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#3651 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Cerchiamo come salire sul camminamento delle mura..." disse Elv a Gwen ed agli altri "... una volta in cima saremo salvi dagli indigeni."
Così cercarono come risalire, trovando un barbacane con pietre sporgenti e vi si arrampicarono. Raggiunsero il camminamento, ad un'altezza vertiginosa, ma ormai fuori pericolo da un possibile attacco indigeno. Lo spettacolo da lassù era incredibile, mozzafiato. Si poteva abbracciare con un solo sguardo gran parte della foresta tropicale da un lato e la costa con la spiaggia dall'altro. Il gruppo cominciò a muoversi fino a raggiungere degli spuntoni rocciosi su cui un lato delle mura poggiava. Qui, attraverso un non troppo ripido pendio scsero sani e salvi dall'altra parte, quella che dava sulla costa.
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#3652 |
Cittadino di Camelot
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Annuii anche se spaventata da quell'altezza vertiginosa, ma dovevo gente duro.
Mancava poco. Raggiungemmo un camminamento lungo la parete delle mura, fino a raggiungere un punto che definire alto era un eufemismo. Avevo il cuore in gola, ma al contempo la vista era sconvolgente. Si riuscivano a vedere entrambe le parti dell'isola, la costa e il suo polmone verde. Era da togliere il fiato. Alla fine, discendemmo, finalmente al sicuro. "Non ci credo che ce l'abbiamo fatta..." dissi ad Elv, con un sorriso incredulo. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk
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#3653 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Neanche io ci credo..." disse ridendo piano Elv a Gwen "... soprattutto non capisco come tu abbia fatto a portarci prima fuori dal cratere e poi verso le mura in un tragitto sicuro..."
"Si, come ci sei riuscita?" Chiese Goz alla ragazza.
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#3654 |
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Gli sorrisi, stringendo la sua mano.
Poi, ancora mi chiesero come avessi fatto. Allora parlai delle visioni e del sogno. Non sapevo se c'entrassero qualcosa, ma sa quel momento nulla era stato più lo stesso, io non ero stata più la stessa ed ero inoltre riuscita a salvare tutti, dunque qualsiasi cosa fosse ci era stata enormemente d'aiuto. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk
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#3655 |
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"Ma certo..." disse ad un tratto Goz "... sono stati gli alieni! Si, gli alieni! Hanno comunicato con Gwen tramite onde psichiche!"
Lion scosse la testa. "Qualunque cosa sia stata ci ha comunque portati in salvo." Stian. "Esatto." Annuì Jean. "Ora però basta chiacchiere. Cerchiamo di raggiungere la spiaggia e la nostra nave. A bordo parleremo di tutto ciò che vorrete." Così il gruppo riprese il cammino e dopo un paio d'ore fu alla parete rocciosa dove sembrava fosse scolpito un volto. Oltre ciò raggiunse finalmente la spiaggia.
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#3656 |
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Cercai di non badare a ciò che diceva Goz in merito agli alieni, perchè per l'appunto dovevamo raggiungere la nave e sparire da qui prima possibile.
Finalmente, raggiungemmo la costa. "Non mi era mancato mai come ora il mare, la sabbia..." commentai, leggera come una nuvola. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk
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#3657 |
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Una volta giunti sulla spiaggia, Gwen e gli altri, non ebbero problemi la scialuppa a mettersi in acqua fino alla goletta.
Poco dopo salparono e cominciarono ad allontanarsi dall'isola di Vivas, lasciandola con tutti i suoi misteri per tornare al mondo civile. ![]() Fine Episodio +++
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#3658 |
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La belva del Taburn
"Spalancano contro di me le loro fauci: un leone che sbrana e ruggisce." (Salmo 22) Al mattino, dai calmi stagni ammantati di eriche selvagge e faggi giganteschi, la nebbia si alzava. Eterea e bianca saliva dal profondo della valle, risalendo poi lenta e silente fino alle ondulate pendici del monte Taburn, il sordo guardiano di queste lande primordiali. Si alzava ed accarezzava l'abitato dell'antico borgo addormentato di Monsearcl, che sorgeva fra le creste di pietra di un'aguzza altura, un tempo sacra ai Longobardi. Saliva la nebbia dalle bizzarre cave rocciose e dai remoti eremi di monaci erranti, fra selve di rovi e fitte sterpaglie, fin dove i sicomori abbondavano e le stradine si facevano sentieri di querce ed aceri, arrivando poi a lambire i bastioni della vecchia Rocca dalle Bocche di Leoni. “La Rocca dalle Bocche di Leoni” disse il notaio Holus consultando vecchi annali “è di granito antico, scolorito e corroso dalle intemperie di molte generazioni. Scavata sul punto più alto di un'altura aguzza ed isolata, la rocca diventa visibile solo una volta giunti al vecchio borgo di Monsearcl. Formata da un maschio centrale poggia poi su 2 strutture circolari concentriche, con tutta una serie di sculture in bassorilievo sulle arcate che adornano i blocchi neri di granito. Vi si accende attraverso un ponte levatoio, un tempo utile a superare i fossati che correvano intorno alla struttura.” “E voi pensate, messer Holus che quella rocca valga i 600 Taddei che la banca mi ha chiesto?” Chiese il nobile seduto con lui nel salottino, mentre giocherellava con la sua tabacchiera in decorata in madreperla. “Assolutamente, generale.” Annuì il notaio. “In altri tempi la rocca vi sarebbe costata forse 2000 Taddei e tutti in oro. Prenderla solo per 600 è un affare quasi illegale.” “E come mai tanta svalutazione?” “Perchè sono terre lontane, abitate da contadini e pastori.” Spiegò Holus. “Perdipiù gente ignorante e superstiziosa.” “Sembra che voi mi nascondiate qualcosa, messer Holus...” ridendo il nobile generale. “Suvvia, generale.” Divertito Holus. “Non siete certo uomono che presta fede al folclore popolare, no?” “Infatti.” Il generale alzando i suoi occhi neri sul notaio e mettendo via la tabacchiera. “Vada per 600 Taddei. Sarete visitato dal mio legale domani stesso, messere.” Alzandosi il generale. “Così che io possa partire per Monsearcl quanto prima.” ![]() +++
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#3659 |
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A Monsearcl, il cielo illuminava tutto con la sua strana luce, un po' azzurra un po' plumbea, per quelle nuvole che lo velavano appena e tutti i colori improvvisamente esplodevano, i fiori pieni di vita e i prati verdi di erba e muschio si srotolavano sulla campagna ammantando le valli e le colline coi loro strati soffici.
In città, il centro non era meno vivo, era pieno di esuberanza ed energia, dopo il lungo inverno trascorso fra il freddo ed il buio, godendosi il rinnovato tepore del Sole e le giornate che andavano allungandosi sempre più. Il negozio era abbastanza affollato, quest'oggi. Tutti, chi per la famiglia o per questo o quel nobile padrone, giungevano per commissionare nuovi abiti che sostituissero quelli pesanti ed intabarrati dell'inverno, con stoffe più leggere e dai colori tenui. Iniziare a lavorare qui, in questo negozio di abiti e di stoffe, era stato davvero un colpo di fortuna. Avevo imparato a cucire da mia madre ed era stato naturale, fisiologico essere assunta come commessa e, all'occasione, anche come cucitrice, assistendo la sarta. Il mio lavoro veniva sempre grandemente apprezzato e non avrei potuto essere più felice di così. Di sicuro, il lavoro mi teneva impegnata ed evitava di farmi pensare alla scomparsa di mia madre, avvenuta già da un po' di tempo e soprattutto, cucire, che fosse per me o per i clienti, mi aiutava a sentirla più vicina a me di quanto non potesse fisicamente essere, dandomi conforto. ![]() Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk
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#3660 |
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Monsearcl pullulava di gente nel suo centro in cui confluivano le viuzze principali, sulle quali si articolava il borgo. Le casupole si dislocavano lungo le pendici dell'altura aguzza, quasi correndo verso l'alto, fino ad arroccarsi intorno all'abbazia di San Nicola, sopra la quale un crostone roccioso vedeva le poderose mura del castello innalzarsi verso il cielo.
Il negozio di stoffe era gestito dalla signora Rust e quella mattina c'era un bel pò di lavoro da fare per lei e per Gwen. Ma ad un tratto la ragazza cominciò a notare una certa agitazione nella strada. Attraverso i vetri Gwen si accorse che qualcosa aveva attirato l'attenzione di molti passanti.
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