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14-05-2015, 16.59.25 | #71 |
Cittadino di Camelot
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Avete fatto bene......e' per questo che ancora oggi possiamo vivere l'emozioni di un tempo.......Vi ringrazio ancora Milady
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14-05-2015, 17.00.43 | #72 |
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Sono io che ringrazio voi, milady, per aver dedicato del tempo al mio scritto...
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13-11-2015, 02.38.49 | #73 |
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L'abito dei sogni
Alla fine è proprio vero.
Mi sono sempre chiesta come potesse esistere un solo ed unico abito. Insomma, possibile? Possibile che tra tutte queste meraviglie di tulle, organza, seta e chiffon ci sia solo un abito capace di emozionarmi e rendermi me stessa? Un abito che appartenga a me? Uno solo? Ogni volta che entro in un atelier penso la stessa cosa. Ed ogni volta una strana emozione mi pervade, guardandomi attorno. Può un abito essere così importante? Così importante da accompagnarci per tutta la vita, da farci sognare, innamorare, sentire noi stesse e uniche? È solo un abito, dice qualcuno. Forse ha ragione, forse no. Perché in quei metri di stoffa sono racchiusi i nostri sogni, i nostri desideri più segreti, quelli che ci accompagnano nei momenti bui, quelli che ci fanno sorridere senza motivo nei giorni più impensati. Ma alla fine è vero. Lui esiste. Ed è uno, uno e uno solo. Come l’Amore. Questo breve scritto parla di lui: il mio abito. Ci sono vetrine in cui prima o poi tutte le donne lanciano uno sguardo, qualcuna distrattamente, qualcuna incuriosita, qualcun’altra sospirante. Dunque nessuno si stupirà di vedere una giovane donna con una tracolla immensa e pesante passarci accanto. Nessuno sospetterà che ha allungato apposta la strada per andare al lavoro dopo lezione pur di passarci davanti. Nessuno sa quanto lei conosca bene quei vestiti. A volte le piacciono, a volte proprio non li capisce. La stessa ragazza che la sera, quando è troppo tardi per studiare, persino per scrivere, si rifugia nei suoi sogni. Sogni fatti di seta bianca, tulle, organza e chiffon. Più passano gli anni, più conosce gli abiti, più li studia, ne scopre di nuovi, sogna e fantastica. Ogni tanto immagina il suo, e l’immagine cambia con gli anni. E la domanda è sempre la stessa: come può esistere un solo abito? Vuoi che tra tutte queste meraviglie non ci siano almeno sette/otto abiti tra cui essere indecisa? Ma lei sa che alla fine sarà uno. Uno e uno solo, come sempre. Infondo ha senso: un solo vestito, un solo uomo. Passano gli anni, e quel passatempo leggero l’accompagna fedelmente. Passano gli anni, le collezioni, ma lei continua a guardare. Forse non dovrebbe, forse sta sognando troppo, magari quel giorno non arriverà e lei resterà delusa. Ma lei sa che arriverà, e sa che sarà lui, fin dai primi mesi. O peggio, magari arriverà e lei non potrà permetterselo, dovrà accontentarsi, magari qualcuno insisterà per regalarglielo e dovrà sottostare ai suoi limiti. Ma lei sa che non rinuncerebbe mai al suo abito. Ancora non sa come sarà, ma sa che le appartiene. Un giorno d’inverno, nella calda cornice della sua amata casetta nel paesino tra le montagne che tanto ama, quell’anello rese tutto più vero, quelle parole li unirono per sempre, ma la ricerca era ancora lontana. Prima bisognava trovare un lavoro, una casa, una volta trovati quel giorno sembrò più vicino, ma poi la vita ci mise del suo e tutto cambiò, tutto divenne più difficile. Ma l'Amore, quello era rimasto intatto e anzi, la quotidianità l'aveva reso più forte, indistruttibile. E quando c’è l’Amore, tutto si può. Alla fine, inaspettatamente, quando ormai sembrava che il mondo si fosse impuntato per mettere i bastoni tra le ruote al loro sogno, tutto prese forma. Si guardarono e decisero che no, non avrebbero rimandato. Anche con pochi soldi sarebbero andati avanti. E quegli stipendi arretrati che ormai non aspettava più arrivarono proprio al momento giusto, a concretizzare questa determinazione. Ora lei sorride, quasi non ci crede, ora sa che potrà permetterselo, che potrà guardare con fierezza la commessa dicendo che: sì, lo pagherà da sola. Sa di essere pronta a rinunciare a tutto ma non a lui, per quanto possa sembrare frivolo. E la soddisfazione che siano soldi suoi la rende ancora più felice. Così la ricerca parte, e finalmente varca quella soglia, e molte altre dopo di quella. Li indossa l’uno dopo l’altro, abiti diversi l’uno dall’altro, abiti unici, bellissimi. Abiti capaci di rendere ogni donna una principessa. Una bambolina dai boccoli d’oro. Già, peccato che lei non lo sia. E lo capisce solo nel momento in cui lo indossa. Quell’abito è speciale, quell’abito la rende bellissima, unica. Quell’abito la rende lei stessa, inequivocabilmente. E lo vede negli occhi dei tre specchi che ha portato con sè, le amiche più care. Gli occhi lucidi di Azelle, la pelle d’oca di Estea, e il fiato sospeso della sorella di storia. E non può che immaginarsi specchiata negli occhi di lui. Tuttavia non si accontenta, aspetta, continua a girare atelier dopo atelier, ha atteso per anni questo momento e ora vuole assaporarlo fino in fondo, perché non tornerà. E poi è un modo per passare del tempo con le amiche più fidate, quelle che condivideranno con lei i preparativi e saranno i suoi angeli custodi quel giorno. Ha così modo di visitare gli atelier più belli che la sua città le offre, e non solo, alcuni la portano lontano, fin quasi sulle rive del lago dove si coronerà il suo sogno d’Amore. L’ultimo è davvero da togliere il fiato. Centinaia di abiti di alta moda delle collezioni passate, ad un prezzo talmente basso da farla addirittura risparmiare, lì per un momento vacilla. Possibile che tra tutti quelli non ce ne sia uno in grado di battere il “suo” abito? Ne individua una decina e li prova, uno dopo l’altro. Sono bellissimi, raffinati, particolari… ma hanno tutti qualcosa che non va. A volte il colore, a volte un dettaglio, un tessuto, oppure una sensazione. Niente. Tra tutte quelle meraviglie non c’è niente per lei. Allora capisce, capisce che non ci sarà mai un abito in grado di battere il “suo”. Perché è suo. Ma infondo al cuore l’ha sempre saputo. Fin da quando l'ha intravisto tra gli altri e ha deciso di provarlo, ed è buffo che tra tutti gli abiti che ha scelto quel giorno ricordi solo lo sguardo scambiato col suo. Allora chiama, tra l’euforia genuina delle amiche vere e lo ferma. E quando lo indossa ancora una volta non ha più dubbi, se mai li ha avuti. Esiste un solo ed unico abito per ogni donna. Quello è il suo. L’ha trovato, o forse lui ha trovato lei. |
14-11-2015, 09.42.21 | #74 |
Cittadino di Camelot
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Giovane Clio...
Come sempre i vostri riflessi di follia si distendono placidi e raminghi sul desolante tappeto di foglie ingiallite disseminate nelle imbiancate sepolcrali vie di questa città virtuale, dove decadenza e corruzione sovrastano l'ideale supremo che ebbe nel crearla un re fanciullo e un apprendista stregone. La bellezza di quelle stoffe ed il magico abbraccio di colei che seppe con magnificienza indossarle, mi ha portato alla mente piacevolissimi riflessi di gioventù, difronte a quell'eterno Battistero che mi ha visto ragazzo ed uomo, quando la lentezza del contemplare una vetrina era l'essenza di un pomeriggio di festa ed il cigloio di carrozze sbuffanti di criniere dorate, dipingevano un'estate senza file... Grazie per quelle emozioni, Giovane Clio... Taliesin, il Bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber) |
16-11-2015, 00.19.55 | #75 |
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Sono io che ringrazio voi, nobile bardo, per aver prestato attenzione a questo mio scritto.
Se poi esso è riuscito a suscitarvi emozioni, allora ne sono assolutamente felice. |
29-04-2016, 01.41.41 | #76 |
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Il cacciatore e la fiera selvatica
Da piccola amavo scrivere dei brevissimi racconti che chiamavo "Attimi", descrivevano un istante, appunto, o pochissimi momenti.
Come un quadro animato, quegli attimi fermavano tempo e spazio per raccontare una storia. Una storia breve, eppure colma di significato. Questo breve scritto, me li ricorda tanto. Non seppe mai perché, in principio, il suo sguardo si fosse posato su di lei. Il bosco era quieto e popolato dalle più fatate creature, così non aveva prestato troppa attenzione a lui. Di tanto in tanto alzava lo sguardo, solitamente per scuotere silenziosamente la testa, disapprovando qualche suo comportamento. Non gli dava poi così tanta importanza, e il cacciatore non sembrava interessato. Chi avrebbe dato la caccia ad una fiera come lei? Il bosco offriva prede più docili e facili da catturare. Così si sentiva sicura. Forse fu quella sicurezza a far sì che non lo vedesse arrivare. Alzò lo sguardo su di lui, stupendosi di trovarlo lì. Vicino.. troppo vicino. Allora si rese conto che la caccia era cominciata ancor prima che lei se ne accorgesse. Così iniziò a scappare, zigzagando tra i verdi alberi di quel bosco incantato. E riuscì a stargli lontano, riuscì a resistere per un bel po'. Ma non era che un'illusione. Lui cadde, convinto di acciuffarla, ma per tutta risposta lei lo colpì, scappando ancora più lontano. Correva, sempre più lontano, con una forza che non sentiva di avere. Sapeva che era a terra, sapeva che gli sarebbe servito tempo per rialzarsi, e questo le avrebbe dato un vantaggio. Ma inaspettatamente, si ritrovarono faccia a faccia. Ora lei non poteva più scappare. Il cacciatore la prese in braccio, e senza dir niente la portò con sé. Tutto ciò che accade dopo aveva dell'inspiegabile. Insieme visitarono posti unici e magici, mondi lontani e vicini, regni e isole incantate. E quella stretta divenne per lei quasi una necessità, tanto che quando allentava la presa lei temeva quasi volesse lasciarla andare. Ora che avrebbe fatto se fosse tornata in libertà? Ma poi lui sistemava la presa, che tornava salda, e lei si sentiva più sicura e nascondeva un sorriso. Ogni tanto lui inciampava del sentiero arduo e dissestato, facendole male. A volte forse involontariamente, a volte si chiedeva se non lo facesse apposta. E il viaggio continuava. La fiera sapeva quale fosse il suo destino. Avrebbe dovuto temerlo, ma pian piano si accorse di bramarlo. Quel banchetto che li avrebbe uniti indissolubilmente. Eppure lui sembrava evitarlo, quasi che quel viaggio infinito fosse un modo per prolungare la caccia. Come se dovesse ricominciare sempre daccapo, come se la fiera catturata fosse ancora da catturare. Lei si chiedeva perché, ma non era certo lei a dover decidere. Così , avvolta in quella dolce prigionia, seguì il suo cacciatore in ogni avventura. Ma un giorno qualcosa cambiò. Cambiò senza che lei se ne accorgesse, perché apparentemente lui non era cambiato. Ma poi lei lo vide. Il suo sguardo. Il suo sguardo su quelle prede facili e docili che aveva snobbato fino a poco prima. Ogni tanto lei vedeva il suo sguardo, ma lui passava oltre e lei si sentiva al sicuro. Ma stavolta fu diverso, lui si avvicinò. Forse credeva di poter portare due prede contemporaneamente? Forse lei non era un pasto abbastanza succulento? Dopotutto continuava ad allungare il percorso, a prendere strade diverse pur di non arrivare a quel banchetto che li attendeva. Quando lei capì che stava davvero partendo per una caccia pur tenendola stretta da docile preda tornò ad essere la pericolosa fiera che lui aveva catturato tempo addietro. Si dimenò, lo colpì meno forte di quanto avrebbe voluto, e scappò. Corse, corse a perdifiato per cercare di lasciarsi alle spalle quel dolore. Come poteva essere possibile? Come preferire la cattività alla libertà? Sarebbe scappata, si diceva, sarebbe andata lontano, così lontano che lui non l'avrebbe più vista. Solo dopo molto tempo si fermò, voltandosi indietro. Perché si rese conto che non sarebbe riuscita a scappare, a stargli lontano. Si voltò e vide che aveva raggiunto quella preda, e non solo. Le parve di morire. Così lo osservò, nascosta dall'ombra della vegetazione. L'avrebbe portata con sé? Le avrebbe concesso quello che aveva così tanto a lungo negato a lei? Osservò e attese, con i nervi pronti a scattare, per scappare, per azzannare se necessario. Poi lo vide lasciare quella docile preda e chinarsi a terra, a sondare il terreno. Tracce, l'abile cacciatore cercava tracce della sua fiera perduta. Le sue tracce. La fiera attese, poi si mostrò, illudendo il cacciatore che fosse tornato tutto come prima. I due si scambiarono un lungo sguardo. Un intenso e unico momento come estrapolato dal mondo intero. Ma quando lui mosse un passo verso di lei, la fiera gli voltò le spalle e iniziò a correre. La caccia era ricominciata. Più intensa e più appassionata della prima, perché consapevole e calcolata. La fiera correva, ingannando, provocando e seminando il suo cacciatore, per poi farlo avvicinare, e allontanarsi ancora. Non perché non desiderasse tornare ad essere la sua preda, ma perché voleva che questa volta nulla lo distraesse. Poteva desistere in qualunque momento, se fosse arrivato in fondo, allora nient'altro avrebbe avuto importanza. Nemmeno quella sosta dolorosa nella foresta. Infondo lei sapeva che ci sarebbe riuscito, che avrebbe resistito, lo sapeva fin dal momento in cui l'aveva visto chinarsi a terra e cercare le sue tracce. Ma questo non significava che gli avrebbe reso le cose facili. Al contrario, avrebbe venduto cara la pelle. Forse nella speranza che una volta presa nuovamente, il cacciatore non la lasci più andare, e le doni quel banchetto che li renderà immortali. |
30-04-2016, 17.51.18 | #77 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Bella ed appassionante quest'infinata caccia.
Questo rincorrersi, perdersi e ritrovarsi. Questo gioco fatto di paura, fuga e lotta. Preda e cacciatore. Un gioco antico come il mondo. Un'alchimia primordiale ed eterna. Forse, chissà, solo quel cacciatore è capace di rincorrere e catturare quella preda. Come un'avventura esclusiva, predestinata, privilegiata.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO |
22-09-2016, 04.15.23 | #78 |
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Sono qui..
Poi ci sono quelle scene che ti compaiono in un lampo, che diventano vere prima ancora che tu te ne renda conto.
Emozioni fatte parole, sensazioni che prendono vita, che formano un volto, a volte, persino un piccolo racconto. Il caldo sole del meriggio trapelava dalla finestra lievemente aperta, e un leggero profumo di lavanda riempiva la piccola e disordinata stanza. Abiti di ogni genere, bizzarri e stravaganti, erano sparsi qua e là, ma sul piccolo tavolino una tovaglia ricamata cercava di dare una parvenza di ordine e raffinatezza. La ragazza mora però non sembrava badarci, sedeva su un piccolo sgabello, guardandosi intorno son i suoi vivaci occhi verdi. “E con lui come va?” chiese, ammiccando alla bionda e indaffarata padrona di casa, che correva avanti e indietro per la stanza, cercando non si sa cosa. “Bene!” esclamò, sedendosi con un gran tonfo e un sospiro di sollievo. Se il sospiro fosse per la consapevolezza che quella risposta le dava, o perchè finalmente era riuscita a sedersi un attimo, non è dato saperlo. “Vuoi del tè?” chiese, con uno strano e nuovo sorriso. La smorfia dell'amica le fece subito cambiare strategia. “Ho della birra in frigo...” rise appena. “Weiss?” “Naturalmente...” facendole l'occhiolino e dirigendosi verso il frigorifero poco distante, tappezzato di fogliettini e calamite, per poi stappare le due Franziskaner e servirle nell'apposito bicchiere. “Che servizio..” fischiò. “Tè vist?” rise l'altra, tornando a sedersi. I bicchieri tintinnarono tra loro, e un lungo sorso dissetò le due ragazze. “Allora va bene, eh..” incalzò la mora. “Sì..” sorridendo l'altra “..è cambiato..” continuò, ad un'occhiata eloquente dell'amica. “Tesoro quelli come lui non cambiano mai..” scuotendo la testa. “No, sul serio..” contunuò la bionda, fissando un punto indefinito sul muro di fronte a loro “Abbiamo parlato di quanto sia unico e speciale tutto questo e... mi ha detto che, insomma, non l'aveva presa seriamente all'inizio e non pensava che io ci restassi male se...”. “Se faceva la corte a un'altra?” la interruppe l'amica, spazientita “Vabbè ma bisogna essere tonti per non arrivarci!” facendo rimbalzare pesantemente il boccale di birra sul tavolo “Sveglia, gioia, ti ha tradito!” alzando gli occhi al cielo. Lei abbassò lo sguardo, rabbuiato come sempre quando si toccava quell'argomento. L'aveva perdonato sì, ma voleva solo dimenticare. “Ha detto che non credeva mi scocciasse..” sussurrò, quasi vergognandosi di trovargli delle attenuanti. L'amica sospirò. “Tesoro tu non eri scocciata...” cercando lo sguardo di lei “Eri conciata da buttar via in quel periodo... non facevi che piangere, dai, eravamo al cinema insieme, hai fatto preoccupare tutti... vale davvero la pena farsi trattare così?” accarezzandole dolcemente i capelli chiari “Come puoi permetterglielo?”. "Era solo un bacio.." mormorò pianissimo, con gli occhi bassi. "Anche un bacio è un tradimento, bella mia.." sospirando l'altra. Lei non rispose. Poi sbuffò “Io l'avrei mandato al diavolo, altrochè..” scuotendo la testa. “E' cambiato..” sussurrò di nuovo, l'altra. “Ma per favore!” scettica, l'amica. “Mi ha chiesto scusa..” con un po' più di convinzione. “Alla buon ora!” esclamò la mora, battendo il pugno sul tavolo. Ma poi, nel vedere l'espressione dell'amica, anche il suo viso si distese, diventando più dolce. “E tu gli credi?” con aria inquisitoria. “Sì..” annuì l'altra “Stavolta è diverso..” sospirò. “Perchè?” “Non lo so perchè...” sospirò di nuovo “Ma lo sento.. sento che è tutto diverso.. sono mesi che non fa niente che possa rimproverargli, anzi..”. Anche l'amica sospirò, più per rassegnazione che per altro. “Come sai che non ricapiterà? Che non ti farà del male di nuovo?” “E' qui, no?” alzando le spalle “E' tornato da me..” sorrise, finalmente “..chissà, forse rischiare di perdermi gli ha fatto capire che non ne valeva la pena, che io ero importante..”. “Bah..” dubbiosa l'amica, buttando giù l'ultimo sorso di birra. D'un tratto, la porta si aprì, inondando il salotto con i potenti raggi del sole. “Ehi, Angelo..” una voce maschile annunciò il suo ingresso in scena “Sei pronta?” facendo capolino nella stanza. “Ehi..” esclamò di rimando la padrona di casa “Non si bussa più?” divertita “Metti che mi stavo vestendo?”. Lui non rispose, limitandosi a fissarla con un sorriso sornione. L'altra ragazza si alzò “Ti lascio preparare allora..”. “Ci vediamo dopo..” disse la bionda, alzandosi per abbracciare l'amica. Rimasti soli, lui le si avvicinò. “Va tutto bene?” gli chiese, mentre lei sfuggiva al suo sguardo per prepararsi. “Sì, certo..” distrattamente lei. “Sicura?” avvicinandosi di più, lui, tanto che quando la ragazza si voltò, lo trovò vicinissimo a lei. Allora si arrese, e sospirò, allungando una mano a cercare il suo viso, in una carezza leggera. “Mi hai fatto tanto male, lo sai?” sussurrò, con lo sguardo ancora velato di quel dolore, e un leggero sorriso triste. Lui non rispose, limitandosi a fissarla negli occhi. Quanto odiava lei quando faceva così, quel suo non rispondere, quel suo silenzio. “Sono qui..” disse infine, prendendo le mani di lei nelle sue “Tu sei qui... non credi che questo basti a chiarire ogni cosa?” fissandola. Lei sospirò, un sospiro intenso e liberatorio. “Sì..” sussurrò dolcemente, con un leggero sorriso “Hai ragione”. Allora lui sorrise a sua volta, e la abbracciò dolcemente “Non vorrei mai farti star male, lo sai” sussurrò infine. Ultima modifica di Clio : 22-09-2016 alle ore 04.21.28. |
30-09-2016, 13.38.09 | #79 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Posso avere anch'io una Weiss?
Sempre belli i tuoi scritti.
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01-10-2016, 00.47.49 | #80 |
Disattivato
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Naturalmente, milord!
Potrei mai rifiutavi una sontuosa birra fresca? Grazie dei complimenti |
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