Mi accodo in punta di piedi, nobili interlocutori e interlocutrici, perché l'argomento è di grande interesse, se non fondamentale.
Un cavaliere, senza la sua dama, non è nulla, non ha ragione di esistere, perché un cavaliere serve Dio, e la sua dama (non mi si accusi di blasfemia) è Dio.
Ogni gesto, ogni battaglia, ma anche ogni atto di natura emotiva o spirituale, è rivolto all'oggetto dei propri desideri, alla donna/dea alla quale il cavaliere si vota, chiedendo come ricompensa solo uno sguardo, magari un sorriso.
Sicuramente, in Lancillotto del Lago vediamo una sublimazione di tutto questo, e forse un'assoluzione (almeno parziale) del suo agire; Lancillotto, è forse l'unico cavaliere che è riuscito a concentrare sulla sola figura della sua amata Ginevra ogni aspetto della cavalleria, ed è questo che lo rende grande.
Lei è la sua Signora, perché fin dal principio lui si vota alla regina, divenendone il campione, re Artù è una conseguenza.
Lei è il suo onore, perché non esiste impresa che lui non compia in suo nome, persino la Cerca del Graal, se ci pensate, passa in secondo piano, perché lei è il suo Graal, quindi è attraverso di lei, che lui può contemplare l'estasi divina.
Lei è la sua amata, quindi colei che governa il suo cuore, e che gli consente di battere; Lancillotto è fortunato, perché Ginevra lo corrisponde, ma pensateci, è fondamentale per un cavaliere?
O forse un cavaliere si vota alla sua dama indipendentemente da come lei potrà reagire, dal fatto di essere corrisposto o meno?
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".....la purezza non si ottiene senza sforzo."
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure
"Il cavaliere è l'uomo che percorre il tremendo cammino del sacrificio, per un bene superiore."
Plinio Correa de Oliviera
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