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Vecchio 18-02-2013, 20.23.12   #101
Guisgard
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“No, altezza.” Disse il capitano a Talia. “Non siamo riusciti a farlo parlare. Non ancora.”
Ma proprio in quel momento si udì un clangore.
Erano dei passi.
Un attimo dopo giunse l'Arconte Meccanico e tutti i soldati si misero sull'attenti.
“E' molto sciocco, altezza, venire qui.” Fissando Talia. “Non solo è pericoloso, ma lo spettacolo di questi luoghi non è adatto a voi. Quel cane è sottoposto a torture per costringerlo a parlare e non voglio che voi assistiate a queste cose. Potrebbero essere scioccanti per una donna... ora vi riaccompagnerò nei vostri alloggi. Non temete, mi occuperò io di scoprire la verità. E saprò io come difendervi da questi attacchi.”
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Vecchio 18-02-2013, 20.38.44   #102
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“Che buffa...” disse Lucius nel vedere quella civetta meccanica “... ma... è vera? Chissà da dove arriva...”
“E' Yay...” all'improvviso uno dei paggi a lui e a
Clio “... la civetta dell'Arconte Meccanico. E' il suo animale prediletto.”
“Animale?” Ripeté Lucius. “Ma se è di ferro!”
“Cosa significa?” Sorpreso il paggio. “Questo gli impedisce di avere un'anima? E' stato l'Arconte stesso a volerla. Per sconfessare le ridicoli tesi della Chiesa di Roma che negano l'anima a tutti gli esseri al di fuori dell'uomo.” Fissò poi Clio. “Milady, questa guerra non è dettata dalla sete di conquiste. Ma da quella di libertà. Infatti noi siamo un popolo libero, che chiede solo di vivere in pace. E' Capomazda che vuole imporci le sue regole e il suo Credo.”
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Vecchio 18-02-2013, 23.38.59   #103
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Restai colpita dalle parole del paggio, in casa mia parole come quelle erano bandite e temute.
Sorrisi, e mi voltai verso Yay "...è davvero bellissima..".
La libertà...
La mia mente si perse nei ricordi, per un momento rimasi assorta, fissando la civetta, e un giorno lontano riaffiorò come fosse passato da poche ore.

Nascosta in un angolo della grande sala immersa nella penombra, aspettavo, sapevo che prima o dopo la tempesta si sarebbe riversata su di me.
La porta si spalancò d'improvviso e mia madre si lanciò contro di me come una furia.
"..Clio.. dove sei?" urlò, fuori di sé ".. vieni subito qui.. non farmi perdere tempo...".
Chiusi gli occhi e appoggiai per un momento la testa contro il muro. Le urla si fecero più vicine e insistenti.
"...non farmi perdere la pazienza, signorina.. vieni subito fuori..".
Attesi ancora un momento, e poi mi alzai, andando incontro alla mia sorte.
".. sono qui, madre.." sostenni il suo sguardo, ferma e decisa, per quanto fosse difficile.
"..E' vero?" disse lei, con due occhi accesi dal furore "...il prete mi ha avvisato immediatamente... E' vero che hai osato affermare una cosa tanto blasfema?"
Non risposi, restai immobile a guardarla.
"..vorrei proprio sapere dove l'hai sentita una così grande eresia, come ti è venuto in mente? Oh, lo so io.. sono tutti quei libri.. c'è un solo libro che dovresti leggere, non quelle opere di autori pagani..".
Attesi un ulteriore sfuriata, ma mia madre mi fissava con due occhi che attendevano una risposta.
Ero offesa e delusa, da quando dire la propria opinione era proibito? E poi, aveva toccato i miei libri, sapevo che non amava il fatto che mi dilettassi a studiare gli antichi miti, ma io sentivo che c'era molto da imparare da quelle antiche civiltà.
"...ho detto solo quello che pensavo.." cominciai, a voce bassa "..io.."
"...quindi lo pensi davvero?" mi interruppe con la voce rotta dall'isteria "..sciagurata, ora chiederai perdono al prete e farai penitenza per i tuoi peccati.. è il demonio a spingerti a dire queste cose..".
"..Ma madre, non ho fatto del male a nessuno.. ho solo ragionato... io..." con gli occhi sgranati.
"..Basta non voglio sentire una parola di più.. E puoi dire addio ai tuoi libri blasfemi..".
Non riuscii a trattenere le lacrime "..ma.. madre.. come puoi.."
"...Basta, farai come ti dico, è chiaro?" e detto questo se ne andò lasciandomi sola tra le lacrime.


Inspirai profondamente per scacciare quel brutto ricordo, e mi voltai verso il paggio.
"..libertà voi dite? Non c'è dubbio che sia una nobile ricerca.. una volta un uomo era considerato tale solo se era libero..." sorrisi "... eppure, ci hanno insegnato a credere che la Chiesa di Roma ha vinto.. che tutti si devono piegare al suo volere... e chi non lo fa è dannato.. chi la contraddice è un eretico.. voi siete liberi da tutto questo, ora, dite? Allora la vostra città dev'essere un posto davvero incantevole..".
Sorrisi, lasciando vagare lo sguardo. Se mia madre mi avesse sentito parlare in quel modo, probabilmente non mi avrebbe più rivolto la parola.
Guardai il panorama sotto di noi e poi mi voltai, nuovamente verso il paggio, al sopraggiungere di uno strano pensiero.
"..eppure, non posso fare a meno di chiedermi.. In che cosa credete, dunque?" fissando il paggio con aria interrogativa.
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Vecchio 18-02-2013, 23.44.03   #104
Talia
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Osservai l'Arconte per qualche istante, in silenzio.
Avvertivo gli occhi dei soldati e del capitano su di noi, ma non badavo loro... il mio sguardo, fermo e impassibile, era puntato sull'elmo di ferro dell'uomo di fronte a me...
"Ma che pensiero delicato, Arconte..." mormorai poi, con un sorriso sottilissimo "È davvero premuroso da parte vostra pensare a questo..."
Osservai una piccolissima pausa, cortese...
"Tuttavia..." proseguii dopo un istante "Dubito che qualsiasi cosa possiate fargli possa turbarmi più di vederlo saltare verso di me con quel coltello alla mano... intendo solo parlargli... intendo guardarlo negli occhi mentre gli chiedo se si rende conto di aver attentato alla vita della sua regina!"
La mia voce era bassa, gentile... ma il tono era fermo. Non era una richiesta.
"Coraggio, Arconte..." dissi poi, sollevando lo sguardo su di lui "Vi assicuro che ci tratterremo solo pochi minuti... e non correrò alcun rischio... il capitano è qui per questo, giusto? E poi ci siete anche voi con me..."
Sorrisi.
"Coraggio!"
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"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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Vecchio 19-02-2013, 00.57.05   #105
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“Il mio nome è Melenik” disse il capo dei mercanti a Parsifal “e sono io onorato dalla vostra presenza in mezzo a noi, cavaliere.”
Conversarono cortesemente per buona parte del tragitto, fino a quando, giunti ad un bivio, il vecchio mercante riprese la parola:
“Cavaliere, da qui sorgono due strade... quella a Ovest, che conduce verso la costa, ancora molto lontana... e quella a Est, che apre invece le porte dei grandi monti, anche se porta verso regioni coinvolte nell'immane conflitto tra Capomazda e Sygma... voi dove siete diretto di preciso?” Chiese a Parsifal.
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Vecchio 19-02-2013, 02.00.55   #106
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Il paggio sorrise a Clio.
“Si, milady...” disse “... noi siamo liberi dai dettami della Chiesa e dei suoi vassalli. E' stato l'Arconte Meccanico a liberarci da quel crudele giogo. Lui ha annullato i dogmi di quella Fede che loro professano come unica e vera. Mi chiedete in cosa crediamo, milady? Crediamo negli uomini. Nelle loro capacità. E gli uomini devono essere liberi per godere dei doni che la natura ha offerto loro. E' con assurde paure che la Chiesa Romana ha tenuto legati a sé gli uomini di ogni epoca. Come la paura del peccato e quella della dannazione eterna. Ma non esiste nulla del genere. L'uomo deve vivere libero, senza aver paura di contraddire i dogmi di un Dio geloso e severo. Vivere al meglio questa vita, senza vincoli o timori vari. E dopo di ciò, spegnersi in pace, senza rimpianti. Perchè oltre questa vita non esiste nulla.”



A quelle parole del paggio, la civetta meccanica Yay volò via per il ponte.
Per poi scendere accanto al posto dove era seduta Elisabeth.
Il veliero volante continuava il suo viaggio fra le nuvole, mentre tutto ciò che si trovava in basso appariva piccolo e indistinto.
Yay osservava Elisabeth, fissandola con i suoi occhi grandi.
E in essi, la donna vedeva riflesso l'immenso cielo che avvolgeva ogni cosa intorno a lei.
Ma poi, all'improvviso e solo per un vago momento, Elisabeth negli occhi di quel buffo animale di ferro intravide qualcosa.
Come una sagoma, poi un volto.
Era una donna.
Una donna dallo sguardo indefinito e infinitamente malinconico.
Poi il riflesso del cielo negli occhi vitrei della civetta cancellò quell'immagine.



Nel frattempo, Vivian e Altea osservavano le meraviglie di quel viaggio.
Il cielo infinito e la terra lontana sottostante.
“Come sarà Stant'Agata di Gothia?” Chiese Vivian ad Altea. “Io immagino somigli ad una grande città gotica... con guglie, chiese e palazzi altissimi. Stendardi nobiliari, stradine lastricate ed intrecciate e tante piazze ornate di statue e fontane regali. Immagino una città pullulante di nobili cavalieri e dame bellissime. Cavalli bianchi, corazze argentate e armi luccicanti. Si, deve essere il posto più bello del mondo.” Sospirò.
Alte nuvole avvolgevano l'orizzonte, intrise di mille e più bagliori.
Rosati, rossastri e vermigli, si confondevano con ogni screziatura di bianco, fino a raggiungere l'argento delle nuvole più lontane.
Giganteschi banchi nuvolosi naufragavano ai limiti del cielo, che grazie a giochi di chiaro scuro parevano generare città lontane, sospese nella Volta Celeste.
Poi, d'un tratto, quelle immagini divennero reali, liberandosi di tutti quei riflessi fiabeschi.
E così, sul fare del mattino, i raggi del Sole trassero sfolgoranti bagliori da quelle nuvole, che per incanto mutarono in cupole, torri, palazzi.
A ridosso di una massiccia e alta rupe, quasi galleggiante in una fitta selva, apparvero le maestose mura di una città dai tratti incantati.
Una città sterminata che da sola sembrava riempire lo spazio infinito che corre fra i monti che circondano l'orizzonte.
Una città dai colori mutevoli, al servizio del riverbero senza fine del Sole.
E nel cuore della selva, ad ulteriore protezione delle sue titaniche mura, scorreva un fiume dal corso burrascoso e dal letto vasto, racchiuso da due fitte e larghe cordigliere di granito.
Un fischio allora si udì dagli alberi del veliero volante.
Era il segnale di arrivo.
L'arrivo a Sant'Agata di Gothia.
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Vecchio 19-02-2013, 02.34.39   #107
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A quelle parole di Talia, l'Arconte Meccanico fece un cenno al capitano e questi condusse lui e la principessa in una cella poco distante.
Qui trovarono alcuni soldati e un uomo incappucciato che sceglieva con cura tenaglie, catene e marchi da far riscaldare su una brace ardente.
In un angolo di quella cella vi era poi un uomo incatenato alla parete.
Indossava solo dei calzoni lacerati e sul petto, sulle braccia e sul volto presentava tagli ed ematomi.
Nel vedere arrivare i tre, i quattro uomini nella cella mostrarono profondi inchini.
Prima a Talia, poi all'Arconte.
“Allora...” disse questi “... ha parlato questo cane?”
“Non ancora, signore.” Rispose un soldato.
“Allora vuol dire che siete troppo teneri!”
“Credo che questo dannato” fece il soldato “sia stato stregato dai suoi signori. Ci fissa, senza tradire alcuna emozione mentre lo torturiamo a morte.”
L'Arconte allora si avvicinò al prigioniero e lo fissò.
Era un uomo scarno, dagli occhi scuri e la barba lunga.
“Chi ti manda, lurido porco?” Con gli occhi su di lui l'Arconte. “L'Arciduca? O qualche vescovo? Appartieni ad un ordine religioso? O forse sei un misero soldato capomazdese?” Lo schiaffeggiò, graffiandogli ancor di più il viso. “Parla... parla o ti strapperò io stesso la lingua.”
“Prima di venire in questa città senza Dio” parlando finalmente l'attentatore “ho ricevuto l'Estrema Unzione. I miei peccati sono rimessi. Posso morire in pace. E morirò sereno, poiché so che mi seguirete molto presto. Io ho fallito, ma altri verranno dopo di me. E ne verranno ancora, fino a quando non compiranno la loro missione. Eppure sarete fortunati... si, perchè la silenziosa lama di un coltello o l'aspro veleno di una coppa metteranno fine senza strazi alle vostre vite. Invece sarà molto più triste la fine del popolo che vi ha seguito... quando le armate del mio signore demoliranno le vostre mura, i cavalieri Capomazdesi non avranno pietà di questa gente. E neanche delle vostre mogli e dei vostri figli. Gli uomini saranno sterminati, mentre donne e bambini verranno venduti come schivi.” Fissò poi Talia. “E' vero ciò che si dice di voi... siete bella, molto bella. Ma quando una terra è devastata col fuoco, neanche i fiori più belli riescono a ricrescere.” Tornò a guardare l'Arconte.
Ad un tratto portò una mano alla bocca e con gli anelli delle catene si strappò la lingua, per poi gettarla ai piedi dell'Arconte Meccanico.
Questi allora, dominato dalla rabbia, prese fra le mani la testa del prigioniero e la girò su stessa, spezzandogli l'osso del collo.
“Figlio di centomila vermi...” con ira l'Arconte.
Si voltò poi verso Talia. “Vi avevo detto di non venire qui, maestà. Andiamo, vi riaccompagnerò al palazzo.”
Così, l'Arconte e Talia ritornarono nel palazzo principale.
Ma prima che Talia raggiungesse i suoi appartamenti, un servitore andò loro incontro.
“Altezza, milord...”
“Cosa c'è?” Chiese L'Arconte Meccanico.
“Il Maestro ha lasciato le sue stanze” rispose il servitore “e chiede di poter incontrare sua altezza.”
“Venite, maestà...” rivolgendosi l'Arconte a Talia “... una persona a voi cara, ma che non vedete da tempo, chiede di potervi salutare...”
E presa la sua mano, l'Arconte condusse Talia in un grande salone.
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Vecchio 19-02-2013, 08.16.54   #108
Clio
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Dunque non credete in nulla...
Restai perplessa e stupita da quelle parole. Avevo sempre osteggiato e guardato con diffidenza la Chiesa di Roma, trovando incongruenze e contraddizioni nei suoi insegnamenti.
Eppure, tutta quella libertà era troppo anche per me, mi appariva superba e pericolosa.
I filosofi greci mi avevano insegnato che la vita non si può ridurre a qualcosa di materiale e che vi è altro, oltre l'uomo, a governare l'universo.
Almeno, i filosofi che tenevo particolarmente in considerazione.
Mi chiesi dove potesse portare un ragionamento come quello: il popolo ubriaco di libertà. Rabbrividii, senza accorgermene.
Non c'era un passo di Platone che parlava di un simile pericolo? Non lo rammentavo. Mi sforzai.
Parlava della sete di libertà e di coppieri troppo generosi, il popolo inebriato, l'ordine sovvertito, i padri picchiati dai figli, gli schiavi che si ribellano ai padroni, gli scolari rimproverano i maestri.
Eppure la libertà di quell'uomo era diversa da quella descritta in quelle pagine che tentavo disperatamente di ricordare, forse persino più pericolosa.
Dei rumori a bordo mi destarono da quei ragionamenti.
"..beh, sono sempre più ansiosa di vedere la vostra città, dunque, messere.." Dissi gentilmente, non trovando cortese rivelare i miei vaneggiamenti e i miei timori.
Tuttavia non avevo affatto mentito, le parole di quell'uomo destavano in me sempre più curiosità.
D'un tratto, uno spettacolo meraviglioso si levò davanti ai nostri occhi.
Restai incantata e rapita a guardare il cielo.
Eccola, era lì, davanti a noi, era esattamente come l'avevo immaginata: incantevole.
"...Lucius, guarda.." Dissi al mio amico, indicando l'orizzonte "... siamo arrivati... Non è bellissima?" Sorridendo come una bambina felice.
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Vecchio 19-02-2013, 14.33.51   #109
Altea
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Altea ha un'aura spettacolareAltea ha un'aura spettacolareAltea ha un'aura spettacolare
"Infatti Vivian" le indicai la città "è proprio come te la eri immaginata, guarda come splende sotto i toni rosati e ambrati dell'aurora, è uno spettacolo...speriamo sia pure una città dove regna la serenità da come splende, sono rimasta perplessa da quel giuramento...è stato un obbligo e l'andarne contro rischiando la pena di morte sembra una forma di tirannia."
Io e Vivian ci dirigemmo verso i nostri bagagli, sembrava che ormai stavamo per atterrare.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

"I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam)

"La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea
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Vecchio 19-02-2013, 15.22.31   #110
elisabeth
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elisabeth è un gioiello nella rocciaelisabeth è un gioiello nella rocciaelisabeth è un gioiello nella roccia
Seduta...insieme ad Elina..restai a fissare le persone che si davano da fare perche' forse stavamo arrivando a destinazione....." Sai Elina ?...cosa vuol dire avere un ruolo.. nella vita o in una parte dove si reciti..?.....significa avere complicita' con tutti quelli che partecipano che siano bravi o meno..che siano importanti oppure no...questo e' il gioco di ruolo......e quando si viene ignorati per piu' di una volta......si sceglie o di togliersi la vita...o di uscire di scena....allora si saluta tutti...si augura buona fortuna e ci si allontana........in silenzio Elina cara...come per magia............"......
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