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Vecchio 18-07-2011, 02.24.11   #1891
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Sapete, figliola, possiamo ingannare tutti, ma non l’Onnipotente…” disse il monaco a Melisendra “… tutti possiamo ingannare… anche la morte…” mostrando alla ragazza una piccola ampolla.
Scostò allora il cappuccio e mostrò a Melisendra il suo volto.
“Presto,, milady, non c’è tempo…” mormorò il vecchio Diacono “… bevete il contenuto di questa ampolla… presto, altrimenti sarà troppo tardi…”
Si schiarì la voce e tornò a parlare a voce alta, per farsi udire dalle sentinelle appostate poco più avanti la cella:
“Possa Colui che perdonò il buon ladrone sulla Croce, accogliere il tuo pentimento, figlia mia, affinché tu possa godere della Luce della Sua Grazia e della Sua Gloria… io ti assolvo dai tuoi peccati… nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo… amen!”
Ed uscì dalla cella recitando i Misteri del Santo Rosario.
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Vecchio 18-07-2011, 02.35.38   #1892
Melisendra
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Melisendra sarà presto famoso
"Troppo tardi? Ma..."
Non feci in tempo a replicare, che mi ritrovai da sola, con l'ampollina in mano.
Osservai l'ampolla e la aprii.
Ne annusai con sospetto il contenuto e non riuscii a identificare i profumi che da essa fuoriuscivano. La richiusi e riflettei.
Perchè mai quel diacono era venuto a consegnarmi quella fiala?
Non avevo niente da perdere: sarei morta comunque.
Tutto sommato se evitavo la lunga agonia di un rogo sarebbe stata una benedizione. Oppure... La speranza si riaccese, ma non volli darle credito. Sperare in un aiuto, nella possibilità di riuscire a sopravvivere, a un passo dalla morte?
Non ci pensai oltre: stappai nuovamente l'ampolla e la vuotai.
Poi gettai la fiala fuori di lì. Quella rotolò fuori dalla mia cella, tra la paglia sporca che se ne stava addossata ad una parete.
Feci in tempo a sedermi nuovamente e tutto si fece d'ombra.
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Vecchio 18-07-2011, 02.53.34   #1893
Guisgard
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“Che io sia dannato!” Disse una delle sentinelle. “E’ morta, c’è poco da fare!”
“Ma com’è stato possibile? Chiese l’altra sentinella.
“Cosa vuoi che ne sappia! Era una strega ed avrà usato qualcuno dei suoi poteri per morire! Del resto, le fiamme del rogo fanno paura a chiunque!”
“Ora cosa facciamo?”
“Beh, quel che facciamo sempre in casi come questo! La chiudiamo in un sacco e la bruciamo in un luogo appartato e sconsacrato. La legge non vuole che un cadavere sia arso pubblicamente. Sarebbe peccato mortale.”
“Faccio chiamare qualcuno per portarsi via il cadavere, allora.”
Poco dopo giunsero due uomini che caricarono il sacco col cadavere su un carro.
“Dove la brucerete?” Chiese una delle sentinelle.
“Non possiamo uscire perché c’è l’assedio… le daremo fuoco e la butteremo allora dalle mura e chissà che il corpo di questa strega non maledica il Gufo ed i suoi tirapiedi!” Rispose uno degli uomini sul carro.
“Ben detto!” Ridendo la sentinella. “Io intanto avvertirò monsignor Ravus. Addio!”
Più tardi, in una zona isolata della cittadella, due figure stavano sotto una quercia ad attendere.

“Mamma, mamma!” Chiamava Uriel mentre correva verso la casa.
Melisendra uscì e raggiunse la staccionata.
Guardava il suo bambino mentre le correva incontro.
“Guarda!” Esclamò il piccolo mostrandole un coniglietto. “L’ho trovato nel bosco… credo abbia smarrito la mamma… posso tenerlo? Ti prego, mamma...”
Ad un tratto però la ragazza udì dei passi dietro di sé.
“Melisendra…” disse Gouf avvicinandosi.

“Melisendra…” chiamò Guisgard “… Melisendra, mi sentite?”
“Forse non si sveglierà, mio signore…” mormorò Diacono guardando la ragazza “… dopotutto è pur sempre un veleno quello che le abbiamo dato…”
“Sta zitto, vecchia cornacchia del malaugurio!” Lo riprese Guisgard. “Non vedi che si sta svegliando! Si, grazie al Cielo! Si sta svegliando… Melisendra, mi riconoscete?”
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Vecchio 18-07-2011, 03.11.02   #1894
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Melisendra sarà presto famoso
Il sogno si confuse con la realtà, quando improvvisamente le tenebre si aprirono davanti ai miei occhi. Sentii una voce chiamare il mio nome.
Ero ancora angosciata da quel sogno e dalla minacciosa presenza di Gouf.
Mi svegliai sentendo le lacrime scivolarmi lungo le guance.
Mi agitai, cercando di riemergere da quel sonno drogato.
"No, non fargli del male..." sussurrai, cercando di allontanare da me quell'immagine.
Aprii lentamente gli occhi.
C'erano due persone chine su di me, che mi guardavano con preoccupazione.
Presi fiato diverse volte. Il petto mi bruciava.
"Dove..." cercai di alzarmi, poi guardai meglio quei visi e capii.
"Guisgard?" domandai, con sorpresa. "Sono viva?" mormorai scioccamente.
Poi qualcosa si ruppe dentro di me, come una diga che crolla, e scoppiai a piangere.
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Vecchio 18-07-2011, 03.21.23   #1895
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“Certo che siete viva…” disse Guisgard “… volevate forse essere morta?” Scherzando. “Su, ora riprendete fiato… è tutto passato… come un brutto sogno… ecco, prendete…” porgendole un fazzoletto ricamato “… immagino non ne abbiate uno, vero? Beh, del resto è la prima volta che vi vedo piangere! Ah, comunque, dopo dovete rendermelo quel fazzoletto, mi raccomando! Mi è stato dato da una dama come pegno d’amore e, capirete, se lo smarrisco lei non mi aprirà più le porte del suo cuore!” Sorridendo. “Ditemi…” tornando serio “… riuscite ad alzarvi? Provate a fare qualche passo… il veleno probabilmente sta già cessando ogni suo effetto, ma potreste avere ancora le braccia e la gambe intorpidite… provate a sgranchirle…”
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Vecchio 18-07-2011, 03.40.11   #1896
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Feci ancora un paio di respiri profondi e mi asciugai le lacrime con il fazzoletto che il cavaliere mi porgeva.
Lasciai che quei respiri profondi lavassero via tutte le ansie.
Cercai di alzarmi e con un po' di fatica ci riuscii.
"Sto bene... ora sto bene... per un attimo ho pensato di essere veramente..." non completai la frase e mossi qualche passo.
Accennai a un sorriso.
"Come ci siete riuscito? E io che pensavo che ormai foste lontano da questa città..." poi pensai a tutto ciò che stava accadendo e che sarebbe successo. Mi sedetti nuovamente e guardai Guisgard con autentico terrore nei miei occhi.
"Non c'è tempo... mio figlio! Gouf l'ha preso! Devo andare da lui..." poi la mente mi si schiarì del tutto. "Vuole voi... vi stanno cercando tutti: le guardie e il mio padrone... è stato lui a decretare la mia condanna: Izar. Ci farà uccidere tutti..."
Frettolosamente rimisi in mano a Guisgard quel fazzoletto di pizzo e cercai nuovamente di alzarmi.
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Vecchio 18-07-2011, 03.49.30   #1897
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“Già, adoro essere al centro dell’attenzione.” Disse spavaldo Guisgard. “Che volete farci, sono fatto così! Mi sento lusingato nel sapere che la mia pelle sta a cuore a tante gente!” E rise di gusto.
Poi quel nome pronunciato da Melisendra.
“Izar? Avete detto Izar? Non capisco…” mormorò Guisgard “… cosa centra Izar? Siete ancora sotto l’effetto del veleno? Ora calmatevi e raccontatemi tutto dal principio.”
Fissò poi il fazzoletto.
“E comunque potete tenerlo quello, tranquilla. Saprò guadagnarmi ugualmente le grazie di quella dama. Avanti…” tornando serio “… raccontatemi cosa è accaduto, del perché vi hanno arrestata, di vostro figlio e cosa centra Izar in tutto questo.”
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Ultima modifica di Guisgard : 18-07-2011 alle ore 04.05.13.
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Vecchio 18-07-2011, 04.06.16   #1898
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Icarius restò in silenzio davanti alle parole di Sayla.
“Non badateci, milord…” disse Lho avvicinandosi “… questa terra non è stata ancora tutta convertita al Vero Credo e molti, soprattutto nelle regioni interne, sono ancora legati agli antichi culti delle primitive popolazioni galliche… purtroppo non possiamo cambiare il mondo, mio signore… lasciamo dunque che questi pagani seguano le loro tradizioni…”
“Non capite?” Fissandolo Icarius. “Questa ragazzina è come posseduta! Nessuna fede religiosa può trasformarci in assassini! E’ ovvio che è il male ad istigare la sua voglia di sangue!”
Poi Sayla, all’improvviso corse via.
Icarius e Lho la inseguirono.
Giunsero tutti davanti ad una porta chiusa.
“Cosa cercate qui?” Chiese loro Shezan. “Questi sono gli appartamenti privati di lady Layla e sono costretto a chiedervi di tornare giù.”
“Andiamo, Sayla…” fece Icarius prendendo per mano la ragazzina e fissando Shezan.
Scesero tutti nel cortile e restarono all’ombra di un grosso albero.
Icarius si lavò il viso in una delle fontane, come a voler rinfrescare i pensieri, scossi dagli ultimi eventi.
“Perché sei corsa via così, Sayla?” Domandò alla ragazzina. “Cosa hai sentito che ti ha fatto reagire così?”
Da una delle finestre del palazzo, intanto, Layla fissava adirata il suo verziere.
Aprì la mano nella quale teneva il ciondolo strappato a Talia e guardò nuovamente quel volto.
“Ti odio!” Disse con rabbia. “Ti odio per tutto il male che tu e la tua gente mi avete fatto! E ti giuro sul mio stesso dolore che non riavrai mai più la tua bella moglie! Mai più! Perché presto condividerai la stessa sorte dei tuoi avi, maledetto!”
E lanciò il ciondolo nel verziere.
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Pasuan sorrise e baciò con dolcezza Dafne.
Prese allora la sua mano e chiese alla ragazza di condurlo di nuovo in quel luogo infernale.
I due scesero nel ventre di quella tomba, mentre un irreale silenzio avvolgeva ogni cosa.
Le pietre sembrano sudare umidità, mentre le ombre generate dalle torce sulla nuda pietra parevano danzare in un macabro sabba, in attesa di qualche oscuro sacrificio.
Pasuan e Dafne avevano ripercorso la medesima strada, eppure quel luogo sembrava diverso.
Dafne non ricordava e non riconosceva quella strada, sebbene il loro cammino fosse pressoché obbligato.
Ad un tratto, finalmente, la ragazza vide in lontananza una luce.
Con prudenza i due cominciarono ad avvicinarsi a quella luce.
Proveniva da una piccola stanza semivuota ed illuminata da un grosso cero per gran parte consumato.
Ma fu il suo contenuto a turbare Dafne.
In un angolo, voltato di spalle, vi era un uomo seminudo, col corpo tutto ricoperto da tagli e ferite.
Tremava come in preda a chissà quale crisi di paura e farfugliava qualcosa di incomprensibile.
All’improvviso cominciarono ad udirsi degli strani rumori, provenienti da una stanza vicina.
Si sentiva un fuoco che bruciava e qualcuno che si lamentava.
E a quella voce l’uomo girato di spalle cominciò a tremare ancora di più, per poi scoppiare a piangere.
Un pianto straziante e disperato.
Ad un tratto si udì un gemito provenire dall’altra stanza e quel lamentò cessò di colpo.
L’uomo che dava le spalle a Pasuan e Dafne ebbe come un capogiro.
Improvvisamente si udì un grido e qualcuno corse nella stanza.
Era il grottesco bambino che Dafne aveva visto in braccio a quella misteriosa donna.
Il bambino non aveva abiti e mostrava il suo corpo completamente deforme.
Si lanciò ai piedi dell’uomo voltato di spalle e cominciò a strappargli la carne a morsi.
L’uomo gridava per quel terribile dolore, mentre il mostruoso bambino si cibava dei suoi piedi e dei suoi polpacci.
“Dafne!” Disse Pasuan, mentre le grida di dolore di quell’uomo riempivano la stanza. “Dafne, cosa sta succedendo?”
Ad un tratto il cero che illuminava la stanza si consumò ed un buio profondo avvolse ogni cosa.
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Vecchio 18-07-2011, 05.22.52   #1900
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“La Luna…” disse Talia quasi in un sospiro “... com’è bella stasera... mi ricorda quando uscivo a notte fonda dal mio balcone a fissarla… sai, dal palazzo reale di Sygma il Cielo sembra più vicino e certe notti speciali puoi quasi arrivare a toccarlo...”
“Ti manca Sygma?” Domandò Icarius avvicinandosi.
“Certe volte si, mi manca tanto…”
“Allora devo trovare una soluzione per questa tua malinconia, gioia mia…” disse lui abbracciandola da dietro e cingendole i fianchi con le sue braccia.
“E cosa potresti mai fare, milord?” Chiese lei sorridendo e voltandosi a guardarlo.
“Beh, potrei imitare l’antico re di Babilonia che pure si ritrovò ad affrontare un problema simile.”
“Davvero?”
“Certo.” Annuì Icarius. “Pare che anche sua moglie soffrisse di nostalgia. Lei proveniva da terre lussureggianti, mentre invece Babilonia era nel bel mezzo del deserto.”
“Già, davvero un bel problema.” Divertita lei.
“Ed io potrei allora agire proprio come fece il re di Babilonia...”
“E come, mio ingegnoso marito? Costruendo nel bel mezzo del nostro verziere i leggendari Giardini Pensili?”
“Giardini Pensili?” Ripeté lui stupito. “E cosa centrano i Giardini Pensili ora? Caso mai le Colline Pensili!”
“Sei matto!” Ridendo lei. “Ed io che ti prendo pure sul serio!”
“Sei bellissima quando sorridi, Talia…” sussurrò lui “... non dovresti mai essere triste o malinconia... è quasi un peccato non vederti sorridere...”
“Ora non sono più malinconica...” sorridendo lei.
“Dai, dimmi cosa posso regalarti stanotte! La Luna? Si, prima parlavi della Luna!” Fissò allora il pallido astro notturno. “Potrei prenderla al laccio per te. Ti piace l’idea, amore mio?”
Lei lo ascoltava divertita.
“Così potrei decidere anche a che distanza lasciarla… va bene com’è ora?” Continuò Icarius. “O la vuoi più vicina? Ehi, madonna Luna, mi sentire? Parlando alla Luna. “Potreste venire un po’ più vicino? Fareste felice mia moglie e lei, poi, farà felice me stanotte!”
“Ma che scemo che sei!” Fingendo di dargli un buffetto lei.
“Beh, cercavo solo l’aiuto della Luna per conquistare la mia bellissima moglie.”
“Mi hai già conquista…” sospirò lei.
Ed un dolce, infinito bacio unì i due nell’incanto di quella notte sotto la pallida Luna di Capomazda.

Talia si svegliò di colpo, quasi destata da quel bacio avuto in sogno.
Si voltò intorno e in un attimo rammentò ogni cosa.
Era prigioniera in quella stanza posta su una torre tanto alta da renderla più vicino al Cielo che alla terra.
E segregata lì dentro, la tristezza e lo sconforto le attanagliarono il cuore.
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