Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 07-10-2009, 01.41.14   #66
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

XVII

“Tieni la lancia alta, come lo sguardo,
senza abbassarli mai. Se ciò accadesse
il tuo avversario farebbe scempio di te.”
(Il buono e il cattivo amministratore, IV, 29)



I corni iniziarono a suonare e con essi le trombe ed i tamburi.
L’applauso e le urla di gioia del pubblico segnarono l’ingresso nell’arena dei contendenti.
I marescialli di campo diedero il segnale ed i giochi furono aperti.
I migliori cavalieri della zona si ritrovarono così a giostrare tra loro, per dimostrare chi fra essi poteva dirsi il migliore.
In breve si alzò e si diffuse una tal quantità di polvere nell’aria, sotto il poderoso galoppo dei fieri cavalli, sui quali montavano gli audaci pretendenti, che dalle tribune fu quasi impossibile distinguere i vincitori dagli sconfitti.
Le lunghe e forti lance si spezzavano e si frantumavano contro i solidi scudi, mentre più di un eroe si ritrovò disarcionato e nella polvere.
Più di uno dei robusti e superbi cavalli presenti fu ferito o azzoppato e diversi furono i cavalieri impossibilitati a continuare o usciti mutilati dalla contesa.
L’ardore infatti era forte, come la posta in palio: essere riconosciuto il migliore fra i cavalieri.
I più famosi ed attesi dei presenti rispettarono i pronostici e superarono con successo la prima parte del torneo.
Chi invece stupì, perché sconosciuto e quindi inatteso, fu il cavaliere senza nome che, dal colore dell’armatura e per facilitare il lettore, chiameremo cavaliere Violaceo.
Egli infatti disarcionò gli avversari che la sorte gli aveva imposto e nessuno scudo fu in grado di resistere all’impatto dei suoi attacchi.
Con abilità, sicurezza ed eleganza portava i suoi attacchi, che per velocità e precisione non sembravano aver avversari.
“Per Belzebù” gridò il re “chi sarà mai quel cavaliere?”
“Nasconde il suo nome ma non il suo valore, a quanto pare.” Rispose uno dei suoi dignitari.
“Siamo curiosi di vederlo contro i favoriti!” Aggiunse il re.
“E non dovrete attendere più di tanto, maestà!” Rispose un dei baroni. “La sorte gli ha riservato ser Vico D’Antò!”
Tutti erano trepidanti per quello scontro.
Ser Vico era tra i migliori del reame e partiva con i favori del pronostico.
In un momento ambedue gli sfidanti lanciarono i cavalli l’uno contro l’altro. Il galoppo era poderoso e maestoso e la polvere sollevata alta e densa.
L’incedere era deciso e l’impatto ormai imminente. Alto lo scudo e tesa la lancia portavano entrambi i cavalieri.
In quel momento le urla e gli incitamenti della folla cessarono di colpo. Un boato segnò lo scontro tra i due.
Entrambe le lance si frantumarono come creta e gli scudi si deformarono sotto il duro impatto.
Il cavaliere Violaceo restò saldo in sella, sebbene lo scontro l’aveva leggermente intontito.
Ser Vico invece era nella polvere, disarcionato dal preciso colpo del suo avversario.
La caduta però gli fu fatale per l’esito dello scontro. Infatti, cadendo, un braccio gli si era rotto sotto il peso della corazza, dovendosi quindi dichiarare sconfitto.
Il pubblico salutò con festa la vittoria di quel suo nuovo beniamino.
Questo scontro sancì la fine del primo giorno del torneo.
Rientrato nella sua tenda, il cavaliere Violaceo, aiutato dal suo scudiero, si spogliò della corazza e delle armi e potè riposarsi.
“Mi sento le ossa a pezzi!” Disse Ardea.
“Sei ferito?” Chiese preoccupato Biago.
“Nemmeno un graffio! E’ solo stanchezza, domani sarò come un grillo!”
“Domani sarà la giornata più difficile!” Disse Biago. “Dovrai affrontare i vincitori della giornata di oggi.”
“Battere ser Vico non è stato facile!” Disse Ardea lavandosi il viso. “Il suo colpo mi ha scosso così tanto che sento ancora il ferro della mia corazza vibrare.”
“Era tra i favoriti e l’hai sconfitto!” Esclamò eccitato Biago. “Sei stato grande!”
“Anche se il difficile comincia ora.” Aggiunse poi con una leggera preoccupazione.
“Tranquillo, non temo nessuno dei miei avversari!”
“Forse dovresti…”
“Ora mangiamo, così che potremmo riposarci per domani.” Esclamò Ardea.
E finito di cenare, i due si stesero ciascuno sul proprio giaciglio: su un piccolo letto Ardea e su una panca Biago, che mise prudentemente di traverso sull’entrata per sbarrare il passaggio nella tenda.



(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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