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Vecchio 15-09-2010, 19.59.11   #21
Morrigan
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- V -

L’imbrunire prometteva già tutta la bellezza di quella serata ormai prossima all’estate. L’occaso brillava di bagliori perlacei e d’ambra, e l’orizzonte tremava e si confondeva nella bruma che scortava il sole nel suo ultimo tratto di viaggio. Milo fissava quello spettacolo, appoggiato ad uno dei merli del torrione che guardava ad Ovest. Era, quella, l’ora del giorno che egli più preferiva. In pochi minuti la luna avrebbe scalato le volte del cielo, il firmamento si sarebbe contratto, affogando nel blu cristallino. L’aria fresca della sera gli accarezzava il viso, portandogli profumi e ricordi lontani… e rivedeva se stesso e torri simili a quelle, e il suono allarmato delle campane, e urla e pianto… sentiva il rumore metallico delle alabarde, il tuono degli stivali pesanti che salivano in fretta le scale… tutto questo gli riempiva le orecchie, e Milo affogava, completamente disarmato, nella sua memoria. Il suo mantello si allargava spinto dal vento che stava crescendo… era stato così anche in quel giorno lontano, quando aveva fissato dall’alto il sentiero che avrebbe seguito, la strada che lo avrebbe condotto verso nuove, sconosciute avventure. Lo stesso sguardo, lo stesso battito del cuore, accelerato, pazzo, incontrollabile. Milo avrebbe voluto soffocare quell’emozione che gli agitava il petto, ogni volta che si perdeva in quelle fantasie, ma non era in suo potere di farlo. Il ricordo pungente del passato lo tormentava. Il cielo era triste e bello anche in quel dì, e il ricordo del sangue che scorreva, della spada che si ritraeva dalla carne, dello spasimo e del lamento, ancora gli gridava dentro l’anima, aggrappandosi con le unghie aguzze delle sue zampe alle pareti del suo cuore, scorticandole fino a farlo sanguinare.
Abbassò il capo, si coprì gli occhi con una mano e si lasciò sfuggire un gemito di disperazione.

“Perdono per me, e per tutti i miei peccati…”, mormorò nel vento, sperando che la sua preghiera volasse più rapidamente in cielo.

“Parlate con qualcuno, eppure siete da solo!”

Una voce sottile, lievemente velata di allegrezza, lo fece sobbalzare e lo obbligò a girarsi. Vicino agli spalti, tenendosi stretta alle mura, quasi avesse avuto timore di sporgersi da quelle altezze, la principessa Mariel lo fissava con curiosità. Milo si affrettò a renderle omaggio e piegò il suo ginocchio di fronte alla ragazza, ma lei gli fece cenno di levarsi nuovamente in piedi.

“Siete ben strano, cavaliere de Bajard,” osservò allora con un sorriso “ma le vostre virtù superano la vostra eccentricità, ed io sono qui per lodare le vostre virtù e non le vostre stranezze”

“Vostra signoria è troppo buona nel lodarmi, non ho fatto che quello che mi era stato richiesto”

“E l’avete fatto bene”, rispose la ragazza “E per questo adesso sono venuta a parlarvi. Per dirvi che vi sono grata della vostra obbedienza, ma che siete libero di abbandonare questa tenzone, se lo desiderate”

“Vi è mai parso, mia signora, che io lo potessi mai desiderare?”

Mariel non rispose immediatamente, ma volse lo sguardo verso il cielo, oltre le mura del castello.

“Vi ho chiesto di partecipare al torneo perché non sopportavo l’idea che nessun uomo indossasse i colori e le insegne di mio padre, che nessuno avesse osato opporre resistenza a quei nobili stranieri, che venivano qui inseguendo soltanto il desiderio di allargare i propri possedimenti, impalmando una principessa che non ha fratelli”

Quindi tornò a fissare Milo, che a quell’occhiata fu obbligato ad abbassare lo sguardo e a nascondere i suoi occhi ardenti.

“Ma, cavaliere, quello che vi attende adesso va ben oltre il vostro dovere nei confronti di mio padre, ed io non ho alcun diritto di mettere in pericolo la vostra vita in codesto modo. Quindi vi libero adesso da ogni vostro impegno”

Disse questo, quindi si voltò e fece per andarsene, come se non avesse più null’altro da aggiungere. Milo prese un profondo respiro.

“Chiedo perdono a vostra grazia,” esclamò, obbligandola a rivolgersi nuovamente verso di lui “Ma avrei un’umile domanda da rivolgere”

“Chiedete”, acconsentì la ragazza, e Milo, forte di quel consenso, non esitò nemmeno un istante.

“Mi dite che il compito che mi attende potrebbe essere per me molto periglioso, ma ditemi, milady… cosa fareste voi, se io dovessi vincere? Se io fossi disposto a correre un simile pericolo sfidando le prove, voi correreste il rischio di andare in sposa a me, un semplice cavaliere?”

Mariel lo fissò per un istante, passando su di lui un lungo sguardo. Quel cavaliere era di certo stato molto presuntuoso e insolente nell’osare porle quell’interrogativo, e lei avrebbe dovuto di certo indignarsi di fronte ad una simile provocazione. Ma quel giovane possedeva la sicurezza della gioventù e il fascino dell’ardimento, e di fronte a quelle doti, Mariel decise di sospendere la propria irritazione. Lo fissò con uno sguardo altero e pieno di orgoglio.

“Io sposerò colui che supererà ogni prova, qualunque sia l’uomo che il fato ha stabilito per me. Sono una principessa, e ho dato la mia parola, signore, e questo vi basti per non indurvi mai più a farmi simili domande”

Di fronte a quelle parole, Milo chinò il capo e le rivolse un rispettoso inchino.

“Parteciperò alle prove, mia signora. Lo devo al coraggio e alla fermezza della mia signora e padrona”

Mariel lo fissò un istante ancora. Annuì lievemente col capo, comprendendo che quel giovane non si sarebbe certo tirato indietro dopo quell’affermazione.

“Siete ancora il mio campione, cavaliere de Bajard” , disse.

Sfilò quindi un nastro dalla manica della sua ricca camicia e lo porse a Milo.

“Tenete,” continuò “Che non vi abbandoni nei momenti di maggiore difficoltà”

E, consegnatogli quel dono, si allontanò, lasciando Milo da solo, a fissarla, come tante altre volte aveva già fatto prima di allora, a fissarla fino a quando non fu sparita nell’ombra.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"

Ultima modifica di Morrigan : 16-09-2010 alle ore 13.18.35.
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Vecchio 16-09-2010, 20.41.24   #22
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Milady, le vostre doti narrative ormai sono note a tutti noi.
Ma se c'è una cosa che in voi ammiro sono le vostre straordinarie qualità descrittive.
Uno scenario, una situazione, un'atmosfera, tutto questo dalla vostra penna prende vita in maniera superba.
Nelle vostre descrizioni, qui, come nel gdr e negli altri lavori che ci regalate, sapete unire sapientemente poesia e forza espressiva, rendendo i vostri scritti quasi simili ad immagini.
E questa è una dote non comune.
I miei complimenti, lady Morrigan
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Vecchio 16-09-2010, 20.48.37   #23
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E' un complimento prezioso il vostro, signore... più prezioso di quanto voi stesso possiate immaginare. Perchè ciò che ho sempre amato maggiormente degli scrittori che mi hanno fatto battere il cuore è stata proprio la loro prosa "visionaria"... quelle parole che permettevano allo spirito di raggiungere la propria visibilità.
Se, in qualche modo sono riuscita ad avvicinarmi a questa dote celeste (e le vostre parole me ne danno l'illusione, messere), allora non posso che essere felice!
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Vecchio 17-09-2010, 23.40.55   #24
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Ha un'aura singolare la principessa Mariel...un'energia non ancora ben delineata che appassiona e lascia in trepidante attesa...

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Vecchio 25-09-2010, 18.47.15   #25
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Vi ringrazio milady mi avete donato degli splendidi momenti... Condivido completamente quanto detto da Sir Guisgard... che però lo ha espresso meglio di quanto avrei mai potuto fare io...
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Vecchio 25-09-2010, 21.13.55   #26
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@Empi

Cara amica, il battere accelerato delle vostre ali è in sincronia con quello del vostro cuore... continuate ad appassionarvi, ve ne prego, e io avrò un motivo in più per scrivere ancora
(PS - sto scrivendo il nuovo capitolo, non preoccupatevi... se tardo, avete il diritto di tirarmi nuovamente le orecchie )



@Sibilla

Milady Sibilla, sono io che ringrazio voi per il vostro bel complimento... donare ai propri lettori emozioni è il primo motivo per scrivere...
sir Guisgard, lo sappiamo bene, ornato è di infinte doti, ma nulla eguaglia la dolcezza del vostro pensiero, siatene certa
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Vecchio 26-09-2010, 16.18.28   #27
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Per tutte le querce del bosco!!!!

<Empi sbatte i piedini a terra>

Ieri, a tarda sera, ho visto che questa discussione aveva un nuovo post di Morrigan , ma non l'ho aperta lasciando ad un momento più tranquillo il piacere della lettura.... di quello che credevo fosse il nuovo capitolo!!!

<Empi si asciuga una piccola lacrima>

Ma vedo che avete ancora gozzovigliato per il Castello e tralasciato le sudate carte!!!

<Empi sorride>

Ovviamente scherzo, e lo sapete, ma sappiate che in molti attendono il frutto del vostro lavoro... :)
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Vecchio 27-09-2010, 16.56.45   #28
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Mia piccola amica, nessuno può resistere allo sbattere d'ali di una fata!!!

Spero di rincuorarvi dicendovi che il nuovo capitolo è quasi giunto al termine...
ma perdonatemi, poichè si preparano molti nuovi fatti per i nostri eroi, e per questo vi domando appena un pizzico della vostra preziosa pazienza
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Vecchio 06-10-2010, 19.44.09   #29
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- VI -

L’immagine di lei non lo abbandonava mai. Anche se chiudeva gli occhi, la sua figura continuava a danzare sulle sue palpebre. Ogni giorno, ogni ora, ogni istante diventava tormento. E in quel momento il dolore divenne quasi insopportabile. Milo strinse il nastro tra le dita, quindi lo avvicinò al viso, alla guancia, cercando di afferrarne una sottile scia di profumo, quello di lei. Da quando Mariel gli aveva domandato di essere il suo campione, le distanze tra loro sembravano essersi accorciate, e tuttavia mai egli l’aveva sentita così lontana dal suo desiderio. Perché ciò che Milo comprese in quel momento fu che egli non desiderava sposare la principessa… egli desiderava essere da lei amato, allo stesso modo in cui lui l’amava. E quel dono, egli lo sapeva bene, non poteva essere acquistato con un torneo! In quel momento alla mente gli ritornò l’immagine di sua madre… i sentimenti non possono essere acquistati a prezzo di moneta... già, così è… e quando si vuol credere ad un tale amore, tutto irrimediabilmente finisce male… lacrime, sangue, dannazione del cielo e maledizioni della terra!

E per una volta ancora, Milo scosse il capo e si forzò di strapparsi a quelle dolorose memorie, e poiché una tiepida sera era già scesa a coprire quelle mura, il cavaliere decise di scendere nella corte e tornare nei propri alloggi. Ma era una tenera sera di Maggio, e Milo decise di abbandonare le interne gallerie e i passaggi scuri ma lesti che collegavano i diversi torrioni e le opposte ali del castello, e scelse invece di uscire all’aperto e di attraversare i ricchi giardini che si stendevano a Est di quel maniero. Il percorso così sarebbe stato più lungo, ma accompagnato dai profumi della notte e dalla linea delicata delle corolle dei fiori notturni che si destavano al richiamo della luna.

Mentre attraversava quei vialetti ombrosi, Milo si perse così profondamente nelle sue fantasie da dimenticare i contorni della realtà che lo circondava. Le sue dita carezzavano il nastro, il giardino sprofondava nella notte, ed egli ebbe un sobbalzo quando sentì di aver urtato qualcosa. Udì un sussulto, un’esclamazione soffocata, poi il rumore di un oggetto che cadeva al suolo. Istintivamente, Milo proferì una rapida scusa e si chinò a raccogliere il piccolo libro che giaceva ai suoi piedi. Il suo sguardo risalì lungo una ricca veste di velluto blu, del colore della notte, riccamente decorata di ricami dorati. Gli abiti vestivano la flessuosa figura di una donna, dai lunghi capelli corvini, dal viso di luna e dai profondi occhi scuri. Il volto di quella singolare creatura era austero e misterioso. Non era una fanciulla, e questa forte aura di femminilità emanava chiaramente dal suo sguardo e dal suo portamento.

“Vi chiedo venia, mia signora. Il buio della notte e il mio celere andare sono le cause di questa mia villania, che spero non vi abbiano arrecato ulteriore danno”

Disse questo, con aria compita, e le porse il libro che aveva raccolto. In quel gesto, Milo fu colpito dal rapido movimento di ciglia, dall’occhiata che lei gli lanciò e dal modo in cui le sue labbra si atteggiarono nel pronunciare il suo “grazie”.

“Non vi scusate, cavaliere. Un bel giovane come voi di certo ha ben motivo di sospirare alla luna, in sere come queste, e i suoi occhi sono di certo rivolti al ricordo di un leggiadro viso, più che al sentiero che sta attraversando”

Disse questo, e accompagnò quelle parole con una lieve risata, che fece impallidire Milo dall’imbarazzo e gli impedì di replicare alcunché.
La dama lo fissò, quindi tese la mano per riprendere il volume che il giovane le stava porgendo. In quel momento le sue dita toccarono quelle di Milo, indugiando per un istante in una lieve stretta. La donna chiuse gli occhi, e il suo volto per un attimo fu corrugato da una linea dura che le aggrottò la fronte e le contrasse la mascella. Le sue dita si ritrassero, e portarono alla mano di lui il brivido che le aveva attraversate. Milo, dal canto suo, dovette a stento trattenersi dal discostarsi da lei. In un attimo la sua mente era stata squarciata dal bagliore di un fulmine, e una miriade di immagini si erano affollate nella sua mente, troppo dense e veloci per poterle distinguere l’una dall’altra, ma abbastanza vive da lasciare in lui una sensazione di sgomento, come di fronte a qualcosa di incomprensibile e sovrannaturale. Quando tornò a fissarla, si accorse che l’espressione sul viso della donna era cambiata, e lei lo fissava allora con vivo interesse ed attenzione, come se avesse scorto in lui qualcosa di profondamente singolare.

“Qual'è il vostro nome, messere?”, domandò la donna.

Milo esitò, come pensasse che dire il falso a quella creatura fosse assolutamente inutile, quasi che lei potesse leggere dentro la sua anima che stava mentendo. Ma poi si riprese e allontanando la mano dal libro che adesso lei sosteneva,

“Milo de Bajard, al vostro servizio, mia signora”, rispose.

Lei sorrise, e in quel gesto i suoi occhi si accesero di una strana luce di stella.

“Ah, voi siete uno di quei fortunati cavalieri che è risultato vincitore tra tanti in questo torneo!”

Milo annuì, e la donna continuò, addolcendo la voce.

“Venite a chiedere di me, uno di questi giorni, e Lady Astrea vi concederà la sua benedizione per le prove che avrete da superare”

Disse questo, quindi entrambi si scambiarono un compito inchino di congedo, ed ella proseguì nella sua passeggiata, scomparendo nell’ombra del giardino. Milo rimase invece immobile, perplesso, colpito da quell’incontro. Cos’era accaduto, in realtà, in quel momento, in cui le loro dita si erano sfiorate? Cos’era stata quella luce? Milo non capiva e avrebbe voluto, ma allo stesso tempo una voce, dentro il suo cuore, gli diceva di non seguire gli occhi di quella donna, e gli gridava il nome di Mariel… Astrea… vicina alla notte, alle stelle… Astrea…


In quello stesso istante, nelle sue stanze, Mariel si faceva pettinare i lunghi capelli dalle sue ancelle. Le ragazze ridevano sommessamente e chiacchieravano tra loro e con la loro giovane signora, commentando la bellezza e l’ardimento di questo o di quel cavaliere che aveva colpito il loro sguardo.
Dalla finestra aperta sulla notte, una soave musica si levava ad invadere la stanza, una dolce ballata che intrecciava le lodi di Mariel. La ragazza ne ascoltava il fascino lontano con un sorriso di piacere sul volto, come accade ad ogni giovane che si senta lodare con musica e parole.

“Anna,” disse ad un tratto, chiamando a sé una delle compagne “è ancora lì quel cavaliere?”

La ragazza si accostò alla finestra, e senza dare a vedere, cercò di sbirciare tra i menestrelli che suonavano sotto le stanze della principessa.

“Sì, mia signora,” rispose, volgendo il capo nuovamente verso di lei “passeggia tra le rose da quando hanno iniziato la serenata, e non sembra accennare di essere stanco”

Le fanciulle si guardarono e si lanciarono un complice sorriso, quindi tutte scoppiarono in una risata maliziosa e allegra.

“Riesci a scorgerne il volto, mia cara?” chiese di nuovo la principessa, quando il loro dolce scherzo si fu calmato.

Anna sporse il viso, cercò la sagoma del cavaliere e attese che egli, nel suo lento passeggiare, volgesse lo sguardo verso la luce della luna.

“Non vorrei che la notte mi ingannasse, mia signora, ma la figura e il tratto mi sembrano quelli di quel nobile giunto qui da Ifandria… Lord Gaius è il suo nome!”
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Vecchio 06-10-2010, 20.14.41   #30
Talia
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
Che bello, un altro capitolo!!

Astrea... Astrea... singolare soggetto!!
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"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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