Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 14-10-2009, 02.32.22   #73
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

XX

"Molto egli oprò co l'senno e con la mano,
molto soffrì nel glorioso acquisto;
e in van l'Inferno vi si oppose, e in vano
s'armò d'Asia e di Libia il popolo misto."

(La Gerusalemme Liberata, I, 3)


I lunghi capelli bruni sudati, il bel volto provato per la fatica, lo sguardo stanco ma fiero ed orgoglioso.
Stava la, davanti a tutti, con la spada ancora in pugno, ansimando per lo sforzo ma con la consapevolezza di aver mostrato il suo valore.
Mentre il pubblico a gran voce acclamava:
“Violaceo! Violaceo!”
Il re e tutti i nobili che occupavano la tribuna reale, saltarono in piedi davanti a quel volto.
Ma prima che qualcuno potesse dire qualcosa, Ardea si avvicinò al nobile palco e si inginocchiò.
“Mio re” cominciò a dire “e voi tutti, nobili baroni e graziose dame. Perdonate la mia audacia e la mia imprudenza, ma la volontà di mostrare il mio valore e la mia fedeltà al re ha reso impaziente ogni proposito imposto dal protocollo e dalle gerarchie.”
“Fai silenzio!” Lo interruppe adirato il re. “Ciò che hai fatto oggi è contrario ad ogni regola nobiliare e cavalleresca!”
Ardea chinò il capo in segno di rispetto e mortificazione.
“Hai ingannato questa nobile compagnia e questo prestigioso torneo!” Continuò il re. “Ti sei spacciato per cavaliere quando invece fino a ieri eri un poco più di un valletto! Ti sei confrontato con i migliori con l’inganno e la menzogna! Se non fossi il figlio di colui a cui dobbiamo gran parte del benessere di questo paese, saresti già stato bannato da queste terre! Ora prendi la tua roba e lascia il palazzo!”
Un silenzio tanto profondo quanto irreale, nell’arena, aveva ascoltato le parole del re ed a quella dura sentenza si levò un mormorio generale.
“Sire” disse Ardea prendendo la parola “la vostra sentenza, benché dura, accetterò senza esitare. Ma sappiate che non ritengo disonorevole il mio operato. Volevo mostrarvi il mio valore per donarvi i miei servigi. Il giovane falco non si lascia forse andare quando già tende fiero le fresche ali? Ecco, mio signore, io ero pronto a spiccare il balzo verso la cavalleria!”
Il re non commentò quelle parole e fece cenno ai marescialli di campo di condurre via quel giovane troppo ardito.
Poi uno dei baroni, prendendo la parola, disse:
“Sire, data l’inevitabile squalifica del vincitore, occorre ora proclamarne un altro.”
“Concordo, maestà” intervenne uno dei dignitari di corte “ma chi? Cesco della Salice si è macchiato di fellonia con il suo gesto verso il cavaliere che l’ha vinto!”
“Allora decideremo con calma!” Rispose il re. “Per ora ritiriamoci.”
Intanto Ardea e Biago, nella loro tenda erano intenti a raccogliere le proprie cose e lasciare i padiglioni che ospitavano i partecipanti al torneo.
“Cosa farai ora?” Chiese Biago.
“Tornerò a casa da mio padre.” Rispose Ardea, mentre raccoglieva le sue cose.
“E la cavalleria?”
Ardea non rispose nulla e continuò a prepararsi.
Poi, dopo alcuni istanti, chiese:
“E tuo padre invece che dirà a te?”
“Mi punirà severamente!” Rispose con fare guascone Biago.
“Scusami, amico mio.” Disse Ardea con lo sguardo mesto.
Biago l’abbracciò forte.
“Sei un grande cavaliere! Sono certo che troverai una nobile spada che ti investirà di tale onore!”
“Credimi” gli rispose Ardea “la tua amicizia non la baratterei neanche per l’armatura di un Orlando o di un Tristano!”
Poi per un momento ripensò a suo padre ed al gran dispiacere che il suo gesto avventato gli avrebbe procurato.
Allora, nel suo cuore, insieme alla tristezza, scese anche un sordo dolore.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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