Discussione: La Gioia dei Taddei
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 29-03-2011, 15.50.58   #83
Melisendra
Cittadino di Camelot
 
L'avatar di Melisendra
Registrazione: 27-02-2011
Residenza: Dai boschi nebbiosi
Messaggi: 610
Melisendra sarà presto famoso
Mi sentii improvvisamente stanca... le mie energie si erano affievolite durante la lunga cavalcata e potevo percepire tutte le energie che mi circondavano con estrema chiarezza, il desiderio di abbeverarmene iniziava a salire e presto sarebbe diventato quasi prepotente. Potevo solo immaginare il pallore delle mie gote a quel pensiero.
Il cavaliere appiedato non pareva costituire una minaccia per il nostro piccolo convoglio, ma quando scomparve all'interno della carrozza, quasi ne fui sollevata. Udii il borbottio di Morrigan al mio fianco e non potei fare a meno di sorriderne.
Mi sistemai meglio i veli sul viso e strinsi ancora una volta gli alamari del mantello, quel gesto nervoso era un chiaro sintomo della mia preoccupazione.
Ormai il pomeriggio volgeva verso sera. Le ombre si allungavano sempre più. Il cavallo scandiva il tempo col rumore dei suoi passi. Improvvisamente mi sentii sbalzata nel passato...

L'ultimo litigio era stato terribile, la mia ribellione lo aveva mandato su tutte le furie e mi aveva lasciata appesa per tre giorni in una gabbia tra gli alberi della foresta. Non era ammissibile che non volessi più uccidere per lui.
Ora stava portandomi alla pazzia, negandomi la possibilità di nutrirmi, facendomi soffrire tra le nebbie della foresta, dove l'aria si agitava come fantasmi inquieti. La mattina del quarto giorno, stremata, fui liberata. Non mi reggevo in piedi.
"Vedi? Non puoi negare la tua natura..."
Sollevai gli occhi e gli rivolsi un ultimo sguardo d'odio prima di cadere riversa sul pavimento, il respiro affannoso mi bruciava nel petto.
"Cosa pensi di fare senza di me? Chi si prenderà cura di te?" Sospirò e mi girò intorno..."Pensi che là fuori saranno clementi con te?" Sentii dei nitriti provenire da fuori.
"Ti prego, lasciami morire... uccidimi..." sussurrai stremata, aggrappandomi alle sue ginocchia e stringendo a malapena il suo pugnale, che scendeva dalla cintura. Con una spinta mi gettò indietro, per riafferrarmi subito e sollevarmi da terra, quasi fossi fatta di aria.
"No, no... vivrai... tu sei mia, vivrai fino a quando mi piacerà." Mi accarezzò il viso e si soffermò sulla mia gola. Non avevo la forza neppure per piangere, tanto meglio. "Guarda cos'ho per te..."
Sollevai a malapena la testa e vidi una figura immobile sul mio letto. Un cavaliere forse. E capii. Sapeva che l'istinto di sopravvivenza avrebbe avuto la meglio e mi sentii in trappola. Mi adagiò accanto alla figura immobile, doveva averlo narcotizzato. Un cavallo nitrì nuovamente.
"Tornerò quando sarai di nuovo in te", sussurò malvagiamente al mio orecchio. Ed uscì.
Era tutta un'illusione, quella stanza, il mio letto, le coppe da cui bevevo il mio vino e i morbidi velluti su cui dormivo. Fuori da quella porta c'era solo il bosco e la nebbia. I cristalli che descrivevano il perimetro delle mie stanze erano la mia prigione.
Quel cavaliere dormiente si agitò vicino a me, sogni oscuri. Il mio istinto reclamava ciò che mi teneva in vita. La ragione invece inorridiva al pensiero di un'altra vittima. Mi chinai su di lui. Il suo respiro era lì, caldo e umido, mi prometteva nuove forze. Cedetti... ma non lo uccisi. Ne presi abbastanza da rimettermi in piedi. Avevo percepito la forza delle braccia di quell'uomo, i sogni di gloria, il pericolo dei campi di battaglia.
Non ero un'assassina. Ero un pettine. La mia natura si insinuava in mezzo a quel groviglio di emozioni umane e si nutriva di quell'ancestrale retaggio istintivo. Come un pettine, strappavo qualcosa. Ma che bisogno c'era di strappare loro la vita?
Frugai nelle tasche del cavaliere... ero quasi euforica dal piccolo pasto e mi sentivo come ubriaca. Improvvisamente un piccolo oggetto liscio e freddo mi incuriosì. Uno specchio!
Non avevo mai posseduto uno specchio. Mi ero vista occasionalmente in qualche riflesso, ma il mio signore mi aveva vietato di possedere specchi. Mi osservai incuriosita. Grandi occhi grigi, occhi da lupo, profondi, resi voraci dall'appetito. Ero pallida e sul viso mi cadevano morbide ciocche castano rosso. Voltai lo specchio e decisi che non amavo gli specchi. Improvvisamente un'idea balenò nella mia mente. Non ci pensai due volte.
Mi diressi là dove sapevo si trovava un cristallo, poichè più volte avevo tentato di forzarlo, senza ottenere altro che una scossa. Vi appoggiai lo specchio e fuggii.
Un rumore assordante mi fece urlare. Il cavaliere si svegliò di colpo e ci trovammo sdraiati su delle foglie secche. Un cavallo grigio nitrì terrorizzato, poco lontano. Mi avvicinai e lo afferrai per le briglie, il cavaliere stava venendo verso di me, ma cadde sotto un'improvvisa pioggia di frecce. Stavano arrivando. Stava arrivando.
Montai in sella e spronai il cavallo disperatamente. Pregai che le nebbie mi nascondessero.

La mano corse nuovamente agli alamari del mantello. Mi domandai se dovessi apparire pallida, mi pizzicai una guancia.
Quando saremmo giunti a Capomazda? Spronai il cavallo e proseguii un po' al trotto, lo sentii rilassarsi. Io e Pandemonio eravamo legati dal momento in cui aveva perso il suo cavaliere. I cavalli non si ingannano con la magia, sapeva che la mia prigione non era altro che un'illusione e aveva nitrito tutta notte nella speranza di svegliare il suo cavaliere. Ma da allora si era preso cura di me, scegliendo con attenzione sentieri sicuri e correndo veloce come il vento.
Mi avvicinai alla carrozza, bussai sul tetto e scostai una cortina: "Monsignore, dovremmo accelerare, non sono terre sicure per viaggiare di notte, dovremmo affrettarci, mancano poche ore al tramonto."
__________________
Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.

Ultima modifica di Melisendra : 29-03-2011 alle ore 16.17.30.
Melisendra non è connesso