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Vecchio 13-04-2015, 20.31.15   #2276
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 05-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Ecco.” Disse Guisgard sorridendo. “Per stasera credo che basti.”
“Come sarebbe?” Stupito uno dei piccoli orfanelli che lo avevano ascoltato fino a quel momento. “Non vorrete lasciarci così, vero?”
“Si, vogliamo conoscere il resto della storia!” Fece un altro di quelli.
“Si, non riusciremo a dormire per la curiosità altrimenti!” Un altro ancora.
Guisgard rise.
“Vogliamo sapere chi vincerà tra Icarius e Gvineth!” Uno dei piccoli al duca. “E poi cosa faranno Cimmiero e l'ambasciatore di Maruania!”
“E conoscere anche se Altea riuscirà ad arrivare in tempo al duello!” Un altro bambino. “E poi se il Priore Tommaso ed Elisabeth sveleranno il mistero della bestia!”
“Io voglio invece scoprire quali sono le vere origini di Tessa!”
“E se Gwen e lo spaventapasseri troveranno la Dama del Lagno!”
“E Galgan ingannerà i malvagi atei di Maruania?”
“E cosa accadrà a Clio?”
Chiesero in coro altri bambini.
“Quante domande!” Divertito Guisgard. “Facciamo un patto... se farete i buoni, presto tornerò per raccontarvi il seguito. E forse altre storie.” Facendo loro l'occhiolino. “Ma solo se le suore mi diranno cose buone su di voi.”
“E la cosa più importante non volete dircela?” Chiese una bambina.
“Quale sarebbe?” Fissandola il Taddeide.
“Dove si trova il Fiore Azzurro...” mormorò la piccola “... è quella la cosa più importante...” mostrando una rosa al duca “... questa rosa è un regalo di suor Fausta... chissà, forse il Fiore Azzurro è una rosa...” dandola a Guisgard.
“E per me?”
“Si...” sorridendo la bambina “... dovete cercare il Fiore Azzurro, vero? Così batterete per sempre la Gioia dei Taddei.”
Lui si limitò ad accarezzare la piccola, poi salutò i piccoli e lasciò l'orfanotrofio.
Era ormai quasi il crepuscolo ed il Taddeide percorreva a piedi la strada fra l'orfanotrofio ed il palazzo dei duchi.
Ad un tratto un leggero vento soffiò lungo la via, che apparve per un momento deserta.
Guisgard continuò, fino a quando giunse davanti ad una piccola chiesetta.
Era aperta ed entrò.
Si segnò, pregò davanti all'altare, ma quando fece per uscire vide un'ombra davanti al confessionale.
Una figura austera e di bell'aspetto lo fissava.
“Mi conoscete?” Domandò Guisgard.
“Vuoi confessarti?” Chiese la figura.
“In verità no...” scuotendo il capo lui “... ero entrato solo per pregare...”
“Dovresti invece.”
“Confessarmi?”
“Si.”
“Come fate a dirlo?” Guardandolo Guisgard. “Non mi sembrate un prete...”
“Sei causa del male di tanti” fece la figura “dunque è giusto che tu confessi le tue colpe.”
“Non mi avete detto chi siete, però.” Scrutandolo il Taddeide.
“Fa differenza?” Mormorò la figura. “Potrei essere chiunque, a te cosa cambierebbe?”
“Meglio che vada.” Avvicinandosi alla porta Guisgard.
“Avevi giurato...”
“Cosa?” Voltandosi il Taddeide.
“Che l'avresti cercato per vincere la Gioia.”
“Chi siete?” Turbato Guisgard.
“Sono un Taddeiede come te.” Rivelò la figura.
“Un momento...” guardandolo meglio Guisgard “... il vostro volto... si, conosco il vostro volto... siete Ludovici de'Taddei, nipote dall'Austero morto anni fa in seguito ad una ferita durante una giostra...” scosse il capo “... no, cosa dico... gli somigliate soltanto... questa penombra mi confonde...”
La figura non disse nulla, invitandolo ad uscire dalla chiesa.
I due così si ritrovarono in strada.
“Hai scelto di non cercare più il Fiore...” disse la figura “... hai tradito il tuo giuramento quando ti fecero duca...”
“Non cambierebbe nulla...” mormorò Guisgard “... nulla... sono duca ora, no?”
“E su cosa governeresti?”
“Su Capomazda.”
“Sbagli.” Sentenziò la figura. “La Gioia governa qui, non tu. Guarda...” indicando le strade deserte.
Un attimo dopo molta gente tornò ad animarle.
“Si, vedo...” con tono sarcastico Guisgard “... strade vive, gente serena, grazie a Dio.”
La figura non disse nulla.
“Io vado...” salutandola l'altro “... addio.”
Ma più camminava, più l'atmosfera, i palazzi, le case e la gente sembravano differenti.
I soldati non avevano le uniformi tradizionali e di Croci non se ne vedevano affatto in giro.
Le chiese poi erano tutte chiuse.
“Ma cosa diavolo succede?” Stupito Guisgard.
“Ti ho detto...” apparendo di nuovo la figura “... governa la Gioia dei Taddei ora qui...”
“Io sono duca.” Rivolgendosi a quella Guisgard.
“No, tu hai fatto la fine degli altri.” Svelò la figura. “Ora i Taddei non governano più qui.”
“Ma se io sono vivo!” Inquieto Guisgard.
“Sei un'ombra come me.” Scuotendo il capo la figura. “E le ombre non hanno volto.”
“Sciocchezze!” Esclamò Guisgard. “Ora vi faccio vedere io!” E si avviò in mezzo ad una piazza affollata.
“Chi di voi mi riconosce?” Guisgard ai presenti.
“Ma che vuole questo?” Uno di quelli.
“Sarà un mendicante.” Un altro ancora.
“Non mi riconoscete?” Stupito Guisgard.
“Dovremo?” Fissandolo un uomo.
“Aspettate, io lo riconosco!” Alzandosi un altro. “E' Ivan il Terribile!” E rise, seguito da tutti gli altri.
“Ma siete impazziti?” Gridò Guisgard.
“Su, ora vattene, amico.” Spingendolo via uno di quelli. “Non avrai monete da noi, pezzente.”
“Maledetti...” con astio il Taddeide.
Ma quelli lo circondarono, con tono minaccioso e la cacciarono dalla piazza.
Guisgard, incredulo, corse allora verso una taverna, doveva aveva lasciato il suo cavallo.
Ma del destriero neanche l'ombra.
Il Taddeide cominciò allora a litigare col taverniere, accusandolo di avergli rubato il cavallo, ma fu malmenato e buttato fuori da quello e dai suoi garzoni.
“Ma cosa sta succedendo?” Profondamente scosso Guisgard. “Sto sognando? Si, deve essere per forza così...” corse così via, verso il palazzo.
Ma durante il tragitto riconobbe un uomo che spingeva un grosso carro, piegato quasi in due dalla fatica.
“Ammone!” Chiamò il duca. “Ammone, amico mio!” E lo raggiunse.
Ma quello lo guardava senza dire nulla.
“Ma... non mi riconosci?”
“No.” Sbottò l'omone.
“Ma cosa dici?” Scuotendolo Guisgard. “E perchè sei ridotto così?”
“Avanti, torna a lavorare, cane!” Urlò un uomo dal carro. “O ti farò frustare!”
Ammone riprese a spingere il carro e sparì, lasciando Guisgard senza parole.
Di nuovo arrivò la misteriosa figura.
“Come è finito così?” Guardandolo andare via Guisgard. “Ammone, amico mio...”
“Non era più con te” rivelò la figura “e dunque è finito come schiavo per debiti.”
“Ma chi sei?” Con rabbia Guisgard.
“Ti ho detto... sono un Taddeide, come te...”
“No, tu devi essere una sorta di stregone...” additandolo il Taddeide “... si è mi hai fatto un qualche incantesimo...”
Una campana in lontananza suonò all'improvviso.
“E' un segno.” La figura. “Quando una campana suona allora da qualche parte è sbocciato il Fiore Azzurro. Qualcuno così partirà per cercarlo.”
“Il fiore della bambina...” cercando nelle tasche Guisgard “... dov'è? L'avevo qui con me!”
“Nessuno ti ha dato quella rosa” a lui la figura “perchè quei piccoli sono morti di stenti dopo che l'orfanotrofio è stato chiuso.”
“Come sai della rosa?” Arrabbiato Guisgard.
“So tutto di te.” Rispose la figura.
“No, è un incanto...” agitato Guisgard “... ma io so come uscirne! Ho degli amici!” E corse via, fino a quando in strada vide una carrozza e si gettò davanti ai cavalli.
“Ehi, siete impazzito?” Gridò il cocchiere.
E dal finestrino si sporse una bella dama, dai lunghi capelli chiari, gli occhi verdi e riccamente abbigliata.
“Altea!” Urlò Guisgard. “Sono io!” Avvicinandosi a lei.
“Chi siete?” Stupita la dama.
“Ma come?” Sbraitando il Taddeide. “Neanche tu mi riconosci? Sono Guisgard, non vedi?”
“Come osate?” Con disprezzo lei. “Come osate spacciarvi per lui? Non avete un po' di rispetto? Guisgard è morto anni fa, ucciso dalla Gioia dei Taddei!”
Guisgard la fissò incredulo.
“Ora andatevene o vi farò arrestare.” Fece lei, per poi ordinare al cocchiere di proseguire.
“Altea dopo la tua morte” avvicinandosi la figura a Guisgard “si è sposata con suo cugino e vive tra Capomazda e Sygma.”
Ad un tratto una parata militare apparve nelle strade.
“Chi sono?” Indicando i militari Guisgard.
“Dopo la fine dei Taddei” raccontò la figura “Maruania e Gioia Antiqua si sono spartite il ducato.”
“I militari, fuggite!” Gridò qualcuno in strada.
“Sono di Mariania o di Gioia Antiqua?” Chiese un altro.
“Cosa cambia?” Rispose un altro ancora. “Maruania è una tirrannia e la regina di Gioia Antiqua ci odia come odiava i Taddei, perchè a causa di un Arciduca ha sofferto per Amore!”
“Fuggite!”
“Chiunque tu sia” Guisgard alla figura “ti prego, dimmi dov'è Clio...”
“Non dovrei...”
“Ti prego...” disperato Guisgard “... se davvero sei stato uno dei miei e ora siamo entrambi ombre, ti prego... dimmi di Clio...”
“Ti farà male...”
“Si è sposata anche lei?” Guisgard. “Mi ha dimenticato? Dimmelo, ti prego... in nome di tutti i Santi, dimmelo...”
Lo condusse allora in un antico e dimenticato Cimitero, davanti ad una lapide.
Guisgard la pulì dagli sterpi e dai rovi, liberando l'incisione funeraria.
E nel leggerla si accasciò a terra.
“E' morta...” a capo chino la figura.
“Com'è accaduto?”
“In battaglia...” narrò la figura “... morto tu, è tornata a fare la mercenaria... ma le armate di Maruania sono troppo forti... un colpo di alabarda ha spaccato in due il suo cuore...”
Guisgard pianse a lungo su quella lapide.
“Capisci ora?” Continuò la figura. “Capisci che compito avevi? Le sorti del ducato e molte vite dipendevano da te. E tu hai dimenticato tutto smettendo di cercare il Fiore Azzurro.”
“Perdonami...” in lacrime Guisgard “... perdonami... voglio avere un'altra possibilità...ti prego... voglio un'altra possibilità per cercare il Fiore... dammi un'altra possibilità e ti giuro non mi fermerò fino a quando non lo avrò trovato...”
Si alzò il vento e la figura svanì dalla sua vista.
Guisgard tornò a piangere sulla lapide.
“Eccovi...” arrivando dei soldati.
“Andatevene!” Alzandosi di scatto lui. “Andatevene, o giuro che vi uccido tutti!” Agitando un ramo secco trovato a terra.
“Ma, milord...” uno dei soldati “... cosa avete?”
“Milord?” Ripetè Guisgard. “Mi... mi riconoscete?”
“Riconoscervi?” Il soldato sorridendo. “Diamine, vi stiamo cercando per tutta la città, milord! Vi credevamo svanito nel nulla!”
“Mi riconoscete!” Felice Guisgard. “Mi riconoscete!” Scoppiando a ridere. “Un momento...” estraendo la rosa dalla giubba “... la rosa della bambina! La rosa!” Saltando di felicità. “Eccola! La rosa!”
“Abbiamo qui il vostro destriero, milord.” Un altro di quei soldati.
Guisgard li ringraziò e vi montò su, galoppando via, verso la città.
Tutto sembrava normale ora.
La gente in strada, le Croci ovunque, le chiese aperte.
E galoppando il duca salutava lieto tutti.
E tutti lo rispondevano felici.
E quando passò davanti all'orfanotrofio, si sentì chiamare.
Erano gli orfanelli.
“Bambini!” Raggiante il duca a quei bambini che lo salutavano gioiosi.
Lui scese da cavallo, entrò nel cortile e li abbracciò tutti.
In quel momento suonò una campana.
“La suora dice” uno dei bambini “che quando una campana suona allora da qualche parte è sbocciato il Fiore Azzurro.”
“E' vero...” Guisgard alzando lo sguardo verso il campanile dove suonava la campana “... è vero...” tornando a sorridere ai piccoli.
“Vogliamo una storia!” In coro i piccoli.
“Ne ho una bellissima...” allegro il duca.
“Di che parla?” Domandò un bambino.
“Di un Fiore...” ammiccando loro Guisgard “... ma non un semplice fiore... del Re di tutti i fiori...”
“Il Fiore Azzurro!” Esclamò un altro di quei piccoli.
Guisgard annuì, per poi ridere insieme a tutti loro.


Fine...?

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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
Guisgard non è connesso