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Vecchio 24-10-2008, 12.38.58   #21
myrddin
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Vecchio 24-10-2008, 22.18.37   #22
Morris
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Faro di ALESSANDRIA

(Lady Gwen, Sir Myrddin, vi ringrazio di cuore...la mia anima è vostra amica!)

Alessandro il Grande giunse in Egitto nel 332 a.C. e, dopo aver conquistato rapidamente il paese, fondò la nuova città ad ovest del delta del Nilo, su una striscia di terreno sabbioso, che separa la palude Mareotide dal Medirerraneo, di fronte all'isola di Faro. Il progetto venne affidato all'architetto Dinocrate; lo portò a compimento Tolomeo figlio di Lago, prima satrapo, poi re d'Egitto.
L'isola di Faro, su cui sorse la famosa torre luminosa, fu congiunta alla città con una diga lunga 7 stadi (1290 metri circa), formando così due porti comunicanti col Nilo per mezzo di canali navigabili. Già in tempi antichissimi dovette esserci l'uso di accendere sull'alto delle colline, in prossimità del Lido, dei fuochi perchè fossero guida ai naviganti.
Si ritiene, tuttavia, che la prima vera e propria torre-faro, quella che ha dato a tutte le altre il nome e il modello, sia stata proprio quella di Alessandria d'Egitto. Architetto ne fu Sostrato di Cnido, figlio di Dexifane, il quale lavorò sotto i primi due Tolomei. La costruzione del Faro iniziò probabilmente nel 297 a.C., sebbene in epoca più tarda il cronista Eusebio, vescovo di Cesarea, che era stato prigioniero in Egitto, citi nella sua Cronaca la costruzione del faro nell'anno 283 o 282 a.C.. L'inaugurazione ebbe luogo sotto il secondo Tolomeo, Filadelfo, tra il 280 e il 279 a.C.. Il Faro era stato consacrato a favore dei navigatori agli dei salvatori ("teois soteroi uper ton laixomenon ", come diceva l'epigrafe dedicatoria, che poteva facilmente essere scorta da chiunque entrasse o uscisse dal porto), nei quali si devono probabilmente riconoscere piuttosto che Tolomeo I e Berenice, i Dioscuri, Castore e Polluce, divinità della luce, splendenti, che i naviganti vedevano, durante la tempesta, posarsi sulla cima dell'albero maestro: la fiamma del Faro vista isolata e alta sull'orizzonte, come una stella, sembrava ad essi l'apparizione della divinità protettrice. Assai presto si diffuse nel mondo antico la fama della torre luminosa sorta sulla spiaggia dell'Egitto, torre che in verità era annoverata tra le più colossali costruzioni dei re greci.
Non si conosce nulla di positivo sull'origine della parola "faros" che taluni vorrebbero derivare dall'egiziano phaar "tela" (i Greci avrebbero dato il nome pharos all'isola in cui venivano a comprare il phaar); ma è ipotesi poco consistente, tanto più che finora manca perfino la prova sicura che la minuscola isola fosse la sede di un commercio considerevole, prima della fondazione di Alessandria.
Fu Omero nell'Odissea a menzionare Pharos come un'isola e la situò ad un giorno di vela dall'Egitto. Le fonti di Omero erano ovviamente piuttosto incerte. La leggenda narrava la storia della bella Elena giunta in Egitto con Paride, ma quell'isola in cui non c'era nulla da vedere e i cui unici abitanti erano le foche l'annoiò.
Dieci anni dopo vi tornò, accompagnata questa volta dal suo sposo Menelao, che stava rientrando in patria da Troia e che, spinto fuori rotta da una tempesta, era approdato su quella terra. Menelao - narra la leggenda- incontrò un vecchio e gli chiese: "Che isola è questa?".
Il vecchio rispose che l'isola era del Faraone. Menelao, che non aveva inteso bene, domandò di nuovo: "Faro?". Al che il vegliardo rispose affermativamente, ripetendo la parola "Faraone" con l'antica pronuncia egiziana, che la trasformò in "Prouti". Menelao interpretò malamente la risposta: questa volta capì "Proteo", nome che sapeva essere quello della divinità marina a cui Poseidone aveva concesso il dono della profezia. Così la pronuncia poco chiara di un vecchio e il qui pro quo di Menelao fecero conoscere al mondo l'isola sotto il nome di Pharos, terra protetta dal nume Proteo. Per di più, tornato in Grecia, Menelao aggiunse qualche ricamo alla storia, tanto che le foche, disprezzate da Elena, si mutarono in ninfe che affollavano la spiaggia. Poco sappiamo intorno all'edificio, dagli antichi genericamente ammirato a mai sufficientemente descritto, e poichè tutte le innumerevoli torri luminose che lo presero a modello sono andate distrutte, quando si eccettui il piccolo faro di Taposiris Magna, alto 17 metri, ancora superstite a circa 40 Km. sulla costa occidentale del Delta, per farcene un'idea dobbiamo ricorrere alle modeste lanterne di terracotta, ai mosaici, tra i quali recente quello scoperto a Gerasa e alle monete alessandrine coniate sotto Domiziano, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio e Commodo. In quest'ultime sono evidenti i particolari essenziali dell'edificio, specialmente i Tritoni, i mostri marini che sappiamo nelle tombe o nelle conchiglie tortili, riprodotti agli angli della cima del I piano.
Alla base è raffigurata la porta di ingresso e un'immagine di Zeus Soter ritto in piedi e munito di un lungo scettro è chiaramente visibile su parecchi esemplari. Inoltre descrizioni del Faro ricorrono negli scritti di vari autori classici all'inizio dell'era cristiana, soprattutto in Diodoro Siculo, in Strabone e in Plinio il Vecchio, il quale ci dice che la torre costò 800 talenti cioè circa 5 miliardi e 200 milioni di lire. Del pari all'oscuro siamo circa la sua organizzazione e amministrazione nell'età tolemaica, sebbene sia indubbio che aveva una grande importanza per la vita economica della città. Durante il dominio romano, Iside ebbe, tra gli altri mille, anche l'epiteto di Faria e un tempio di questa dea protettrice della navigazione sorse nell'isola ai piedi della grande torre. Alla guardia e alla manutenzione del faro, nell'età romana, furono preposti liberti imperiali. Il sistema d'illuminazione consisteva nell'accendere fuochi di legno resinoso e grandi torce, oppure nel bruciare oli minerali in vasti recipienti. La potenzialità ed efficacia della luce, che gli antichi considerarono stupefacenti, tanta era la distanza, 50 Km. circa, a cui veniva proiettata, erano accresciute ad intermittenza da enormi specchi concavi di metallo, i quali sarebbero stati espressamente inventati da Archimede. E' noto infatti che nel I Medio Evo il Faro trasmetteva alla città di Alessandria messaggi eliografici dalle navi in arrivo. La torre sorgeva all'ingresso del "megas limen", sopra un isolotto riunito alla punta nord-est dell'isola di Faro, proprio nel luogo attualmente occupato dal rovinato forte Qait Bey (1477-79) che ne copre le fondazioni e le ultime vestigia. Secondo testimonianze storiche, essa era un vero e proprio colosso, alta quanto un edificio di 45 piani. La sua altezza infatti doveva aggirarsi intorno ai 120 - 130 metri e, come una torta nuziale, era composta da tre piani distinti, sempre più stretti. Il I, alto 60 metri, aveva una pianta quadrata ed era molto largo. Il II era alto 30 metri e, sempre stando a racconti e scritti di epoca antica, ricordava molto una torre a sezione ottagonale. L'ultimo pezzo, di 15 metri, invece era costituito da una vera e propria torre cilindrica sormontata da un'enorme statua, forse quella di Alessandro il Grande o quella di Zeus Soter. L'ingresso al monumento non era al livello del suolo, ma un pò rialzato, al termine di una rampa di scalini. Si sa che il Faro attraversò diverse epoche storiche senza grossi traumi e poco dopo l'anno 1000 era ancora in piedi. Ma, in seguito, gli occupanti musulmani distrussero il 3^ piano del Faro, sostituendolo con una piccola moschea. Nei tempi che seguirono il Faro cadde in rovina, fino a trasformarsi in una vera e propria "cava di pietre" per la realizzazione del forte, già citato, che si erge ancora. Sul Faro di Alessandria si modellarono le altre torri consimili, innalzate in età ellenistica e romana, in vari punti del Mediterraneo: esse ebbero in generale un'altezza minore, furono suddivise in un numero maggiore o minore di piani, ma il tipo rimane sempre il medesimo. L'ultima possibile raffigurazione del Faro prima della sua distruzione la troviamo in un mosaico della volta della cappella di San Zeno in S. Marco a Venezia, databile intorno al 1200. Mostra il Faro e una nave con l'Evangelista al timone, mentre arriva ad Alessandria per fondare la chiesa copto-cristiana in Egitto. Ad Alessandria la memoria del Faro è mantenuta viva da una scultura moderna in marmo bianco che lo riproduce insieme a Iside Faria, e accoglie i turisti che entrano nei giardini per visitare le catacombe di Kom-es-Shafur. Per concludere bisogna dire che ora forse potremo finalmente rivedere una copia di quest'incredibile monumento: ciò potrebbe accadere infatti se viene dato il via ad un progetto del governo egiziano per la sua ricostruzione. Con un piccolo enigma da chiarire: come si farà a conciliare la forma originale del Faro, comprendente una statua, cioè una raffigurazione umana, con il Corano che, almeno teoricamente lo proibisce.

fonte http://spazioinwind.libero.it/popoli...essandria.html
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Vecchio 27-10-2008, 11.50.57   #23
Nebiper
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Nebiper è sulla buona strada
Entrando in una nuova città la prima cosa che è possibile osservare è la porta della città stessa, maestose opere rispecchiano maestose città e gloriosi eventi.

Nel 305 a.C. il generale Demetrio, figlio di un successore di Alessandro Magno, invase Rodi con un'armata di 40.000 uomini. La città di Rodi era ben difesa e Demetrio costruì delle enormi catapulte montate sulle navi, per distruggere le mura della città. Dopo che una tempesta gli distrusse le navi, fu costretto a costruire una torre d'assedio ancora più grande delle precedenti catapulte: i rodiesi allagarono il terreno prospiciente le mura, impedendo alla catapulta di muoversi e rendendola inoffensiva. L'assedio fu tolto nel .304 a.C., quando il generale Politemo arrivò con una flotta in difesa della città e Demetrio dovette ripiegare abbandonando la maggior parte dell'equipaggiamento.
Per celebrare la loro vittoria, i rodiesi decisero di costruire una gigantesca statua in onore di Helios, il loro dio protettore. La costruzione fu affidata a Chares di Lindo che aveva già costruito statue di ragguardevoli dimensioni. Il suo maestro Lisippo aveva costruito una statua di Zeus nella antica agorà di Taranto ritenuta per la sua altezza pari a 40 cubiti (18 metri).
La statua era alta circa 32 metri. Secondo l'opinione di alcuni storici, la struttura era costituita da colonne di pietra con delle putrelle di ferro inserite al suo interno, a cui venivano agganciate le piastre di bronzo del rivestimento esterno. Per costruirla fu usata come impalcatura la torre di assedio abbandonata sul posto da Demetrio.
La costruzione terminò nel 282 a.C., dopo 12 anni. La statua restò in piedi per 56 anni, fino a che Rodi fu colpita da un terremoto nel 226 a.C., che fece crollare la statua nel mare. Politemo si offrì di ricostruirla, ma i rodiesi rifiutarono temendo l'ira del dio Helios a seguito della ricostruzione (che veniva interpretata come un'offesa nei riguardi del dio). La statua pertanto rimase sdraiata sul fondo per 800 anni ed anche così era talmente impressionante che molti andavano comunque a Rodi per ammirarla.
Tuttavia, nel 654, quando Rodi fu conquistata dagli arabi, questi ultimi portarono via la statua tagliandola in un numero imprecisato di blocchi, di cui si persero ben presto le tracce.
Secondo alcune ricostruzioni tradizionali, il Colosso di Rodi doveva raffigurare il dio Helios con le gambe divaricate ed i piedi poggiati alle estremità del porto di Mandraki (dove ora sono presenti le due colonne su cui poggiano dei cervi in bronzo) ed essere alto al punto da permettere il transito delle navi all'interno del porto, infatti si dice che fungesse anche da faro. Questa immagine tradizionale rispecchia una teoria ormai superata, dato che per garantire il passaggio delle navi le dimensioni della statua (32 metri di altezza) sarebbero state chiaramente insufficienti.






Fonte:Wikipedia

Ultima modifica di Nebiper : 27-10-2008 alle ore 15.39.37. Motivo: riportata fonte
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Vecchio 27-10-2008, 14.03.16   #24
llamrei
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llamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamba
Per Nebiper e tutti gli utenti: gentilmente riportate le fonti dal quale attingete le informazioni. Grazie per la collaborazione
Llamrei
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Vecchio 31-10-2008, 20.52.50   #25
Morris
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MAUSOLEO di ALICARNASSO

Il termine mausoleo con il quale si intende la tomba a carattere monumentale- discende dalla tomba di Mausolo, satrapo della Caria, ad Alicarnasso. Secondo gli antichi autori è ad Artemisia che si deve la costruzione del Mausoleo dedicato al fratello-sposo Mausolo, ed è per questo che sovente se ne è fatta risalire la datazione al biennio intercorso tra la morte di lui e quella di lei, cioè al 353-351 a.C..
Ma è evidente che la tomba aveva proporzioni troppo vaste perchè in così poco tempo se ne fosse potuto ideare il progetto e completare la costruzione; è più probabile che ciò sia avvenuto mentre Mausolo era ancora in vita, nel 370-365 a.C., e che l'esecuzione terminasse intorno al 350 a.C., poco dopo la morte di Artemisia.
La bellezza dell'architettura della tomba, unitamente alla decorazione scultorea, la fecero qualificare fra Le sette meraviglie del mondo antico. Donde si passò a denominare col nome di mausoleo qualsiasi tomba monumentale (mausoleo di Augusto, mausoleo di Adriano).
Ma il mausoleo fu un tipo architettonico essenzialmente classico: non sarebbe esatto denominare mausoleo edifici sorti dopo la fine del paganesimo.
La tomba di Mausolo, secondo la ricostruzione del Krischen, presenta un grande basamento di 22 metri di altezza, circondato inferiormente da una zoccolatura degradante, sopra la quale si innalza un colonnato ionico di nove colonne per undici, di circa tredici metri di altezza; sopra questo si trovava una piramide a gradini di 7 metri ed infine la quadriga.
Il tutto raggiungeva un'altezza di 49 metri. In questa ricostruzione tutto l'insieme è legato da un sistema di misure molto semplice basato sul multiplo del piede e del cubito sami, congiunti dal rapporto di due o tre multipli per due e per potenze di due, secondo regole costanti dell'architettura greca.
La ricostruzione di Krischen fu, fra le molte, la più semplice ed attendibile. Essa si accorda con le misure delle fondamenta e con quelle di parti architettoniche rinvenute dall'archeologo inglese Newton negli scavi del 1856. Vanno altresì ricordati numerosi frammenti di fregio, rappresentante la Amazzonomachia; sembra che questi rilievi ornassero l'esterno della cella e che, secondo la tradizione tramandataci da Plinio, fossero stati affidati ai maestri maggiori del tempo. A Scopas il lato orientale, a Leocore il lato opposto e gli altri due a Briosside e Timoteo. La facciata e l'intero complesso dell'edificio erano opera di due architetti: Potino e Pitide. Sembra che nel sec.XII il monumento esistesse ancora: più tardi, nel 1402, il monumento servì da cava di marmi.

fonte: http://spazioinwind.libero.it/popoli...icarnasso.html
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Vecchio 01-11-2008, 13.01.30   #26
Hastatus77
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Hastatus77 è un glorioso fuoco di luceHastatus77 è un glorioso fuoco di luceHastatus77 è un glorioso fuoco di luceHastatus77 è un glorioso fuoco di luceHastatus77 è un glorioso fuoco di luce
Grazie.
Non conoscevo l'origine della parola "mausoleo".
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Vecchio 01-11-2008, 20.17.51   #27
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La statua di zeus ad olimpia

Trono alto circa quattordici metri con spalliera diritta e culminante con figure di dei; braccioli sostenuti da sfingi; il dio era seduto con peplo drappeggiato, che era d'oro; i piedi poggianti su uno sgabello lavorato, cesellato e poggiante su un leone a tutto tondo; calzari cesellati con lavori di scene di guerre; nella mano destra reggeva una vittoria, che si dice fosse d'oro e misurasse due metri...
Con la mano sinistra regge un'asta molto lunga poggiante sul terreno e avente in cima un'aquila d'oro; la faccia del Dio esprime bontà e gioia, come dice Crisostomo. La testa è incoronata di olivo. La faccia e la parte scoperta del corpo erano d'avorio cesellato, mentre erano d'oro e di altri metalli preziosi barba e capelli.
Pietre preziose disseminate nei punti opportuni, ad esempio gli occhi. Qualcosa possono dirci, a tal proposito, le statue dei bronzi di Riace.
Pausania descrive minutamente il gran numero di figure che sono nei piedi del trono e attorno ad esso sulla base; si giunge perfino a venti figure di dei che assistono alla genesi di Pandora. Il tutto poggiava su un basamento di marmo pario, alto uno o due metri. Quando si pensa che la statua di Minerva, nel Partenone, era visibile ai naviganti che giravano capo Sunio, quasi fosse un faro ideale, si ha l'idea della grandiosità di tutti i monumenti che Fidia affidò ai posteri.
Sarebbe facile affermare che i cosiddetti "Bronzi di Riace", essendo di Scuola fidiaca, potrebbero darci un'idea della grandiosità della concezione artistica del sommo Fidia, ma non siamo nè certi che vengano da tale scuola, nè, se così, fosse, bastano a darci una definizione del massimo artista e del suo "Zeus di Olimpia". Abbiamo pochissime fonti, nessuna immagine dello "Zeus" e poche e vaghe descrizioni, come quella che ci dice che era alta oltre i tredici metri.
Dice Pausania (libro V, 11, 1-10):
Il Dio, costruito d'oro e d'avorio è assiso in trono; una corona, che imita i rami di olivo, gli sta sul capo. Egli porta nella mano destra una Vittoria, anch'essa d'avorio e d'oro, che tiene una tenia e porta una corona in testa. Nella mano sinistra del dio è uno scettro ornato di ogni genere di metalli. L'uccello, che è posto in cima allo scettro, è l'aquila. D'oro sono anche i calzari del Dio e così pure il mantello; sul mantello sono posti come ornamento piccole figure e fiori di giglio. Il trono è variamente ornato di oro e pietre preziose ed anche di ebano e d'avorio, ed in esso ci sono figure rappresentate in pittura e figure scolpite. In ciascuna delle gambe del trono sono quattro Vittorie, che rappresentano lo schema delle danzatrici; ce ne sono poi altre due alla base di ciascuna gamba. Sopra ciascuna delle gambe anteriori si trovano dei fanciulli tebani rapiti da Sfingi, e, sotto le Sfingi, Apollo e Artemide saettano i figli di Niobe. Tra le gambe del trono sono quattro sbarre, ciascuna delle quali traversa dall'una all'altra gamba. Sulla sbarra anteriore (quella che c'è proprio dirimpetto all'entrata) si trovano sette statuette; l'ottava infatti non sanno in che modo sia sparita. Sopra alle rimanenti sbarre è rappresentata la schiera combattente con Eracle contro le Amazzoni; il numero di queste e di quella insieme è di ventinove.
Anche Teseo è in mezzo ai compagni di Eracle. Però non le sole gambe sostengono il trono, ma anche colonne eguali e poste fra esse. Non è possibile andare sotto il trono, così come noi in Amicle penetriamo all'interno. In Olimpia sono d'impedimento certe barriere a guisa di muri.......
Nella parte più alta del trono ed a maggiore altezza del capo della statua, Fidia fece, da una parte, le Carìti e, dall'altra, le Ore, le una e le altre in numero di tre. Lo sgabello posto sotto i piedi di Zeus, chiamato "thranion", dagli abitanti dell'Attica, ha leoni d'oro, e, scolpita in rilievo, la battaglia di Teseo contro le Amazzoni, la prima prodezza degli Ateniesi contro stranieri. Per avere un'idea di questa statua ricorriamo alle monete in cui altri artisti avevano, più o meno male, riprodotto l'effige e così citiamo alcune monete di Elide al tempo di Adriano; esiste una pittura murale scoperta ad Eleusi. Sappiamo che Adriano ne ordinò una riproduzione ridotta, in oro, per metterla forse nella sua villa di Tivoli e che, a sua volta, fu riprodotta su monete.
Si discute dei "braccioli del trono", perchè si suppone che fossero sostenuti da sfingi, che ci fossero due leoni d'oro a tutto tondo, e non in bassorilievo, insomma ci sarebbe tanto da dire, ma la grandiosità e la bellezza suprema di questa statua ci sfugge sempre e noi siamo condannati ad intuire il mistero come si suole fare di certe entità credute ma mai viste da occhi umani, in realtà vera e fotografata.

fonte:http://spazioinwind.libero.it/popoli...atua-Zeus.html
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Vecchio 03-11-2008, 10.12.03   #28
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Complimenti caro amico Morris, siete fantastico!descrizioni esaurienti e chiare....vi ringrazio davvero
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Vecchio 03-11-2008, 10.44.28   #29
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Concludiamo il nostro itinerario tra le sette meraviglie del mondo con i giardini pensili di Babilonia.Premettendo che non abbiamo alcuna traccia di tale opera,ci dobbiamo basare sulle testimonianze(sbalordite) di chi la vide nell'antichità e scrisse di essa.I giardini furono costruiti nei pressi del fiume Eufrate. La strada che conduceva ai giardini era larga 22 metri(immagginate l'imponenza di tale prospettiva)rivestita di mattonelle azzurre ed era adornata da 120 statue di leoni alte 2 metri con fauci spalancate e passava attraverso la porta Ishtar, che era collegata ai due recinti difensivi e rappresentava l'ingresso nel centro di Babilonia. L'opera fu fatta realizzare da Nabucodonosor ll per non far rimpiangere alla moglie la sua regione natale,la Persia (che aveva una florida vegetazione).L'opera è maestosa, costruita a terrazze, sulle quali vengono impiantati alberi e piante di ogni sorta che giungevano appositamente da ogni parte del mondo conosciuto. Importante logicamente il sistema di irrigazione di cui non possiamo essere sicuri ed in ogni caso ci sono varie supposizioni.La piè accreditata è quella di Stevenson che ipotizzò,seguendo documentazioni alquanto attendibili,che fosse utilizzato il sistema norias, già utilizzato in Oriente da vari secoli. L'acqua veniva attinta dall'Eufrate e attraverso canali sotterranei giungeva ad un bacino idrico alle pendici dell'opera.Daqui grazie a mulini e secchi e con l' enorme sforzo umano di schiavi, passava da un livello all'altro vino a raggiungere la sommita, dalla quale iniziava la discesa a cascate tra la vegetazione, la quale in tal modo poteva godere di un habitat perfetto.La scenario a cui si doveva trovare avanti un viandante, giunto chissà da quale parte del mondo allora conosciuto,non è suscettibile di alcuna descizione.Concluderei caro Morris e Hastatus dicendo che l' uomo realizza avvolte cose che superano la bellezza della natura,o meglio l' avalla e la valorizza come in questo caso!Tante altre volte invece la bellazza la distrugiamo, non so se questo è sintomo di essere pessimi uomini o... di non esserlo proprio.
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Vecchio 03-11-2008, 10.46.22   #30
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Mi dispiace non riesco a far uscire l'immagine, ma invito tutti gli interessati a ricercarle su google!
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