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Vecchio 03-03-2018, 00.20.25   #1
Guisgard
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Il segno del Gufo

PROLOGO

Il piccolo teatrino sulla settantunesima di Broruway sorgeva presso un vicoletto isolato appena dentro un quartiere non troppo affollato dopo le 23.00.
L'impresario si tolse gli occhiali e scosse il capo.
“Fiacco secondo me...” disse.
“Ma no...” il giovane uomo dagli occhi chiari davanti a lui “... perchè? Questo monologo è pura comicità. Satira graffiante. Ironia tagliente, sagace, proprio nello stile dei grandi commediografi greci... non ha mai letto Aristofane? Menandro?” Sorridendo.
“Non va...” l'impresario.
“Preferisce i latini?” L'altro. “Plauto? Terenzio? Apuleio?”
“Cavolate...” togliendosi gli occhiali l'impresario “... la gente oggi ride col demenziale, manco conosce i nomi dei grandi autori del passato... ma ti immagini? Oggi il massimo della cultura è cliccare Wikipedia sul cellulare.” Fissandolo. “E poi, diciamocelo, Daniel... tu citi autori classici, ma i tuoi spettacoli vertono sempre e solo sulla satira anticlericale...”
“Beh?” Replicò Daniel. “Alla gente piace ridere sui buoni propositi dei preti. Buoni propositi che non vengono mai rispettati.”
“Qui sei a Broruway, Daniel.” Mormorò l'impresario. “Il quartiere dei teatri e delle opportunità, nella città più cattolica del mondo insieme a Roma. Come credi che siano visti i tuoi spettacoli qui dall'alta società? La Afragolopolis bene detesta le cose che tu ripeti ormai in ogni tuo spettacolo. Ma hai estro? Inventiva? Fantasia? Diamine, Daniel, cambia tema! Possibile che tu sappia fare solo battute sulla Chiesa? Sembri ossessionato!”
“Non sono battute...” piano l'altro.
“Come scusa?”
“Nulla...” scuotendo il capo Daniel.
“Mi spiace, ma a queste condizioni io non posso rinnavarti il contratto.” Sentenziò l'impresario. “Torna quando avrai idee nuove.”
“Ma questo teatro mi ha visto esordire...” incredulo Daniel “... io ho persino lavorato gratis nei periodi di magra... non può farmi questo...”
“Mi spiace, non è un mio problema.” L'impresario guardandolo nei suoi occhi chiari e persi.



IL SEGNO DEL GUFO

"Non abiterà nella mia casa,
chi agisce con inganno,
chi dice menzogne non starà alla mia presenza."


(Salmo 100)



Era un uomo molto diverso dal tipico medico di campagna quello che si presentò all'agenzia “Anche gli spettri piangono” del sedicente e molto discusso Ozzlon che di professione investigava, diciamo così, sull'occulto e su ogni altro genere di mistero legato al paranormale.
Il dottor Guadag, infatti, tutto sembrava tranne che un campagnolo.
Robusto, di gradevole aspetto, capelli mossi e tinti, baffetti regolari, lineamenti distesi e due occhi svegli e penetranti.
Si vedeva subito quanto tenesse al suo aspetto fisico e come si impegnasse a nascondere la sua età, essendo più vicino ai 60 che non ai 50.
Ad accoglierlo c'era il giovane Lion, l'assistente di Ozzlon, che subito condusse il medico nello studio privato del suo capo.
Questi era un tipo grasso, con capelli rossi perennemente arruffati e barba incolta dello stesso colore.
Lo sguardo era accigliato e sembrava conferire all'espressione del viso tondo e marcato un che di rabbioso, inquieto, incostante.
“Ero ansioso di arrivare e di conoscerla, signor Ozzlon.” Disse il medico dopo che l'altro gli aveva fatto segno di accomodarsi. “Non immaginavo che tutta Afragolopolis parlasse in modo così diffuso di lei e della sua originale attività.” Sedendosi.
“Immagino sia qui per un motivo” fece Ozzlon “oltre che per contare la fila di quelli che attendono per sbattermi.” Accendendosi l'ennesima sigaretta di quel mattino.
“Sfotterla?” Ridendo il medico. “Le pare che abbia fatto il viaggio dalla campagna per sfotterla?” Scuotendo il capo. “Sa quanto costa da qui Capomazda City? In modo particolare il castello dei Taddei?”
Ozzlon lo scrutò dalla testa ai piedi.
L'altro estrasse un foglio dalla tasca.
“Sono qui perché amo gli uomini pratici” aprendo il foglio “e lei credo proprio sua uno di quelli.”
L'altro lo ascoltava e fissava in silenzio.
“Questo manoscritto è molto antico.” Continuò il medico. “Credo risalga al XVI secolo... fu Sir Taddeo a consegnarmelo, esattamente sei giorni prima della sua morte che tanto fece discutere a Capomazda City.”
Ozzlon tese la mano per prendere il manoscritto.
“Oh, il manoscritto parla di un'antica leggenda che riguarda la famiglia Taddeide” mormorò il dottore “ma io sono qui per parlarle di qualcosa di più pratico ed attuale.”
“Ossia?” Ozzlon.
“Non tutto l'accaduto è stato riportato dai giornali.” Spiegò il medico. “Questo per volontà dello stesso Sir Taddeo. Egli infatti temeva che avvenimenti poco chiari potessero gettare altre ombre sulla già macabra reputazione del castello. Anche perché proprio la morte del nobile Capomazdese è stata tutt'altro che chiara.”
“Ho letto sui giornali che si è trattato di un decesso improvviso.”
“Amico mio, ero il suo medico personale e posso dirle che Sir Taddeo godeva di ottima salute. Egli è stato trovato morto in maniera diciamo poco chiara. Io ho veduto il suo cadavere e posso dirle che sul volto era impressa una smorfia di puro terrore.”
“Era questo l'aspetto pratico di cui voleva parlarmi?” Ironico Ozzlon.
“Naturalmente no.” Rispose il medico. “La morte di Sir Taddeo è stata già chiarita dalla scienza. Si è trattato di un collasso causato da una forte emozione. Forse l'essere stato sorpreso da un temporale improvviso, visto quel giorno c'era un nubifragio sulla brughiera. No, come detto, sono qui per altra faccenda. Morto Sir Taddeo, il suo parente più prossimo ed erede universale è Guisgard de' Taddei. Beh, questo manoscritto cita l'oscura leggenda, secondo la quale i Taddei sono destinati tutti a morte violenta ed inspiegabile. Naturalmente io non credo a questo genere di cose, ma qualche fanatico potrebbe approfittarne visto l'eredità di Sir Taddeo è tuttora oggetto di dispute.”
“Io cosa c'entro in tutto questo?”
“Beh, lei fa del paranormale il suo mestiere e quindi non le sarà difficile prendere l'incarico di sorvegliare il giovane rampollo quando giungerà al castello per reclamare la sua eredità.”



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Vecchio 03-03-2018, 00.41.36   #2
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Intingevo il pennino nelle varie chine colorate e lisciai il tessuto di brocatello, sopra cucii un merletto rebrode e dalle mie mani e dal pennino uscivano fioriti meravigliosi.
Avremmo fatto successo con quella linea di moda, mi ispiravo ai periodi storici da me preferiti, stavolta la collezione era dedicata a Venezia e il 1700.
La volta scorsa avevo avuto successo con le mie vestali greche, ogni volta la mia mente e le mie sapienti mani creavano modelli svariati per abbellire le donne, far divenire reali i loro sogni..essere una stilista di moda acclamata non era solo successo ma far uscire da ogni filo, ogni tessuto cucito un desiderio avverato di ogni donna e per questo motivo le mie creazioni erano a buon mercato, ogni donna doveva permettersi di piacersi, di essere ciò che voleva. Attualmente volevamo espanderci pure nel mondo della moda maschile, ma forse Giuditta sarebbe stata più brava di me visto insisteva con questa innovazione mentre io volevo rimanere nel mercato femminile.
Poi squillò il cellulare, sospirai e lessi un sms ed era proprio di Giuditta :"Preparati, stasera dobbiamo essere a una cena importante e forse pure per il nostro lavoro. Non occorra ti dica di farti bella..".
Poggiai i pennini e sbuffai, che noia erano queste cene di convenienza ma la mia collega pretendeva la mia presenza ed io ero ligia al lavoro..oh certo, avrei ammaliato tutti e risposi: "Sicuramente, sarò molto..audace, ti aspetto a casa mia tra poco".
Mi feci un lungo bagno rilassante e giocherellavo con le gambe nella vasca di fine porcellana francese, mi asciugai mentre la mia cameriera mi serviva un thè in un prezioso servizio "Bone China".
Mi preparai con cura e mi guardai allo specchio, niente male..avrei fatto successo e non potevo sfigurare visto anche il mio lavoro.
Scesi le enormi scale di marmo bianco e vidi Petronilla.."Cara, è arrivata Giuditta o è in ritardo come sempre? Già queste cene sono una noia" sospirando e ancheggiando nel vestito nero mentre guardavo il vento spazzare gli alberi fuori dalla villa sontuosa, nella brughiera misteriosa.

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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

"I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam)

"La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea

Ultima modifica di Altea : 03-03-2018 alle ore 00.46.59.
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Vecchio 03-03-2018, 00.51.22   #3
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“No, signora.” Disse Petronilla ad Altea, mentre finiva di mettere a posto nel soggiorno. “Miss Giuditta non è ancora arrivata. Gradisce qualcosa di caldo, signora? Tè o caffè?” Fissandola. “Poco fa è arrivata questo biglietto con un mazzo di rose.” Mostrando il tutto alla sua padrona.
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Vecchio 03-03-2018, 00.54.15   #4
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"Non è ancora arrivata...odio..detesto aspettare, non sopporto le persone non puntuali, Giuditta è la mia migliore amica e collega e l' ho aiutata visto le finanze proficue di mio padre..però dovrebbe avere rispetto. Ho già bevuto prima del the...un caffè per tenermi sveglia" poi arrivò con un mazzo di rose e sorrisi.."Rose rosse? Un ammiratore incallito o qualcuno che vuole farsi perdonare" e aprii il biglietto ammirando le bellissime rose, i miei fiori preferiti.
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Vecchio 03-03-2018, 01.01.38   #5
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Erano rose rosse, raccolte in una meravigliosa confezione.
“Forse uno dei tanti ammiratori delle sue collezioni, signora.” Disse Petronilla ad Altea.
La stilista allora aprì il biglietto che accompagnava le rose.
E così recitava:

“Sprazzi di passione e frammenti preziosi compongono la mirabile collezione che ho avuto la fortuna di poter ammirare oggi.
Tutti hanno apprezzato la magnificenza, la grazia e lo stile della stilista.
Io invece, indegnamente, con queste rose rubate ad un innamorato incallito, ho voluto omaggiare la bellezza della donna...”

Il biglietto si firmava da parte di un “ammiratore stregato”.
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Vecchio 03-03-2018, 01.08.11   #6
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Lessi il biglietto avidamente e rimasi quasi stregata, guardai per un attimo Petronilla e poi gli alberi che ondeggiavano tra il vento furibondo di questi giorni.
Strinsi le rose rosse al petto ma poi mi rinsavii e dissi balbettando.."E' di un ammiratore stregato..si firma così" guardando la mia fida Petronilla "Ho avuto un attimo di palpito al cuore, ma sicuramente è per il mio lavoro ma è un gesto stupendo..mettile con cura nel vaso e porta il biglietto nella mia camera..speriamo non sia un mitomane" rimanendo perplessa.
Mi sedetti sulla poltroncina francese mentre aspettavo Giuditta e sentii le notizie, ma il mio sguardo cadeva su quelle rose.
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Vecchio 03-03-2018, 01.17.45   #7
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"Lei è piena di gente che ammira il suo lavoro, signora." Disse Petronilla ad Altea. "Uno in più a quanto pare." Sorridendo.
Poco dopo si sentì arrivare un'auto.
Qualcuno bussò, Petronilla andò ad aprire.
Era Giuditta.
"Che vento..." entrando in casa lei "... qui è tutto aperto nella brughiera ed i venti sembrano essersi dati tutti appuntamento qui." Accomodandosi i capelli spettinati.
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Vecchio 03-03-2018, 01.21.54   #8
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"Troppo gentile Petronilla, però sono soddisfazioni".
Un auto arrivò e poco dopo entrò Giuditta con quella frase che mi fece scappare una sana risata.."Eh si, abbiamo la Bora, il Maestrale, il Burian e via dicendo...forse si sono dati appuntamento per sconvolgermi l' anima" mostrandole le rose e il biglietto.."Ho fatto centro...ma che persona romantica e pure passionale, sono rosse le rose...ma stiamo attente non sia un mitomane..dunque parlami di questa cena, è una ottima occasione per il nostro lavoro?" sorseggiando il caffè e versandone alla mia cara amica.
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"Si, si direbbe che hai un ammiratore segreto..." disse Giuditta leggendo il biglietto "... ed anche colto e galante direi..." annuendo "... la festa dici? Beh, qui siamo in campagna, quindi non aspettarti chissà quale galà... ma molti membri dell'alta società hanno qui cottage o seconde case... quindi una certa importanza c'è..." fissando Altea.
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"Dici sia un ammiratore segreto? Si sembra una persona colta e raffinata, ma se ne sentono tante in giro".
Ascoltai le parole di Giuditta e riflettei.."Si, pure mio padre è un uomo nobile e di affari e ha questa casa antica nella brughiera, qui ve ne sono molte, belle o in decadenza e un tempo furono sfarzose. Sarebbe bello non trovi poter rimettere a nuovo tutte queste meraviglie dell' arte perse come si cuce un vestito prezioso?" sorrisi "Bene, direi di andare visto non è bene arrivare in ritardo, non è professionale non trovi?" Indossai il prezioso cappotto elegante e salutai Petronilla, salii in auto di Giuditta e la guardai mentre partimmo.."Mi sembra pure sia morto un uomo importante da queste parti, ma non mi impiccio negli affari domestici delle altre case" accendendo la radio per ascoltare un po' di musica.
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