Nel bosco, intanto, forze iummensamente antiche e potenti stavano per partire alla volta del mondo degli uomini.
"E sia..." disse Icarion ad Empi "... rechiamoci dove dite... sono ansioso di vedere subito dei cavalieri..."
Poi, voltandosi verso Fargot ed Alesia:
"Non ho più bisogno di voi, andate pure! Io e la vostra ancella partiremo subito per ciò che ci aspetta!"
"Siate prudente, altezza." Si raccomandò Fargot, visibilmente preoccupato.
"Possano le forze benigni di questo luogo accompagnarvi e proteggervi sempre..." disse Alesia.
"Febo, qui!" Chiamò il principe.
Un attimo dopo il suo splendido destriero bianco lo raggiunse.
"Altro non vi è da dire..." concluse Icarion montando in groppa al suo magico cavallo "... se non che... la mia anima a Dio, il mio onore per me... e... ehm... credo di aver dimenticato qualcosa..."
Fargot scosse il capo rassegnato.
"Altezza, rammentate che voi non siete un uomo... ma un essere molto più nobile e potente." Disse Alesia.
"Sciocchezze..." replicò Icarion "... un cavaliere è simile ad un angelo di Dio!"
A queste parole Fargot si sentì venir meno.
"Ora andiamo, che madonna Avventura ci reclama!" Esclamò icarion. "Salite in sella con me..." disse poi ad Empi "... le vostre ali, per quanto agili, non possono stare dietro al poderoso galoppo di Febo!"
E un attimo dopo, il magico destriero volò via, scomparendo nella notte in un alone di mille e più scintillanti bagliori dorati, attraversando l'etereo e mistico passaggio tra il mondo fatato e quello degli uomini.
E fargot ed Alesia restarono ad osservare quell'alone dissolversi nella notte.