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#1581 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Se volete potete andare a letto, milady.” Disse Gavron. “Finirò io di sistemare domattina la cucina.” Sorrise.
Si voltò poi verso la porta. “Sir Guisgard è ancora fuori…” mormorò “… non ha neanche assaggiato la minestra…” si voltò verso Melisendra “… è accaduto qualcosa, milady?” Chiese. “Ho visto che non ha più la sua spada… è la prima volta che lo vedo senza…” In quel momento si udì il suono della sua ocarina giungere da fuori.
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#1582 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Finiwell fissò incuriosito Llamrei.
“Devo dire che voi siete una monaca alquanto singolare…” disse, mentre si assicurava che la benda sulla ferita tenesse bene “… a dire il vero, se non fosse per la vostra tonaca non penserei mai a voi come un pia donna timorata e dedita ad orazioni, vespri e alla recita del Santo Rosario.” Continuò a fissarla perplesso. Guardò poi Morrigan e Cavaliere25. “Sembra che la nostra monaca non ci lasci molta scelta…” mormorò il cavaliere “… e sia, del resto se avesse voluto tenderci una trappola, l’avrebbe già fatto da un pezzo. Vedi, amico mio?” Rivolgendosi a Cavaliere25. “Anche se indossano una tonaca ed hanno preso i voti, per me le donne non presentano alcun segreto. Qualsiasi sia la loro vocazione.” Tentò di ridere, ma la ferita gli faceva ancora male. “Va bene, è inutile indugiare oltre…” disse “… il capitano ci starà cercando… e sia, sarete dei nostri, sorella!” Con sarcasmo. “Adiamo alla caserma!” Ed imboccarono il cunicolo indicato da Llamrei.
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#1583 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Layla sospirò spazientita.
“Quel calice porterà giovamento sia a voi che a vostro marito.” Disse a Talia. “A voi, come detto, donerà serenità… mentre a vostro marito farà conoscere la verità… la verità è il dono più grande che si possa chiedere… essa ci allontana del peggiore dei peccati e dei tormenti… l’illusione.” La fresca brezza d’Autunno rischiarava l’aria ed annunciava la nuova stagione. I pomeriggi erano ancora miti e sereni, rendendo la campagna luminosissima e lussureggiante nel suo rigoglioso bucolico splendore. “Una guerra è sempre una guerra...” sussurrava Layla giocherellando con una ciocca dei suoi biondi capelli “... che sia di conquista o liberazione...” “Quella guerra farà sì che la nostra civiltà possa giungere in quelle terre...” disse lui, mentre si lasciava accarezzare dai lunghi e dorati capelli di lei “... porteremo i nostri valori, i nostri ideali e difenderemo la Fede...” “Già... come hanno fatto in Terrasanta...” tristemente Layla “... mi sembra quasi di udire le stesse parole...” “Amore mio...” abbracciandola lui “... conosci Sygma? Io credo che sia tra le terre più belle che ci siano... freschi e lucenti fiumiciattoli serpeggiano tra verdeggianti colline, mentre meravigliosi girasoli seguono il Sole nel suo attraversare il cielo... la campagna lì sembra infinita. Come un tappeto si lascia ondeggiare e condurre sul dorso delle colline, con rigogliosi vitigni ed uliveti che tappezzano quello che sembra essere un meraviglioso abito a festa della natura... potresti cavalcare per miglia e miglia senza incontrare città, borghi o castelli… miglia e miglia di quel paesaggio che sembra infinito... per poi imbatterti in un casale che pare incantato, circondato da austeri cipressi sferzati da un vento che sembra nascere dal ventre stesso della terra rossa di Sygma...” “E perché volete portare la guerra in un luogo tanto bello?” Domandò Layla. “Layla...” sospirò lui accarezzandola “... Sygma è una terra meravigliosa... una terra della quale io voglio renderti la principessa e la regina...” “Già, le principesse di Sygma... sono famose per la loro bellezza... pallide, eteree, degli stessi colori del Sole...” “Layla, io tornerò sempre da te...” prendendo il volto di lei nelle sue mani “... dimmi che mi aspetterai ed io tornerò da te... dimmelo, Layla...” “Ti aspetterò…” sussurrò lei con i suoi bellissimi occhi azzurri resi quasi vermigli dalle lacrime “... ti aspetterò sempre... cos’altro potrei fare... ti amo...” “Quel calice potrebbe essere un vostro alleato, milady.” Continuò Layla, dopo un attimo di silenzio. “Come lo fu per Alcesti… dipende da voi...” In quel momento arrivò Shezan. “Milady…” disse agitato “... Morgan ha avuto un’altra crisi…” A quelle parole Layla corse fuori in giardino.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 28-06-2011 alle ore 05.59.22. |
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#1584 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Icarius posò il giglio ai piedi della statua della Santa Vergine e si voltò poi verso i cavalieri e le dame.
Ma appena Icarius palesò la sua scelta, tutti loro si segnarono e chinarono il capo. Le campane della cattedrale suonarono e fu celebrata la messa. Anche Icarius vi partecipò, ricevendo, come tutti i presenti, il Corpo del Redentore. Finita la messa tutti loro uscirono dalla cattedrale. “Sayla…” disse Icarius turbato “… perché mi dici questo? Davvero vuoi abbandonare questo viaggio? Non vuoi più essermi accanto in quest’impresa?” Fissò poi Nishuru e la ragazza che Sayla aveva chiamato Luna. “Se sono riuscito a giudicare bene” continuò “e a donare il giglio alla sua legittima proprietaria è grazie alle parole di questo cantore.” Indicando Nishuru. “Gli sono dunque debitore ed averlo con noi in questo viaggio mi rassicura non poco. Quanto a questa ragazza…” fissando Luna “… se ella è tua amica, Sayla, allora è anche amica mia… verranno con noi, se vorranno davvero.” Avvicinandosi a Sayla. “Ma non abbandonarci, Sayla. Ti prego.” “Mio signore…” intervenne commosso il vecchio del giglio “… vi sono debitore per aver risolto il Giudizio del Giglio. Se non fosse stato per voi, quel fiore sarebbe sfiorito miseramente…” “Allora, se davvero vuoi sdebitarti, indicaci la via per la Dimora degli Innamorati.” Disse Icarius. “Mio signore, ti ripagherei malamente allora!” “Perché mai?” Chiese Lho. “Perché esso è un luogo terribile, a cavallo tra il passato ed il nostro tempo!” Agitandosi il vecchio. “Tra la realtà e l’illusione, tra la vita e la morte!” “Non abbiamo altra scelta.” Fece Icarius. “E’ lì che siamo diretti.” “Mio signore, ascoltatemi…” quasi disperandosi il vecchio “… in quel luogo vi è solo solitudine, angoscia, dolore e morte… e temo che anche voi, giungendovi, incontrerete tali sciagure…” “E’ davvero tanto terribile quel posto?” Domandò Lho. “Si, amici miei!” Esclamò il vecchio. “In esso vi è un’oscura tradizione… La Dolorosa Costumanza…” “E di cosa si tratta?” Chiese Icarius. “E’ un oscuro pegno che le forze del male richiedono a chi giunge in quel luogo…” scuotendo il capo il vecchio “… e sono certo, conosciuto il vostro ardore, che una volta lì, vorrete poi cimentarvi in quell’impresa…” “A me preme solo ritrovare mia moglie” disse Icarius “ e riportala a casa con me. E né voi, né nessun altro mi impedirà di fare ciò.” “Continuate oltre la cattedrale” indicò il vecchio “senza allontanarvi mai dal sentiero… giungerete così in piccolo borgo, sul quale domina La Dimora degli Innamorati con la sua sinistra e spettrale immagine…” “Mettiamoci in cammino.” Disse Icarius. “Forse sarebbe saggio saperne di più sulla prova della quale raccontava questo vecchio.” Mormorò Lho. “Solo giungendo in quel luogo scopriremo la verità.” Rispose Icarius. “Andiamo.” “Aspettate, milord…” lo chiamò il vecchio. Icarius lo fissò. “Voglio darvi solo un consiglio… il vostro giudizio vi ha aiutato a risolvere la questione del giglio… affidatevi ad esso e non seguite le scelte o le convinzioni altrui…” “Non capisco…” “Nel dramma dei Taddei tutti hanno pietà e compassione per lady Gyaia…” fece il vecchio “… ma in realtà anch’ella ha delle colpe in tutto ciò… chi ama non fugge via… ricordatelo, mio signore… chi ama davvero, non fugge mai via… perché oltre l’amore, vi è solo la morte…” Icarius lo fissò per alcuni istanti. Poi lo ringraziò, lo salutò e fece cenno ai suoi compagni di riprendere il cammino.
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#1585 |
Dama
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"Vi consiglio di ridimensionare il vostro concetto, cavaliere. Avrete conosciuto "tutte le donne" ma non avete ancora conosciuto me. E ciò non è un invito ma un consiglio sullo starmi alla larga. Evitate di ridacchiare o farò in modo che il dolore di quel graffietto vi impegni la mente". Imboccai il cunicolo e mi avviai in direzione della caserma.
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#1586 |
Cittadino di Camelot
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Io, Luna e Nishuru aspettammo fuori dalla cattedrale che la messa finisse.
"Luna, sapresti dirmi qualcosa in più sul cavaliere del gufo? Sai, dopo questo viaggio... dovrò fargli visita... Il Sommo Sacerdote sarà già furioso per questo mio ritardo." La porta della cattedrale si aprì e ne uscirono il vecchio, Lho ed Icarius. dissi ad Icarius che non avrei continuato quel viaggio, se Luna e Nishuru non fossero venuti con noi. Icarius acconsentì, dicendo che Nishuru lo aveva aiutato a risolvere l'enigma del giglio, ma era più scettico nei confronti di Luna. "Luna, oltre ad essere mia amica, è la figlia della donna che ci ospitò alla Torre Diroccata, all'inizio del nostro viaggio..." Ascoltai il vecchio darci indicazioni per arrivare alla Dimora degli Innamorati, mettendoci però in guardia. Ancora la tradizione della Dolorosa Costumanza... ma di cosa si tratta? Guardai sospettosa l'anziano uomo e poio mi voltai ad osservare il tramonto. "E' tardi, Nobile Taddei, dobbiamo rimetterci in cammino e trovare un posto ove passare la notte prima che faccia buio..." dissi incamminandomi. Non sapevo se continuare ancora il mio viaggio. La mia identità era stata scoperta e stavo mettendo a rischio anche Luna e Nishuru. Solo per aiutare un pazzo. Interrogai mentalmente Luna, per chiederle consiglio, ma lei mi rispose che non mi poteva aiutare, che doveva essere una mia scelta. Ricordai il viso di Talia e l'immaginai imprigionata chissà dove. Accellerai il passo. Lei non merita tutto ciò...
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"La Morte non è una punizione, ma una liberazione" Dragon Heart. ![]() |
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#1587 |
Cittadino di Camelot
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Guardai il mio amico Finiwell e dissi ora devi solo guarire e tornare forte perr la grande battaglia che ci attende e mi sedetti su una sedia accanto a lui
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#1588 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La luce del crepuscolo era quasi scesa sulle radure del bosco e sul fertile manto della campagna.
Verdi fronde scintillavano di meravigliose tonalità sotto gli ultimi bagliori del Sole che andava a spegnersi nello sterminato orizzonte. La volpe, come la cerbiatta e la colomba, conduceva i propri piccoli nella tana, per proteggerli non dai predatori della notte, ma da quelli, ben più feroci, che si muovevano nelle ultime luci del giorno. I traditori erano radunati lungo il passo detto Delle Cinque Vie, dove avevano trascorso le ultime ore prima di iniziare il fatale e decisivo assedio alla capitale taddeide. Il luogo di quel convegno era presso un antico sentiero di oppi, già conosciuto ed attraversato dagli antichi romani per congiungere queste torre con quelle del nord. Da qui, congiunti i due schieramenti, si erano mossi alla volta di Capomazda. Il loro arrivo fu annunciato prima da sordi boati, poi dal fumo e dalla polvere che sollevarono i loro cavalli. Dalle torri le sentinelle lanciarono subito l’allarme, facendo piombare la città ed il popolo in un incubo che fino a quel momento era stato solo immaginato. Due cinte murarie cingevano Capomazda: quella che circondava il borgo e quella che proteggeva la cittadella ducale. In un attimo tutto quel mondo fu circondato dai due poderosi schieramenti nemici. Innumerevoli torce si accesero, illuminando il crepuscolo Capomzdese con i loro sinistri ed infausti bagliori. Capomazda e la sua gente erano in una morsa.
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#1589 |
Cittadino di Camelot
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Non sapevo cosa rispondere a quel bambino tanto compìto. Nonostante fossi madre, non avevo mai avuto veramente a che fare con i bambini, nemmeno col mio, visto che era un'altra donna a crescerlo. Il mio passato non mi aveva certo preparata a farlo. Con Uriel avevo un rapporto che certe volte mi sorprendeva, perché il richiamo del sangue era forte, mentre altre volte mi lasciava con un po' di amarezza, specialmente quando nei suoi occhi vedevo un bisogno che non potevo soddisfare. Io per prima dubitavo di potermi prendere cura di lui come una madre qualsiasi. Forse lui lo aveva capito, forse era rimasto deluso e amareggiato. Sapevo come ci si poteva sentire, da bambini, a porsi complesse domande sulla propria madre. Per molto tempo avevo accusato la mia di avermi lasciata senza combattere, mentre di lei avevo solo un ricordo confuso che scompariva in un nugolo di fumo. Forse Uriel pensava lo stesso di me.
"Guisgard ha prestato la sua spada per salvarne un'altra e insieme la vita di mio figlio..." risposi a Gavron, avvicinandomi. "Il mondo e l'animo degli uomini, Gavron, è agitato da numerose forze, che sono talvolta buone, altre cattive, altre ancora sono semplice mutamento... è importante che ci sia un equilibrio. Qui a Capomazda è a rischio questo equilibrio..." gli passai affettuosamente una mano tra i capelli. "Guisgard è una brava persona... potrebbe far sì che ogni cosa vada al suo posto..." Per un attimo vidi un paio di luci brillare e svanire. Sfacciati, pensai. "Forse è difficile da capire... non volevo confonderti le idee, ma non temere, non succederà niente di male." Mi domandai se lo dicessi per rassicurare me o lui.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. |
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#1590 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Luna accennò qualcosa a Sayla sul misterioso Cavaliere del Gufo.
“Egli è un uomo malvagio e feroce.” Disse. “Ciò che rende gli uomini le straordinarie creature che sono, è la loro anima. Ma quel cavaliere non conserva più nessuna anima. Egli è rinchiuso in quella sua indistruttibile corazza, come in una prigione.” Solo queste parole la ragazza proferì, mentre la nobile compagnia si era già rimessa in viaggio, seguendo le indicazioni del vecchio del giglio. Ad un certo punto avvistarono un piccolo borgo. Il suo aspetto era ospitale e molte persone animavano le sue strade. Il loro arrivo fu salutato dalle campane che suonavano a festa. Appena entrarono nel centro abitato, i nostri eroi furono subito raggiunti da diverse persone che li fissavano incuriositi. “Quel cavaliere…” dicevano alcune donne parlando fra loro e fissando Icarius “… verrà di sicuro per tentare La Dolorosa Costumanza…” e nel dire queste cose scuotevano il capo e si disperavano. “Che peccato…” avvicinandosi altre donne ai loro cavalli “… è così nobile e bello… che Iddio abbia pietà di lui…” “Che strana atmosfera vi è in questo luogo…” mormorò Lho. Icarius fissava ed ascoltava tutto ciò senza dire nulla. Ad un tratto si mostrò ai loro occhi un bellissimo palazzo. Sorgeva su una piccola altura e dominava tutto il borgo. Era circondato da alti alberi ed aveva mura che sembravano insuperabili. “Che luogo è quello?” Domandò Icarius ad un passante. “E’ la Dimora degli Innamorati, milord.” Icarius allora fissò quel luogo che appariva, ai suoi occhi, la fine e la meta di quel loro mistico ed irreale viaggio. ![]()
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