Discussione: Personaggi Donne nel Medioevo
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Vecchio 29-05-2012, 12.35.46   #25
Taliesin
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Scito Vias Domini: Ildegarda di Bingen

Ildegarda di Bingen (1098-1176) è una delle poche donne che occupino a buon diritto un posto nella filosofia occidentale prima dell’età contemporanea. Fin da bambina subì fenomeni visionari, legati ad uno stato di salute molto fragile; l’accettazione e l’elaborazione in senso cognitivo di queste esperienze le permisero di produrre un pensiero originale e molto incisivo nella realtà del suo tempo.

Trascorse tutta la sua lunga vita nel contesto monastico: oblata all’età di sette anni presso l’abbazia benedettina di Disibodenberg nella regione del Reno, dove ricevette un’educazione accurata, divenne in seguito maestra delle monache e poi badessa. Distaccandosi dal monastero in cui era cresciuta, creò una fondazione femminile nuova nelle vicinanze, a Rupertsberg e, successivamente, una seconda fondazione ad Eibingen.

A partire dalla fine degli anni ’40 legò la sua opera di scrittura e, nei decenni successivi, di predicazione pubblica all’opera di riforma della chiesa promossa da Bernardo da Chiaravalle; a questo scopo compì numerosi viaggi, allargando il suo raggio d’azione nella Germania centrale e nelle Fiandre. Esercitò la medicina e fu consigliera spirituale non solo di monaci e monache, ma anche di sovrani (fra cui Federico Barbarossa) e potenti laici ed ecclesiastici. Le sue opere principali sono i tre scritti profetici: Liber Scivias (da una contrazione di "Scito vias Domini", "conosci le vie del Signore", 1141-51); il Liber vitae meritorum (Libro dei meriti della vita, 1158-63); e il Liber divinorum operum (Libro delle opere divine 1164-74). L’opera naturalistica invece (Liber subtilitatum diversarum naturarum creaturarum, Libro che indaga gli aspetti sottili delle nature diverse delle creature, ca. 1158-70) fu scritta in forma diretta; nei secoli successive venne smembrata in due tronconi: la Physica (Fisica, enciclopedia naturalistica) e Causae et curae (Le cause e le cure, dove le conoscenze fisiologiche e mediche relative al corpo umano sono connesse ai principi cosmologici). Ildegarda compose anche musica su propri testi: una raccolta di liriche ispirate a figure sacre (fra cui spicca Maria, “fiammeggiante aurora”), la Symphonia harmoniae caelestium revelationum (Armonioso concerto delle rivelazioni celesti, ca. 1151-58); e una sacra rappresentazione di contenuto morale, Ordo virtutum (L’ordine delle virtù, la cui prima stesura è contenuta nell’ultima parte del Liber Scivias).

La conoscenza delle opere divine. Nei suoi libri profetici e naturalistici Ildegarda espone idee cosmologiche di grande rilievo e di notevole originalità ed elabora una visione profetica della storia. Il suo approccio alla conoscenza della realtà non segue la modalità scolastica di lettura e commento dei testi, ma si basa sull' esperienza intuitiva di cui essa riferisce il carattere visionario in più luoghi della sua opera. Le visioni sono considerate di origine divina e portatrici di conoscenza nell’ambito della natura, della storia e della vita spirituale umana: i diversi livelli di significato delle visioni (letterale, allegorico, tropologico) sono esposti da Ildegarda in ampie spiegazioni, da lei ricondotte ad una costante ispirazione divina che si serve come tramite del suo “fragile corpo di donna”. La sua esperienza è dunque propriamente profetica, non una mistica unione dell' anima con Dio, ma l' assunzione di un ruolo di intermediaria fra Dio e l’umanità del suo tempo. Il fatto che essa non avesse avuto una formazione scolastica non significa che fosse incolta, ma che era stata educata secondo le linee della cultura monastica, fondata sulla lettura dei libri scritturali e patristici; questo fatto permette di comprendere perché Bernardo da Chiaravalle, venuto a conoscenza delle sue visioni, ne riconobbe subito l’importanza per la propria opera di riforma, in cui si opponeva frontalmente alla nuova cultura delle scuole.

Tuttavia i contenuti della nuova filosofia non erano ignoti ad Ildegarda, che li elaborò in termini originali, sottolineando il carattere creaturale della natura: il valore del mondo e dell’esperienza umana in esso, asserito in termini analoghi a quelli dei filosofi naturalisti del tempo, non si accompagna all’idea dell’autonomia della natura e della ragione umana, ma si radica nella dipendenza del mondo e dell’uomo dal Dio creatore. Nella terza visione dello Scivias Ildegarda presenta un' immagine del cosmo che, se ha alcune affinità con quelle dei filosofi coevi, presenta però anche importanti differenze; fra queste in primo luogo la “forma di uovo” del cosmo ildegardiano, che conferisce realtà fisica al simbolo tradizionale della vita del mondo, presente anche in una fonte importante della cultura delle scuole basata sulle artiliberali, il De nuptiis Mercurii et Philologiae.

Procedendo verso l' interno della struttura incontriamo i vari strati cosmici degli elementi, analoghi a quelli della cosmologia tradizionale ma con due importanti differenze: l’elemento superiore, il fuoco, si sdoppia in un fuoco luminoso e un fuoco nero, per rendere ragione della duplicità delle forze, positive e negative, che s’intersecano nel macrocosmo. Fra queste hanno un ruolo rilevante, oltre naturalmente al sole e ai pianeti della tradizione astronomica, i venti che, convergendo verso il centro, la terra, esercitano la loro funzione primaria nel conferire vita e movimento a questa complessa struttura . Nel Liber divinorom operum (1174) la forma del cosmo, generato nel petto di una figura divina a carattere antropomorfo, è rotonda e, per quanto gli strati successivi siano gli stessi che nell' opera precedente, ciò che ora tiene insieme la struttura sono raggi che s’intersecano unendo la circonferenza con il centro; questo è costituito da una figura umana, che rappresenta il microcosmo.

L’uomo e il suo mondo. Il tema centrale della riflessione cosmologica del XII secolo, la centralità dell'uomo e il suo rapporto con la vita del cosmo, si affermano anche nell' opera di Ildegarda, mostrando che, nonostante questa sia l' epoca in cui la razionalità scientifica comincia a divaricarsi nettamente rispetto alle fonti sapienziali di conoscenza, gli stessi temi di riflessione s' impongono, per quanto diversi siano gli strumenti e i metodi conoscitivi impiegati. Sviluppando un tema presente già nell’antropologia eriugeninana e centrale nelle nuove fonti ermetiche acquisite nel XII secolo, in particolare nell’Asclepius, Ildegarda afferma la superiorità dell’uomo sulle creature spirituali angeliche, perché nella duplice composizione – anima e corpo - che rispecchia la divinità e l’umanità di Cristo, risiede la possibilità che l’umanità ha di collaborare con Dio: con l’opera della creazione, mediante la generazione, che porterà il numero degli uomini a colmare il posto lasciato vuoto dagli angeli ribelli, ricostituendo la pienezza del creato; e con l’opera della salvezza, mediante il perfezionamento morale e spirituale dell’umanità al seguito di Cristo nella storia, che porterà alla piena vittoria sul demonio alla fine dei tempi.

La storia, infatti, è lo svolgimento delle vicende dell’intero creato, dalla caduta dell’angelo ribelle alla vittoria finale sull’Anticristo. In queste vicende (per la cui descrizione Ildegarda utilizza uno schema di ‘età del mondo’ affine a quello di Gioachino da Fiore) la razionalità umana, che ha lo stesso carattere igneo dello Spirito Creatore, ha il compito di riunificare il mondo corporeo e quello spirituale nella vita morale e nella realizzazione della salute, attraverso la conoscenza e l’utilizzazione del mondo naturale: in questo contesto è centrale la nozione di viriditas (che sostantifica il carattere simbolico del colore verde), in cui si esprime la vitalità e fecondità non solo del mondo vegetale, ma anche di quello sensibile e spirituale. All’essere umano è possibile inoltre sperimentare, nell’armonia della voce, l’esperienza immediata dell’unità di anima e corpo, che tende a riprodurre la perfezione dell’umanità prima del peccato originale: nella musica e nel canto la ricomposizione della dualità infatti è già in atto e il fine della vita umana è realizzato: “il corpo attraverso la voce canta con l'anima lodi a Dio”.

Taliesin, il bardo



Bibliografia

Edizioni
Hildegardis abbatisse Opera, Patrologia Latina ac. J.P. Migne, vol. CXVII, Parigi 1895
Hildegardis Scivias, Corpus Christianorum – Continuatio Mediaevalis, vol. 43-43A, Brepols, Turnhout 1991
Hildegardis Liber Vitae Meritorum, Corpus Christianorum – Continuatio Mediaevalis, vol. 90 (1995)
Hildegardis Liber divinorum operum, Corpus Christianorum – Continuatio Mediaevalis, vol. 92 (1996)
Hildegardis Epistolae, Corpus Christianorum – Continuatio Mediaevalis, voll. 91-91A 1\991.93
Vita Sanctae Hildegardis, Corpus Christianorum – Continuatio Mediaevalis, vol. 126 (1993)
Hildegard von Bingen, Causae et curae, ed. P. Kaiser, Leipzig 1903

Traduzioni italiane
Ildegarda di Bingen, Cause e cure delle infermità, a cura di P. Calef, Palermo, 1997
Ildegarda di Bingen, Il centro della ruota. Spiegazione della regola di S. Benedetto, a cura di A. Carlevaris, Milano, 1997
Ildegarda di Bingen, Come per lucido specchio. Libro dei meriti di vita, a c. di L. Ghiringhelli, Milano 1998
Ildegarda di Bingen, Ordo virtutum. Il cammino di Anima verso la salvezza, a c. di M. Tabaglio, Verona 1999
Ildegarda di Bingen, Il libro delle opere divine, a c. di M. Cristiani e M. Pereira, Mondadori, Milano 2003
Ildegarda di Bingen, Cantici spirituali, Demetra edizioni, Milano 1995
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