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Vecchio 09-01-2017, 02.26.38   #2
Clio
Disattivato
 
L'avatar di Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Forse dovrei fermarmi, riposare.
Ma non posso, la capitale ormai non è lontana, anzi, le sue porte sono sempre più vicine.
Tutto questo sta diventando un'ossessione.
Quella spada pesante è ormai leggera nelle mie mani, i movimenti impacciati sono diventati fluidi, rapidi e veloci.
Sono mesi ormai che non faccio altro.
Mesi che colgo ogni opportunità per allenarmi.
Nulla ha più senso, se non la vendetta.
Nulla ha più valore se non questa spada.
La sua spada.
La mia spada.
Damasgrada.

"Io non ti lascio.." gli occhi spaventati e increduli.
"Va, Clio.." prendendomi le mani, lui "I soldati stanno arrivando.." mentre i rumori al piano di sotto erano sempre più possenti.
"Combatterò con te.." annuendo fieramente.
Lui sorrise e mi accarezzò i capelli senza dire niente.
"Se dovessero vederti con me, per te sarebbe la fine..." con uno sguardo infinitamente triste "Non gli permetterò di farti del male..".
"Ti uccideranno!" terrorizzata.
Lui mi strinse a sè.
"Morirò in pace, se so che tu sei salva.." dolcemente.
"No, non me ne andrò!" replicai.
"Testarda che non sei altro.." lasciandosi andare in un sorriso a cui risposi "Probabilmente come lei..".
Lo guardai sorpresa.
"Lei chi?" chiesi.
Allora si tolse la cinta con la spada, e la allacciò attorno alla mia vita.
"Ma.." protestai incredula "La tua spada..".
"Prendila.." con gli occhi nei miei "Non ho mai visto nessuno imparare a combattere così velocemente... sei nata per questo.." sospirando "Questa spada apparteneva a una donna avvolta nella leggenda..".
Mi illuminai.
"Quella del libro?" sorridendo tra le lacrime.
Il libro che lui mi aveva regalato, che mi faceva sognare più di ogni altro.
"Sì, lei.." annuì "La verità è che anche se la mia famiglia l'ha acquistata tempo fa, non è mai stata nostra... è tua, l'ho capito dalla prima volta che l'hai impugnata..".
"Ma io.." protestai, ma lui mi prese le mani.
"Ti prego, prendila.. portala con te..." con uno sguardo intenso in cui erano racchiuse tutte le paure di quel momento "Forse era questo il mio destino.." sorridendo "..portala con te, e non sarò morto invano!".
Non potei far altro che annuire, tra le lacrime.
"Io non ti lascio..." un'ultima, disperata, volta.
I rumori erano sempre più forti, sempre più pressanti.
Vidi i suoi occhi velarsi di lacrime, mentre i miei ormai ne erano invasi.
Allora mi baciò, con disperazione e trasporto.
Ormai erano dietro la porta.
Restammo abbracciati, fronte contro fronte, per un lungo istante.
"Vivi anche per me, Clio..." sussurrò, alzando gli occhi sui miei "Va ti prego..".
Alzai lo sguardo velato di lacrime, annuendo.
Corsi verso la scala di servizio, per poi voltarmi un'ultima volta a guardarlo.
Mi stava guardando con uno sguardo struggente.
Allora corsi verso di lui, un'ultima disperata volta, e lui mi prese tra le braccia, affondando il viso nei miei capelli.
"Ti avrei davvero reso la mia signora.." sussurrò, baciandomi tra i capelli.
"Lo so.." tra le lacrime.
In quel momento la porta cedette, e solo una corsa disperata mi impedì di essere vista dai soldati.


La mia signora, aveva detto...
Eppure mi aveva reso molto più di quello.
O forse tutto, tranne quello.
A stento riconoscevo il mio viso allo specchio, dov'era la ragazza spensierata che lui aveva conosciuto?
Quella che sognava solo di girare il mondo, di vivere avventure sempre nuove ogni giorno?
Certo, nessuno se n'era accorto.
Ero un'attrice, dopotutto.
Ero abituata ad indossare una maschera.
Ed era quello che facevo ogni giorno con gli altri membri della compagnia.
Indossavo una maschera.
La maschera di me stessa.
Nessuno sapeva che avevo imparato a combattere.
Nessuno sapeva perchè mi allontanavo veramente dal carrozzone nei lunghi pomeriggi di pausa.
Avevo detto loro di avere un innamorato trasferitosi in città, che non vedeva l'a di vedermi.
Loro sapevano di Jean, certo, ma gli avevo fatto credere di aver già dimenticato tutto.
"Un'occasione sprecata.." così l'avevo definito, ridendo "Potevo diventare contessa, ci pensate?".
Tutto lì, un bel ragazzo, la prospettiva di ascesa sociale, una storia struggente da raccontare.
Eppure ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo la sua testa ruzzolare giù dal palco.
"Ti vendicherò..." avevo sussurrato tra la folla urlante, stringendo Damasgrada.
Qualcosa di me era morto con lui quel giorno.
Forse l'innocenza di una ragazza spensierata.
Chi ero ora?
Non ero più solo la bella.
Quel ruolo che recitavo da sempre, con mille e mille storie.
Ero la fanciulla da salvare, la dama da conquistare, la servetta che si rivelava una principessa, la cortigiana da riscattare, la bella da far innamorare.
Avevo sempre amato quel ruolo, e forse nei miei sogni più segreti c'era la speranza che un giorno, l'Amore incontrollato e immortale dei nostri spettacoli arrivasse anche per me.
Ora però tutto era diverso.
Ora guardandomi allo specchio vedevo molto più di questo.
Vedevo un volto e un'espressione che non conoscevo.
Forse era quella, la vera me dietro la maschera.
Era ora di rientrare, mi sistemai, presi il cestino e mi diressi verso il carrozzone dove gli altri mi stavano aspettando.
Raggiunsi così il carrozzone, che sostava fuori città.
Il viaggio era stato lungo, e quella sosta ci voleva proprio.
Restai per un momento ad osservare il carrozzone, poi eccellerai il passo.
"Eccomi.." mi annunciai agli altri che erano già davanti al carrozzone della Compagnia Teatrale di Monsieur Ozillonne "Guardate un po' cosa ho trovato?" mostrando loro delle fragoline di bosco.

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