Visualizza messaggio singolo
Vecchio 04-04-2017, 18.59.59   #32
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
Messaggi: 51,903
Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Un altro framento, un soffio, un eco giunto dalla nuova storia che a Dio piacendo sta nascendo...

Ho trovato la diligenza ferma ad attendermi, col suo cocchiere, uomo tarchiato e curvo, con i tipici abiti di queste terre, al suo posto che tiene a bada non senza una certa fatica i suoi cavalli.
All'interno della vettura vi sono tre passeggeri, quattro compreso me, tutti diretti presumibilmente oltre il Reno.
Io dunque sono l'unico ad essere destinato a scendere prima.
Appena partiti ho cominciato a vedere il paesaggio mutare in modo repentino.
In breve la tipica ambientazione di quei luoghi cambia, lasciando il posto ad un territorio selvaggio, quasi primordiale, eppure intriso di un certo splendore tra il desolato ed il romantico.
Sullo sfondo, nell'inquieto ardore di un cielo quasi plumbeo si staglia il variegato fogliame dei salici, delle querce e dei noci, in una natura inesorabile, forse matrigna che invece sembra voler schiacciare tra sterpi e rovi i maturi e colorati frutti degli aranci, dei meli e dei mandorli in fiore.
Come se tutto in quelle lande rappresentasse, persino in tono drammatico, l'eterna dicotomia tra la Luce e le tenebre.
Davanti a me si apre una terra aspra e meravigliosa, coperte di vaste ed impenetrabili foreste, racchiusa da invalicabili e millenari monti addormentati, con le loro spettrali alture chiazzate da olmi, faggi ed erbosi strapiombi che circondavano la strada.
Dovunque gli alberi sono in fiore, riflettendosi con le loro screziature su un'erba verde ed incontaminata, appena lambita dagli infiniti colori dei petali caduti.
Ciò mi ha fatto ricordare le parole dell'albergatrice circa la pagana festa di Morgana in quelle terre.
In queste immagini di ancestrale e bucolico splendore la Mosa serpeggia come lingue d'argento, quasi fosse padrona di questo mondo così lontano dal nostro Occidente.
Le montagne circondano, anzi dominano su ogni cosa sorge sotto il cielo, torreggiando a destra ed a manca ed illuminate dal flebile Sole del mattino, capace di screziare le loro fattezze e mutandole in bagliori di un blu cobalto negli strapiombi, di purpurei e verdi riflessi dove l'erba ammanta su spuntoni di fredde rocce sospese, tutto ciò racchiuso in un'infinità di rupi e picchi scoscesi, frastagliati che paiono svanire oltre quell'orizzonte così sognante, magico, persino spettrale.
Come se quella terra fosse al di fuori del mondo.
Tutto mi incuriosisce di questa landa, come le screziate macchie di oleandri ed eriche, i tronchi di ciliegio che scintillano nel candore dei loro petali penduli ed i cespugli frondosi e carichi di bacche di ogni sorta di colore.
Ho notato sul margine della strada, quasi a cadenza regolare, una sterminata quantità di Croci, sulle quali sono inchiodate le Sante Figure del Redentore agonizzante, scolpite in un legno austero ed antico e davanti alle quali una delle passeggere si Segna ogni volta.
Come se gli abitanti di quel luogo temessero qualcosa, che cercassero di esorcizzare un che di oscuro.
La superstizione popolare riesce sempre ad inquietare, soprattutto in un simile scenario.
Il viaggio è durato fino al tardo pomeriggio, quando un cupo crepuscolo è sceso a coprire e confondere ogni cosa intorno a noi, mentre un inaspettato freddo è sembrato sorgere dall'informe foschia dell'imbrunire.
Abbiamo proseguito fino a quando è apparso un bivio, con una Cappellina al centro.
La passeggera si Segna ancora.
Come se oltre la Cappellina cominciasse una terra diversa.
Ed infondo è così, visto oltre essa comincia la misteriosa Uaarania.
“Il signore è giunto...” dice il cocchiere col suo pasticciato accento.
Allora scendo dalla diligenza.
E qui vedo giungere un'altra carrozza, trainata da una pariglia di stalloni neri come la notte che schiumano e nitriscono nervosamente.
Un attimo dopo la diligenza va via, lasciandomi solo con l'inquietante cocchiere della sinistra vettura appena giunta.
Si tratta di un uomo alto e magro, vestito come la notte e il cui volto è celato dall'alto bavero della giacca e da un grosso cappello tipico del posto.
Pronuncia allora alcune parole in Latino che mi sembrano in principio incomprensibili, ma poi la cui cadenza mi rammenta il vecchio scritto di Lovercraft da cui sono tratte:

“Non è morto ciò che in eterno può attendere,
e col passare degli eoni anche la morte può morire.”

Un attimo dopo un po' titubante mi deciso a salire sulla carrozza.
E partiamo.
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
Guisgard non è connesso