Fantamas minaccia il mondo

[Guisgard]

"Si, si tratta del dottor Oxsien..." disse il poliziotto a Gwen "... è morto suicida nel suo studio... probabilmente il periodo di prigionia durante il suo rapimento lo ha scosso più del dovuto..."

[Lady Gwen]

"Dunque non è stato notato nulla di strano sul luogo del delitto?" Chiesi ancora.
Doveva esserci qualcosa, ero sicura della mia teoria.

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[Guisgard]

"No, nulla." Disse il poliziotto a Gwen. "Si tratta di un caso di suicidio. Le indagini hanno confermato il tutto e si sono concluse."

[Lady Gwen]

Annuii lentamente.
"Grazie mille, agente. Arrivederci."
Mi allontanai un po' delusa, perché ero certa che si potesse trovare qualcosa.
Ad un certo punto, pensai una cosa.
Osservai ancora il capannello di poliziotti davanti all'istituto, così andai sulla parte posteriore dell'edificio e mi arrampicai lungo i balconi metallici che sporgevano dalla parete, per cercare di entrare nella stanza di Oxsien.

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[Destresya]

Sospirai guardando la foto di quell'essere.
"Già, mando la foto alla squadra in modo che possano analizzarla!" Annuii.
"Possibile che non questo posto non ci siano tracce? Dobbiamo continuare a cercare!" Ordinai.

[Guisgard]

Gwen riuscì a scavalcare il muro di cinta e ad entrare nell'edificio.
Fuori c'erano diversi poliziotti e periti per raccogliere eventuali tracce, ma all'interno i corridoi erano deserti.
Alla fine lei riuscì a trovare l'ufficio di Oxsien.
C'erano i sigilli della polizia, affinchè nessuno inquinasse la scena della morte e dal lampadario c'era ancora la cravatta appena con cui lo studioso si era suicidato.
Sul pavimento però vi erano tracce di sangue che la polizia aveva creduto appartenere solo allo scienziato.
Però per la bella vampira il sangue non aveva segreti e lei percepì, dal suo odore, che non poteva appartenere ad Oxsien e neppure a nessun altro uomo.
Era infatti un tipo di sangue molto particolare, a metà tra quello umano e quello animale.

[Guisgard]

Fessen e Destresya cercarono ancora, ma senza trovare nulla di particolare.
Alla fine del pomeriggio lui, deluso, consigliò alla ragazza di tornare all'albergo.
Stare lì era inutile.
Avevano però la foto dello strano individuo.

[Destresya]

Non c'era niente, niente di niente.
Ero esausta e frustrata.
Annuii alle parole di Fessen.
"Si, speriamo che abbiano analizzato la foto che ho mandato alla squadra ore fa e abbiamo scoperto qualcosa, almeno loro!" Sospirai, asciugandosi la fronte sudata.

[Lady Gwen]

Riuscii a scavalcare i cancelli e mi intrufolai nell'istituto.
Dentro era deserto, completamente e non mi ci volle molto per trovare la stanza.
Scavalcai i sigilli senza neanche toccarli per non rischiare di compromettere alcunché ed iniziai ad indagare.
La cravatta con cui, presumibilmente, si era impiccato, era ancora lì, penzolante come un macabro serpente ormai esanime.
Ma un altro dettaglio catturò la mia attenzione.
Il sangue.
Ce n'era sul pavimento, ma non capivo perché non ne avessero parlato.
Lo annusai a lungo, lo studiai, registrai ogni nota di quell'odore nella mia mente, lo confrontai con l'odore di Oxsien che trovai sulla cravatta e giunsi ad una conclusione.
Non era di Oxsien.
Era sangue umano misto ad animale.
Avrei avuto molto da raccontare ad Elv.
E sarebbe stato di certo un espediente per dirgli la verità su di me.

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[Guisgard]

In auto Fessen a Destresya tornarono a Las Baias, verso l'albergo.
Parcheggiarono quando ormai era sera nel garage della struttura e poi risalirono lungo una stradina laterale che faceva il giro del complesso alberghiero.
Qui però videro qualcosa di molto strano.
Da un vicoletto secondario apparve una figura.
Era un uomo di alta statura, però sgraziato nelle proporzioni e grottesco delle movenze.
Indossava un lungo cappotto scuro ed aveva sulla testa una coppola all'Inglese di un marrone opaco.
Sembrava quasi zoppicare ed avanzava con passo incerto.
Appena uscì dal vicoletto si scontrò con un vecchio fermo all'angolo.
L'urto fece cadere a terra l'anziano.
Prima però che questi riuscisse ad alzarsi, l'altro cominciò a scalciarlo ed a calpestarlo, con una tale foga, una violenta determinazione ed un furioso impeto che il povero vecchietto non potè fare altro che gridare.