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Vecchio 14-09-2015, 16.22.30   #311
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Lady Altea, vi sono molte leggende attorno alla saga di Ardea e con esse un'antica profezia.
Secondo essa infatti solo terminando di mettere in forma scritta questa eroica epopea i Taddei troveranno il Fiore Azzurro, spezzando così la terribile Gioia dei Taddei.
Come vedete è una storia magica, oltre che antica quasi quanto il mondo
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Vecchio 20-09-2015, 01.43.20   #312
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“<< Il primo, per onore e per valore, per fama e per rango >> rispose il pellegrino << era l'intrepido Riccardo, re d'Inghilterra. >>”

(Walter Scott, Ivanhoe)



Ardea e Biago lasciarono la locanda e si avviarono verso il centro abitato.
Era questo molto vasto e densamente abitato, circondato tutt'intorno da una campagna estesa e verdeggiante.
La contrada era brulicante di case e palazzi, chiese e botteghe che accerchiavano e quasi si aggrappavano, come preda di un'innaturale ed invisibile paura, sulle alte e spesse mure del Castello Baronale.
“Pensavo...” disse Ardea, fissando il monumentale maniero “... pensi ci sia possibilità di essere ricevuti dal barone?”
“Non credo...” rispose Biago “... a meno che tu non voglia presentarti per ciò che sei, ossia il figlio del duca.”
“Escluso.” Sentenziò Ardea.
“Allora dovrai fingerti un musico, un saltimbanco oppure un mendicante.” Divertito lo scudiero.
“Divertente...” fissandolo il cavaliere.
Ma proprio in quel momento i due udirono qualcosa.
Una musica seguita da un canto.
Si voltarono e allora videro un ragazzo, dai capelli rossi, alto e magro, con l'aria sognante che se ne stava sotto un sicomoro a suonare la sua cetra.
“Magari” ridendo Biago “potresti chiedere a quel musico di prestarti il suo strumento.”
“Oggi sei in vena di battute.” Mormorò Ardea. “Peccato ti manchi il dono di suscitare risa.”
Biago rise ancora.
“Vieni...” fece il cavaliere “... magari quel menestrello ci informerà circa questa contrada.”
“Cos'altro vuoi sapere?” Fissandolo lo scudiero. “Come si arriva presto dal drago forse?”
Ardea si limitò a sorridere, per poi raggiungere il menestrello.
“Salute a te, menestrello.” Con un cenno del capo il cavaliere.
“Che Dio vi benedica, messeri.” Sorridendo quello.
“Cerchi forse ispirazione sotto questo sicomoro?” Domandò il Taddeide.
“In verità si...” annuì il cantore.
“Per la bella dama del tuo signore?” Ancora il cavaliere.
“In realtà, cavaliere...” smettendo di suonare il musico “... in realtà cercavo ispirazione per un canto da offrire a mia sorella...”
“Però!” Esclamò Biago. “Un giusto modo per dimostrare che l'arte non ha alto lignaggio!”
“Cosa intendete dire, messere?” Fissandolo il menestrello.
“Beh, senza offesa, non penso che né tu, né tanto meno tua sorella siate marchesi o principi.”
“Messere...” risentito il musico “... sappiate che mia sorella appartiene alla più alta nobiltà di questo ducato e dell'intero reame.”
“Come sarebbe?” Confuso Biago.
“Che ella è nobile, messere.”
“Io credevo che...” farfugliò Biago.
“Nobile quanto me, naturalmente.” Precisò il cantore.
Biago cercò di dire qualcosa, ma Ardea con un gesto ed uno sguardo lo bloccò.
“Chiediamo a te perdono, amico mio.” Con un lieve inchino il cavaliere. “Non era nostra intenzione recarti offesa. Vuoi dunque presentarti a noi? Io sono un semplice cavaliere errante e costui, un po' troppo ciarliero, ma di animo sincero, è il mio fedele scudiero.”
“Salute a voi, dunque.” Sorridendo il musico. “Il mio nome è Giaccos, detto il Rosso, figlio del barone di Acerna.”
Guisgard restò meravigliato.
“Barone?” Ripetè Biago.
“Si, messere.” Annuendo Giaccos.
“Allora...” Ardea a questi “... allora tua sorella è...”
“Si, cavaliere.” Alzandosi Giaccos. “Mia sorella è lady Cramelide.”
Ardea e Biago allora si scambiarono un lungo ed eloquente sguardo.
Intanto l'aria profumata della campagna animava il fruscio del sicomoro sopra di loro.
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Vecchio 20-09-2015, 02.58.03   #313
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Che curioso incontro di buon auspicio direi.
Le cose si fanno sempre più interessanti, milord.
(E Biagio è sempre fantastico! )
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Vecchio 21-09-2015, 16.10.48   #314
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Questa è notoriamente conosciuta come la Questione più ardua affrontata da Ardea, milady.
Non si tratta solo di affrontare un terribile mostro, il più feroce che esisteva a quei tempi nell'Afragolignone, ma di salvare una donna.
E non una donna qualsiasi, ma quella che lui ama.
Perseo liberò Andromeda da un Destino infelice, mentre Paride salvò Elena da una vita senza Amore.
Lancillotto riportò in vita Ginevra dal malvagio incanto di Gorre e Rinaldo salvò Armida donandole il suo cuore.
Come giustamente dite voi, vi sono molti modi per salvare una donna
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Vecchio 02-10-2015, 17.10.28   #315
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
"Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno."


(Salmo 17)



Lo stupore di Ardea e di Biago, per quella rivelazione di Giaccos, era tangibile.
“Posso chiederti” disse allora il cavaliere al musico “perchè vuoi dedicare dei versi a tua sorella? Solitamente il nostro estro lo riserviamo alla bella che ci fa battere il cuore.”
“In verità” spiegò Giaccos “ella da troppo tempo ha perduto il sorriso, la gioia di vivere. E chiunque abbia conosciuto mia sorella ritiene questo un peccato. Ella infatti non solo è bellissima, ma è anche, o meglio lo era, la più felice e spensierata ragazza di questo mondo.”
“Cosa allora le ha fatto perdere la spensieratezza?” Domandò Ardea.
Giaccos non rispose nulla, limitandosi a scuotere la testa.
Ardea allora lo fissò ancor più turbato.
“Dunque?” Guardandolo.
Giaccos, ad un tratto, scoppiò in lacrime.
E a quella scena il cavaliere ed il suo scudiero non dissero nulla.
Ardea gli si avvicinò e lo guardò negli occhi.
“Perdonatemi...” piangendo il musico “... perdonatemi... per un cavaliere come voi vi sembrerà indegno che un uomo pianga...”
“Piangi...” mettendogli una mano sulla spalla il cavaliere “... piangi e non vergognarti... un uomo deve sapere quando piangere...” e lo strinse in un commosso abbraccio.
Restarono così per lunghi momenti, fino a quando il musico ebbe la forza di versare lacrime per i suoi dolori.
“Tra non molto” fece Ardea, con la sera ormai prossima “farà buio... sarà meglio tornare alla locanda...” a Biago.
Lo scudiero annuì.
“Vi prego...” guardandoli Giaccos “... vi prego, venite con me al castello... voglio che siate ospiti di mio padre...”
I due compagni si scambiarono una lunga occhiata.
“Vi prego...” ancora il musico “... la vostra presenza sarà di certo gradita a mio padre... vi supplico... le mura del castello sono intrise di solitudine e di dolore... la vostra compagnia ci aiuterà a non pensare alle nostra triste Sorte... e al castello vi racconterò tutto...”
“Tutto?” Ripetè Ardea.
“Si...” annuì Giaccos.
“Andiamo...” sorridendo il Taddeide “... siamo onorati della tua ospitalità.”
I tre, così, si avviarono verso il castello di Acerna.
Si trattava di una vasta costruzione, dalle mura alte e solide, le torri merlate ed un vasto fossato tutt'intorno che lo rendeva praticamente inavvicinabile.
Sulle antiche murature, custodi e testimoni di epici e remoti secoli, sventolavano gli aristocratici vessilli Acerniani, simboli della grandezza di queste terre.
Un possente ponte levatoio fungeva da ingresso e numerosi guardie sorvegliavano quell'accesso al maniero.
Ed attorno a questa monumentale fortezza si ergeva l'intero abitato cittadino.
I tre vi giunsero quando ormai era già quasi sera, con deboli luci ad illuminare il castello.
Le tenebre reclamavano il dominio sull'imminente notte, così densa di misteri ed inquietudini.
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Vecchio 14-10-2015, 22.03.07   #316
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Questa Questione mi affascina e mi coinvolge molto...chissà poi come sarà l' incontro tra Ardea e Cramelide.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

"I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam)

"La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea
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Vecchio 06-01-2016, 03.30.53   #317
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"Chi semina nelle lacrime
mieterà con giubilo."


(Salmo 126)



Giunti Ardea, Biago e Giaccos presso l'ingresso del castello, le guardie subito riconobbero il musico, facendolo dunque passare insieme ai suoi due compagni.
I tre allora attraversarono un ampio cortile illuminato da poche torce scoppiettanti, fino a raggiungere un androne che dava su un'antica scalinata di pietra.
Saliti al primo piano si ritrovarono in una piccola anticamera e da qui passarono poi in un più ampio salone.
Era arredato secondo il tipico gusto Acerniano, con mobili antichi e grezzi, arazzi consumati alle pareti ingiallite per la troppa umidità, teste di animali impagliati sui muri che con armi, elmi e corazze, alcune delle quali arrugginite ed ossidate, fungevano da primordiali trofei di caccia e di guerra.
Dall'altra parte del salone, ossia al punto opposto alla porta da cui i tre erano entrati, un uomo, alto e magro, dal volto scarno ed accigliato, stava in piedi accanto ad un camino acceso, con due molossi accucciati ai suoi piedi, un soldato accanto ed un servitore qualche passo più indietro.
“Ti sei degnato di tornare a casa tua, vedo.” Disse l'uomo riconoscendo il menestrello. “Talvolta non so se mio figlio è un nobile signore o soltanto uno sfacciato menestrello.”
“Salute a te, padre mio.” Con un cenno del capo Giaccos. “Vedo che il tuo umore non è migliorato dall'ultima volta.”
“Ne ho forse motivo?” Fissandolo il barone Avator. “Ho forse una ragione per essere lieto?”
“Si, perchè nella nostra casa sono giunti degli ospiti.” Annuì Giaccos. “E tutti ad Acerna sanno quanto sia celebre la tua ospitalità.”
“Acerna è il luogo più inospitale del mondo ormai.” Mormorò Avator. “Su, vieni avanti con i tuoi ospiti.” Invitandolo ad avanzare con Ardea e Biago.
Quell'ultima frase però non passò inascoltata e i due compagni si scambiarono una rapida occhiata.
“I miei omaggi, milord.” Con un lieve inchino il Taddeide. “Io ed il mio scudiero” indicando Biago “siamo onorati della vostra ospitalità.”
“Da dove giungete, cavaliere?” Chiese Avator.
“In verità” rispose Ardea “è forse più importante conoscere la nostra destinazione, piuttosto che la nostra provenienza, milord.”
“Vi ascolto.” Sedendosi su un grosso seggio il barone.
“Siamo diretti in Oriente.” Spiegò il cavaliere. “Il vescovo di Tessalonica ha richiesto l'aiuto di alcuni cavalieri Cristiani per annientare una rivolta istigata laggiù da alcuni eretici.”
“Comprendo.” Guardandolo Avator. “E forse la provenienza di un campione Cristiano è forse indegna da pronunciare?”
“Chi come noi” rivelò il Taddeide “ha poco interesse per i beni terreni, così come per il suo nome ed il suo stesso sangue, anche i titoli ed i propri Natali rivestono ben poca importanza. La causa che richiede i nostri servigi non impone solo valore e dedizione, ma anche umiltà ed annullamento di se stessi.”
“Stando così le cose” fece il barone “non chiederò oltre riguardo la vostra terra d'origine. Ma neanche il vostro nome è lecito pronunciare, cavaliere?”
“Vi basterà chiamarmi Cavaliere Errante” sorridendo Ardea “ed io volgerò a voi il mio sguardo. Questi invece è il mio scudiero Biago.”
“I miei omaggi, signore.” Con un umile saluto lo scudiero.
“Stasera dunque sarete ospiti del castello.” Sentenziò Avator. “E tra non molto ci metteremo a tavola.”
Ardea ringraziò il barone, per poi guardarsi intorno.
L'atmosfera di quel maniero era cupa ed inquietante, come se tutto gridasse la propria sofferenza contro un Destino di morte.
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Vecchio 06-01-2016, 12.42.12   #318
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Che sorpresa...un altro racconto di Ardea..la frase del Salmo è Luce di Speranza vera.

E io aspetto l' incontro tra Ardea, il Cavaliere errante, e Cramelide..
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Vecchio 08-01-2016, 18.30.50   #319
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"Bella è Lesbia, bellissima tutta fra tutte
a ognuna ha rapito ogni possibile grazia."

(Catullo)



La cena fu servita poco dopo in una sala adiacente, più piccola ed adatta ad ospitare un pasto.
Attorno ad una rozza tavola imbandita con pane, salumi, formaggi, vino e frutta vi erano Ardea, Biago, Giaccos e naturalmente suo padre il barone.
Avator era uomo di poche parole, ma comunque cortese ed ospitale e la serata passò tutto sommato tranquilla per il cavaliere ed il suo scudiero.
“Naturalmente” disse il barone ad Ardea “voi ed il vostro scudiero resterete ospiti in questo castello stanotte. Dopo un mio servitore vi condurrà ai vostri alloggi.”
“Ve ne siamo grati, milord.” Annuì il Taddeide.
Poi Avator chiamò uno dei suoi servi.
“Informa lady Cramelide che stasera non è richiesta la sua presenza.”
“Si, mio signore.” Con un inchino il servo.
A quel nome Ardea e Biago si guardarono per un lungo istante.
“Vi fermerete molto ad Acerna, cavaliere?” Chiese Avator.
“Il necessario, milord.” Rispose il Taddeide. “Ossia una notte ed un giorno. Dobbiamo riprendere al più presto il nostro cammino.”
“Comprendo.” Sorseggiando del vino il barone.
Poi la cena terminò e Giaccos intrattenne i due ospiti e suo padre con un canto ed alcuni versi.
Infine il barone congedò il cavaliere ed il suo scudiero e li fece accompagnare da un servo al loro alloggio.
“Luogo piuttosto allegro direi.” Fece Biago, appena rimasto da solo con Ardea nella loro stanza.
“Già...” guardando da una finestra il cavaliere “... un'atmosfera di lutto... ma forse è comprensibile, non credi?”
“Immagino di si, dato ciò che ci è stato raccontato.” Annuì lo scudiero. “Tu cos'hai intenzione di fare adesso?”
“Non lo so...” inquieto Ardea “... immagino che ci rifletterò su... per ora posso fare solo questo...”
“Il tempo allora non ti mancherà...” disse Biago “... visto che hai un'intera notte davanti a te. Io invece preferisco dormirci su.” E si stese su uno dei due letti della stanza.
Il Taddeide invece continuò a fissare l'immensità della sera dai vetri della finestra, come se aspettasse una risposta o forse un segno dal silenzio che avvolgeva il castello.
Poi, ad un tratto, guardando giù nel cortile vide qualcosa.
Una figura che si muoveva lenta nel vago chiarore animato dalle poche torce che bruciavano.
E osservandola infine il cavaliere riconobbe le movenze di una donna.
Incuriosito, allora, uscì dalla stanza e raggiunse il cortile.
E seduta su una delle panche di pietra, illuminata dall'incerta e malinconica luce di una torcia, Ardea vide una giovane e bellissima donna.
Un istante dopo ella, con un lieve gesto della mano, spostò un lembo del velo che copriva in parte il suo viso, mostrando le sue fattezze al cavaliere.
Era Cramelide, la figlia del barone.
La ragazza aveva in una mano un ramo spezzato e con quello disegnava sul terreno un piccolo cuore.
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Ho letto "voracemente" questo altro racconto di Ardea...e così ora Ardea e Cramelide sono vicini e chissà a chi rivolgeva quel gesto dettato dal chiarore e sospiri alla Luna la bella Cramelide.
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