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#311 |
Cittadino di Camelot
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Sorrisi, le sue parole erano ragionevoli. Io per prima avevo avuto quel dubbio... "Milady, sono certa che il piano presenti molte discutibili variabili, ma sono altrettanto certa del fatto che questo rappresenta una delle vostre poche possibilità di affrontare il Cavaliere del Gufo senza uno scontro diretto sul campo di battaglia, dove fin ora è riuscito ad avere la meglio, grazie alla sua indole spietata e a un'armatura incantata." Il ricordo di quell'armatura mi fece brillare gli occhi, rappresentava una delle poche difese che avrei mai avuto contro la magia del mio vecchio padrone e avrei certamente tentato di impadronirmene... almeno avrei cessato di guardarmi continuamente le spalle.
"Il fatto di non esservi riuscita una volta, non rappresenta una grande difficoltà...e nemmeno il rischio che mi voglia uccidere a vista... quando avrebbe potuto comodamente farlo durante il mio lungo soggiorno presso il suo castello o quando lo seguivo negli accampamenti delle sue battaglie... poichè sapeva, all'epoca, che ero una spia al servizio del suo alleato... eppure non lo fece..." Pensai al tempo in cui mi fu imposto di scegliere tra quell'uomo e quella fragile e miracolosa vita che mi cresceva in grembo e mi feci forza... "Ebbe l'occasione di uccidermi anche il momento prima che iniziassi la mia opera... ma nei suoi occhi vidi una quiete che mi sorprese, poichè gli sarebbe bastata una mano per spezzarmi." Feci una pausa. "Dunque, mia signora, questo vi offro... la mia lealtà e la promessa che se dovessi fallire, nessuno verrà mai a sapere del nostro patto e morirò come una spia o una strega o solo un'altra vittima di questo conflitto... e neppure la più innocente." Sospirai. "Ma se avrò successo, riusciremo a risparmiare molte vite dalla furia falciatrice del nemico." Fissai gli occhi nei suoi e tacqui. Non avevo più molto da aggiungere.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. |
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#312 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Voi già li conoscete? ... ... Non è un piano preciso e dal risultato certo.. sicuramente è una cosa un po' folle e pericolosa. Potremmo cercare di entrare nel loro gruppo in due o tre, integrarci con loro e acquistare la loro fiducia, ma da qui in poi bisognerà adattarsi alle situazioni ed essere molto prudenti."
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"La Morte sorride a tutti... Un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando..." Sito Web: http://digilander.libero.it/LoreG27/index.html Libreria on-line: http://www.anobii.com/people/gelo77/ |
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#313 |
Cittadino di Camelot
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La osservai ancora per un istante... i suoi occhi, fissi nei miei, trasmettevano una decisione non comune e niente nella sua figura tradiva il pur minimo dubbio circa quel piano.
E allora, per un istante, la ammirai... quella donna non era di Capomazda, proprio come me, e proprio come me si era trovata in mezzo ad una guerra non sua, però lei aveva qualcosa per cui combattere, lei aveva un suo scopo, aveva una sua guerra personale per la quale battersi e in nome della quale, forse, persino morire. E io, invece? Io in nome di che cosa ero lì in mezzo a quella guerra? Per lealtà? Per devozione? Per amore? ...O forse soltanto per caso? Chinai appena la testa, poi tornai a guardarla... “Se doveste fallire, milady, credo che farebbe davvero poca differenza che il nemico venga o meno a conoscenza del nostro patto! Vedete... se Cimarow e Gouf dovessero entrare a Capomazda in questo preciso momento, io sarei comunque la loro prima preda, probabilmente! E sarebbe giusto così! Però avete detto una cosa corretta... è necessario tentare di risparmiare quante più vite possibile dalla loro furia!” Feci una breve pausa, poi conclusi: “Perciò, milady, avrete il mio completo appoggio!” Ci guardammo per un momento in silenzio e seppi che non ci sarebbe stato bisogno di dirsi altro... ci eravamo capite e il patto era stretto. Ci eravamo capite come solo due donne assolutamente coscienti delle proprie possibilità in un momento estremamente difficile possono capirsi. Poi, lentamente, i miei occhi si spostarono verso il basso e osservarono per un istante il ricco bracciale al mio polso... era un oggetto di una ricchezza estrema, decorato con raffinati smalti traslucidi e disegni di filigrana, un oggetto che non passava certo inosservato e che era stato il dono di nozze per me da parte di mio marito, sebbene io fossi abbastanza certa che era stato lord Rauger a farlo eseguire e che Icarius probabilmente non lo aveva neanche mai visto. Me lo sfilai e lo tesi a Melisendra... “Questo sarà il vostro lasciapassare!” dissi “E’ un oggetto di estremo valore, tanto materiale quanto simbolico: il mio dono di nozze da parte di Sua Signoria. Lord Cimarow lo ha visto in più di un’occasione al mio polso e una volta, perfino, ne ammirò la fattura... sono certa lo riconoscerà!” Spostai poi gli occhi alternativamente su Monteguard e su Izar... “Un’ultima cosa...” ordinai “Niente di quanto ci siamo appena detti dovrà mai uscire da questa stanza per nessun motivo! Soltanto noi quattro saremo a conoscenza della verità, e nessun altro... mi sono spiegata? Assolutamente nessun altro, senza averne prima parlato personalmente con me! ...Anche i vostri uomini, capitano, non dovranno sapere nulla: direte loro semplicemente di inseguirla, senza cadere ovviamente in mano nemica! In questo modo, milady...” spiegai verso Malisendra “spero di riuscire a preservare la vostra incolumità il più a lungo possibile! Buona fortuna!” soggiunsi, più piano “...e che il Cielo vi assista!”
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#314 |
Cittadino di Camelot
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Ripresi a respirare solo quando la dolce signora che stava di fronte a me smise di parlare. Mi resi conto che eravamo talmente diverse... come il giorno e la notte, ma qualcosa ci univa in quella sventurata circostanza: quella forza sottile e disperata che cresce e germoglia nel cuore durante le difficoltà. La ammiravo per la sua calma apparente, la fragile limpidità del suo sguardo, che però celava la strenua volontà di una donna di sopravvivere... e, a Dio piacendo, prosperare.
"Mia signora," mormorai, inchinandomi e accogliendo il prezioso bracciale tra le mie mani, "partirò immediatamente... non c'è tempo da perdere. Spero che tutto ciò aiuti la vostra causa e vi mantenga al sicuro dalle pretese di Lord Cimarow." Presi un attimo per riflettere. "Vi terrò aggiornata, non appena avrò qualche informazione. Non temete, non occorreranno né messaggeri né altri intermediari... quando vi arriverà un messaggio, lo saprete. Sarà sufficiente cedere alle braccia di Orfeo." Frugai nel borsello che tenevo appeso alla cintura. Mi avvicinai a lei e posai una pietra dei sogni tra le sue mani, grande come un nocciolo di pesca, legato ad una sottile cordicella di seta bianca. Era un semplice cristallo di quarzo, di quelli che celano al loro interno tante misteriose figure e anfratti. Bianco, puro e freddo. "Col vostro permesso, scenderei nelle scuderie a sellare Pandemonio e mi recherei presso il crocevia che conduce da Capomazda verso le terre di Lord Cimarow... e che il Cielo misericordioso ascolti le vostre preghiere, Milady!" Chinai rispettosamente il capo, mentre il bracciale scendeva sul mio polso.
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#315 |
Cittadino di Camelot
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Una sonora risata dovette risuonare alle sue spalle pochi istanti dopo. Morrigan lo guardava e rideva, con un'allegrezza nel cuore che non si sarebbe mai aspettata.
"Oh, che romantico che siete!" gli gridò dietro con voce gaia "Vi siete riservato una ricca colazione e lasciate digiuna una dama che ha appena vinto un duello! Ah be'... bel cavalliere davvero!" Così lo raggiunge e si mise a camminare al suo fianco, continuando a parlare allegramente: "E sia, vi perdono... e vi consento anche di ospitarmi alla vostra tavola!" Poi il suo tono mutò d'accento, la voce si fece più profonda e del tutto seria: "Sentite, Guisgard... devo parlare con voi in privato di una questione importante... devo farvi solo alcune domande, poi vi lascerò in pace..." Lo guardò un istante, come invitandolo a darle una risposta, quindi gli sorrise e continuò con fare affabile, come se non avesse voluto dar peso a quella strana richiesta: "Ah, e datemi in prestito anche il vostro mantello... non vorrete certo farmi entrare in quella locanda in questo stato!" Accennò con la mano all'abito strappato che lui le aveva sistemato con delicatezza, quindi, senza attendere risposta, tirò il cordone del suo mantello, glielo sfilò e se lo mise sulle spalle, coprendo la pelle che il fendente di Finiwell era riuscito a denudare.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
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#316 |
Cittadino di Camelot
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Le mie dita si strinsero intorno alla pietra che Melisendra mi aveva dato. Chinai appena la testa alla donna allora e, mentre lei usciva, feci cenno a Monteguard e a Izar che potevano ritirarsi.
Poi tornai a guardare fuori dalla finestra... Quella vaga caligine non se n’era ancora andata e, a banchi, continuava ad aleggiare sulla campagna, riempiendo il mio cuore di nefasti presagi... “Bruma che non si scioglie al primo chiarore...” recitai appena tra me e me nella lingua di Sygma “porta con sé pena e dolore” Rabbrividii. E in quel momento, quasi inavvertitamente, il volto di mio marito fluttuò tra i miei pensieri... e allora, allora che dalla sua scomparsa per la prima volta finalmente ero da sola, un nodo mi serrò la gola e gli occhi iniziarono a bruciarmi forte. Inspirai intensamente e lasciai che quella sensazione strana, cui non ero certa di saper dare un nome, defluisse... ma non avvenne. E ben presto, sopra tutto quel tumulto, iniziò a farsi strada soltanto una cieca, nera, irrazionale, incontrollabile paura...
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#317 |
Cittadino di Camelot
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"Vi rallenterei se venissi con voi, saltello appena, non riesco a camminare veloce per colpa di questa gamba. Andate, se volete, io piano piano e facendo numerose soste arriverò a Capomazda trascinandomi".
Cercai di arrampicarmi aggrappandomi ai mattoni sporgenti del muro per tirarmi in piedi, feci una fatica e mi scappò un gridolino di dolore per una fitta che sentii anche alle costole oltre che alla gamba. Rimasi senza fiato un momento...
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#318 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Milady…” disse il cantastorie a Dafne “… presto farà buio e questo non è un luogo adatto ad una ragazza sola… io affretterò il mio passo e tenterò di raggiungere il borgo il prima possibile… avete qualche persona cara, un parente o un amico che io possa avvisare della vostra presenza qui? Così da mandarlo a prendervi?”
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#319 |
Cittadino di Camelot
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"No, sono sola, avevo solo mio marito... a proposito..." dissi lasciando la frase a metà pensando a quell'uomo che mi aveva mentito. Ero in collera con lui ma... chi avrei potuto chiamare? Coma avrei fatto in quello stato da sola? Misi da parte l'orgoglio e decisi di fare la povera vedova disgraziata
"sì beh c'è una persona che mi è amica, ma non ricordo il suo nome, forse lo trovate alla caserma dei cavalieri. Siete gentile ad aiutarmi, ve ne sarò eternamente grata!" Conclusi la frase mentre lui era già partito, lo guardai allontanarsi mentre cercavo di capire che cosa avrei fatto nel momento in cui avrei avuto davanti quell'uomo...
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#320 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Ma come? Voi vincete un duello e a me spetta offrire la colazione? Bell’affare davvero!” Disse Guisgard ridendo forte.
Giunsero cosi alla locanda. “Locandiere, oggi sono in ottima compagnia! C’è un tavolo degno per l’occasione?” Gridò verso il bancone. “Di cosa volevate parlarmi, milady?” Chiese a Morrigan appena presero posto ad uno dei tavoli della locanda.
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