I racconti del Bianco e del nero

[Guisgard]

"E mi dica, agente..." disse Guerin a Gwen "... come spiega che 2 ragazze, da tutti definite normali e senza vizi o grilli per la testa, affermano di aver visto... qualcosa che neanche loro sanno ben descrivere?"

[Lady Gwen]

Immaginavo che sarebbe andato a parare lì, ma non avevo intenzione di farmi provocare da lui.
"Al momento, mi astengo dall'esprimere un giudizio definitivo su quanto detto dalle ragazze, almeno finché avremo elementi sufficienti a confermare o smentire ciò che hanno affermato di vedere" risposi, con tono calmo.
"Potrebbe essere che tutto ciò abbia un fondamento e in tal caso necessitiamo di prove, altrimenti vorrà dire che si è trattato di semplice suggestione."

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[Guisgard]

"Questo casoè sempre più interessante." Disse entusiasta Guerin guardando Gwen.
"Questo caso" fece Gan "è un'immenso dramma in cui 2 bambini sono stati uccisi. Porti rispetto."
"Si, a volte mi lascio trascinare dal giornalista che è in me." Annuendo Guerin.
Ad un tratto Gwen sentì una mano scivolare sotto il tavolo ed accarezzarle la gonna, per poi spostare la stoffa ed iniziare a sfiorarle la gamba nuda.
Era la mano di Elv che le accarezzava la coscia mentre fingeva di mangiare tranquillamente.

[Lady Gwen]

Paradossalmente, andò meglio di come avevo immaginato e Guerin addirittura si scusò quando Gan lo riprese.
Improvvisamente, sobbalzai appena, ma mi bloccai quando capii a cosa attribuire , o meglio a chi, quella sensazione sulla mia gamba.
Era la mano di Elv, seduto accanto a me, che fingeva di mangiare tranquillamente, quando invece in realtà faceva tutt'altro.
Trattenni un sorriso divertito e continuai anch'io a mangiare come se niente fosse.

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[Guisgard]

Le chiacchire a tavola scorrevano fra una pietanza e l'altra, ma Elv non cessava di muovere la sua mano sulla gamba di Gwen.
La ragazza sentì le dita di lui scivolare lente ed avide fra le sue cosce, scoprendole il più possibile, in modo da poter arrivare alle mutandine di lei.
Gwen sentì la mano di Elv giungere proprì, sulla stoffa del suo intimo, iniziando a premere piano.
Ad un tratto però arrivò il maggiordomo, annunciando che qualcuno chiedeva di poter entrare.

[Lady Gwen]

Ogni cosa scorreva ad un ritmo decisamente differente da quello nostro.
Specialmente da quello della mano di Elv, che continuava tranquillamente a salire, io che combattevo con me stessa per mantenermi calma e impassibile, finché non lo fermai, constatando che era salito anche troppo.
Era davvero tremendo...
Fui salvata dalla campanella, anzi da una visita, mentre sistemavo la gonna sotto il tavolo e allontanavo dalle mie gambe la mano di Elv, per recuperare un attimo di lucidità e capire chi fosse.

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[Guisgard]

Elv rise quando Gwen allontanò la mano di lui dalle sue cosce.
Erbert fece cenno al maggiordomo di far passare il nuovo arrivato.
Gwen e Gan lo riconobbero subito: era il marito della vecchia morta nel canale.
"Buongiorno." Disse Erbert. "Desidera?"
"Vorrei fare una denuncia." Il vecchio guardando i 2 agenti dell'Afrapol. "Qualcuno ha spinto mia moglie ad uccidersi."

[Lady Gwen]

Alzai gli occhi in su quando rose.
Cose da non credere...
Il maggiordomo fece entrare l'ospite è con mia somma sorpresa era l'uomo della donna.
Istintivamente, la mia mano andò al mio collo, quasi riuscissi a sentire quella stretta salda e ferrea soffocarmi.
Strabuzzai gli occhi.
"Cosa? Ma ne è sicuro?" dissi spontaneamente, poi cercai di recuperare un po' di aplomb.
"Cosa glielo fa dire?"

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[Guisgard]

"Qualcuno l'ha fatta impazzire." Disse il vecchio a Gwen.
"Chi?" Chiese Gan.
"Non lo so." Scuotendo il capo il marito della vecchia.
"E' disposto a raccontarmi tutto per un articolo'" Guerin. "Io le credo e tutti le crederanno grazie al mio giornale."

[Destresya]

Indendiamoci, non è che io sia solita fare così.
Voglio dire andare a casa dei pazienti per accertarmi che le loro non siano allucinazioni o altro.
Ma stavolta sono curiosa, più curiosa del solito.
La mente umana mi affascina terribilmente, questo è innegabile.
Arrivammo alla casa e ci avvicinammo al pozzo.
Ci si avvicinò il cane.
Odio i cani.
Quelli degli altri almeno.
Abbaiano e ti rovinano i piani quando hai solo bisogno che le tue vittime non ti sentano arrivare!
"Ma che carino, come si chiama?" dissi, perchè è convenzione sociale fare così e tutti diffidano di chi non ama i cani.
E io devo piacere alla gente.
Non sia mai che il mostro traspaia dal costosissimo trucco che indosso.
Il mio sguardo, però, era catturato da quel pozzo, quel pozzo poco distante.
Era lì che viveva questo capitan gaio?
Uh, la cosa si faceva sempre più interessante.