Guisgard, mentre tornavano indietro, fissava Elisabeth, senza che lei se ne accorgesse.
In realtà lui lo faceva sempre.
La guardava continuamente.
Ormai ne conosceva ogni singola espressione, compresi quei piccoli gesti che lei faceva quasi senza accorgersene.
Quando con le dita giocava arricciandosi i capelli.
O quando quel vermiglio alone si diffondeva sulle sue gote, in seguito ad una litigata tra i due, facendo ancor più risaltare quei suoi luminosi occhi.
O anche solo quando lo fissava senza dire nulla.
E lui, davanti al suo sguardo, avrebbe voluto dirle mille cose.
Anche ora la fissava.
E fissava le loro mani ancora unite.
Guisgard non si chiedeva perchè lei tenesse ancora la mano nella sua.
Anzi, temeva che ella, finito ormai l'incanto malefico, potesse ritrarla quella mano.
Durante il ritorno i due incrociarono i loro sguardi, ma sempre senza dire nulla.
Giunsero così nel cortile.
Il barone continuava a minacciare tutto e tutti, mentre la vecchia nel cerchio, rivedendo Elisabeth, la chiamò a sè per concludere il rituale.
E prima che Elisabeth si avvicinasse al cerchio, Guisgard la tirò a sè.
La fissò per qualche istante e poi disse:
"Elisabeth...stai attenta...io sarò qui se avrai bisogno..."
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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