Discussione: Personaggi Artù Pendragon
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Vecchio 25-03-2008, 13.40.12   #1
Hastatus77
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Knight Artù Pendragon

Si è discusso e si continua a discutere tra gli storiografi sulla storicità o meno della figura di re Artù, che compare in moltissime leggende, poemi e racconti, conosciuti complessivamente col nome di Materia di Britannia, Ciclo bretone e Ciclo arturiano.

Base storica
C'è chi pensa che la figura di Artù sia basata su uno o più personaggi realmente esistiti e che egli fosse un capo romano-britannico che combatté contro gli anglosassoni tra la fine del V e gli inizi del VI secolo. Le evidenze archeologiche mostrano che nel periodo in cui si pensa che sia vissuto Artù, l'espansionismo degli anglosassoni subì una battuta d'arresto per un'intera generazione. Se effettivamente esisti*****, il centro del suo potere fu nelle aree celtiche del Galles, della Cornovaglia, dell'Inghilterra nord-occidentale e nella Scozia meridionale. E forse anche in Bretagna (in Francia). Quest'ultima è comunque un'altra questione molto controversa. Comunque, alcune teorie sostengono che Artù avesse origini romane o pre-romane.

Connessioni con i Sarmati
Nel 1978, C. Scott Littleton e Ann C. Thomas, riprendendo e ampliando le ipotesi di Joel Grisward e Kemp Malone, teorizzarono l'esistenza di una connessione tra i Sarmati da un lato e la storia e la successiva leggenda di Artù dall'altro.
Gli alano-sarmati erano una popolazione nomade delle steppe dell'odierna Ucraina che combatteva a cavallo con spada lunga, lancia, arco e scudo (su cui era inciso un simbolo indicante il diritto di portare le armi). Indossavano armature a scaglie ed elmi conici ed erano conosciuti nel II secolo d.C. per la loro abilità come cavalieri pesanti.
Nel 175, l'imperatore romano Marco Aurelio arruolò 8.000 sarmati nell'esercito romano, di cui 5.500 furono poi inviati lungo il confine settentrionale della Britannia romana (odierna Inghilterra). Là si unirono alla legione VI Vincitrice, in cui serviva un certo Lucio Artorio Casto. Invece di rimandare a casa questi guerrieri una volta terminati i loro 20 anni di servizio, le autorità romane li insediarono in una colonia militare nell'odierno Lancashire, dove i loro discendenti sono attestati dalle fonti ancora nel 428 come "truppa dei veterani sarmati".
Va detto che la cultura dei sarmati è rilevante per le tradizioni arturiane. Oltre alla loro abilità come cavalieri pesanti (e i guerrieri di Artù sono cavalieri), i sarmati avevano un enorme attaccamento, quasi religioso, per le spade (il loro culto tribale era rivolto a una spadaconficcata a terra, simile alla leggendaria Spada nella roccia. Portavano anche stendardi che avevano forma di draghi, un simbolo utilizzato anche da Artù e dal suo presunto padre, Uther Pendragon. Le loro cerimonie religiose erano celebrate da sciamani della loro terra natale, forse come Merlino, e comprendevano l'inalazione di vapori allucinogeni che esalavno da un calderone (cosa che richiama le leggende sulle visioni del Santo Graal). Infine, un precedente per il perduto luogo di sepoltura di Artù ad Avalon può essere trovato nella pratica dei sarmati di seppellire i propri capi accanto ai fiumi, dove i loro corpi e averi erano presto spazzati via.
I fautori della teoria di questa connessione guardano anche alle leggende dei discendenti dei sarmati come prova a sostegno. Gli osseti, un popolo iraniano che vive nelle regioni dell'Ossezia e della Georgia, parlano l'osseto, l'unica lingua sarmata ancora parlata. Le ossete saghe dei Nart, che celebrano le imprese di un'antica tribù di eroi, contengono un numero di interessanti parallelismi con le leggende arturiane. Anzitutto, il guerriero Nart Batraz è indissolubilmente legato alla sua spada, che alla sua morte deve essere rigettata in mare, e così quando gravemente ferito chiede ai suoi compagni superstiti di fare ciò, costoro scagliano l'arma in acqua solo dopo tre volte. Tutto ciò è molto simile alla storia di Artù che, ferito mortalmente dopo la battaglia di Camlann, ordina al suo unico cavaliere superstite, Bedivere, di riportare Excalibur alla Dama del Lago. Anche costui esita ad eseguire l'ordine e per due volte mente ad Artù prima di fare ciò che lui gli ha detto.
Inoltre, gli eroi Nart Soslan e Sosryko raccolgono le barbe dei nemici sconfitti per decorare i loro mantelli, proprio come Rience, nemico di Artù. E come a Rience, anche a Soslan manca un'ultima barba per completare il suo mantello. Un'altra similitudine si riscontra nella Coppa dei Nart, (la Nartyamonga), che compariva nei giorni di festa e portava a ciascuno la cosa che più desiderava mangiare e che era custodita dal più coraggioso dei Nart ("cavalieri") e dalla maga vestita di bianco e associata con l'acqua, che aiuta l'eroe a conquistare la sua spada (anche qui molte sono le similitudini con le storie arturiane)
Sebbene vissero almeno tre secoli prima dell'arrivo dei sassoni in Inghilterra, Lucio Artorio Casto e i suoi cavalieri sarmati potrebbero essere sopravvissuti nella memoria, contribuendo almeno in parte a formare le prime storie di Artù. Sebbene molti sostenitori della connessione sarmata leghino le origini della leggenda arturiana a Casto e ai suoi sarmati del II secolo, altri studiosi hanno invece suggerito che alcuni dettagli d'origine sarmata come la Spada nella roccia potrebbero invece essere stati aggiunti in seguito nei romanzi francesi, entrando forse nella tradizione come risultato dell'impatto provocato dall'arrivo degli alani nell'Europa del V secolo d.C.
Coloro che non accettano il collegamento coi sarmati, lo fanno sostenendo che l'oscurità che circonda la figura di Casto renderebbe quest'identificazione improbabile. Affermano anche quanto sia di poco peso come prova della connessione sarmata il fatto che Casto sia divenuto un'importante figura leggendaria. Del resto, nessuna fonte romana accenna a lui o a imprese da lui compiute in Britannia. E non esisterebbe neppure una qualche prova effettiva che Casto abbia comandato i sarmati. Inoltre, le connessioni sarmate emergerebbero da opere tarde come La morte di Artù di Thomas Malory (XV secolo), in cui si dice che Artù e i suoi uomini erano "cavalieri in armature scintillanti". Invece, non comparirebbero nelle tradizioni più antiche scritte in gallese come il Mabinogion. E ciò ha portato gli scettici a concludere che l'influenza sarmata fu in realtà molto limitata nello sviluppo dei racconti arturiani e che quindi non può essere stata base storica di queste leggende. In realtà, il tema della "spada nella roccia" compare già in uno dei primi poemi di Roberto de Boron, mentre elementi sarmatici sono identificabili anche nei racconti gallesi del "Mabinogion" anche se potrebbero appartenere a un comune sostrato indoeuropeo. La prova che Casto ha effettivamente comandato i sarmati in Britannia si evince dall'analisi dell'epigrafe 1919 del volume III del Corpus Inscriptionum latinarum di Theodor Mommsen, in cui si legge che, dopo il grado di praefectus (forse praefectus alae = comandante di truppe a cavallo), Casto fu "dux legionum cohortium alarum Britaniciniarum contra Armoricanos", cioè rivestì il ruolo di comandante supremo delle truppe della Britannia contro gli armoricani. Dato che l'epigrafe è datata alla fine del II secolo d.C. e che in quel periodo i sarmati costituivano buona parte della cavalleria romana in Britannia, è sufficientemente provato che essi furono guidati da Casto almeno nella campagna di Armorica, mentre resta probabile che egli li condusse anche in precedenza come praefectus alae e che abbia partecipato al loro trasferimento in Britannia dalle regioni danubiane, dove aveva servito come centurione e primo pilo della legione V Macedonica.

Artù leader dell'età del Bronzo
John Darrah e Arthur Cummins hanno ipotizzato che Artù visse nell'età del bronzo, attorno al 2300 a.C. Loro sostengono che l'estrarre una spada da una roccia sia in realtà una metafora che richiama la forgiatura dell'arma dal metallo su un'incudine. Inoltre, il lanciare nell'acqua un'arma che aveva grande valore richiamerebbe una pratica funeraria britannica dell'età del ferro, attestata da molti ritrovamenti fatti nei fiumi e nei laghi. Quest'ipotesi è comunque molto controvera.

Fonte: Web

Continua...
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"La Morte sorride a tutti... Un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando..."


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