di andare a cavalcare e di tirare un po' con il mio arco".
Mi dovevo tenere in allenamento se volevo partecipare alla cattura del ladro di Sygma.
Non mi sarebbe sfuggito se ogni giorno mi fossi allenata come un cavaliere.
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Il cuore di una dama apprende solo la bontà, la sua beltà sostiene i cavalieri, il suo coraggio difende gli inermi e la sua mente conosce solo la verità!!!
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Vecchio 09-09-2013, 16.05.35   #99
Altea
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Non risposi e seguii le direttive del barone Azable..fissavo quell'enorme uomo che mi faceva da scorta, certo aveva dei modi proprio grezzi.
"Non preoccupatevi Kos" dissi guardando il sacchetto "non consumerò tutto il denaro, mi basta un vestito bello ma anche semplice".
Entrammo cosi in una sartoria e vi era del silenzio, attorno vidi stoffe di vari colori, vestiti sui manichini e cappellini alla moda, vari tipi di scarpe.
Il mio sguardo si soffermò su un manichino con un vestito di un bel colore porpora, molto fine e delicato ma senza eccessivi fronzoli.
"Ecco...questo penso potrebbe andare bene" dissi a Kos e feci suonare un campanellino.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

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Vecchio 09-09-2013, 16.11.55   #100
elisabeth
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" Siete davvero magnanimo.....saro' come il vento...."......non uscii dalla porta della Chiesa......misi la sedia di legno sul tavolo sotto la finestrella....e uscii da li'.......dar retta a quei due stupidi uomini mi dava fastidio...corsi per un poi' sino a quando non intravidi la cada di Donna Agnese....era la donna piu' pettegola del mondo....come arrivai alla sua casa...vidi che lei stava uscendo per andare in Chiesa....." Il Signore sia Lodato Donna Agnese.....sto venendo proprio dalla Chiesa ero andata a portare fiori freschi prima della funzione.....non crederete alle vostre orecchie.....Padre Anselmo era per terra davanti all'altare che si contorceva tutto....era in preda al delirio......non vi dico i bubboni che aveva sul viso......lui mi ha detto che ha mangiato male.......ma io dico, che e' la febbre da bubbone....una malattia rara che ha bisogno di qualche giorno per passare e che e' molto contagiosa......anzi statemi lontana....il Signore vi sarebbe grato se lo faceste sapere a gli altri parrocchiani.....mi raccomando discrezione sulla malattia.....".....feci per darle la mano...mi ritrassi e andai verso casa mia.....non potevo entrare....ma avevo bisogno di alcune cose, prima di tutte bloccare i ragazzi.....cosi' vicina allo steccato dietro l'albero di mimosa..atte Rown..lui era il primo che usciva e cosi' fu'...lo chiamai..." Hei...Rown sono Elisabeth vieni che ti devo parlare......".....la sua sorpresa fu tale...che sarei voluta ritornare indietro sui miei passi....ma non potevo....." Ciao tesoro...vedo che va tutto bene...ascolta..per un paio di giorni non potrete andare in Chiesa....o cercare Padre Anselmo...ha preso il raffreddore e non voglio che vi ammaliate durante la mia assenza......sara' lui che verrà da voi quando tutto sarà a posto.....ora devi farmi un favore...dovresti prendere quel sacchetto in pelle che ho nella mia stanza.....riusciresti a farmelo avere senza che gli altri ti vedano?....."....I Ragazzi hanno una mente formidabile...riescono a comprendere anche le cose che noi adulti spieghiamo loro in maniera contorta......ma Rown come un fulmine mi fece avere ciò che gli avevo chiesto....".....Bene....mi raccomando....non avvicinatevi alla Chiesa..se vi ammalate e io non ci sono per i più piccoli sarà un problema..." gli diedi un bacio sulla fronte e ritornai da dove ero venuta.......la finestra era stretta.... e scesi nella stanza........" Bene Capo......non staranno fuori dai piedi per una vita ma per qualche giorno si.......spero che vi basti per andarvene via......ho qualcosa per la vostra gamba.........e poi io devo proseguire per la mia strada......questo ve lo avevo gia' detto...."....
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