Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 11-09-2009, 02.30.14   #22
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

VI

"Monello e scanzonato, l'indomito
ragazzo, nei polverosi libri i grandi cavalieri
cercava, sognando crociate e il Santo Graal.
Ma sempre lui sapeva che nella vecchia
casa l'amore familiare ad attenderlo trovava."
(Le Geo, libro I)


Ardea si accorse che il viso di sua nonna, mentre lo baciava, era bagnato da lacrime.
Il cavaliere si avvicinò al ragazzo fissandolo attentamente.
“Il tuo nome è Ardea, vero?”
“Si, milord.”
“Tua nonna ci ha raccontato che hai molti libri. Sono una mercanzia rara di questi tempi. Io ne ho veduti solo nei monasteri ed in qualche castello.”
Ardea annuì.
“Mi piacerebbe vederli. Vuoi avere la cortesia di mostrarmeli?”
“Si, certo. Seguitemi, signore.”
Così Ardea condusse con se il cavaliere in una piccola stanza, che rappresentava per il giovane gran parte del suo mondo.
Qui vi erano conservati un buon numero di libri, forse più di quanti ce ne fossero nell’intero borgo Saggese.
Il cavaliere ne sfogliò qualcuno sotto lo sguardo attento di Ardea.
“L’abate Petrillus, il sant’uomo che mi accompagna, dice che chi legge molto aspira ad essere chierico o poeta.”
“Non saprei, milord.” Rispose Ardea.
“Tu quindi non ambisci a nessuna delle due cose?”
“No signore.”
“A quanto pare allora” rispose divertito il cavaliere “l’abate si è sbagliato.”
“Non saprei, milord.”
“Tu allora cosa vorresti farne della vita, visto che ritieni, a quanto sembra, poco allettanti l’arte della poesia e la missione del chierico?”
“Milord, non disprezzo nulla di ciò che dite” rispose lesto il giovane “dico solo che non ne sarei capace.”
“Perché mai?”
“Per essere uomo di chiesa occorre la vocazione, mentre per comporre versi una musa che ti ispiri.”
“Arguto!” Ribatte il cavaliere. “E di cosa ti ritieni invece più degno?”
Ardea abbassò per un momento il capo e poi arrossì.
“Cos’hai? Vergogna o timore?” Chiese il cavaliere.
“Io sogno di essere cavaliere!” Disse di getto Ardea.
L’uomo in armi sorrise.
“Comprendo il vostro riso…in questo luogo non vi è né valore per aspirare a tanto, né nobiltà che lo possa riconoscere…”
“Lancillotto e Parsifal furono presto orfani di padre, eppure divennero della cavalleria la massima espressione.” Disse il cavaliere.
“Si, ma loro ebbero il merito di essere alla corte di re Artù. Io come corte posso solo aspirare al folto bosco e l’unico sovrano che vi regna è il mitico Oberon, ma non credo abbia bisogno di cavalieri.”
“Rimpiangi quindi i tuoi poveri natali?”
“No, milord, mai!” Rispose con decisione il giovane. “Solo le leggi di questo mondo che premiano il sangue anziché il valore!”
Il cavaliere restò stupito dall’ardore di quella risposta. E disse:
“Il fato da a tutti una possibilità per essere grandi.”
Poi, rimesso a posto uno dei libri che aveva sfogliato, il cavaliere s’accorse che dalle pagine era caduto un foglietto spiegazzato.
Aprendolo vide disegnato uno schizzo. Era il gufo con la rosa che Ardea vide sul ciondolo del cavaliere incontrato anni prima.
“Cos’è questo?” Chiese il cavaliere.
“Un disegno che feci tempo fa.”
“Cosa rappresenta?”
“Il simbolo di un cavaliere.”
“Come lo conosci?”
“E’ una lunga storia, ma non credo vi possa interessare.”
“Io credo di si.”
E detto questo, tirò fuori dal mantello un ciondolo in tutto simile a quello che Ardea vide anni prima.
“Il gufo con lo rosa!” Gridò il giovane. “Come fate ad averlo, milord?”
“Come ti ho detto, il fato da a tutti la possibilità di essere grandi.” Rispose il cavaliere. “E questo ciondolo, se ne sarai degno, sarà la tua possibilità!”
Ardea restò attonito e confuso, mentre l’immagine del fiero gufo con la bella rosa scintillava nei suoi occhi.



(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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