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Vecchio 19-07-2010, 19.49.37   #11
Guisgard
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IL RITRATTO DEL BACIO

IV



L’artista si avvicinò alla ragazza e restò ad ascoltarla.
Ad un tratto, accortasi di non essere più sola, la fanciulla si voltò di scatto e vide l’artista.
“Scusatemi…” disse arrossendo “… non mi ero accorta di voi…”
“Continuate a cantare, vi prego…”
“Perdonatemi…” rispose imbarazzata la fanciulla “… ma ho pudore a cantare davanti agli altri…”
“Perché mai?” Chiese il pittore. “Avete una bellissima voce.”
“Non saprei” rispose la fanciulla “ma anche nel coro la madre superiora spesso mi richiama per la mia timidezza.”
“Siete dunque una novizia del convento?”
“Si” rispose candidamente lei “e vi giunsi tempo fa.”
L’artista ascoltava con stupore e meraviglia quella ragazza parlare, rapito com’era dalla purezza e dalla grazia dei suoi modi.
Era una ragazza di una bellezza molto semplice e delicatissima, quasi eterea che sembrava sfocare a contatto con il mondo materiale che la circondava.
La pelle era di un bianco molto chiaro, quasi simile ad un velo di porcellana, i capelli lunghissimi, morbidi ed armoniosi, di un colore vivo ed intenso, che sembrava rendere luminosissimo il suo già incantevole sguardo.
Gli occhi erano grandi e molto vivi e parevano acquistare tonalità diverse a seconda dell’espressione del suo volto e della luce che si rifletteva in essi.
I lineamenti, per regolari e soffici che fossero, apparivano difficilmente descrivibili, come se nella loro semplicità racchiudessero un tipo di bellezza sconosciuta all’artista.
Ma ciò che più di tutto rapiva l’attenzione del pittore erano il tono e la cadenza della sua voce.
In essa infatti si avvertiva una musicalità, una melodia, come un soffio sul quale quasi galleggiavano le parole che ella pronunciava.
Era una voce bassa eppure intensa, che emanava passione e serenità insieme.
“E voi, signore, chi siete?” Chiese all’improvviso la fanciulla.
“Io sono un pittore.”
“Un pittore?” Ripeté entusiasta lei. “Non ne ho mai conosciuto uno! E’ affascinante sapervi un artista!”
“Un artista non è diverso da tutti gli altri uomini.” Rispose lui.
“Io credo che egli sia in realtà” aggiunse lei “simile ad un mago… l’arte è magia poiché è la sola disciplina capace di dar forma ai sentimenti umani.”
“Spesso un’opera è intrappolata e rischia di non vedere mai la luce del Sole.”
“Intrappolata dove?” Chiese lei.
“Può esserlo tra le venature di un bianco e duro marmo…” rispose lui “… come anche nei segni che imbrattano confusi una tela…”
“Io non credo che un’opera possa trovare simili prigioni…” disse lei con infinita delicatezza “… no, io credo che l’unico luogo capace di tenere segregata un’opera sia il cuore di chi la concepisce…”
“A volte” spiegò lui “è difficile permettere ad un’opera di uscire fuori dal proprio cuore.”
“E lì sta il talento.” Rispose lei con un sorriso che illuminò il cuore dell’artista fin nel profondo.
“Il talento secondo voi dunque basta per generare un’opera d’arte?” Chiese lui.
“Il talento è essenziale” rispose lei come se conoscesse perfettamente ciò di cui stavano dibattendo “come lo è la maestria per qualsiasi mestiere. Ma per concepire un qualcosa che trova le sue radici nel profondo del proprio cuore, non può bastare solo il talento, per grande che sia. Occorrono sensibilità e passione. Perché queste ci permettono di comprendere veramente ciò che abbiamo dentro.”
Il pittore restò estasiato da quelle parole.
“Vorreste aiutarmi?” Chiese poi all’improvviso.
“Con gioia!” Rispose lei entusiasta. “Ma in che modo? Sono solo una semplice ragazza!”
“Vorreste farmi da modella per un ritratto?”
“Ma io…” accennò la ragazza “... non credo di esserne all’altezza.”
“Affatto.” Rispose l’artista. “Siete perfetta.”
“Non saprei…” disse lei “… non ho molto tempo…”
“Allora sarete colpevole e responsabile del mio fallimento come artista!” Esclamò lui con aria ironica e scherzosa.
“E sia…” disse lei sorridendo “… e spero di esserne in grado.”
“Benissimo!” Esultò l’artista. “Vedrete che non vi ruberò molto tempo. Ci troveremo qui, ogni pomeriggio, dove io vi ritrarrò per la mia opera.”
La ragazza allora rispose con un meraviglioso ed incantevole sorriso, che illuminò il cuore dell’artista, scacciandone le nuvole che fino a quel momento vi si erano addensate.


(Continua...)
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Vecchio 20-07-2010, 09.01.15   #12
polgara
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Potrà una sola dama esser da modella ad un sogno?
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Vecchio 20-07-2010, 20.02.24   #13
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Si, milady.
Poichè l'amore è il sogno più grande ed il cuore di una dama l'unico mezzo per realizzarlo
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Vecchio 20-07-2010, 20.19.14   #14
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IL RITRATTO DEL BACIO

V


Così, dal giorno seguente e per i successivi 3 mesi, l’artista si recò ogni pomeriggio davanti a quel convento, dove vi trovò, come d’accordo, la fanciulla ad attenderlo.
Ella sembrava essere davvero l’ispirazione che il pittore aveva cercato così insistentemente per la sua opera.
La ragazza appariva come modella ideale per quel ritratto, come se il duca, nell’accennare al pittore i suoi sogni, avesse avuto in mente proprio lei.
E così, giorno dopo giorno, il volto, l’espressione e l’immagine tutta di quella fanciulla, prendevano forma sulla tela dell’artista.
Ma egli, guardandola, cercava di andare oltre.
Di imprimere ossia qualcosa di etereo, astratto, mutevole e sfuggente nella sua opera.
Qualcosa che andasse oltre ciò che si poteva vedere.
Come se quella ragazza, e l’artista di questo ne era certo, possedesse un che di misterioso, enigmatico, indecifrabile.
Egli lo avvertiva da ogni piccolo gesto, della fanciulla, dai suoi sospiri, dai suoi sguardi, dalle parole solo apparentemente accennate, dalla perenne grazia dei suoi modi.
Quella fanciulla sembrava incarnare una bellezza lontana, incorporea, a tratti ideale.
L’artista comprese sin dal primo momento in cui cominciò a ritrarla, che il suo vero compito era quello di raccogliere e fissare, per sempre, la vera bellezza di quella fanciulla sulla sua tela.
E se vi fosse riuscito, allora avrebbe soddisfatto in pieno le richieste del duca.
“Che cosa curiosa.” Disse all’improvviso, rompendo il silenzio che regnava fra loro, mentre la ritraeva.
La ragazza lo fissò con la coda dell’occhio senza dire nulla.
“Sono mesi che ogni giorno ci incontriamo qui” continuò a dire l’artista “eppure non conosco ancora il vostro nome.”
“Ha importanza per voi questo?” Chiese lei.
“Non hai fini della mia opera.” Rispose lui. “Ma non trovate singolare tutto ciò?”
“Di cosa parlate?”
“Nel fatto che io di voi non sappia nulla.”
“Neanche io so nulla di voi.” Rispose lei.
“Qualcuno un giorno” continuò lui “potrebbe chiedermi il nome della ragazza ritratta.”
“Cos’è in realtà un nome…” disse lei “... se non un richiamo per qualcosa di più profondo…”
“Qualcuno pensa che un nome racchiuda l’essenza di una persona.”
“Forse…” accennò lei.
“Non vi attira la fama?” Chiese lui.
“La fama?” Ripeté lei. “E come potrebbe riguardarmi? Sono solo una semplice ragazza come tante altre.”
“Apparirete nel ritratto destinato al palazzo ducale.” Disse lui. “Molte persone lo vedranno e tanti altri artisti cercheranno, guardandolo, spunto ed ispirazione.”
“Non so di queste cose.” Rispose lei candidamente. “Ma se volete vi rivelerò il mio nome.”
“E’ ormai prossimo il crepuscolo” disse lui “e non si dovrebbe sussurrare un nome quando il giorno volge alla fine. Sarebbe cattivo auspicio.”
“Credete?” Chiese lei.
“Almeno così” rispose lui, mentre dava alcuni accorgimenti al tratto della sua opera “soleva raccontarmi spesso mia nonna.”
La ragazza sorrise senza dire nulla.
“Ecco, anche per oggi abbiamo terminato.” Disse l’artista. “Ci ritroveremo allora domani.”
“Domani?” Ripeté lei vagamente turbata.
“Si, come ogni giorno.” Rispose lui. “Avete forse impegni o impedimenti per domani?”
Oh, no… nulla…” rispose lei destandosi da qualche suo pensiero e scuotendo il capo. “Sono sicura che ci sarà dato altro tempo.”
“Parlate della madre superiora?” Chiese lui. “Tranquilla, se sarà necessario farò richiesta al duca in persona e vedrete che la madre superiora acconsentirà di buon grado.”
La ragazza sorrise teneramente.
Poi, come ogni giorno verso quell’ora, i due si salutarono, dandosi appuntamento al giorno seguente.
Il pomeriggio successivo però, con vivo stupore dell’artista, per la prima volta dopo 3 mesi, la ragazza non era lì ad attenderlo.


(Continua...)
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Vecchio 21-07-2010, 08.37.05   #15
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polgara sarà presto famoso
perchè non c'è la bella dama??? ho una brutta sensazione... attenderò...
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Vecchio 21-07-2010, 11.00.08   #16
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
concordo con Polgara, chissà perché non si è presentata ques'utimo giorno? Chissà se la troverà mai più, mi verrebbe da dire...
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"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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Vecchio 21-07-2010, 20.16.53   #17
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IL RITRATTO DEL BACIO

VI


Il pittore restò molto sorpreso.
Lei non era mai mancata ai loro incontri quotidiani.
Sia con il luminoso Sole, che con l’umida pioggia, la ragazza era stata sempre lì ad aspettarlo.
Quel giorno invece, senza preavviso o altro segno, lei non si era fatta trovare.
Passeggiò allora per un po’ in quello spiazzo verdeggiante, che segnava la fine del perimetro urbano e l’inizio della campagna, assalito da incertezze e dubbi.
Restò lì fino al crepuscolo, quando l’oscurità della sera si accingeva a coprire ogni cosa.
Il giorno successivo, alla stessa ora, ritornò in quel luogo, ma la ragazza non c’era.
Fece così per i successivi giorni, ma la fanciulla sembrava essere svanita nel nulla.
Il ritratto era ad un discreto punto e già mostrava, sebbene poco più che abbozzate, le figure principali.
Decise allora di completarlo senza aver più la ragazza come modella.
Ma ben presto si accorse che ciò era solo un’utopia.
L’immagine sembrava mutare e sfiorire ogni qualvolta l’artista cercava di apportarvi aggiunte o modifiche.
L’essenza del ritratto, che tanto soddisfava il pittore, pareva ora svanire, diventare altro.
Come se quel ritratto non fosse più lo stesso.
Allora l’artista ben comprese che non avrebbe potuto completarlo senza poter ancora una volta vedere quella ragazza.
Se avesse continuato, guidato solo dai suoi sensi, dal suo estro e dai suoi ricordi, avrebbe finito per odiare e poi distruggere quel ritratto.
In quel momento si ricordò del monastero.
Ella infatti era solita apparire solo davanti a quel luogo e li restando per tutta la durata dei loro incontri.
Mai, ricordò ora il pittore, l’aveva veduta per la città, neanche durante le feste religiose, quando in massa accorreva tutta la popolazione.
Quel luogo quindi, realizzò il pittore, era in qualche modo indissolubilmente legato a quella ragazza.
E forse il mistero della sua scomparsa si celava proprio in quel posto.
Così, decise di recarsi a quel santo ed austero luogo e chiedere notizie di lei.
Giuntovi e avendo riconosciuto la fama del suo nome, a causa della commissione ducale, fu subito ricevuto dalla madre superiora.
“Reverenda madre…” cominciò a dire “… perdonate se giungo a destare e turbare la solenne tranquillità di quest’eremo, ma ho bisogno di chiedervi un’informazione…”
“Chiedete pure, messere.” Rispose cortese la pia donna.
“Ecco, capitò che” continuò l’artista “mi imbattei in una delicata e gentile fanciulla, tre mesi or sono, proprio davanti a questo convento e da giorni stranamente non ne ho più notizie.”
“Perdonatemi, messere” rispose la donna “ma non vedo come potrei esservi utile in questo. La vita oltre le mura di questo monastero non influenza in alcun modo la nostra esistenza ed ogni cosa accada oltre questo austero recinto è a noi assolutamente ignota.”
“Comprendo e conosco le regole del vostro santo e reverendo ufficio” disse il pittore “ma ella mi rivelò un giorno, di essere una novizia di questo convento. Ecco perché mi sono permesso di disturbarvi dalle vostre pie funzioni.”
“Una novizia?” Ripeté la madre superiora. “Impossibile, vi sbagliate di certo. Le fanciulle destinate a questo luogo non possono mai uscire da sole. E’ impossibile che voi abbiate incontrato una nostra novizia ogni giorno, da sola, fuori da questo convento.”
“Eppure ella mi disse proprio questo.”
“Perdonatemi, messere” ribatté la donna “ma forse vi imbatteste in una donna di sicura altra natura, che nulla aveva a che fare con questo luogo e le sue secolari regole.”
“No, reverenda madre.” Rispose l’artista. “Ella, posso giurarvi, era incapace anche solo di concepire menzogne. Sono certo che mi disse il vero.”
“Vi ripeto, messere, che ciò è impossibile.” Sentenziò la donna. “Sarebbe totalmente in rotta con la nostra regola.”
“Eppure ciò è assurdo…”
“Sapreste dirmi il nome di questa fanciulla?” Chiese la donna, intenerita dallo stato d’animo dell’uomo che aveva davanti.
“No, reverenda madre.” Rispose lui. “Non lo conosco.”
“Frequentaste quella fanciulla per mesi” chiese meravigliata la donna “e non vi rivelò mai il suo nome?”
“E’ così.” Rispose il pittore.
“Potreste allora descrivermela?”
“Era una ragazza di delicatissima bellezza.” Cominciò a dire lui. “Con modi aggraziati e soavi, degni di una figura fatata, estranea a questo mondo. I capelli di un colore quasi unico e particolare, i tratti teneri e morbidissimi, adagiati alla perfezione su una pelle che sembrava preziosa come la ceramica.”
“Messere…” lo interruppe la donna “… questa vostra sentita descrizione ben si addice per un artista, ma non al nostro caso.”
“Perdonate…”
“Dovreste essere più preciso e meno vago.”
“Potrei mostrarvi il ritratto in cui ella compare!” Esclamò all’improvviso il pittore. “Si, così che potreste vederla!”
Così, il giorno successivo, il pittore ritornò al monastero e come detto mostrò il ritratto alla madre superiora.
Questa, nel vederlo, sbiancò e resto visibilmente turbata.
“Dove diceste di aver visto questa ragazza?” Chiese lei, destatasi a stento da quella viva inquietudine che l’aveva raggiunta.
“Proprio fuori le mura di questo monastero.” Rispose l’artista. “Ditemi, la riconoscete?”
La donna fissò ancora quel ritratto, come rapita da quell’immagine.
“E quando la vedeste l’ultima volta?” Chiese ancora.
“Pochi giorni fa.” Rispose lui, cominciando a percepire l’ansia della donna.
“La ragazza di cui parlate è la stessa del ritratto?” Chiese lei. “Ne siete proprio sicuro?”
“Certo, l’ho dipinta io stesso.”
“Ebbene…” disse la donna con gli occhi visibilmente inumiditi e rossi “… la ragazza di quel dipinto è morta 30 anni fa…”
Un sordo silenzio avvolse allora i due, mentre un leggero vento cominciò a soffiare tra le alte mura del monastero, diffondendosi ovunque come un lento e straziante lamento.


(Continua...)
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Vecchio 21-07-2010, 21.50.13   #18
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ah..qui la storia si fa ancora più interessante...si intreccia anche il mistero...ne attendo la continuazione sir...non tenetemi sulle spine
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Vecchio 21-07-2010, 23.23.10   #19
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Si...messere non teneteci in tenzione....
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Vecchio 22-07-2010, 14.38.28   #20
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IL RITRATTO DEL BACIO

VII


L’artista restò come tramortito dalle parole della madre superiora.
In un attimo rivide ogni momento ed ogni giorno di quei 3 mesi trascorsi insieme a quella ragazza.
Ella, poteva giurare l’artista, era viva e reale, proprio come i pennelli, i colori e le tele della sua bottega.
Il Sole spesso si posava sul suo volto, illuminandone gli occhi e generando tonalità irrealizzabili per qualsiasi artista vivente.
Il vento, quando il crepuscolo si accingeva a prendere il posto del meriggio, soffiava frequentemente tra i suoi delicati capelli, gonfiandoli ed agitandoli come se animati di vita propria.
E poi la sua voce, cosi melodiosa, soave, delicata, non poteva essere stata un’illusione.
Non poteva, pensava l’artista, essere stato tutto un sogno, un riflesso della sua fantasia.
E non era certo un spettro quell’angelo che gli aveva ridato l’ispirazione perduta.
Eppure, a quei suoi eterei ricordi, si opponeva la fredda e ruvida pietra che si ergeva nel cortile del convento.
Era li, davanti a lui, con impresso un nome e due date.
Ma egli non volle leggere quel nome.
Non voleva che fosse un riflesso dell’aldilà a rivelarglielo.
“Come vedete…” disse la madre superiora “… lei è sepolta qui. Morì poco dopo il mio arrivo in questo convento. La conobbi solo per pochi giorni. Era già gravemente malata. Era troppo delicata per resistere alla tubercolosi…”
Fissò poi il pittore ed aggiunse:
“Io non so chi o cosa voi abbiate visto. Ignoro anche in che condizioni voi abbiate dipinto il vostro ritratto. Ciò che so è che la ragazza di quel ritratto era lei…”
Null’altro chiese o disse il pittore alla reverenda donna.
Dopo quel giorno, si chiuse nella sua bottega ed annullò ogni commissione che aveva accettato in precedenza.
Trascorse così, in assoluta solitudine, intere giornate.
Ben presto i suoi allievi, uno dopo altro, lasciarono la bottega.
Nulla più vi era in quel luogo, divenuto sterile all’arte come il suo padrone lo era diventato per la vita.
Giaceva apatico sul letto per tutte le ore del giorno e della notte, restando a fissare il suo incompleto ritratto, in balia di ricordi, sensazioni, emozioni e stati d’animo.
Immagini, voci, profumi, tutto lo assaliva e lo tormentava.
Un mare agitato ed impetuoso vi era in lui.
Un mare che voleva travolgerlo ed inghiottirlo, come accade al naufrago in balia delle onde.
E quando vinto dalla stanchezza cedeva, per poche ore a notte, al sonno, allora ella ritornava nei suoi sogni.
E di nuovo era con lei, fuori le mura del convento, a ritrarla su quella tela.
Ma al risveglio, di nuovo le sua angosce lo assalivano.
Tutto questo fino a quando cominciò a credere di essere pazzo.
Non poteva esserci altra risposta a tutta quest’assurda storia.
Era pazzo ed aveva immaginato tutto.
L’opera commissionatagli dal duca era troppo per lui, probabilmente.
Troppo per chiunque, forse.
Altri prima di lui avevano rifiutato, ma lui invece, sfidando tutto e tutti, aveva accettato.
Aveva accettato di ritrarre il sogno di un altro uomo.
Aveva quindi voluto per se un potere arbitrario ed innaturale.
Ed ora ne pagava le conseguenze.
A furia di cercare, di invocare quell’ispirazione aveva finito col perdere il senno.
Si, cosi erano andate le cose.
Ormai ne era convinto.
Ora davvero non aveva più nulla.
E probabilmente non sarebbe stato più in grado di dipingere altro.
Ed una notte si svegliò di soprassalto.
Era stato di nuovo tormentato e flagellato dai suoi incubi.
Era spossato e stravolto.
Cercò allora, nel buio della stanza, quel ritratto.
E quando l’ebbe riconosciuto nella penombra cominciò a fissarlo.
Restò così forse per ore.
Poi, come vinto da qualche sconosciuto demone, afferrò il suo pugnale e si apprestò a lacerare quella tela.
“Ti sei preso il mio senno e la mia vita” disse fuori di sé “ma non continuerai a tormentarmi oltre!”
Ma quando fu sul punto di colpire il ritratto, una voce alle sue spalle lo chiamò.
L’artista si voltò e trovò stesa su letto quella ragazza,
Era bianca come un cadavere ed il suo sguardo era come spento.
Lo fissava in lacrime e quando fu sul punto di parlargli cominciò a tossire sangue, macchiando tutto il suo abito.
L’artista allora osservò il suo pugnale ed anch’esso era sporco di sangue.
Sul punto di impazzire davvero, l’uomo corse in strada, urlando come un ossesso.
Urlò tanto da svegliare tutti.
E come sotto l’effetto di un indicibile delirio, accese una torcia, deciso ad appiccare il fuoco alla sua bottega.
In quel momento fu braccato e bloccato da altri che erano accorsi, richiamati dalle sue grida.
Il pittore si dibatté con tutte le sue forze per liberarsi dalla loro morsa, ma alla fine, vinto dalla sua stessa disperazione, cadde a terra senza conoscenza.


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