Discussione: Racconti La leggenda del Lago di Tovel
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Vecchio 13-09-2010, 08.47.08   #1
Lady Dafne
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La leggenda del Lago di Tovel

In una delle domeniche dello scorso agosto mi sono recata al Lago di Tovel che è situato in Val di Non (TN). Ha la curiosa caratteristica di colorarsi di rosso verso l'imbrunire; delle recenti ricerche scientifiche motivano questo fenomeno con la presenza di un'alga particolare che salendo in superficie provoca lo strano fenomeni dell'arrossamento. Le leggende popolari del luogo tuttavia forniscono un'altra particolare spiegazione che credo vi possa piacere. Ve la riposto qui sotto, buona lettura!
LA LEGGENDA

Come spesso avviene, anche nel caso dell’arrossamento del Lago di Tovel la cultura popolare ha cercato di offrire una sua interpretazione fiabesca e mitologica dei fatti. Ne è nata la suggestiva leggenda della Regina Tresénga, nella quale rimbalzano gli echi delle contese, queste storicamente documentate, tra gli abitanti di Tuenno, della Val di Non, e quelli di Ragoli, per il predominio sui territori di montagna del Brenta.






Il destino aveva voluto, che la bella e coraggiosa Tresénga, fosse l’unica figlia dell’ultimo re di Ràgoli.
Ella avrebbe dovuto scegliere un principe. ma il desiderio di mantenere unito il suo fiorente regno, le fece scegliere il nubilato; con la consapevolezza, che il regno, avrebbe cessato di esistere alla sua morte.
Così i giovani più forti e coraggiosi vennero spediti come ambasciatori nelle capitali dei regni vicini, con l’annuncio che Tresénga rinunciava alle nozze.
Si astenessero, quindi, i giovani prìncipi e i cavalieri dal presentarsi a Ràgoli colmi di doni per chiedere la mano della giovane e bella regina.
Tutti i pretendenti ne presero atto a malincuore e rivolsero altrove le loro mire.

Tutti, a eccezione di Lavinto, re di Tuénno, che in barba agli ambasciatori e ai loro editti, si recò a Ràgoli con un gran sèguito di dame e cavalieri.
A Lavinto, in verità, poco interessava Tresénga: ciò che più gli premeva era metter le mani sul quel piccolo regno ricco di pascoli e di boschi che faceva gola a molti e che avrebbe fatto di Tuénno una vera potenza invincibile.

Tresénga impassibile alle avance di Lavinto lo respinse. Lavinto lasciò Ràgoli, ma si accampò nei dintorni e nei giorni seguenti fece recapitare alla regina grandi mazzi di fiori di campo, con anelli d’oro e d’argento infilati in ogni gambo... Provò a convincere la regina recalcitrante con lunghe e appassionate lettere d’amore e con romanze fatte comporre per l’occasione dal suo menestrello.

A quel punto il dubbio cominciò a insinuarsi nella mente della buona Tresénga.

– Miei fidi Ragolesi– confidò la regina all’assemblea dei capifamiglia, – voi sapete con quanta insistenza Lavinto sta chiedendo la mia mano. Se fosse per me, non cederei nemmeno dinanzi a una montagna d’oro, ma mi preme che voi siate guidati da un re forte e potente... Ditemi ancora una volta cosa volete: Tresénga madre, oppure Tresénga regina? Anche quella volta nessuno dubitò e tutti urlarono: – Tresénga regina!

Fu così che all’alba del giorno dopo l’accampamento del re di Tuénno si svegliò al fracasso della gente di Ràgoli che, armata di spade, forche e bastoni, era già in vista del campo nemico: a Lavinto non rimase che riconoscere almeno per il momento la sconfitta – la prima della sua vita – e far ritorno a Tuénno!

La Regina Tresinga, bella, forte e risoluta, partì dunque con i suoi da Ragoli alla volta dei monti del Brenta, in modo da porre la parola fine alle continue dispute per i confini con la gente di Tuenno. L’intenzione era di impadronirsi delle montagne che fanno corona alla Val di Tovel, ricche di preziosi pascoli.

Tresinga e i suoi fidati avanzarono fino al Castellazzo,che domina la valle dal bordo del Pian della Nana, ponendovi il loro quartier generale; le truppe scesero accampandosi al Campo di Flavona e a Malga Tuenna, spingendo con la forza verso la zona del lago gli avversari.

Il piano di Tresinga e dei suoi capitani era semplice: calare in massa dal Castellazzo e dalla Flavona verso la conca del lago, sferrando l’attacco finale.
Così fecero, ma non tennero conto dell’astuzia dei soldati di Tuenno, che avendo il favore della perfetta conoscenza dei luoghi, si erano disposti a piccole pattuglie, con tante sentinelle, nei boschi di Tovel.

Quando le truppe di Tresinga, con tanto di cavalleria, fanteria e vessilli,giunsero così sulle rive del lago, alle loro spalle piombarono i nemici, stringendole come in un anello.
Iniziò così una furibonda battaglia, che vide i soldati di Ragoli avere la peggio; solo Tresénga e pochi dei suoi riuscirono a sfondare l’accerchiamento fuggendo verso la valle, ma dietro il dosso che sbarra il lago stava in agguato una pattuglia nemica.

Per la fiera Regina e i suoi non ci fu scampo, ma anche nella fazione opposta le perdite furono enormi.
Il sangue fu versato in quantità così copiosa che da quel giorno le acque del lago si colorarono di rosso e a perenne memoria della valorosa regina il torrente emissario conserva il nome di Tresenga.
Oggi il Lago di Tóvel ha perso la sua rossa magia, ma nelle notti di luna piena è ancora possibile udire sulle rive occidentali un lamento di donna: è la povera Tresénga che piange la morte dei suoi fedeli sudditi e amici.





Per correttezza informo che tutte le informazioni sono state tratte dal sito http://www.albergolagorosso.it/ita/p...lago_rosso.php che a sua volta si rifà a "Lo spettacolo della natura e i segni dell'uomo" di Sandro Zanghellinin (In vendita presso il Centro Visistatori del Parco Naturale Adamello Brenta) e a "Leggende Trentine" www.mauroneri.eu
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"Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che sanno starci benissimo senza" Baudelaire
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