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Vecchio 04-11-2010, 20.14.39   #461
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Nello stesso momento, nel bosco, una leggera figura percorreva la strada a ritroso, per tornare alla casa di Louis.
Ad un tratto però, Gonzaga udì dei fruscii.
Qualcosa sembrava seguirla.
Si accorse allora di un'ombra alle sue spalle.
Un attimo dopo qualcuno gli si parò davanti.
"Aiutatemi, milady..." disse il nano Goldblum a Gonzaga "... c'è qualcosa di oscuro in questo bosco... e bisogna fare qualcosa per fermare tutto ciò prima che sia troppo tardi."
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Vecchio 04-11-2010, 21.05.56   #462
lady_Empi
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lady_Empi ha un'aura spettacolarelady_Empi ha un'aura spettacolare
<Empi uscì dalla casa di Sauron con in mente un solo pensiero, Icarion. Temeva il suo indomito spirito e la sua avventatezza. Non osava immaginare cosa avrebbe detto ai suoi carcerieri… Le sembrava di udire la sua voce che intimava quei nani a lasciarlo andare perché lui era un cavaliere!! Scosse il capo e affrettò il passo. Il peso delle sembianze assunte cominciava a farsi sentire e la fata avvertiva il desiderio del cielo, del volo. Mentre si dirigeva sicura verso le prigioni, cercava di dare ordine ai suoi pensieri che si affollavano nella mente. Tutto le sembrava sfuggirle, il suo compito in questo assurdo dramma che coinvolgeva gli umani non le era chiaro> Certo, io devo fare da balia al principe <borbottò tra sé e sé, eppure non ne era convinta, sentiva che la Terra le chiedeva qualcosa di diverso. Giunse alle prigioni e indirizzandosi sicura verso le due sentinelle si parò dinnanzi a loro allargando il petto ed incrociando le braccia per ostentare sicurezza> Devo interloquire con il prigioniero mi manda Stellow <sentenziò e senza attendere risposta avanzò verso la cella. Sentiva la presenza di Icarion molto vicina e sperò che le guardie non avessero nulla da obiettare>

Aprite questa cella <disse, quindi, fermandosi dinnanzi alla cella e lasciando vagare gli occhi alla ricerca di Icarion. Lui era lì, ancora un nano, ancora con quel berretto verde. Empi non poteva crederci, si era aspettata di trovare la cella vuota e di scorgere il colore dorato delle sue ali. Sorrise, sollevata o forse felice… E in quel momento avvertì prepotente e insistente una nuova consapevolezza. La Terra le chiedeva di guidare e non di agire, l’attore principale era lui, il suo principe. Annuì fissando i suoi occhi smeraldo in quelli di Icarion> Ora cercheremo questo vostro cavaliere <gli sussurrò>
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Vecchio 04-11-2010, 21.14.07   #463
llamrei
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llamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamba
libere....ma non il cavaliere.
"Torniamo indietro ad aiutarlo....non ce la faccio lasciarlo li..." ma più che un ordine quello sembrava una magra consolazione per non aver agito subito in tempo e aver tentato di aiutarlo prima...
Guardai le compagne di ventura...ma sembrava che il mio stato d'animo era uguale a quello delle altre....aspettai un loro cenno...un consenso o una smentita...non sapevo cosa avrei preferito sentire da loro.

E intanto, fiacamente, ci stavamo incamminando sempre più all'interno di un bosco che ci stava avvolgendo come un abbraccio freddo...
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Vecchio 05-11-2010, 00.40.14   #464
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il bosco sembrava schiudersi al passaggio del giovane principe.
Un alone di un verde scintillante lo precedeva, illuminando ogni cosa al suo passaggio.
Vide li vicino alcuni suoi amici che lo chiamavano, ma lui indifferente procedette senza fermarsi.
Cercava qualcosa.
Giunse così presso una fonte circondata da numerose specie di fiori, che con il loro profumo rendevano l'aria ammaliante.
Icarion si specchiò in quell'acqua limpidissima e fresca.
Poteva vedere il fondo, mentre il vivace scorrere dell'acqua sembrava una dolce musica che invogliava a godere della bellezza del posto.
E proprio fra le immagini che vedeva riflesse in quell'acqua, notò una luminosissima luce che proveniva alle sue spalle.
Si voltò e vide, seduta su di un ramo, Empi.
La fatina, col volto fra le sue mani, fissava il cielo nel quale cominciavano a spuntare le prime stelle della sere.
Icarion sentì una forte gioia sorgere dentro di sè.

Forse fu proprio quell'intensa emozione che lo fece svegliare.
E proprio nell'istante in cui le guardie, convinte dal tono deciso di Empi, aprivano le porte della cella per farla parlare col prigioniero.
E nel vedere la giovane fatina, sebbene ancora sottoforma di nana, Icarion provò la stessa gioia sentita nel sogno.
E quella gioia divenne felicità nell'udire le parole della fatina.
"Si..." sussurrò Icarion "... e lo troveremo, quel cavaliere..."
"Ha ordini per noi, il comandante Stellow?" Chiese una delle guardie ad Empi. "Per quanto tempo deve restare rinchiuso qui il prigioniero?"
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Vecchio 05-11-2010, 00.54.52   #465
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Nello stesso momento, nel bosco, Talia, Llamrei e Argalia si incamminavano sempre più nel cuore del fitto bosco.
La lussureggiante vegetazione, al loro passaggio, sembrava stringersi ed avvolgerle sempre più.
A quell'invocazione di Llamrei, la giovane Argalia, ancora scossa e terrorizzata dall'assurda e terribile esperienza da poco vissuta, disse:
"Si... avete ragione... ma in fondo siamo solo tre donne... se anche tornassimo indietro che speranze potremmo avere? Quelli non sono uomini, ma demoni... sono folli e nulla potrà fermarli... io sento un dolore senza fine pensando a quel prode cavaliere nelle mani di quei pazzi... ma lui si è sacrificato per noi... e se ci facessimo catturare il suo sacrificio sarebbe stato inutile... l'unica cosa che possiamo fare è tornare a Cartignone ed avvertire il nostro signore che mandi dei cavalieri a cercarlo..."
Ma mentre la ragazza parlava, qualcosa si udì provenire dalla vegetazione circostante.
Un attimo dpo alcuni cavalieri emersero dai cespugli.
"Guarda chi si rivede!" Escamò Dukey. "Siamo davvero fortunati... abbiamo ritrovato alcune delle disperse al primo colpo! E a quanto vedo c'è anche la nostra lady Talia..."
Bumin fissò con attenzione le tre fuggitive, soffermandosi soprattutto su Argalia e su come era vestita.
Infatti la giovane aveva indosso, per volonta degli Atari, una sorta di tunica bianchissima e lunga.
"Come mai vi trovate a vagare nel bosco da sole?" Chiese alle tre donne. "Cosa vi è accaduto? Cosa avete visto?"
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Vecchio 05-11-2010, 10.41.47   #466
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
Ascoltai le parole delle mie compagne con gli occhi bassi... mi sentivo male, un male che non era una sofferenza fisica ma un moto dell’anima: la mia coscienza stava urlando e quel grido era tanto forte nelle mie orecchie da non lasciarmi scampo. Mi voltai indietro e osservai l’ingresso di quella grotta... era semicoperto dalla vegetazione e appena distinguibile, ma bastò un’occhiata perché il grido nelle mie orecchie si intensificasse. Sapevo perché... per quanto testardo, avventato e impulsivo, quel cavaliere non si meritava di esser lasciato al suo destino... per questo la mia coscienza rimordeva e si agitava, per questo mi sentivo male, perché ero perfettamente consapevole di esser stata io a condurlo fin laggiù.
Poi però posai gli occhi su Argalia e la osservai un istante... si teneva in piedi a fatica e un tremito inconsulto la attraversava tutta di tanto in tanto...
“Guardatela!” dissi a Llamrei “Sarebbe da pazzi portarla indietro, non ce la farebbe mai! Ma sarebbe da pazzi anche lasciarla nel bosco da sola... la ritroverebbero in un baleno e sarebbe stato tutto inutile!”
Un rumore interruppe le mie parole...
Mi voltai e vidi un gruppo di cavalieri uscire dai cespugli... ed erano gli ultimi cavalieri che avrei desiderato vedere!
Mossi leggermente la testa in risposta all'esclamazione di Dukey.
Ma furono le parole di Bumin a colpirmi... non sapevo perché ma il suo tono, non meno che il suo sguardo, mi causò disagio...
“Siamo soltanto tre donne stanche e spaventate, sir..." dissi lentamente.
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Vecchio 06-11-2010, 00.56.40   #467
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Bumin fissò con attenzione ciascuna di quelle tre donne.
Il cavaliere aveva uno sguardo enigmatico, che sebbene sembrava indifferente e distaccato, nel fondo dei suoi occhi era possibilire vedere un velo di inquietudine.
"Tre donne spaventate?" Ripeté Dukey, fissando Talia, Llamrei e Argalia. "Allora mi chiedo cosa vi abbia spinto ad avventurarvi da sole in questo bosco, quando ormai tutti conoscono ciò che è accaduto ultimamente!"
"Basta così, cavaliere." Lo zittì con la sua voce possente e lenta Bumin. "Queste dame sono chiaramente stanche e spevantate... le riporteremo a Cartignone, dove avranno tutte le cure di cui necessitano... e dopo, ne sono certo, vorranno raccontarci cosa hanno visto di preciso questa notte..."
"Ma, milord..." tentò di dire Dukey, visibilmente sorpreso dalle parole di Bumin.
Ma questi lo fissò con uno sguardo duro, che non sembrava concedere appello o replica ai suoi ordini.
"Come desiderate, milord..." mormorò a capo chino Dukey.
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Ultima modifica di Guisgard : 06-11-2010 alle ore 01.34.57.
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Vecchio 06-11-2010, 01.31.24   #468
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Intanto, nel ventre oscuro e maledetto del bosco, un cavaliere era incatenato all'umida parete di una cella.
Il nano lo scrutava e gli parlava con un ghigno che sembrava volerlo schernire.
"Sei un cavaliere, vero?" Chiese quasi sarcastico. "L'ho riconosco dai tuoi abiti... ma sei un cavaliere senza spada!" E rise forte. "Cosa credevi? Fui proprio io a prenderti l'arma! Era a terra, accanto al tuo corpo pestato dalla furia di questi uomini!" E rise di nuovo.
E quella risata echeggiava, insopportabile, fra le sporche ed umide pietre di quella cella.
Guisgard lo fissava senza rispondergli nulla.
"Perchè mi guardi così?" Chiese quasi infastidito il nano. "Provi paura, vero? Vorresti supplicarmi di aiutarti! Si, lo sento... avverto il terrore che si è impossessato di te... tu mi temi, lo so..."
"Tu mi fai solo una gran pena..." rispose Guisgard, rombendo finalmente il suo silenzio "... e di certo non supplicherò un aborto come te... uno sbaglio della natura... che beffa per te essere nato... ti compatisco..."
Il nano lo fissò quasi incredulo, ma prima che potesse rispondere al disprezzo di quel cavaliere, si udirono dei passi giungere da fuori.
Un momento dopo alcuni di quegli uomini tatuati entrarono nella cella.
Aprirono le catene che legavano Guisgard e lo condussero fuori da quella prigione.
Mentre il nano restò a fissare quegli uomini che portavano via il prigioniero.
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Vecchio 06-11-2010, 11.54.23   #469
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Quel giorno il sole splendeva alto nel cielo, bruciando la campagna e insinuandosi con i suoi raggi nelle strette stradine di Cartignone, fino al più recondito angolo. Anche nel giardino del palazzo l’aria era pesante e appiccicosa, perciò io e Eileen ci eravamo sedute sul bordo della bassa fontana e, tolteci i calzari, avevamo immerso i piedi nell’acqua fresca... Un rumore alle nostre spalle, come un leggero colpo di tosse, ci fece voltare.
“Sir Goeffrey!” disse Eileen, con un sorriso “E’ un piacere vedervi... Cosa vi porta nel nostro giardino?”
“Mi dispiace molto disturbarvi, milady...” iniziò l’uomo, lanciandomi intanto un’occhiata rapida.
“Nessun disturbo, capitano! Al contrario!” rispose la mia amica poi, tolti i piedi dall’acqua e indossate di nuovo le scarpe, si alzò in piedi e soggiunse “Ti aspetto nelle mie stanze, Talia! Non appena ti sarà possibile!”
Lui attese in rispettoso silenzio che Eileen scomparisse oltre la porta del palazzo prima di voltarsi verso di me e sorridere appena: “Buongiorno Talia!”
Anche io, che intanto avevo recuperato i miei calzari e mi ero alzata, sorrisi: “Buongiorno!” dissi, andandogli incontro e posandogli un bacio sulla guancia “Che cosa ci fai qui?”
Lui esitò un istante, cosa che mi lasciò un poco perplessa poiché sapevo bene che sir Geoffrey di Warwick non era certo uomo che esitava...
“C’è bisogno di un motivo perché un padre desideri vedere sua figlia?” mi chiese poi in tono autoritario.
“No, certo...” risposi, eppure lo conoscevo troppo bene per farmi ingannare “Però non è questo il caso! Cosa c’è sotto, papà?”
Lui mi scrutò per un istante con uno strano sguardo, come se cercasse di leggermi dentro, poi disse lentamente: “Va tutto bene, Talia? Non c’è forse qualcosa di cui mi vuoi parlare?”
“Non direi! Non credo!” risposi, sostenendo quello sguardo e cominciandomi a chiedere dove accidenti volesse arrivare...
“Sai...” riprese lui dopo un istante “Io passo gran parte della mia giornata nella caserma, con i miei soldati... e lì, nei momenti di riposo, gli uomini parlano... parlano di molte cose, ma soprattutto, come puoi ben immaginare, parlano di donne...”
Rimasi in silenzio, chiedendomi che cosa c’entrasse quel discorso con me... tanto più che mio padre era sempre stato molto diretto nelle cose che aveva da dirmi, mai in vita sua era ricorso a giri di parole...
“Ebbene, quest’oggi ho sentito per caso un discorso che non avrei mai voluto sentire!” disse infine, come se questo gli costasse molto “Ho sentito un discorso che riguardava te!”
“Me?” esplosi, a voce più alta del solito... ero sinceramente sorpresa!
“Già!” mi rispose, continuando a tenermi incollato sul viso quello sguardo inquisitorio che adesso, tuttavia, iniziavo a comprendere “Un discorse che riguardava te e... beh... un presunto interesse che, per te, nutre... Dukey!”
E finalmente capii...
E ciò mi fece sorridere!
“Oh, papà, per favore...”
“No!” mi interruppe lui, sempre serio “Non c’è ‘papà per favore’ che tenga! Voglio una risposta. E la voglio adesso!”
Sospirai...
“Papà...”
“Senti, Talia, io capisco che per una ragazza quel Dukey possa essere... non lo so... interessante, suppongo! E’ giovane, è forte ed è rispettato in città! Ma a me non piace e non voglio che stia intorno a mia figlia! Non mi piace, non tanto per quanto è presuntuoso e arrogante, per quanto si pavoneggia sopraffacendo i più deboli... ma piuttosto perché non sa distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Conta il potere per lui e la forza, nient’altro... e quando un uomo predilige il forte al giusto significa che non capisce il valore di niente!”

La voce di mio padre si spense lentamente e io, con un battito di palpebre, tornai in quel bosco...
‘Non sa distinguere ciò che è giusto...’ aveva detto papà ‘Conta il potere per lui e la forza...’
Non sapevo perché ma quelle parole continuavano a risuonarmi nella mente come una litania. Cercai di ignorarle e di concentrarmi sul problema più immediato...
Fidarsi... era il caso? Eppure non c’era alternativa! Se fossimo tornati a Cartignone, non ci sarebbe stata speranza alcuna per quel povero cavaliere...
Lanciai un’occhiata alle mie compagne, socchiusi gli occhi un momento, poi mi decisi...
“Veramente, sir...” dissi lentamente a sir Bumin, ignorando volontariamente Dukey “Veramente... temo che la vostra valorosa spada abbia un compito più urgente che non riportare noi in città!”
Esitai ancora un istante... scrutavo gli occhi del mio interlocutore, come a volerne leggere le reazioni...
“C’è un uomo, mio signore...” spiegai “Un cavaliere! Lui è entrato in quella grotta laggiù per salvare noi da alcuni uomini che volevano catturarci e non è ancora tornato... siamo molto in pena, mio signore. Temo possa essere in pericolo! E sono certa che l’alto valore dei vostri cavallereschi ideali non possa che consigliarvi di correre in soccorso di un sì valente cavaliere. Non è così, mio signore?”
Tacqui infine e rimasi in attesa, sperando di esser stata convincente e... pur non sapendo perché continuavo ad avere quella sensazione... sperando anche di aver preso la decisione giusta.
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Vecchio 07-11-2010, 15.21.45   #470
Morrigan
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Morrigan ha un'aura spettacolareMorrigan ha un'aura spettacolare
Quelle parole rincuorarono Morven. Egli distese i muscoli delle spalle e delle braccia, si lasciò sfuggire un sospiro che mescolava sollievo, gioia e liberazione, e finalmente abbassò l'arma, ormai non più teso nello sforzo di dimostrare che poteva sollevarla, ma piuttosto alla ricerca del modo più comodo e naturale per impugnarla.

In quello stesso istante Louis si fece appena da parte, e con il gesto della mano gli indicò il fondo delle piccola stanza, a stento illuminato dal rosso ombroso del fuoco della fucina. Morven fissò con meraviglia una fila di robusti scaffali di legno, pieni di attrezzi e di ampolle di diverso colore e misura.
Invitato da quel gesto e dalle parole del cavaliere, il giovane, senza mai abbandonare Samsagra che restava stretta nel suo pugno, si avvicinò a quei contenitori e iniziò a leggerne le grandi etichette che recavano ordinatamente scritto il nome del contenuto. E lì vi trovò infine proprio quell'olio che aveva nominato. Con quell'unguento intinse una pelle di daino che aveva scorto abbandonata vicino all'incudine, e, appoggiando Samsagra su quella superficie, con un gesto vigoroso cominciò a passare il panno sulla lama.

Non appena Morven ebbe compiuto quel gesto, la spada sembrò di colpo illuminarsi. Il giovane, sorpreso, ritrasse la mano. Di nuovo aveva avvertito quel calore sorprendente che già lo aveva colpito in precedenza. La spada sembrava emanare calore come se fosse stata appena estratta dalla fiamma della forgia. Ma il lucore che accese la lama non era di fuoco, come quello del metallo arroventato. Samsagra prese a splendere di un sorprendente colore di smeraldo.
Morven la fissò stupito per qualche secondo, ma poi sorrise, dolcemente a quella vista. La spada rispondeva al suo tocco, come una donna alla carezza del suo amato. Questo pensiero lo innamorò ancor più di quell'oggetto, e diede forza e impazienza al suo gesto. Il giovane cavaliere riprese a lucidare la spada, e d'un tratto, dopo appena una o due semplici passate, i suoi occhi videro qualcosa di meraviglioso. Di colpo l'opacità del tempo sembrò staccarsi dalla lama e scivolare via come se non fosse mai esistita. Lo splendore della lama si espanse nello spazio intorno, illuminando in un bagliore di smeraldo la penombra della stanza. Il filo brillò scintillante, attraversato da un brivido, un palpito vitale che dall'elsa si irradiò fino alla punta.

Morven, sempre più stupito, si fermò, lasciò cadere il panno e sollevò nuovamente la spada e si avvicinò alla fucina per poterla osservare meglio alla luce della fiamma.
La base della lama che confluiva nell'elaborata impugnatura non era ancora stata ripulita del tutto, ma non sembrava più rovinata. Sembrava piuttosto incrostata da un sottile strato di cristalli lucenti, come schegge di smeraldo e d'agata, che si fondevano poi nello strano disegno che si allargava sull'elsa, dando vita al corpo sinuoso della creatura fantastica che Morven aveva scorto qualche minuto prima, quando aveva avuto l'impressione forte e pressante che quella spada stesse prendendo vita, si stesse risvegliando.
La lama, però, per tutta la sua lunghezza fino alla punta, era lucida e splendente, come se fosse stata appena forgiata e lucidata.

Morven sorrise, e in preda a quella mistica emozione, passò il dorso della mano su quella superficie. In quel momento la luce di smeraldo si fece più intensa, come se la spada avesse voluto rispondere a quella carezza.

"Samsagra..." mormorò il giovane, con voce bassa e rotta dall'emozione di essere finalmente così vicino a quel possesso inaspettato.

Fu a quel punto che una luce esplose, avvolgendo il cavaliere come in un abbraccio, e dall'anima stessa della spada si levò un grido. Morven per un istante atterrì. Un grido, un grido di donna gli ferì le orecchie. Cercò di muoversi ma si accorse di non poterlo fare, stretto com'era in quei fasci di luce verde che lo trattenevano come due braccia. Spalancò gli occhi, fissò Samsagra che risplendeva, sorgeva splendida dalle sue mani e si tendeva con un grido verso il cielo. Il grido si fece canto, e Morven smise di avere paura e tese l'orecchio a quella musica... quella voce di donna l'aveva già udita nel suo sogno.
Si lascià vincere dalla dolcezza di quella melodia, chiuse gli occhi, si abbandonò a quel momento di comunione. Percepì la luce che lo accarezzava, e il grido di donna che infine liberato dalla sua prigione si tramutava infine in un canto di gioia...

"Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema!"...
così cantava Samsagra, mentre Morven affondava nell'incanto di quel momento, ormai incapace di distinguere il sogno dalla realtà.

"Samsagra..." mormorò di nuovo, sorridendo "... al re piacerà la tua bellezza..."

E nel momento in cui pronunciò quelle parole, la voce di donna si interruppe, si sciolse in una leggera, dolcissima risata, quindi scomparve lasciando dietro di sè una lieve scia. La luce lo strinse con nuovo vigore, quindi si contrasse come in uno spasimo, e parve rientrare con un movimento rapido e violento nel cuore stesso dell'arma.

Morven aprì gli occhi. Intorno a lui tutto sembrava immutato. La spada era immobile e lucida tra le sue mani. La lama, ripulita, risplendeva della luce del fuoco, e Louis era ancora accanto a lui, poco discosto dall'incudine, esattamente nello stesso atteggiamento in cui l'aveva lasciato.
Morven lo studiò con curiosità e quasi con timore, interrogandosi...
"Avete visto anche voi la luce avvolgente?" Chiese il giovane cavaliere.
"E soprattutto, avete udito anche voi quel grido, e la voce di donna, e quelle parole?
Avete assistito anche voi a questo prodigio, o forse io sto diventando pazzo?"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"

Ultima modifica di Guisgard : 08-11-2010 alle ore 19.59.37.
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