Flegeemerone

[Guisgard]

"Tranquilla..." disse Guisgard all'orecchio di Destresya "... la maschera è l'ultima cosa che vorrei toglierti..." fissando poi Sexy Zvezda.
Poi anche lui si accorse dell'isola all'orizzonte.
"Ecco l'isola!" Esclamò il vecchio Tanz.

[Lady Gwen]

C'era agitazione attorno a noi, come se l'influsso venefico dell'isola raggiungesse la nave e ci avvolgesse tutti.
"Neanche a me... Mi inquieta..." con espressione enigmatica.

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[Destresya]

Quella voce all'orecchio fu come una carezza leggera e calda che mi attraversava, ambasciatrice di giochi senza fine, senza freno e senza pudore.
Cercai nuovamente i suoi occhi, con uno sguardo acceso, caldo e voglioso che non nascondeva affatto i miei pensieri.
Pensieri che in quel momento non avevano nulla di casto o adatto alla principessa che ero.
"Oh, così mi piaci..." facendogli l'occhiolino.
Anche lui vide l'isola avvicinarsi, mi voltai nella sua stessa direzione ad osservarla.
"Ci siamo..." sussurrai, restando vicinissima al divo.

[Guisgard]

L'isola era sempre più vicina.
E più si avvicinava, più il cielo ed il mare parevano mutare.
Un velo rossastro alterava quel tardo pomeriggio, riflettendo sulle onde piatte un venereo alone di un putrido e salmastro purpureo.
Tutti la stavano fissando, compresi ovviamente Guisgard, Icarius, Destresya, Gwen, Altea ed Elv.
Ma anche Reddas era fermo sul molo ad osservarla.
"Eccola..." disse piano "... finalmente... ho atteso questo viaggio da una vita... che il Destino mi perseguiti e mi maledica se non riuscirò a sconfiggere il campione del torneo." Con sguardo freddo.

[Lady Gwen]

Il cielo si fece rosso, il mare color porpora, un colore denso, opaco, quasi salmastro.
Una visione orribile, quasi uscita da un film apocalittico.
"È terribile..." dissi piano.
Udii ciò che disse Reddas, ma non gli diedi molto peso.
Era solo un arrogante e quelli come lui finivano sempre male, era solo questione di tempo.

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[Guisgard]

L'Ipazia si avvicinò all'isola, fino a raggiungere la sua baia.
Allora si avviò verso il piccolo porto.
In lontananza si poteva vedere il castello del signore dell'isola, una struttura fortificata che rappresentava il cuore di quel lembo di terra in mezzo al mare.
Dall'altoparlante una voce disse:
"Tutti i passeggeri si preparino a scendere a terra."
"Prepariamoci..." Elv a Gwen.

[Lady Gwen]

La nave si avviò verso il porto.
Da lontano, era già visibile il castello fortificato, che rappresentava il centro nevralgico dell'isola.
Poi, un altoparlante ci avvisò dell'imminente arrivo e dunque ci disse di prepararci.
Annuii ad Elv e con lui mi avviai verso le scale che dal ponte portavano verso l'uscita della nave.

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[Guisgard]

Finalmente l'Ipazia approdò nel piccolo porto dell'isola e tutti i passeggeri furono fatti scendere.
Da qui un furgoncino trasportò tutti loro fino al palazzo.
Era una struttura imponente, fortificata e soprattutto sorvegliata da molti uomini armati.
"Sembra di essere in uno di quei staterelli governati da un governo dittatoriale..." disse sottovoce Elv a Gwen.

[Lady Gwen]

Scendemmo a bordo, giungemmo accompagnati al castello e rimasi molto sorpresa.
Era imponente e sorvegliata da parecchi uomini.
Eravamo nel medioevo, per caso?
Scoppiai a ridere di gusto alla frase di Elv.
"Credo che ti ci abbia preso..." divertita.

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[Destresya]

Eccola, la famigerata isola.
Quel luogo dove tutto si sarebbe compiuto, dove i giochi avrebbero lasciato il posto alle sfide e vittoria e sconfitta sarebbero coincise con vita o morte.
Magari la facevo troppo tragica, ma l'imponenza di quel luogo, il suo alone di oscuro mistero mi colpirono immediatamente, tanto che il mio viso si fece serio per un momento.
Istintivamente sfiorai il braccio di Guisgard, mentre fissavo l'isola davanti a noi.
"Ci siamo..." sussurrai, per poi voltarmi verso di lui "Spero avremo tempo per quella dimostrazione privata, superstar..." facendogli l'occhiolino col mio tono scanzonato e malizioso, come se nulla potesse scalfirmi.
Oh ma in realtà l'avvicinarsi del torneo non faceva che aumentare la mia passione, la mia foga, la mia voluttà.
Non mi sarei persa nemmeno un momento di vita, nemmeno uno, nemmeno il più piccolo respiro doveva essere anonimo.
Scendemmo dal ponte quando ce lo indicarono, e fummo trasportati nel famoso palazzo, che sembrava tanto una prigione dorata.
Ero rimasta accanto a Guisgard, e di tanto in tanto incontravo i suoi occhi, chiedendomi se anche lui stesse facendo i miei stessi pensieri in quel momento, pensieri sconvenienti, estremi, appassionati e caldi come il sole sopra di noi, che così ben si specchiavano negli occhi azzurri del divo.