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Vecchio 10-02-2013, 16.43.02   #341
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Il tempo si è come fermato.
Le vostre parole racchiudono una bellezza e una saggezza che da molto tempo ha abbandonato questa povera terra.
Vi ringrazio immensamente, per le emozioni che mi avete donato in questa calda domenica d'inverno.
Vi porgo i miei omaggi, Messer Drusus, e i miei più vivi complimenti per gli splendidi versi racchiusi in questo angolo di Camelot.
Non essendovi mai capitata, non ho potuto fare a meno di tornare indietro e leggere le vostre poesie dei tempi passati.
E ognuna di esse mi ha donato un'emozione nuova, un brivido, un battito di cuore, un sorriso. E, di nuovo, per ognuna di queste emozioni, vi ringrazio.
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Vecchio 10-02-2013, 16.53.42   #342
Drusus
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Drusus ha un'aura spettacolareDrusus ha un'aura spettacolare
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Il tempo si è come fermato.
Le vostre parole racchiudono una bellezza e una saggezza che da molto tempo ha abbandonato questa povera terra.
Vi ringrazio immensamente, per le emozioni che mi avete donato in questa calda domenica d'inverno.
Vi porgo i miei omaggi, Messer Drusus, e i miei più vivi complimenti per gli splendidi versi racchiusi in questo angolo di Camelot.
Non essendovi mai capitata, non ho potuto fare a meno di tornare indietro e leggere le vostre poesie dei tempi passati.
E ognuna di esse mi ha donato un'emozione nuova, un brivido, un battito di cuore, un sorriso. E, di nuovo, per ognuna di queste emozioni, vi ringrazio.
Son Io che ringrazio Voi per i Vostri omaggi :)
Non posso far almeno di scrivere, quando ho l'ispirazione, in quella lingua ch'ora tutti dicono esser desueta,ma essa è nel mio animo e la esterno scrivendo ciò che provo e soffro.
Grazie vivamente Clio per i Vostri dolci omaggi :)
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Vecchio 10-02-2013, 17.01.13   #343
Clio
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Vi auguro che sia sempre così!
Non cessate di farvi trovare pronto quando l'ispirazione arriva.. poichè ciò che create è davvero degno di essere letto..
so bene quanto le parole non trovino pace se non vengano impresse su carta..
Quante emozioni si perderebbero, se non ci si facesse trovare pronti al richiamo dell'ispirazione!

Vi auguro, dunque, che quella voce sia sempre limpida e chiara nella vostra mente e nel vostro cuore.
(... e ovviamente di leggere ancora i vostri componimenti.. )
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Vecchio 12-02-2013, 00.52.59   #344
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Drusus, amico mio, sono lieto e onorato di vedere la vostra arte giunta di nuovo nella nostra Camelot.
Si, questo componimento è alquanto ombroso verso il più nobile dei sentimenti, ma lungi da me discutere sui dardi di messer Amore, che sono spesso indecifrabili per noi comuni mortali.
E non posso non restare ammirato da come, ancora una volta, riuscite a piegare ogni argomento alla vostra maestria.
Voi siete poeta vero, messer Drusus.
E lo dico davvero
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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Vecchio 13-02-2013, 17.42.50   #345
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Drusus, amico mio, sono lieto e onorato di vedere la vostra arte giunta di nuovo nella nostra Camelot.
Si, questo componimento è alquanto ombroso verso il più nobile dei sentimenti, ma lungi da me discutere sui dardi di messer Amore, che sono spesso indecifrabili per noi comuni mortali.
E non posso non restare ammirato da come, ancora una volta, riuscite a piegare ogni argomento alla vostra maestria.
Voi siete poeta vero, messer Drusus.
E lo dico davvero
Grazie Messer Guisgard del Vostro sincero plauso. Sì, la poetica sull' Amore in questa poesia è assai mesta e ombrosa ma alfìn l'Amore oltre a dar gioia, non da forse sgomento, pavento e ombre? Alsì ho pensato di raffigurarlo in esta guisa :)
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Vecchio 18-02-2013, 14.49.08   #346
Drusus
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LA BASILICA DI SAN PIETRO

Tu, de marmo vestuta ed elegante
Che t’alzi in su nel ciel celeste e fino,
Di pace eppur di sangue gran garante
In terra la magion del tron divino.
Dell’ omo a l’occhi lo splendore innante
Ma il credo more e domina il quattrino,
Che se Gesù tornasse ancora a retro
Farebbe stalle indove c’ è San Pietro !!
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Vecchio 17-03-2013, 17.27.02   #347
Cheyenne
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Cheyenne è sulla buona strada
Complimenti sir Drusus..come sempre
__________________
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Vecchio 17-03-2013, 17.52.41   #348
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Complimenti sir Drusus..come sempre
Grazie a te per la tua gentilezza :)
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Vecchio 17-03-2013, 21.22.03   #349
Altea
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i miei saluti caro amico Drusus,
è molto che non ci allietate con una delle vostre belle poesie e mi auguro di leggerne presto.
__________________
"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

"I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam)

"La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea
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Vecchio 05-06-2013, 17.16.44   #350
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EPITAFFIO ( 1° versione )

Tanto in codesta vita s’ è penato
Ch’ ora la morte stringe me qual manza:
E rido che lo verme ha qua pranzato
Assaporando a pieno questa panza.
Sono contento che hai di me gustato,
Mi spiace sol per l’ osso: quello avanza!
Ma poco male, afferma il verme corto:
Pur sanza l’ osso i’ campo, tu sei morto

EPITAFFIO ( 2° versione )

Tanto in codesta vita s’ è penato
Ch’ ora la morte stringe me qual manza:
E rido che lo verme ha qua pranzato
Assaporando a pieno questa panza.
Sono contento che hai di me gustato,
Mi spiace sol per l’ osso: quello avanza!
Ma poco male, afferma qua lo verme:
Pur sanza l’ osso i’ campo, tu sei inerme


2)

LA MORTE NON SI PUO’ CANGIARE

Tutto se può cangiare
Nella nostrana vita:
Da chi se vòle amare
Alla donna appassita.

Ma attenzione a bramare,
Che poi la dipartita
Verrà per reclamare
Il fin della partita:

Oprirà queste porte
Che credevam serrate;
Vòte saran le sporte

De monete dorate,
E pagherà la morte
L’ orazione del frate.



3)

CHE DANNO E’ QUESTO AMORE

Che danno è questo amore
Che malo ogn’ or mi fu;
Del cuor mio predatore
Me pose in servitù.
Più d’ esso, dice il core,
Saria meglio laggiù:
Là dove regna il male,
Che più d’ esso è leale.


4)

QUESTO MIO AMOR PER LEI E’ MAGGIOR CHE PRIA

Questo mio amor per lei è maggior che pria
Che misero ogne dì me dolgo ancora,
E non passa minuto, e non passa ora,
Ch’ il cuor si strugge, plora e ancor desia.

D’ ella sì tutto agogno quel che sia
Che del suo volto privo il cuor mio plora,
E par manco la pace qua m’ indora
D’ allor che quello guardo poi sen gìa.

Ella a me l’ è solinga e cara in cuore
E graziose fanciulle più non bramo:
Fossero il più bel trono del calore

O dell’ istesso amore il bel richiamo;
Ma nullo apparirebbe il lor bagliore
Che fortemente il grido: amor mio, t’ amo!!


5)

ED OR DI PIU’ M’ ARDE ‘L DESIO

Ad omo miglior qual ventura
Che l’ occhi tuoi lieti incontrare?
Ad omo qual tetra sventura
Ch’ i tuoi occhi dover poi lassare?
Non dico: pensar l’ è già dura
Che ancora odo forte l’ amare;
E sento or che m’ arde ‘l desio
Gli stracci del cuor nell’ oblio!



6)

PERCHE’ DI PACE IL VOLTO MIO SI PINGA

Perché di pace il volto mio si pinga
E se pote la mossa alma chetare,
Questa mia voce non più sia solinga
E risa, vista cupa qual giullare:

Spero in un riso che rider non finga
E dello spirto il mal non fosse amare;
Che sospiro un amor ch’ a se mi cinga
Ma troppo è lo pavento di tremare.

Costì nell’ agognar sol io rimango
Bramando sì rifulga meco il sole:
Ma quando veggio innante lo mio rango

M’ avvedo che neppure il sol me vòle,
Ch’ esso l’ è meco cupo più del fango,
Per questo cuor che sanza luce dole!


7)

LA SAGGEZZA DEL DEFUNTO

Or qua sovra me il sudario
Che non pòto più levare.
Chiuso il sasso, solitario
Con il fosco vo a giocare.

Il tormento ed il calvario
Or non tengo da penare;
Ma sicuro l’ è primario
Il silenzio e meditare:

Mirra e spezie qua spalmate
Su quel volto vivo un dì,
E monete poi adagiate
Su chi il viver poi patì.

Le mie morte ossa lavate,
E l’ odor ch’ in me morì;
Di quest’ arte donne armate
Sì che pria non mi servì.

Mai da tutti ben voluto,
Han riguardi su me tutti;
Ma dovevo esser moruto

Per d’ amor aver li frutti?
Sempre il bene fu taciuto:
Rido avendolo ne’ lutti.


8)

IGNOTA

Io non so poi chi tu sia,
Ma conosco il tuo bel nome:
Il tuo nome è leggiadria,
E beltade per cognome.
De lo volto l’ armonia
Ed i gigli tra le chiome:
Il mio cuore sento alliso
Quando scorgo il tuo sorriso.



9)

S’ I’ QUEGLI ANNI POTESSI FAR TORNARE

S’ i’ quegli anni potessi far tornare,
Vedrei dalla tua dolce finestrella

Quel tuo volto benigno già spuntare:
I dolci occhi, la voce assai monella,

E quelle labbra infanti a me sì care
E splendenti ove tacque la favella.

S’ i’ quegli anni potessi riportare,
Vedrei ancor te, carissima mia stella.



9) S’I’ QUEGLI ANNI POTESSI FAR TORNARE - (seconda versione)

Qualor l’ anni potessi far tornare,
Io vedrei dalla dolce finestrella

Il volto tuo benigno poi spuntare:
Quella fanciulla voce assai monella,

E quelle labbra infanti a me sì care
E splendenti ove tacque la favella.

Qualor il sol potessi riportare,
Vedrei ancor te, carissima mia stella.


10)

AMORE LONTANO

Amore lontano
Ancora ti chiamo,
Ti chiedo la mano,
Amandoci andiamo!
Il cuore profano
Dichiara che t’ amo:
Amore perduto,
E’ tutto taciuto.



11)

A POLISSENA

Sei ancor il mio miraggio,
Il mio sogno or disfatto:
Lama del mio coraggio,
Cagion di farmi matto.
Sei lo pavento ch’ aggio
Per esto amor non atto;
Ma te d’ amar non dutto
In esto amor in lutto.


12)

QUIETE

Qua cammino tra fusti d’ ulivi
E fra resti di amabili zolle,
Impalmando giocondo i bei clivi
Dallo grande allo piccolo colle:
L’ indorato silenzio ch’ è quivi
E il bagnato terreno poi molle;
Io qua veggio il disegno di Dio:
Della pace si sente il fruscio.



13)

L’ AURORA IN MONTAGNA

Il dolce freschetto al mattino
Abbraccia le valli innevate,
La legna qua asciutta al camino
In dolci casette assonnate.
Al fiume sorride un gran pino,
Le lupe e le lor cucciolate;
Solingo qua a braccia conserte:
I monti mi fan da coperte!



14)

IL RISVEGLIO D’ AUTUNNO

Or cadon d’ autunno le foglie
E veste di giallo il terreno;
Il vento lo gelo raccoglie
E fa capoccella il sereno:
E’ grato ch’ il cuor non si doglie,
Di gioia trabocca sì pieno:
E canta l’ augel mattiniero
Il dolce sorriso più mero.



15)

IL VENTO SUL COLLE

Sull’ altura fredda il vento
Mi carezza il cuor solingo;
Posa il cielo qua un accento
Sovra il cuore mio ramingo.
Le vocette odo montane:
Sì graziose e assai lontane.



16)

ER FINE URTIMO

Se po’ vive da re oppur nella stalla
E de sicuro a l’ omo questo cambia;
Ma prima o dòppo tutti uscìmo a spalla
E solamente er verme ce guadambia.
Semo qua vivi e mò nun ce penzamo:
Passe er tempo e de sotto se n’ annamo.



17)

ER GATTO DE ROMA

Lo sai chi drento Roma è fortunato?
E’ chi sta ne li Fori da padrone:
Lo vedi sempre lì spaparacchiato,
Da prima de l’ incendio de Nerone:

Sta là steso sur coccio ed abbacchiato,
O fa le poste sotto a un ber portone;
E poi tranquillo, doppo aver magnato,
Su li cocci s’ addorme qual pigrone!

Ce metterei le mano sovra er foco,
Ma si ce sto a penzà nun me va affatto:
Sto qua pe’ vive ar monno pur co’ poco

Ma nun me sto a magnà de certo er ratto.
Do er sorcio a chi l’ accoppa sì pe’ gioco
Tra chiese e cocci: lasso tutto ar gatto!



18)

FATTA L’ ITALIA, OR FAMO ‘STI ITALIANI

Me ricordo che quanno annavo a scola
E se sentiva di’ “Risorgimento”,
L’ inzegnante narrava sì qual fola
E foga dell’ immane avvenimento:

De Mazzini e Morelli fu de Nola,
E d’ Azeglio, che poscia quer momento,
Nun volenno lassà l’ Italia sola
Disse co’ vanto e puro assai tormento:

“Fatta l’ Italia or famo ‘sti italiani !”.
E de certo ciaveva poi raggione,
Ma chi comanna mò so’ ciarlatani

E venneno l’ Italia ar ppiù’ riccone.
Or l’ onore è fuggito de’ romani:
Qua ce divide puro un zol pallone!


19)

L’ ORIGINE DEI ROMANI D’ OGGI

Se sente di’ da gente assai romana
Ch’ er sangue cianno puro, e sì divino,
Ch’ è la loro la mejo alma italiana,
E chi è d’ un antro posto è sol burino.

Dicheno che provengheno da Diana,
Poi dall’ Augusto Imperatòr Macrino,
Ma nun lo sanno: Roma è ‘na puttana
E chi se dice “puro “ è sol cretino:

Sì perché della gloria ormai passata,
De quei Volsci, Sabini e de Romani,
Quant’ acqua sotto i ponti è poi cascata?
Dovrebbero esse nani marsicani

E de Fiuggi e Subiaco la parlata:
Ma ora so’ mezzi bionni qual Germani,
Cianno d’ ogni reggione la calata
E puro l’ ignoranza de li cani.

Je verebbe da ride a Romoletto,
Si mo vedesse er bullo tutto fico
Che penza de discenne dar suo tetto.

Difatti bel romano, caro amico,
Tante matrone schiusero ner letto
Le cosce ar fusto bionno d’ Alarico.


L’ ORIGINE DEI ROMANI D’ OGGI ( sec.versione )

Se sente di’ da gente assai romana
Ch’ er sangue cianno puro e sì divino,
Ch’ è la loro la mejo alma italiana,
E chi è d’ un antro posto è sol burino.

Dicheno che provengheno da Diana,
Poi dall’ Augusto Imperatòr Macrino,
Ma nun lo sanno: Roma è ‘na puttana
E chi se dice “puro “ è sol cretino:

Sì perché della gloria ormai passata,
De quei Sabini, Volsci e de Romani,
Quant’ acqua sotto i ponti è poi cascata?
Dovrebbero esse ometti marsicani

E de Subiaco e Fiuggi la parlata:
Ma ora so’ mezzi bionni qual Germani,
Cianno d’ ogni reggione la calata
E puro l’ ignoranza de li cani.
C’avrebbe assai da ride Romoletto,
S’ ora vedesse er bullo tutto fico
Che penza de discenne dar suo tetto.
Difatti bel romano, caro amico,
Tante matrone schiusero ner letto
Le cosce ar cazzo bionno d’ Alarico.



20)

DRENTO ALLA CHIESA

Proprio adesso all’ inizio settimana,
Dietro Piazza Navona, lì vicino,
Hanno svejato er boss della Magliana
Seporto nella chiesa: Renatino.

La cosa fu sicuro un poco strana:
Mette drento alla chiesa un assassino,
Però la cosa arquanto, molto arcana,
E’ che morì pulito qual bambino.

Difatti nelle chiese, cardinali
E papi cianno avuto seportura
Essenno ommini forti oppur banali,

Speranno nella grazia imperitura.
Ma la grazia nun bacia i criminali
Puro si cianno sordi e assai curtura.



21)

OH AMOR, AMOR MAI ABBRACCIATO

Amor, seppur sereno mai abbracciato
Che de lo cuor il riso fai soffrire!
Amore, mai felice dimostrato
Che nel cingerti lento andai a morire;

Dolce ora il sole mòre qua adagiato
Per me solo nel lieto suo imbrunire,
Ma ne lo tramontare ei sì guardato
Te, amore mio, guardarmi già partire.

Dolce amore, a me ancor assai piacente
Che questo cuor non posso più domare,
Perdona me, fanciullo ora incosciente

Ch’ il viso tuo vorrà giammai lassare;
Che se il fo non saria d’ amor valente
Di questo dir che voglio sol te amare!



22)

DI NOVEMBRE RICORDO LA BRUMA

Di novembre ricordo la bruma
Ove alfine poi tacquero i cuori,
E veder dell’ amor quella piuma
Adagiarsi su nuovi rossori.
Ora il vento d’amor non profuma
E gremiti di dolo gli allori;
Ma la voce tua ancor sento calda
Nello core e nell’ alma mia balda.



23)

L’ AMOR QUAL USBERGO

Guardo negli anni tergo
E dolce s’ erge il volto:
Dolce, dal lieto gergo,
Che fece me uno stolto;
Eppur fu qual usbergo
Nel cuor d’ amore folto:
Ma l’ usbergo non resse
E morte mi concesse.



24)

UN SOLDATO SUL PIAVE

A morir per la Patria son andato,
Di certo la parola ho mantenuto:
Son pastorello e fanciullino armato
Che sogna ritornar vivo o caduto!
Questo mio volto spento è sol tornato,
Il mio sangue alle zolle ho qua ceduto;
Sotterra son vivente sanza pianti:
Bimbi vedemmo il sol, morimmo fanti!



25)

IL SOLDATO DELL’ ISONZO

“Ghirba e la mia bisaccia,
Giovine il cor in petto;
Imberbe questa faccia
E pioggia m’ è da tetto.
Son de la morte caccia
Nell’ indossar l’ elmetto!”
Dissi quel dì di maggio
Nel morir con coraggio!



26)

DESIO D’ AMORE

Sei ‘l più bel sorriso,
Sei ‘l più cupo pianto.
Sei ‘l più bello viso,
Il più bello incanto.
Sei ‘l cuore mio liso,
Sei ‘l tristo mio canto.
Mi desto pensante:
Perisco all’ istante.




27)

A CARPINO NELLA DAUNIA

Boschi d’ ulivi e verde il bello manto,
Col sol che lento bacia la laguna,
E par che sia maggior più d’ un incanto

Quando poi vien la sera: e ad una ad una,
Le case pingon rosso i lor muretti.
Resto qui fermo e guardo in su la luna:

E par ch’ il tutto sian dei bei quadretti
Che mai veder si puote e si potrà.
Veggio poi l’ alba sovra i bianchi tetti

Splendere pria che poscia appassirà.



28)


PRIA CH’ UN DI’ L’ AMOR TRAMUTI

Era lieto il calor dello sfiorarsi
Tra l’ arbusti del gelido invernale,
E gli occhi dolci e ardenti nel guardarsi
Sorridono all’ amore: di lor male.

Là, dal verde protetti, colmi ed arsi
Dal caldo e quieto bacio forestale,
E poi del nostro amor fiati cosparsi;
Amor che l’ alma avrà destìn ferale.

Il venticello sfiora li capelli
Dei nostri cuor omai d’ amor perduti:
S’ ode il canterellare degli augelli

Prïa ch’ un giorno il dolce amor tramuti,
E canteranno ancora i menestrelli
Prïa ch’ i nostri guardi andran perduti



29)

LA VITA

In suso a la candela vive il foco
Ch’ è certo il suo dovere dar calore:
Il suo danzar lo veggio quale gioco,
Che pur alfin giocando si fa orrore.

Penso, sicuramente, che fra poco
Cadrà quel suo rovente e vivo ardore:
Mesto e tremante il veggio corto e fioco
Ma forte e ardito avanza il suo tremore.

Com’ egli è pur la vita: arde sì tanto
Quando la gioventù cavalca fiera;
Niuna mestizia, colma assai di vanto;

Eppur anch’ essa alfine giunge a sera
Ch’ allor ci dona oscuro il grande pianto:
E come la candela si fa cera.



30)

AMORE, PURO E MECO MAI ABBRACCIATO

Amore, puro e meco mai abbracciato
Che de lo cuor il riso fai soffrire!
Amore, mai felice dimostrato
Che nel cingerti andai lento a morire;

Dolce ora il sole muore qua adagiato
Per me solo nel dolce suo imbrunire,
Ma ne lo tramontare ei sì guardato
Te, amore mio, guardarmi già partire.

Dolce amore, a me ancor assai piacente
Che lo mio cuor non posso più domare,
Perdona me, fanciullo ora incosciente

Ch’ il viso tuo vorrà giammai lassare;
Che se il fo non saria d’ amor valente
Del mio dir che ti voglio sempre amare!



31)

UN RAGAZZO DEL ‘99

Novantanove: vado, m’ han chiamato,
Ti stringo mesto al petto madre mia!
Sì pria fanciullo, or giovine ed armato
Per l’ asburgico fier respinger via !
Se poi c’ avranno al fronte massacrato,
Dite vi prego a mamma, a chicchessia:
Che qui morimmo arditi, fieri e stretti
Lasciando il cuor e giovani gli elmetti!



32)

LA GUERRA

La guerra: tanti e tanti contadini
In pace coltivanti il lor terreno;
Per secoli arrangiati ad assassini
Senza nessun perché, sanza alcun freno.
Niuno mai dica “ eran sol dei cretini ” :
Lor valevan sì niente, se non meno,
Per chi gli comandava bona morte
Nel mentre si ballava nella corte



33 )

LA FOGLIA

Or d’ autunno tra le foglie
Fra le tante una è diversa:
Come l’ altre poi si toglie
Da lo ramo e in terra versa.

Una lacrima essa coglie
Che ora par nell’ ombra immersa:
Trista siede sulle spoglie
Della sua alma quiete e tersa.

L’ omo passa e poi non vede
Che col piè l’ ha calpestata;
Giace quieta tra le prede

D’ una vita mal sbocciata:
Ma nessun di noi s’ avvede
Ch’ ella giace abbandonata.



LA FOGLIA ( 2° versione, sonetto )

Ora d’ autunno tra le belle foglie
Fra tutte quante sol una è diversa:
Come l’ altre essa cade e poi si toglie
Dal bel suo ramicello e in terra versa.

Essa una lacrima solinga coglie
E par che sia nell’ ombra tutta immersa:
Siede silente e trista sulle spoglie
Di quella sua alma bona, quiete e tersa.

Un omo passa e di sicur non vede
Che con l’ umano piè l’ ha calpestata;
Quieta ella giace tra l’ immense prede

D’ un’ acre vita mala e mal sbocciata:
Ma nel passar nessun di noi s’ avvede
Ch’ ella nel freddo giace abbandonata.


34)

DESIO NELL’ ALMA AMOR GENTILE E FINO

Desio nell’ alma amor gentile e fino
Che nella vita il cuor non ha saggiato:
Rosso qual sangue vivo e puro vino
Da versare sul cuore abbandonato.

Spero in un dolce amore sopraffino
Ch’ i’ possa benedire d’ esser nato;
E se dovria morir un dì vicino
I’ priego Iddio di farlo innamorato.

Ecco che priego cento, mille e tante
Fiate per poi trovare quel ch’ è danno,
Per poi guardar, sebben per un istante

Il più ferale e immenso gran tiranno:
Colui ch’ io bramo e sogno sia galante
Ma anco che sia letizia e non inganno


35)

IL TRAPASSO D’ UN POETA

Il trapasso d’ un poeta
E’ deserto di fanfara:
E’ dolenza che s’ accheta
Per chi dorme nella bara.
Ma Caronte è prediletto
Se un poeta è maledetto.



36)

A POLISSENA

Chioma dal bel castano, ancor io sento
Il tuo aroma volar tra l’ alma e core,
Riso che lungi scaccia ogni tormento,
Che più del sole scalda e tien bellore.

Poi quella voce: ammanta pure il vento
Sfiorando ogne beltade e lindo fiore,
Ed essa è dell’ amore il bel accento
Ch’ acceca pur le stelle dal bagliore.

In questo bel pensiero ancor ti miro
Andar per ermi prati sempre amena,
Tanto da far tacere a Dio il respiro

E fare più gentil la terra piena,
Onde tu passi e giocondo sospiro
Ch’ un dì saremo Achille e Polissena.



37)

SI MUORE SOLI

Fra tante molteplici genti
Son ito a morir osannato:
I miei anni non giungon a venti
Ma il cuor di baldanza è forgiato.
Son dolci de’ monti li vènti
Seppur il mio sangue è gelato,
E niuno poi sente quel duolo:
Disteso qua in terra sei solo.



38)

ALL’ ANFITEATRO FLAVIO.

Or t’ innalzi solingo e silenzioso
Nell’ indorato cuor d’ esta città;
Tu, per cagion di morte assai glorioso,
Sola per Vero e Prisco libertà.

Di folte risa e sangue rigoglioso
Ne lo mentre la vita qua sen va,
Per il desio del volgo sì bramoso
D’ atroce morte, dolo e crudeltà.

Per il divino Imperatòr il riso,
Ch’ era serioso e cupo ai gladiatori
Ch’ a te porgevano tremanti il viso:

Liberi o schiavi ma di morte attori,
Atti scultori del tuo marmo intriso
D’ odio, di sangue mesto e di dolori.



39)

SOLITUDINE

Ho sicur la compagnia
D’ un arbusto nel Sahara,
D’ un piangente in birreria,
D’ un defunto nella bara;
Solo in cuor qual poesia
Dallo viver resa amara,
Qual infante nero gatto,
Come un sano detto matto.


40)

A DIO

Oh Divino, qua sospiro
La munifica tua voce,
Che tu doni a me il respiro
Che Gesù non ebbe in croce.
Oh Divino, ch’ io ti miro
Co’ nemici sempre atroce:
Baldanzoso nella grazia
Per lo spirito in disgrazia.



41)

SU MORTE AVANZA!

Su morte avanza! Veggio i passi scuri.
Avanti, vieni al lume, fatti audace!
Veggio nei cupi abbracci i miei futuri,
Odo nelle favella la mia pace.
Il tuo manto sorride ai morituri,
Il tuo velo c’ ammanta sempr’ edace
E quella scure, amica veritiera,
Mi sarà della vita più leggera



42)

LETTERA DI ACHILLE A CHIRONE

Son su lo mare d’ Ilio a te scrivente
Poscia per la spartana aver pugnato;
Vola da navi Argive la mia mente
A te pensar, figliòl di Crono amato!

Il tuo parlar desio ora assai possente,
E del Pelio l’ odor più profumato;
Il tuo dir d’ esser rude ma clemente
E la tua gran bontà che m’ ha curato.

Ed ecco: il mar di sangue, ma troiano,
Colora di scarlatto gli schinieri
De li soldati Argivi, e questa mano,

Adatta fra cantori e li guerrieri,
Farà sperar le mogli d’ Ilio invano
Per te che m’ insegnasti volentieri.



43)

LA CROCEROSSINA

Con voi vissuta, chiamata “sorella”:
Mai così tanto amor ebbi sperato!
Certo l’ Italia volle me qual stella
Tra lo feràl terrore a noi donato.
Per quei fieri visetti, io, vostr’ ancella,
Oh quanti valorosi ei qui salvato!
Ma poscia abbandonai me nella guerra
Ed ora vi sorrido da sotterra.




44)

PILGRIMAGE OF GRACE

Quella verde distesa infinita
E quei corpi dal capo reclino,
Ogne spirto chiedente a Dio aita
Ma silente risponde il divino.
La baldanza del cuore è smarrita
Ma ugualmente verrà dato il vino;
Or la croce si stende morente
In quel prato tradito e dolente



45)

LA CAR – BONA – RA

Nel nome contiene sì “bona”
Ma parla non della padrona,
Ma questa sì tiene un bel lato
Ch’ il Giotto ha sicur poi baciato,
Ch’ ancor a venir qua ce sprona!



46)

ALLO SCRIVERE

Nel mentre io scrivo, forte ancor mi doglio
Ch’ il viso ratto a lacrimar s’ appresta,
Ed io m’ avveggio ch’ una penna resta
La mia solinga amante ed il mio scoglio:

E’ dessa il solo abbraccio nel cordoglio,
La rosa bella e amata mai funesta,
La mia fanciulla cara, dolce e onesta
Che meco geme trista sovra il foglio.

Dolce ti guardo ch’ a scriver m’ accingo
E d’ amarezza tutta faccio usanza:
La man s’ avviva e alfine amor dipingo

Che sovra un foglio veggio ancor speranza.
Ma al terminar lo scritto vo solingo
E in cuor afflitto che la vita avanza.



47)

BUONANOTTE

Del bosco s' addormon i fiumi
E i lupi s' accucciano accanto,
Si smorzano flebili i lumi
E i bimbi zittiscono il pianto.

S' acquetano giochi d' infanti,
Facezie e sorrisi del giorno,
I guardi amorosi o distanti
Che son dell' amore il contorno.

Le lacrime e i volti affannati,
Le mani pulite o corrotte,
Sognando son tutti bëati

E cantano al suon della notte;
E cantano i cieli stellati
Un canto che fa: “buonanotte”.



48)

IL VINO

Con noi banchetta, bianco oppur rosato,
Dolce o no eppur adatto in ogne guisa,
Ch’ aitar dovrïa poscia aver mangiato
Lo gran ruttare e gioconde le risa:

Da li Romani e Greci ha accompagnato
I tempi, povera o nobil divisa;
Sola cagion del vero e barcollato,
Frate d’ ogne alma dallo mondo ancisa.

Läude al bianco: bono assiem al pesce
Che sì gioconda fa cantar la panza,
E poscia aver cantato il tònoˇesce
In sua beltade che sì forte avanza!

Läude al rosso, ch’ ogne riso cresce
E già s’ oscura la mesta gueglianza:
E quando allegro l’ oste il tutto mesce
Il cuore ancide l’ afflitta dottanza.

Ora eleviamo su in alto i bicchieri
Che ne lo ber ci sentiremo uniti;
Fra noi pöeti mesti e puttanieri

Posti dal mondo a merde ed infiacchiti.
Ed ecco giungon tosto li coppieri
E bagnati dal vin saremo arditi



49)

LA BREVE PARTITA

Si sta giocando breve una partita
Ma in esto gioco bèn non sono adatto;
In essa veggo ovunque la sortita
Ma ancor non opro quella porta affatto:
Un dì la morte strapperà la vita
Dicendo a noi pedine “scacco matto!”
E vi saranno i lieti e gli scontenti
Tutti in egual misura, re e serventi.




50)

L’ AMOR TACIUTO

Resto qua fermo e soffro, e son malato
Ch’ il vento più non dona i dolci abbracci,
E sono servo eppur innamorato
Di te ch’ omai sei lungi e in cuor mi scacci,
Di quei soavi baci ove ho vissuto
Tanto ma tanto amor, ora taciuto.



51)

SATIRA

Fratello italiano
Di laghi e di monti,
Di sangue romano
Non vedi gli affronti?
Tu paghi, ma invano,
Le tasse e i tuoi conti,
Ma guarda il coniglio
Che siede in Consiglio:

Fa bona figura
A suon di parole:
“L’Italia l’ è dura!”
Or dice a gran mole;
Ma cosa sicura
Ch’ il popolo dole,
Ma il ricco, lui pranza
E gode de panza.




52)

AMOR CHE SEI FELLONE

Dolce Amore, bel fellone,
Sempre fuggi la mia pace,
Sei maestro e sei timone
Dello viver dolce e face:

Giammai lieto ma burlone,
Di virtute più mordace,
Con la morte alla tenzone
Ma più d’ ella sei mendace!

Te ch’ il cuore mi donasti
E dolermi fu beltà!
Sempre amarla mi lasciasti

Sorseggiando ilarità.
Il mio sogno poi calcasti
Sempre fida alla viltà.



53)

DEL CUL LA LIBERAZIONE

La supposta ha ora conquiso
Il mio culo mal tappato
E d’ antica merda anciso!
Ride lindo poi stappato:
Di letizia tutto intriso
Ora poscia aver pugnato!
Sante l’ armi della pugna:
Gran supposta con la prugna.



54)
IL DESIO

In cuor mi veggio fra un bicchier di vino
E gran risate, sanza pien la sacca,
A goder d’ un amico a me vicino
E del sollazzo d’ una gran baldracca.
In cuor mi veggio gaio su un triclino
Molto a goder lo fiore d’ una vacca,
Ma poi mi desto nel mio mondo amaro
Perdendo il sogno e il fiore tanto caro.



55)
L’ ADDIO

Ecco, come promisi sono andato
Lasciando in terra il pìcciolo d’ un fiore,
I canti al vento che nessuna ha amato
E quegli spasmi che donò l’ amore.

Fido il pugnale che mi fe’ beato
Pur se nell’ atto colsi il gran tremore,
Ma poi il desio di divenir passato
Mi fe’ sì gaio che spaccommi il cuore.

Or basta, vi saluto e dico Addio,
Ch’ il mio posto nell’ Ade non sia preso
Nell' andar io m’ accingo a modo mio:

Vestito bene, afflitto in cuore e in volto
Per aver su pietade o no da Dio,
Tolgo ‘l disturbo d’ audace ma stolto.



56)
DOLCE RECORDANZA

Sento quel bacio andato ch’ or favella
Al cuor dolente e fortemente è il pianto.
Tocco la dolce bocca tenerella
E la bimbetta chioma quale incanto;
Mi dòle ancor la voce allegra e bella
E poi il suo guardo, pria bòno, poi affranto,
Or più non da al mio spirto quella pace
Ch’ un dì scaldommi il cuore, ma ch’ or tace.



57)
IL MIO CUORE

Oh morto giovinetto,
Oh quieto fanciullino,
Dell’ alma lo mio tetto,
D’ amore il mio camino.
Sì, parlo del mio cuore,
Mio solo dittatore






58)

A FAUSTO

Ridente il volto gentile e canuto,
L’ inceder calmo, flebile e arrancante,
Incorniciato da un sorriso arguto
Sedendosi poi lasso ma elegante.

Sì tanto ha amato, ben certo ha vissuto:
Favella con sorriso assai galante
Ch’ alle graziose dame mai è taciuto!
E’ de lo viver poeta e cantante.

D’ età vetusta e amica bastone
Arriva salutando più e più volte;
Ei ch’ assaggiò li giorni di Ghïone,
Di genti misere e di genti colte.

Sì tanto buòn dal volto assai burlone,
Le sue facezie son di vita folte
Che de lo male tòlgon ‘l magone,
E dentro i cuor sicuro stanno avvolte.

Poi dalla sedia s’ alza pian pianino
Che quel suo orloggio gli dice d’ andar:
Lento saluta, e quieto ‘l suo cammino

Lo porta alla magione a strimpellar;
E poi, pria di dormir, fa l’ occhiolino
E lieto incede quel che fu a sognar.


59)

IL POETA

Questo il poeta: candida colomba
Fra un nero stormo di brutali corvi,
Unico fiore sulla tetra tomba,
Deriso accento nei discorsi torvi.
Grazioso canto in uno smorto coro
Che nell’ esser solingo ha il suo tesoro.



60)
VADO SOVENTE E GODO NEL PECCATO

Vado sovente e godo nel peccato,
Che di sicur saria maggior delitto
Sfogar solingo a mano il cazzo dritto,
Per poi lasciar lo seme ripudiato.

Vado sovente e di sicur m’ è grato
Dal godimento immondo esser trafitto,
E nel baciar sentire il gelo fitto
Di quello smorto fiore lacerato.

M’ ergo giocondo e vispo nella tana
E quel che dico è tutto tràn che lazzo:
Che quella sia animista oppur cristiana

Giammai ne cale al cuor nel mio sollazzo.
A grato godo forte la puttana
Ma l’ alma trema pur gode il cazzo



61)
LA NOTTE

Silente il male e grida forte il bene:
Ora s’ innalza il sogno fin la luna,
S’ acquetano rancori e grandi pene
E chiudon le finestre ad una ad una.
Riposa il sole, i raggi e le sue lene
E chi pacato sogna nella cuna.
Abbracciamo il silenzio calmo e bello
Ch’ all’ alba tosto sorgerà l’ avello.



62)
L’AMOR QUAL DONNA

Meraviglia: zampilla dolce e pura
Che ne vediam lo fondo ed è sincera,
Un dono per li cuori e per natura

Ch’ essa è beltà per l’occhi e terra intera.
Ma ben di guardia state bòn signori,
Che qual se fosse pioggia passeggera

Pòte passare forte negli ardori
Per poi finir nel fango e nella fogna;
Quindi ponete usbergo negli amori,

Ch’in essi v’è purezza e v’è menzogna.
Per terminar il dico a tutti quanti:
Chi ci donò l’amor ci diè la gogna.



63)
LA BASILICA DI SAN PIETRO

Tu, de marmo vestuta ed elegante
Che t’alzi in su nel ciel celeste e fino,
Di pace eppur di sangue gran garante
In terra la magion del tron divino.
Dell’ omo a l’occhi lo splendore innante
Ma il credo more e domina il quattrino,
Che se Gesù tornasse ancora a retro
Farebbe stalle indove c’ è San Pietro !!



64)
DEL CUL LA LIBERAZIONE

La supposta or ha conquiso
Il mio culo mal tappato
E d’ antica merda anciso!
Qua sorride ch’è stappato:
Di letizia tutto intriso
Ora poscia aver pugnato!
Sante l’ armi della pugna:
Gran supposta con la prugna.
( Dedicata alla liberazione dalla stitichezza )


65)
L'ORA DE PRANZA'

E' l'una e mezza e coce già la pasta:
Aggiungo un po' di sale, giusto un dito,
Ed allo favellare dico "Basta!"
E' l'ora de magnà, buon appetito!



66)
SE STAMANE SARIA LO GIORNO APPRESSO

Se stamane saria lo giorno appresso
Sicur saria contento più dell' ora,
Che d'oggi il favellar non è lo stesso
Di quello di domàn alla controra.

E pur s'oggi è miglior del ier decesso,
Ove chiedeo: - domàn saròˇancora? -
Sarò domani afflitto più d'adesso,
Quando, pensando a ciò che m'addolora,

Benedirò lo giorno già passato
(Che l'è quest'oggi, indove ancor respiro)
Ove tenea la voce nel creato

Ma anco incerto,tremante e con deliro,
Chiedëo e chiedo: - l'oggi è ben andato,
Vivrò domàn la festa od il martìro?



67)


SE NE DOVEVA ANDA’

Se ne doveva andà
Ora, vecchietto e stanco.
Ma lui sta ancora quà
Per questo Stato ranco.
Mò che ce sto a penzà:
P' imbrogli sotto banco
Dimo che bravo è stato:
Ma va a morì ammazzato!!



68)


SACRO EPPUR PROFANO

Si drento Roma vòi trovà puttane
Esperte e bone, nun annà lontano,
Nun te imbarcà de fora: le profane,
Ma le migliori, stanno ov’ è Cristiano.

Nulla è sicur mancante alle mondane,
Là se sta bene: cianno er sacrestano,
Er prete, er Cardinàl che porta er pane
E puro er falegname d’òr romano,

Che ringrazianno tutti pe’ l’offerte,
Da padre va donando in piena notte
Er da campà da sotto le coperte.

“Daje una màn dovemmio, so’ corrotte.
Aitar dobbiamo quelle cosce aperte
Eliminando il male in belle potte”




69)

DOPPO PRANZO

Se semo sbafacchiati er tavolino
Co’ tanto de vinello e coratella.
E’ l’ora che se famo un zonnellino
Che a Roma noi chiamamo “pennichella” .
Drusus non è connesso   Rispondi citando

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