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Vecchio 06-10-2011, 04.56.24   #9
Morrigan
Cittadino di Camelot
 
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Morrigan ha un'aura spettacolareMorrigan ha un'aura spettacolare
Esistono talvolta nella vita alcune piccole gioie segrete.
Chiamatele, se volete, silenziose soddisfazioni del cuore.
Come quando ritrovate un vecchio amico d’infanzia e scoprite che ha ancora lo stesso sorriso di un tempo, o come quando tornate in un luogo dopo molti anni, e scoprite che l’aria è sempre la stessa e le piccole e incantevoli tradizioni sono rimaste immutate.
Allo stesso modo, mio signore Guisgard, respira il mio cuore ogni qual volta, passando da Camelot, vi trova un vostro nuovo racconto, un pensiero o una riflessione, che ormai stanno a questo luogo come irrinunciabili piccole perle dissaminate qua e là, per la gioia dei viandanti.

Anche quest’anno vedo con gioia che avete ricordato di celebrare San Michele con una nuova storia.
Bella e terribile, la definirei.
Esattamente gli stessi aggettivi che ho sempre usato per descrivere la sensazione suscitata in me dallo sguardo di questo Arcangelo, e voi, mio devoto signore, sapete bene quanto io sia legata alla sua figura, che ritorna sovente in molti luogo che io amo particolarmente.

Per ringraziarvi della suggestione che ci avete donato, vorrei farvi anche io un piccolo dono in cambio.
Poiché, come anche altrove avete sottilineato, le vostre storie, delicate o drammatiche che siano, nascono sovente dalle fascinazioni e dalle leggende legate intimamente alla vostra terra o alla vostra infanzia, ecco, mio caro, il mio umile presente: un brano di un autore che già tempo fa ebbi la fortuna di farvi apprezzare.
Mi è piaciuto, mentre lo leggevo, immaginare che il ragazzo della storia foste voi, come se questo passo fosse stato scritto appositamente pensandovi.

“Don Angelino aveva fatto decorare la barca da un pittore di carretti, che ci aveva buttato l’anima, perché era la prima volta che gliene affidavano una […] L’aveva dipinta tutta, compresa la carena, fino alla chiglia, come se l’avessero dovuta tenere per sempre a galleggiare sui cavalletti, nel limbo delle barche, senza mai farle vedere il mare.
Al ragazzo era rimasta impressa la fiancata destra, perché aveva riconosciuto la storia. L’aveva trovata qualche anno prima, dentro una rivista che sua nonna portava a casa la domenica, di ritorno dalla messa. Nelle figure si vedevano due paladini che combattevano in duello. Poi, uno veniva ferito a morte e l’altro gli toglieva l’elmo. E si scopriva che il ferito non era un uomo, ma una ragazza con i capelli biondi. E la ragazza chiedeva al paladino di essere battezzata, prima di morire, perché lei era turca, o qualcosa del genere. E il paladino riempiva l’elmo con l’acqua del ruscello e battezzava la donna, che poi moriva felice.
Si chiamava Clorinda […] Gli era sfuggito una specie di sighiozzo, quando aveva finito la storia. E si era sorpreso a tirare dei respiri lunghi, perché gli tremava un po’ il mento, e quando aveva visto la figura con i capelli della donna che uscivano dall’elmo aveva sentito qualcosa di salato che gli scivolava giù per la gola”

(Santo Piazzese, Il soffio della valanga)



PS – Mio caro bardo e mio diletto cavaliere… Bӧcklin… risvegliate in me le profonde emozioni di chi ha avuto la fortuna di passare lunghe ore a rimirare quella tela da vicino… emozioni che vorrei sapervi trasmettere, che temo impossibili da descrivere a parole, lontani da quel quadro che entrambi qui citate come il vostro preferito...
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
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