Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 15-09-2009, 02.59.59   #27
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

VIII

"E da lontano, oltre gli aspri monti,
appariva, come faro illuminante ai
navigatori speranzosi di un'accogliente
terra, Imperias, superba dimora degli
ultimi eroi conosciuti."
(L'Imp, libro I)


In breve la nobile compagnia attraversò la ridente campagna che circondava il borgo Saggese e si trovò sul lungo sentiero che tagliava in due il folto bosco, oltrepassato il quale sarebbero giunti nelle terre del signore d’Altavilla.
“Sei triste, ragazzo?” Disse Vico d’Antò osservando Ardea avvolto in un profondo silenzio.
“Si, milord” rispose Ardea “e vi confesso che se fossi da solo piangerei come un bambino.”
“Mi sembra naturale tutto ciò.”
“Piangere non è da uomini, milord. E tantomeno da cavalieri.”
“Non credo sia vero.”
“Nessun cavaliere ha mai pianto, signore!”
“Forse dovresti ricrederti.” Rispose con un sorriso Vico.
“Gigia” gridò poi rivolto verso il suo seguito “vieni qui e racconta al nostro tenero ragazzo come anche i più grandi cavalieri hanno versato lacrime!”
Il menestrello chiamato dal cavaliere si fece avanti, abbandonando gli uomini che seguivano ed iniziò a recitare:

“Storie di cavalier non son rare
bagnate da molte lacrime amare!
Tristano non pianse forse per la bella Isotta?
Come Lancillotto per Ginevra a voce rotta!
Ed Orlando che di Angelica bramava l’amor
non era certo pari ai lamenti del Cid Campeador?
E molti altri versarono sospiri e lacrime,
facendo del dolor l’ideale delle loro anime!”

Finite le sue rime, Gigia fece un profondo inchino e tornò nei ranghi da dove era venuto.
“Visto?” Disse Vico. “Se vuoi piangere e alleggerirti il cuore sei in buona compagnia!”
Ardea sorrise e si sentì un po’ più sollevato, grazie alla sensibilità di quel cavaliere, oltre che ai virtuosismi lirici di Gigia.
Il viaggio intanto continuava e la compagnia era ormai giunta in una vasta terra, delineata da una verdeggiante e superba brughiera.
“Questa che vedi, ragazzo mio” Disse Vico d’Antò “è la terra detta Delle Cinque Vie. Qui sono i domini del duca d’Altavilla.
“Perché questo curioso nome, milord?” Chiese Ardea.
“Perché quando anticamente questi luoghi vennero conquistati, la prime cose ad essere costruite furono proprio cinque strade, attraverso le quali la civiltà potè giungere in queste terre.”
“E questa terra appartiene tutta al duca?”
“Tutta. I suoi antenati la conquistarono ed egli ne ha ampliato, con il suo valore, i confini. Inoltre il diritto di possesso e trasmissione lo guadagnò anche con le sue campagne volte a liberare questi luoghi dagli eretici che le abitavano.”
“Ed ora gli eretici non vi suono più in queste terre? Chiese Ardea.
“Per Grazia di Dio non più!” Rispose Vico.
“Liberaci dal male, o Signore!” Esclamò l’abate Petrillus, segnandosi tre volte.
Ad un certo punto, finalmente, la compagnia avvistò un maestoso castello in lontananza.
Circondato da una possente cinta muraria e racchiuso da sette alte torri, il maniero dominava l’intero paesaggio come un gigante addormentato.
“Quello è il castello del duca, ragazzo!” Indicò Vico.
Ardea al solo vederlo sentì una forte emozione nascergli dal cuore.
Giunti in prossimità del castello, Vico fece suonare il corno da uno dei suoi uomini, per annunciare al duca il loro ritorno.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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