Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 14-09-2009, 02.20.28   #26
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

VII

"Il più semplice diventerà
un eroe e il più superbo
sarà scudiero; il caldo sfocerà
nel freddo e la notte si tramuterà
nel giorno. Allora il mio destino
sarà compiuto."
(Antica canzone normanna)


Ardea osservava confuso e stupito il volto di quel cavaliere, che a sua volta lo guardava come colui che dispensa doni a chi nulla possiede.
“A quanto pare conosci questo stemma.”
“Si, milord.” Disse il ragazzo. “Ma voi chi siete e perché possedete quel ciondolo?”
“Visto che ami tanto le storie dei cavalieri” rispose con un sorriso quel cavaliere “te ne racconterò una io ora.”
Ardea lo ascoltava sempre più stupito.
“Tempo fa uno dei più forti cavalieri del regno, mentre combatteva per il suo futuro re, cadde in un’imboscata dove i suoi uomini furono uccisi e lui ferito.” Iniziò a raccontare il cavaliere.
“Senza cavallo e quasi senza forze, si ritrovò in questi luoghi, presso un antico cimitero. Solo, stremato e ferito, attendeva la morte che gli avrebbero di sicuro dato i suoi inseguitori se non fosse accaduta una cosa tanto imprevista quanto benigna.”
Il cavaliere fece una pausa e poi continuò:
“Accadde che un fanciullo, inviatogli certo dal cielo, lo soccorse. Sviò i suoi inseguitori e gli procurò un cavallo per fuggire.”
“Milord…chi era quel cavaliere? Sono anni che me lo chiedo, interrogando i miei sogni senza aver risposta!” L’interruppe Ardea.
“Il cavaliere che salvasti, ragazzo mio, era il duca Taddeo d’Altavilla. Dopo quella notte, egli riuscì a tornare nelle sue terre e fu tra gli artefici della vittoria del re.”
Ardea restò senza parole, ma con una gran gioia nel cuore. Ora finalmente sapeva il nome del suo cavaliere.
“Io sono Vico d’Antò, suo cavaliere e vassallo, col compito di portare a te oggi le sue parole.” Disse il cavaliere.
“Il duca non ha dimenticato il tuo gesto.” Aggiunse. “Il cielo non gli ha concesso la grazia di avere un figlio ed egli ha espresso il desiderio che tu possa diventare questo per lui.”
Ardea credette di sognare.
“Sta a te decidere, ragazzo mio.” Concluse Vico.
Descrivere ora cosa provò nel cuore Ardea ad udire quelle parole non è facile.
Gli stati d’animo degli uomini, come i loro sentimenti del resto, sono un miscuglio di sensazioni e reazioni che non è facile decifrare.
Da sempre Ardea aveva sognato di poter un giorno divenire cavaliere. Ma comprendeva che tale cosa era difficile a realizzarsi poiché egli non aveva sangue nobile nelle vene.
E comunque fino a quando fosse vissuto nel borgo tali aspirazioni sarebbero rimaste solo utopie.
Ora però si stava concretizzando ciò che nemmeno nei suoi sogni più belli aveva mai osato sperare.
Il destino sembrava davvero aver bussato con vigore alla sua porta, per concedergli un’occasione mai nemmeno concepita.
In un momento tutto sembrò prendere senso, compiersi, come se qualcuno, da un luogo posto al di sopra dell’intelletto umano, avesse scritto tutto ciò.
Il cuore gli batteva come un ossesso e per un attimo credette di sognare.
Ma poi, all’improvviso, qualcosa sembrò destarlo da tutto ciò: i suoi amati nonni.
Come avrebbe potuto abbandonarli così?
Egli era il bastone della loro vecchiaia e l’unica gioia che possedevano.
Erano soli, fiaccati dalla vecchiaia e dalla povertà. Erano stati da sempre la sua unica ed amata famiglia.
Lasciarli per un sogno, per grande che potesse essere, ad Ardea sembrò un imperdonabile peccato.
“I miei nonni…” Sussurrò.
“Noi partiremo nel primo pomeriggio. Rifletti bene su cosa decidere.” Sentenziò Vico.
Ardea tornò in casa dai suoi nonni.
Lì trovò uno accanto all’altro, abbracciati senza dirsi nulla.
Neanche lui disse nulla e corse a stringersi a loro.
Forse quel momento sarebbe durato per sempre se non fosse stato interrotto dalla nonna:
“Non far attendere questi nobili signori. Corri a prepararti, altrimenti non potrai più partire.”
“Non posso lasciarvi” rispose Ardea “il mio cuore è qui, con voi.”
“Ardea, figlio mio” disse la nonna “la vita altro non è che una continua ricerca della perfezione. Tu non sei fatto per vivere qui. Ho sempre saputo, nel mio cuore, che un giorno saresti andato via. Ora quel momento è giunto.”
“Ma resterete soli…”
“Ti abbiamo cresciuto come un figlio, giurando di darti sempre il meglio. Se ora non ti permettessimo di andare verremmo meno a quel giuramento.”
“Potrò mai sdebitarmi con il cielo per avermi donato una famiglia come voi?”
“Si. Diventa un gran cavaliere” intervenne il nonno “e fa che la tua fama giunga fino a quaggiù, ragazzo mio!”
Di nuovo i tre si unirono in un tenero e commosso abbracciò.
All’ora stabilita per la partenza, la compagnia fu pronta e Ardea era con loro.
Usciti dalla casa trovarono un buffo ragazzotto, con l’aria smarrita, nel cortile ad attendere notizie. Era Karim.
Ardea lo prese in un angolo e i due parlarono per un pò. Poi un forte e sentito abbraccio sancì quella non meno dolorosa separazione.
L’ultimo sguardo fu per i suoi nonni, come i suoi sospiri e le sue lacrime solo a stento contenute, mentre abbandonava quel nido dove era cresciuto, fino ad allora, come tenero uccello.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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