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Vecchio 10-10-2010, 02.27.46   #47
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Nel frattempo al palazzo ducale di Cornovaglia, Guisgard si accingeva a partire di nuovo.
Forse per mai più ritornare.
"Amico mio..." disse accarezzando il suo cavallo "... seguirai ancora il tuo padrone? Ora che non ha più un tetto sopra la testa?"
"Signore..."
"Chi è?" Chiese Guisgard fissando la porta delle scuderie.
"Sono io..."
"Phina?"
"Si, mio signore..."
"Cosa c'è, dimmi?"
"Ecco, io..." mormorò a capo chino la ragazza "... volevo sapere se stavolta vi tratterrete un pò di più al palazzo..."
"Eh, no... sono già di partenza..."
"Ah, capisco..."
"Cos'hai?" Chiese lui accarezzandole il morbido e bianco viso, a stento coperto dai i suoi bellissimi capelli corvini.
"Ecco, io..." rispose arrossendo lei "... io... ricordavo l'ultima volta... quando mi prometteste una cosa..."
"Davvero? Cosa?"
"Non lo ricordate più... non importa..."
"Dai su... rinfrescami la memoria..."
"Ecco... che mi avreste insegnato ad andare a cavallo..."
"Già, che sciocco a non rammentarlo!" Sorrise lui.
"Mi insegnerete allora?"
"Ora sono in partenza..."
"Non importa... vi aspetterò..."
"Phina! Dove sei?" La chiamarono all'improvviso dalle cucine.
"Ora devo andare..."
Ma prima di uscire dalle scuderie si voltò indietro.
"Ovunque andiate, mio signore, fate attenzione..." sorrise ed uscì.
In quel momento un velo di malinconia scese su Guisgard.
Egli sapeva che forse non sarebbe mai più tornato in quel palazzo.
Sellò allora il suo cavallo ed uscì, attraverso la grande porta, fuori dalla ducale ed imponente dimora.
Fissò per un interminabile momento il paesaggio circostante, come a voler far sua ogni immagine di quel luogo.
Un luogo che gli ricordava la sua infanzia e la sua prima giovinezza.
Fissò quei luoghi e poi sorrise amaramente.
Poi, spronato il suo destriero, prese la via che lo conduceva lontano da quel posto.
"Mio signore! Aspettatemi, per carità!
O questo mio cavallo mi disarcionerà!" Chiamo all'improvviso una voce.
"Iodix? Cosa ci fai qui?"
"Ecco, il duca non comprese
che di voi io presi le difese..."
Guisgard lo fissava con sospetto.
"Ed ecco allora che per ira lui mi cacciò.
Ed eccomi qui, oltre voi nessuno più ho!"
"Avanti, sputa il rospo!"
"Ma in verità io vi ho detto ogni cosa!
Il duca si arrabbia con chi troppo osa!"
"Ti avverto... sto per lucidare i miei stivali sul fondo dei tuoi calzoni da buffone!"
"Ecco, io in verità...
oh, vi supplico, pietà!"
"Voglio la verità!" Disse guisgard. "E la voglio subito!"
"Oh, mio signore, vi prego, sono solo un misero buffone.
Non cacciatemi che non ho il vostro animo da guascone!"
"E sia..." mormorò Guisgard "... del resto il mondo è il più grande palcoscenico che ci sia... magari ci aiuteranno le tue farse e le tue filastrocche!"
Sorrise e fece cenno al buffone di seguirlo in quel loro strano ed incerto viaggio da intraprendere.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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